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TÀ AMARNIANA IN AREA
MENFITA
§ 1. Il ruolo di Menfi e di Heliopolis in Età amarniana
Nonostante la centralità di Akhetaten come luogo di culto privilegiato del nuovo dio e sede della corte faraonica, molti documenti mostrano i segni di una politica di diffusione delle nuove idee che tocca le principali città dell’Egitto lungo tutto il regno di Akhenaten e fino ai suoi immediati successori.
Da sempre capitale amministrativa del Regno unito e residenza di alcuni fra i più alti gradi dell’amministrazione civile, Menfi ricopre un ruolo importante anche nell’Età amarniana e soprattutto post-amarniana, con la sua imponente necropoli di Saqqara.
Sede del culto solare di più vecchia data e città santa principe del Basso Egitto, Heliopolis e il suo clero possono aver influenzato le idee religiose del giovane principe, che nella prima fase della sua riforma religiosa mostra di attingere ampiamente al sapere teologico eliopolitano. Come Menfi, la città sembra aver ospitato almeno un tempio della nuova religione. Per entrambi i siti non è possibile, come invece nel caso di Tebe, elencare gli edifici e cercare di darne una pianta, perché gli scavi non hanno restituito monumenti in situ: si tratta sempre di riutilizzi di età successiva, spesso anche molto tarda.
§ 2. Attestazioni archeologiche
Emblematico riguardo alle modalità e alla tempistica dei riutilizzi è il caso delle mura fatimidi del Cairo, erette intorno al XII secolo1: in esse è stata ritrovata una talatat con la raffigurazione di un cortigiano inchinato2. Ben diciassette talatat sono state restituite dai minareti in pietra della vicina moschea di el-Hakim, nel
1 Durante il califfato di Ma’add Mansur el-Mustansir (1036-1094), nel 1087; l’erezione delle mura
avvenne a cura del Generale Badr el-Din el-Gamali (1010-1094).
2 BAKRY H.S.K., Akhenaten at Heliopolis, in CdE 47/93-94 (1972), pp. 55-67; egli ritiene trattarsi
di un rilievo staccato da una tomba, ma, oltre ad essere molto poco pratico staccare pareti di tombe per edificare mura difensive, le dimensioni indicano chiaramente trattarsi di una talatat.
quartiere medievale all’interno delle mura fatimidi in corrispondenza di Bab el-Futuh (Porta delle Conquiste)3; esse recano scene familiari per chi conosce le numerose talatat tebane: cavalli, vasi immagazzinati, navi, l’Aten sopra un altare, un edificio, una gazella in un recinto, la corona della regina e il suo cartiglio, una tavola d’offerta, il re offerente sotto l’Aten, scene di palazzo con servitori4. Un’altra talatat è stata rinvenuta a chiusura di una tomba di Età tarda nel moderno quartiere cairota di Heliopolis. In essa è scolpita la mano del re con un tatuaggio (o un amuleto legato da fili invisibili) con il I nome didattico dell’Aten.
Scavi effettuati da J. Hekekyan Bey nel 1854 nei pressi del colosso ramesside di Mit Rahina5 portarono alla luce altri tre blocchi, le cui misure non sono riportate. Uno dei rilievi, ora conservato al Museo dell’Università di Sidney, riporta una iscrizione menzionante un tempio all’Aten in Menfi; un secondo blocco mostra un giovane re al seguito di un personaggio, di cui si vede solo il gomito e parte delle vesti fluenti, in scala maggiore. Sembrerebbe la rappresentazione di due sovrani coreggenti, ma nessuna iscrizione correda l’immagine e lo stile del rilievo, almeno da quanto visibile nella riproduzione, sembra più ramesside che amarniano. Un terzo blocco, decorato con i raggi del Disco e parti di una scena di offerta, è invece corredato da una significativa, benchè frammentaria, iscrizione. Sono mostrate le metà inferiori di cinque cartigli, due dei quali appartengono senza dubbio al II nome didattico dell’Aten, mentre gli altri tre cartigli sono ricostruibili in Ankheperura, Semenkhkare Djeserkheperu e Merytaten, vale a dire il coreggente di Akhenaten e la figlia di quest’ultimo6.
Altri ritrovamenti frammentari permettono di considerare con maggiore attenzione la presenza di Akhenaten nell’area menfita7. Elenchiamo: una testa di statua in quarzite trovata nel 1915 nel Palazzo di Merenptah a Menfi (Museo del Cairo, JE 45547); un frammento di pilastro dorsale di statua in quarzite con il I nome didattico dell’Aten (Ny Carlsberg Glyptothek, Copenhagen); un blocco in
3 La moschea venne edificata a partire dal padre e terminata dal controverso califfo el-Hakim
bi-Amr Allah (985-1021). Nel 1303 un terremoto danneggiò le strutture e nelle operazioni di restauro vennero aggiunte le talatat in questione.
4 HABACHI L., Akhenaten in Heliopolis, in «Beiträge zur Ägyptischen Bauforschung und
Altertumskunde» 12 (1971), pp. 35-45. Il blocco n. 17 corrisponde a uno dei blocchi presi in esame da BAKRY, cfr. n. precedente; anche se la lettura di Habachi non sembra corrispondere all’immagine fornita.
5 JEFFREYS D., Joseph Hekekyan at Heliopolis, in LEAHY A. (A CURA DI), Studies on Ancient Egypt
in honor of H.S. Smith, Egypt Exploration Society, London 1999, pp. 157-168.
6 NEWBERRY P.E., Akhenaten’s eldest son-in-law ‘Ankhkheprurē’, in JEA 14 (1928), pp. 3-9. 7 LÖHR B., Aḫanjati in Memphis, in SAK 2 (1975), pp. 139-187.
calcare trovato nel Tempio di Ptah a Qom el-Qa’la con il I nome didattico dell’Aten e il cartiglio di Akhenaten (ora probabilmente al Museo di Luxor, già ai magazzini del Museo del Cairo); un blocco di pietra da Menfi con il I nome didattico dell’Aten e il cartiglio di Akhenaten (Musées Royaux d’Art et d’Histoire, Bruxelles); un blocco di pietra utilizzato come lastra nel dromos del Tempio di Ptah a Menfi, scolpito con raggi di Aten e vaso per libagione a testa di falco, il quale reca iscritti il I nome didattico dell’Aten e il cartiglio di Akhenaten (Nicholson Museum, Sydney); un blocco di pietra ritrovato nei pressi del Tempio di Ptah a Menfi con il II nome didattico dell’Aten (ora disperso); un frammento di pilastro dorsale di statua, in arenaria, trovato nel 1917 a Menfi con il II nome didattico dell’Aten e il nomen di Akhenaten (Philadelphia Museum).
A queste testimonianze frammentarie si aggiunga un monumento di notevoli dimensioni: si tratta di una stele in granito alta 2,5 m, ma che in origine doveva essere più alta in quanto sia l’estremità inferiore sia quella superiore sono state mutilate in riutilizzi successivi. Di provenienza eliopolitana, la stele è scolpita su entrambi i lati, un prototipo già noto per la XVIII Dinastia, ma comunque abbastanza raro. Un lato è stato riutilizzato da Paraemheb, Primo Profeta di Ra durante il regno di Horemheb, per cui nulla rimane del rilievo originale, tranne i profondi solchi del Disco. L’altro lato non è stato alterato, e comunque mai in maniera intenzionale, sino a che il blocco non fu riutilizzato in edifici successivi. La stele così come si è conservata è divisa in tre registri: nel primo il re, seguito dalla regina (tav. Xa) e da una principessa, è raffigurato inginocchiato in adorazione dell’Aten al di sopra di un altare. Nel secondo registro il re e la regina sono in atto di adorazione completamente prostrati a terra. Nel registro inferiore si sono conservate solo due teste di personaggi prostrati su due piani sovrapposti: si tratta di una principessa e di un personaggio indubbiamente maschile, ma non identificato. La superficie della stele è rovinata, ma lo spazio disponibile è sufficiente per altre quattro figure nella stessa posizione, o almeno per una seconda coppia corredata da alcune colonne di geroglifici. La principessa è identificata da una iscrizione come la figlia del re Maketaten. L. Habachi nota che la presenza della secondogenita, e non della primogenita, potrebbe collocare la stele fra quei monumenti eretti tradizionalmente agli dèi per implorare la guarigione di qualcuno: è noto infatti che la giovane Maketaten morì prematuramente. La proposta è affascinante, ma
non tiene conto di due fattori importanti: che la figura adorante nel primo registro non è identificata da una iscrizione conservata, e che quindi potrebbe trattarsi della primogenita Meritaten; che il terzo registro è per il 70% mutilo, per cui non possiamo escludere che altri membri della famiglia reale fossero rappresentati, anzi è molto probabile.
