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CAPITOLO IV LA RICOSTRUZIONE TOPOGRAFICA

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CAPITOLO IV

LA RICOSTRUZIONE

TOPOGRAFICA

IV.1. I LIMITI GIURISDIZIONALI DELLA CITTÀ

Quale fosse l'effettiva estensione della giurisdizione cittadina non è noto con certezza. Tuttavia i recenti studi condotti sul territorio circostante, attraverso una più attenta analisi delle fonti scritte ed epigrafiche, permettono di avanzare alcune ipotesi in merito.

Innanzitutto è verisimile che il distretto amministrativo delle Alpes Maritimae non abbia avuto accesso al mare, nella sistemazione progettata da Augusto 1. Alcune epigrafi rinvenute nel territorio del principato di Monaco e di Villefranche rivelano infatti che gli abitanti di queste zone erano iscritti alla tribù Falerna, la tribù di Albintimilium. Questo municipio pertanto estendeva la sua giurisdizione almeno sino alla cellula massaliota di Nikaia, anzi è probabile che quest'ultimo insediamento costituisse in realtà un'isola ben circoscritta all'interno di tale territorio, il quale perciò estendeva i suoi confini sino al fiume Var, indicato a più riprese dalle fonti come confine tra Italia e Gallia.

La fascia costiera antistante la città di Cemenelum veniva quindi a trovarsi in territorio italico, mentre quest'ultima risultava ubicata lungo l'estrema propaggine meridionale del distretto Alpino.

Posto che all'interno della giurisdizione delle Alpi Marittime erano inserite molte civitates situate ad ovest del corso del Var, come ad esempio Vintium, Salinae e Sanitium è chiaro che deve essere inteso come confine solo il tratto finale del suo corso.

Il confine meridionale dell'amministrazione cittadina di Cemenelum coincideva pertanto con il confine che separava le Alpi Marittime dall'estremo lembo italico e, tenendo presente che Cemenelum si trova immediatamente a ridosso della pianura costiera, esso deve essere verisimilmente identificato lungo le pendici del rilievo, o poco più a sud.

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Per quanto riguarda i limiti occidentali è assai probabile che anche in questo caso il bacino del Var costituisse un ottimo spartiacque tra la giurisdizione di Cemenelum e quella di

Vintium.

I problemi più spinosi da affrontare riguardano i confini orientale, che sicuramente coincideva anche in questo caso con quello distrettuale, e settentrionale. In particolare non è possibile stabilire se vi sia stata nel tempo una variazione di tali confini.

Tenendo ancora presente la situazione del vicino municipio di Albintimilium, risulta innanzitutto problematico stabilire l'ambito di appartenenza della zona dell'odierna Turbie.

Il famoso trofeo commemorante le vittorie sui popoli Alpini, costruito sul colle omonimo che collega il Mont de la Bataille alla Tète de Chien (estreme propaggini del Mont Agel), non sembra aver contemporaneamente espletato la funzione di monumento di confine2; esso fu posto all'estremità della catena alpina in un luogo visibile da più fronti e soprattutto vicino al santuario di Herakles Monoikos, divinità cui Augusto voleva essere assimilato. La sua valenza risulta quindi ideologica e non amministrativa. Il luogo divenne zona di confine in seguito, come sembra desumibile dall'Itinerarium Antonini, probabilmente a causa della sua stretta vicinanza ad una tappa di pedaggio della Quadragesima Galliarum3.

Va osservato che molto più verisimilmente i confini non erano posti lungo le creste alpine4, ma lungo i fondi vallivi più difficilmente attraversabili e quindi costituenti dei veri e propri confini naturali.

Si può allora ragionevolmente pensare che l'estensione est-ovest dell'amministrazione cittadina fosse compresa entro le valli del Paglione e del Var e che quindi il colle della Turbie fosse ancora di pertinenza del municipio intemelio. Quest'ultimo possedeva anche numerosi territori interni tra cui quelli posti lungo il bacino del Roya sino almeno all'odierno villaggio di Saorge a nord, mentre a ovest comprendeva anche il territorio dell'attuale comune di Sospel, nella valle della Bevera. Un territorio decisamente esteso che si può pensare potesse caratterizzare anche Cemenelum nel suo sviluppo interno, quasi sicuramente almeno nel I secolo d. C..

2 La funzione di confine fu ipotizzata da FORMIGÉ 1949, p. 18 e BARRUOL 1969, p. 59. Di parere contrario la corrente di studi moderna. Si vedano: LAURENZI 2002, p. 34, n. 171, BINNINGER 2005a, pp. 79-80.

3 Si vedano: LAMBOGLIA 1939, p. 76; BINNINGER 2005b, p. 119. La presenza di tale tappa non è peraltro confermata da testimonianze archeologiche.

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171 Il territorio interno ha fornito molti resti archeologici, soprattutto epigrafici e funerari. Allo stato attuale delle conoscenze è verisimile l'ipotesi dell'esistenza di un insediamento alla Colle de Revel nel comune di Tourrette-Levens ma non è possibile stabilire con certezza se esso dipendesse dal municipium di Cemenelum, sebbene tale ipotesi sia molto probabile. Occorre attendere un più attento riesame della documentazione e una più attenta indagine archeologica in questa direzione per poter operare una ricostruzione plausibile dei limiti giurisdizionali settentrionali della città.

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IV.2. L'EVOLUZIONE URBANA NEI SECOLI

Da un primitivo insediamento ligure, stabilito sulla piccola collinetta del "Bois Sacré", si sviluppò un primo centro di medie dimensioni che a sua volta venne gradualmente occupando tutto l'altopiano circostante e parte dei suoi versanti. Sensibile ai periodi di maggiore o minore floridezza, l'abitato cambiò di volta in volta assetto e dimensioni. Le tracce archeologiche indagate in vari punti della città testimoniano ampiamente questo fenomeno, dimostrando una marcata vivacità urbana.

Dagli scavi sono emerse in particolare due distinte fasi costruttive successive, la seconda delle quali cancellò la precedente attraverso un assetto totalmente nuovo.

IV.2.1. L'oppidum preromano

Le tracce archeologiche riferibili all'abitato indigeno, precedente la vera e propria fondazione della città romana, sono costituite attualmente da pochi elementi.

Per impiantare il loro insediamento i Vediantii scelsero la sommità della collinetta che a sud del convento francescano, domina il Paglione (parcelle catastali LK0090; LK0091). Gli indigeni la rinforzarono con muri di terrazzamento, resi necessari dalla conformazione geologica della stessa5, la quale risulta costituita, come si è visto, di conglomerati calcarei slegati tra loro e pertanto soggetti a frane. Alcuni tratti della scarpata orientale recano ancora le tracce dell'intervento indigeno, con la presenza di tratti di mura ciclopiche6. Non è chiaro dove avesse sede la necropoli di tale abitato, che risulta peraltro obliterato da costruzioni romane7. Probabilmente essa si estese al di sotto della collina, nelle zone che ora sono occupate dai resti romani e dagli edifici moderni. Frammenti di ceramica indigena e campana rinvenuti intorno all'insediamento, nella zona meridionale, sotto l'attuale villa Jacob (settore catastale LK 0082)8 e in alcuni settori delle terme Nord, hanno suggerito che esso si sia

5 Cfr. supra: § I.2.

6 Si vedano: LAMBOGLIA 1939; DUVAL 1946; BRÉTAUDEAU 1996, pp. 408-409 e bibliografia citata. 7 Si vedano: BRUN 1899, p. 247; EUZENNAT 1967, p. 433.

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progressivamente esteso nella zona sottostante. L'ipotesi trova parziale conferma nelle ridotte dimensioni della collinetta che, sviluppata tra le quote dei 116 e 121 metri, è lunga circa 225 metri in direzione nord-sud e larga circa 75 metri lungo l'asse est-ovest9.

Non sono state riconosciute per ora altre tracce dell'insediamento. Una struttura in blocchi, situata alle pendici sud-orientali della scarpata, probabilmente lungo il limite orientale del terreno della villa Jacob10, fu ipotizzata da Barety11 come relativa ad una porta urbica. In mancanza di dati più precisi non possiamo fare altro che riportare la notizia sottolineando peraltro che eccetto questa notizia, la città romana non reca traccia di strutture difensive di sorta.

Come avvenisse l'accesso all'altura è un dato che deve essere ancora chiarito. Le carte più antiche a noi pervenute mostrano dei viottoli che guadagnano la cima dell'oppidum rispettivamente lungo i lati orientale e occidentale. Il forte processo di urbanizzazione che questo settore ha conosciuto nei due secoli scorsi ha nettamente modificato il paesaggio, tanto che risulta difficile stabilire quale fosse il lato di accesso principale. Si noti tuttavia che entrambi i versanti si rivelavano adatti allo scopo. Tramite quello occidentale si poteva infatti raggiungere il sentiero che conduceva verso la piana costiera, mentre tramite quello orientale si poteva raggiungere il Paglione e quindi risolvere il problema dell'approvvigionamento idrico. L'altipiano infatti, sprovvisto di fonti proprie, fu dotato di condotte idriche solo dopo la conquista romana e da ben due acquedotti diversi, i quali percorrevano peraltro una grossa distanza prima di giungere a Cemenelum. Si noti tuttavia che un accesso tramite il versante orientale avrebbe corso il rischio di indebolire la valenza difensiva della scarpata stessa e delle mura, pertanto il versante occidentale si rivela, in mancanza di dati ulteriori, il miglior candidato allo scopo.

