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DISEGNO DISCORSO FRANCESCO ALBÉRI COSTANZO ANGELINI E RISTAMPATO PER CURA SUL DAMA STAMPERIA DI CARIA) CATANKO 1840.

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(1)

DISCORSO

SUL

DISEGNO

DI

FRANCESCO ALBÉRI

PRONUNZIATO DA DUI MEDESIMO NBl.f.A REGIA UNIVERSITÀ* DI PADOVA.

E RISTAMPATO PER CURA ni COSTANZO ANGELINI

DAMA

STAMPERIA DI CARIA) CATANKO

1840

.

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(2)

AGLI ORNATISSIMI SIGNORI

P R 0FESS0R1

DELLA REGIA UNIVERSITÀ’ DI PADOVA

Sono dieci anni, che lagovernativa Munificenza mi destinò ad impiega

*

re F opera mia a prò della pubblica istruzione

.

Negli ultimi tre innanzi al decimo ad onta dellapicciolezzd de’mieitalenii, ebbi F onore disedere fra poi dottissimie chiarissimi Pro"

fessori in questa sempremai illustre

Università

*

Ad un tale onore, di cui

(3)

sempre andrò superbo, si unì a mag-

giore mia gloria e consolazione

il

ge- nerale amor nostro perso di me

,

che interessando

il

mio cuore alla più dovuta e sincera gratitudine

,

mi fece desiderare di rimanere in perpetuo con voi. Ma

il

Decreto segnato

il 1

5

novembre

1

808

,

in virtù del quale sono rimaste soppresse nelle Regie Università varie Cattedre comprese quelle del Disegno, distrusse

le

mie lusinghe, ed inutili rese

i

voti miei.

Dovendo pertanto seguire quel de- stino che la benefica intenzione del Governo sarà per fissarmi

,

io ben vedo celeberrimi Professori, che for- se in breve dovrò portarmi lungi da

questo suolo per tanti rapporti a me

carissimo. V oglio ciò nonostante lu-

(4)

singanni di godere, mercè la fer-

*' b

mezza del vostr animo, anche sol -

t\

altro cielo

il

vostro affetto

.

Pria però ch’io parta, gradite che vi con- sacri un mio tenue lavoro,

il

mio Di-

*

scorso cioè

i

sulla necessità ed utili- tà del disegno,* lavoro in vero non

corrispondente ai meriti vostri, alla vostra virtù, ma che vi consacro al solo oggetto, che quando v’accada

di rivolgere ad esso lo sguardo vi rammentiate

,

che chi lo scrisse

manterrà viva in ogni tempo e luo-

go la riconoscenza che vi deve

,

e che alle frasi del labbro unisce la schiet- tezza del cuore.

A vvalori intanto l’eterna Sapien- za le instancabili cure vostre a van-

taggio della studiosa gioventù j

(5)

giammai si sciolga quel nodo di

concordia e dipace

,

che a gran be- ne della pubblica istruzione

tutti

pi unisce in amorevole fratellanza, e vivete felici

.

Padova 8 agosto 1810.

* #>•

FRANCESCO ALBERI

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(6)

SULLA NECESSITA^ ED UTILITÀ’

DEL DISEGNOPRATICO

E QUAL SIA IL VERO ED ESSENZIALE DISEGNO

AL QUALE PRIMIERAMENTE APPLICARE SI DETONO GLI ARTISTI TUTTI

E SINGOLARMENTE GLI ARCHITETTI

NON CHE OGNI GENERE DI COLTE PERSONE

DISCORSO

DI FRANCESCO ALBÈRI

PROFESSORE EMERITO DI DISEGNO DELLA REGIAUNIVERSITÀ’DIPADOVA

LETTONELL’ ACCADEMIADiSCIENZELETTERE ED ARTI DELLA STESSA CITTA9

NELLA SEDUTA DELLI XXVIII GIUGNO

(7)

IX

PROEMIO DELL'AUTORE

Tutti convengono essere

il

disegno pratico

il

principale

fondamento di tutte le arti,

il

mezzo più efficace alla perfetta intelligenza di molte scienze

,

ed

il

più bello

, il

più utile

,

il

più necessario ornamento delle persone facoltose e cospicue.

Avendo però

il

disegno molte diramazioni

,

non pochi sono

ai dì nostri

i

dispareri insorti sull'ordine e metodo da tenersi in questo studio, abbisognan- do a chi un tal ramo di dise-

gno

,

a chi un altro a norma

delle arti o scienze rispettive}

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(8)

X

quindi io mi propongo di far manifesto col presente Opuscolo qual sia

il

vero ed essenziale disegno che primieramente de-

vesi studiare dagli Artisti tutti

,

e segnatemente dagli Architetti,

non che da tutti quelli che di disegno qualunque abbisognano o pel compimento delle scienze che esercitano, o per giugnere

alla cognizione del bello

,

e sa- perne giudicare. Quando iò con- seguisca T intento, e le mie pa- role vengano secondate dal fatto,

potrò lusingarmi di aver por- tato al pubblico un qualche vantaggio

,

che è

1’

unica meta

alla quale aspiro. Essendo però

la mia professione la Pittura

,

c non

1’

Oratoria, ho luogo a

r

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(9)

XI

temere di presto divenir nojoso a quel lettore che in ogni scrit- to avidamente ricerca eleganza ed ornamento. Vorrei peraltro sperare

,

che le istoriche noti- zie

i

da me raccolte

'

sul divisato

argomento, e riportate alcuna volta in questa mia breve ope-

retta colle istesse parole degli scrittori nominati, possono an- cora ai gentili animi e delle belle arti affettuosi

,

recare un

qualche diletto, e proccurare con

ciò una specie di compenso alla mancanza di quel leggiadro stile che suole tal volta per sè solo

innammorare. A mia scusa di- rò

,

che mi proposi sempre la chiarezza c la dimostrazione del mio assunto.

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(10)

.«<

)

r, \

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(11)

1

t

DISCORSO

Ogni

qualvolta io

mi pongo ad

esaminare

come

si esercitavanole arti tutte ne’secolian- dati, e

come

al presente, riconosco essere le

medesime

all’infanzia pressocchè ritornate, e scarsissimo il

numero

diquegliartisti

che im-

pieghino lodevole opera a sostenerne il deco- ro, e a rimetterle nel lustro primiero.

