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LEZIONE 1A - GLI STATI EMOZIONALI DELL ANSIA E DEL PANICO NELLA NORMALITA E NELLA PSICOPATOLOGIA

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L’Ansia

Stato emotivo caratterizzato da una sensazione di apprensione e di preoccupazione, accompagnata da tensione sia corporea che da

aumentata vigilanza, per qualcosa di spiacevole che potrebbe accadere.

➢ Parte integrante del sistema della paura in quanto è utile come reazione ai pericoli attuali e potenziali.

➢ Emozione «preventiva» in quanto rivolta verso il futuro.

➢ È detta anche “paura senza oggetto” in quanto è una risposta ad una minaccia generica, indefinita e non ben riconosciuta.

(3)

L’Ansia

➢ Fa quindi parte di un meccanismo innato di fronte a determinati pericoli attuali o

potenziali.

➢ E’ suscettibile di essere modificata

dall’apprendimento, tramite l’esposizione

ripetuta del soggetto agli stimoli temuti.

(4)

L’Ansia

Come tutte le emozioni, può essere analizzata secondo un modello multidimensionale i cui elementi sono:

➢ Gli stimoli scatenanti a cui si vede seguire una reazione ansiosa.

➢ La qualità dell’esperienza soggettiva.

➢ La risposta psicofisiologica e comportamentale.

(5)

L’Ansia

Le componenti dell’ansia sono:

➢ Un vissuto soggettivo di timore

➢ Cambiamenti fisiologici dell’organismo legati all’attivazione del SNA

➢ A livello comportamentale si osserva il

tentativo di fuga, di evitamento (la reazione di

“attacco o fuga”).

(6)

L’Ansia

➢Negli stati ansiosi si verifica una intensa attivazione neurovegetativa.

➢L’attivazione del Sistema Nervoso Autonomo, ed in particolare il rilascio di adrenalina, determina i cambiamenti fisiologici che hanno tutti lo scopo utile di permettere all’organismo di reagire in modo veloce ed efficiente davanti al pericolo.

(7)

L’Ansia

Situazione e vissuto emozionale di “allarme”

per una minaccia potenziale

Reazione automatica di “attacco o fuga”

(8)

Reazione di attacco o fuga

La reazione di “attacco o fuga”, che fa parte del sistema della paura/ansia, rientra nell’ambito

dei comportamenti istintivi difensivi (J. Bowlby) ovvero in:

Pattern innati di risposta a specifici fattori causali che sono in grado di attivare un

determinato comportamento.

(9)

Reazione di attacco o fuga

Nella reazione di “attacco o fuga” si osservano nell’organismo i seguenti cambiamenti:

➢ II respiro si fa più frequente e aumenta la quantità di ossigeno disponibile per i muscoli, in particolare per i muscoli degli arti inferiori.

➢ II ritmo cardiaco e la pressione del sangue aumentano, in modo da trasportare velocemente più ossigeno ai muscoli.

(10)

Reazione di attacco o fuga

➢ II sangue è dirottato ai muscoli, soprattutto ai grossi muscoli degli arti inferiori.

➢ Aumenta la sudorazione, in modo che l’organismo

contrasti il surriscaldamento dovuto alla attività fisica.

➢ La mente è totalmente concentrata sul pensiero dominante del pericolo in atto. Tutto il resto passa automaticamente in secondo piano.

(11)

L’Ansia

Una modesta attivazione adrenergica quando si deve affrontare un compito importante, ci aiuta a rimanere

vigili, attenti e concentrati sull’obiettivo

➢ Un certo grado di ansia, purché non sia eccessivo, può essere utile non solo in presenza di un pericolo ma

anche in alcune attività che richiedono un certo grado di impegno, concentrazione e di attenzione.

(12)

L’Ansia

A differenza della paura, l’ansia è una emozione

tipicamente umana in quanto propria di un sistema cognitivo in grado di:

✓ autorappresentarsi

✓ rappresentarsi la minaccia ad uno scopo

✓ compiere ragionamenti ipotetici

✓ prefigurarsi conseguenze a medio e lungo termine

✓ rappresentarsi eventi negativi ipotetici e distanti

(13)

L’Ansia

Alcune delle situazioni che comunemente possono causare ansia sono:

➢ Possibili sanzioni o punizioni

➢ Delusioni o frustrazioni di bisogni emozionali

➢ La possibile perdita di persone che amiamo

➢ La solitudine

➢ La mancata affermazione personale

➢ Una minaccia al proprio status economico o sociale

In generale, ciò che è in grado di causare ansia nelle persone è tutto ciò che è imprevedibile, sconosciuto,

incontrollabile o

incontrollabilmente lesivo.

(14)

IL PANICO

Il panico è uno stato emozionale sia quantitativamente che qualitativamente differente dall’ansia.

E’ infatti la più pura, semplice ed intensa manifestazione dell’emozione della paura.

In questo senso è una emozione più basica ed automatica.

(15)

IL PANICO

È uno stato emotivo indirizzato alla gestione di un evento minaccioso non più potenziale ma

in atto.

È caratterizzato da un vissuto soggettivo di estrema paura, terrore o timore di morte

imminente, da un intenso arousal e dalla

tendenza comportamentale di fuga o di lotta.

(16)

Differenze tra panico e ansia

PANICO

✓ Reazione intensa

✓ Il livello di attivazione si innalza improvvisamente

✓ L’attivazione è episodica e termina quando il pericolo si allontana

✓ La minaccia è definita

✓ Vi è la percezione di un pericolo imminente.

ANSIA

✓ Reazione meno intensa

✓ Il disagio è più prolungato

✓ L’esordio e il termine della attivazione emotiva sono meno netti

✓ E’ presente la sensazione di tensione da aumentata

vigilanza

✓ La minaccia è indefinita

✓ Vi è la percezione di minaccia ad uno scopo non immediata.

