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2. Nascita di una nuova architettura

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Academic year: 2021

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2.1 Le tendenze dell’architettura sostenibile

“La ricerca della qualità ambientale è un’attitudine ancestrale a stabilire un equilibrio armonico tra l’uomo e la natura che lo circonda”17

Progettare con il clima, un approccio bioclimatico al regionalismo architettonico, è il titolo del libro che V. Olgyay18 pubblica nel ’62 e che costituisce insieme un manifesto ed una metodologia per “lavorare con le forze della natura, non contro di esse e utilizzare le loro potenzialità per creare migliori condizioni di vita” negli insediamenti umani. L’approccio bioclimatico si colloca nell’alveo della cultura ambientale del costruito (o ecologia dell’ambiente costruito) nell’accezione attribuitagli da H. Fathy19 e da pochi altri architetti e ricercatori precedentemente alla crisi ambientale dell’inizio degli anni ’70.

Il termine bioclima (e l’aggettivo bioclimatico che ne deriva) è composto da due parole greche: bios che significa vita e klima che significa letteralmente inclinazione della terra dall’equatore ai poli e nell’accezione corrente il complesso delle condizioni meteorologiche di una data zona.

Il concetto di bioclima è stato elaborato dalla bioclimatologia, ramo della scienza sviluppatosi all’inizio del secolo che studia l’insieme di

17 R. Giussani, Architettura ecologica tra tradizioni locali e nuove tecnologie, in

www.myairmagazine.com, pag. 1

18 L’americano Victor Olgyay, di origine ungherese, è stato uno dei primi autori a

dare importanza alla progettazione attenta ai fattori climatici; la sua opera pubblicata nel 1962, Design with Climate (trad. it. Progettare con il clima: un approccio bioclimatico al regionalismo architettonico ) è stata e continua ad essere un punto di partenza per chi si approccia a studiare questo settore. Da S. Berretta, Princìpi e

orientamenti per la progettazione di edilizia residenziale ecocompatibile riflessioni per le aree mediterranee, Dottorato di ricerca in Tecnologia dell’Architettura

Coordinatore: prof. arch. Carlo Truppi XXIII ciclo 2007-2010

19 Hassan Fathy: architetto e urbanista egiziano. Negli anni ’50 ha studiato gli

alloggi a basso costo per i paesi in via di sviluppo, proponendo l’uso di tecnologie e materiali tradizionali, come i mattoni in terra cruda. Interessante per i temi di bioarchitettura la pubblicazione H. Fathy, Costruire con la gente. Storia di un

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fattori climatici in quanto regolatori della distribuzione dei grandi tipi biotici e che costituisce una parte importante di scienze più generali come l’ecologia.

Nell’approccio bioclimatico il riferimento esplicito alla climatologia, alla grande variabilità delle condizioni geografiche dei luoghi ed alla grande differenziazione delle risposte in termini di forma degli habitat naturali ed antropizzati tradizionali, deriva dai contributi della cultura biologico-ecologica europea e americana (lo stesso alveo culturale che, a cavallo della guerra aveva fortemente influenzato figure anomale di architetti ecologicamente orientati come F. Kiesler20 sotto lo stimolo della consapevolezza dei conflitti ambientali generati dall’espansione urbana negli Stati Uniti: “Nonostante la grande varietà di condizioni climatiche, gli edifici presentano spesso un incurante uniformità. Le tipologie edilizie e i materiali da costruzione sono troppo spesso usati negli ambienti più diversi con scarsa o nessuna attenzione per i loro effetti sul comfort umano o addirittura per le prestazioni dei material.i”21

Fra le cause che hanno determinato lo stato di degrado dell’ambiente costruito, Olgyay individua in modo chiaro il dominio dei sistemi tecnologici di climatizzazione che hanno eliminato il tradizionale rapporto simbiotico fra ambiente costruito e contesto fisico/climatico. In termini ecologici oggi diremmo che la cultura della machine à habiter ha contribuito ad annullare le differenze e la complessità degli insediamenti rendendoli perciò molto fragili.

L’originalità del contributo di Olgyay consiste nel superamento della fase critica, peraltro di grande interesse come dimostrano i lavori sulla

20 Frederick Kiesler architetto e scultore austriaco (Vienna 1896-New York 1965).

Fece parte del Gruppo G (Gestaltung) collegato al movimento De Stijl; nel 1925 fu nominato responsabile della sezione austriaca all’Esposizione Internazionale di Parigi. Nel 1926 si trasferì negli Stati Uniti dove svolse una prestigiosa attività nel campo dell’architettura, della scultura, della scenografia, perseguendo sempre l’idea di una libera organizzazione spaziale, al di fuori dei tradizionali schemi compositivi.

