• Non ci sono risultati.

Quale Legge nel campo degli Incidenti Stradali? Hugh Mercer

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Quale Legge nel campo degli Incidenti Stradali? Hugh Mercer"

Copied!
6
0
0

Testo completo

(1)

Quale Legge nel campo degli Incidenti Stradali?

Hugh Mercer1

Viene detto che il progetto della IV Direttiva Europea Responsabilità Civile di Circolazione Stradale non cambia la situazione attuale della Legge Privata Internazionale; essa è relativa soltanto alla negoziazione delle rivendicazioni e non alla corte dove i procedimenti devono ancora iniziare.

Il primo problema è quindi quello di individuare alcuni dei regolamenti attuali applicabili alle rivendicazioni per danni alla persona e chiedersi se c’è la possibilità di scegliere la giurisdizione che meglio soddisfi la rivendicazione e la vittima. Questo potrebbe essere possibile nel caso la compagnia di assicurazioni abbia impiantato una filiale o un’agenzia nello Stato di residenza della vittima secondo l’art.5(5) della Convenzione di Bruxelles. Un’altra possibilità relativa al deterioramento della condizione sarebbe di sapere se la legge applicata alle rivendicazioni riguardi il deterioramento della condizione come nuovo diritto sostanziale. In questo caso, è logico pensare che il danno (deterioramento delle condizioni fisiche di una vittima) avviene nel suo Stato di residenza e non nello Stato in cui si è verificato l’incidente.

Inoltre, anche se le corti del paese di residenza della vittima non possono sostenere una giurisdizione sostanziale per quanto riguarda la rivendicazione e valutare i danni, è possibile, dopo il caso Van Uden, chiedere un pagamento provvisorio da parte dello Stato di residenza a supporto dei procedimenti in un paese straniero.

La possibilità di negoziare rivendicazioni nello stato di residenza della vittima è senza dubbio un elemento costruttivo importante nell’edificio della protezione dei Diritti Individuali nella Comunità. Ma visto che il progetto di direttiva cerca di mantenere i regolamenti di giurisdizione esistenti, forse un utilizzo più estensivo delle regole darebbe un risultato migliore per il cliente.

Lo scopo del progetto di direttiva è chiaramente quello di migliorare la situazione dei viaggiatori tra Stati Membro che devono fare delle rivendicazioni in seguito a incidenti.

Ma ci si potrebbe chiedere se i regolamenti esistenti vengono sfruttati al massimo. Il Memorandum Esplicativo2 della Commissione Europea afferma espressivamente che:

La Direttiva non copre casi contestati, vale a dire quando l’assicuratore mette in dubbio la sua responsabilità o l’ammontare dell’indennizzo. Questo spetta quindi alle corti. Questa Direttiva non deve cambiare la Legge Privata Internazionale e le Convenzioni Internazionali.

Questo mio piccolo intervento sarà concentrato sulla parola “cambiamento”. Il problema è capire fin dove arrivano i regolamenti esistenti e quale sarà l’effetto positivo dei provvedimenti del progetto di Direttiva quando entreranno in vigore.

Ho un’altra sola osservazione introduttiva da aggiungere alla lista dei “problemi con i quali si confronta una parte lesa”, alla quale si riferisce il rapporto 6 del progetto,3 e si tratta del livello del risarcimento. In pratica una ricerca recente in un caso in cui ho

1 Avvocato, Essex Court Chambers, Londra.

2 COM (2000) 94 finale, 22 febbraio 2000.

3 “sistema legale straniero, linguaggio straniero, procedure di sistemazione unifamiliare”

(2)

svolto un ruolo di consulente riguardo ai problemi di giurisdizione sulla legge europea ha rivelato che una corte francese sarebbe pronta a concedere la metà dei livelli di risarcimento che una corte inglese considererebbe appropriati. Di conseguenza, anche se l’incidente è avvenuto in Francia, è molto probabile che la possibilità per una vittima inglese di intentare una causa in Inghilterra determini se verrà risarcita in modo appropriato per la sua invalidità fisica o meno. Vi avverto subito che non sto affermando che i risarcimenti francesi non sono sufficienti; saranno probabilmente sufficienti per una persona che vive in Francia, paese in cui lo Stato sembra tutelare maggiormente i suoi cittadini rispetto allo Stato inglese. E suggerirei che la situazione nella quale una persona in visita in un paese estero non viene completamente risarcita per le perdite causate da un incidente non è fuori dal comune e che le cose rimarranno così a meno che non si giunga ad una armonizzazione del risarcimento della vittima in tutta l’Europa, un’eventualità che sembra lungi dall’essere raggiunta, visto il suo legame con le questioni di procedura civile, prova ecc..