Non sembra in ogni caso che si accedesse alla collina dai versanti meridionale e settentrionale. Lungo quest'ultimo oggi esiste una scala che collega direttamente il giardino del convento alla cima, ma essa è opera moderna.

9 Cfr. BRUN 1881, p. 168.

10 Così intende MOUCHOT 1981, p. 59.

11 Si veda BARETY 1908, p. 161. Tale notizia fu messa in dubbio a suo tempo già da Duval: cfr. DUVAL 1946, p. 89, n. 2.

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IV.2.2. La città del I secolo d.C.

Ricostruire l'estensione della città, a partire dalla fondazione augustea, risulta arduo per il fatto che essa è in parte obliterata dalle costruzioni e dagli ammodernamenti che furono apportati all'impianto urbano nei secoli successivi, ed in maniera particolare nel III, in secondo luogo perché mancano scavi stratigrafici condotti in profondità. Infine, come è noto, non fu possibile indagare se non in rare occasioni, e sempre in regime di urgenza, le aree a sud del parco archeologico che oggi sono completamente urbanizzate, mentre i resoconti di scavo oggetto di pubblicazione si rivelano spesso approssimativi e incompleti. Pertanto tale ipotesi ricostruttiva necessita di ottenere conferme da future ulteriori indagini.

La prima infrastruttura messa in opera, essenza stessa dell'esistenza della città, fu la via

Iulia Augusta, realizzata intorno al 13 a.C. Il suo percorso, individuato in alcuni tratti tra La

Turbie e La Trinité, risulta incerto nell'ultimo segmento che da tale comune conduce all'altipiano12. Non è chiaro in particolare, se la strada si inserisse in città costituendone una vera e propria arteria urbana, come spesso accade nelle città di nuova fondazione, e come è testimoniato anche per la vicina Albintimilium, dove essa assume la funzione di "decumano massimo" del municipio.

I limiti della città possono essere ricostruiti solo grazie all'identificazione delle necropoli, posto che non sono mai state individuate strutture difensive, riferibili ad epoca romana. Evidentemente la componente militare stanziata in loco era sufficiente da sola a garantire la sicurezza della zona.

A nord il limite era costituito dalla necropoli omonima, ubicata nei terreni che si affacciano sull'odierna Avenue du Monastère (sezione catastale HC): numerose tombe indagate appartenevano ai militari della cohors Ligurum e della cohors Gaetulorum. Il contesto materiale data tali sepolture proprio al I secolo d.C.13.

Un quartiere abitativo, originato sempre in questo periodo, e sulla cui presenza siamo informati grazie alle notizie di Brun e ad alcuni sondaggi condotti da Duval e da D. Mouchot14, aveva origine, nel suo limite settentrionale (le case di questo settore sono datate alla fine del I secolo), appena più a nord della suddetta via (HC0136) e si sviluppava verso

12 Si veda infra: § IV.3.1. 13 Si veda infra: § IV.4.1.

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sud. Tale quartiere risulta successivamente abbandonato, nella zona più prossima alla necropoli, in seguito ai danni provocati da un incendio, e rioccupato da un prolungamento della stessa intorno al III secolo d.C.15.

I limiti orientali sono definiti dal pendio stesso dell'altipiano. I resoconti di Brun attestano l'esistenza di un'altra necropoli estesa lungo il versante (sezione catastale LK). Testimonianze archeologiche di tale necropoli, costituite da tombe ad incinerazione, furono rinvenute all'interno della proprietà Stevano16. In direzione di San Ponzio la presenza delle tombe è solo supposta, ma l'ipotesi sembra plausibile, posto che tombe ad incinerazione furono rinvenute anche negli scavi delle fondazioni del monastero francescano di Cimiez17, mentre numerosi resti ossei furono rinvenuti anche nella proprietà Fournier18. Secondo D. Mouchot il limite orientale della città può essere identificato con la curva di livello degli 80 metri19.

Per ciò che concerne il limite occidentale vi è incertezza. Sondaggi condotti in diverse occasioni a ovest dell'anfiteatro e dell'Avenue des Arènes non avevano evidenziato resti di sorta, all'infuori di sporadici frammenti ceramici, peraltro databili al I secolo a.C.20. Si noti che il percorso della suddetta via ricalca quello di un'antica pista indigena di penetrazione verso l'interno. Ulteriori sondaggi condotti rispettivamente da Duval nel 1943, in corrispondenza dell'angolo sud-ovest dell'antico ingresso alla tenuta Cocconato, e da D. Mouchot, allorché si procedette all'indagine del terreno sul quale oggi sorge il nuovo museo di archeologia, confermarono l'idea di un'area non urbanizzata, sfruttata solo in seguito e in parte, allorché si procedette all'edificazione delle terme Ovest21. Il limite occidentale era pertanto identificato ad est di tale via, anzi fu supposto che esso coincidesse con il muro di recinzione delle terme Est22. Tuttavia una comunicazione del 1967 riferisce del ritrovamento di una canalizzazione a ovest del Boulevard de Cimiez, interpretata come una derivazione dell'acquedotto di Mouraille, la quale avrebbe perciò rifornito un ipotetico quartiere a

sud-15 Si veda MOUCHOT 1965, p. 101. 16 Cfr. BRUN 1885 e infra: IV.4.2. 17 Cfr. BESSI J. 1895, p. 7; 18 Si veda BARETY 1908, p. 163. 19 Cfr. MOUCHOT 1965, p. 102. 20 BENOIT 1977, p. 96.

21 Si vedano rispettivamente: DUVAL 1946, p. 96 e MOUCHOT, GAUTHIER 1985, p. 529. 22 Si veda BENOIT 1977, p. 96.

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ovest dell'anfiteatro, peraltro già supposto da Duval23. Non essendo purtroppo possibile precisare ulteriormente tale notizia e quindi non potendo confermare l'esistenza né conoscere la datazione di tale quartiere o villa, ci limitiamo per il momento a menzionare la scoperta, nell'attesa di ulteriori sviluppi delle indagini. Si noti che lo stesso Brun segnala la presenza di costruzioni romane nella villa Héraud, i cui terreni si affacciavano proprio sul lato occidentale dell'Avenue des Arènes24.

Brun riferisce di aver individuato otto tombe, poco ad ovest dell'anfiteatro25. Una tomba ad incinerazione invece, datata alla seconda metà del I secolo d.C., fu rinvenuta a soli 20 metri a sud dell'ingresso di tale edificio, fatto che pone in un certo imbarazzo dal punto di vista della plausibile ricostruzione dell'assetto di tale settore nei primi anni di vita della città romana, nonché della data di costruzione dell'edificio stesso.

Per quanto riguarda il limite meridionale, infine, una necropoli con due tombe della fine del I secolo fu riconosciuta nella zona del "Piol" di Cimiez, precisamente all'angolo di incontro dell'Avenue des Arènes con l'Avenue du Parc Athenée (parcella catastale LI0068)26. E' probabile tuttavia che tale necropoli avesse inizio a partire almeno dall'area dell'Avenue

Torre de Cimella, dove fu rinvenuto un recinto funerario con tombe datate peraltro al II

secolo, e che quindi la città si estendesse a nord di tale via27.

Posto che tombe di I secolo sono presenti in tutte le necropoli menzionate, e considerato che resti di edifici costruiti in tale epoca sono stati riconosciuti in diverse zone della collina, si ha la percezione di una città i cui limiti e le dimensioni massime erano già fissati in tale periodo, e che nel tempo andarono semmai restringendosi.

Dalle indagini emerge, in particolare, l'idea dell'intensa urbanizzazione di cui fu oggetto sin da principio il settore orientale dell'altopiano, ai piedi dell'oppidum28. Ritrovamenti di ceramica più antica furono compiuti, infatti, proprio in questa zona (parcella catastale LK 0081), durante le indagini di emergenza condotte in occasione della costruzione dell'immobile

23 Si vedano: MOUCHOT 1965, p. 101; EUZENNAT 1967, p. 433; DUVAL 1946, p. 92. 24 I terreni della villa sono suddivisi oggi tra le particelle HB055, HB0064, HB0240, HB0242. 25 Cfr. BRUN 1870.

26 Si veda RYGOIR, RYGOIR 1957, tombe n. 1 e 6. Si veda quanto esposto più dettagliatamente in IV.4.3. 27 BENOIT 1977, p. 109.

28 Si tratta delle parcelle catastali comprese tra l'oppidum e la sottostante Corniche Frère Marc, un tempo riunite nelle più estese proprietà da est a ovest, Guilloteau-Fournier, Vivaldi-villa Félicie, Asile Israelite-Fondation d'Essling.