Ma

se

imprendo ad

indagarela causa di

una

talde- cadenza,

ben

presto

m’accorgo

eh’essaderiva dagli artisti

medesimi

, i quali

abbandonate

le traccie de’ loro predecessori

non mirano

piu alla natura e all’ essenza

comune

di tutte le arti, cioè al disegno, unica e infallibileguida che

conduce ad

eseguire opere

degne

di sti-

ma;

Conosco anzi

, e con

sommo rammarico

,

prevalere oggigiorno in tanti artisti la massi-

ma

, quanto

comoda,

altrettanto pregiudiciale

che

lo studio del disegno sia

un perditempo

per chi si applica alle arti

meccaniche

,si

avvedono cheil

perditempo

è quello di appli- carsi, alle artisenza studiare il disegno.

E che

tale

massima

sia inessiradicala lo si raccoglie

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(12)

2

assai facilmentedall*osservar?;

che

gli Orefici*

gliArgentieri, gl*Intagliatori

,gli Stuccatori,i

Ricamatoli, gl’Indoratori* i Fonditori di

me-

talli

, gliOttonari,ètanti altri faticano elavo^

rano

meccanicamente

più per abito

che

per arte, sicché rade volte

conducono

a termine lavori degni di pregio,

non avendo

a

mente

i

principj regolatori del disegno.

Per

provare la necessitae1’utilità del dise-

gno

,dellequaliintendoparlare,

diamo

un’oc- chiata ai lavori

che

si facevano ne’ bei

tempi

della Grecia e di

Roma

; osserviamo

come

si lavoravanoi capitellidellecolonne, le basi* le cornici, i rosoni, le

metope

e gli altri orna- menti dell’ Architettura,

Come

i candelabri, le are, itripodi,lepatere,ivasi*le tazze

,lelu- cerne, le armaturemilitari,gliornamenti

mu-

liebri,

ed

ogni altro arnese odi servizio o di

pompa

, e

vedremo

setutto ciùavrebbero

que-

gli artefici potuto eseguire dottamente, csì elegantementesenza essere nel disegno fondati.

Osserviamo

come

le arti istesse risorseroa

nuo-

valuminosavitainItalia*neisecoli

XV

e

XVI.

Guardiamo

gl’intaglidique’ tempiin

legname*

in

marmo*

in bronzo*

ed

in

qualunque

altra materia eseguiti

,

ponghiamo mente come

sila- torava di tarsie

,

come

diricamo,

come

di

mo-

(13)

o

bilie cTogni genere, e

dovremo

confessare,

che

a

grande

distanza i nostri artefici sono rimasti addietro ai loro predecessori; la qualedistan- za d’altro

non

deriva

che

dalla

mancanza

del disegno.

il bello solamente,

che pure

èla

meta somma

delle arti nostre, riceve scapito e oltraggio

da

quella

mancanza

,

ma

gli artisti eziandio

ne

portano la meritata

pena

faticando più assai,

che

altrimenti

non

seguirebbe, cri- traendone

un

lucro assai minore.

Vi

sono alcuni però i qualicredono diave- re abbastanza studiato ildisegno, essendosioc- cupati qualche

tempo

incopiare de’frutti, dei fiori, delle fòglie, deglianimaiucci

,dei

mean-

dri, degli arabeschi e cosesimili.

A

questi tali

non

si

può

veramente rispondere,

che

assolu- tamente s’ingannino

, perchèildisegnouniver- salmente inteso

, altro

non

è

che un composto

di linee, collequalis’imita

qualunque

oggetto prodottodallanatura

, esidimostrano que’

con-

cetti

che

si sono nella

mente

formati,

ed im-

pressinell’idea

;allequali linee se

vengono ag-

giunti i chiari e gli oscuri

che

fingono il ri- lievo, risulta piùperfettoildisegno.

Ma

si

puù

dire bensì

che

essendosi ristretti allo studio delle

nominate

cose

non hanno

studiatoilve- ro

ed

essenzialedisegno

;poichéildisegno vero

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(14)

4

cd

essenziale è quellodi figura* cioèdelcorpo

umano,

delquale dovrà intendersi

eh

5iounica-

mente

parlo,

quando non

v’aggiungaaltradi- stinzione.

Non

v’

ha dubbio

,

che

lecose tutte dalla

na-

tura prodotte sieno maravigliose e difficili

ad

imitarsi dall’arte,

ma

ilcorpo

umano che

ara- gione vien reputato il complessodelle maravi- glie della natura

medesima

, e

che

ipiu dotti Greci lo

chiamarono microcosmo

,cioè picciol

mondo,

tutte le signoreggia e le sorpassa in artifizio, in bellezza

,in grazia,inproporzioni

,

che

di più

non

possiamo,

immaginarci,

intendere;

ond’è che da qualunque

artista si

deve

studiare primieramenteildisegnodi

que-

sta sorprendente

macchina

, la quale

appunto

per le tante bellezze,

che

insèraccoglie,sesi

rende

la più difficile

ad

essereimitata,ese ri- chiede in chi la studiamoltecognizioni

ed

in- tensa attenzione, facilita ed abbrevia

grande- mente

la stradaall’intelligenza

ed

imitazionela piùperfetta di

qualunque

altrooggetto,

ed apre

la fantasia a

vaghe

e pellegrine idee

che giam-

mai non

potranno risvegliarsia chi in tale stu- dio

non

siasi applicato, e molto

meno

esegui- re si potranno con

buon

esito. Inoltre tuttele opere

che

sono suscettibili di figure, allorché

(15)

5

I

b molto, o poco

che

visiano inirodottediven-

gono

assai più pregevoli.

Che

il disegno di figura abbia un’assoluta superiorità su di

qualunque

altro

ramo

<di di- segno, eilesiailmaestroeillegislatoreeviden- temente

può

riconoscersi. Siavi

uno

de’ migliori artistidiornato, di paesaggio, difiori,difrutti

,

di pesci di uccelli

,d’ognialtraqualità d’ani^- mali, o d'arnese

qualunque, che non mai

siasi applicato al disegno delcorpo

umano

« Siavi

un

giovane

che

solo

da

alcuni annistudii,

ed

an-

che

con mediocreprofitto,la figura.Si

propon-

ga il

primo

di divenire figurista, edilsecondo di darsi alle facoltà del

primo

; succederà

che quando

quello sia giunto alla mediocrità del giovane, questo avràgiàsuperata con gigante- schi progressi la virtù di quello negli ornati, ne’fiori,ne’fruttine’ paesaggi, negli animalid’o- gni specie.

Vedrà

il

primo, che

perdisegnare

il corpo

umano

essendo necessaria

una som- ma

esattezza c precisione e riflessionigrandis- sime, di

niun

vantaggio gli saranno gli sludj anteriori, poiché fatti sopra oggetti diassai

mi-

nor perfezione,•

che non

obbligano

ad una

imi- tazionetanto scrupolosa,

ed una

talquallibertà accordano all’artista di essere a

norma

del

d

i

luigenio variati.