(17)

Psicopatologia generale

dell’Ansia e dell’Ansia Sociale

(18)

Ansia patologica

L’ansia diviene patologica quando la persona

non riesce ad adattarsi a situazioni sia nuove che non, o impreviste, perdendo il controllo sulle proprie emozioni e provando sentimenti di impotenza,

associati ad elevati livelli di sofferenza.

(19)

Ansia patologica

I Disturbi d’Ansia sono accomunati da meccanismi a circolo vizioso di genesi e di mantenimento dell’ansia stessa.

Le diverse manifestazioni ansiose si differenziano per lo scopo che il soggetto vede minacciato

✓ Lo scopo è vissuto dal soggetto come continuamente e ripetutamente minacciato.

✓ L’ideazione è incentrata su veri e propri timori irrazionali.

✓ Lo stile cognitivo si caratterizza come predittivo e generalizzante, di tipo negativo o addirittura «catastrofico».

(20)

CIRCOLO VIZIOSO nell’ANSIA PATOLOGICA

La percezione di una minaccia nell’ambiente esterno oppure interno comporta:

➢ L’attivazione fisiologica e l’aumento dell’arousal.

➢ L’attivazione dell’attenzione selettiva sulle percezioni enterocettive, percepite e vissute come pericolose.

➢ Tali sensazioni interne divengono a loro volta oggetto di una errata valutazione «catastrofica».

➢ L’attivazione emotiva diviene essa stessa una minaccia.

➢ A livello cognitivo vi è la sovrastima sia della probabilita’ che della gravita’

del danno temuto.

(21)

Ansia patologica

L’ansia in questo modo non è più riconosciuta come un’attivazione emotiva e da segnale di pericolo percepito diventa essa stessa un pericolo in atto ovvero:

➢ è presente un mancato riconoscimento dell’emozione provata,

➢ vi è una valutazione erronea dell’attivazione emotiva e una

«interpretazione catastrofica» della stessa,

➢ l’attivazione emotiva e i suoi correlati somatici, vengono percepiti dal soggetto ansioso come estranei, pericolosi e indefiniti.

(22)

Ansia patologica

Un sistema d'allarme fisiologico troppo

sensibile attiva la risposta di “attacco o fuga”

quando non ce n'è bisogno, in assenza di un reale e concreto pericolo esterno da cui

difendersi, e produce ansia o panico in situazioni nelle quali la maggior parte delle

persone rimane relativamente tranquilla.

(23)

Ansia patologica

L’ansia e il panico possono essere dovuti a “falsi allarmi” che attivano troppo facilmente la risposta di “attacco o fuga”.

Perché ci sono dei “falsi allarmi”?

❖ a causa di situazioni molto stressanti

❖ a causa dell’iperventilazione (ovvero una scorretta respirazione eccessiva)

❖ per fattori legati alla personalità individuale (fattori

temperamentali che incidono sulla vulnerabilità a sviluppare un disturbo ansioso).

(24)

L’Iperventilazione

L’iperventilazione peggiora i sintomi che si provano durante gli attacchi di panico

➢ è necessario che nell’organismo vi sia un giusto equilibrio tra l’ossigeno e l’anidride carbonica

➢ il respirare con una frequenza e/o con una profondità eccessive rispetto ai bisogni dell'organismo porta ad avere troppo ossigeno e troppo poca anidride

carbonica, poiché con l’espirazione viene eliminata troppa anidride carbonica.

(25)

L’Iperventilazione

Questo fa si che ne derivino i seguenti sintomi:

✓ Senso di mancanza d'aria

✓ Senso di testa leggera

✓ Senso di stordimento

✓ Senso di irrealtà e di stranezza del proprio corpo

✓ Senso di irrealtà delle cose circostanti

✓ Senso di confusione

✓ Tachicardia

(26)

L’Iperventilazione

La sensazione di mancanza d'aria porta la persona a

Cercare di respirare ancora più profondamente e/o velocemente e questo fa sì che vi sia un

Peggioramento dei sintomi

(27)

L’Iperventilazione

Se l'iperventilazione dura a lungo, si possono avere anche questi sintomi:

✓ Le vertigini

✓ La nausea

✓ Una sensazione di fatica a respirare

✓ Una sensazione di costrizione, di peso o di dolore al torace

✓ Il sentire i muscoli, soprattutto quelli del torace, affaticati

✓ Un aumento dell'apprensione e del senso di allarme, fino al terrore

(28)

L’Iperventilazione

Chi iperventila consuma più energia di quanta ne abbia bisogno, questo può portare ad altri sintomi:

➢ Sentirsi accaldati o arrossati

➢ Sudare molto

➢ Sentirsi stanchi

➢ Sentire i muscoli affaticati, specie i muscoli del torace

(29)

L’Iperventilazione

Tutti i sintomi dati dall'iperventilazione vengono interpretati erroneamente dal soggetto ansioso come indicazione e

prova della presenza di un grave rischio per la propria salute.

➢ Chi li interpreta in questo modo diventa di conseguenza più ansioso, questo fa a sua volta aumentare l'iperventilazione e i sintomi ad essa legati, che non solo persistono, ma

addirittura possono avere un peggioramento.

➢ Se l'iperventilazione rimane contenuta non si ha lo

scatenamento di un attacco di panico, ma il permanere di un prolungato stato di apprensione.

(30)

L’Ansia Sociale

L’Ansia Sociale consiste in una

Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali in cui la

persona si sente esposta al giudizio di

persone non familiari.

(31)

L’Ansia Sociale

In tali situazioni la persona crede di essere inevitabilmente osservata e giudicata negativamente.

È presente un timore marcato del giudizio negativo degli altri in situazioni sociali e non familiari.

La probabilità del verificarsi del giudizio negativo viene sovrastimata.

