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Il tradimento Globalizzazione e immigrazione, le menzogne delle élite Mondadori, Milano novembre 2016 (pagg.197)

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Presentazione del volume Federico Rampini

Il tradimento

Globalizzazione e immigrazione, le menzogne delle élite Mondadori, Milano novembre 2016 (pagg.197)

Presentazione

Il mondo sembra impazzito. Stagnazione economica. Guerre civili e conflitti religiosi. Terro- rismo. E, insieme, la spettacolare impotenza dell'Occidente a governare questi shock, o anche soltanto a proteggersi.

Senza una guida, abbandonate dai loro leader sempre più miopi e irrilevanti, le opinioni pubbliche occidentali cercano rifugio in soluzioni estreme. Alla paura si risponde con la fuga all'indietro, verso l'isolamento da tutto il male che viene da «là fuori» e il recupero di aleatorie identità nazionali.

Globalizzazione e immigrazione sono i due fenomeni sotto accusa. Il tradimento delle élite è avvenuto quando abbiamo creduto al mantra della globalizzazione, quando il pensiero political- ly correct ha recitato la sua devozione a tutto ciò che è sovranazionale, a tutto ciò che unisce al di là dei confini, dal libero scambio alla finanza globale. Il triste bilancio è quello di aver reso i figli più poveri dei genitori.

Il tradimento delle élite si è consumato quando abbiamo difeso a oltranza ogni forma di im- migrazione, senza vedere l'enorme minaccia che stava maturando dentro il mondo islamico, l'ostilità ai nostri sistemi di valori. Quando abbiamo reso omaggio, sempre e ovunque, alla so- cietà multietnica, senza voler ammettere che questo termine, in sé, è vuoto: non indica il risul- tato finale, il segno dominante, il mix di valori che regolano una comunità capace di assorbire flussi d'immigrazione crescenti.

E il tradimento è continuato praticando l'autocolpevolizzazione permanente, un riflesso pa- vloviano ereditato dall'epoca in cui «noi» eravamo l'ombelico del mondo: come se ancora oggi ogni male del nostro tempo fosse riconducibile all'Occidente, e quindi rimediabile facendo am- menda dei nostri errori.

In questo acuto pamphlet di denuncia – inclusa un'autocritica sul ruolo dei media – Federico Rampini indica le possibili vie d'uscita: un'economia liberata dai ricatti delle multinazionali e dei top manager; un'immigrazione governata dalla legalità e nella piena osservanza dei nostri princìpi; una democrazia che torni a vivere della partecipazione e del controllo quotidiano dei cittadini; e, infine, un dibattito civile ispirato all'obiettività e al rispetto dell'altro, non ai pregiu- dizi, all'insulto e alla gogna mediatica dei social.

Federico Rampini, corrispondente della «Repubblica» da New York, ha esordito come giorna- lista nel 1979 scrivendo per «Rinascita». Già vicedirettore del «Sole-24 Ore» e capo della reda- zione milanese della «Repubblica», editorialista, inviato e corrispondente a Parigi, Bruxelles, San Francisco, Pechino, ha insegnato alle università di Berkeley, Shanghai, e alla Sda-Bocconi.

È membro del Council on Foreign Relations, think tank americano di relazioni internazionali.

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