§ 3. Fonti testuali
Le tracce di santuari dedicati all’Aten permangono nella memoria dei funzionari che vi lavoravano e nell’ingranaggio economico che girava dietro ad ogni struttura templare egiziana. Un tempio amarniano, probabilmente da collocarsi in Menfi, è citato nella tomba, la cui collocazione è ora sconosciuta, appartenente ad un certo Huy, il cui titolo rimanda direttamente al santuario amarniano: egli è Capo dei mercanti del Tempio dell’Aten8. Una seconda menzione di un santuario amarniano è sempre in una tomba menfita, quella di Hatiay/Raiay, Scriba del Tesoro nel Tempio dell’Aten, rinvenuta a Saqqara da A-P. Zivie9. Scribi del Tesoro nel Tempio dell’Aten sono anche Ramose e Penanhori, figli di Iniuia, Sovrintendente al bestiame di Amon. La sovrapposizione di divinità, insieme ad altri elementi, indica che la tomba appartiene alla prima Età post-amarniana10.
Che il culto di Aten, ora affiancato dalle divinità tradizionali, sia sopravvissuto per un certo periodo al suo fondatore, ne danno testimonianza alcuni elementi della tomba menfita di Horemheb (decorata durante i regni di Tutankhamen ed Ay): si tratta di un’impronta di un sigillo su un vaso con il nome di un tempio dell’Aten in Heliopolis, del nome di un reggimento di fanteria chiamato “Amore-dell’Aten” e un geroglifico a forma di Aten raggiato con mani. Più in là nel tempo, cioè durante il regno di Sethy I, il Pap. Rollin 213 (recto 4-5), conservato alla Bibliotèque Nationale di Parigi, nomina “La Casa dell’Aten”, probabilmente di Menfi, città del ritrovamento del papiro stesso.
L. Habachi menziona un blocco di granito rinvenuto e registrato nel 1881 da C.E. Wilbour, ma ora scomparso, con alcune iscrizioni riferentesi ad un tempio dell’Aten in Menfi e alla figlia del re Meritaten. Un blocco del tutto simile, questa
8 PM III, p. 192.
9 ZIVIE A-P., Il mistero di Raiay, tesoriere del dio sole, in «National Geographic Italia» 11 (2003). 10 SCHNEIDER H.D., The tomb of Iniuia: preliminary report on the Saqqara excavations, 1993, in
volta però in quarzite, è conservato alle Collezioni del Museo Nazionale di Washington D.C. e reca lo stesso tipo di iscrizioni menzionanti il Tempio chiamato “Che innalza Ra nella Heliopolis di Ra” 11.
Al di fuori di Menfi, altre fonti ci restituiscono prove dell’esistenza di un santuario amarniano in questa città. Un’etichetta vinaria da el-Amarna, ad esempio, recita: “Anno VIII. Vino per il Tempio dell’Aten in Menfi”12. Un documento molto interessante, proveniente da Karnak, è costituito da un blocco in arenaria appertenente alle prime realizzazioni architettoniche del re nel tempio di Amon, già citato nel Capitolo 1 (cfr. nn. 41, 57). In esso si legge una doppia lista di offerte ordinate dal re “sulle tavole d’offerta di Ra da Menfi a Diospolis […]
per suo padre Ra come offerte quotidiane in Menfi” e per “suo padre Horakhty, che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce, che è nell’Aten”13. Akhenaten possedeva anche una residenza ad Heliopolis: nella tomba amarniana del Principe ereditario e Governatore May (AT 14), egli elenca, fra i suoi titioli, anche quello di ỉmy-pr di Uaenra in Heliopolis14. Infine, un bastone probabilmente rinvenuto nella tomba tebana di Hatiay, Sovrintendente al Granaio nel Tempio dell’Aten, nomina il “Per-Aten in Menfi”15.
Alla luce di queste testimonianze, alcune considerazioni si impongono. Innanzitutto, la presenza dei blocchi stessi e alcune delle iscrizioni su di essi provano l’esistenza di edifici templari dedicati all’Aten sia ad Helipolis sia a Menfi. In secondo luogo, la presenza dei cartigli della divinità con il I e con il II nome didattico rende noto l’aggiornamento cui i santuari menfiti andavano incontro. Il blocco menzionante il coreggente e successore di Akhenaten indica che l’attività edilizia amarniana a Menfi non si limitò al regno di Akhenaten, ma continuò anche dopo la sua morte; d’altra parte, la mancanza di iscrizioni con il
nomen Amenhotep, potrebbe indicare che l’attività di Akhenaten in area menfita
sia iniziata solo a riforma già avviata. Da tutto ciò si deduce come il programma
11 HABACHI L., op. cit., p. 36.
12 PETRIE W.M.F., Tell el Amarna, Methuen & Co., London 1894, tav. XXV.
13 SAAD R. – MANNICHE L., A Unique Offering List of Amenophis IV Recently Found at Karnak, in
JEA 57 (1971), pp. 70-72; l’epiteto del dio, non ancora inscritto nel cartiglio, rimanda ai primi tre anni di regno di Amenhotep IV.
14
DAVIES V, pp. 1-5; tavv. I-V, XIX, XXXV-XXXVI.
15 HASSAN A., Stöcke und Stäbe im pharaonischen Ägypten bis zum Ende des Neuen Reiches, in
Munchener Ägyptologische Studien 33, Deutsche Kunstverlag, Berlin-Munich 1976, p. 235, tav. VI.3; MURNANE W.J., Text from the Amarna Period in Egypt, Scholars Press, Atlanta 1995, p. 68, nr. 34-D.2.
edilizio del re non si riducesse, per lo meno nei primi anni di regno, alla sola Tebe e poi alla sola Amarna. La forma dei blocchi e lo stile decorativo rimandano alle più note talatat tebane ed amarniane, dimostrando come il nuovo modulo architettonico – che si è visto avere ragioni teologiche oltre che pratiche – fosse in uso in tutto il regno: di conseguenza è possibile ipotizzare che i nuovi templi dell’Aten avessero grosso modo tutti la stessa forma. L’ultima considerazione è che se alcuni blocchi vennero utilizzati in Età tarda e più ancora nel Medioevo, ciò indica che questo materiale era ancora a disposizione in quei periodi, magari in cumuli di macerie, e non era stato completamente distrutto dalla damnatio
memoriae successiva.
§ 4. Sepoltura dei tori Mnevis e dei tori Api
Una delle caratteristiche per noi anomale della nuova religione di Akhenaten è la promozione nella stessa Akhetaten del culto dei tori Mnevis, la cui sede originaria era già Heliopolis. A dire il vero sembra che il decreto reale scolpito sulle note stele di frontiera di el-Amarna sia rimasto lettera morta: nessuna evidenza archeologica di un luogo di culto dei sacri tori è stata finora individuata nell’area di el-Amarna. In esse si legge: “E il sepolcro di Merur sarà
fatto nella montagna orientale di Akhetaten [ed esso sarà sepolto] là”16. Merur (o Mnevis), animale sacro di Heliopolis in parziale concorrenza con il più noto toro Api di Menfi, rappresenta il ba di Ra e la manifestazione di Atum-Ra stesso: è questa marcata solarità del culto che lo rende così ben accetto ad Akhenaten17.
Nella parte orientale del Serapeum di Saqqara vi sono le tombe dei tori Api sepolti durante i regni da Amenhotep III a Ramesse II. Si tratta di un toro sepolto dal principe ereditario Thutmosi, Primo Profeta di Ptah a Menfi, sotto gli auspici del padre Amenhotep III, un toro sepolto da Tutankhamen, una coppia di tori sepolti da Horemheb, un toro deceduto durante il regno di Sethy I e ben tre Api sepolti da Ramesse II. Fra questi, una sepoltura assai anomala si qualifica come essere avvenuta in Età amarniana. Tuttavia, ogni riferimento al sovrano
16 DAVIES V, p. 30.
17 WILKINSON R.H., The complete Gods and Goddesses of Ancient Egypt, The American
University in Cairo Press, Cairo 2005, pp. 174-75. Almeno all’inizio della nuova teologia, le sole divinità legate strettamente al culto solare sono tollerate: Ra-Horakhty, Shu, Tefnut e, appunto, Mnevis.
sotto cui avvenne l’interramento venne accuratamente distrutto, evidentemente perché considerato causa di contaminazione negativa, e il sacro Api fu retrodatato e posto sotto il patrocinio di Teti (2345-2333 a.C.), il noto re della VI dinastia18.