Vi è il timore di poter dire o fare cose imbarazzanti e di essere giudicati ansiosi, impacciati, incompetenti, strani, goffi, deboli.

(32)

L’Ansia Sociale

In queste circostanze la persona teme inoltre:

➢ Di comportarsi in maniera impacciata o di mostrare i sintomi dell’ansia o della vergogna.

➢ Di agire in maniera umiliante o imbarazzante.

➢ Di ricevere un giudizio negativo per la sua manifestazione di ansia, di vergogna o in generale per la manifestazione di qualunque stato

emozionale, vissuto come segno di debolezza e di inadeguatezza personali.

❖ L’ esposizione alle situazioni temute provoca inevitabilmente ansia, che può assumere anche le caratteristiche di un attacco di panico

“sensibile/scatenato dalla situazione”.

(33)

L’Ansia Sociale

❖ La persona riconosce che la paura provata in tali circostanze è irragionevole, eccessiva, non adeguata alla situazione.

❖ Le situazioni temute tendono ad essere evitate oppure sopportate con forte ansia e disagio.

❖ L’evitamento messo in atto, l’ansia anticipatoria o il disagio interferiscono in maniera significativa con la sua qualità di vita.

❖ L’ansia può arrivare ad essere invalidante e causare disagio marcato.

(34)

Temperamento inibito

Il temperamento inibito è una condizione relativamente stabile, su

base ereditaria, quindi già evidente nella prima infanzia, caratterizzata

da eccessiva tensione, emotività ed irritabilità, in situazioni non familiari o di fronte ad estranei.

A differenza della fobia sociale, non si accompagna ad un disagio soggettivo marcato e non limita marcatamente il

funzionamento della persona.

(35)

L’Ansia Sociale

EZIOLOGIA MULTIFATTORIALE

Come per gli altri disturbi psicopatologici, anche nell’ansia sociale

troviamo una composizione di vari fattori predisponenti sia interni che ambientali:

❖ FATTORI INTERNI: genetici, temperamentali, cognitivi, peculiari reazioni emotive e comportamentali davanti agli stimoli nuovi, deficit nelle abilità sociali, spiccata timidezza sin da bambini.

➢ Bias e distorsioni cognitive: che consistono nella convinzione che il giudizio sociale esterno negativo ha un alta probabilità di verificarsi, e l’attribuzione al giudizio negativo di conseguenze “catastrofiche” e dannose.

(36)

L’Ansia Sociale

➢ La tendenza a sottostimare le proprie prestazioni e stile attributivo esterno per successi e interno per fallimenti.

➢ Una maggiore presenza di pensieri negativi, ansiogeni e pessimistici.

➢ La tendenza a concentrare l’attenzione sulle reazioni corporee legate all’aumento dell’arousal.

➢ Una mancata padronanza e messa in atto delle abilità sociali.

(37)

L’Ansia Sociale

EVENTI DI VITA non specifici della fobia sociale ma trovati frequentemente nella psicopatologia:

Esperienze sociali traumatiche frequentemente

riportate sono esperienze negative con la scuola, nei rapporti con gli amici, esperienze di derisione, di

critica, di prepotenza, di bullismo ed esclusione dal gruppo.

➢ Questi eventi possono aver contribuito all’accentuarsi della sensibilità al giudizio negativo.

(38)

L’Ansia Sociale

FATTORI AMBIENTALI:

✓ Rapporto genitore/figlio controllante ma allo stesso tempo poco affettivo e poco supportivo.

✓ Genitori poco socievoli, ovvero con uno stile

relazionale poco improntato allo scambio comunicativo con gli altri e allo stesso tempo un’attribuzione di

grande importanza al giudizio altrui.

(39)
(40)

Ansia e Alessitimia

Nei disturbi d’Ansia è presente l’intolleranza alle emozioni

➢La paura non è vissuta come segnale di pericolo ma rappresenta essa stessa un pericolo, in

quanto prova del fatto che il danno temuto è in atto.

➢ Si osserva pertanto la tendenza ad interpretare tutte le risposte emotive, non solo l’ansia e la paura, come segnali minacciosi.

(41)

Ansia e Alessitimia

L’ansia viene interpretata come segnale di pericolo in atto

e non come segnale di pericolo percepito.

Tale modalità potrebbe estendersi a tutte le risposte emotive, percepite come segnali minacciosi, con il

timore di perdita del controllo anche dell’espressione delle proprie emozioni.

(42)

Ansia e Alessitimia

L’alessitimia viene definita come un disturbo della regolazione emotiva, caratterizzato da una difficoltà a

identificare e descrivere le proprie emozioni, un’ideazione impoverita e uno stile di pensiero

orientato all’esterno.

Può essere una condizione di stato oppure di tratto.

(Taylor et al., 1997).

(43)

Ansia e Alessitimia

Le componenti della regolazione emozionale sono:

➢ La consapevolezza e la comprensione delle proprie emozioni

➢ L’accettazione delle emozioni

➢ La capacità di «controllare» le emozioni negative

➢ La capacità di agire in base ai propri obiettivi anche quando vengono provate emozioni negative

➢ La capacità di utilizzare strategie di regolazione emozionale flessibili.

(44)

Ansia e Alessitimia

L’attivazione emotiva ci segnala vari contenuti informativi, relativi al grado di raggiungimento o meno degli scopi attivi nella mente.

Tali contenuti informativi sono attinenti a due aspetti dell’evento emotivo:

➢ L’Appraisal (ovvero l’evento emotivo ci segnala un contenuto a valenza informativa / valutativa)

➢ L’Action readiness (l’evento emotivo ci segnala inoltre un contenuto a valenza operativa / di fronteggiamento).