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Villa Jacob. Il terreno pertinente a tale edificio confina a nord con l'attuale Avenue des Roches

Choisies, a ovest con l'Avenue du Général Estienne, a sud con la parcella catastale LK0080, a

est infine con il declivio della collina e la parcella catastale LK0268. Gli scavi misero in luce delle strutture murarie rasate, interpretate come muri di terrazzamento, realizzate intorno agli ultimi anni del I secolo a.C., il cui scopo era quello di limitare la pendenza della zona a sud dell'insediamento ligure. Situati lungo il limite a sud-est del terreno, quindi in prossimità della sponda dell'altipiano, essi erano impiantati a contatto con la roccia ed erano costituiti da due muri paralleli sviluppati in direzione est-ovest per una lunghezza di 14,50 metri, nel settore indagato, e intramezzati perpendicolarmente da tre muri di lunghezza pari a 6,20 metri. A livello delle fondazioni la ceramica rinvenuta presentava frammenti di campana e aretina, non meglio specificati dalle pubblicazioni29. Nella zona a nord-est di tale terrazzo furono identificati i resti di un abitato con segni di occupazione continua, dal I al IV secolo d.C. Furono messe in luce strutture murarie realizzate in "petit appareil" e rivestite di intonaco dipinto, bacini per la raccolta dell'acqua e condutture in piombo. Di tale complesso non furono pubblicate tuttavia indicazioni più precise, né piante corredate di misure: risulta pertanto difficile stabilire il numero dei muri indagati, la loro posizione precisa, il reale ingombro sulla superficie, nonché l'orientamento. Secondo D. Mouchot i resti di porta urbica, identificati da Barety nella stessa zona, devono essere considerati parte di questo sistema di terrazzamenti30.

Nel settore ovest del terreno, confinante come si è detto, con l'Avenue du Général Estienne, fu riconosciuto un complesso termale edificato nel I secolo d.C. e modificato nel secolo successivo31. Tale complesso sorgeva a circa 35 metri dalla suddetta terrazza. Per la sua realizzazione fu necessario procedere ad una sottofondazione dello spessore massimo di 1,37 metri, nei punti in cui la pendenza e i dislivelli del suolo roccioso lo richiedevano. Nonostante D. Mouchot propenda per un uso privato di tale complesso, da connettere all'abitazione identificata con le strutture murarie del settore nord-est descritte sopra32, esso costituisce per ora il più antico esempio di edificio termale finora individuato, posto che i tre grandi complessi Nord, Est e Ovest risultano tutti posteriori. Ci si chiede pertanto se in realtà nella

29 Si vedano: MOUCHOT 1981, p. 60; MOUCHOT, GAUTHIER 1985, pp. 529-530. 30 Si vedano: BARETY 1908, p. 162; MOUCHOT 1972, p. 208 e ibidem fig. 15. 31 MOUCHOT, GAUTHIER 1985, p. 530.

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sua sistemazione primitiva esso non fosse stato concepito per un uso pubblico, considerate anche le limitate dimensioni delle sue sale, e riconvertito solo in seguito ad uso privato, allorché furono costruiti gli altri edifici, più imponenti e più adatti allo scopo. Al di sotto dell'Avenue du Général Estienne, in corrispondenza proprio della scuola, fu rintracciato il percorso di un "cardo" con direzione approssimativamente nord-sud. Tale via si impostava per una parte sopra ulteriori edifici, i cui muri erano stati rasati sino alle fondazioni, datati in base ai reperti ceramici – prevalentemente sigillata A – al I secolo33.

A sud delle strutture sopra descritte furono rinvenuti i resti di numerosi altri edifici. Da Brun apprendiamo che furono identificati, nella zona della Villa Félicie (attuale villa Jacob) i resti di numerose strutture murarie, di un acquedotto con direzione sud e di una struttura con ipocausto34. Quest'ultima è verisimilmente parte del complesso termale indagato durante gli scavi di emergenza citati sopra, mentre per ciò che riguarda l'acquedotto D. Mouchot ritiene trattarsi di un collettore rintracciato più a sud sempre al di sotto dell'Avenue du Général

Estienne e individuato sino all'altezza dell'Avenue Torre di Cimella, per un tratto di circa

settantacinque. Posto che tale collettore risulta indipendente rispetto al percorso del cardo che vi si sovrappone, si è supposto che esso sia opera riconducibile al primitivo assetto urbano35. Sempre nella zona sud della città Barety riferisce dell'esistenza di altri edifici non meglio identificati e di un tempio36.

Tracce di edifici relativi al primo impianto urbano furono riconosciute anche nel terreno della scuola Paule-d'Essling (LK0082). Si tratta di un quartiere abitativo con cisterne annesse, rasato e rioccupato in parte da un'area lastricata impiantatavi nel III secolo37; anche in questo caso le pubblicazioni risultano, tuttavia, molto approssimative: non si conosce l'effettiva estensione del quartiere, il numero delle strutture e delle cisterne rinvenute, né l'orientamento.

Abitazioni di I secolo furono identificate, come si è detto, nell'attuale giardino pubblico (HC0128) e lungo il lato settentrionale dell'Avenue du monastère (HC0136), altre sono tuttora

33 Si veda: MOUCHOT 1972, p. 202.

34 Si vedano: BRUN 1881, pp. 172-173; BRUN 1899, p. 240-243.

35 Il collettore, infatti, non prosegue a nord dell'Avenue des Roches Choisies, dove invece si rintraccia ancora il "cardo". Si veda MOUCHOT 1972, pp. 195-197.

36 Cfr. BARETY 1908, p. 162.

37 Si vedano BENOIT 1964, p. 607; BENOIT 1977, p. 101. L'area lastricata fu poi riconosciuta da D. Mouchot come parte di una strada, probabilmente un "decumano" che metteva in comunicazione i quartieri centrali dell'altipiano con il versante orientale dello stesso. Cfr. MOUCHOT 1972, pp. 205-206.

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visibili in prossimità del limite sud del parco archeologico (LK0001), affacciate sul "decumano"38 meridionale, il cui livello inferiore appartiene allo stesso periodo39. Le abitazioni si trovavano su entrambi i lati del suddetto decumano: tuttavia quelle ubicate a sud di quest'ultimo, attualmente sotto l'Avenue Montecroce, sono state identificate solo grazie alle condutture di scarico che confluiscono nel condotto fognario sottostante la strada40.

Per quanto riguarda i quartieri meridionali è certa la loro urbanizzazione nei secoli successivi al Primo: è assai probabile, infatti, che le strutture riconosciute e riportate da Brun nei relativi resoconti41, siano più recenti, analogamente a quanto emerge per tutti gli altri edifici indagati sull'altipiano: è al di sotto di questi ultimi infatti che fu possibile riconoscere gli edifici di I secolo, rasati in seguito al completo riassetto urbano del III secolo. Gli indizi di una possibile urbanizzazione dell'area meridionale già in questo periodo possono venire, come si è detto, dalla presenza di tombe di I secolo al "Piol", all'estremità meridionale dell'altipiano, e dalla testimonianza di D. Mouchot riguardo ad abitazioni scoperte tra le avenues Salonina e

Torre di Cimella, che in alcuni punti mostravano i resti di costruzioni sottostanti precedenti42.

Una conferma viene anche da una breve comunicazione del 1967, nella quale si afferma il rinvenimento di un quartiere abitativo, rasato sino alle fondazioni, in corrispondenza dell'Avenue Torre di Cimella, con caratteristiche che lo accomunano a quello identificato nella scuola Paule-d'Essling; non sono fornite tuttavia indicazioni sulla ceramica sulla datazione, sull'orientamento e sull'esatta posizione del ritrovamento43. Lo stesso discorso vale per le strutture identificate sull'oppidum stesso: la ceramica individuata nel corso di un sondaggio copre, infatti, il periodo compreso tra il I e il III sec. d.C44.

Numerose erano le infrastrutture di cui la città di nuova fondazione aveva bisogno: strade e

38 I termini decumano e cardo, impropri in un contesto come questo, in cui la città non sembra aver ricevuto una forma di vera e propria orientatio, né fu costituita colonia, vengono qui utilizzati per comodità per indicare rispettivamente vie con andamento est-ovest e nord-sud.

39 Cfr. BENOIT 1977, pp. 26, 107. 40 Cfr. BENOIT 1977, p. 108. 41 Cfr. BRUN 1881, pp. 173-174. 42 Si veda MOUCHOT 1972, p. 203.

43 Si veda EUZENNAT 1967, p. 433: "Avenue Torre di Cimella, 500 m au s. de l'amphithéâtre, mise au jour

fortuite des restes d'un quartier d'habitation comportant quinze arrachements de murs, de constructions semblable à ceux trouvés au s. des thermes et à l'école Paule-d'Essling".

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acquedotti in primis. Nonostante la diversa configurazione urbanistica, messa in atto nel III secolo, i due "decumani", conservati all'interno del parco archeologico, sembrano aver mantenuto lo stesso orientamento primitivo e aver subito un semplice rialzamento nella seconda fase.

Per ciò che riguarda gli acquedotti, messi in opera sicuramente grazie al lavoro della guarnigione militare, il più antico risulta essere quello proveniente da Falicon e dalla sorgente omonima. Esso raggiungeva la cima dell'oppidum e alimentava con maggiore facilità il settore orientale della città: tratti di canalizzazione ipotizzati come appartenenti a tale acquedotto furono riconosciuti nel terreno della scuola P. d'Essling e della villa Jacob45. Da qui la ragione dell'intensa urbanizzazione di cui sembra essere stata protagonista la zona in prossimità della scarpata orientale della collina, dotata, come si è visto, del più antico impianto termale sinora individuato. Il castellum aquae fu riconosciuto all'epoca di Brun in una sorta di ninfeo con fontane ubicato nel terreno della Villa Bellanda (LK0090)46, ma una torre in opera cementizia romana, dotata di cisterne, fu riconosciuta anche nella proprietà Guilloteau, nel luogo dove sorse la"villa supérieur", che la inglobò (LK0323)47.

