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Geomorfologia e idrografia del territorio del Tadrart Acacus

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Academic year: 2021

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Geomorfologia e idrografia del territorio del Tadrart

Acacus

La catena del Tadrart (nella lingua del popolo tuaregh questo termine indica formazioni di

minor rilievo,

contrapposto a quello di Tassili, usato per grandi masse rocciose) Acacus è posta fra il Tassili n-Ajjer a ovest e il tavolato dell’Amsach Mellet a est, dai quali è isolato rispettivamente dalla valle dello Uadi Tanezzuf con l’oasi di Ghat e da una depressione occupata da un cordone dunare (Uan Kasa e Merzouga).

Essa si presenta come un altopiano con notevole profilo trasversale asimmetrico, in cui il lato est è caratterizzato da un lieve pendio (circa 900-800 metri di quota) che segue l’inclinazione degli strati, mentre il lato ovest presenta una grande inclinazione (circa 1400-1200 metri) posta lungo un sistema di faglie e fratture. Questa struttura asimmetrica pendente verso est coinvolge non solo il modello di erosione, ma anche la distribuzione, la consistenza e la variazione delle riserve della falda idrica, elemento che ovviamente influenza la presenza umana, specialmente nelle fasi aride; infatti, anche in periodi con precipitazioni ridotte, l’accumulo di risorse idriche a minime profondità permette la permanenza di una copertura vegetale e lo sviluppo di un ecosistema adatto

Tadrart Acacus, mappa (Mori, 2000)

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a sopravvivere anche in condizioni ambientali avverse (Marcolongo, 1987; Bartolomei, 1966).

La geomorfologia

Geomorfologicamente parlando l’area dell’Acacus è divisa in tre parti, una montuosa centrale, una fascia di passaggio e ampie aree piane contigue; entro ciascuna unità si assiste alla formazione di un particolare habitat.

In particolare, nel massiccio centrale sono presenti fondovalle relativamente ampi, riempiti da depositi alluvionali risultanti dall’erosione di piani e gole, e successivamente ricoperti da uno strato sottile di altro materiale eluviale (detrito roccioso rimasto nel

luogo in cui, per azione chimica o meccanica, si è disgregato) o eolico; essi rappresentano bacini di raccolta di acque meteoriche o correnti con tempo medio di conservazione.

Il terreno colluviale (formato dal depositarsi di fango argilloso e detriti rocciosi alle falde dei versanti) e le scarpate che cingono il versante occidentale del Tadrart Acacus permettono poi, per la loro conformazione, una rapida infiltrazione delle acque superficiali, pur se unita ad un altrettanto rapido rilascio, in particolar modo nei periodi di maggiore aridità.

Infine sono presenti conoidi di deiezione alluvionali che sboccano nelle valli, profondamente incise lungo lo stesso versante. Anche questi caratteri sono significativi per una ricostruzione paleoambientale basata su elementi non-climatici.

Le immagini satellitari permettono di identificare anche parti di un’antica zona quasi pianeggiante, successivamente isolata da fenomeni di innalzamento nell’area sud-ovest, databili presumibilmente al Carbonifero e forse riattivati nel periodo Alpino.

Per quel che riguarda il modello di drenaggio fossile, formatosi nel periodo Mesozoico e continuato in quello Cenozoico e nel Quaternario, è possibile dire che nella parte centro-nord dell’area esso si presenta parallelo, per trasformarsi poi in sub-dendritico nella zona sud. Sembra che ciò sia dovuto a una tettonica di tipo separativo, con cambi improvvisi di direzione dovuti all’intersezione di due sistemi di faglie, con

Parete rocciosa Tadrart Acacus, sud

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Tadrart Acacus quindi i bacini a sud si presentano molto più ramificati di quelli centrali e settentrionali, e questo fatto suggerisce che la parte meridionale era molto più adatta alle esigenze umane.

La fascia di transizione è presente solo lungo il versante est, con la formazione di un fronte erosivo coperto di un sottile strato di eluvio. Queste condizioni caratteristiche favoriscono la stagnazione e l’infiltrazione di acque meteoriche e di scorrimento, la formazione di falde freatiche acquifere presso la superficie, e la persistenza di umidità in zone del suolo non sature. Anche in questo caso il fenomeno è maggiormente significativo nella parte centrale e meridionale, e ciò ha contribuito alla creazione di un tipo di habitat che potrebbe aver garantito la presenza umana anche in zone climatiche aride (Marcolongo, 1987).