(45)

Ansia e Alessitimia

➢ La VALUTAZIONE ERRONEA di una attivazione emotiva fa sì che essa NON sia RICONOSCIUTA COME TALE ma sia PERCEPITA dal soggetto ansioso e alessitimico coma ESTRANEA e INDEFINITA

➢ La MANCATA CATEGORIZZAZIONE DELLO STIMOLO EMOTIVO e quindi L’INCERTEZZA portano a vivere le emozioni come eventi minacciosi ed incontrollabili, quindi in grado di generare una reazione ansiosa.

(46)

Ansia e Alessitimia

Senza il riconoscimento e la comprensione delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, la persona

alessitimica ed ansiosa manca di sufficienti risorse per comprendere la vera natura dello stato d’animo

del momento e ciò che l’ha provocato.

Si osserva pertanto una reazione negativa e di allarme a un’emozione sconosciuta e, in quanto

tale, indesiderata.

(47)

Ansia, impotenza appresa e stile

esplicativo

(48)

Impotenza appresa

Maier e Seligman affermano che:

Un soggetto, nei confronti di difficoltà, eventi problematici e/o frustranti, può sviluppare l’aspettativa che nessuna risposta del proprio comportamento possa far fronte alle situazioni.

L’impotenza appresa è un sentimento d’impotenza nel raggiungere un determinato scopo, causato dalla

sensazione d’incontrollabilità della situazione.

(49)

Impotenza appresa

Questo tipo di aspettativa di mancanza di controllo sulla situazione problematica porta la persona ad avere:

✓ problemi motivazionali

✓ un calo della perseveranza nell’azione

✓ difficoltà cognitive (come ad es. l’incapacità nel percepire le opportunità esistenti di controllo)

✓ problemi emotivi (es. tristezza, sconforto e ansia).

(50)

Impotenza appresa

➢ Nel paziente ansioso è presente una

sopravvalutazione della propria impotenza e il danno temuto viene stimato come altamente probabile e

grave.

➢ Viene dato potere a qualcosa di esterno a sé.

Se crediamo che la colpa delle avversità sia nostra e che gli eventi negativi dureranno per sempre vivremo più

frequentemente stati emozionali negativi.

(51)

Stile esplicativo

➢ Lo stile esplicativo riflette il modo in cui un

individuo tende a spiegare a se stesso le cause di eventi positivi e negativi.

➢ Il modo in cui le persone spiegano gli eventi negativi e positivi influenza le loro aspettative circa il futuro e va ad incidere sulle loro reazioni

emotive e comportamentali.

(52)

Stile esplicativo ottimistico

L’ottimismo svolge, in generale, un’importante funzione preventiva in quanto:

➢ Contribuisce ad attutire l’impatto di eventi stressanti che potrebbero scatenare una reazione ansiosa e/o

depressiva.

➢ Permette di affrontare con maggior senso di padronanza le difficoltà.

(53)

Stile esplicativo

Ci sono tre dimensioni fondamentali attraverso cui le persone spiegano le cause degli eventi: la stabilità, la pervasività e la personalizzazione.

Stabilità

permanente oppure temporanea , si riferisce al fatto che le cause degli eventi

possono essere viste in modo più o meno

stabile nel tempo.

(54)

Stile esplicativo

➢ Pervasività specifica oppure generale. Le cause degli eventi possono avere effetti in diversi ambiti della vita oppure possono riguardare un solo ambito:

✓ Alcuni motivano le proprie sconfitte attraverso spiegazioni universali e quando sperimentano un fallimento in un

ambito specifico, si sentono impotenti anche in altri ambiti della loro vita.

✓ Le persone che riescono a dare spiegazioni specifiche per il proprio insuccesso si considerano impotenti unicamente in quell’ambito e affrontano meglio gli altri settori della loro vita.

(55)

Stile esplicativo

➢ Personalizzazione interna oppure esterna: per

spiegare gli eventi negativi si può incolpare del tutto se stessi oppure si può attribuire la responsabilità a fattori esterni a sé.

Lo stile esplicativo ottimistico tende a bloccare lo stato d’impotenza, mentre lo stile esplicativo pessimistico tende a incrementarlo e può aumentare la

probabilità che si sviluppino sintomi ansiosi.

(56)

Ottimismo e ansia

Ritenere che le cause degli eventi negativi siano permanenti e conseguenza diretta di proprie

colpe aumenta il rischio di sviluppare ansia poiché si crea la credenza che “gli eventi

negativi sono destinati a ripetersi”.

Attribuire agli eventi negativi cause transitorie genera invece sentimenti positivi ed è in grado

di rimodulare gli stati ansiosi.

(57)
(58)

La Personalità

➢ La percezione dell’evento come stressante e ansiogeno dipende sia dalla qualità

dell’evento che dalla personalità individuale:

La personalità è la configurazione peculiare di una persona, data da fattori genetici, ambientali ed

esperienziali, che comprende stati affettivi, regolazione emozionale, comportamenti,

motivazioni e cognizioni.

(59)

La Personalità

Nel cognitivismo viene studiata come la risultante di una serie di operazioni mentali:

➢ costruire una immagine di sé

➢ dare significato al mondo

➢ relazionarsi con altri

➢ trovare soluzioni ai problemi

➢ effettuare delle scelte

(60)

Il Temperamento

Il temperamento è l’insieme delle predisposizioni ereditabili, fortemente influenzate da variabili genetiche, nel produrre risposte psicofisiologiche,

emozionali e cognitive a determinati stimoli.

È l’insieme delle caratteristiche innate, alla base del comportamento, osservabile piuttosto precocemente.

Tende a non modificarsi nel corso della vita.

(61)

I Tratti

➢ I tratti sono invece delle organizzazioni relativamente stabili di modi di sentire, conoscere e agire

.

➢ Esprimono la tendenza relativamente stabile a produrre determinati comportamenti in risposta a determinate situazioni.