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progettazione ambientale di J.M.Fitch22, che hanno molto influenzato Olgyay, e nell’elaborazione di una metodologia che contribuisca a ricostruire il rapporto architettura/natura alle diverse scale fornendo degli strumenti per quantificare progettualmente la risposta tecnologico-morfologica (in termini di localizzazione, orientamento, forma, tecnologia d’involucro, distribuzione interna, ecc.) alla domanda di benessere termoigrometrico in un sito a risorse climatiche specifiche.

La risposta bioclimatica alla domanda di climatizzazione ambientale costituisce un contributo strategico alla progettazione di ecosistemi antropizzati (e, quindi alla progettazione ambientale) perché interviene, attraverso la manipolazione di forma e materiali, sul metabolismo degli edifici.

Quando infatti sostituisco una quota di combustibili fossili con risorse ambientali rinnovabili (radiazione solare per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua a usi igienico-sanitari e per l’illuminazione naturale; vento, evaporazione dell’acqua, scambio termico con il terreno per il raffrescamento estivo ecc.) metto ordine nell’economia ambientale del costruito, nel senso che aumento l’entropia negativa in termini di minore utilizzo dell’energia, minore dissipazione di calore e minore apporto di agenti inquinanti.

Questo importantissimo aspetto dell’approccio bioclimatico è emerso in modo molto esplicito solo negli ultimi 15 anni, da quando cioè si è diffusa la consapevolezza che non è più ecologicamente sostenibile un ambiente costruito basato su un metabolismo che prevede un continuo aumento quantitativo degli input di risorse materiali e di energie non rinnovabili e dei conseguenti output di inquinanti e di rifiuti.

Invertire questa tendenza significa attivare nuovi equilibri dinamici tra ambiente fisico ed ambiente costruito che ne modifichino profondamente l’attuale metabolismo (morfologie e tecnologie efficienti basate prevalentemente sull’utilizzo di risorse rinnovabili)

22 J.M.Fitch, La progettazione Ambientale - Analisi interdisciplinare dei sistemi di

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senza estendere l’ambiente che lo sostiene ovvero l’ecological footprint (impronta ecologica).23

Come nei sistemi naturali la misura dell’ordine è la forma così anche nell’ambiente costruito la misura del successo ecologico è legata alla capacità di ricodificare geneticamente l’insieme di forme/tecnologie che alle diverse scale permette di avviare processi di equilibrio tra attività antropiche e variabili ambientali.

Dopo aver chiarito l’attualità ecologica dell’approccio bioclimatico è ora necessario un accenno critico alle sue potenzialità ma anche ai suoi limiti alla luce dei radicali cambiamenti a livello di contesto insediativo e produttivo degli ultimi 15-20 anni e dei contributi interdisciplinari, che, affiancando l’approccio bioclimatico, hanno concorso al cambiamento degli attuali paradigmi di progettazione, ancora largamente fondati sulle discipline afferenti alla spazialità caratteristiche del Movimento Moderno24.

23 L’Ecological Footprint è un indicatore che misura la domanda di natura da parte

dell’uomo. Tale domanda include sia le risorse naturali consumate sia i rifiuti prodotti.

24Il Movimento Moderno nella storia dell’architettura fu un periodo collocato tra le

due guerre mondiali, teso al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell’architettura, dell’urbanistica e del design. Ne furono protagonisti quegli architetti che improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità ed a nuovi concetti estetici. Il movimento si identificò nel momento della sua massima espressione, negli anni venti e trenta del XX secolo. Un impulso determinante al movimento fu dato dai CIAM, promossi da Le Corbusier, che erano dei congressi internazionali dove vennero elaborate molte delle teorie e principi che furono poi applicati nelle varie discipline. A questo movimento appartengono De Stijl, il Bauhaus, il Costruttivismo, il Razionalismo italiano; nel 1936 fu coniato negli USA il termine International Style, con il quale spesso viene denominato tutto il movimento. Il Movimento Moderno in Europa negli anni venti, detterà canoni comuni per l’architettura universale, cioè validi a progettare in ogni luogo e ad ogni latitudine l’ambiente costruito. In questo si scontrerà con l’architettura organica di Frank Lloyd Wright, sostenitrice non di principi prestabiliti ma, invece, dell’ineludibile lettura ed interpretazione del luogo, dello spazio e del tempo. Vicino a questa corrente organica in Europa sarà Alvar Aalto. Entrambe le tendenze faranno parte del medesimo movimento, influenzandosi e sollecitandosi a vicenda, in www.treccani.it

