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L’inchiesta - Pag. 10 27 marzo 2012

Tra i boschi di Pula il brevetto del successo

ECCO QUANTO INFLUISCE SULLECONOMIA REALE LORGANIZZAZIONE DI SARDEGNA RICERCHE. OFFRE DAVVERO UNO SBOCCO LAVORATIVO PER I GIOVANI CERVELLI PRONTI ALLA FUGA?

Quando pensiamo a innovazione e promozione della ricerca tecnologica nel campo dell’economia in Sardegna, pensiamo a Sardegna Ricerche, una struttura situata nel Parco tecnologico scientifico di Pula che prima del 2007 si chiamava Consorzio Ventuno e che ha come scopo quello di favorire la nascita di imprese innovative rendendo la Sardegna attrattiva per quelle high-tech, organizzare programmi di formazione specialistica e di tirocinio e di modernizzazione per il tessuto aziendale sardo, creando sinergia con il mondo universitario. Detto così sembriamo effettivamente nel terzo millennio, proiettati a una crescita in campo economico e scientifico da far ben sperare in una reale rinascita della nostra isola in recessione ormai da troppi anni. Ma è effettivamente così?

Quanto davvero influisce nell’economia reale un’organizzazione come Sardegna Ricerche?

A che punto è arrivata l’innovazione? Ma soprattutto è un effettivo sbocco lavorativo per i giovani cervelli a cui vogliamo impedire di fuggire dalla Sardegna? A tutte queste domande ha risposto Valter Songini responsabile marketing e relazioni estere presso Polaris. “La nostra missione non è tanto quella di fare ricerca, che è compito dell’università, ma di trasferire queste scoperte al mondo dell’impresa”. A mettere a disposizione delle imprese le nuove tecnologie sono i finanziamenti pubblici, nazionali, regionali ed europei, in Italia infatti manca un finanziamento di tipo anglosassone, privato. “Questa domanda latente di innovazione da parte delle imprese ha difficoltà a emergere e a comunicare con i centri di ricerca, noi abbiamo proprio la missione di avvicinare questi due mondi distanti, direi che i giovani sono più informati sulla nostra missione e si rivolgono a Sardegna Ricerche con più frequenza. Abbiamo aperto anche uno sportello brevetti che verifica se l’idea sia davvero originale e innovativa e unica, dunque non scoperta da altri, noi facciamo una diagnosi che aiuta tantissimi giovani imprenditori”.

Ma quali sono le imprese che investono il loro tempo e denaro all’interno del parco?

“Sicuramente è da segnalare la presenza del CRS4 che nasce nel 1990 dove vi lavorano circa 200 persone (di cui circa 145 sono ricercatori, i sardi sono 115, quelli provenienti dalla penisola 20 e i ricercatori stranieri 10), che ha come obbiettivo l’innovazione, che viene promossa attraverso lo sviluppo e l’applicazione di soluzioni innovative ad alto

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contenuto tecnologico, nella biomedicina e nel la biotecnologia. La missione del CRS4 è quella di aiutare la Sardegna a dar vita e a far crescere un tessuto di imprese hi-tech essenziali per lo sviluppo economico e culturale sardo. Ma ci sono anche realtà che provengono dalla penisola e hanno deciso di insediarsi nel parco perché hanno trovato le condizioni più adatte al proprio lavoro, una di queste è: Inpeco T.I.H. (Tracciabilità In Healthcare), che progetta sistemi di automazione finalizzati a garantire la completa tracciabilità informatica degli atti medici relativi ai pazienti, riducendo al minimo, attraverso l’automazione, il rischio di errore umano. Ha realizzato anche un “carrello intelligente” che affianca gli operatori sanitari nella corretta esecuzione di ogni atto medico su pazienti ospedalizzati, dall’identificazione del singolo paziente alla somministrazione dei farmaci prescritti. Oppure Karalit che opera nel settore del software per la simulazione ingegneristica sulla fluidodinamica computazionale. La società è nata da uno spin-off del centro di ricerca CRS4 ed è stata recentemente finanziata da un pool di investitori privati. L’azienda ha recentemente aperto una sede commerciale negli Stati Uniti. Parliamo di un software che riesce a simulare il comportamento che mantiene un fluido, liquido o gassoso, quando viene a contatto con corpo solido. Questa analisi può essere utilizzata per la progettazione di compressori, pompe volumetriche per pale eoliche, alettoni e scocche delle auto da corsa”.

In un momento terribile per l’economia sarda dove le vecchie fabbriche chiudono e difficilmente potranno continuare a vivere di aiuti di Stato, la Sardegna ha solo una possibilità per sopravvivere: investire nel potenziale umano attraverso una cultura dello studio di eccellenza. I giovani devono, secondo Songini, investire di più e in maniera più qualitativa sulle materie scientifiche, sono tantissime le scolaresche che visitano ogni anno il Parco di Pula con la speranza che un domani da adulti possano diventare i ricercatori del futuro. Un’altra missione, non solo sarda ma nazionale, che secondo il responsabile marketing di Polaris, l’Italia deve compiere, è quella di una semplificazione reale delle pratiche burocratiche. Questo Paese si conferma troppo lento e quindi penalizzato ogni volta che gareggia a livello internazionale. Insomma, le potenzialità ci sono tutte, ciò che rende difficile il lavoro anche in un centro di eccellenza come questo, è radicato in una mentalità italiana troppo umanistica, lenta e burocratica e dove gli imprenditori connazionali non investono in ricerca perché il rischio è troppo alto e perché si preferisce continuare con un sistema economico troppo comodo dove si socializzano le perdite e privatizzano i profitti.

Claudia Sarritzu

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