Quindi V

artistaavvezzo

ad

oc-

(16)

6

cuparsi in cose di

minor

bellezza, cda potere*

senza

commetter

errore, o

almeno

errorgrave, cangiar in parte

,

quando

lovoglia,idintornie le forme degli oggetti

che

d’imitar sipropone,

o

d’inventareque’ capricci

che

più gliaggrada,

niun

capitale si sarà formalo peravanzarsi

con più

sollecitudine neldisegnodi figura

;anziper

la libertà alla quale avvezzòla

mano

nelle pri- miere sue occupazioni7

non

potrà forse se

non con

fatica frenarla ne’ limiti

che

gli sarannò prescritti

da un

hello superiore.All’ oppostoil figurista assuefatto alla contemplazione

ed

allo studio di tale superiore bellezza,e di tutto ciò

che

arenderlatalecontribuisce

,allorchési

ap-

plica a cose minori trascorre con franchezzail

campo

, e giugnovelocealla

meta

prefissa.

Che

più? ritorni il

primo

all’esercizio dell’ornato, delpaesaggio,de’fiori,de’frutti,degli animali,

e

si riconoscerà divenuto in queste cose miglior professore. Si rimetta il secondoalla figura

,

e

si accorgerà di

non

avere perquestaacquistato nulla con gli altri studj,

ma

diavere anzide- teriorato, resala

mano

dissuhhidiente, e

meno

sa- gace l’intelletto.

Chi mai

megliodegli scolali del granRafaello(lasciandoaparteil

Maestro) ha

inventato, disegnato,odipinto ornatid’ogni genere

, fiori, frutti,animali,trofeimilitari ,

e

(17)

7

quant’altro

da umana mente

;idear si poteva?,

Molti

hanno consumata

la lorovitaimitandoli sempre,

ma

restandogli

sempre

inferiori

,

perche non

incominciarono,

come

quelli fecero, laloro carriera dal disegno del corpo

umano.

Ài

vero

ed

essenziale disegno pertanto,cioè al disegno di figura

,

padre

universale di tutte le arti, applicarono primieramente in altri tempi gliartisti

da me

ricordati, emolti in

mo- do

vi si applicarono, etaliprogressivi fecero,

che

chiamati agloriamaggiore,

abbandonando

i loto mestieri di Orefici,d’intagliatori,difa- legnami,

che

in grazia ditalestudio eccellen-A

tementeesercitavano,sivolseroallaPittura

,al- laScultura,oall’Architettura,

ed una

gran

pane

in tutte e tre questebelleartidivennero singo- lari malestri:talifurono

Andrea

delPollajuolo,\

Andrea

del Vcrocchio, Antonio cGiovanni

da

Sangallo, Benedetta

da Ma

jano,Bacciod’

Agno-

lo, Lorenzo Gbiberti,

Maso

Finigucrra,

Miche-

lozzo Micbelozzi,

Sandro

Bolticelli, Sintonc dello ilCronaca,

Andrea

delSarta,

Benvenuto

Celimi

, Francesco Francia, Agostino Caiacci

,

Landò da

Siena,Masolino

da

Panicale,c

mol-

tissimi altri

,

che

in graziadiessersiapplicalial disegno di figura per apprendere le arti

mec-

caniche

, poterono salire

ad

eminente gradodi»

(18)

8

gloria nello arti nobili. Se atlualincnic

come

nei

tempi

-andati si riconoscesse la necessità e

1’utilità di tal disegno, e i padri lo facessero studiare ai loro figli

che ad

arte

qualunque

destinano,

non

si vedrebberotanti lavori

mal

pensati, e peggio eseguiti, e chi sa quanti su- blimi ingegni si scoprirebbero alti a divenire

il decoro di loro

medesimi

, de’ genitori

, del-

la famiglia, della patria, se per

tempo

fossero istruitinell’arteimportantissimadi clicioparlo.

In vista

adunque

di tanti beni

che

dal di- segno di figura derivarpossono

,

niuno

sistan- chi d’inculcarne lo studio.

É

forza

però

con- fessare,

che bene

spessoallamiglior intenzione de’padri

mancano

imezzidiprocacciarl’istru- zione ai lor figli o

mancano pure

imaestri

me-

desimi. Sarebbe però cosa lodevole assai,

che

in ogni

Comune

diqualche ampiezzavifossero scuole pubbliche di disegno sostenute dai piu capaci

ed

abili Professori.

Le Comuni dovrete

bero prendersi

somma

curadi

un

importante

ramo

d’istruzione

non meno

necessario di

qua-

lunque,anzipiònecessariodi molti, e dal

quale

ne

ritrarrebbero

e

decoro

ed

utilegrandissimo sotto molti rapporti

anche

d'interesse,

poiché

dove

si esercitano

bene

le arti viè

un perenne

fonte di

commercio

, c le arti

non

le

può

eser-

(19)

9

citar

bene

chi

non

istudia

,

come

conviensi,il

disegno.

Conosciuta la necessita

che hanno

di tale studio le arti suaccennate el’utile

che da

esso

ne

deriva, passiamo

ad

artipiùnobili,anzisu- blimi, dico alle artibelle^Pittura

, Scultura

ed

Architetturafiglieprimariedeldisegno; aquel- le arti cioè,

che anche

con

una

loro sol

pro-

duzione capaci sono di eternareil

nome

di

una

città, e

che

mediantetantipregichein sèstesse racchiudono furono tenute

sempre

ingrandissi-

ma

stima daliecolteNazioni

,cosicché il

nome

di barbare rimase a quelle

che non

giunseroa conoscerne il merito.

Secondando

però, il

mio

assunto

non ho

luogo a parlare della necessità

che hanno

del disegno le

due prime,

cioè la Pittura e la Scultura,

mentre

queste

,

benché

figlie del disegno,sipossonochiamare il dise-

gno medesimo

; ond’è,

che

se volessi, parlare del disegno relativamente a loro,

mi

conver- rebbe ragionare(locchè farò in altro

momen-

to) delle prerogative

che

il bello

ne

costui*^,

scono, cioè delle proporzioni, dell»uniformità del carattere, dellasceltadelle

forme

,dell’ele- ganza;

duopo

èperciò.

che mi

restringaallane-

cessità

che ha

del disegnodi figura,

ed

alvan- taggio

che

neritraelaterza, sorella, la mirabile:

(20)

Architettura, a cui si c data ragionevolmente

*

la denominazione di capo-maestra,

che che ne

dica il signor Milizianelsuo Saggio di

Archi-

tetturapremessoalle vitedegli Architetti

da

lui scritte, il quale alCap. IV.Art. I.quasi bur- landosi di taledenominazionela

chiama

solen-

ne spampanata

.