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I pionieri del low-tech

Fin dagli anni Settanta, in risposta alle inquietudini suscitate dalla prima crisi petrolifera, qualche pioniere idealista propose delle alternative ecologiche, soprattutto nei settori delle abitazioni e delle piccole strutture educative e culturali. Sull’onda del movimento di contestazione del ’68, alcuni architetti incoraggiarono gli utenti a partecipare al progetto e perfino alla stessa realizzazione. Questa filosofia antiautoritaria ha ispirato la realizzazione delle case popolari di Joachim Eble25 in Germania; il progetto immobiliare di Tinngarden del gruppo Vandkunsten26, vicino a Copenaghen; le realizzazioni di Lucien Kroll27, in Belgio; le scuole e la casa dei ragazzi in autocostruzione di Peter Hübner28 nei dintorni di Stoccarda. Il legno, materiale caldo, leggero e facile da lavorare era presente nella maggior parte di questi progetti. (Figg. 2-3)

Nel decennio seguente, molti architetti hanno lavorato con altri materiali naturali. Il norvegese Sverre Fehn29 e i francesi Jourda30 e Perraudin31 hanno realizzato costruzioni in terra.

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Joachim Eble ha insegnato Composizione presso la Facoltà di Architettura di Stoccarda ed Economia ed Ecologia dell’edilizia all’Università di Karlsruhe. Tra le sue opere il Quartiere Schafbrühl a Tubinga, primo riferimento ecologico internazionale, la Riqualificazione urbanistica ed ecologica del quartiere Moritzplatz all’IBA di Berlino, il Centro di produzione e uffici a Francoforte–Ginnheim, la nuova sede del Ministero per l’Ambiente ad Amburgo, la Scuola Waldorf a Böblingen, le Case passive Ekpo di Ulm, di F. Di Martino www.bioarch.tv/architetti

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Il gruppo danese ha costruito nel 1978 circa 80 abitazioni sociali, suddivise in 15 serie di case a schiera, senza fine di lucro.

27 Lucien Kroll è un architetto e saggista belga. Autore di diversi saggi, è

considerato il padre dell’architettura sostenibile. Ideatore del Masterplan di Ecolonia.

28 Peter Hubner, progettista tedesco impegnato da anni in esemplari

realizzazioni di architettura scolastica dove la partecipazione è una componente essenziale del processo generativo dell’edificio.

29 Sverre Fehn ha studiato alla Scuola di architettura di Oslo dove si è laureato nel

1949. Nel 1950 insieme al suo professore Arne Korsmo e ad altri architetti norvegesi, Christian Norberg-Schulz, Peter Andreas Munch Mellbye, Geir Grung, Odd Østbye, Håkon Mjelva e Robert Esdaile e all’architetto danese Jørn Utzon, fonda il gruppo PAGON (Gruppo degli Architetti Progressisti di Oslo Norvegia) che

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Fig. 2 La casa dei ragazzi

Fig. 3 La casa dei ragazzi: aule della scuola

era il ramo norvegese dei CIAM (Congresso Internazionale di Architettura Moderna). Il loro intento era progettare un’architettura fondata sui principi del Movimento Moderno, ma espressa con i materiali ed il linguaggio della loro regione e del loro tempo. Dal 1952 al 1953 viaggia per il Marocco dove scopre e studia l’architettura primitiva, che influenzerà profondamente la sua opera. A Parigi incontra Le Corbusier. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui la Medaglia d’Oro Heinrich Tessenow, il Premio Pritzker, ambedue nel 1997.

30 Françoise-Hélène Jorda, architetto francese: la sua attività è centrata attorno al

principio dello sviluppo sostenibile. Questo è il tema fondamentale del suo insegnamento presso l’Università Tecnica di Vienna.

31 Tutta l’architettura di Gilles Perraudin: architetto francese, è tesa alla ricerca di

soluzioni tipologiche ed allo studio dei sistemi tecnologici che meglio rispondono alle caratteristiche ambientali e climatiche del sito.

