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Ritratto di un Isola

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Academic year: 2022

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(1)

Istituto Malerba di Catania

Piano Integrato degli interventi P.O.N.

Annualità 2013/14 Attività Teatrale

“Ritratto di un’Isola”

di

Nicola Costa

(2)

PRIMA PARTE

MUSICA

:

Gruppo:

- isola, isola, isola, isola, isola, isola…

- meravigliosa isola… meravigliosa isola… meravigliosa isola…

- la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto…

“Ritratto di un’Isola”…

E` questo il nome del nostro spettacolo.

Un viaggio nella cultura della nostra terra che nonostante i problemi, le dominazioni e le violenze ci fa sentire vivi e felici di essere siciliani.

Noi abbiamo scelto di rispondere alla violenza senza violenza.

Noi abbiamo scelto di parlare di legalità nel grande teatro della vita attraverso tante storie che non vogliamo dimenticare.

Attraverso tante cose da migliorare e tanti progetti da portare a termine.

Abbiamo tante strada da percorrere…

Abbiamo tanti sogni da realizzare e non abbiamo intenzione di rinunciare a loro!

Useremo le emozioni per rispondere a chi non ama…

a chi ruba nelle nostre case, a chi sporca le nostre strade, a chi uccide senza pensare, a chi maltratta la nostra terra, a chi inganna la nostra età.

E la nostra unica vendetta sarà quella delle parole e dei pensieri.

Perché, infondo, la vera forza di quest’isola, sta proprio nella potenza dei nostri pensieri. Quella che ci permette di rialzarci dopo esser caduti e di rinascere come fiori profumati dopo essere appassiti.

MUSICA:

(3)

Ma chi sono davvero “Questi Siciliani”..?

Il poeta Salvatore Quasimodo rispondeva:

“Uomini di bassa statura –dicono- dai capelli neri e agitati, dagli occhi orientali e dalle gambe di camminatori del deserto.

Anche l’antico combattente romano era piccolo di statura ma con la sua corta spada atterrava i barbari giganti.

E anche questo è vero: dove c’è una terra da conquistare, dove inizia una civiltà, lungo le rive dei fiumi e dei mari, la prima sera, dopo la lotta, si ode sempre un canto siciliano…

MUSICA:

I siciliani leali amano la giustizia.

Quasi sempre con le loro forze scacciarono tutti gli invasori.

La Sicilia fu una grande nazione un tempo -dalla venuta dei Normanni (1060) alla dominazione Borbonica (1860)- e Siracusa la maggiore città d’Europa.

L’isola divenne una provincia greca come territorio e fu chiamata la Magna Grecia -

MUSICA:

Il popolo siciliano e le sue storie…

Storie semplici fondate sulla verità e sugli affetti.

Intoccabile in Sicilia è quello per la famiglia di appartenenza.

Storie di coraggio di tanti eroi che, con il loro lavoro, hanno provato a cambiare il destino dei siciliani onesti,

combattendo la mafia…

combattendo la mafia…

combattendo la mafia…

con cui non vogliamo più convivere perché preferiamo divenire Siciliani per bene, molto diversi e molto migliori da quelli là, come Don Mariano.

MUSICA:

(4)

“L'autobus stava per partire,rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell'alba, sfìlacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell'autobus e la voce del venditore di panelle, paneIle calde panelle implorante ed ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l'autobus si mosse con un rumore di sfasciume.

L'ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l'uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all'autista - “ un momento”- e aprì lo sportello mentre l'autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l'uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò.

Il bigliettaio bestemmiò: la faccia gli era diventata colore di zolfo, tremava. Il venditore di panelle che era a tre metri dall'uomo caduto, muovendosi come un granchio cominciò ad allontanarsi”...

CAPITANO: …Si accomodi, Don Mariano. Ho da farle alcune domande e spero di poter contare sulla sua collaborazione.

Ha mai avuto rapporti con Calogero Dibella?

DON MARIANO: Cosa intende per rapporti?

Semplice conoscenza, amicizia?

Interessi in comune?

CAPITANO: Scelga lei.

DON MARIANO: La verità è una sola…

E non c’è niente da scegliere…

Semplice conoscenza.

CAPITANO: E che opinione aveva del Dibella?

DON MARIANO: Mi pareva giudizioso.

Qualche piccolo sbaglio, da ragazzo…

Ma ora mi pareva camminasse diritto.

CAPITANO: Lavorava?

(5)

DON MARIANO: Lei lo sa meglio di me.