Lo

sarebbeinfattisesivolesse pretendere conciò,chel’Architettura superiore fosse alla Pittura

ed

alla Scultura dalle quali essa riceve,

come vedremo,

grande alimento*

e che

oltre alla maggiore difficolta dieseguire

*

le loro opere, tendonoapiùaltooggetto

,qual

è

non

solod’ imitareiprodigj tuttidellanatura,

ma

intalqual

modo

di perfezionarli: dirappre- sentarci,

per quanto può mente umana

conce- pire,

P immagine

dello stesso Creatore, c tutte quelle cose

che

sono invisibili, e solo cono- sciute dal senso interno, e dall’ intellettosol- tanto : di farcipresentii lontani:di

mantenere

colle

immagini

de’nostri cari parenti

ed

amici trapassati

maggiormente

viva ne’ nostri cuorila gratitudine e la riconoscenza

che ad

essi

dob- biamo

, e di metterci sott’occhi l’aspetto

de-

gli eroi, e la tanto giovevole rappresentanza di quellevirtuose azioni,collequali trionfarono del vizio> per incitare noi

pure

col loro

csem-

pion

fargli guerra,

ed

opprimerlo, ea battere

(21)

Al

coraggiosi il

cammino

dell’onore e della glo- ria. Questi

ed

altri pregi della Pittura eScul- tura

han

fatto sì,

che

inogni

tempo

sianostate all’Architettura preferite, senzaperò

che que-

sta nulla vi perda del suo gran merito,

come non

lascia di essere prezioso il rubino e lo smeraldo

benché

altre

gemme

visiano di

mag-

gior valore.

La

Pittura poi

ha sempre

occupato

il

primo

seggio in

modo

,

che

iGreci,stimati

pure

i savj e prudenti del

mondo,

la posero nel

primo

grado delle arti nobili, eproibirono con perpetuo editto,

che non

s’insegnasse ai servi.

E che

ditale

preminenza

sia

sempre

stata riconosciuta

degna

,siprova ancorariflettendo, clic allorquando s’incominciòin Italia

,e fuori

ad

istituire

Accademie

di belleartifurono

que-

stechiamate

Compagnie

de’ Pittori,e

non de-

gliScultori, emolto

meno

degli Architetti,

ben- ché

gli uni e gli altri vi avessero egualparte.

Si osservi di più,

che

inque*tempiiPittorie gli Scultori eranoimigliori Architetti,

eppure

loro piacevadi comparire

prima che

Architetti, Pittori , o Scultori. Il signor Milizia

adunque

doveva persuadersi,

che

la denominazione di Capo-maestra,

che

sièdataall’Architettura

non

deriva dal volerla superiore a tutte

quante

le arti,

dalla presunzionedi rivolgere

P

antica

(22)

comune

opinione dalla quale è stata collocala nel terzoposto delleartibelle,

ma che

gli

con-

viene bensì avendo,

come

egli stesso confessa* molte arti soggette, cioè quelle delmuratore, del falegname, del fcrrajo

, dello scarpellirio alle quali presiede, e

comanda

per conseguire

il suo oggetto, vale a direlacostruzionedelle fabbriche.

Riguardo

lostudiodel disegno dicuil’Archi- tettura indispensabilmente abbisogna perdive-:

nire perfetta, diceVitruvio,

che non può

fabbri- ca alcuna chiamarsi

bene

e artistamente

com-

posta, se

non

siamodellala su quelle

medesime

proporzioni c simetrie

che

tanto si

ammirano

,

e tanto piacciono nella bellissima fabbrica di

un

corpo

umano

ben formato.Parlandoposciadei primiinventori degliordinid* Architetturacifa riflettere,

che

per farli

non

solo attiareggere peso,

ma

anco belli a vederli, risolvettero di

prendere

le misure dal corpo

umano

; e per far conoscere

quanto

gliAntichivalutasserotali proporzioni, avverte,

che

diedero allemisurei

nomi

delle

membra

del corpo

medesimo

,cioè

palmo,

piede, cubito,dito.

Vuole

però

che

l’

Ar-

chitetto siase

non

pittore

come

Apelle , esperto

almeno

nel disegno.

L’ autorità di grand’

uomo

saiebbe sjifli-

(23)

i3

ciente per convincere

chiunque, che

ildisegno di figura èla base principale dell’Architettu- ra;

pure

a maggior sostegno di tale verità, e per provare evidentemente

P

utile

che P

Arclii-r

lettura dal disegnoriceve

, farò osservare,

che

fino

da

epoca remotissima della Grecia , pro- vincia in cui le arti salirono al piùalto grado dj perfezione, gli Architetti de’più magnifici edificj furono pittori, o scultori.

Qui

giovari- cordare quello

che

sannotuttiglieruditi nella storia delle arti

,

che

iprogressi della Pittura e Scultùra

hanno sempre

precedutoquellidel-

P

Architettura , c

quando

esse sono decadute l’Architettura

ha pur

dovuto soccombere

,

mai

è risorta se

prima

le

due

sorelle

non

siso-

no

riavute.

E

questasia

pure

un’altraevidentis- sima

prova, che

la pitturaelascoltura, nelle quali la virtù tuttadel disegnoraccogliesi,so-

no

quelle

che danno

alle opere architettoni-

che anima

e vita.

Che

se così

non

fosse,

eie

sole

matematiche

senza il disegno bastassero a formare

un

perfetto architetto, il

buon

gusto dell’architettura avrebbe dovuto,

almeno

in qualche epoca

, preceder quello della pittura c scoltura

,

ma non

si è

mai

dato questocaso.

Veniamo

intanto a ciò

che mi

son proposto di far rilevare.

(24)

J4

Uno

de’primi greci architetti, dei quale la storia ci ricorda il

nome

, fu

Dedalo che

vi- veva

125o

anni avanti l’era volgare. Eglieresse molte fabbriche in

Menfi

con

somma

soddisfa- zione degli abitanti; costmsse il labirinto nel»

V

isola di Creta; fece altri edeficj in Egitto,in

Atene

, in Creta, inItalia

, esoprattutto iuSi- cilia ove visse lungo

tempo

in corte del

Re

Cocalo.

Fu

perito in tutte le artiche

condu- cono

al disegno:siesercitò nell’Architetturana- vale,

ma

si distinseparticolarmente nellascul-

tura.

Era

parimenti scultore abilissimo

Teodoro

di

Samo, che

fioriva

700

anniavanti l’era volgare.