Ci si chiede se anche l'acquedotto di Mouraille, considerato posteriore al primo, non sia in ogni caso opera del I secolo avanzato, resa necessaria per l'alimentazione della parte centrale dell'altipiano.

Due strutture edificate nel I secolo sono ancor oggi visibili in alzato: l'anello interno dell'anfiteatro ed un muro a contrafforti, riutilizzato nel III secolo come recinzione per il complesso termale Nord. L'ipotesi corrente, a seguito di confronti istituiti con opere simili del mondo romano, rintraccia la funzione originaria di quest'ultima struttura in quella di recinzione per un campo d'addestramento militare. All'interno degli ambienti ricavati tra i vari contrafforti che la compongono sarebbero state allestite, invece, piccole botteghe48.

Ancora nulla si sa circa l'ubicazione del campo militare vero e proprio. Secondo Gayet era stanziato in loco un numero di effettivi pari almeno a 1500 unità, per cui occorrevano almeno

45 Si vedano: BENOIT 1977, p. 40; BRUN 1899, p. 240.

46 Così Guebhard interpreta ciò che è riportato in BRUN 1899, pp. 246-247. Cfr. GUEBHARD 1878, p. 182 e pl. B. Quest'ultimo è riportato nella tavola n. .

47 Si vedano: GUEBHART 1878, loc. cit.; BARETY 1908, p. 163; infra § IV.3.2. 48 Si veda BENOIT 1977, pp. 19-25.

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tre campi con dimensioni comprese tra l'1,2 e l'1,7 ha49. Ci si chiede se la città, che risulta così concentrata verso il lato orientale dell'altipiano, non si sia in realtà adeguata proprio alla presenza di tali campi, e se il successivo riassetto urbano del III secolo non si sia reso necessario per riorganizzare gli spazi un tempo occupati dalla guarnigione, ormai trasferita altrove50.

Connessa con la presenza militare e le sue esigenze fu anche la costruzione dell'anfiteatro (HC0128), di dimensioni assai modeste. L'asse di tale edificio, sin nella sua prima realizzazione, non coincise con quelli dell'assetto urbano. Si è supposto inizialmente che questo fosse l'indizio delle due diverse fasi urbanistiche successive e che l'edificio testimoniasse la fase primitiva. Più verisimilmente i suoi assi riprendono la direzione della via indigena della quale l'Avenue des Arènes ricalca il percorso, grazie alla quale era possibile far defluire la folla. Non è escluso che nella sua impostazione abbia influito anche la stessa conformazione del terreno, caratterizzato proprio in questo punto da roccia affiorante che ancora si vede lungo il lato settentrionale, a est dell'ingresso.

L'ubicazione stessa dell'anfiteatro può in qualche modo suggerire dove ricercare il limite occidentale della città antica. E' possibile infatti che esso sorgesse inizialmente all'esterno del municipio51, come è abitudine soprattutto nei casi di città di nuova fondazione, e che la città si sia progressivamente estesa sino a raggiungerlo. Conferme si avranno allorché saranno condotte indagini nel giardino comunale (HC0128), sede del quartiere abitativo nord, grazie alle quali si comprenderà l'effettiva estensione delle case. Duval propendeva per una sua ubicazione all'angolo nord dell'impianto urbano, ritenendolo quindi parte integrante di quest'ultimo52. Tuttavia è possibile che la scelta dell'ubicazione sia stata dettata ancora una volta dalla topografia del terreno, che meglio si prestava ad ospitare un simile edificio, nonché dalla ipotetica presenza, nelle vicinanze, di un campo militare ad esso connesso.

La città di I secolo attestata in molte zone dell'altipiano sfugge purtroppo ancora ad una completa comprensione. Dai pochi elementi in nostro possesso si delinea l'immagine di un abitato sorto e sviluppatosi a ridosso dell'oppidum preromano, che probabilmente ne costituì una sorta di acropoli, ed esteso in direzione nord-sud. Un problema non poco spinoso riguarda

49 Si veda GAYET 2001, p. 443. 50 Cfr. supra: III.3.2.

51 Così anche BENOIT 1977, p. 27.

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l'identificazione dei possibili assi stradali. Se è chiaro che i decumani, nord e sud, visibili nel parco archeologico, ricalcano il percorso di quelli della fase più antica, diversa è la situazione delle altre strade, che invece si impostano, almeno in parte, sulle rasature di edifici precedenti. Si tratta per la precisione del cardo I e del decumano identificato nel terreno della scuola Paule-d'Essling.

Come avvenisse pertanto la comunicazione tra molte delle zone della città nei periodi più antichi, è un problema che deve essere ancora affrontato e chiarito con maggior precisione.

IV.2.3. La città del II secolo d.C.

La città di II secolo non dispone di grandi testimonianze archeologiche, tanto che si è ipotizzata una possibile "contrazione", dovuta al graduale trasferimento delle coorti in altre province dell'impero, che a partire dal 104-105 d.C. avevano completamente lasciato

Cemenelum53. Non è necessario tuttavia pensare ad un vero e proprio declino, quanto più

probabilmente ad una sorta di assopimento generale, che risulta evidente, e forse anche troppo enfatizzato, dal paragone con i decisi e importanti interventi intrapresi nel secolo successivo. Semplicemente, in questo periodo si continuarono ad utilizzare le strutture del primo impianto urbano, senza cambiamenti di sorta.

All'interno del parco archeologico i recenti lavori di riesame delle strutture hanno portato a riconsiderare, come si è detto, la datazione e le fasi di vita di alcuni edifici. L'Espace S20 ad esempio, riconosciuto oggi come antecedente all'impianto termale Est, che vi si appoggia, mostra numerose fasi d'uso e ristrutturazione, che coprono un periodo compreso tra la fine del I-inizi II secolo ed il VI-VII secolo d.C.54. I livelli d'uso più antichi, e la relativa soglia di ingresso dell'edificio, si trovano ad una quota inferiore rispetto a quella lungo cui corre il decumano di III secolo55, fatto che conferma il rialzamento della strada in quel periodo. Le fondazioni della fontana e della schola sorgono proprio su livelli di I e II secolo d.C., ceramica di tale contesto cronologico fu rinvenuta anche negli strati inferiori delle aree 2A e

53 Cfr. supra: III.3.2.

54 Si veda ARDISSON 2003, pp. 92-98. 55 Cfr. ARDISSON 2003, p. 93.

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2B56.

Per quanto riguarda i muri di recinzione dell'area e la schola, si è notato come la topografia del terreno abbia influenzato ancora una volta le opere di costruzione. Le fondazioni si impostano direttamente a contatto con la roccia che in alcuni punti risulta tagliata allo scopo57. Pertanto è più ragionevole, pensare che nell'opera di riassetto dell'area intrapresa a partire dal III secolo, le costruzioni precedenti, che si dimostravano ancora utili, furono riutilizzate e questo fatto si protrasse con continuità nei secoli, in generale in tutta la città. Nei punti in cui occorreva mettere in atto un programma edilizio più imponente esse furono completamente rase al suolo, ma mentre in certe zone è possibile riconoscerle almeno a livello di fondazione, di esse non resta più traccia nei punti in cui la roccia era più prossima al livello superficiale.

Le abitazioni identificate a nord dell'Avenue du Monastère (HC0136), datate intorno alla fine del I-inizi del II secolo d.C.58, mostrano tracce di incendio e di un successivo abbandono del settore sino al III, allorché le rovine di tali edifici furono rioccupate da alcune sepolture. Il fatto che anche nel III sec. le abitazioni non si spingano più sino a questo punto può voler significare che la città si estese in altre zone, oppure che, una volta partita la guarnigione militare, la popolazione abbia mantenuto proporzioni modeste.

Nell'area a sud dell'oppidum, si notano rifacimenti all'interno del complesso termale, con l'aggiunta di absidi59.

Testimonianze di II secolo sono maggiormente rintracciabili nelle necropoli. Un recinto funerario, in particolare, fu riconosciuto all'angolo tra l'Avenue Torre di Cimella e l'Avenue

Géneral Estienne (lato nord)60. Tale recinto costituisce il punto di riferimento per fissare i

limiti di estensione sud della città. Effettivamente se si analizza l'orientamento dell'Avenue

Torre di Cimella e lo si pone a confronto con quello delle vie a nord di quest'ultima,

sospettate di riprodurre l'andamento delle strade della città antica61, si nota che esso ne differisce sensibilmente. All'interno del recinto furono rinvenute venti tombe caratterizzate dalla diversa tipologia di sepoltura che verisimilmente appartenevano ad una singola famiglia

56 Cfr. GRANDIEUX 2004, pp. 169-170.

57 In particolare ciò è visibile lungo il muro 41. Cfr. GRANDIEUX 2004, p. 24, fig. 18 e p. 169. 58 Cfr. MOUCHOT 1965, p. 101;

59 Si vedano: MOUCHOT 1981, p. 60; MOUCHOT, GAUTHIER 1985, p. 530. 60 Si vedano: EUZENNAT 1969, p. 457; MOUCHOT 1972, pp. 190-195.