CAPITANO: Voglio sentirlo da lei.

DON MARIANO: Se parliamo di lavorare con la zappa…

Che era il lavoro a cui suo padre lo aveva avviato…

Dibella lavorava quanto lavoriamo lei ed io…

Forse… lavorava con la testa…

CAPITANO: E che lavoro, secondo lei, faceva con la testa?

DON MARIANO: Non lo so.

E non lo voglio sapere.

Lei mi vuol far confondere la testa.

CAPITANO: No. E le faccio vedere quel che ha lasciato scritto il Dibella (…) Che gliene pare?

DON MARIANO: Niente.

CAPITANO: Niente?

DON MARIANO: Niente.

Proprio niente.

Il niente che é NI-E-NTE!

CAPITANO: Non le sembra un’accusa?

DON MARIANO: Accusa?

A me pare niente.

Un pezzo di carta, col mio nome sopra.

CAPITANO: Un pezzo di carta?

DON MARIANO: Mi permetta una domanda….

Ma lei che affari crede che io faccia?

CAPITANO: Tanti.

Tanti…E diversi.

(6)

DON MARIANO: E qui si sbaglia.

Io non faccio affari…

Vivo di rendita.

CAPITANO: Che rendita?

DON MARIANO: (tace)

CAPITANO: Che rendita?

DON MARIANO: (tace ancora)

CAPITANO: Ho capito, siamo partiti sul piede sbagliato…

Torniamo indietro, allora…

DON MARIANO: No. Non torniamo indietro per niente!

Io, i soldi miei, li muovo come voglio.

Posso solo precisare che non sempre li tengo in banca…

A volte faccio prestiti ad amici, senza cambiali, in fiducia.

E l’anno scorso, tutti i soldi che avevo fuori, mi sono ritornati…

Un padre ha il dovere di pensare all’avvenire dei figli.

E lei mi sta facendo la predica...

CAPITANO: Ha ragione.

Lei il predicatore va a sentirlo in Chiesa…

Mentre qui vuol trovare lo sbirro! Ha ragione… ha ragione.

Piccola pausa di silenzio

DON MARIANO: Che fa, non parla più Capitano?

Che vi succede? Vi siete ingoiato la lingua?

E allora?

CAPITANO: E allora ci sono molte cose da chiarire e che lei deve spiegare…

DON MARIANO: Io, non mi preoccupo mai di niente.

(7)

CAPITANO: E perché?

DON MARIANO: Perché sono un ignorante.

Ma quelle due o tre cose che so, mi bastano.

La prima è che sotto il naso abbiamo la bocca per mangiare, più che per parlare.

CAPITANO: Ho la bocca anch’io sotto il naso...

Ma le assicuro che mangio solo grazie al mio lavoro…

Quello che voi siciliani chiamate “il pane” del governo.

DON MARIANO: Mi ascolti bene, Capitano: io sono Don Mariano.

E sono un Uomo! E non un Mezz’uomo o addirittura un Quaquaraqua`.

Da persone che stanno dove sta lei o dove stanno i brigadieri dei Carabinieri, molti anni addietro, io ho avuto un’offesa peggiore della morte.

Un ufficiale, guardandomi negli occhi, mi ha schiaffeggiato…

E rideva… rideva…

E io dico: si può più dormire quando si é stati offesi così?

CAPITANO: E le pare cosa da uomo ammazzare o fare ammazzare un altro uomo?

DON MARIANO: Io non ho mai fatto niente di simile.

Ma se lei mi domanda, così, a passatempo, se è giusto togliere la vita a un uomo, io dico…

Prima, bisogna vedere se é un uomo…

CAPITANO: Dibella era un uomo?

DON MARIANO: Era un Quaquaraquà.

CAPITANO: Era un Quaquaraquà..?

DON MARIANO: Era un Quaquaraquà!

CAPITANO: E lei aveva particolari motivi per classificarlo così?

DON MARIANO: Le ho già detto che era un Quaquaraquà...

(8)

CAPITANO: Risponda alla mia domanda!

DON MARIANO: Nessun motivo, lo conoscevo appena.

CAPITANO: Eppure il suo giudizio è esatto…

Forse lei sapeva che era una spia…

Un confidente dei Carabinieri…

DON MARIANO: Non me ne curavo.

CAPITANO: Ma lo sapeva…

DON MARIANO: Non me ne curavo.

CAPITANO: E di cosa si curava, invece?

DON MARIANO: Di quello che mi andava!

E quando mi andava di guardare in faccia qualcheduno, anch’io miravo dritto agli occhi!