§ 5. Le tombe dei funzionari: caratteristiche generali
Nei paragrafi seguenti verranno prese in esame le tombe della necropoli di Saqqara, testimonianze recenti eppure molto eloquenti sull’Età amarniana e post-amarniana a Menfi19. È soprattutto in Età post-amarniana – nei regni di Tutankhamen, Ay e Horemheb – che Saqqara divenne importante cimitero per gli alti funzionari dello Stato, ciò in conseguenza del fatto che la Corte reale venne trasferita da el-Amarna direttamente a Menfi e non a Tebe. L’asse politico, forse anche in continuazione della reazione anti-ammoniana, ma in forme diverse, si era ormai spostato a Nord20.
Dopo aver delineato le caratteristiche generali per l’architettura, l’iconografia, i testi, la tecnica decorativa e il corredo funerario, in modo da poterne ricavare un più utile confronto con le coeve sepolture amarniane e tebane, riporteremo in tabelle riassuntive i dati riguardanti le singole tombe, come fatto nel precedente capitolo.
§ 5.1. Caratteristiche strutturali
Le tombe menfite prese in esame si possono dividere in due categorie strutturali in base alla sola natura del terreno in cui furono realizzate. Vi sono dunque tombe direttamente scavate nella parete di roccia, che si sviluppano in senso orizzontale e poi verticale all’interno della falesia calcarea al di sotto del Bubasteion (tombe di Aper-El, Hatiay, Maya, “dei due scultori”) e tombe che hanno una sovrastruttura “artificiale” in mattoni crudi e lastre di calcare21 e una serie di ambienti ipogei in senso prima verticale (uno o più pozzi) e poi
18 PM III pp. 205-206.
19 Una visione generale della necropoli in ZIVIE A-P. (a cura di), Memphis et ses nécropoles au
Nouvel Empire: nouvelles données, nouvelles questions, Actes du Colloque International CNRS, Paris, 9 au 11 octobre 1986, Éditions du CNRS, Paris 1988.
20 Il potere centrale non porterà mai più la sua Corte a sud: Piramesse, Tanis, Sais, Mendes e
Alessandria saranno infatti le successive capitali.
21 Secondo la definizione di G.T. Martin si tratta di un “freestanding monument on the surface of
the desert”; MARTIN G.T., Excavation at the memphite tomb of Ḥoremḥeb, 1975: preliminary
orizzontale (tombe di Iniuia, Horemheb, Meryra/Meryneith, Ptahemuia, Maya e Meryt).
Del primo gruppo di tombe, solo per la tomba di Hatiay possiamo dire con certezza che addossata alla parete rocciosa della falesia vi fosse edificata una struttura esterna in funzione di cappella, che serviva da passaggio alle altre camere scavate interamente nella pietra. La tomba di Aper-El ha la facciata completamente distrutta e nessuna traccia di elementi esterni (un cortile né tantomeno una cappella) sono oggi riconoscibili; le altre tombe non hanno restituito cappelle esterne. Da una prima camera scavata nella roccia si accede poi ad una serie di altre camere, dalle quali si diparte un pozzo (Aper-El, “dei due scultori”) o una scalinata (Hatiay, Maya) che danno accesso alla camera sepolcrale o ad una serie di livelli sotterranei articolati in camere, annessi e scale.
Il secondo gruppo di tombe ha una sovrastruttura piuttosto standardizzata, articolata in elementi modulari che si possono ripetere, probabilmente in base alle disponibilità economiche del defunto o ad altre esigenze. L’elemento modulare di base è un cortile: l’accesso in genere è regolato da un pilone in mattoni crudi, sul lato opposto reca una serie di cappelle (di norma tre, ma il numero e la disposizione non è vincolante) e al suo interno può nascondere uno o più pozzi.
Tranne le tombe di Iniuia, di Meryra/Meryneith (tav. Xb) e di Ptahemuia, che sono disposte su un solo cortile (a peristilio per quest’ultimo, semplice per il primo), le altre tombe sono provviste di due cortili, il primo dei quali a peristilio per Horemheb (tav. XIa), prostilo sulla facciata a W per Maya e Meryt (tav. XIb), mentre il secondo a peristilio per entrambi. L’elemento di raccordo fra i due cortili è un passaggio in un vestibolo con funzione di cappella, fiancheggiato da altre due cappelle con ingresso a E. La cappella centrale dell’ultima corte è sovrastata da una piramide in mattoni crudi.
La struttura ipogea delle tombe si diparte da uno o più pozzi situati nei cortili o nelle cappelle e si dipana in una serie di camere, gallerie e altri pozzi.
§ 5.2. Caratteristiche iconografiche
A prescindere da alcune caratteristiche prettamente locali, come la cerimonia di rottura dei vasi propria del servizio funerario menfita nella tomba di Horemheb, l’iconografia delle tombe non si discosta molto da quella delle più note tombe tebane. Dopotutto Menfi non era la periferia, ma una città
amministrativamente rilevante, la capitale storica del regno unificato, di fatto il polo alternativo e complementare di Tebe22.
Vedremo qui una breve panoramica delle scene scolpite o dipinte nelle tombe menfite, soffermandoci più che altro sulle caratteristiche che rendono queste tombe più o meno vicine al modello di el-Amarna, considerato paradigmatico per la storia religiosa dell’esperienza.
Le tombe menfite abbondano di scene del rituale funebre tradizionale, come la purificazione del defunto con acqua, la cerimonia di apertura della bocca, le teorie di portatori di offerte che convergono verso la scena del defunto ed eventualmente della moglie seduti e fronteggiati da un sacerdote che compie il rituale dell’offerta (fiori, incenso, cibo) o verso una scena di banchetto funebre in cui sono coinvolti anche i parenti, al margine della quale può trovarsi un macellaio che prepara la carne per il pasto rituale. Vi sono anche scene del funerale con il sarcofago e le lamentatrici.
Il proprietario della tomba è rappresentato in altri tre modi diversi: in scene “domestiche”, attorniato dalla moglie, dai figli, dai parenti in genere e a volte dall’animale domestico preferito (nel caso di Iniuia una scimmia); nella cappella di Paatenemheb si aggiunge una scena di musicanti con un arpista giustamente famoso: il suo canto è il noto Canto dell’Arpista nella tomba del Re Antef.
Soprattutto nelle tombe più tarde, alcune scene prevedono il defunto in relazione diretta con le divinità, in particolare gli dei ctonî che sovrintendono alla dipartita e alla resurrezione del defunto: primeggia ovviamente Osiri, accompagnato da Isi e Nephti, ma compaiono anche Sokar, Ra-Horakhty, Geb, Nut, Upuwaut e Anubi. Si tratta di un’anticipazione notevole di una netta tendenza propria della XIX dinastia a Tebe, dove in precedenza gli dèi erano solo citati, ma scarsamente rappresentati. Nella tomba di Hatiay/Raiay i riferimenti all’Aten sono più espliciti e il defunto è, esattamente come nelle tombe di el-Amarna, in adorazione dei nomi della triade Aten-Akhenaten-Nefertiti. Vi sono anche scene tradizionali del defunto nei mitici Campi di Yaru (Horemheb, ma anche Paatenemheb) e scene tratte dal Libro dei Morti.
22 “In the Eighteenth Dynasty Memphis, though no longer the capital, seems nevertheless to have
remained the largest and from many points of view the most important city in Egypt”, HAYES W.C., A writing-palette of the Chief Steward Amenḥotpe and some notes on its owner, in JEA 24 (1938), p. 23.