I Temi di Discussione

Sono due le problematiche da discutere:

(a) Fino a che punto la presenza di un agente di una compagnia di assicurazioni in un altro paese membro può costituire una “filiale, agenzia o altro stabilimento”, in modo che un italiano vittima di un incidente stradale in Inghilterra possa intentare causa contro l’Ufficio inglese della Compagnia di assicurazioni di Roma;

(b) Fino a che punto si può dire che “l’evento dannoso” accade dove la vittima è residente, quando l’evento dannoso consiste in un deterioramento della condizione medica come conseguenza diretta di un incidente, e quindi sarebbe possibile per una vittima intentare causa a una compagnia di assicurazioni straniera dove subisce il danno, vale a dire a casa.

Vorrei aggiungere un altro solo chiarimento a proposito della legge prima di cominciare a trattare queste due questioni. Si tratta della legge applicabile alle rivendicazioni da parte della persona lesa. In genere, conoscendo i diversi sistemi, sono convinto che la posizione inglese in materia legislativa sarebbe quella di applicare la legge dello Stato in cui avviene l’incidente. Quindi una persona inglese che abbia subito un danno in Francia dovrebbe intentare causa secondo la legge francese, sia che il caso venga giudicato nelle corti inglesi o in quelle francesi. Ma questa legge nasconde un aspetto: benché il diritto sostanziale tratti i vari livelli dei danni, è il diritto del tribunale che valuta il danno. Questa è la ragione per cui una persona inglese che intenta una causa in Francia otterrà un risarcimento francese ma, intentando una causa in Inghilterra otterrà un risarcimento inglese soggetto a tutte le clausole riconosciute dalla legge francese.

Giurisdizione basata su filiali ed agenzie4

4 una persona domiciliata in uno Stato Contraente potrebbe, in un altro stato Contraente, essere citata riguardo ad una disputa nata dalle operazioni di una filiale, agenzia o altro stabilimento, nelle corti del posto in cui la filiale, agenzia o altro stabilimento è impiantato.

(3)

In seguito a un incidente in Italia, la regola primaria è che la compagnia di assicurazioni italiana può essere citata dove ha domicilio, vale a dire in Italia. Ma se una vittima viene dall’Inghilterra o dalla Germania, dove viene citata? Questa questione si trova al centro delle proposte contenute nella direttiva. Farà diventare coercitiva una pratica che è già diventata comune per le compagnie di assicurazioni, quella di nominare un rappresentante locale per le rivendicazioni in modo da poter trattare queste rivendicazioni nel paese dove è domiciliata la vittima.

Le indicazioni seguenti possono essere riassunte dalla giurisprudenza:

(a) Un distributore esclusivo di beni fabbricati oltremare non è stato ritenuto essere né una filiale né un’agenzia per via del fatto che non rientra sufficientemente nella direzione e controllo della società madre – in questo caso non aveva il potere né di negoziare in nome del cedente né di impegnarlo: De Bloos contro Bouyer [1976]

ECR 1497;

(b) Una filiale o un’agenzia implica un luogo di affari con:

- Una parvenza di permanenza - Una direzione

- Una attrezzatura che le consenta di trattare affari con terze parti in modo che queste, in caso di necessità ci sarà un legame legale con la società madre,

“non debbano trattare direttamente con essa ma possano trattare affari sul posto in cui questi hanno luogo”;

Pertanto, la Corte Tedesca, dopo un parere preliminare della Corte di Giustizia, ha ritenuto che prevalesse il fatto che un ufficio di una compagnia francese avesse un indirizzo in Saabruecken, la sua carta intestata (“Somafer – rappresentanze per Germania) e un conto in banca in Germania, nonostante il fatto che le trattative fossero state condotte in stretto coordinamento con la sede centrale in Francia, non ci fosse alcuna contabilità separata e l’ufficio non fosse registrato alla Camera di Commercio tedesca: Somafer [1978] ECR 2183; Digest D I-5.5-B2;

