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Possiamo fare mediazione culturale su uno schermo?

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Academic year: 2022

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Let’s Talk

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Possiamo fare mediazione culturale su uno schermo?

Crediamo di si, almeno in parte. È una sfida che abbiamo deciso di accogliere con “Let’s talk”. La mediazione è una conversazione, un cerchio di pensieri, impressioni, interrogativi e scoperte, mosso dalle immagini e dai lavori degli artisti.

Let’s Talk entra nel nostro sito, uno spazio specifico nel quale proveremo a tradurre alcuni dei principi della mediazione culturale d’arte. Possiamo continuare a intrecciare opere e parole. Possiamo continuare a fare domande, a metterle in circolo, senza chiedere per forza risposte.

L’Art Kit é una palette di 10 colori e 10 domande: un piccolo oggetto portatile, progettato per accostarci all’arte contemporanea, nato in Fondazione insieme alla mediazione culturale. Riprendiamo alcune di quelle 10 domande (sul titolo di un’opera, sulla funzione dei suoi colori, sui suoi contenuti narrativi), e intanto ne cerchiamo di nuove, adatte a mettere in moto il nostro sguardo dentro l’immagine luminosa che riproduce un’istallazione, una scultura. Poi cercheremo frasi brevi e incisive, facendoci aiutare dalle voci della letteratura, della filosofia, della poesia, del presente e del passato, in un’ideale cerchio di pensieri senza punteggiatura.

L’Art Kit

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Quale presenza occupa il colore nel lavoro?

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, 2019, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

#Letstalk

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"Capire le emozioni vuol dire dare loro un nome e descriverle, conoscere le loro

cause e il modo in cui sono espresse”

Aristotele, Retorica, Libro II

Berlinde De Bruyckere, "La femme sans tête", 2004. Dettaglio. Collezione Sandretto Re Rebaudengo

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Il titolo della mostra di Berlinde De Bruyckere è Aletheia. L’artista ci ha raccontato che spesso le idee per i titoli vengono dal dialogo con i suoi collaboratori e con i suoi amici: non è mai un lavoro solitario, ma una pluralità di voci, di emozioni che si incontrano.

Per lei dare il nome a una mostra per lei significa molto di più che darle un titolo: il concetto di titolo è troppo generico, mentre il nome è qualcosa di personale, profondo, come dare il nome a un figlio appena nato. Aletheia (λήθεια) è una parola greca, tradotta in più maniere, per esempio come

“dischiudimento”, “svelamento”,

“rivelazione” o “verità”. Il significato letterale della parola ἀ–λήθεια è

“lo stato del non essere nascosto;

lo stato dell’essere evidente” e implica anche la sincerità, così come fattualità o realtà.

L’arte può essere sincera?

Può dire la verità?

Aprire i nostri occhi?

Svelarci qualcosa di nascosto?

Cosa ci fa scoprire la mostra di Berlinde De Bruyckere?

Cosa cercano di rivelare le sue opere?

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, 2019, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

#Letstalk

Il titolo evoca

un’atmosfera, stabilisce

una relazione con ciò

che vediamo?

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La mostra Aletheia di Berlinde De Bruyckere porta con sé i segni di una riflessione, di un processo, di un lavoro concreto. Davanti alle immagini possiamo ipotizzare e figurarci luoghi, percorsi, materiali e pensieri. Tutto è iniziato da un laboratorio di pelli animali ad Anderlecht, vicino a Bruxelles in Belgio: “Sento l’esigenza di proporre immagini audaci, forti. Voglio portare quella stanza al pubblico, come un’esperienza fisica, immersiva”, ha spiegato l’artista. Attraverso le sue tracce, i dettagli, i frammenti, Aletheia è uno spazio, uno schermo da cui guardare il nostro presente, incerto e inatteso, tutto da ripensare e ridisegnare.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, 2019, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

#Letstalk

Le tracce?

Cosa significano?

Che peso hanno

nell’opera?

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La sala centrale della mostra Aletheia di Berlinde De Bruyckere è un’installazione ambientale. Il lavoro occupa tutto lo spazio espositivo. Le grandi sculture, con le pelli di animale riprodotte in cera e accatastate su pallet di legno, sono ordinate in due file. L’installazione coinvolge anche il pavimento, realizzato dal’artista con la collaborazione degli scenografi del Théâtre de la Monnaie di Bruxelles. È un terreno iregolare, ruvido, granuloso che ricalca le tracce del sale sciolto, del fango, dello sporco tipici del laboratorio di pelli al quale l’opera è ispirata. Sotto i passi, il pavimento fa rumore. Il rumore diventa parte dell’installazione, così come la luce fredda delle lampade industriali che pendono dal soffitto. Le pareti sono state lasciate bianche. L’atmosfera è sospesa. Tutti gli elementi dell’opera, dalle sculture all’illuminazione, dai materiali allo spazio, ci spingono a spostarci, a continuare, a muovere sguardo e pensieri.

Berlinde De Bruyckere, Aletheia, 2019, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

#Letstalk

Il lavoro estende i suoi confini?

Fin dove arriva?

Possiamo immaginarne

una continuazione?

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L’isolamento può

essere uno stato da cui partire per allenarsi a un atto di differenza e di reazione. Seguite le istruzioni per costruire il vostro spazio di

resistenza.

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“Spazi di resistenza” è un laboratorio per adulti progettato dalle mediatrici culturali della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, realizzato il 30 maggio 2019 nell’ambito della mostra personale

“Monowe” di Ludovica Carbotta, aperta dal 15 aprile al 29 settembre 2019.

#Letstalk

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