Il terzo modo di rappresentazione del defunto è legato alla sua attività professionale, così il Visir Aper-El si fa ritrarre in alta uniforme con il cranio rasato e la tipica tunica a mezza gamba fermata da due passanti sulle spalle. Il Generale Horemheb si compiace di scene di accampamenti militari e di carri da guerra; l’Alto Intendente in Menfi e Sovrintendente al bestiame di Amon Iniuia viene rappresentato mentre controlla le operazioni di scarico di una nave, mentre fra funzionari e scribi alcuni operai sono intenti allo stoccaggio di giare di vino; Meryra/Meryneith, Primo Profeta dell’Aten, Intendente del Tempio dell’Aten invece ha scelto per la propria tomba scene di laboratori e di lavorazione dei metalli, una barca della flottiglia reale e un granaio.
In nessuna delle tombe menfite, tuttavia, tranne in quella di Horemheb e, in parte, di Hatiay, la figura del re è così preponderante come nelle tombe amarniane e, si vedrà, nelle coeve tombe tebane. La tomba di Horemheb “possibly […] was begun under Akhenaten, but there is little reason to doubt that the main part of the decoration was carried out under Tutaankhamūn. […] part of the decoration probably dates from the reign of Ay”23, inoltre, “the decoration of the
Saqqara tomb of Horemheb was probably begun very soon after the end of the aAmarna Period […] and part at least of the decoration may have been the work of craftsmen trained in the aAmarna school, who moved north to the Memphite area after the abandonment of the city of Akhetaten”24. In effetti scene presenti nella tomba di Horemheb non sono contemplate nelle altre tombe menfite e ciò è dovuto senza dubbio alla estrema familiarità che il funzionario doveva avere con il Re, del quale era il tutore e il rappresentante in tutto il paese (Deputato del Re di fronte alle Due Terre), ruolo che gli dava una posizione primaziale rispetto ai due Visir e allo stesso Ay, che pure conservava con il sovrano dei legami di sangue. Abbondano le rappresentazioni di Horemheb nelle sue vesti di “Ministro degli Esteri”, in cui, ad esempio, ascolta un interprete posto fra lui e un gruppo di stranieri siriani e libici o pronuncia un discorso ai funzionari egiziani sulle loro responsabilità nelle province siro-palestinesi o in cui Horemheb stesso (?) premia un altro funzionario con collane d’oro e ovunque vi sono processioni di stranieri, tributari, principi, dignitari ed ambasciatori nubiani, libici, siriani e persino ittiti.
23 MARTIN G.T., Excavation 1975, op. cit., p. 9.
24 MARTIN G.T., Excavation at the memphite tomb of Ḥoremḥeb, 1976: preliminary report, in JEA
Le scene che direttamente rimandano alle tombe di el-Amarna (e ad alcune tombe tebane), tuttavia sono quelle in cui Horemheb viene decorato dal Re con le collane d’oro e riceve i complimenti degli amici, o in cui il Re e la Regina (secondo G.T. Martin indubiamente Tutankhamen e Ankhesenamen) alla Finestra delle Apparizioni (di quale Palazzo: anche quello menfita ne era provvisto?) ascoltano un discorso di Horemheb (tav. XIc).
§ 5.3. Testi
I testi scritti nelle tombe menfite, oltre ad indicare quali fossero le preferenze religiose e culturali dei proprietari, donano nuova luce sui personaggi coinvolti nell’esperienza amarniana, fornendo nuovi dati per un aggiornamento della prosopografia e dello studio delle relazioni familiari.
Nella maggior parte dei casi si tratta di testi di adorazione ed inni dedicati a divinità tradizionali, come ci si aspetterebbe da sepolture effettuate a “controriforma” ormai avviata. Nessuna delle tombe è infatti pienamente amarniana nel suo apparato iconografico e testuale e solo la tomba di Aper-El sembra essere stata sigillata quando Akhenaten ancora regnava (il figlio di Aper-El, Huy, vi venne inumato nell’anno X di Akhenaten circa). Fra le tombe menfite, dunque, solo quelle di Aper-El, Horemheb e Hatiay hanno forti accenti amarniani, certo sbiaditi dagli eventi successivi.
Nella tomba del primo spiccano diversi inni al Disco pronunciati dal figlio del proprietario come atto di pietà verso il padre; allo stesso modo le pareti della tomba di Hatiay (che subì l’aggiornamento alle nuove disposizioni “controriformistiche” con l’aggiunta di una stele osiriaca nella prima camera della cappella)25 menzionano solo l’Aten vivente.
Tutte le altre tombe hanno riferimenti solo sporadici alla divinità solare unica e quasi mai di ordine teologico (si tratta, si è visto, di menzioni di Templi dell’Aten, o simili), mentre abbondano inni ed adorazioni di divintà tradizionali come Osiri “Signore di R-Setjau”, Ptah-Sokar-Osiri, Hathor “Signora del
25 La stele è divisa in due registri: nel primo il defunto e la moglie sono in adorazione di Osiri in
trono, nel secondo i due defunti sono seduti di fronte ai figli che porgono offerte. Il testo della stele è tuttavia ancora tendenzialmente amarniano, in quanto il defunto implora “Adorazione di Osiri
[…] perché possa vedere l’Aten [… ] per il ka dello Scriba del Tesoro Hatiay nel Tempio dell’Aten e per sua sorella, amata da lui, nella sede del suo cuore”. Si è visto come la “visione”
Sicomoro Meridionale”, Ra, Horakhty, Thot e, in misura minore, Amon, in sintonia con quanto già rilevato a livello iconografico.
Numerose sono anche le formule d’offerta a beneficio del defunto ed eventualmente della consorte, da recitarsi da parte dei parenti e degli amici in visita alla tomba.
Nella sola tomba di Horemheb, sembra, le iscrizioni religiose fanno spazio anche a testi di tipo prosopografico, storico o didascalico: si tratta di discorsi diretti fra i personaggi (il Re, Horemheb, i principi stranieri) e narrazioni di episodi relativi alla carriera del defunto (repressione di rivolte, organizzazione dei tributi, etc.).
Una nota a parte merita il già menzionato Canto dell’Arpista nella tomba
del re Antef, cui si è fatto cenno al Cap. 2, § 1. La questione della datazione è
interessante: il testo viene fatto risalire al Medio Regno in base alle indicazioni del Pap. Harris 500 del British Museum, che ne conserva una copia di Età ramesside (“Canto che si trova nella tomba di Antef e che sta davanti all’arpista.
È il testamento di quel buon sovrano, dal felice destino”), tuttavia la prima
attestazione risale proprio alla prima Età post-amarniana, nella cappella di Paatenemheb qui presa in esame. Secondo M. Gabolde ed E. Hornung la redazione sarebbe coeva al monumento menfita, in quanto il testo è sintomo sia di un disagio religioso dovuto ai cambiamenti radicali avvenuti in quegli anni sia di un’ansia generata dalla stessa escatologia amarniana dove tutto era filtrato dalla benevolenza regia. Testo di suprema bellezza, a qualsiasi fase della storia egiziana appartenga, esso esprime disincanto e pragmatismo affatto moderni: “La morte
non realizza la speranza di pace e di giustizia, come promette la tradizione: essa è invece separazione dalla vita, dolore, pianto, e inconoscibile resta il destino dell’uomo: «Passa un giorno felice, dimentica l’affanno!» è il solo consiglio, la sola soluzione che si offra ai viventi. Vivere finchè è concesso ciò che di buono offre la vita”26. Discutendo il legame con la presunta angoscia creata dal culto amarniano nel fedele medio, proposta dai due autori come sopra, è piuttosto probabile, a mio avviso, che il testo rifletta l’incertezza e l’inquietudine tipici di un’epoca di grandi rivolgimenti, come fu appunto l’Età amarniana e la sua fine. Il testo recita: “Periscono le generazioni e passano, / altre stanno al loro posto, dal
tempo degli antenati: / i re che esistettero un tempo / riposano nelle loro piramidi, / son seppelliti nelle loro tombe / i nobili ed i glorificati egualmente. / Quelli che han costruito edifici, / di cui le sedi più non esistono, / cosa è avvenuto di loro? / Ho udito le parole / di Imhotep e di Hergedef, / che moltissimi sono citati nei loro detti: / che sono divenute / le loro sedi? / I muri sono caduti / le loro sedi non ci sono più, / come se mai fossero esistite. / Nessuno viene di là, / che ci dica la loro condizione, / che riferisca i loro bisogni, / che tranquillizzi il nostro cuore, / finché giungiamo a quel luogo / dove sono andati essi. / Rallegra il tuo cuore: / ti è salutare l’oblio. / Segui il tuo cuore / fintanto che vivi! / Metti mirra sul tuo capo, / vestiti di lino fine, / profumato di vere meraviglie / che fan parte dell’offerta divina. / Aumenta la tua felicità, / che non languisca il tuo cuore. / Segui il tuo cuore e la tua felicità, / compi il tuo destino sulla terra. / Non affannare il tuo cuore, / finché venga per te quel giorno della lamentazione. / Ma non ode la loro lamentazione / colui che ha il cuore stanco: / i loro pianti, / non salvano nessuno dalla tomba. / Pensaci, / passa un giorno felice / e non te ne stancare. / Vedi, non c’è chi porta con sé i propri beni, / vedi, non torna chi se n’è andato”27.