La litologia

Per quel che riguarda la litologia dell’area presa in considerazione è evidente la presenza di terreni molto antichi, risalenti a circa 400 milioni di anni fa; nella serie infatti compaiono arenarie del Gotlandiano superiore ad Harlania e del Devoniano inferiore, separate da una trasgressione marina. Sul versante ovest della catena montuosa che limita la vallata dell’Auis, nell’ampia valle in cui è situata l’oasi di Ghat, affiorano anche le più antiche argille del Tanezzuft, di età variabile fra il Gotlandiano inferiore e quello medio-superiore; queste ultime (varicolori e fogliettate) rappresentano depositi di bacini poco profondi e sono seguite dalle arenarie della formazione dell’Acacus, quarzose, ben stratificate e con straterelli di argilla grigio scura alternati, deposte in un ambiente marino molto meno profondo delle argille del Tanezzuft. La diminuzione della profondità del mare rivela quindi la presenza di una regressione marina, quella del mare Gotlandiano, legata a una delle ultime fasi dell’orogenesi caledoniana.

Questa emersione della zona non deve essere stata indifferente, vista la forte traccia erosiva riscontrabile nella formazione dell’Acacus; in seguito il mare devoniano ricopre l’area e la sua prima formazione è rappresentata dal Tadrart, costituita di arenarie quarzifere rosso scuro, con granulometria variabile e poco stratificate, tipiche di un ambiente litorale.

Da questo momento (circa 380 milioni di anni fa) l’area non verrà più modellata dall’azione marina, ma esclusivamente da agenti continentali, quali le erosioni e gli

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accumuli fluviali ed eolici e tutte le azioni degli agenti atmosferici, che hanno contribuito nel tempo alla creazione di questo particolare paesaggio.

La catena del Tadrart chiude ad ovest il deserto, ed è interrotta da pochi passi, come quello di Tasbat, dal quale si dipartono due fiumi, di cui uno è affluente del Tanezzuft, con andamento est, l’altro dell’Auis, dapprima anch’esso con andamento ovest-est (come quasi tutte le valli della catena del Tadrart), poi sud-nord appena in pianura. Quest’ultima è divisa dall’altra pianura di Talvat (che in pratica divide l’Auis dal Teshuinat) da una piccola catena montuosa i cui passi sono chiusi da formazioni dunari recenti.

La grossa pianura alluvionale dell’Auis, nei periodi meno aridi, si presentava probabilmente con laghi e laghetti creati dall’impantanamento del fiume e forse proprio all’azione di erosione dell’acqua si deve attribuire la presenza di piccoli massicci isolati, con andamento circolare o ellittico, con frequenti episodi di crollo; infatti un’erosione differenziata riguarda la arenarie ad Harlania non cementata, che si imbevono nei periodi di umidità, e le intercalazioni dei banchi di siltite, originando sia i fenomeni di crollo precedentemente menzionati, sia un sistema di terrazzi litologici, evidente soprattutto nella zona del Teshuinat.

La recente valletta, morfologicamente parlando, del Ti-n-Torha, affluente del più grande Auis, è intagliata nella parte inferiore della formazione del Tadrart; sul lato meridionale affiorano i livelli argillosi tipici della parte basale della serie, che rappresentano il livello impermeabile di una piccola sorgente attualmente temporanea. Non è difficile supporre che in un clima meno arido dell’attuale queste sorgenti di deflusso potessero essere permanenti, visto l’immenso serbatoio che hanno alle spalle, cioè l’intero rilievo montuoso del Tadrart.

Si può quindi ipotizzare un lungo periodo di clima favorevole alla vegetazione, durante il quale l’uomo si stanziò in questa valle, vivendo di caccia e probabilmente di pesca, seguito da un improvviso inaridimento dovuto all’abbassamento della falda idrica, che fu la causa di

Paesaggio desertico

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uno spopolamento o di uno spostamento verso aree più favorevoli alla sopravvivenza, oltre che di numerosi crolli e frane delle pareti della valle.

Un nuovo periodo di clima favorevole richiamò gli uomini successivamente, pur se forse per un periodo di minor durata, dal momento che le rocce della valle del

Ti-n-Torha erano probabilmente già separate dalla catena madre e quindi la sorgente doveva avere un bacino di raccolta molto ridotto; a partire da questo momento sembra di dover collocare la rapida successione di fasi umide e fasi secche (proprio durante queste ultime le rocce avrebbero acquistato la tipica patina scura comunemente conosciuta col nome di “vernis du desert”) che caratterizza la storia del Sahara degli ultimi millenni, a causa della quale la presenza umana in quest’area si fece sempre più sporadica, fino al suo totale abbandono (Bonadonna, 1974).

L’idrologia

La conoscenza geomorfologica e geolitologica dell’area permette la ricostruzione del modello di circolazione delle acque sotterranee e la localizzazione di aree di potenziale immagazzinamento.

L’attenzione degli antichi abitatori era volta all’identificazione di falde acquifere elevate, di aree con alta umidità del suolo, cioè a strutture o condizioni idrogeologiche che influenzano direttamente la copertura vegetale e l’ambiente in generale.