61 Per la precisione Avenue Montecroce, Petite Avenue Prince de Gaule, Avenue Salonina. Si veda BENOIT 1977, p. 97.

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di Cemenelum62. Nelle vicinanze di questa tomba familiare furono identificati resti di costruzioni delle quali non fu peraltro precisato il numero, l'orientamento, né la datazione.

Abitazioni con tracce di occupazione di II e III secolo furono rinvenute anche all'altezza dell'Avenue Prince de Gaule, su entrambi i lati di quest'ultima, ma anche in questo caso non si ha nessuna informazione più dettagliata63.

IV.2.4. La città del III secolo d.C.

A partire dal III secolo la città di Cemenelum fu investita da un generale riassetto urbano ed edilizio64. Gli edifici monumentali messi in luce nel corso degli scavi appartengono tutti a questo periodo di rinnovamento. In particolare furono eretti tre complessi termali di poco successivi tra loro, l'anfiteatro fu ingrandito con l'aggiunta di un nuovo anello in muratura65, furono ristrutturate le scholae66

, mentre si rimise in funzione uno degli acquedotti67, infine

furono risistemati gli assi viari, alcuni dei quali costruiti "ex novo". Questo programma fu interpretato a suo tempo come sintomo della ripresa da parte della città del suo ruolo di presidio militare, in concomitanza con le prime preoccupanti invasioni barbariche68.

In realtà nessuna traccia resta a conferma di questa teoria. Non si hanno notizie circa lo stanziamento di milizie in loco, tranne quella della presenza degli Emeriti69, che in ogni caso potevano rivelarsi utili in seno alla città e non alla provincia. Più verisimilmente tale politica fu favorita da una maggiore apertura degli imperatori di allora verso le province, e dalla presenza di governatori ambiziosi e intraprendenti, coadiuvati da decurioni altrettanto impegnati, che sentirono il bisogno di rimodernare una città forse troppo "provinciale" nonostante il suo ruolo.

62 Si vedano: MOUCHOT 1972, pp. 192-195; MOUCHOT 1981, p. 56; infra: IV.4.3. 63 Cfr. MOUCHOT 1972, p. 203; GOUDINEAU 1979, p. 568.

64 Si veda anche § II.3. 65 Si veda infra: § IV.3.6.

66 LAGUERRE 1975, n. 16, p. 29 (supra: III.3.1., p. 102, n. 5); LAGUERRE 1975, n. 71, pp. 115-118 (CIL V, 7904; supra, III.3.3. ).

67 C.I.L. V, 7881; LAGUERRE 1975, n.20/329, p. 37; supra: III.3.1., p. 103, n. 6. 68 Si veda BENOIT 1977, p. 38.

69

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I grandi complessi termali e gli assi stradali, oggi visibili all'interno del parco archeologico, sono i testimoni di questo rinnovamento compiuto su scala generale, nel quale poche strutture precedenti sembrano essere state risparmiate. Appare arduo tuttavia credere che interi quartieri abitativi siano stati spazzati via per costruirne dei nuovi. E' molto più ragionevole pensare che siano state le zone che secondo i nuovi progetti avrebbero costituito aree di uso pubblico ad essere espropriate e riorganizzate. I dati in nostro possesso confermano per il momento questa ipotesi. Per citare qualche esempio, se si considerano gli edifici sorti durante il I secolo lungo il decumano meridionale del parco archeologico, essi mostrano un uso continuo dal I al IV secolo70. E' chiaro che essi furono semplicemente ristrutturati nel corso di tutta la loro esistenza. Lo stesso discorso vale, come si è visto, per l'Espace S2071 che mantenne nel tempo il suo orientamento ed i muri perimetrali, mentre le ristrutturazioni compiute, furono realizzate all'interno.

Per ciò che riguarda il cardo Est, riconosciuto al di sotto dell'Avenue Général Estienne e sotto l'Avenue Bellanda, una moneta raffigurante Giulia Mamea, ritrovata nelle sue fondazioni, permette di datarlo al III secolo d.C. Inferiormente a due tratti di questa strada, all'altezza della scuola Paule-d'Essling furono individuate le rasature di edifici precedenti. Allo stato attuale delle nostre conoscenze non è possibile affermare con certezza se il cardo fu costruito ex novo, come suppose a suo tempo D. Mouchot72, o se l'intervento abbia comportato l'allargamento di una strada precedente a scapito degli edifici più vicini. Si noti, infatti, che tale cardo non fu indagato in tutta la sua larghezza ma solo lungo il lato occidentale. Inoltre, non furono fornite indicazioni più dettagliate a riguardo degli edifici sottostanti. In ogni caso la creazione di una strada con direzione nord si rivelava utile al fine di mettere in comunicazione i quartieri meridionali della città con i complessi termali di nuova costruzione.

La medesima situazione di livellamento di edifici precedenti per la posa di una strada fu osservata al di sotto della scuola Paule-d'Essling. D. Mouchot in una comunicazione riferisce che la pavimentazione stradale si impostava sulle strutture precedenti per un tratto73. Anche in

70 Si veda BENOIT 1977, p. 106-108. 71 Cfr. Supra: § IV.2.3.

72 Si veda MOUCHOT 1972, p. 201-202.

73 "Il apparut très nettement que des habitations avaient été rasées et qu'un dallage s'y était, en partie superposé.

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questo caso ci si chiede se la strada sia stata costruita ex novo, o semplicemente allargata rispetto ad una fase anteriore, venendo così ad occupare spazi in precedenza privati. La domanda è lecita per il fatto che, essendo il settore orientale a sud dell'oppidum urbanizzato fin dal I secolo74, un numero minimo di assi viari dovevano essere presenti fin da principio per garantire la comunicazione in questa zona. Inoltre se si analizza il decumano nord del parco archeologico, anch'esso datato al III secolo, si può osservare che esso mantenne l'andamento di un decumano precedente e che rispetto a quest'ultimo fu semplicemente rialzato ad una quota maggiore. Il decumano sud, invece, sembra risalire, per ora, proprio alla prima fase della città. Di qui l'idea che l'assetto urbano precedente sia stato in qualche modo rispettato e che le strade abbiano subito un'opera di ammodernamento più che di nuovo tracciato. Il diverso orientamento degli edifici sull'altipiano non sembra rispondere, come si è creduto, a epoche diverse, quanto piuttosto alle dimensioni e alle caratteristiche intrinseche di edifici che dovevano adeguarsi ad una topografia del terreno poco duttile.

Una conferma in questo senso si ha osservando come strutture sorte in uno spazio limitato, e appartenenti a contesti cronologici differenti, seguano orientamenti che differiscono per una minima parte gli uni dagli altri. Si noti ad esempio l'orientamento dell'Espace S20: esso differisce rispetto a quello del muro a contrafforti di poco anteriore, è analogo a quello del complesso termale Nord, edificato nel III secolo, ma diverso da quello del complesso termale Est che gli si addossa e che fu edificato intorno alla metà dello stesso secolo. Il diverso orientamento degli edifici non sembra avere legami con le fasi urbane.

Si ha l'impressione che la città abbia voluto liberarsi da una condizione di ristrettezza iniziale, che forse le fu imposta dalla presenza di strutture militari ormai inutili.

Si è rilevato, e si ribadirà ulteriormente nel corso di questo lavoro, il fatto che gli edifici e le infrastrutture di Cemenelum subirono costantemente, all'atto della fondazione, il condizionamento del terreno, caratterizzato da affioramenti rocciosi e a variazioni di pendenza spesso notevoli. Tale condizione è stata nuovamente posta all'attenzione in occasione dell'analisi del settore a sud delle terme Est. E' stato notato, infatti, come il muro 41, per la realizzazione del quale si procedette al taglio della roccia, espleti la funzione di muro di contenimento tra un settore posto a quota superiore, quale è quello delle abitazioni a

que, sur les dalles, on rencontrait surtout le type D". Cfr. MOUCHOT 1972, p. 204.

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sud del parco archeologico, e la zona retrostante più bassa rispetto a quest'ultimo75. Tale situazione, unita a quella del cardo Est, caratterizzato da un particolare andamento sinuoso, e infine a quella della zona sud orientale dell'altipiano, nella quale furono messi in opera numerosi terrazzamenti, concorrono a confermare l'ipotesi di una città in cui fu difficile mantenere una rigorosa organizzazione ortogonale e suddivisione degli spazi.

Abbiamo già ricordato il fatto che la città si restrinse lungo il lato settentrionale, che venne gradualmente occupato dal prolungamento della necropoli nord, sino all'Avenue du

Monastère. Per il resto tutti i settori a meridione di questa via hanno mostrato tracce di

occupazione riferibili a questo secolo sino all'Avenue Torre di Cimella. Immediatamente a nord della villa des Arènes furono individuati i resti di costruzioni non meglio identificate il cui primo impianto risale proprio a questo secolo.

Il primo complesso termale messo in cantiere, all'inizio del secolo, fu quello delle terme Nord, che venne impostato sui resti di un grande edificio precedente. Le terme venivano a trovarsi in una zona depressa rispetto al settore settentrionale retrostante. All'angolo nord-est del complesso fu identificata una scala di accesso che metteva in comunicazione l'edificio con un decumano, ubicato immediatamente a nord dell'attuale terrazzamento che divide il parco archeologico dal giardino comunale76. Tale decumano correva, secondo gli studiosi, ad una quota di 2 metri sopra il piano su cui erano costruite le terme, per congiungersi con il cardo Est che risaliva l'altipiano.