§ 5.4. Tecniche decorative
Mentre le tombe di el-Amarna, sia quelle dei funzionari sia la Tomba Reale, utilizzano esclusivamente il bassorilievo dipinto su intonaco e le tombe tebane prediligono il dipinto o l’altorilievo (a volte dipinto), le tombe menfite optano per il bassorilievo, a volte dipinto, eseguito su lastre di calcare da apporre ai muri di mattoni di fango per la sovrastruttura, direttamente sulla parete di roccia28. Nella tomba di Hatiay la decorazione a bassorilievo è eseguita in qualche caso su intonaco poi dipinto.
§ 5.5. Corredo
Nella maggior parte dei casi le tombe andarono incontro a spoliazioni precoci, effettuate già pochi anni dopo l’inumazione. A ciò si aggiungano riutilizzi fin dall’Età ramesside e poi in Età tarda e da parte dei vicini monaci copti
27 Traduzione in Ibidem, pp. 206-207.
28 Il bassorilievo dipinto venne introdotto nelle tombe della Valle dei Re proprio da Horemheb,
del Monastero di Apa Geremia. Scavi condotti con molta attenzione, tuttavia, hanno permesso di portare alla luce reperti storicamente interessanti appartenenti alle sepolture originali e, nel solo caso di Aper-El, la sepoltura intatta.
Si conta ceramica di alta qualità, frammenti di pasta di vetro, mobilio, gioielli e frammenti di sarcofagi in legno. Nella tomba di Serbikhen, è degno di menzione un anello con cartiglio di Amenhotep IV, nella tomba di Iniuia un sarcofago antropoide in diorite (oggi al Louvre) e il coperchio di un contenitore doppio per ushabti a nome di Iniuia e della moglie Iuy. La tomba di Horemheb, mai utilizzata per il funzionario diventato re, ma forse inumazione temporanea per la regina Mutnedjemet e poi luogo di culto del faraone divinizzato, ha restituito un vaso di Amenhotep III con nome cancellato in Età amarniana, un’impronta di un sigillo su un vaso con il nome del Tempio dell’Aten in Heliopolis, una placca con il nomen di Ay, due anse stampate con il cartiglio di Horemheb come re, due etichette ieratiche su vaso che nominano Horemheb come Scriba Reale nell’anno II (di Ay o di Tutankhamen), vasi di alabastro con formule magiche funerarie e il nome di Mutnedjemet stessa.
La tomba del Visir Aper-El, invece, ha restituito un corredo intero, anche se in cattive condizioni di conservazione. Oltre a frammenti di stele (con offerte al defunto e alla moglie), quattro scarabei, un’arpa in legno, dei frammenti di papiro, una paletta per cosmetici in avorio dipinto di rosso trovati nei vari livelli sotterranei della tomba, la camera sepolcrale nascosta ha restituito tre serie di quattro vasi canopi con coperchio in calcare fine o in alabastro, una serie di sarcofagi di legno con foglia d’oro e incrostazioni di pasta di vetro (tre per ogni inumato), due cubiti iscritti in scisto e in legno, del vasellame di alabastro, un ushabti in legno e uno in alabastro dentro un sarcofago di legno, dei gioielli in oro e faience, degli amuleti in pietra dura (nodo d’Isi, scarabeo del cuore, etc.), alcuni elementi di mobilio con incrostazioni, delle giare da vino con etichette in ieratico, delle scatole di legno, del vasellame importato dall’Egeo, dell’altra ceramica di ottima qualità, una scatola di legno con i nomi di Amenhotep III e Tiy e un’impronta di sigillo in argilla con nomen di Akhenaten. I volti delicati e finissimi dei sarcofagi ricordano più l’arte manieristica del regno di Amenhotep III che non quella del figlio e successore, e dovrebbero indicare che la maggior parte del corredo venne predisposto quando Aper-El serviva Amenhotep III, sebbene l’inumazione sia avvenuta senza dubbio nel regno di Amenhotep IV.
§ 6. Tabelle riassuntive delle tombe dei funzionari menfiti § 6.1. “Tomba degli artisti” (Bub. I.19)29
Nome del proprietario Thutmosi
Relazioni familiari Padre Amenemuia, direttore degli scribi dei contorni Architettura delle
camere interne Nella parete della falesia si apre un corto corridioio, che conduce ad una camera, l’angolo N-W della quale è costituito da una seconda camera quadrata più piccola
Architettura dell’ipogeo
Nel settore N-E della I camera si apre un piccolo pozzo; nel centro della II camera vi è un grosso posso, entrambi non ancora indagati (2005)
Iconografia I defunti in abito elegante e cono di incenso sul capo Tecnica decorativa Rilievo scolpito; pittura
Elementi amarniani Citazioni dell’Aten “Signore del Cielo” nei testi della tomba Datazione Amenhotep III-Akhenaten
§ 6.2. Tomba di Aperia/Aper-El (Bub. I.1)30
Titoli del proprietario
Principe ereditario, Governatore, Cancelliere del Re del Basso Egitto, Amico unico, Padre del dio e Figlio del Kap, Governatore della Città e Visir. Prima della scoperta della sua tomba ad opera di A-P. Zivie, non si conosceva questo Visir
Relazioni familiari Moglie Uriai/Tauret; figlio Huy, Generale dei carristi e Scriba delle reclute; figlio Seny; figlio Hatiay
Architettura delle camere interne
La tomba è completamente scavata nella roccia ed elementi esterni, se un tempo esistevano, sono da tempo scomparsi. Dalla facciata ricavata sulla falesia e ora distrutta, si accede ad una prima stanza (1) leggermente voltata, con pareti laterali coronate da una cornice a gola egizia e toro, come a sostegno della volta31. La parete E è divisa in 4 pannelli a rilievo
separati da 3 paraste; Una seconda camera (2), assai rozza, è fornita di 2 pilastri centrali e, sul fondo, di una scaletta che conduce ad una serie di ambienti disordinati, ma comunicanti, aperti in Età tarda ed utilizzati come catacombe per i gatti sacri a Bastet, sacrificati nel sovrastante Bubasteion Architettura
dell’ipogeo
Nella camera di fondo si apre un pozzo (8 m) che conduce ad una camera voltata, su cui si aprono 7 camere. In una delle camere è scavato un secondo pozzo, al fondo del quale vi è una scala in pietra, una camera e, sotto la scala stessa, la nicchia della camera di sepoltura di Aper-El, sostanzialmente intatta
29 ZIVIE A-P., Le point sur les travaux de la Mission archéologique française du Bubasteion à
Saqqara, in BSFE 162 (2005), pp. 32-36.
30 ZIVIE A-P., Une tombe amarnienne à Saqqarah, in BSFE 84 (1979), pp. 21-32; Idem, Trois
saisons à Saqqarah: les tombeaux du Bubasteion, in BSFE 98 (1983), pp. 40-53; Idem, Le trésor du Visir ‘Aper-El, in BSFE 116 (1989), pp. 31-44; Idem, Découverte à Saqqarah: Le Visir Oublié,
Seuil¸ Paris 1990; Idem, ‘Aper-El, Taoueret et Houy: la fouille et l'enquête continuent, in BSFE 126 (1993), pp. 5-16; LICHTENBERG R., La radiographie des ossements retrouvés dans la chambre
funéraire du Visir ‘Aper-El, in BSFE 126 (1993), pp. 38-43; LOOTEN-LACOUDRE V., Fouille et
restauration de bijoux – nouvellement découverts – dans le matériel de la chambre funéraire d’‘Aper-El, in BSFE 126 (1993), pp. 17-23; STROUHAL E., L’étude anthropologique et
paléopathologique des restes du Visir ‘Aper-El et de sa famille: premiers rèsultats,in BSFE 126 (1993), pp. 24-37.
