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LA CONFORMAZIONE DELL’IMPIANTO ARCHITETTONICO, L’ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI E L’EVOLUZIONE DEI CARATTERI COSTRUTTIVI ATTRAVERSO I SECOLI

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CAPITOLO 3

LA CONFORMAZIONE DELL’IMPIANTO ARCHITETTONICO, L’ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI E L’EVOLUZIONE DEI CARATTERI COSTRUTTIVI ATTRAVERSO I SECOLI

Lo studio dell’evoluzione e delle trasformazioni di una struttura come quella di Nicosia è particolarmente difficoltoso e complesso, sia per la presenza di modifiche e ampliamenti realizzate in diversi periodi storici, sia per la presenza di taluni elementi architettonici talvolta nascosti sotto spessi strati di intonaco sovrapposti tra loro.

Per poter studiare tale evoluzione si dovranno confrontare fonti di tipo diverso; ci baseremo sulle notizie ricavabili direttamente ed indirettamente dalle fonti scritte1, dai precedenti studi svolti sulla canonica, dai saggi eseguiti sia sulle murature che negli altri elementi strutturali2.

La valutazione degli elementi appena citati ed il rilievo metrico-strutturale3 dell’organismo architettonico, unitamente all’analisi dei materiali e delle tecniche costruttive impiegate, senza tralasciare i risultati dell’analisi del quadro fessurativo4, renderanno possibile per lo meno ipotizzare quella che doveva essere la conformazione del convento nei differenti periodi storici, a seguito delle modifiche legate ai vari interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli.

Nello specifico, cercheremo di stabilire quali erano i locali presenti nella struttura in una determinata fase storica e successivamente, attraverso l’esame degli elementi strutturali, procederemo nell’individuazione della destinazione d’uso dei vari ambienti.

1

Come già detto, in relazione alle fonti documentarie, ci avvarremo anche delle ricerche di Elisa Renieri, già oggetto della sua tesi di laurea, v. supra, cap. 2, nt. 1.

2 Disseminati in tutta la canonica sono presenti dei saggi per verificare la stratificazione dell’intonaco e per osservare la modalità di realizzazione dell’elemento (materiali, disposizione, ecc.). Tali saggi interessano in maniera particolare le pareti e le pavimentazioni; entrambe sono state oggetto di saggi decisamente invasivi che il decorso del tempo ha poi contribuito ad espandere.

3 V. infra, cap. successivo. 4

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3.1 La fase duecentesca e trecentesca

La fase duecentesca può essere valutata sulla base di fonti scritte già precedentemente citate5, ossia le Constitutiones canonicorum nicosiensium, nonché di altri documenti non ancora richiamati.

3.1.1 La conformazione planivolumetrica secondo le fonti scritte

Il fondatore di Nicosia, Ugo da Fagiano, dopo aver costituito l’ente religioso dettò una serie di regole (le Constitutiones, appunto, risalenti al periodo 12636 -1268) per disciplinare ogni aspetto della vita e delle attività svolte all’interno del convento. Dalla lettura di questo regolamento si apprende che il beato Ugo aveva fornito alla canonica vasi e libri per lo svolgimento delle cerimonie religiose7. Dalla stessa fonte scritta si viene a conoscenza di come la canonica possedesse anche altri testi librari, circostanza comprovata da diversi documenti secondo i quali era favorito il lavoro amanuense “inter opera autem manualia, nullum fere laudabilius quam scrivere libros, animarum nostrarum cibum sempiternum”8. Nel convento i libri non potevano essere scritti “sine prioris licentia” (ossia senza il permesso del priore) e dovevano essere custoditi e maneggiati “officiosissime”9; da questi due ultimi aspetti si può dedurre che, fin dal momento della sua fondazione, la canonica era provvista di una biblioteca e di uno scriptorium, ambiente ad essa adiacente e adibito all’attività amanuense.

Un altro vano sicuramente presente nell’impianto duecentesco era il refettorio, nominato più volte nelle Constitutiones sia quando esse specificano che i religiosi deputati alla cura degli oliveti e dei vigneti vi accedevano al suono della campanella (“pulsata cimbalo”10), sia quando si riferiscono a quei canonici che rimanevano stabilmente all’interno del convento. Attraverso ulteriori citazioni si evince che i

5

V. supra, par. 2.III, relativo alle fonti scritte in questione. 6

Anno a cui, lo si diceva nei capitoli precedenti, la maggior parte degli storici fa risalire la fondazione della canonica di Nicosia.