(c) Nel caso di una società belga che aveva un agente commerciale indipendente stabilito da lunga data in Germania che stava reclutando un futuro agente commerciale per la Germania, la prova di direzione e controllo per sapere se l’agente stabilito da lungo tempo era una filiale o un’agenzia della società belga o meno, è stata dichiarata non fondata per tre ragioni:

- il rappresentante della società madre era fondamentalmente libero di organizzare il suo lavoro e i suoi orari senza essere soggetto alle istruzioni della società madre;

- il rappresentante era libero di rappresentare allo stesso tempo più società rivali produttrici o promotrici di prodotti identici o simili;

- il rappresentante non partecipava effettivamente alla conclusione e all’esecuzione di transazioni, ma si limitava alla trasmissione di ordini alla società che rappresentava.

Vedere Blanckaert & Willem contro Trost [1981] ECR 819 – si noti che anche se il rappresentante era legalmente indipendente e pare essere stato libero professionista, ciò non esclude l’applicazione dell’art.5(5);

(d) In antitesi con i suddetti test relativamente rigorosi e senza esaminare o richiedere l’esistenza del requisito “direzione e controllo”, la Corte in Schotte contro Parfums Rothschild [1987] ECR 4905 sottolineò l’importanza delle apparenze esterne. In questo caso, la Schotte (una società tedesca) vendette vari prodotti per il commercio di profumi alla Parfums Rothschild (una società francese) ma la

(4)

Schotte svolgeva negoziazioni anche con la Rothschild GmbH, la società madre tedesca della società francese, già prima del contratto e anche in dispute successive in relazione alla qualità dei prodotti. La Corte ritenne che le terze parti avevano il diritto di ritenere che la società tedesca che “agiva come un’estensione di un’altra società” e quindi considerarla la società tedesca come uno stabilimento della società francese anche se dal punto di vista legale sono indipendenti.

Oltre all’autorità della Corte Europea, la Corte Inglese considerò l’effetto dell’articolo 5(5) in New Hampshire contro Strabag Bau [1990] 2 Lloyds Rep. 61 & [1992] 1 Lloyds Rep. 361.

La disputa nacque in un contesto di procedimenti di una compagnia di assicurazioni US contro una società tedesca nelle corti inglesi per aver dichiarato di aver invalidato la polizza.

Considerato che questo era un problema che riguardava l’assicurazione soltanto le corti tedesche avrebbero avuto giurisdizione soggetta all’applicazione della clausola condizionale nell’Articolo 7 per l’Articolo 5(5). Le uniche ragioni per l’applicazione dell’Articolo 5(5) erano che lo Strabag era entrato nella polizza di assicurazione tramite gli agenti di assicurazione londinese seguendo il corso normale del loro lavoro che “non era per niente connesso o soggetto al controllo dello Strabag; come agenti, hanno soltanto agito sulle istruzioni della Strabag in questa transazione particolare”. Affermando che in De Bloos, la Corte di Giustizia legò il risultato di direzione e controllo non alla particolare transazione ma al lavoro dell’agente, e facendo affidamento su una forte indicazione nel rapporto Schlosser che l’utilizzo di un’agente di assicurazione indipendente non soddisfa l’Articolo 5(5), la richiesta era stata respinta. In ogni caso il problema era manifestamente ambizioso, visto che veniva semplicemente chiesto all’agente di stabilire una polizza particolare.

Alcune recenti decisioni delle Corti Tedesche e Danesi hanno sviluppato il concetto di

“apparenza” di Schotte:

(a) L’Oberlandesgericht di Düsseldorf, il 26 Maggio 1995, 17 U 240/94 fondò basandosi sul caso della società tedesca di un agente finanziario londinese giurisdizione sugli argomenti di filiale e agenzia. La società tedesca pubblicizzava la casa madre londinese che spediva direttamente ai clienti i “customer agreement (ordini)” che questi riconsegnavano compilati alle società tedesca. La società tedesca diede tutti i segni di essere una filiale o agenzia e la società londinese aveva sviluppato i suoi affari con l’assistenza di una società indipendente che portava lo stesso nome e, anche se non aveva la stessa gestione, è stato ritenuto che la società tedesca era una filiale o agenzia;