31 Parallelo architettonico nella tomba di Any (AT 23), dove il santuario con soffitto a volta mostra
sui quattro lati (non solo su quelli lunghi) una cornice a gola egizia sovrastata da toro; cfr. Cap. 4, § 3.23.
Iconografia Lustrazione con acqua del defunto, seguito dalla moglie, eseguita da un sacerdote; funerali con sarcofago; due personaggi con parrucche e coni di incenso (camera 1); il Visir in alta uniforme (pilastri della camera 2) Testi Fra i testi presenti nella tomba, spicca un Inno all’Aten vivente, una
preghiera perché il dio sia benefico nei confronti del defunto, scritto come un augurio presentato dal figlio Huy (pannelli della camera 1)
Tecnica decorativa Rilievo dipinto
Corredo Frammenti di stele (con offerte al defunto e alla moglie), quattro scarabei, una arpa in legno, dei frammenti di papiro, una paletta per cosmetici in avorio dipinto di rosso, tre serie di quattro vasi canopi con coperchio in calcare fine o in alabastro, una serie di sarcofagi di legno con foglia d’oro e incrostazioni di pasta di vetro (tre per ogni inumato), due cubiti iscritti in scisto e in legno, del vasellame di alabastro, un ushabti in legno e uno in alabastro dentro un sarcofago di legno, dei gioielli in oro e faience, degli amuleti in pietra dura (nodo d’Isi, scarabeo del cuore…), alcuni elementi di mobilio con incrostazioni, delle giare da vino con etichette in ieratico, delle scatole di legno, del vasellame importato dall’Egeo, della ceramica di ottima qualità, una scatola di legno con i nomi di Amenhotep III e Tiy, un’impronta di sigillo in argilla con nomen di Akhenaten
Datazione Amenhotep III/Akhenaten
§ 6.3. Tomba di Hatiay/Raiay (Bub. I.27)32
Titoli del
proprietario Scriba del Tesoro nel Tempio dell’Aten
Relazioni familiari Moglie Maya, Cantante di Amon, e padre Iuty, Direttore degli orafi del Re Architettura delle
camere interne
Cappella funeraria con 2 colonne nel centro, una grossa stele e 2 colonne con bassi muri di intercolumnio e architravi sul lato di fondo (lato N)33, a
creare un’anticamera verso l’interno; nella parete di roccia della falesia una cameretta di passaggio di forma rettangolare sull’asse N-S, una sala a 2 pilastri orientata E-W, da cui si diparte una scala e la camera funeraria non terminata
Architettura
dell’ipogeo Al centro della parete N della camera funeraria un pozzo dà accesso ad una camera a forma di L Iconografia Cerimonia di apertura della bocca: Hatiay mummiforme è sorretto dalla moglie (?); Hatiay in alta uniforme (ai lati della porta verso la camera funeraria); Hatiay e la moglie seduti ricevono offerte
Testi Stele con adorazione di Osiride (“Adorazione di Osiri […] possa vedere
l’Aten […] per il ka dello Scriba del Tesoro Hatiay nel Tempio dell’Aten e per sua sorella, amata da lui, nella sede del suo cuore”) nel primo registro
e con offerte fatte da un figlio e una figlia ad Hatiay ed a Maya (stele non finita, parte di iscrizione dipinta); le pareti della tomba invece menzionano solo l’Aten
Tecnica decorativa Rilievo dipinto su intonaco; pittura
Elementi amarniani Oltre alla citazione del Tempio dell’Aten, lo stile artistico è marcatamente amarniano
Datazione Akhenaten
§ 6.4.Tomba di Serbikhen detto Iby34
Titoli del proprietario Sacerdote di Astarte e Baal
32 ZIVIE A-P., Il mistero di Raiay, tesoriere del dio sole, in «National Geographic Italia» 11
(2003); Idem, Le point sur les travaux de la Mission archéologique française du Bubasteion à
Saqqara, in BSFE 162 (2005), pp. 38-43.
33 Il muro di intercolumnio basso fra colonne in controfacciata trova un parallelo e un precedente
nella tomba di Tutu (AT 8), cfr. Cap. 3, § 3.5.
Architettura delle
camere interne La posizione della tomba è oggi sconosciuta
Corredo Anello in oro con cartiglio di Amenhotep IV, scarabeo funerario35
Datazione Akhenaten
§ 6.5. Tomba di Meryra/Meryneith 36
Titoli del proprietario Primo Profeta dell’Aten, Intendente del Tempio dell’Aten, Scriba del Tempio dell’Aten in Akhetaten (e) in Menfi, Primo Profeta del Tempio di Neith
Relazioni familiari Padre Kaut; moglie Aniuia. Viene menzionato un Hatiay, Primo Profeta della Luna
Architettura delle
camere interne Un ingresso fra piloni (?) di mattoni crudi verso E, con basi per stele sui due lati della facciata (stele N mancante, stele S dedicata a Hatiay, Primo Profeta della Luna), dà accesso ad un vestibolo, ai lati del quale vi sono 2 cappelle con ingresso sul lato W. Oltre si apre una corte a peristilio con 12 colonne. Sul lato E vi sono 3 cappelle, la centrale con 2 colonne, sormontata da una piramide. Il pavimento è in lastre di calcare ovunque e nella cappella centrale, mentre le altre quattro cappelle hanno un pavimento in terra battuta
Architettura dell’ipogeo
Nella corte si apre un pozzo (6 m) che porta a 4 gallerie con nicchie laterali (realizzate per una tomba reale della II Dinastia; vi è però aggiunta una stanza sepolcrale a N del pozzo), da una delle quali si accede ad un nuovo pozzo con 6 nicchie addizionali (Età tarda)
Iconografia Il defunto entra ed esce dalla tomba (vestibolo); il defunto e la moglie ricevono offerte di cibo (cappelle che fiancheggiano il vestibolo); cerimonia di Apertura della Bocca per Meryra/Meryneith e Aniuia seguiti da una serie di dei e dee (muro N della corte); scene di laboratori e una barca reale; funerali del defunto e un granaio (muro S ); offerte per il proprietario e la moglie (muro W); scene di lavorazione dei metalli (Cappella centrale), banchetto funebre del defunto e dei suoi parenti (cappella di N-W)
Tecnica decorativa Pittura su intonaco di fango, rilievo
Corredo Statua di Meryra/Meryneith e moglie nella cappella di S-W, ceramica, frammenti di pasta di vetro
Elementi amarniani C’è forte motivo di sospettare che Meryra/Meryneith sia quel Meryra I che con gli stessi titoli si fece preparare una tomba ad el-Amarna (AT 4)
Datazione Akhenaten-Tutankhamen
§ 6.6. Tomba di Ptahemuia37
Titoli del
proprietario Maggiordomo reale puro di mani, Portatore del sigillo del Re del Basso Egitto, Scriba del Tesoro, Compagno unico, grandemente lodato da do buono, amato dal Signore delle Due Terre
Relazioni familiari Moglie Maya, Cantante di Amon
Architettura delle La sovrastruttura misura 10,5 x 16 m. Un massiccio accesso, forse a forma
35 LEPSIUS, D. Text, I, pp. 16-17.
36 RAVEN M.J., Les fouilles de Leyde dans la tombe de Meryneith a Saqqara, campagnes
2001-2002, in BSFE 155 (2002), pp. 11-31; Idem, Meryneith: High Priest of the Aten, in «Minerva»
13/4 (2002), pp. 31-34; Idem, The Tomb of Meryneith at Saqqara, in «Egyptian Archaeology» 20 (2002), pp. 26-28.
37 La tomba è stata scoperta dalla Missione Olandese dell’Uiversità di Leiden a Saqqara nel
gennaio 2007; le uniche informazioni disponibili si possono per ora recuperare solo in Internet: http://www.reuters.com/article/scienceNews (sito web dell’Agenzia Reuters); http://www.let.leidenuniv.nl/saqqara (sito web dell’Università di Leiden); http://www.spiegel.de/wissenschaft/mensch (sito web del quotidiano tedesco Der Spiegel).
camere interne di pilone, è seguito da una corte a peristilio e tre cappelle per il culto funerario. Il pavimento è di lastre di calcare
Architettura
dell’ipogeo ?
