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Filt Cgil: scrive lettera ad Onorato, faccia l’armatore e non il sindacalista dei marittimi

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Academic year: 2022

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Segreteria Nazionale  Roma, 12 giugno 2017

   

“ Ad ognuno il suo ruolo. Onorato faccia l’armatore e non il sindacalista” 

Da molti mesi le affermazioni dell’armatore Vincenzo Onorato sono tese ad “orientare” l’opinione pubblica ed anche i lavoratori marittimi contro l’azione delle Organizzazioni sindacali confederali.

Tutto è lecito intendiamoci. I toni sono anche irrispettosi oltre che sguaiati ma, spiacenti di contraddire il suo pensiero, dubitiamo fortemente che i nemici dei lavoratori marittimi italiani siano Cgil, Cisl e Uil.

Certamente additare tra i nemici del popolo il Sindacato è un’operazione provocatoria e al tempo stesso anche poco originale che potrebbe solo fruttare qualche consenso in vista di una tornata elettorale.

Tuttavia quando si scende ad un livello così basso nella dialettica e nei contenuti si entra in un terreno scivoloso che, tra l'altro, lascerà stupiti i volenterosi che avranno ancora voglia di leggere un dialogo a distanza su questo argomento e di questo ci scusiamo anzitempo.

Invece come Filt Cgil pensiamo che il tema proposto all'attenzione sia importante, ma perda inevitabilmente di forza quando se ne vuol fare un'arma di strumentalizzazione che ha ben altre finalità.

Il dibattito in relazione alla legge 30/98 sul Registro Internazionale italiano non lo si può ridurre al calcolo dei benefici agli armatori e, come ci definisce il Sig. Onorato, ai Sindacati “di comodo”, specialmente se si è arrivati ad impegnare il Parlamento per modificare la stessa legge.

Riteniamo sia giusto richiamare Parlamento e Governo a stabilire un equilibrio tra quanto il contribuente investe e il ritorno sul piano fiscale e occupazionale. Su questo siamo perfettamente allineati tant'è che di questa opinione ne abbiamo resa edotta la IX Commissione Trasporti della Camera nel corso di una audizione.

Auspicavamo una riforma seria e complessiva del settore e non a spot; le leggi dovrebbero avere lo scopo di rappresentare l'interesse generale e non di dividere settori dell'economia aprendo una disputa che rischia di avere solo perdenti.

Ma le leggi non si discutono e prima d'essere modificate si rispettano. Per quanto ci riguarda, riferito ai suoi rilievi, quando la modifica alla legge 30/98 sarà effettiva ne prenderemo atto, come avvenuto anche nel 1998, la rispetteremo e faremo in modo che venga rispettata; rassicuriamo tutti coloro che ci leggono verso i quali ci continua a dipingere come disertori morali.

Ovviamente se permangono le sue convinzioni che è stata violata una legge in modo così evidente, come continua a sottintendere, è auspicabile, lo sosteniamo come Organizzazioni Sindacali e come cittadini, che partano denunce circostanziate che consentano indagini puntuali volte al riconoscimento e al ripristino della verità e della legalità.

Se invece il problema è solo politico allora ci permettiamo di richiamarla ad usare i criteri del confronto, del dialogo e la ricerca di soluzioni, nelle sedi opportune, per rilanciare un settore che ne ha bisogno, soprattutto sul fronte della “reale occupabilità” delle matricole attive oggi in Italia.

Un impegno serio per il quale però occorre impegno continuo e dedizione, che necessita di elaborazione di proposte e idee evitando di ridurre lo spazio della democrazia ad un pc e una connessione internet attraverso la quale fare le proprie battaglie sui social.

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Noi preferiamo un altro approccio per provare a mantenere lo spirito costruttivo degno della organizzazione che rappresentiamo provando a trovare, con tutti i nostri interlocutori, soluzioni per il lavoratore marittimo, qualificandone ad esempio i termini e le condizioni di arruolamento.

Ci battiamo per quel personale marittimo che tra i suoi diritti incontra molte difficoltà come, tra le tante altre, avere accesso alle forme di sostegno INPS in tempi normali e utili a mantenere le rispettive famiglie, per il riconoscimento del proprio lavoro tra quelli gravosi/usuranti, oppure per tentare di evitare che per mantenere i propri titoli debba caricarsi di costi impropri.

Proprio per quel personale marittimo “nostrano” che sa perfettamente che è attraversato da sempre da una disciplina internazionale con tutte le derivazioni del caso, al quale non sono sufficienti i proclami.

Per quel personale che si misura con gli andamenti del mercato del lavoro a livello mondiale con enormi difficoltà che non attengono a differenziazioni salariali, a vantaggio di personale extra comunitario, ma di adeguamento professionale agli standard minimi per ottenere gli imbarchi.

Infine, appare evidente che avere delle certezze è un vantaggio e Lei Sig. Onorato di queste certezze ne ha molte.

Noi fortunatamente no, e oltre a doverci aggiornare ogni volta sugli andamenti di un mercato che non regola più la vita dei popoli, non certo per colpe nostre, ma solo di pochi “illuminati” dobbiamo anche misurarci e confrontarci ogni giorno con chi delegittima il ruolo degli altri.

No Onorato, noi non ci abbasseremo al suo livello di dialettica, per noi valgono i rapporti e le relazioni che intratteniamo con le nostre controparti, compresa la sua, con le quali cerchiamo e spesso troviamo accordi e per le quali oggi convintamente riteniamo che il Registro Internazionale abbia garantito un interesse generale così come il sistema delle convenzioni a garanzia del diritto Costituzionale alla continuità territoriale.

Questi due principi ci risulta che hanno entrambi permesso di creare occupazione e permettere l’ampliamento della flotta italiana.

Questo è un fatto.

Si può fare di più? Sempre!

Continui pure la sua azione demolitrice di chi prova con tante difficoltà a rappresentare un mondo del lavoro più ricattabile da chi, invece, detiene il potere di imbarcare e sbarcare quindi condizionare la vita di molte famiglie.

E se non le va di abbassare i toni li tenga pure dove preferisce.

Non ha bisogno dei consigli degli altri figuriamoci dei nostri, ma si tolga gli abiti del populista e dia il suo contributo scendendo dal piedistallo dorato da cui vuole apparire come l'unico difensore dei lavoratori.

Magari spiegando meglio che la Tonnage Tax esiste in tutti gli Stati e che poco attiene alla legge 30/1998, perché sta nel Testo Unico Imposte.

Nel 2015 si è accorto di accordi fatti nel 2003 e delle storture della legge del 1998.

Magari tra qualche anno si accorgerà di aver commesso un errore deontologico nei confronti di Organizzazioni che hanno attraversato anche gli anni più bui e meno democratici della storia italiana, e che noi, con grandissima umiltà e tanto rispetto, proviamo a rappresentare anche davanti a chi come Lei che evidentemente pensa di svolgere tutte le parti in commedia: l'armatore, il capopopolo, il politico e pure l'unico sindacalista dei marittimi italiani.

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