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A 8. Discussione

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Academic year: 2021

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Capitolo 8 - Discussione

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8. Discussione

mbedue le metodiche utilizzate per l’isolamento dei fagi di B. fragilis e dei colifagi somatici nei mitili sono risultate di pratico impiego e molto sensibili.

La sensibilità delle metodiche utilizzate è evidenziata dall’isolamento di fagi dai mitili provenienti dalla stazione 0 di partenza, considerata la meno inquinata. Nel contempo la specificità dei risultati è confermata dal fatto che nella stazione 5, sito posto in area protetta a basso impatto antropico, non sono stati isolati fagi.

Il metodo utilizzato per l’isolamento di colifagi somatici risulta rapido e di facile esecuzione. La ricerca di colifagi viene fatta prelevando direttamente il surnatante dell’omogeneizzato di mitili, ed utilizzando diluizioni scalari di questo si può determinare, in tempi brevi, il titolo dei fagi presenti nella matrice.

Per l’isolamento dei fagi di B. fragilis, l’arricchimento è necessario per ottimizzare la sensibilità del metodo. Eseguendo la titolazione sui campioni di omogeneizzato risultati positivi all’arricchimento si è dimostrato, che nella maggior parte dei casi, a causa del basso titolo virale, in mancanza di tale test di arricchimento, la presenza del fago non potrebbe essere svelata [21].

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Capitolo 8 - Discussione

_________________________________________________________________ 66 Lo stipite di B. fragilis RYC 2056 permette di isolare uno spettro ampio di fagi presenti nelle acque a seguito di contaminazione fecale di origine umana e/o animale [24]; mentre lo stipite di B. fragilis HSP 40 permette di isolare uno spettro più ristretto di fagi da contaminazione fecale quasi esclusivamente di origine umana [30, 31, 32, 25].

Le differenze riscontrate negli isolamenti di fagi con i due stipiti rivelatori di Bacteroides fragilis sono in accordo con quanto osservato da altri autori [36, 25].

Nonostante che lo stipite RYC si confermi come lo stipite di scelta per il suo ampio spettro di sensibilità, l’impiego in parallelo dei due stipiti batterici sugli stessi campioni può fornire informazioni supplementari sull’origine della contaminazione, utili ai fini della valutazione del rischio di presenza di virus enterici umani.

La frequenza dei colifagi, risultata statisticamente significativa, e più alta rispetto a quella dei fagi di B. fragilis e dei virus, potrebbe indurci a considerarli dei probabili indicatori di contaminazione. Gli ospiti naturali dei colifagi somatici comprendono, oltre a Escherichia coli, altre specie batteriche ad esso correlate. Alcune di queste possono essere presenti in acque non contaminate, così che, in via del tutto eccezionale, i colifagi somatici possono anche moltiplicarsi nell’ambiente.

Per questo motivo perdono valore come potenziali indicatori di contaminazione [21]. Il rilevamento della presenza di colifagi somatici infatti,

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Capitolo 8 - Discussione

_________________________________________________________________ 67 indica a sua volta, la presenza di contaminazione che rimane, però, di origine sconosciuta se non associata alla ricerca di altri indicatori.

L’assenza di colifagi somatici, al contrario, mostra che non esiste contaminazione né da E. Coli, né dalle altre specie batteriche ad esso correlate.

Anche la più alta frequenza di fagi di B .fragilis rilevata rispetto a quella dei virus è risultata statisticamente significativa.

Pertanto, considerando che i fagi di B. fragilis RYC 2056 forniscono informazioni più attendibili dei colifagi sul rischio di presenza di virus enterici nei mitili [33, 34, 35,25], la metodica usata per l’isolamento dei primi può essere considerata idonea per una sua applicazione nei controlli di routine.

L’impiego dei colifagi somatici come indicatori non può, da solo, dare un’idea della contaminazione da virus enterici, se non associato alla ricerca di fagi del B. fragilis.

Sulla situazione di contaminazione delle diverse stazioni di studio, l’esame complessivo dei dati relativi alla presenza di fagi e virus dimostra che la stazione 4 è risultata di gran lunga la più contaminata, seguita dalle altre in diversa misura rispettivamente stazione 1, 3 e 2 con esclusione della stazione 5.

Il metodo può essere pertanto utilizzato, per valutare i diversi gradi di contaminazione fagica in situazioni di campo.

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