Iconografia Ptahemuia riceve offerte dai parenti; scimmie raccolgono e mangiano datteri; scene di vita quotidiana; Ptahemuia ritorna a casa sul cocchio con una scorta di nubiani e con musiciste e servitori ad attenderlo; scene agricole; scene di apertura della bocca. La decorazione non è terminata
Testi ?
Tecnica decorativa Rilievo dipinto
Corredo ?
Datazione Akhenaten-Tutankhamen
§ 6.7. Tomba di Huy38
Titoli del
proprietario Capo dei mercanti del Tempio dell’Aten Relazioni familiari Moglie Nedjem-mennefer, figlio Iiren Architettura delle
camere interne La posizione della tomba è oggi sconosciuta
Corredo Stele in Cairo, CG 34182 (personaggi in preghiera davanti ad un altare colmo di offerte, il defunto e la moglie ricevono offerte dai figli; una lustrazione da parte del figlio nei confronti dei genitori)39
Elementi amarniani La sola menzione del Tempio dell’Aten
Datazione Akhenaten-Horemheb
§ 6.8. Tomba di Paatenemheb40
Titoli del proprietario
Sovrintendente a tutti gli artigiani del re, maggiordomo Relazioni familiari Madre Merytptah, moglie Tipuy, due figlie senza nome Architettura delle
camere interne 2 colonne, una stele Architettura
dell’ipogeo La posizione della tomba è oggi sconosciuta; la cappella giunse a Leida, dove è oggi conservata, con la collezione Anastasi nella prima metà del XIX secolo
Iconografia Scena dal Libro dei Morti; orchestra con un arpista cieco, il defunto nei Campi di Iaru
Testi Canto dell’Arpista nella Tomba del Re Antef
Tecnica decorativa Rilievo
Datazione Tutankhamen
38 PM III, p. 192.
39 LACAU, Stèles, pp. 222-24, tav. LXIX. 40 PM III, p. 191.
§ 6.9. Tomba di Horemheb41
Titoli del proprietario Comandante dell’Esercito, Principe Ereditario, Deputato del Re davanti alle Due Terre, Flabellifero alla destra del Re, Scriba reale, Compagno Unico
Relazioni familiari Moglie (?) Amenia, Cantante di Amon. Si citano anche Minkhay, Portastendardo dell’«Amore-dell’Aten» e Ramose, Scriba dell’Esercito, senza tuttavia ritenere che avessero rapporti familiari con Horemheb Architettura delle
camere interne Dopo un’avancorte, si apre verso E un ingresso realizzato con un pilone in mattoni crudi, al di là del quale si apre una corte (14,93 x 13,12 m) a peristilio con 18 colonne, più altre 6 in doppia fila sul fronte E. Sempre sul lato E vi sono 3 cappelle funerarie di cui solo quella centrale ha il pavimento lastricato (probabilmente il soffitto era voltato, 8 x 5,34 m), mentre le altre due in terra battuta. La seconda porta della cappella centrale, verso la II corte, ha sui due lati due basi per tre statue del defunto. Nella prima cappella a N, un gruppo statuario e una stele dove Horemheb e la moglie sono seduti davanti a un sacerdote funerario in atto di libare. Una seconda corte a peristilio con 16 colonne (h 2,22 m) ospitava almeno due statue del defunto. Sul lato W 3 cappelle, quella centrale essendo pavimentata (con statua doppia) e con 2 colonne, quelle di lato con pavimento in terra battuta. Al centro evidentemente una piramide in mattoni
Architettura
dell’ipogeo Nell’angolo N-W della I corte si apre un pozzo (pozzo I, 17 m) che dà accesso ad un primo piano di camere funerarie (ad una profondità di 8 m) e ad un secondo piano con una camera funeraria appartenente ad una mastaba dell’Antico Regno. Ai lati della prima cappella centrale, nelle due cappelle laterali, si aprono due pozzi (II, III) che danno accesso a diversi livelli di camere funerarie riutilizzate in età successiva. Nella II corte si apre il pozzo funerario principale (quello probabilmente inteso per Horemheb e la moglie). Alla profondità di 8 m si apre un’anticamera intonacata con i sigilli della necropoli e con un grosso portale; si entra in una piccola camera con una scala che dà accesso ad un pozzo, al di là del quale una nuova camera. In fondo al pozzo un corridoio verso W e una grande camera sepolcrale orientata N-S. Il soffitto è voltato e le pareti della camera sono rozzamente dipinte a bande rosse e nere. Sul lato W 3 colonne troncate scavate nella roccia reggono una cornice a gola egizia, caratteristica mai riscontrata altrove42. Nella stanza oltre il pozzo, sul
livello superiore, una seconda camera con un un pozzo molto profondo, al termine del quale una nuova camera sepolcrale, dipinta a bande rosse e nere, che comunica con una seconda camera. Sul lato E di questa ulteriore camera vi è una porta decorata con geroglifici was, ankh ed altri simboli, che dà accesso ad una terza camera con nicchie sulle pareti laterali, in funzione di anticamera per una sala a pilastri decorata ugualmente in nero e rosso, mentre al muro vi sono alcune nicchie o pannelli. Nel lato S vi è un pozzo e nell’angolo N-E un’altra stanza o stanze
Iconografia Horemheb che ara nei Campi di Yaru, Horemheb viene decorato dal Re, mentre scribi registrano un verbale (?), prigionieri e principi siriani, libici e
41 GARDINER A., The Memphite Tomb of the General Haremhab, in JEA 39 (1953), pp. 3-12;
MARTIN G.T., Excavation at the memphite tomb of Ḥoremḥeb, 1975: preliminary report, in JEA 62 (1976), pp. 5-13; MARTIN G.T., Excavation at the memphite tomb of Ḥoremḥeb, 1976:
preliminary report, in JEA 63 (1977), pp. 13-19; MARTIN G.T., Excavation at the memphite tomb
of Ḥoremḥeb, 1977: preliminary report, in JEA 64 (1978), pp. 5-9; SCHNEIDER H.D., The
memphite tomb of Horemheb, commander-in-chief of Tut’ankhamūn, Rijksmuseum Van
Oudheden-Egypt Exploration Society, London 1996; MARTIN G.T., The EES-Leiden Saqqara
Expedition, 1996, in JEA 82 (1996), pp. 4-8.
42 Muri di intercolumnio basso sono usati nelle tombe di Hatiay (Bub. I.27) e di Tutu (AT 8), ma
nei due casi le colonne non vengono troncate per sostenere un architrave. Sempre nella tomba di Hatiay, le stesse colonne unite da muri di intercolumnio reggono un architrave, anche qui, con la diferenza che l’architrave è in alto.