Intorno alla metà del secolo fu intrapreso il nuovo cantiere delle terme Est, a sud delle quali furono edificate anche una fontana, e addossata a quest'ultima, una schola. E' assai probabile che il forno per calce messo in luce a occidente di quest'area (2A)77 sia anch'esso riconducibile a questa fase cronologica e che la sua attività si sia svolta proprio in relazione al cantiere delle terme78.

Proseguendo in direzione sud, furono individuati nel corso delle indagini di emergenza, al di sotto dell'immobile Serena, a sud dell'Avenue Salonina (LK0013, edificio 19764), i resti di

75 Cfr. GRANDIEUX 2004, pp. 24-25. 76 Si vedano: EUZENNAT 1969, p. 457

77 Cfr. BENOIT 1977, p. 105. Secondo lo studioso si trattava invece di un impianto tardivo, realizzato in occasione dello smantellamento e del riutilizzo del materiale costruttivo proveniente dagli edifici.

78 Cfr. JANNET-VALLAT, in Atti del Convegno Internazionale di Albenga (Albenga città episcopale. Tempi e

dinamiche della cristianizzazione tra Liguria di Ponente e Provenza. Albenga, 21-23 settembre 2006), di

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un'altra schola e di altri edifici non meglio specificati. La schola fu datata agli inizi del III secolo, in base al confronto con la tecnica edilizia delle terme Nord79.

Il limite occidentale, stando ai dati forniti dai sondaggi, correva ancora immediatamente a ovest delle terme Nord e Est80. Esso fu spostato più a occidente quando, intorno alla fine del secolo si mise in cantiere la realizzazione del complesso termale Ovest, forse destinato all'utenza femminile allorché fu stabilito ufficialmente che donne e uomini dovevano utilizzare complessi separati. In questo periodo è verisimile che le terme identificate al di sotto della villa Jacob esercitassero una funzione privata81. Nella zona a est di quest'ultimo edificio il terrazzamento creato nel I secolo fu ampliato con l'aggiunta di un ulteriore muro a sud82. A nord di questo settore, verisimilmente nel terreno della scuola Paule-d'Essling, Brun riferisce che fu rinvenuto un edificio con caratteristiche riconducibili ad una scuderia83. Secondo l'erudito essa poteva conservare almeno sei, otto cavalli. Un frammento di pietra, rinvenuto nello strato di rimaneggiamento durante le indagini del cardo Est (I), ha permesso a D. Mouchot di concedere un maggior beneficio di dubbio a tale notizia. Si tratta di un blocco che secondo la studiosa permetteva di attaccare i cavalli all'angolo dei muri84.

Riportiamo qui la notizia dell'esistenza di tale scuderia, sebbene non si conosca la data di tale edificio, oltre al fatto che la notizia in sé non può essere confermata. E' possibile tuttavia che esso fosse in ogni caso in piedi nel III secolo (in fase di riutilizzo se anteriore, oppure come costruzione ex novo). Non possiamo spingerci oltre semplici ipotesi.

L'ampliamento dell'anfiteatro, comunemente attribuito a questo secolo ma in attesa di conferme mediante un attento riesame, dovette fare i conti con la presenza, più a sud dell'edificio, dell'acquedotto di Mouraille. Il nuovo anello in muratura venne a cadere sopra una parte del condotto sotterraneo, fatto che dimostra l'anteriorità dell'acquedotto stesso rispetto all'epoca di questa ristrutturazione.

Per ciò che concerne le necropoli è interessante notare che in questo secolo venne sempre più utilizzata, in particolare da parte dell'elite cittadina e dai funzionari, la necropoli

79 Si vedano: GOUDINEAU 1977, p. 508; MOUCHOT 1981, p. 58. 80 Su tale questione si veda anche III.2.2.

81 Cfr. MOUCHOT 1981, p. 60; MOUCHOT, GAUTHIER 1985, p. 530. 82 Cfr. MOUCHOT 1981, p. 60.

83 Si veda BRUN 1899, p. 242. 84 Si veda MOUCHOT 1981, p. 200.

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189

suburbana di San Ponzio. Proprio dall'abbazia proviene, infatti, il maggior numero di epigrafi riconducibili ai notabili della città, che sono appunto attribuite a questo secolo.

IV.2.5. La città del basso impero

Con lo spostamento della sede amministrativa a Embrun, intorno alla fine del III secolo, ed il trasferimento dell'apparato burocratico e dei suoi funzionari, venne certamente formandosi un vuoto all'interno della città. In particolare vennero a mancare molti dei promotori, finanziari e non, grazie ai quali era stato possibile ristrutturare e mantenere gli edifici pubblici. Questi ultimi, rappresentati in primis dai tre grandi complessi termali, divennero probabilmente troppi. Tale motivo spiegherebbe apparentemente il perché del riutilizzo del complesso termale ovest come chiesa paleocristiana, intorno alla metà del IV secolo. In realtà non si capisce perché utilizzare proprio questo edificio, che non solo era il più recente ma, era stato in funzione per un tempo davvero limitato. Forse il luogo si rivelava indicato per la sua posizione periferica? Oppure per le limitate dimensioni delle sue sale rispetto agli altri due edifici, che insieme si rivelavano adeguati a soddisfare le esigenze cittadine? L'edificio già versava in cattive condizioni? Così era secondo Benoit. La prosecuzione delle indagini permetterà di chiarire questi aspetti. La cattedrale di Cemenelum fu orientata in direzione est-ovest occupando, in senso trasversale, tutte le sale dell'edificio precedente. L'area a sud dell'edificio costituì il terreno per lo sviluppo del cimitero pertinente alla chiesa.

Un'attività di produzione del bronzo fu impiantata al centro dell'area a sud delle terme orientali, tra la fontana ed il muro 5885. Le ceramiche utilizzate all'interno dell'attività sono riconducibili al IV-V secolo86. Il forno pertanto sembra legato ad una fase di cessazione dell'attività pubblica del quartiere e di appropriazione dello spazio da parte di privati a fini economici.

A partire dalla seconda metà del IV secolo si nota la tendenza a seppellire i defunti non più solo nelle necropoli, ma all'interno dell'impianto urbano stesso. Un sarcofago ad acroteri fu rinvenuto anche ad ovest della schola sud (angolo nord-ovest della parcella catastale

85 Si vedano: GOUDINEAU 1971, p. 462; GOUDINEAU 1973, p. 567; GRANDIEUX 2004, pp. 29-30. 86 Cfr. GRANDIEUX 2004, p. 30.

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LK0013)87. Una sepoltura alla cappuccina fu ugualmente rinvenuta a nord dell'Avenue

Salonina in connessione con strutture abitative (LK 0007, edificio 19690)88.

Le terme identificate sotto la villa Jacob furono abbandonate, secondo D. Mouchot, intorno alla seconda metà del IV secolo. Nessuna costruzione o atto di reimpiego fu riconosciuto posteriormente a questa fase. Ci si chiede tuttavia se anche in questo caso un'analisi più attenta dei frammenti ceramici e della documentazione non possa modificare tale data.

Successivamente all'abbandono della schola, nell'area a sud delle terme Est (attuale secteur 1), al di sopra di un buono strato di interro furono deposti i corpi di quattro defunti. Le sepolture furono supposte appartenere al V secolo89.

Nonostante questo lento degrado e impoverimento, la vita sembra essere continuata sino al VII secolo. Lo dimostrano frammenti ceramici riconosciuti tra il materiale rinvenuto all'interno del complesso termale nord90 e soprattutto all'interno delle strutture individuate a nord-est della Villa des Arènes91. Ceramica di tale periodo è stata riconosciuta recentemente durante il riesame dei materiali provenienti dall'Espace S2092 e dall'area a sud delle terme93. Infine lo conferma il ritrovamento di un tesoro di monete di epoca merovingia94.

La necropoli di San Ponzio fu ampiamente utilizzata come necropoli ancora nel V secolo. Purtroppo nulla ancora è possibile dire a riguardo delle fasi evolutive che interessarono i quartieri a sud del parco archeologico. Possiamo supporre che la popolazione, in calo rispetto ai secoli precedenti, si sia raggruppata intorno alla cattedrale. Speranze di poter individuare dati concreti su questo periodo, e sulle modalità di abbandono di Cemenelum, sono riposte nei confronti delle future indagini all'interno del giardino comunale.

87 Si vedano: GOUDINEAU 1979, P. 568; MOUCHOT 1981, p. 58. 88 Si vedano GOUDINEAU 1975, p. 568; MOUCHOT 1981, p. 58. 89 Cfr. BENOIT 1977, p. 105.

90 Cfr. JANNET-VALLAT, in Atti del Convegno Internazionale di Albenga (Albenga città episcopale. Tempi e

dinamiche della cristianizzazione tra Liguria di Ponente e Provenza. Albenga, 21-23 settembre 2006), di

prossima pubblicazione. 91 Si veda GALASSI 1999, p. . 92 Cfr. ARDISSON 2003, p. . 93 Cfr. GRANDIEUX 2004, p. .