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Alcuni progettisti hanno sviluppato edifici con facciate e tetti vegetalizzati. Il profeta del low-tech, o per meglio dire del no-tech, è tuttavia Paolo Soleri32, allievo di Frank Lloyd Wright33 prima di sperimentare dal vero, ad Arcosanti, una nuova forma di architettura ecologica. (Figg. 4-5)

Fig. 4 La città di Arcosanti

Il concetto su cui si basa questa città-comune è la concentrazione (miniaturizzazione) in uno spazio limitato di tutte le funzioni -

32 Paolo Soleri (Torino, 21 giugno 1919 - Cosanti, 9 aprile 2013) è stato un

architetto, scrittore, scultore, urbanista e artista italiano. Subito dopo la laurea in architettura, nel 1947 si trasferisce negli Stati Uniti dove conosce e frequenta Frank Lloyd Wright. Nel 1956 si trasferisce in Arizona con la famiglia, dove fonda prima la Cosanti Foundation e nel 1970 Arcosanti, un prototipo di città per 5.000 persone, basata sui concetti dell’arcologia (architettura e ecologia). Si ispira principalmente alla frugalità di risorse e di energia per vivere sfruttando il meno possibile l’ambiente.

33 Frank Lloyd Wright, architetto statunitense tra i più influenti del XX secolo.

Assieme a Le Corbusier, Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe e Alvar Aalto è considerato uno dei maestri del Movimento Moderno in Architettura.

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Fig. 5 Arcosanti nei primi anni dalla fondazione

economiche, residenziali, ludiche - in modo che gli acri rimasti liberi possano essere dedicati alla coltivazione della terra.

Sebbene sia stata realizzata solo in parte, Arcosanti viene considerata oggi come l’emblema della sperimentazione architettonica e del pensiero di Soleri, che ha il suo fondamento nella vita frugale, priva degli eccessi del consumismo. Autore di un manifesto dove ha ribadito gli elementi essenziali della sua visione del mondo, l’anziano progettista (morto in questi giorni, il 9 aprile) ha assunto negli ultimi anni, in America e fuori, il ruolo di un maestro, capace di opporsi al modello imposto dalla cultura statunitense.

Soleri, con il progetto della città lineare, Lean Linear City (Fig. 6), concepito nel 2006 per un nuovo insediamento in Cina, non lontano da Macao, ha inteso offrire una via d’uscita rispetto alle derive della metropoli contemporanea. Il progetto è nato subito dopo la tragedia dello tsunami, a partire dall’osservazione di quanto era rimasto della costa colpita. Proprio i rottami suggerivano quanto importante sarebbe stato realizzare un abitato capace di resistere alla catastrofe – un obiettivo che le tecnologie e gli strumenti di cui disponiamo oggi rendono attuabile. Disastri come lo tsunami sono prevedibili e la Lean

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Fig. 6 Lean Linear City

Linear City si pone come un luogo dove le popolazioni, a seconda delle necessità, possono ritirarsi per periodi brevi o lunghi, visto che le risorse presenti in ogni modulo abitativo la rendono autosufficiente in termini non solo energetici, ma anche vitali, grazie alle Green Houses, le case serra. Ai miei occhi la Lean Linear City, al tempo stesso sottile e resistente, si ispira alla muraglia cinese, una muraglia però che unisce e non separa.

Le stelle dell’high-tech

L’architettura high-tech è simboleggiata da complessi per uffici e dalle grandi spettacolari costruzioni in metallo e vetro dei protagonisti dell’architettura internazionale. Molti di questi progettisti, come Norman Foster34, Renzo Piano35, Richard Rogers36, Thomas Herzog37,

34

Norman Robert Foster è un architetto e designer britannico, tra i principali esponenti dell’architettura high-tech.

35 Renzo Piano è un architetto italiano tra i più noti e attivi architetti a livello

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Françoise-Helene Jourda e Gilles Perraudin hanno dato vita all’associazione Read (Renewable Energies in Architecture and Design) per riflettere sull’utilizzo delle energie rinnovabili in architettura. Ufficialmente riconosciuta nel 1993, dopo la Conferenza internazionale di Firenze sull’energia solare nell’architettura e nell’urbanistica, questa associazione ha ricevuto il sostegno della Comunità Europea.

I simboli dell’eco-tech sono la torre della Commerzbank a Francoforte sul Meno (Fig. 7) e la cupola del Parlamento tedesco a Berlino nel rinnovato Reichstag (Fig. 8), entrambi progetti di Norman Foster.