ittiti. Il Re e la Regina alla Finestra delle Apparizioni ascoltano il discorso di Horemheb appena decorato (muro S della II corte) (tav. XIc). Horemheb ascolta un interprete posto fra lui e un gruppo di stranieri siriani e libici; Horemheb fa un discorso ai funzionari egiziani sulle loro responsabilità nelle province imperiali; Horemheb stesso (?) premia un altro funzionario con collane d’oro; Horemeheb adora gli dei, fra cui Osiri (colonne della I corte); santuario e processione di stranieri, una seconda Finestra delle Apparizioni, il Re che abbatte i nemici, processione di portatori di offerta (passaggio verso la II corte); Horemheb seduto con sacerdote Iunmutef di fronte (passaggio verso la II corte). Servizio funerario menfita: cerimonia di rottura dei vasi e lamentatori, Horemheb in alta uniforme adora Osiri, processione di portatori di offerte muovendosi verso il fondo della tomba (muro N della II corte); scene di funerale, alcuni edifici (muro E della II corte); scena di carri, un accampamento militare. Un capo nubiano, serie di schiavi africani registrati da scribi. Un sacerdote offre incenso ad Horemheb seduto, un macellaio prepara buoi per il banchetto funebre (muro S della II corte); Horemheb nei Campi di Iaru (cappella centrale); Horemheb seduto riceve delle offerte (tav. XId)
Testi Iscrizioni dedicatorie con riferimenti a Ra, Horakhty, Hathor, Thot e Osiri, raro Amon; discorsi diretti fra il Re, Horemheb e i funzionari; iscrizioni prosopografiche con le attività di Horemheb (il Comandante dell’Esercito reprime delle rivolte e offre i tributi al Re); testo della Cerimonia di Apertura della bocca (passaggio verso la II corte)
Tecnica decorativa Pittura su intonaco (come le cappelle delle tombe tebane, fa notare G.T. Martin), rilievo dipinto
Corredo Oltre alle statue citate, un’altra coppia di statue di Horemheb e della moglie sparse e riutilizzate; un vaso di Amenhotep III con nome cancellato in Età amarniana, un’impronta di un sigillo su un vaso con il nome di un tempio dell’Aten in Heliopolis, una placca con il nomen di Ay, due anse stampate con il cartiglio di Horemheb come re. Due etichette ieratiche su vaso che nominano Horemheb come Scriba Reale nell’anno II (di Ay o Tutankhamen), vasi di alabastro con formule magiche funerarie e il nome di Mutnedjemet, due frammenti di statue di Horemheb
Elementi amarniani Il nome di un reggimento (“Amore-dell’Aten”) e un geroglifico a forma di Aten, con mani
Datazione Tutankhamen-Ay
§ 6.10. Tomba di Maya (Bub. I.20)43
Titoli del proprietario Nutrice regale di Tutankhamen
Relazioni familiari marito Hatiay, Scriba del Tesoro nel Tempio dell’Aten (?) Architettura delle
camere interne I camera rettangolare orientata N-S; II camera rettangolare orientata N-S; sala a 4 pilastri Architettura
dell’ipogeo Lungo il muro E della sala a pilastri scende una scala: diritta verso N, a metà della sua lunghezza si trasforma in scivolo e conduce ad una camera sotterranea a 2 pilastri (non finiti) orientata E-W. Nell’angolo N-E un passaggio conduce ad una II camera a forma di L rovesciata, orientata N-S. Nell’angolo S-E un corto corridoio conduce ad una III camera orientata N-W/S-E, con due annessi sul lato E. Nella II camera sotterranea si apre un pozzo che conduce al centro di una camera allungata
Iconografia Tutankhamen seduto sulle ginocchia della nutrice è salutato dai grandi del regno
Tecnica decorativa Rilievo dipinto
Corredo Nessun elemento del corredo originale
Datazione Tutankhamen-Ay
43 ZIVIE A-P., Le point sur les travaux de la Mission archéologique française du Bubasteion à
§ 6.11. Tomba di Iniuia44
Titoli del
proprietario Scriba del Tesoro dell’oro e dell’argento del Signore delle Due Terre, Alto Intendente in Menfi, Sovrintendente al bestiame di Amon Relazioni familiari Padre Iuny, dignitario; madre Uesy; moglie Iuy, Cantante di Amon; figlio Ramose, Scriba del Tesoro del Tempio dell’Aten; figlio Panenhori, Scriba del Tesoro del Tempio dell’Aten; figlia Merytra; figlia Uiay
Architettura delle camere interne
Da una corte cintata si affacciano due cappelle (A, B); la cappella centrale (B) ha in facciata 2 colonne ed è circondata e sormontata dalla piramide di mattoni crudi, possiede un pavimento con lastre di calcare; la II cappella (A) è voltata e costruita con muri di 2 m di altezza e possiede un pavimento di terra battuta; due stele sono nei pressi della cappella B
Architettura dell’ipogeo
Da un pozzo centrale (7,10 m) si accede ad una camera (5,90 x 3,75 x 1,90 m), all’angolo N-W della quale c’è un secondo pozzo (2 m), che conduce ad una seconda camera a W (4 x 3,15 x 1,90), la quale ha un podio per il sarcofago sul lato S
Iconografia Iniuia di fronte a Osiri, Signore di Ro-Setau, e di fronte a Sokar; Iniuia e la moglie di fronte ad Osiri, seduto in trono sotto un baldacchino con Isi e Nephti; Iniuia e la moglie accompagnati da due figli e due figlie; fregio di pesci, fiori e foglie di loto (cappella A); Iniuia inginocchiato davanti a Osiri e Ra-Horakhty (architrave della cappella B); Iniuia e la moglie inginocchiati di fronte a Osiri e Isi (cappella B); Iniuia e la moglie seduti con una scimmia e con tre dei loro figli (rilievo erratico); Iniuia sovrintende allo scarico di una nave; Iniuia seduto con una scimmia sotto la sedia, due scribi, funzionari e stoccaggio di vino; Iuy offerente un mazzo di fiori a Iniuia (blocchi in Musei)
Testi Formula d’offerta per il defunto (cappella A); formule d’offerta (architrave della cappella B); inni a Ptah-Sokar-Osiri e ad Hathor, Signora del Sicomoro Meridionale; inni solari tradizionali (cappella B e due grosse stele)
Tecnica decorativa Pittura, rilievo
Corredo Sarcofago antropoide in diorite (Louvre), coperchio di contenitore doppio per ushabti a nome di Iniuia e Iuy
Elementi amarniani Ramose e Panenhori sono Scribi del Tesoro del Tempio dell’Aten
Datazione Tutankhamen-Horemheb
§ 6.12. Tomba di Maya e Meryt45
Titoli del proprietario Sovrintendente al Tesoro del Signore delle Due Terre e Sovrintendente ai lavori nella Sede della Verità, Scriba Reale, Flabellifero alla destra del Re, Capo del festival di Amon a Karnak, Sovrintendente al Segreto della Casa dell’Oro nei templi di tutti gli dèi, la Bocca del Re per abbellire i templi e per formare le stuatue degli dèi
Relazioni familiari Padre Iuy, giudice; madre Uret; suocera (e madrigna) Henutiunu, Cantante di Amon; moglie (e sorellastra) Meryt, Cantante di Amon; fratello Nakht, Scriba del Tesoro del Signore delle Due Terre; fratello Parennefer, Sovrintendente agli arcieri e Sovrintendente ai cavalli; cognato Nahuher, Scriba reale; figlio Mayamenti; figlio Tjauenmaya
44 SCHNEIDER H.D., The tomb of Iniuia: preliminary report on the Saqqara excavations, 1993, in
JEA 79 (1993), pp. 1-9.
45 BOSSE-GRIFFITHS K., Some facts about Maya’s tomb, in «Discussions in Egyptology» IV
(1986), pp. 17-25, MARTIN G.T. ET AL., The Tomb of Maya and Meryt: Preliminary Report on the
Saqqâra Excavations, 1987-88, in JEA 74 (1988), pp. 1-14; RAVEN M.J. ET AL., The Tomb of
Maya and Meryt, II: Objects and Skeletal Remains, National Museum of Antiquities-Egypt
Exploration Society, Leiden-London, 2001; SCHNEIDER H.D. ET AL., The Tomb of Maya and
Meryt: Preliminary Report on the Saqqâra Excavations, 1990-1, in JEA 77 (1991), pp. 7-21;
MARTIN G.T., The EES-Leiden saqqara Expedition, 1996, in JEA 82 (1996), pp. 4-8; MARTIN G.T., Saqqara New Kingdom Necropolis, in JEA 83 (1997), pp. 7-8.
Architettura delle
camere interne La tomba misura 44 x 16.5 m e comprende un ingresso ad E con pilone in mattoni crudi, un passaggio rivestito di calcare scolpito in rilievi finissimi. Vi è una corte esterna con una fila di 6 colonne sul lato W e il pavimento di terra battuta, una camera della statua di culto con due magazzini ai lati. Una seconda corte interna a peristilio di 12 colonne, il cui accesso è decorato da rilievi, è a sua volta decorata da rilievi e su cui si affacciano 3 cappelle delle offerte. La tomba non è finita
Architettura
dell’ipogeo Nella corte interna un pozzo (10 m) conduce a 6 camere sotterranee, da una delle quali si apre un secondo pozzo (12 m) e una scala, che conducono a 3 camere con rilievi, ognuna delle quali con un annesso spoglio
Iconografia Portatori di offerte, ritratto dei defunti e dei loro parenti (corte interna); Maya e Meryt adorano gli dei nell’Aldilà (Geb, Nut, Isi, Nephti, Upuuaut, Anubi e Sokar); Maya riceve in dono dal re alcuni schiavi asiatici; Nahuher incensa la coppia di defunti; processione del funerale di Maya Tecnica decorativa Rilievo
Corredo Frammenti di sarcofagi, mobilio, gioielli, ceramica di alta qualità