94 Si vedano: MOREL-FATIO – CHABOUILLET 1890 citati da LATOUCHE 1925, p. 340; BENOIT 1977, p. 161, n. 3.

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IV. 3. LE GRANDI INFRASTRUTTURE

Dopo aver cercato di ricostruire sommariamente lo sviluppo e l'evoluzione topografica della città, passiamo a descrivere le infrastrutture più importanti di cui essa fu dotata.

Tra i vari complessi di cui l'altipiano di Cimiez ha lasciato traccia, pressoché nessuno è riconducibile all'ambito amministrativo e religioso. Ancora nulla si sa riguardo all'ubicazione del foro, dei templi, delle basiliche. Anche i resti relativi alle strutture militari sono riconoscibili con difficoltà. L'importanza della città è testimoniata, a livello monumentale, solo dai tre grandi complessi termali. Per il resto, le notizie sul suo ruolo all'interno dell'impero e sulla sua prosperità sono desumibili dalle fonti epigrafiche che la città ha restituito in gran copia.

Attenzione particolare meritano le grandi vie extraurbane che ad oggi sembrano essere la causa determinante della prosperità del centro urbano, e che una volta trascurate a vantaggio della via marittima concorsero a causarne il declino.

IV.3.1. La via Iulia Augusta

Questa grande arteria di comunicazione fu messa in opera da Augusto subito dopo la pacificazione delle Alpi. I suoi miliari più antichi datano appunto al 13 a.C. e coprono un percorso che va dal fiume Trebbia (Piacenza) sino al corso del Var. Attraversato tale fiume, infatti, cambia la numerazione dei miliari: da Roma al Var essi riportano la distanza rispetto all'urbe, in Narbonese la distanza espressa è quella relativa al centro amministrativo più importante. Nonostante la sua messa in opera, le fu tuttavia preferita spesso la via marittima, soprattutto a partire dal basso impero.

Siamo a conoscenza di almeno due restauri successivi, testimoniati dai relativi miliari. Il primo data al principato di Adriano, il secondo all'epoca di Caracalla. Due miliari con la titolatura dell'imperatore Costantino furono rinvenuti in reimpiego nella città di Nizza95, ragion per cui si potrebbe pensare che sotto tale imperatore sia avvenuto un ultimo restauro della via. Tuttavia le iscrizioni sono incomplete, manca il numero di riferimento della distanza

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e quindi è incerto se essi possano effettivamente attribuirsi alla via Iulia Augusta testimoniandone pertanto un ulteriore restauro.

Da Piacenza sino a Dertona la strada coincideva con il percorso della Postumia; da

Dertona a Vada Sabatia con quello della Via Aemilia Scauri. Procedendo lungo la costa essa

toccava i municipi di Albingaunum e Albintimilium. Dopo aver seguito un tracciato costiero sino all'insediamento di Lumone, all'altezza del Cap Martin, nell'odierno comune di Rocquebrune-Cap Martin, essa allora piegava verso nord e risaliva in quota sino a raggiungere il Trofeo delle Alpi, nell'odierno comune di La Turbie. Giunta in cima al colle, essa ne seguiva il pendio nord e discendeva sino a raggiungere il fiume Paglione (Tav. 31).

Tratti dell'antica strada e numerosi miliari ad essa pertinenti furono rinvenuti a mezza costa lungo il vallon de Laghet. Un tratto "in situ" dell'antica pavimentazione fu riconosciuto in occasione dei lavori della rete autostradale in prossimità del casello di La Turbie. La strada mostrava un battuto molto povero ricoperto di ciottoli pestati (una sorta di glarea) e muri di sostenimento lungo tutto il percorso riconosciuto96. Le copie dei miliari 606 e 607 ancora indicano il percorso all'altezza del significativo toponimo "Peira longa" e dell'antica cappella

St. Pierre97. Da quest'ultimo punto nascono numerose incertezze circa il reale percorso della

via. Secondo Barety essa discendeva sino all'odierno agglomerato di La Trinité, nel quartiere

Roma, dal nome altrettanto evocativo. Di qui essa avrebbe attraversato il Paglione e passando

per la piana dell'Ariane avrebbe raggiunto l'altipiano di S. Ponzio per tendere definitivamente verso Cemenelum.

L'erudito ipotizzò che essa potesse seguire la curva di livello dei 100 metri lungo il versante orientale della collina di Cimiez per sbucare all'altezza delle Roches Choisies, dove aveva identificato i resti di una porta e di una pavimentazione stradale in basoli, durante i lavori di apertura della via omonima98. In un secondo tempo però, in un lavoro interamente dedicato alla ricostruzione del percorso delle vie romane, egli concluse che il tracciato della strada, che all'altezza di San Ponzio passava sotto il convento omonimo, seguisse poi quello di un antico sentiero che dall'abbazia metteva in comunicazione con il convento francescano di

96 Si veda MOUCHOT 1981, p. 61.

97 La quota della strada in questo punto toccava le curve di livello dei 360, 370 metri. Si vedano: BARETY 1900a; BARETY 1900b; BARETY 1910.

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Cimiez99. Tale sentiero, chiamato dai nizzardi Lou Camin Caladat, e riportato come unica pista di raccordo anche nel catasto del 1812, è in funzione tuttora sotto forma di scalinata. Esso è tagliato a circa metà del suo percorso proprio dall'Avenue de la Voie Romaine la quale, seguendo un percorso più lungo e fatto di tornanti, giunge infine sull'altipiano incontrandosi proprio con la parte terminale del sentiero. All'epoca di Barety questo sentiero era largo almeno 2,50 metri.

Tale ipotesi trovò conferma, secondo D. Mouchot, nelle indagini condotte all'interno della cosiddetta necropoli nord, dove furono trovate la tombe dei soldati delle coorti dei Getuli e dei Liguri (sezioni HC0125-HC0126). Le stele delle sepolture, nonostante la posizione di giacitura secondaria dovuta agli effetti di un terremoto, dovevano essere rivolte significativamente in direzione nord-est – sud-ovest e costeggiare la strada. Esse avevano quindi grande importanza nell'indicare sia la posizione che la direzione della strada100.

Tuttavia incertezze nascono riguardo al possibile passaggio della via al quartiere Roma, che obbligherebbe la stessa a dover attraversare numerosi corsi d'acqua: il ruscello di Laghet, il Paglione alla Trinité, e la Banquière all'altezza di Merindol, punta estrema dell'Ariane. Per ciò che concerne quest'ultima zona, pianeggiante, essa risulta essere formata da apporti detritici del Paglione in fase di piena, quindi occorre pensare ad una repentina risalita della strada lungo il pendio, al fine di evitare le occasioni di piena del fiume. Infine, il percorso identificato da Barety per raggiungere il quartiere Roma dal tratto viario riconosciuto, risulta secondo alcuni troppo ripido101. Un'altra ipotesi pertanto propone di far arrivare la strada all'altezza della Chapelle du Bon Voyage, a sud dell'attuale viadotto autostradale, la quale risulta ubicata lungo l'antica via che da Nizza conduceva a Torino. Attraversato in questo punto il fiume essa avrebbe potuto iniziare la sua salita lungo il crinale e raggiungere così San Ponzio. Tale crinale oggi risulta completamente mutato rispetto al pendio originario per il fatto che nei secoli scorsi fu utilizzato come cava di estrazione. Se la strada passava lungo tale versante, essa oggi è completamente scomparsa.

Per ciò che riguarda il Camin Caladat, anch'esso risulta, in alcuni tratti, leggermente troppo ripido (Tav. 32, fig. 73). Ipotizzando che anch'esso non ricalchi del tutto fedelmente il

99 Cfr. BARETY 1910, p. 13. Così ricostruisce, nonostante l'opera non sia priva di inesattezze, anche DALMASSO 2003, pp. 70-75. Inoltre si veda il sito web: Archeo Alpi Maritimi.

100 Si vedano: MOUCHOT 1965, p. 100; BENOIT 1977, p. 110. 101 Cfr. Archeo Alpi Maritimi.

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percorso della via Iulia, e che abbia subito interri e modificazioni nel corso dei secoli, il tragitto della strada da San Ponzio a Cimiez può essere ricostruito come segue: la via avrebbe seguito un tratto tra la curva di livello dei 60 metri e dei 70 metri, passando sotto gli attuali padiglioni dell'ospedale Pasteur; di qui il suo percorso può essere ipotizzato sotto parte dell'Avenue de la Voie Romaine per poi proseguire più o meno sotto il Camin Caladat. Nei pressi dell'altipiano possiamo pensare che essa abbia nuovamente coinciso con il tratto finale della Voie Romaine. Si è spesso voluto riconoscere la via Iulia nella "strata publica qui vadit

ad monasterio Sancti Poncii"102, fatto che confermerebbe il passaggio della strada proprio in

questa zona.

Supponendo che la strada giungesse sull'altipiano all'incirca in corrispondenza dell'Avenue

du Monastère, nuove incertezze nascono riguardo alla prosecuzione del percorso in direzione

del Var. Anche in questo caso esistono almeno tre teorie al riguardo. La prima nata in seno a Barety, e seguita anche da D. Mouchot e Benoit, riteneva che il tracciato corresse all'incirca sotto l'Avenue du Monastère per incontrare l'Avenue des Arènes e di qui piegasse verso nord coincidendo con l'attuale Chemin de la Galère, lungo il quale furono trovate alcune tombe ed un mausoleo in muratura103. Attraverso il quartiere del Ray e di St. Roman de Bellet la via avrebbe raggiunto il Var, che avrebbe attraversato in corrispondenza del cosiddetto "gué de

Gattière", per tendere definitivamente in direzione di Vence104.