7 Constitutiones canonicorum nicosiensium, in Statuti inediti della città di Pisa, I, app. VII, rubr. I, p. 631.

8 Statuta seu Constitutiones monasterii sancti Augustini de Nicosia, in Statuti inediti della città di Pisa, I, app. VII, cap. XIII, p. 670.

9 Id. 10

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conversi e i chierici mangiavano nello stesso refettorio11 e, ancora, si ritrova l’esistenza di questo luogo nell’elenco di quelli dove era imposto il silenzio12.

Tra questi ultimi era compreso il chiostro13, in corrispondenza del quale si trovava, secondo una norma delle Constitutiones, un locale per il bagno in cui i religiosi potevano lavarsi non più di due volte l’anno14. Altro ambiente in cui vigeva la regola del silenzio, la cui presenza si ricava ancora dalle Constitutiones canonicorum nicosiensium, era il dormitorio, destinato all’utilizzo sia del priore che di tutti gli altri frati (chierici e conversi insieme). In questo periodo storico in esame, lo si precisa, il dormitorio era un ambiente comune ove si coricavano i membri della famiglia religiosa di Nicosia; dunque, esso non era inteso come una serie di celle, a differenza delle epoche storiche successive15.

All’interno del complesso esistevano anche una cucina ed una lavanderia16. Sappiamo che agli utenti esterni, specialmente se di sesso femminile, non era consentito accedere alla canonica. Per tale ragione, ci sembra logico ipotizzare l’esistenza di due locali, entrambi posti in prossimità della porta di accesso alla struttura: l’uno, dove il custode svolgeva la sua attività ed i fedeli attendevano il permesso di entrare nella canonica; l’altro, adibito a foresteria, dove gli ospiti potevano soggiornare separatamente rispetto ai religiosi17.

I canonici di Nicosia si incontravano per discutere sull’amministrazione del patrimonio e, più in generale, sulle questioni di maggior rilievo all’interno della sala capitolare18, nella quale veniva altresì amministrata la giustizia interna; sempre all’interno del medesimo locale si subivano le punizioni decise dal priore in caso di accuse mosse nei confronti dei monaci e ritenute fondate19. Talvolta era possibile che il colpevole fosse costretto all’allontanamento dagli altri componenti della Famiglia e per tale ragione è perciò ammissibile che all’interno del complesso fosse presente un luogo idoneo a rispondere a tale esigenza (una sorta di carcere)20.

11 Ivi, rubr. XVIIII, p. 663.

12

Ivi, rubr. XIII, p. 660. 13

Ivi, rubr. XIII, p. 660. 14 Ivi, rubr. XXIII, p. 666.

15 V. infra, in questo capitolo, paragrafi successivi. 16

Constitutiones canonicorum nicosiensium, rubr. III, p. 654. 17 Ivi, rubr. XXVII, p. 668.

18 Statuta seu Constitutiones monasterii sancti Augustini de Nicosia, op. cit., p. 670. 19 Ivi, rubr. X, p. 659 e rubr. XXII, p. 665.

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Nei documenti precedentemente citati si hanno informazioni relative anche alla presenza di un “infirmitorio”21 per la cura dei malati.

Si hanno infine richiami ad una stalla di pertinenza del monastero (atta ad accudire un solo cavallo, tenuto per rispondere a necessità primarie22), di una chiesa23 e di un cimitero in cui potevano essere sepolti soltanto i canonici ed i conversi di Nicosia24

3.1.2 Conformazione planivolumetrica secondo lo studio dell’organismo architettonico

Le fonti documentarie di cui si è trattato nel paragrafo precedente sono molto utili per ricavare inconfutabili notizie riguardo ai locali e alle funzioni svolte all’interno del complesso; tuttavia, per poter collocare tali ambienti e per poter ipotizzare la trasformazione planivolumetrica avvenuta attraverso i secoli, ci si deve basare sullo studio degli elementi architettonici, dei materiali utilizzati, dei sistemi costruttivi impiegati e via dicendo.

L’impianto originario del complesso monastico di Nicosia doveva risultare più contenuto rispetto alla conformazione odierna sia come dimensioni sia riguardo alla complessità della disposizione interna dei vani.