➢ Riflettono le convenzioni, le norme e i valori di un dato contesto sociale.

(62)

Fattori temperamentali

Thomas e Chess hanno identificato nove dimensioni del temperamento:

✓ Livello di attività

✓ Distraibilità

✓ Adattabilità

✓ Livello di attenzione e persistenza

✓ Intensità di reazione

✓ Soglia della responsività

✓ Qualità dell’umore

✓ Ritmicità

✓ Avvicinamento o ritiro

(63)

Il Temperamento

Livello di attività La percentuale di tempo trascorsa nell’essere attivo o inattivo.

Distraibilità L’efficacia con cui uno stimolo esterno ambientale è in grado di interferire con il comportamento in corso.

Adattabilità La facilità e velocità con cui un

comportamento è in grado di modificarsi in risposta ad un cambiamento

ambientale.

Livello di attenzione e persistenza La durata di una particolare attività svolta dal bambino , la durata dell’attenzione, la perseveranza nel mantenerla a fronte di ostacoli.

(64)

Il Temperamento

Intensità di reazione Il livello di energia impiegato per esprimere uno stato d’animo.

Soglia della responsività L’intensità di uno stimolo richiesta per ottenere una risposta osservabile.

Qualità dell’umore L’insieme dei comportamenti piacevoli, gioiosi e amichevoli rispetto a

comportamenti spiacevoli e non amichevoli.

Ritmicità La prevedibilità di alcune funzioni

fisiologiche, come l’alimentazione e il ritmo sonno-veglia.

Avvicinamento o ritiro La qualità della risposta iniziale a uno stimolo nuovo.

(65)

Il Temperamento

Bambini Facili

Ritmi regolari, facile adattamento ai cambiamenti e ai nuovi stimoli,

manifestano angoscia e sofferenza in piccola misura, facili da consolare.

Bambini Difficili

Stile di comportamento ipervigile,

reazioni intense (pianti, grida) agli stimoli esterni, difficili da consolare, dormono poco.

Bambini Lenti

Tendenza a ritrarsi davanti alle nuove stimolazioni, lenta capacità di adattarsi al cambiamento, frequenti reazioni emotive negative di bassa intensità.

(66)

Il Temperamento

Il Modello psicobiologico della personalità di Cloninger individua quattro dimensioni del

temperamento e tre del carattere. Le dimensioni temperamentali sono:

Evitamento del danno

✓ Ricerca della novità

✓ Dipendenza dalla ricompensa

✓ Persistenza

(67)

Il Temperamento

Evitamento del danno

Comportamenti di evitamento, timore, insicurezza, timidezza verso estranei, tendenza alle preoccupazioni, facile all’affaticamento o, all’opposto,

estroversione, socievolezza, ottimismo.

Ricerca della novità

Tendenza all’esplorazione davanti alla novità, impulsività nelle decisioni, irritabilità con attivo evitamento delle frustrazioni o, all’opposto, ponderatezza, impassibilità, sobrietà, introversione.

(68)

Il Temperamento

Dipendenza dalla ricompensa Attaccamento sociale e dipendenza dall’approvazione altrui o, all’opposto, autosufficienza, indifferenza.

Persistenza Capacità di perseverare davanti a

frustrazione e fatica, operosità o, all’opposto, indecisione, svogliatezza.

(69)

Il Temperamento

Autodirezionalità Accettazione di sé, delle risorse e limiti, responsabilità per le proprie azioni e scelte, o piuttosto, attribuzione agli altri delle colpe ecc.

Cooperatività Rispetto delle norme e dei principi del rispetto sociale, empatia.

Autotrascendenza Funzione della capacità di giudizio e

discernimento morale. Identificazioni che vanno al di là del sé, altruismo.

(70)

Il Temperamento

Carattere

Ciò che la persona fa intenzionalmente di sé stessa in termini di valori, ideali, obiettivi.

Dimensione razionale influenzata da variabili culturali, familiari, relazionali.

Autodirezionalità, Cooperatività, Autotrascendenza

(71)

La personalità di tipo Fobico

Organizzazioni di significato personale formate in relazione all’esperienza e all’ambiente di vita.

Tali organizzazioni non determinano un disturbo ansioso ma possono contribuire alla vulnerabilità al disturbo.

Gli STATI MENTALI sono:

Senso di sicurezza ma, allo stesso tempo, un senso di costrizione in presenza della figura di attaccamento.

➢ L’autonomia e la libertà sono accompagnati da sintomi ansiosi e

(72)

La personalità di tipo Fobico

Lo stile di attaccamento è di tipo insicuro/ambivalente.

➢ Il Pericolo viene concettualizzato e rappresentato con un duplice significato:

Mancanza di protezione (ansia/paura di un danno a livello fisico o di solitudine)

Limitazione della propria autonomia (ansia/paura da costrizione)

(73)

La personalità di tipo Fobico

Mancanza di protezione e Costrizione nell’esperienza soggettiva sono entrambi legati ad un incremento dell’ansia.

Cambiamenti nei rapporti affettivi verso un maggior legame oppure un aumento della

separazione si legano a:

➢ Rappresentazioni di mancanza di libertà oppure di protezione.

(74)

La personalità di tipo Fobico

Il tema esistenziale fondamentale è che la vita non esiste al di fuori del controllo,

soprattutto del controllo emotivo

Autocontrollo fisico ed emotivo

Controllo della relazione di attaccamento

(75)

La personalità di tipo Ossessivo

❖La tendenza alle ossessioni e alle compulsioni si associa con una relazione d’attaccamento, nei primi sedici anni di vita, caratterizzata da bassa cura affettiva ed alto controllo.

❖ Bassa cura affettiva e alto controllo sono fattori aspecifici di rischio psicopatologico, essendo

possibile riscontrarli in diversi quadri psicopatologici.