E per tutta risposta si rivolgevano a me dicendo:

“Baciamo le mani, Don Mariano”.

…Mai Mai…

Mai… una parola di più.

Non se lo dimentichi più, Sig. Capitano…

Fine Prima Parte

(9)

SECONDA PARTE

Musica:

Gruppo:

- Isola, isola, isola, isola, isola, isola…

- Meravigliosa isola… meravigliosa isola… meravigliosa isola…

- La mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto… la mia isola si chiama Sicilia e questo è il suo ritratto, il suo ritratto, ritratto…

CORO: No! No! No! No! No! No! No! No! No! No! No! No! NO!

- Il popolo siciliano non è affatto una massa di mafiosi e di violenti, NO!

CORO: No!

- Questo lo credono i superficiali o gli arroganti, NO!

CORO: No!

- E lo credono anche i presuntuosi o i mali informati.

CORO: No! No! No! No! No! No! No! No! No! No! No! No! NO! NO!

Musica:

(10)

Il mio popolo è fatto di lavoratori.

Il mio popolo è fatto di pescatori.

Il mio popolo è fatto di contadini.

Il mio popolo è fatto di medici che salvano le nostre vite.

Il mio popolo è fatto di architetti che progettano le nostre case.

Il mio popolo è fatto di muratori che hanno ricostruito le proprie città distrutte dai terremoti e dalla lava.

Il mio popolo è fatto soprattutto di gentilezza e di ospitalità,

Il mio popolo è fatto di forza che non si è mai spenta nei secoli…

Il mio popolo è fatto di poeti.

Poeta:

“giusto è che questa terra di tante bellezze superba, alle genti si additi e molto si ammiri.

Opulenta di invidiati beni e ricca di nobili spiriti”…

Gruppo: (applauso)

Poeta:

“l’Italia senza la Sicilia non lascia immagine nello spirito.

Soltanto qui è la chiave di tutto”.

Gruppo: (applauso)

Poeta:

Sssh… Sssh…

Adesso basta. Questo non è più tempo di sprecar parole.

Ora, stateci a sentire…

MUSICA:

(11)

Io penso alla straordinaria sorte del popolo siciliano…

Essi vanno per il mondo a milioni,

mai per spirito di conquista, ma per umiltà e fatica.

E lo percorrono da cima a fondo, questo mondo.

lo frugano instancabilmente in ogni fessura, nazione, città, paese, in mezzo ai grattacieli ed in mezzo alle foreste.

Infine, se ne tornano a casa.

Non c’è, in tutta l’Europa, un popolo più girovago.

Nemmeno gli inglesi, nemmeno gli ebrei.

Eppure sono i più poveri: i contadini, i braccianti, i falegnami, i barbieri,

i calzolai, i manovali…

sempre lì, pronti a tenderti una mano.

E sono quelli che vanno dovunque, per dieci, quindici, venti, trent’anni...

Che imparano a parlare inglese, spagnolo, tedesco…

Che vedono e ricostruiscono le più grandi città della terra

con la forza delle loro braccia e con l’estro ed il genio delle loro menti.

Sono solo pochi i siciliani che restano fermi, intanati, sepolti vivi in questa Terra mia, isola meravigliosa…

e nell’ombra fredda della loro casa…

Dove lentamente perde chi diventa schiavo dell’abitudine chi non cambia marcia e vestito

chi non parla a chi non conosce.

Dove lentamente perde chi evita la passione, chi è infelice a scuola o sul lavoro

e chi non vive la propria vita per inseguire un sogno.

E lentamente perde pure chi non viaggia, chi non legge, chi non piange, chi non ama e chi non perdona.

Perché Essere veri uomini in questa terra, richiede uno sforzo di gran lunga superiore del semplice (…) respirare.

(12)

E noi che non siamo eroi… Cosa costruiremo?

Noi…

Ricostruiremo il tempo...

Coro: Si, ricostruiremo il tempo!

Poeta: E ricostruiremo la giustizia!

Coro: Giustizia!

Poeta: E ricostruiremo la pace!

Coro: Pace!

Poeta: E ricostruiremo la legalità!

Coro: Legalità!

Poeta: E voi adulti, non restate più fermi ad aspettare…

Alzatevi ed aiutateci a diventare grandi,

coraggiosi come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino…!

E intanto, se potete, non sporcatela ancora quest’isola meravigliosa, per favore…

Non…

..sporcatela!

Buio

Musica:

Ringraziamenti

(13)

FINE

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