Riedificò questi nella suapatriail famoso

tem-

piodiGiunone. RiferisceVitruviodiaver

vedu-

to

una

descrizioneesattamentefatta

da Teodoro

sopra quel

tempio

ch’era d’ordine dorico, e sul

modo da

lui tenuto inquella costruzione.

Fece

parimenti in

Samo un

labirinto

che

Pli- nio preferisce a quello diCreta,efin

anche

a quello d’ Egitto. In

Lacedemone

eresse

un

edi-

ficio detto

alF ombra che

sarò stato forse

un

qualche bel portico.

Callimaco di Corinto inventòilcapitello

che

prese il

nome

dalla dilui patria.

Era

Callima- co

un

eccellente scultore cheviveva 55

o

anni

(25)

I l

i5 avanti

P

era volgare. Si pretende

eh

1egli fosse

anche

pittore. Dagli Ateniesierachiamato

Ca-

tatechos cioè

primo

Artefice.

Il famoso ponte costrutto sul Bosforotracio,

o

sia sullo stretto diCostantinopoli per ordine di Dario re di Persia , acquistò gran

nome

a

Mandrocle che ne

fu

V

architetto.

Era

tal

ponte

formato di battelli così ingegnosamente, e

con

tantafortezza uniti,

che

vipassòsopradall’Asia in

Europa

la

numerosa

armata persiana.

Per

conservare la

memoria

di un’operacosìsingo- lare,

ma

insiemedellapiubreve durata,

Man-

drocle rappresentò in

un quadro

il Bosforo, il

ponte, il re assiso sul trono in

mezzo

alpon- te e l’esercito

che

vi sfilavasopra. Questa pit- tura fu collocata nel tempio di

Giunone

a

Sa- mo,

dove Erodoto asserisce averla veduta

con

questa iscrizione:

Mandrocle dopo avere

co-

«

struttail

ponte

di

barche

sul

Bosforo per

or-

dine

delre

Dario, dedicò a Giunone

questo

monumento che fa onore a Samo sua patria

e gloria allartefice.

Ecco adunque,

che

Man-

drocle ascritto fra gliantichi architetti era

un

pittore; e così sara stalo di altri

che

sotto il

«

nome

di puri architetti siriconoscono. All’op- posto

non

riconoscerestiino 1 eccellentissimo scultore JFidia per architetto se Plutarconi?Il9

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(26)

i6

vita di Pericle

non

ci dicesse,

che

quel prin- cipe allorchéfece innalzare tantestupende fab- briche in

Atene ne

affidò la sopraintendenza assoluta a Fidia, e

che

nulla facevasi senza il

suo consiglio.

Un

teatro

ed un

tempio fabbricati

da Po-

licleto d’

Argo

per gliEpidauricirca

4ao an-

ni avanti l’era volgare sorpassavano, secondo Pausania, tutte le magnificenze romane,c

Po-

licleto era

uno

de’ più famosi scultori.

Il tempio di Diana detta Alea rifabbricato nella cittàdi

Tegea

circa 56o anni avantil’era volgare passava pel piu famoso del

Pelopon-

neso.Questa riedificazione fu eseguita

da Sco- pa

scultore di

prima

classe, opera del qualesi

crede la tanto.rinomala favola di Niobe,

che

si

ammira

in Firenze.

Gli scultori Briasse,

Timoteo,

Leocare,

ed

il detto

Scopa

edificarono il mausoleo che pas- sava per

una

dellesettemaraviglie del

mondo

,

fatto innalzare da Artemisia regina di Caria al di lei consorte Mausolo. Gli stessi artefici,cia- scuno in

uno

dei lati, vi scolpirono istorie in

marmo.

Si potrebbe forse credere, che i

sud-

detti

non

eseguissero altro

che

lesculture, co-

me

è opinione di

qualcuno, ma

Plinio dice,

che

fecero il

mausoleo, nè nomina

di questa*

(27)

»7 fabbrica altro architetto;

aggiungendo

poi,

che

vi fu il quinto artefice il quale appareggiòal- 1’altezza della superiore piramide la inferiore.

Era

senza

dubbio

scultore Dinocrate, poiché,

da quanto ne

scrive Vitruvio, si presentò

ad

Alessandro il

Grande

dicendogli di aver

mo-

dellata l’idea diformaredel

monte Atoungran

Gigante

che

nella sinistra

mano

tenesse

una

gran città

, e nella destra

una

tazzapercuisi versassero in

mare

tuttiifiumiraccoltidal

mon-

te. Alessandro

che non

accettò tale progetto, impiegò Dinocrate nella fondazione della città

d

Alessandria.

Poco

si sa degli architetti che operarono in

Roma

in

tempo

dei re e della repubblica; trovo peraltro in Plinio fatta

menzione

de’due scultori Sauro e Baltraco lacedemoni, iquali a spese proprie fabbricarono in quellacittà al- cuni tempj

, e

non

essendolorostatopermesso di apporvi i propri

nomi,

incisero ne’capitelli delle colonne, o

come

altri vogliono nelle

ba-

si,

una

lucertola

ed una

rana

,

che

in greco

hanno

gli stessi

nomi

dei

due

scultori.

Si è quasi ineguale'oscuritàdegli architetti

.

del

tempo

di

Augusto che

èstaloper lescien- ze c per le arti ilsecolod’oro;

sappiamo ben-

,

che

laSculturaclaPitturaeranoinquella

(28)

i8e

citta in uso

ed

in istima fino dai primi anni*

della sua fondazione, e

che

poi

dopo

levitto- rie di Lucullo, di

Pompeo

e dellostesso

Au-

gusto molti pittori e scultori greci vi concor- sero,

e

vi operarono

;

onde

se

non

ci vienfatta

memoria

dei

nomi

degli architetti

, possiamo persuaderci,

che

letante sontuose fabbrichein que’tempi colè innalzate fossero opera degli stessi pittori e scultori, perchè

abbiamo

osser- vato

che

in allora i pittori egliscultorierano architetti, e

che

in loro

V

Architettura eraquasi

una

conseguenza delle

due

artiprimarie,

come vedremo

essere accaduto nei secoli a noi pii vicini.

Che

se

pure

si

nominano

alcuni antichi architetti senza ricordare,

che

nellaPittura o scultura si esercitassero

,da

quanto ne

dice Vi- truvio

dobbiamo

assicurarci ,

che almeno

nel disegno fossero assai ammaestrati.

Dopo

la

metà

del terzo secolodell*eravol- gare cioè

dopo

1’imperatore Alessandro Se- vero, incominciarono le belle artiadecadere,

ed

in progresso mostruose divennero;

ma

an-

che

quest’epoca calamitosa mostra

che

ildise-

gno

èlo spiritodell’Architettura, essendostata sostenuta alla meglio da’varj pittori e scul-

tori,

benché

picriola cosa fosseronella Pittura, 0

o Scultura

che

scelta avevano per loro prin-

(29)

*9 cipale professione.