Secondo i precedenti studi, il pozzo esagonale avrebbe dovuto trovarsi al centro del chiostro25, che conseguentemente doveva essere più piccolo di quello attuale. Tale opinione, sebbene comunemente accettata, risulta tuttavia essere contraddetta da un’analisi più attenta dei saggi presenti parete orientale del chiostro. Infatti, in prossimità della chiesa, al di sotto di una stratificazione di intonaci, si osserva la presenza di una decorazione geometrica giallo-rossa [Fig. 15] compatibile con quella presente sulla parete esterna della sala capitolare subito a sud delle aperture [Fig. 14], con gli ornamenti presenti all’interno della sala capitolare e con l’affresco bicromo [Fig. 16] che si trova in una delle celle al piano primo. La posizione di questo affresco indica che tale parete (corrispondente al prospetto sud del refettorio) era posta all’esterno e in

21 Constitutiones canonicorum nicosiensium, rubr. XXI, p. 663. 22

Ivi, rubr. XXVI, p. 667. 23 Ivi, rubr. VIII, p. 657. 24 Ivi, rubr. IIII, p. 655.

25 Ad oggi, infatti, risulta collocato in posizione decentrata: da ciò si evince una differente ampiezza dello spazio originario.

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posizione privilegiata, poiché direttamente rivolta verso l’ingresso della chiesa. Pertanto, il chiostro antico era ridotto in dimensione e delimitato26 dalla parete terminale del refettorio; mentre, la parete est si protraeva, senza soluzione di continuità, fino alla chiesa. Esso aveva comunque una pianta rettangolare e il pozzo non era ubicato al centro.

Tenendo conto che la chiesa è dotata solo di un campanile pensile sul lato ovest e osservando il rilievo, si nota una massiccia muratura proprio nella zona appena descritta, il che potrebbe indicare la presenza di un più antico campanile a base rettangolare, oggi scomparso, ma ubicato in questa posizione.

Sempre databile al Trecento è il locale del custode. Nelle Costituzioni, lo dicevamo poc’anzi, si faceva riferimento ad un custode che consentiva l’accesso agli estranei su licenza del priore. È possibile che, inizialmente, non vi fosse una vero e proprio locale o che, in ogni caso, esso non presentasse la forma che assunse invece nel corso degli anni successivi, quando fu costruita una stanza ed eretta una parete fra quest’ultima e la chiesa, in modo da separare in maniera netta il monastero dal mondo esterno e dalle persone che non facevano parte della Famiglia di Nicosia. Il locale a cui si fa riferimento corrispondeva al primo vano a cui, oggi, si accede svoltando subito a sinistra una volta entrati all’interno del chiostro. Tale ricostruzione potrebbe far pensare ad un prolungamento del chiostro in direzione della chiesa fin dal suo primo secolo di vita, quando invece, solitamente, si fa risalire tale ampliamento al XV secolo.

Senza ulteriori indagini e sondaggi, ad oggi non è dato dedurre se il chiostro presentasse un loggiato ligneo o se invece i locali si affacciassero direttamente su uno spazio a cielo aperto, così come non sappiamo indicare quale potesse essere la tipologia di copertura impiegata.

Come di norma per i monasteri, la sala capitolare si trovava nella parte est dell’edificio, in adiacenza alla sagrestia, dalla quale i canonici potevano accedere direttamente alla chiesa in modo da rimanere separati da tutto il resto dei fedeli partecipanti alle celebrazioni liturgiche27.

Il refettorio doveva trovarsi esattamente nella stessa posizione di oggi e presumibilmente, era delle stesse dimensioni. A nord di esso si trovava un atrio (che oggi risulta diviso da un tramezzo murario ad arcate) in cui presumiamo potesse trovarsi

26 Non si hanno notizie, né riscontri architettonici-strutturali circa la presenza di un eventuale muro di cinta a delimitare quest’area del complesso.

27 Tale prassi va a convalidare la nostra ipotesi relativa alla continuità della struttura fra i due organismi architettonici.

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la scala per accedere al piano superiore. Tale livello era costituito da un ambiente aperto con archi [Fig.1] dal quale, tramite una porta attualmente chiusa (ma comunque leggibile, sebbene con difficoltà) [Fig.2] si accedeva al dormitorio dei monaci, posto al di sopra del refettorio. Trattasi di area divisa in tre celle, con una quarta stanza probabilmente a uso comune e un corridoio. L’articolazione appena esposta [pianta 3] è facilmente verificabile dall’esame delle murature, sia per lo spessore che per la tipologia costruttiva utilizzata28.