(76)

La personalità di tipo Ossessivo

❖Un’educazione severa sembra essere correlata con la tendenza a temere

esageratamente le colpe per irresponsabilità.

❖L’esperienza clinica suggerisce che la

SEVERITÀ, nel caso degli ossessivi, sia stata

accompagnata da atteggiamenti sprezzanti,

aggressivi e svilenti.

(77)

La personalità di tipo Ossessivo

SEVERITÀ: Costrutto complesso ed articolato

• Tendenza sistematica alla colpevolizzazione

• Non disposizione ad ascoltare giustificazioni o ragioni

• Aspettative elevate

• Scopi e mete proposte come doveri e non come possibili fonti di piacere e soddisfazione

• Punizioni e accuse imprevedibili o sproporzionate rispetto alla colpa commessa

(78)

La personalità di tipo Ossessivo

Salkovskis e colleghi (2000), partendo

dall’esperienza clinica, hanno identificato

diverse esperienze precoci che potrebbero aver contribuito a rendere esagerato il senso di

responsabilità:

❖ Essere caricati in tenera età di una

responsabilità eccessiva, per assenza o

incompetenza altrui.

(79)

La personalità di tipo Ossessivo

❖ Un evento in cui una propria azione/omissione ha effettivamente contribuito in modo

significativo ad un danno per sé o per altri.

❖ Un evento in cui il soggetto ha avuto

l’impressione che una propria azione/omissione abbia causato un grave danno.

(80)

La personalità di tipo Ossessivo

❖ Estrema deresponsabilizzazione: essere stati

sistematicamente sollevati da qualunque minima responsabilità e, di conseguenza, non essersi mai sentiti responsabili.

❖ Un’educazione caratterizzata da regole di condotta e doveri rigidi ed esagerati.

❖ Parental child

(81)

La personalità di tipo Ossessivo

• Secondo Guidano e Liotti (1983) è cruciale l’esperienza precoce di ambivalenza nella relazione d’attaccamento.

➢ La figura di attaccamento manderebbe messaggi sistematicamente contraddittori, comunicando

affetto e apprezzamento sul piano verbale, ma freddezza e disapprovazione sul piano non

verbale.

(82)

La personalità di tipo Ossessivo

Ciò renderebbe centrale il dubbio circa il fatto di essere o meno una persona amabile e da qui deriverebbe:

➢La ricerca della certezza assoluta

➢L’attitudine al dubbio che, secondo questi

autori, sarebbe il vero motore delle ossessioni

e delle compulsioni.

(83)

La personalità di tipo Ossessivo

Caratteristiche di personalità che possono predisporre al DOC:

➢ alto timore dell’errore e intolleranza verso lo stesso

➢ alta frequenza di emozioni negative

➢ coscienziosità

➢ elevato senso di responsabilità

➢ rigidità morale

➢ elevato senso di colpa di tratto

➢ standard elevatissimi di valutazione della propria performance

(84)
(85)

Il Disturbo da Attacchi di Panico

Il disturbo di panico è caratterizzato da attacchi di panico frequenti ed inaspettati

L’attacco di panico consiste in un brusco aumento dell’intensità della paura/ansia, la quale raggiunge un

picco molto alto in un breve lasso di tempo, durante il quale si possono manifestare alcuni (almeno 4) tra sintomi

mentali e fisici.

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Il Disturbo da Attacchi di Panico

➢ Percezione accentuata del proprio battito cardiaco o tachicardia

➢ Sudorazione accentuata

➢ Tremori o agitazione

➢ Sensazione di mancanza d’aria o di soffocamento

➢ Dolore o fastidio al petto

➢ Nausea o disturbi addominali

➢ Sensazione di sbandamento, di instabilità o di svenimento (es. debolezza alle gambe, vertigini, vista annebbiata)

➢ Sensazione di confusione mentale

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Il Disturbo da Attacchi di Panico

➢Brividi o vampate di calore

➢Sensazioni di intorpidimento o di formicolio

➢Sensazione di irrealtà (derealizzazione, es.

sensazione che ciò che si vede, o che si

percepisce, non sia reale) o sensazione di essere distaccati da se stessi (depersonalizzazione)

➢Paura di perdere il controllo o di impazzire

➢Paura di morire

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Il Disturbo da Attacchi di Panico

Presenza ricorrente e inaspettata di adp seguita da almeno 1 mese in cui si avverte frequentemente il

timore di avere altri attacchi e/o un significativo cambiamento di comportamento connesso

all’esperienza del panico.

Dovrebbero inoltre essersi manifestati almeno 2 adp spontanei non verficatisi prima o durante

l’esposizione ad una situazione che solitamente causa ansia.

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Il Disturbo da Attacchi di Panico

Indipendenti dalle situazioni

➢ avvengono spontaneamente e inaspettatamente Dipendenti dalle situazioni

➢ si verificano in corrispondenza di precise condizioni ambientali

Con o senza agorafobia: stato d’ansia legato al trovarsi in luoghi o situazioni da cui sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi o in cui non potrebbe essere disponibile alcun

aiuto in caso di panico.

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Pensieri ansiogeni nel disturbo di panico

Alcuni dei più comuni errori di pensiero:

▪ Sovrastimare la probabilità di avere un attacco di panico.

▪ Esagerare le conseguenze negative del panico (le conseguenze mediche, psicologiche e sociali del panico sono rappresentate come più evidenti, durature e gravi di quanto non siano realmente).

(91)

Pensieri ansiogeni nel disturbo di panico

▪ Sottovalutare le proprie capacità di affrontare le situazioni.

▪ Interpretare in modo sbagliato le sensazioni

fisiche legate all'ansia (considerate pericolose

e come possibile indizio di danno imminente,

invece che come soltanto molto spiacevoli).