Per

esempio; lo scultore

Antemio

di Traili città di Libia nell’Asiami- nore, edificò per ordinedell’Imperatore

Giu-

stiniano il famoso tempio di SantaSofìa inCo- stantinopoli.

Ma

lasciando l’antico avviciniamociai tempi

che

ci sono

maggiormente

cogniti, ede’ quali

abbiamo

più recenti

memorie

, ele ocularite- stimonianzeper megliochiarirsisullaveritàdel

mio

assunto.

Il rinomato campanile disan

Marco

in

Ve-

nezia fu opera eseguita nel

n 54 da Buono

scultore il più abiledelsuo

tempo, che

in

Na-

poli costrusse il Castel

Capuano

, oggi detto la Vicaria,

ed

ilCastellodell’ovo: a Pistojala Chiesa di sant’

Andrea

,

ed

altreopere fecein Firenze

ed

in Arezzo.

Bonanno

e

Tommaso entrambi

scultoripisani

si occuparono nel

1174

nell’edificazione del

«

tanto celebre campanile di Pisa.

Marchione

scultore aretino fu scelto

da Papa

Innocenzo III per costruire in

Roma

la chiesa e l’ospitale di Santo Spirito in Sassia:

alzò la chiesa di sanSilvestro

Torre de

Conti

,

ed

in santaMaria

Maggiore

lacappella del

Pro

sepio.

Nicola Pisano rinomatoscultorede’ suoitem- pi, edificò lachiesa econvento de’

Domenicani

(30)

20

in Bologna. Fece nella sua patria diverse fab- briche : in

Padova

sulfiniredel

XIII

secolo la

gran

chiesa di sant’Antonio: a Venezia quella de’FratiMinori*emolte ancora fabbrichein al- tre cospicue citta d’Italia.

La

maestosa Basilica di santa Giustinanella detta città di

Padova

,

che

è

una

delle piu

ma-

gnifiche d’Italia,e

che

forma

P

ammirazione di

chiunque

la

vede,

sia o

no

intelligente, fuin cominciata nel

i52i

sul

modello

di

Andrea

Briosco, detto ilRiccio

*

padovano

, bravissimo scultore discepolo del Vellano * e sopraintese all’innalzamento Alessandro

Leopardo vene-

ziano parimenti scultore e fonditore di

me-

talli.

L’arcivescovato diNapoli è operadelloscul- tore

Masuccio

di quella città

,

che nacque

nel ia3o.

Terminò

egliCastelnuovo,

ed

eressemolti palazzi.

Margaritone dìArezzo,

che

fupittore escul- tore, architettò il palazzo de*Governatori,c la chiesa di san Ciriaco in Ancona.

0

Arnolfo di

Lapo da

Colle di Valdelsa nato ùel

l23a

fu il più applauditoscultoredel

suo tempo

, e riuscì

anche

molto megliodeglialtri in Architettura. Edificò le

mura

diFirenze,

e

le guernì di torri

; fece nella stessa città la

(31)

piazza detta

Or

san Michele; lapiazza de’Prio-*

ri ; la Badia , e la granchiesa di santaCroce.

Diede

il modello della chiesa di santa

Maria

del Fiore,

che

è il

duomo

di quella città.

U

disegno del gran

Campo-santo

di Pisa cominciato l’anno

1278

è dello scultore

Gio-

vanni Pisano,

come

lo è quello della facciata del

duomo

di Siena.

Giotto fu pittore

che

silasciòaddietro

quan-

ti pittorierano finallora stati.

Fu

impiagatoin costruir fabbriche, e vi riesci con gran lode, per quanto lo permetteva il gusto di allora.

Eresse il maraviglioso campanile del

duomo

di Firenze.

Essendo

in

Lucca

fece il disegno

ed

il modello del castellodella Giusta.Il

Bai-

dinucci nella vita dello stesso Giotto così si

esprime.

Non

si

fermò

la virtùdiquesto

gran-

di

uomo

ne' solitermini della

Pittura

,

perchè fu ancora

eccellentissimo scultore

ed archi-

tetto

;

di ciò

alcuno

si

maravigli

,

perchè procedendo

tutte queste bellearti

da un

so-

lo principio,

che

è il disegno

,è

forza

,

che

chi

ha

ottimo

gusto nel primo

, lo

abbia an- cora

in

ognuna

di quelle cose

che ad

esso

appartengono

.

Erano

scultori Agostino e

Agnolo

fratelli Sanesi quali furono scelti in qualità d’archi-

3

(32)

22

tetti per sopraintendere a“li edificj pubblici della loropatria. InAssisi, in Orvieto,in

Arez-

zo

ed

in

Bologna

fecero diverseopere diScul- tura e di Architettura.

Molte fabbriche civili e di fortificazioni di Firenze furono condotte dallo scultore

Andrea da

Pisa discepolo di Giotto. Si pretende

che

facesse

anche

il disegnodell’arsenale di

Vene-

zia. Nell’Architettura fusuperato dalsuo

con-

discepolo

Taddeo Gaddi

, il quale superò

an- che

il maestro nella Pittura.

La

grandiosa fabbrica della Certosa di san Martino c la chiesa di sant’ErmoaNapoliso-

no

opere del secondo Masuccio scultore.

Fu

pittore e scultore Fiorentino

Andrea

di

Gone

Orgagna. I disegni diquestoarteficefu- rono preferiti allorché si trattò d’ingrandire a Firenze la piazza avanti alpalazzo, eper

un

edificio della zecca.

Altri pittori e scultori italiani

ed

esteri po- trei

nominare che

siesercitarononell’Architet- tura

prima

del secolo

XV, ma

litralascio

per

giugnere più presto a parlare dique’ luminari delle beile Arti,

che

totalmente

ne

ristabiliro-

no

il

buon

gusto in Italia.

L’epoca delrisorgimento della

buona Archi-

tetturavienefissata in FilippoBrunelleschifio-

(33)

23

remino

nato nel 1377. Brunellescliida fanciul- lo fu posto al mestieredell’ orefice,indi passò alla Scultura

che

esercitòcononore, finalmen- te applicossi all’Architettura.

Una

delleprin-

cipali sue operazioni fu 1innalzamento della gran cupola di santa

Maria

del Fiore inFiren-

ze.Sidistinse ancoranell’Architetturamilitare, disegnò laFortezza diVico Pisano;lacittadella di Pisa

; fortificò il ponte a Jmare, e fece il

modello della fortezza di Pesaro.