Un’alta permeabilità (ottenuta, per quanto concerne le rocce compatte, sempre con processi di frattura o di erosione) caratterizza i depositi di detriti ai piedi della scarpata e i conoidi di deiezione alluvionali sul pendio ovest i quali, tuttavia, non riescono ad essere strutture potenzialmente significative a causa del minimo o mancato sviluppo dei bacini di raccolta ad essi connessi. Di grande interesse invece sono le aree di deposito eluviali e alluvionali e le zone a “glacis” (terreno in pendio) poste ad est.

Tra le rocce paleozoiche una buona permeabilità secondaria può essere offerta dalle arenarie Cambriane-Ordoviciane e Devoniane, mentre l’arenaria Gotlandiana più fine e superiore (arenaria dell’Acacus) ha permeabilità media. I depositi clastici fini del

Fornazione rocciosa ad arco Tadrart Acacus, nord

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Carbonifero sono, invece, scarsamente permeabili e gli scisti del “Tanezzuft” sono praticamente impermeabili.

La direzione preferenziale di scorrimento delle acque sotterranee, dedotta dal modello tettonico e dai tipi di frattura, mostra un significativo, generalizzato deflusso verso est e un secondario e molto limitato deflusso verso ovest. In particolare, apporti relativamente significativi possono essere concentrati, venendo da sud-ovest e ovest, nell’ampio fondovalle del bacino del Teshuinat e, più a sud, nella valle del Tanezzuft e nella zona di passaggio di Iguidi Uan Kasa.

Contributi relativamente interessanti possono essere localizzati anche nel corso medio e basso dell’Auis e, abbastanza diffusamente, nell’area a “glacis” presente fra Uadi Sughd e Teshuinat. A ovest, l’unica area con un potenziale di accumulo e ritenzione di acque sotterranee è la parte terminale della valle di Tasbat e la fascia detritica, estesa per circa 15 chilometri dal suo sbocco verso nord, lungo il versante “a scalino” dell’Acacus.

La caratterizzazione paleoambientale permette una divisione in zone sulla base di alcuni fondamentali parametri fisici.

Il massiccio presenta una marcata differenza nella possibilità di ricettività della presenza umana, per cui gli insediamenti si trovano molto più facilmente sul lato est che lungo il lato ovest. Le condizioni morfologiche, ma anche e specialmente quelle idrogeologiche, hanno indubbiamente favorito l’occupazione umana, specialmente durante i periodi di limitata aridità del Pleistocene e dell’Olocene. Le risorse sotterranee accumulate durante le fasi più umide, costituitesi in lunghi periodi di tempo e rilasciate lentamente, hanno favorito l’esistenza di vegetazione e la sopravvivenza della fauna, incluso l’uomo. Inoltre, ciò ha determinato la formazione di micro-climi (brezze di fondovalle e montagna, precipitazioni locali, maggior umidità atmosferica), specialmente nelle aree più protette all’interno del massiccio (per esempio l’articolato bacino di raccolta di Teshuinat) e ha ridotto la diffusione delle condizioni di aridità attraverso il Tadrart Acacus. Tuttavia, anche sul pendio est possono essere differenziate due sezioni e i loro confini sono

Ghelta Tadrart Acacus, sud

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di drenaggio relativamente meno fitto e sviluppato, ha permesso passaggi più facili al lato ovest, con una buona connessione, ad esempio, fra la valle di Tasbat e il bacino di raccolta dello Uadi Tihedine, Auis e Ti-n-Torha. Inoltre, particolari condizioni in questa area hanno favorito l’accumulo di acque sotterranee a basse profondità nelle due fasce più esterne (sia a ovest che a est). Questo ha concesso un certo grado di mobilità umana, anche nei periodi meno favorevoli, in quanto mezzi di sussistenza potevano essere reperiti nelle aree vicine, facilmente accessibili. In questa zona dunque è presente uno stimolo fisico all’occupazione dell’area, poiché le risorse sono sparse piuttosto che concentrate.

A sud dello Uadi Sughd, la presenza di ampie pianure nelle valli intramontane, legate ad un modello di drenaggio molto più sviluppato, permette l’innalzamento della concentrazione di risorse d’acqua molto grandi e di lunga durata, ma porta anche una maggiore difficoltà di movimento.

Quindi, durante le varie oscillazioni climatiche con fasi alterne di umidità e aridità che caratterizzano il tardo Pleistocene e l’Olocene, ci sono state una successione di contrazioni ed espansioni nell’area di influenza di ciascun sito, senza comunque una reale interruzione nell’occupazione del territorio, per la diffusione delle preziose riserve d’acqua entro o lungo i margini del Tadrart Acacus (Marcolongo, 1987).

Riferimenti

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