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Pensieri ansiogeni nel disturbo di panico

➢ Vengono interpretati erroneamente come indizi di danno anche sensazioni fisiche normali.

▪ Palpitazioni: “sto per morire, sto avendo un infarto”

▪ Mancanza d’aria: “sto per soffocare”

▪ Capogiri: “sto per svenire, sto avendo un ictus”

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Agorafobia e pensieri disfunzionali

I pensieri disfunzionali di chi soffre di attacchi di panico con agorafobia possono essere

raggruppati in due categorie:

➢“Se avrò un attacco di panico, non riuscirò a scappare”.

➢“Se avrò un attacco di panico, non riuscirò ad ottenere aiuto”.

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L’Ipocondria: ansia da malattia

(95)

L’Ipocondria

Preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, o poter avere in futuro una malattia

grave, basata sulla erronea interpretazione di sintomi somatici.

La preoccupazione persiste nonostante una valutazione e una rassicurazione medica appropriate.

La convinzione non risulta di intensità delirante e non è limitata a una preoccupazione circoscritta all’aspetto fisico.

(96)

L’Ipocondria

Tipiche convinzioni relative alla propria rappresentazione di sé:

➢ Descrizione di sé come persone deboli, fragili, vulnerabili, più sensibili e attaccabili dalle malattie.

Il senso della propria identità si costruisce intorno a tale idea.

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Il Modello Cognitivo dell’Ipocondria

Modello della falsa interpretazione

L’aspetto centrale di questo modello è che il disturbo deriva e viene mantenuto da una interpretazione erronea di

normali segni o sintomi fisici, considerati invece indici di gravi malattie.

(Salkovskis, 1989, 1995, 2001)

(98)

Il modello Cognitivo dell’Ipocondria

Esperienze precoci di malattie (proprie o di persone vicine), di gestione medica insoddisfacente, di credenze errate sui sintomi fisici.

➢ Formazione di assunzioni disfunzionali rigide e/o negative riguardo la salute.

Incidente critico precipitante: diversificati eventi o sintomi che suggeriscono la presenza di malattia

➢ Pensieri automatici e immagini vivide negative rispetto alla propria salute.

(99)

Il Modello Cognitivo dell’Ipocondria

➢Può iniziare a manifestarsi in seguito a un evento critico che riguarda il tema della salute in cui la persona ha sperimentato paura, iniziando a

sviluppare pensieri o convinzioni erronee.

➢ I pensieri possono comparire anche sotto forma di vivide immagini negative di parti del corpo o di organi che non funzionano o che funzionano in modo inadeguato.

(100)

Il Modello Cognitivo dell’Ipocondria

L’Evento critico può essere:

✓morte di una persona cara

✓rilevazione di segni fisici prima ignorati

✓insorgenza di sintomi somatici non previsti

✓informazioni relative a patologie mediche

(101)

Il Modello Cognitivo dell’Ipocondria

Nel momento in cui si sviluppa la paura o la

convinzione rispetto a una o più specifiche malattie si tenderà a concentrare l’attenzione verso diversi parti o segnali del corpo che vengono considerati

come indicatori o sintomi della grave malattia.

processi fisici endogeni

➢ aspetti esteriori del corpo

(102)

L’Ipocondria

Gli scopi fondamentali:

➢ Non essere malati

➢ Non essere persone deboli

➢ Essere prudenti, cioè saper prevenire problemi più gravi

Formulati come l’assenza di un male

(103)

L’Ansia Sociale

Modello di Clark e Wells:

Situazione sociale critica (es. bere davanti agli altri, mangiare, scrivere, firmare, scrivere)

La persona sviluppa una serie di convinzioni/previsioni catastrofiche tra cui ad esempio mi tremerà la mano, non riuscirò a parlare ecc.

Inizia ad immaginare una serie di risvolti negativi (NAT)

Elabora il sé come oggetto sociale sulla base di questi elementi e inizia a sviluppare sintomi somatici e cognitivi legati all’ansia.

(104)

L’Ansia Sociale

Le credenze negative che il fobico sociale ha su di sé sono frequentemente:

✓ L’essere noioso

✓ L’essere diverso dagli altri

✓ Che gli altri sono superiori a lui

✓ L’essere «strani»

✓ Che gli altri non sono «tolleranti» con lui.

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L’Ansia Sociale

Errori di pensiero (Bias Cognitivi):

➢ Tendenza ad attribuire all’altro ciò che si teme di sé stessi (“Lettura del Pensiero”)

➢ Previsione di eventi «catastrofici» con estrema facilità

➢ Personalizzazione: attribuzione a sé di eventi sociali negativi

➢ Proiezione esterna dei propri giudizi negativi

➢ Preoccupazione eccessiva per la propria reazione/attivazione

(106)

L’Ansia Sociale

Sia prima di affrontare la situazione sociale critica che dopo c’è il rimuginio

➢ PRIMA: attivazione del concetto negativo di sé, minaccia alla propria immagine sociale

➢ DOPO: valutazione a posteriori per cui si continua a

rimuginare su tutto ciò di negativo può essere accaduto, con astrazione selettiva che prolunga le influenze

negative.

(107)

L’Ansia Sociale

Comportamenti protettivi hanno lo scopo di diminuire, evitare, nascondere i comportamenti problema:

➢ Restringimento del focus attentivo su di sé

➢ Ostacolano la possibile e opportuna verifica e la disconferma delle credenze negative

➢ Aumento dei sintomi temuti

➢ Influenzano direttamente e negativamente la situazione sociale

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(109)

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni, anche se, in alcuni casi, si possono

presentare ossessioni senza compulsioni.

Le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che si manifestano ripetutamente nella mente di una persona e che sono percepiti come

sgradevoli ed intrusivi.

(110)

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Le compulsioni, dette anche rituali sono dei comportamenti ripetitivi o delle azioni

mentali messi in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia provocati dai pensieri ossessivi.