Fig. 7 La Commerzbank

36 Richard George Rogers è un architetto italiano naturalizzato inglese, fondatore

con Renzo Piano dell’architettura high-tech.

37 Thomas Herzog, tedesco di nascita e di formazione può essere considerato un

pioniere dell’innovazione oltre che uno dei massimi esponenti nel campo dell’architettura bioclimatica e del progetto ecosostenibile.

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Fig. 8 Il Reichstag

L’architettura internazionalizzata, che si vuole ecologica grazie all’impiego della tecnologia e dell’informatica, non è tuttavia sempre convincente, in particolare rispetto al comfort termico in estate e ai consumi di energia in inverno. Queste realizzazioni molto pubblicizzate hanno comunque il merito di aver avuto un effetto trascinante: molte innovazioni applicate per la prima volta in questi progetti, come la facciata vetrata a doppio involucro, sono state poi utilizzate in progetti più modesti dove si sono rivelati molto efficaci.

L’umanesimo ecologico

Tra il low-tech e l’high-tech esiste una terza via che ha raccolto molto seguito nel centro-Europa. La differenza essenziale rispetto all’architettura low-tech è la sua immagine contemporanea, favorita dall’abbinamento intelligente dei materiali della tradizione con quelli innovativi di recente produzione.

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Günter Behnisch38 è stato fin dagli anni ’70 l’iniziatore di un’architettura luminosa e colorata, sostenuta da una filosofia umanista e molto libera nella composizione delle forme e dei volumi. Il trattamento paesaggistico degli spazi aperti offre agli abitanti, anche in contesti urbani, una relazione privilegiata con aree verdi trattate in modo naturale. L’influenza dello studio Behnisch & Partner è molto forte in Germania, soprattutto riguardo agli edifici per uffici e agli insediamenti scolastici e sportivi. La piscina del centro di cura Bad Elster (Fig. 9) e l’Istituto di Ricerca sulla natura di Wageningen (Fig. 10), in Olanda sono gli ultimi esempi di questa architettura molto disegnata, la cui apparente disinvoltura non è mai frutto di azzardo.

Fig. 9 La piscina del centro di cura Bad Elster

38 Architetto tedesco (Lockwitz, Sassonia, 1922 - Stoccarda 2010). Ha prodotto

numerosissime opere, in particolare legate all’edilizia sociale, sperimentando l’uso di tutte le tecnologie e traendone stimolo per metodologie nuove di controllo del processo progettuale e realizzativi, in www.treccani.it

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Fig. 10 L’Istituto di Ricerca sulla natura di Wageningen

La filosofia dello studio è riassunta con molto buon senso da Stefan Behnisch: “Nell’ambito dell’architettura ecologica si distinguono essenzialmente due scuole di pensiero. Quella di Norman Foster, che dice che si possono risolvere i problemi ecologici con più tecnologia, e quella di Soleri che dice ’No alla tecnologia!’. Noi stiamo in mezzo, anche se la mia simpatia va più a Soleri. Io non voglio cambiare il nostro stile di vita o tornare all’età della pietra, ma se ci mettiamo nell’ottica di accettare che faccia più caldo in estate e più freddo in inverno sono convinto che potremo aspettarci un grado accettabile di comfort seguendo le regole della natura.”39

L’ecologia democratica e sociale

Lo sviluppo di un’ecologia democratica destinata a utenti sensibilizzati e responsabili è un’altra tendenza che si ritrova puntualmente in Germania, Olanda e Scandinavia. Fedele alla strada da lui stesso avviata negli anni ’70, Peter Hübner ha realizzato a

39 D. Gauzin-Müller, Architettura sostenibile 29 esempi europei di urbanistica, a

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Gelsenkirchen, in Germania, delle abitazioni individuali densificate in autocostruzione. Il progetto appartiene al programma Semplice e fatto in casa (Einfach und Selbstgemacht), sovvenzionato nel quadro dell’Esposizione internazionale di architettura IBA Emscher Park.40 Questo progetto di 28 case collettive permette a famiglie di modesta condizione economica di vivere in un habitat ecologico grazie alla loro collaborazione attiva alla progettazione, alla costruzione e alla manutenzione delle abitazioni. (Fig. 11)

Fig. 11 Un esempio di abitazione in autocostruzione

Sostenuta da professionisti consapevoli delle proprie responsabilità sociali, la riqualificazione di materiali locali e tecniche antiche è un’altra delle caratteristiche della qualità ambientale. La Coop de construction e Jean-Yves Barrier41 hanno scelto la bauge, terra cruda

40 L’IBA Emscher Park è una società di consulenza creata con lo scopo di realizzare

una progettazione partecipata con i numerosi gruppi sociali e imprenditoriali presenti nell’area.