(b) Zellner contro Philip Alexander Securities [1997] ILPr. 716 – Cliente tedesco sollecitato da società tedesca da una convocazione fredda. La Società tedesca era indipendente dalla società britannica, ed era una delle diverse società che sollecitavano clienti per la società britannica. La corte tedesca si è basata sulla “sollecitazione, evidenza e gestione reale” così come su un’affermata similarità nel nome per dimostrare che la compagnia inglese aveva dato l’impressione che la compagnia tedesca fosse un’azienda ad essa attribuibile. Si faceva riferimento anche al fatto che la commissione era pagabile soltanto alla compagnia inglese, l’azienda tedesca accettava di fatto la corrispondenza relativa alle transazioni commerciali. La conclusione è stata: “dal punto di vista del cliente, quindi, i due imputati formavano una sola unità, dando l’impressione che la [società tedesca] agisse per la [società britannica].”

(c) Bent Gransoe European Current Law, feb. 1992, 465 – E’ fallito il tentativo di fondare giurisdizione contro un avvocato tedesco in Danimarca perché questi aveva un ufficio di rappresentanza che usava quando era in Danimarca ma nel quale non c’era personale,

(5)

tanto che il cliente sapeva che l’avvocato tedesco non aveva un ufficio in Danimarca e lo aveva originariamente contattato in Germania.

La questione delicata è fino a che punto il progetto di direttiva dovrebbe attuare un cambiamento ai principi suddetti. Per quanto riguarda la legge, La Convenzione di Bruxelles non fa rigorosamente parte della Legge Comunitaria ma costituisce un trattato multilaterale tra gli Stati Membro, ai sensi dell’Articolo 293 (ex-220) del Trattato di Roma. Benché riconosca che la situazione potrebbe cambiare nel caso in cui la Convenzione di Bruxelles diventasse una Regolamentazione di Bruxelles, mi chiedo se la dichiarazione interpretativa dell’Articolo 4(6) al punto in cui dice che “la nomina di rappresentanti per le rivendicazioni non può in sé stessa costituire l’apertura di…un’istituzione ai sensi della Convenzione di Bruxelles” sia in grado di modificare la Convenzione di Bruxelles.

Anche se l’Articolo 4 (6) può essere attuato come una parte della Convenzione di Bruxelles, le parole importanti sono “non può in sé stessa”. Quindi il semplice fatto della nomina di un agente non è ritenuto sufficiente di per sé ma è comunque un fattore rilevante nel valutare se le strutture create per trattare le rivendicazioni delle vittime nel loro Stato Membro costituiscano o meno agenzie o filiali della compagnia di assicurazioni. Che una filiale o agenzia sia stata creata o meno sarà evidentemente una realtà connessa a ogni singolo caso.

Giurisdizione basata su dove avviene il danno.

Nel caso in cui una vittima viene coinvolta in un incidente, si rompe la caviglia, intenta causa nelle corti locali, viene risarcita e torna a casa, non c’è difficoltà nel determinare quali corti hanno giurisdizione. Questo succede perché l’evento che ha provocato il danno (l’incidente) e il danno stesso sono avvenuti nello stesso posto.

La situazione però è più complessa se, tre anni dopo la sentenza, fratture da sforzo alla stessa caviglia fanno si che la vittima abbia sempre più difficoltà a camminare. L’approccio della legge procedurale inglese a questo proposito è di considerare se il risarcimento concesso originariamente era definitivo o provvisorio. Se la sentenza originaria era inglese, il risarcimento era quasi sicuramente definitivo poiché i risarcimenti provvisori vengono raramente concessi e devono essere fatti espressamente. Se invece la sentenza originaria era francese, è molto probabile che il risarcimento venga concesso soltanto per i fatti conosciuti e non per i rischi futuri. Nel caso di deterioramento, le corti si aspetterebbero che la vittima torni semplicemente alla corte, per iniziare una nuova azione e ottenere un pieno risarcimento.

Ma cosa dire del caso in cui un cittadino di un altro Stato Membro sia in vacanza per due settimane in Francia al momento dell’incidente e non ci metta più piede se non per sottoporsi alla perizia dell’esperto della corte e per rivendicare l’indennizzo per i danni al momento delle procedure originarie? Ci si può chiedere se esista qualche possibilità di evitare una sentenza francese in un caso del genere.