Tornando allo studio del piano terra, a nord dell’atrio si trovavano le vecchie cucine [pianta 2]. Questa localizzazione è presumibile per una serie motivi: il primo sta nella classica disposizione dei locali di questo tipo, poiché è frequente che nei conventi la cucina si collochi nelle vicinanze del refettorio, con il filtro di un atrio; il secondo consiste nella presenza di un accentuato annerimento dei travicelli costituenti l’orditura secondaria del soffitto dei suddetti locali [Figg. 4 e 5]; il terzo risiede nell’esistenza di uno scasso nella parete a nord-ovest ove ancora oggi è leggibile un tamponamento a semicerchio [Fig.3]; il quarto, ultimo e definitivamente comprovante, motivo è da ricercare nella presenza di una canna fumaria chiusa, che, seppur nascosta, è identificabile in un’intercapedine visibile da un’apertura presente nella muratura eretta fra la scala principale ed il mezzanino dell’angolo nord-ovest [Figg. 6,7, 8 e pianta 3].

Per quanto riguarda la biblioteca e lo scriptorium, potremmo supporre una loro collocazione coincidente con gli ambienti situati nella fascia a nord del complesso [pianta 1] e a quel tempo suddiviso in soli due locali collegati da altrettante porte. Una di esse, oggi, risulta tamponata [Fig.9], mentre l’altra consente ancora il passaggio dalla nuova sala capitolare29 al corridoio di collegamento interno. Ovviamente tali aperture, in origine, non presentavano la foggia attuale, databile al Settecento.

In relazione alla parte posta nell’angolo nord-est, è assai complicato riuscire a leggerne la disposizione originaria stante il suo precario stato di conservazione e gli innumerevoli interventi succedutisi nei secoli. È tuttavia possibile ipotizzare alcune ricostruzioni basate sull’osservazione strutturale e sull’analisi dei saggi stratigrafici presenti.

28 V. infra, par. 3.I.3, relativo ai materiali e alle tecniche costruttive utilizzate nella realizzazione dell’originaria fabbrica duecentesca.

29 V. infra, par. 3.II.2, inerente la conformazione planivolumetrica della canonica del XV secolo, da noi ricostruita in base ai precedenti studi architettonici e alle nostre osservazioni personali.

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Dall’analisi del saggio30 presente nella parete a sud dello stanzone esistente, è possibile rilevare la sovrapposizione di successive fasi costruttive che esamineremo nei diversi paragrafi di questo capitolo31. La muratura risalente al Medioevo è quella costituita dall’arco a sesto ribassato in mattoni pieni e dalla superficie soprastante, realizzata anche questa con lo stesso materiale disposto in file regolari orizzontali. Da tale ulteriore riscontro possiamo confermare che tutta la parte di nord-est [pianta 2] costituiva un unico ambiente di grandi dimensioni, dove verosimilmente si svolgevano tutte le funzioni lavorative e di servizio.

Al livello inferiore si trovava il piano seminterrato [pianta 1], probabilmente avente funzione di magazzino. È plausibile ritenere che esso avesse minore estensione rispetto alla sua conformazione odierna e che non vi fosse alcun collegamento interno con gli spazi conventuali superiori. L’accesso a questi ambienti era consentito anche attraverso una via carraia che portava a un’ampia apertura ad arco, oggi tamponata, un tempo sita in prossimità dell’area in cui oggi si trova il grande tino.

Anche per ciò che concerne l’effettiva estensione del piano seminterrato nella prima fase costruttiva non possiamo che attenerci alle ipotesi, piuttosto che alle certezze, stante l’attuale impossibilità di accedere alle pareti esterne.

3.1.3 Gli elementi strutturali ed i materiali utilizzati

Gli elementi strutturali realizzati in questa fase storica presentano più o meno le medesime caratteristiche e si discostano in maniera sufficientemente evidente da quelli dei periodi successivi, proprio per questo motivo dall’analisi dell’edificio è stato possibile evincere, con una certa sicurezza, l’originaria disposizione degli ambienti conventuali.

Le murature, composte principalmente da conci di verrucano, sono caratterizzate da uno spessore considerevole e si presentano assai caotiche per il fatto che, fatta eccezione per il basamento [Fig.11] o in corrispondenza delle aperture in cui sono presenti blocchi squadrati, i conci sono di forma irregolare e mostrano zeppature di varia forma e natura.

30 Da noi catalogato come S-T-15. 31

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I muri perimetrali presentano tecniche costruttive diverse. Il paramento esterno è realizzato con blocchi in verrucano disposti con maggiore regolarità, mentre quello interno è realizzato in blocchi di pietra sbozzati o spaccati con giunti di malta (più spessi e irregolari rispetto a quelli del paramento esterno). Lo spessore murario interno, invece, appare composto da materiale disomogeneo posato con abbondante malta contemporaneamente all’edificazione degli altri due paramenti o, più raramente, costituito da un semplice getto di materiale .