L'ultima ipotesi, suggerita da P. Arnaud, ritiene che la strada da Cemenelum piegasse direttamente verso il mare, in prossimità del quale, coincidendo con l'attuale Rue de France, avrebbe seguito la costa sino al Var105. Lo studioso tuttavia non chiarisce quale sia nella sua visione il probabile percorso seguito dalla strada da Cimiez al mare. Possiamo pensare che essa si impostasse al di sopra dell'antica pista celto-ligure ricalcata dall'Avenue des Arènes. Tale ipotesi nasce dalla considerazione che il passaggio attraverso le varie colline di Nizza, come suggerito nelle ricostruzioni precedenti, risulterebbe molto tortuoso e ricco di saliscendi, oltre che costretto a superare numerosi ruscelli106. Inoltre il percorso lungo la via costiera fu

102 Cfr. DE PIERLAS - SAIGES 1903, p. 5, III; supra II.1., p. 19. 103 Si vedano: MOUCHOT 1965, p. 25; BENOIT 1977, pp. 115-116. 104 Cfr. BARETY 1910.

105 ARNAUD P. 2004a, pp. 426-427. Si noti che tale strada è in comunicazione con la rue Defly, l'antica rue de l'Empeyrat, che al dire di Brun significa "via lastricata" (BRUN 1875, p. 217).

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riconosciuto come probabile anche da Barety, seguito da Dalmasso, ma in relazione alla via

Aurelia. Arnaud ha dimostrato che in realtà la via Aurelia e la via Iulia coincidono con la

medesima strada e che il nome Aurelia è semplicemente il nome scelto dall'anonimo compilatore dell'Itinerarium Antonini, nel IV sec. d.C., per indicare tutta la strada costiera che da Roma conduceva ad Arles107. Per concludere, l'attraversamento del fiume Var in direzione di Antipolis è comunemente individuato in prossimità della foce "à l'emplacement du gué de

Saint-Laurent"108.

Possiamo credere che la via identificata da Barety potesse costituire in ogni caso una via di comunicazione più diretta tra Cemenelum e Vence oppure tra la città ed il corso superiore del Var, improntata sempre in epoca romana. Ma la via Iulia Augusta aveva il compito principale di servire da raccordo nella comunicazione tra la penisola italica, la Gallia e la Spagna. E' quindi ragionevole supporre che la via, superati gli ostacoli costituiti dalla catena montuosa, essa cercasse di guadagnare nuovamente il mare.

Non entro nei dettagli della ricostruzione dei vari percorsi, essendo per me preminente in questa sede cercare di capire come si esplicasse il sistema viario all'interno di Cemenelum e come esso condizionasse il posizionamento degli edifici stessi, pubblici "in primis".

Purtroppo, come si è detto, molte sono le incertezze proprio in corrispondenza della città. Se la strada seguiva in parte il percorso dell'Avenue du Monastère, è ragionevole chiedersi se essa potesse costituirne uno dei decumani (quello più settentrionale?).

Allo stato attuale delle ricerche, gli edifici pubblici sembrano collocarsi con maggiore probabilità nei settori meridionali della città. Occorre pertanto pensare ad una viabilità che permettesse di raggiungere facilmente tali quartieri. Partendo dal presupposto che invece la via attraversasse la città, è allettante l'idea che essa potesse coincidere con il cardo Est, verso il quale tendono i decumani riconosciuti nel parco archeologico ed il decumano della scuola Paule-d'Essling.

Passare invece in prossimità dell'anfiteatro, aveva il vantaggio di far immettere direttamente sulla strada le folle provenienti da quest'ultimo, senza intasare le vie urbane vere e proprie.

Anche in questo caso le indagini all'interno del giardino comunale potranno forse sciogliere qualche dubbio.

107 ARNAUD P. 2004a, pp. 423-424; ARNAUD 2004d, p. 217. 108 ARNAUD P. 2004a, p. 426.

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A me sembra che non si possa scartare comunque l'ipotesi di una strada passante lungo il versante orientale dell'altipiano. Questa ipotesi gode di considerazione anche presso D. Mouchot, la quale si chiede se i resti del decumano, riconosciuto da Barety e da lei stessa nella zona delle "Roches Choisies", non possano davvero appartenere al tratto finale della strada, che pertanto si sarebbe inserita in città in questo punto109. Tutto il versante orientale dell'altipiano oggi completamente terrazzato e urbanizzato ha mostrato segni di occupazione romana sino almeno alla Corniche Frère Marc110. Proprio quest'ultima via merita attenzione. Essa ha inizio nel punto in cui l'Avenue de la Voie Romaine piega a tornante per risalire verso Cimiez. Sino a questo punto quest'ultima via mostra una pendenza lieve, adatta ad essere percorsa dai carri. I vari terrazzamenti che caratterizzano il versante orientale di Cimiez, oggi hanno cancellato la situazione originaria del pendio, ma secondo me non sarebbe azzardato ipotizzare che la via proseguisse verso l'altipiano proprio sopra l'attuale Corniche. Raggiunta la parte meridionale dell'altipiano, la via avrebbe potuto ridiscendere verso Nizza, magari ricongiungendosi con il tratto meridionale del cardo I e poi della via celto-ligure, che dalla costa risaliva verso l'anfiteatro. La presenza della strada sul fianco orientale spiegherebbe in parte il perché della sensazione di assiepamento della città proprio lungo questa linea, nonché la presenza di così tanti decumani che avrebbero perciò teso ad essa. Si noti che all'altezza dell'incrocio con la Corniche Frère Marc alcuni blocchi di calcare tagliato, tra cui un blocco di pietra che ha notevoli somiglianze con quelli identificati lungo i marciapiedi del cardo I e del decumano III, sono riutilizzati nel muro di sostenimento dell'Avenue de la Voie Romaine. Tale constatazione tuttavia non può essere probante posto che molti dei blocchi appartenenti alla città di Cemenelum furono utilizzati nei secoli per la costruzione dei muri di terrazzamento, come apprendiamo da Bertolotti111. Ma il passaggio di una via lungo questa zona permetterebbe di tagliare le curve di livello assai più gradatamente ed in maniera più conforme a quanto si addice alle strade antiche, rispetto a quanto accade invece per il Camin

Caladat.

Un'ultima considerazione merita nuovamente l'atto di donazione di Odila del 1010112. Posto che all'atto di fondazione del monastero francescano a Cimiez nel 1350 esso fu costruito

109 Si veda MOUCHOT 1972, p. 206. 110 MOUCHOT 1972, p. 208.

111 Si veda BERTOLOTTI 1834, p. 141, riportato anche in AUDOT 1838, p. 13. 112 Cfr. DE PIERLAS - SAIGES 1903, p. 5, III.

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sopra una cappella dedicata alla Vergine, che da tempi assai antichi apparteneva all'abbazia, si può credere che anche questa parte di terreno facesse parte della donazione. La strada publica che raggiungeva San Ponzio poteva quindi trovarsi lungo il pendio orientale e provenendo dalle Roches Choisies dirigersi verso l'abbazia, ma allorché l'altipiano divenne proprietà di quest'ultima fu verisimilmente creato un sentiero di più rapido percorso e questo sentiero concise con il Camin Caladat. Posto che l'accesso all'altipiano avveniva quasi esclusivamente dall'abbazia di cui era proprietà, è ragionevole pensare che il tratto di strada che invece raggiungeva il fronte meridionale della collina sia col tempo caduto in disuso e abbandonato.

Siamo tuttavia ancora lontani da una conclusione risolutiva.

IV.3.2. La viabilità urbana

La viabilità urbana risulta fortemente condizionata dalla topografia dell'altipiano. I decumani individuati non mantengono lo stesso orientamento, ma differiscono leggermente gli uni dagli altri. Si è ipotizzato che ciò sia dovuto alle diverse fasi costruttive di cui la città fu oggetto. L'ipotesi è ragionevole, ma analizzando il decumano a nord del parco archeologico e il suo rapporto con le strutture circostanti si ha l'impressione che la situazione sia più complessa113.

Posto che non è chiaro se al di sotto dell'Avenue du Monastère corresse una delle strade cittadine, magari la via Iulia Augusta nel suo percorso urbano, il primo decumano a sud di quest'ultima è attualmente riconosciuto in corrispondenza dell'attuale terrazzamento tra giardino comunale e parco archeologico (decumano III, S53). Caratterizzato da un andamento grossomodo nord-ovest – sud-est, esso si trovava circa 2 metri al di sopra del complesso termale Nord e comunicava con quest'ultimo attraverso una scalinata. In direzione est esso incontrava verisimilmente la prosecuzione del cardo Est, mentre in direzione ovest esso raggiungeva molto probabilmente l'ingresso meridionale dell'anfiteatro.

A sud delle Terme Nord fu riconosciuto un altro decumano, (decumano I, S48)114, che

113 Si veda supra: IV.2.4., p. .

114 Si noti che i numeri dati ai ecumeni non seguono quelli dati da BENOIT 1977, che numera solo i due decumani all'interno del parco archeologico,

Riferimenti

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