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L’edificio, denominato Salvatierra e progettato da Jean-Yves Barrier, sfrutta le tecniche per la climatizzazione passiva ed ospita 40 appartamenti da due a sei locali. Per evitare il ricorso alla climatizzazione artificiale, gli accorgimenti di Barrier sono stati la progettazione di un edificio dalla forma compatta, un involucro ermetico che

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impastata tradizionalmente usata a Rennes, per la residenza Salvatierra.

Quando però l’architettura non è ben governata l’impiego di materiali grezzi che risparmiano energia presenta il rischio di un ritorno a modelli ispirati direttamente alle costruzioni tradizionali e a dei clichés neo-regionalisti, spesso incongrui rispetto all’ambiente naturale o costruito. L’avvenire è in una mescolanza di materiali che integri la protezione dell’ambiente alla modernità.

Il minimalismo ecologico

Una nuova generazione di architetti e di ingegneri, meno militanti e più pragmatici dei pionieri degli anni ’70, a partire da circa dieci anni fa si è progressivamente imposta. Avvalendosi dei più moderni strumenti di progettazione e simulazione, questi ideatori di un’architettura minimalista realizzano con tecniche e prodotti innovativi degli edifici che esprimono, attraverso un linguaggio minimalista, una decisa appartenenza al moderno. Senza esibire i coefficienti di risparmio energetico e patenti di ecologicità, le loro costruzioni integrano questi parametri come elementi costitutivi del progetto. Questi progettisti sposano un’idea forte e rigorosa del disegno per offrire una risposta adeguata ai vincoli del luogo e del programma. Si sottraggono con maestrìa dai princìpi e dalle tecniche convenzionali, associano con essenzialità materiali grezzi e preziosi e si avvalgono volentieri della prefabbricazione per ridurre la durata del cantiere e limitare i costi.

A Pliezhausen in Germania lo studio D’Inka e Scheible42 progetta una scuola materna divisa in tre blocchi identici collegati da aree di servizio. La struttura è interamente realizzata in abete rosso, le

non lasci passare correnti d’aria, un buon isolamento termico realizzato con canapa e doppi vetri con intercapedine riempita di argon, in www.edizioniambiente.it

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schermature solari e la pavimentazione esterna sono in larice levigato non trattato. Il tetto verde è piantumato con sedum e richiede una manutenzione minima. (Fig. 12)

Fig. 12 La scuola materna

In Italia l’architettura sostenibile ha finora avuto poche applicazioni concrete, sebbene siano in aumento gli architetti che si specializzano in questo settore. Interessante lo studio che si è svolto per le strade del quartiere Pigneto a Roma. (Fig. 13)

Fig. 13 Esempi di progettazione al Pigneto

I suoi edifici, quindi, sono stati concepiti dagli architetti e ingegneri in modo innovativo mediante l’uso di avanzate tecnologie volte ad una

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loro riqualificazione energetica e ad un nuovo concetto di spazio. Partire da un edificio esistente, ad alto consumo energetico e trasformarlo in una abitazione di classe A è stata la dura sfida dei progettisti. Ogni gruppo di architetti ha effettuato una lunga serie di studi, partendo dall’analisi climatica per arrivare allo studio del soleggiamento, della ventilazione e della vegetazione. Sorprendente è la varietà, l’originalità e la concretezza delle proposte progettuali, tutte inserite in questo particolarissimo contesto che è il Pigneto, un quartiere caratterizzato da un tessuto urbano estremamente complesso. E infatti, la lettura del contesto risulta spesso difficile a causa di una molteplicità di edifici dai caratteri tipologici e morfologici diversi. Altro aspetto fondamentale è il carattere del quartiere che si presenta come un piccolo paese all’interno di una grande metropoli. Per questo motivo i progettisti hanno cercato di trovare spazio anche agli aspetti sociali, realizzando all’interno degli edifici progettati ampi spazi dedicati al co-housing, e piacevoli aree di verde dedicate al quartiere. Effetto serra, riscaldamento globale, aumento delle emissioni inquinanti, esaurimento delle riserve di combustibili fossili, impatti sull’ecosistema. La lista di criticità che caratterizzano il difficile rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive potrebbe allungarsi quasi all’infinito, anche se il tempo a nostra disposizione per trovare (ed applicare) delle soluzioni efficaci si è oramai quasi esaurito. Lo sviluppo delle attività umane rischia di imboccare un percorso irreversibile, il cui capolinea è rappresentato dal collasso del pianeta Terra. Eppure le alternative all’irrimediabile esistono e, alla luce dei fatti, si dimostrano imprescindibili. La parola chiave in questo senso è Sviluppo Sostenibile, e cioè, come riportato nel celebre rapporto Brundtland43 del 1987, “quello sviluppo che consente alla generazione