Per quanto riguarda le aperture, la loro struttura quasi sempre è realizzata in mattoni [Fig.10], ovviamente per usufruire di una maggior semplicità costruttiva.

I muri divisori interni, a differenza di quelle che si affacciano verso la Valgraziosa, non sono realizzate in blocchi di verrucano, ma sono costituite da una muratura mista, del tutto caotica e priva di regolarità, in cui elementi pieni in laterizio si alternano a conci di pietra sbozzata di dimensioni ridotte [saggio S-T-12]. I corsi i malta hanno un andamento disordinato e sono di spessore piuttosto elevato; inoltre vi è un’ulteriore utilizzo della malta per il riempimento dei vuoti [saggio S-T-27] fra gli elementi lapidei o di laterizio. Anche in questo tipo di muratura, l’irrigidimento dei cantonali è ottenuto tramite l’utilizzo di blocchi di pietra squadrati (o mattoni) e disposti sfalsati per garantire un miglior ammorsamento [saggio S-T-25].

Un elemento di grande interesse presente nelle murature risalenti al tardo Duecento sono le decorazioni in mattoni e pietre squadrate che formano archi ogivali, poste a decorare la facciata dell’antica sala capitolare; tale muratura, come è possibile vedere dai saggi [saggi S-T-28, 29 e 30], in coincidenza delle aperture presentava modanature piuttosto pronunciate ed elaborate e una decorazione consistente in una serie di archi a sesto acuto caratterizzati da un’alternanza di blocchi bianchi e neri [Fig.12].

I soffitti degli ambienti risalenti a questo periodo sono di varie tipologie, anche a causa degli importanti rimaneggiamenti succedutisi nel corso dei secoli. Le volte del piano terra non sono portanti, ma, quasi sempre, hanno soltanto una funzione decorativa. Infatti, al piano superiore, come si può vedere tramite un saggio della pavimentazione della sala di fronte alla scala, l’estradosso della volta del refettorio risulta staccato dalla pavimentazione del vano superiore di circa 80 centimetri a livello dell’imposta.

I solai del piano primo sono realizzati con un sistema di travetti (sorretti da un’orditura principale in travi solo nel caso di ambienti particolarmente ampi), assito

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disposto trasversalmente (anche se non sempre presente perché sostituito da un’orditura di mezzane) massetto di allettamento piuttosto povero ed un’orditura di mattoni costituenti la pavimentazione, solitamente disposti a lisca di pesce con bordo allineato con le pareti [Fig.13].

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Documentazione fotografica

Fig. 1

Immagine in cui si può osservare la presenza di arcate nella parete della stanza al piano primo posta di fonte alla scala.

Fig. 2

Immagine della porta tamponata visibile dalle macchie sulla parete.

Fig. 3

Area della vecchia cucina in cui si doveva trovare il piano di cottura e l’apertura della canna

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Fig. 3

Immagine in cui si osserva la parte di appoggio di una capriata costituente l’originaria copertura.

Fig. 5

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Fig. 4

Posizione della canna fumaria osservabile dall’intercapedine

Fig. 5

Immagine dell’esterno della canna fumaria osservabile dall’intercapedine.

Fig. 6

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Fig. 7

Porta tamponata per la comunicazione fra i due stanzoni a nord.

Fig. 10

Immagina dalla quale si possono osservare le finiture in mattoni pieni di una finestra.

Fig. 11

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Fig. 12

Decorazioni originarie della parte di muratura della sala capitolare duecentesca.

Fig. 13

Immagine del solaio del piano primo in cui è possibile verificare la stratificazione degli elementi costitutivi.

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Fig. 14

Decorazioni originarie della parte di muraria in corrispondenza della sala capitolare a destra della porta di accesso.

Fig. 15

Particolare decorativo visibile attraverso un saggio effettuato sulla parete orientale del chiostro, a sud della porta di accesso alla sala capitolare in prossimità della congiunzione con la parete nord della chiesa.

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Fig. 16

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Ipotesi di ricostruzione

Immagine 1

Angolo nord-est – Aspetto originario del complesso

Immagine 2

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Immagine 3

Angolo nord-ovest – Aspetto originario del complesso

Immagine 4

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Immagine 6

Il chiostro visto dall’interno – Aspetto originario del complesso

Immagine 7

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Immagine 8

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