Secondo

il Vasari l’ospitai maggiore di

Mi-

lano

con

tutti gli cdificj

che

lo

accompagna- no

per servizio degl’ infermi, fu architettato

da

Antonio Filarete scultore, discepolo di

Do-

natello.

La nuova Guida

di

Milano

però, stam- pata nel

1795

, lo dice inventato

da

Antonio

Aver

ulino, ecita1autoritàdel

Conte Giacomo

Carrara bergamasco.

Ma

sia

pure

dell’

Averu-

linoilquale

come

il Filarete era

un

bravoscul-’

tore e fonditore di metalli.

Miclielozzo Michelozzi fu parimenti sculto- re condiscepolo del Filarete;siapplicòall

Ar-

chitettura e vidivenne celebre.

Fece

il

model-

lo del palazzo di

Cosimo

de’Medicidetto

P a—

ter

Patriae

, il qualepalazzo fu fabbricalo coL

modello medesimo.

Fece in Firenze molte al- tre fàbbriche rispettabilissime,

ed

è disuodi-, segnoinPerugia la]Gtudella vecchia.

(34)

H

Giuliano

da Majano

nato nel 1577 fu

an-

ch’egli scultore, indi architetto.Si distinse in Napoli nel magnifico palazzo di Poggio Reale innalzato col suo disegno pel re Alfonso , e più nel palazzo e nella chiesa di san

Marco

in

Roma.

A

sublimare1Architettura

nacque

nel

1598 Leon

Battista Alberti dettoilVitruvioFioren- tino.

Se

questi fosse pittore,e

come

intendes- se quest’ arte

,

non che

laScultura, ce lo

mo-

strano i trattati

che

sopra le arti stesse ci la*

sciòscritti.

Imparò

l’Architettura coll’osservare e misuraregli edificjantichi,per vedereiquali intraprese molti viaggi.

Qual

architettosiasta- to

T

Alberti a tutti è noto.

La

chiesa di san FrancescoinRimini,

che

fufattainnalzare cir- ca la

metà

del

XV

secolo daSigismondo

Pan-

dolfo Malatesta signore, di quellacittàcondise-

gno

dell’Alberti,

ha poche

pari inItalia.

Questa

chiesa, anziilsoloesterno diessa,

che

più

gran-

diosoe nobile

non può

idearsi, bastaper

ampia- mente

dimostrarel’esimia virtù delsuo autore.

Bernardo

Rossellino scultore fiorentino fuin

Roma

impiegato

da

Niccolò

V

in grandi fab- briche civili e militari.

Fu

pittore di merito

Bramantino da Mila-

no; applicatosi all’Architettura l’esercitò

molto

(35)

iti patria, dove è di suo diseguo la chiesa di san Satiro.

É

incerto l’autore del famosopalazzo de’

du-

chid’

Urbino

; 1opinione più

comune

però si è, che sia stato innalzato coldisegno di

Fran

cesco di Giorgio abile scultore

, e dilettante di Pittura nato in Siena nel 1423. Si vuole

che

la

buona

architettura sia

ad

esso luimolto

de-

bitrice.

Ipiùeccellentiarchitetti dell’ impareggiabile tempio di san Pietro in

Roma

furonotuttipit- tori o scultori. Il

primo che

ne fece lapianta, e

che

incominciò 1 innalzamentofu

Bramante

Lazzari nato nel 14*4 in Castel Durante, villa vicina ad Urbino. Dal padrefu postoper tem-

po

a studiare la Pittura, ed il

Lomazzo

nella tavola de’

nomi

degli artefici, posta infine al suo trattato della Pittura, dice chiaramente

Bramante da Urbino

sapiente pittore e ar- chitettouniversale. Dipinseeglialcune cose in san Giovanni Laterano ,

che

più

non

esistono.

Dopo

la

morte

diBramante,Raffaello

da Ur-

bino fu architetto della stessa basilica.

Fu

pittoredimolto merito Baldassarre Peruz-

zi

da

Volterra,

che nacque

nel 1481. Portato-

si a

Roma

siapplicòancora all’Architettura

, e fu anch’egli scelto architetto della chiesa di

(36)

san Pietro. In

Roma medesima

innalzò

moke

belle fabbriche, alcune delle quali

adornò

al di fuori di sue pittureachiaroscuro,e parti- colarmente quella

che

fece per Agostino

Chi-

gi,

che

vienchiamatalaFarnesina.L’opera nel- la quale più si distinse fu il palazzo

Massimi

per la difficoltà del luogo in cuidovette fab-

bricarlo.

Michelangelo Buonarroti subentrò architetto in capo della stessa gran fabbrica di san Pie-

tro.

Quando

Michelangelosi applicò all’Archi- tettura era di circa

4 o

anni,

altri maestri egli

ebbe

in questa professione],

che

ildisegno

con

cui aveva e dipinto e scarpellato così ec- cellentemente, e le osservazioni fatte

da

lui sulle fabbriche della

buona

antichità.

In

ciò

non

vi è niente di

quel

mirabile ( dice

Mi-

lizia )

che

alcuni

han

creduto.

Un uomo dì

talento,pittore, coll ajuto di Vitruvio e

di Leon

Battista Alberti,in

Roma

,di

40 anni

,

aveva

bisogno di

maestri per apprendere V

architettura ?

Quest’arte

ha

eterne obbligazionial

Vigno-

la, il quale studiò in

Bologna

laPittura, ina conoscendo di

non

riescirvisivolse all’Archi- tettura, e furono in questa i suoi maestrigli avanzi preziosidegliediiicj antichi,

che

in

Ro-

(37)

2 ?

ma

misurò esattamente, e disegnò piò volte.

Non

doveva peròesserenella Pittura tanto

ad-

dietroquant’egli forsesistimava

,poichéil

Bor-

ghininel suoriposo lo

chiama

pittore, e rife- risce,cheglifu discepolo

Barlolommeo

Passe- rotti

, le di cuiopere moltosi pregianoepar- ticolarmente i disegni. Il Vignola riprese in

Roma

ipennelli,

ma

siccomelostudiodell’

Ar-

chitettura nulla influisce per divenire miglior pittore, gli

abbandonò da

capo.

Fu

egli

pure

impiegalo nella costruzione della chiesa di san Pietro.

L’ innalzamento della sorprendente cupola della stessa basilica Vaticana fu eseguito,

ben-

ché sul disegno di Michelangelo ,

da Giacomo

dellaPorta milanese famososcultore,del quale

non

sono

poche

in

Roma

le belle opere ar- chitettoniche.