43 Il rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future) è un

documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui, per la prima volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. Il nome viene dato dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland che in quell’anno era presidente del WCED ed aveva commissionato il rapporto.

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presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

All’interno di questo complesso panorama, un ruolo decisamente di primo piano è giocato dall’ambiente costruito, basti pensare che, nel nostro Paese, più di un terzo del consumo complessivo di energia, e quindi delle emissioni inquinanti associate, è imputabile al settore edilizio, uno dei principali campi di interazione tra attività umane e contesto ambientale in cui esse si inseriscono. Appare dunque evidente come l’intero comparto, insieme alle metodologie, le tecnologie, le competenze e le professionalità che vi afferiscono, debba necessariamente essere riorientato verso criteri di compatibilità e tollerabilità, che garantiscano ai sistemi sociali ed ecologici la possibilità di assorbirne e sostenerne l’impatto a livello globale senza soccombere.

Parafrasando Norman Foster, si potrebbe dire che l’Architettura Sostenibile non è una questione di moda, ma di sopravvivenza. Dietro questa definizione, tuttavia, troppe volte si nascondono concetti poco chiari, a volte contrastanti, spesso fuorvianti. Senza avere la pretesa di esprimere dogmi, possiamo semplicemente affermare che l’edilizia, e quindi l’Architettura che ne rappresenta l’espressione più nobile, può essere inclusa nelle strategie di sostenibilità se viene pensata e realizzata in maniera tale da garantire le condizioni di benessere dei suoi occupanti senza provocare impatti irreversibili sul contesto in cui si inserisce, e cioè, in ultima analisi, l’ambiente naturale ed antropizzato.

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Bibliografia

V. Olgyay, Progettare col clima. Un approccio bioclimatico al regionalismo

architettonico, nuova edizione, Franco Nunzio Editore, Padova, 1990

S. Berretta, Princìpi e orientamenti per la progettazione di edilizia residenziale

ecocompatibile riflessioni per le aree mediterranee, Dottorato di ricerca in

Tecnologia dell’Architettura Coordinatore: prof. arch. Carlo Truppi XXIII ciclo 2007-2010

H. Fathy, Costruire con la gente. Storia di un villaggio d'Egitto: Gourna, Jaca Book, Milano, 1986

D. Gauzin-Müller, Architettura sostenibile 29 esempi europei di urbanistica, Edizioni Ambiente, Ed. italiana, M. Moro (a cura di), Varese, 2007

A. Martini, Il vuoto del Minimalismo e le corrispondenze Zen nel Minimalismo

ecologico, in A.A.V.V. “Le Tendenze in Architettura”, D. Taddei - M. Martini - C.

Calvani (a cura di), Quaderni di Architettura e Composizione architettonica, n. 7, ETS Edizioni, Pisa 2010

S. Costa Duran, Case ecologiche, Logos, Modena, 2008

Siti web

www.treccani.it

www.unipr.it, A. Ghini, Sostenibilità e architettura, Corso di Laurea in Tecniche dell’edilizia, Laboratorio di Composizione 1 A

www.myairmagazine.com, R. Giussani, Architettura ecologica tra tradizioni locali

e nuove tecnologie

www.mybestlife.com, Ambiente costruito, G. Scudo, Una nuova alleanza tra natura

e tecnologia, L’ibridazione tra bio-ecologia e tecnologia per costruire in accordo con l’ambiente

Figura

Fig. 3 La casa dei ragazzi: aule della scuola
Fig. 4 La città di Arcosanti
Fig. 5 Arcosanti nei primi anni dalla fondazione
Fig. 6 Lean Linear City
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Riferimenti

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