A volte il disagio provato è descritto

semplicemente come una sgradevole “sensazione che c’è qualcosa che non va” (la «not just right

experience»).

(111)

Il modello cognitivista

Senso finalistico della attività ossessiva

Sul piano delle spiegazioni personali (intenzioni del paziente) è possibile descrivere il profilo interno dell’attività ossessiva distinguendone cinque parti.

(112)

Profilo interno dell’attività ossessiva

“EVENTO CRITICO”

Evento che innesca l’attività ossessiva

➢ Può essere un fatto concreto oppure un pensiero, un dubbio, un’immagine, una sensazione

➢ Costituisce l’oggetto della prima attribuzione di significato

➢ Frequenza e imprevedibilità

(113)

Profilo interno dell’attività ossessiva

“PRIMA VALUTAZIONE”

Valutazione che il paziente dà dell’evento

Minaccia incombente, grave, inaccettabile ma fronteggiabile

La minaccia può presentarsi in due modi:

✓ timore di colpa per irresponsabilità

✓ timore di contaminazione o di contagio

(114)

Profilo interno dell’attività ossessiva

“TENTATIVI DI SOLUZIONE DI PRIMO ORDINE”

Tutto ciò che il paziente fa, intenzionalmente o automaticamente, per fronteggiare, prevenire o

neutralizzare il problema che per lui è posto dall’evento

➢ Attività intenzionali (ruminazioni, controlli, richieste di rassicurazione ecc.) finalizzate a raggiungere scopi ma, allo stesso tempo, frutto di una costrizione.

(115)

Caratteristiche formali:

✓ Tendono ad essere ripetitivi e persistenti

✓ Spesso assumono le forme del rituale

✓ Non raramente sono incongrui rispetto alla preoccupazione

Profilo interno dell’attività ossessiva

(116)

Valutazione critica della propria preoccupazione e attività e delle loro conseguenze

“SECONDA VALUTAZIONE”

➢ La critica è per l’esagerazione delle proprie

preoccupazioni e provvedimenti ma anche per i danni che il DOC procura a sé stesso o agli altri.

➢ Nei casi a basso insight critico non manca la sensibilità alle accuse e alle svalutazioni.

Profilo interno dell’attività ossessiva

(117)

“TENTATIVI DI SOLUZIONE DI SECONDO ORDINE”

Azioni finalizzate al contenimento della preoccupazione e della attività ossessiva

➢ Contrasto

➢“Più di prima”

Profilo interno dell’attività ossessiva

(118)
(119)

MODELLI E TEORIE COGNITIVISTE DELL’ANSIA

Percezione della realtà come minacciosa. “Pericoli”

sovrastimati.

Sottovalutazione delle capacità individuali di farvi fronte (Sé debole e vulnerabile, scarsa autoefficacia).

➢ Ipervigilanza

➢ Rimuginio

➢ Evitamento

(120)

Sé Vulnerabile

Rappresentazione di sé

Percezione di poter essere facilmente ferito o di essere esposto senza difesa, aiuto e capacità di fronteggiamento, ad eventi

“catastrofici”, sia esterni che interni.

(121)

Quando prevale questa rappresentazione il paziente si percepisce, inoltre, costantemente indifeso di

fronte agli altri.

Costante vigilanza,

Attenzione selettiva ai segnali di pericolo,

Si mantiene e rinforza sia la visione del mondo come “minaccioso” sia la percezione di sé come vulnerabile.

Sé Vulnerabile

(122)

Disturbi d’ansia

Fattori patogenetici generali: contenuti cognitivi e processi

Modellano la sintomatologia ansiosa in modo diverso a seconda del tema esistenziale individuale (responsabilità morale, immagine

sociale, sopravvivenza ecc.).

➢ Le tecniche di gestione dell’ansia saranno mirate a ciascun elemento patogenetico (mirate alla causa con personalizzazione

nella scelta delle tecniche di gestione dei sintomi).

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MODELLI E TEORIE COGNITIVISTE

❖Credenze e contenuti cognitivi

✓ rappresentazioni di sé, dell’altro, del mondo e aspettative circa il futuro.

❖Processi

✓ modalità di funzionamento della mente in vista del perseguimento degli scopi.

✓ Psicologia “Scopi/Credenze”.

(124)

MODELLI E TEORIE COGNITIVISTE

Sistema cognitivo: insieme di processi (modalità di

funzionamento della mente) che elaborano i pensieri nella forma e nel contenuto.

Le disfunzioni nei disturbi emozionali derivano da peculiari processi e contenuti.

I comportamenti disfunzionali connessi contribuiscono al mantenimento del problema emozionale stesso.

(125)

Le credenze patogene

Albert Ellis: “pensieri irrazionali” (“credenze

patogene”) fonte del disturbo emozionale e delle sue conseguenze comportamentali.

➢ Imperativi, presupposti, comandi assolutistici, di pretesa, di intollerabilità di condizioni diverse da quelle desiderate.

➢ Presentano aspetti di bassa tolleranza alla frustrazione, doverizzazione, assolutizzazione, estremizzazione.

(126)

Le credenze patogene

➢ Un’emozione negativa può essere correlata ad una serie di pensieri negativi, ma il suo perdurare o

intensificarsi è, nella maggior parte dei casi, determinato dai pensieri disfunzionali.

➢ Il disagio psichico dipende da processi cognitivi disfunzionali e da credenze radicate, errate,

assolutistiche e rigide.

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Pensieri automatici negativi

Aron Beck afferma che l’ansia si accompagna a distorsioni del pensiero, ovvero ad un flusso di pensieri automatici negativi che riflettono:

CREDENZE e ASSUNZIONI

Rappresentazioni relativamente stabili della conoscenza immagazzinata nella memoria.

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