La risposta è probabilmente si. La base di tale argomento è una combinazione di principi derivati dalla sentenza della Corte Europea in Bier contro Mines de Potasse d’Alsace5 e Shevill contro Presse Alliance SA6. Nel primo caso, come si sa bene, fu ritenuto che “il luogo in cui si è verificato l’evento dannoso” di cui all’Articolo 5(3) della Convenzione di Bruxelles si riferiva a due luoghi, vale a dire il luogo in cui è avvenuto il danno o il luogo in cui l’evento che ha provocato il danno è avvenuto. Shevill spinse oltre il principio e ritenne che il ricorrente poteva intentare causa sia dove era avvenuto il danno sia nelle corti del luogo in cui

5 [1976] ECR 1735.

6

(6)

era avvenuto l’evento che aveva provocato il danno. Nel campo della diffamazione, il ricorrente poteva scegliere di intentare causa sia dove l’editore era stabilito riguardo a ogni danno derivante dalla pubblicazione sia di fronte alle corti di ogni Stato contraente dove la pubblicazione era avvenuta, ma soltanto riguardo al danno subito negli Stati contraenti stessi.

Ma quali sono i limiti di un principio che sembra avere il potenziale di creare un regolamento giurisdizionale che permette a un ricorrente di intentare causa dove è domiciliato? Ad oggi, il limite è che il luogo in cui si subisce la perdita di guadagno, e che ha un certo peso sul danno fisico, non è un luogo pertinente per gli scopi della giurisdizione. Di conseguenza il Sig. Marinari non era stato in grado di intentare causa alla Lloyds Bank qui in Pisa per ottenere l’indennizzo per il danno subito in seguito al proprio arresto, nel momento in cui aveva presentato un vaglia di $752.000.000 alla cassa della Lloyds Bank di Manchester. Il danno era stato subito a Manchester e non a Pisa, e così il luogo del danno non poteva essere esteso ad ogni luogo in cui si possono risentire le conseguenze sfavorevoli di un evento che aveva già causato un danno in realtà avvenuto altrove7.

Ma questa restrizione non si applica a un deterioramento della condizione medica della vittima di un incidente, particolarmente quando, secondo la legge nazionale applicabile, la rivendicazione di indennizzo per deterioramento costituisce un nuovo diritto posto a fondamento della propria azione.

Conclusione

La discussione potrebbe benissimo continuare attraverso problematiche di risarcimento provvisorio e pagamenti temporanei nei casi di danno alla persona. Malgrado la sentenza recente della Corte di Giustizia in Van Uden Maritime8, è significativo che il regolamento relativamente rigoroso per la richiesta di pagamenti temporanei da parte di una corte che non è legata ai procedimenti effettivi era preceduto dalle parole “pagamento temporaneo di tipo contrattuale”. E’ questo tipo di pagamento temporaneo che è soggetto a condizioni restrittive.

E’ molto più discutibile se principi simili si applicano a vittime di incidenti che cercano di ottenere pagamenti temporanei dalle loro corti, e in particolare modo se le procedure della corte del paese in cui è avvenuto l’incidente procedono molto lentamente.

Ma credo di aver parlato abbastanza per dare via a una discussione proficua. Però, alla fine del giorno, come uomo di legge europeo, mi riempie di profondo malessere il fatto di sapere che ci sono vittime di incidenti fuori dal proprio paese che aspettano 10, 15 ed anche 20 anni per ottenere un risarcimento che sia soddisfacente. Questo è chiaramente contrario allo spirito del Trattato di Roma. Se fosse maggiormente conosciuto dal pubblico e non solo da quelli che soffrono per causa di tali ritardi, potrebbe essere chiaramente considerato come un reale ostacolo alla libertà di spostamento. E anche oggi, esiste una vera controversia secondo cui tale situazione costituisce una restrizione sulle possibilità per i cittadini della Comunità di viaggiare per fornire o ricevere servizi, costituendo in questo modo una violazione dell’Articolo 49(ex-49) del Trattato di Roma. Il Parlamento Europeo dovrà essere elogiato per le sue iniziative che costituiscono una pietra miliare per la costruzione dell’edificio della protezione dei diritti individuali dei cittadini.

7 Marinari contro Lloyds Bank plc [1995] ERC I-2719. Vedere anche Dumez France contro Hessische Landesbank [1990] ERC I-49.

8 Caso C-391/95, 17 Novembre 1998, [1999] ILPr. 73.

Riferimenti

Documenti correlati