Sortirono eccellentissimi architetti ifratel-

li Giuliano e Antonio

da

Sangallo,

che

furono impiegati in Firenze, in

Roma

, in Ostia*, in Napoli, a Loreto, a

Savona

, inMontefiascone

ed

altrove in grandi fabbriche civili e milita-

ri. Essi esercitarono in gioventù Parte d’inta- gliare in legno, eciò bastaper assicurarci

che

sapevano disegnare, perchèinque’tempi chi a tali professioni si dedicava incominciava dal-

(38)

a8

T

imparare il disegno

; infatti Antonio fece d»

legno bellissimi Crocifissi.

Andrea

Contucci del

Monte

Sansovino na- to nel

1460

fu

un

celebre architetto

,

ma

fu

prima uno

de’più celebri scultori.

È

noto ilvalore nell’ Architetturadi

Giovan

Maria Falconetto veronese nato l’anno 1458.

La

sua

prima

applicazione fu la Pittura.

Girolamo Genga da Urbino

fu

buon

pitto- re, e

buon

architetto.

Bartolommeo

suofiglio si distinse particolarmentenell’Architettura mili- tare.

Non

si dice

che

fosse pittore o scultore,

ma

si sa

che

ebbe permaestriil padre,il

Va-

sari e

Y Ammanati,

i quali lo avranno

almeno

nel disegno

ben

istruito.

Raffaello

daMontelupo

dicuisonovariescul- ture nella Chiesadi Loreto

,chiamaloa

Roma da

Tiberio CrispoCastellano disant’

Angelo

fu architetto di quella granfabbrica

,

che aumen-

tò di molte comodità, e vi fece considerevoli riattamenti.

Lavorò

inoltre di

sua mano

l’an- gelo alto cinque braccia , che fuposto in

cima

al torrione di mezzo.

Fu

in Orvieto architet-

«

to della chiesa di santa Maria

, e di

un Tem-

pio d’ ordine corinto fuori di città.

Eccellente scultore fu Jacopo Tatti detto il

Sansovino nato in Firenze nel 1479*

Avendo

$

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(39)

2

9

molto genio per 1’ Architettura vi si applicò, senza

abbandonare

la primiera professione, e divenne

un

luminare di tal arte. Cosi fossero piùrispettatele bellissime sue fabbriche.

Giulio

Romano

pittore egregio

, ilpiùeccel- lente discepolo di Raffaello

da Urbino

,sirese

egualmente

illustre nell’Architettura.Il

duca

di

Mantova,

al serviziodelquale Giuliostettemol-

ti anni, ordinò

che

ninno potesse in

Mantova

fabbricare senza il dilui disegno.

Sebastiano Serbo architetto bolognose stu- diò il disegno sotto la direzione del nominato Baldassarre Peruzzi pittore.

Giorgio Vasari

che

fu

buon

pittore e

mi-

glior architetto, anzi al detto di Palladio, ar- chitetto raro,parlandodi quest’arte nel princi- pio della vita di Bacciod’

Agnolo

cosisiespri-

me. E pur

èvero

che non

si

può

esercitare

V

Architettura

perfettamente

se

non

se

da

co- loro

che hanno

ottimo giudizio e

buon

dise-

gno

o

che

in pitture, sculture o in cose di

legname abbiano grandemente

operato.

Per

cose di

legname

però

non

si

devono

intende- re le arti delfalegname o dell’ intagliatoreco-

me

si esercitano a’ nostri giorni,

ma come

si esercitavano in

qu

e’tempi

da

maestriperitissi-

mi

nel disegno; e lo era sopra molti altri il

(40)

v)0

detto Baccio d’

Agnolo,

il qualeapplicossi

da

principio all’artedel falegname

ed

intagliato- re in legno

,

che

lavorò eccellentementedi ri- messi; indistudiòTArchitetturanellaquale ave- va nobilissime commissioni,

ed

era spesso

con-

sultato.

Ad

onta però della stima grandissima

che

si era acquistato nell’Architettura

non

vol- le

mai abbandonare

la bottega nella quale

non

si ricusavano di unirsi aconversare,

massima- mente

nel verno, i piùegregiartistidiallora

,

iraiqualiilgran Raffaello,ilSansovino, il

Ma-

jano, ilCronaca,ifratelliSangallo,ilGranaccio, c

qualche

volta

anche

Michelangelo

, assieme con molti altri buoni ingegni fiorentini e fo- restieri.

Palladio a ragione vienechiamatoilRaffael- lo dell’Architettura; si raccogliedallavita

che ne

scrisse il

Gualdo che

era scultore.

Vincenzo Scamozzi,

come

riferisceil

Teman-

za, studiò il disegno sotto la direzione di

suo padre

ilqualel’ istruì

anche

nell’Architettura.

Lo

stesso Scamozzi ne’ suoi scritti architettoni- ci si diffonde molto sulle proporzioni delcor-

po umano

a benefìzio degli Architetti.

Illustrescultore fu

Bartolommeo Ammanati

,

che

solo di

5g

annisiapplicòall’Architettura.

Per

sapere

come

vi riuscì,basterebbe osservare

Digitizedby Google

(41)

3i

il

pome

di santa Trinila a ‘Firenze

da

luifab- bricato, il più bello

che

siasi costrutto

da

che

si èrimessa la

buona

Architettura. Col suo di- segno fuinnalzatoilpalazzoPitti.

Compose

egli

un

libro di Architettura nelqualefigura

un’am-

pia e perfetta città, facendone vedereindise- gni ( e sopra essi ragionando) ilpalazzo reale con tuttelesue appartenenze

,gliufiicj ,itein- pj, learti, lecase de’ nobili equelledegliartie- ri, lepiazze

,lestrade, lebotteghe

, lefontane e tutte le altre cose appartenenti

ad una bene

intesa città

; passando poscia al disegno

ed

al- la descrizione di

una

villa realeallaquale

non manchino

giardini

, comodità civilie rustiche, c quanto

può mente umana

desiderare.

Era

gran pittore Pellegrino Pellegrini detto

il Tibaldi

, sulle opere del quale feceroi

Ca-

racci molti studj.

Ad

ontaperòdi tantasua ec- cellenza

vedendo

di

non

ricavaredalla Pittura

che

pochissimovantaggio, sivolseall’Architet- tura

avendo

anch’egli

40

anni, c

ben

prestosi acquistò tanto

nome

,

che

fu dichiaratoarchi- tetto della gran fabbrica del

duomo

di Milano,

ed

ingegnere maggiore dello Stato.

Domenico

suo figlio fu parimenti rinomato pittore

ed

ar- chitetto. Innalzò varie fabbriche in

Bologna

sua patria

, fra le quali il palazzo

Magnani

,

ora del cavaliere

De-Luca.

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