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Jobs Act, questa non è una riforma per giovani

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Academic year: 2021

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9/2/2015 Jobs Act, questa non è una riforma per giovani http://www.linkiesta.it/print/181052 3/4 Parole chiave: jobs act [16] Emmanuele Massagli [17] adapt [18] Federico Vione [19] adecco [20] Matteo Renzi [21] Agenzia nazionale per l’impiego [22] Argomenti:  tassazione e della contribuzione sulle partite Iva, che spesso sono l’ultima spiaggia per un ragazzo che voglia entrare nel mercato del lavoro. «Le partite Iva, parliamo di quelle non ordinistiche, reggono oggi i nuovi lavori che non accettano per propria natura la subordinazione», dice Massagli. «La tutela di questi nuovi lavori, che riguardano soprattutto gli under 35, nel Jobs Act manca totalmente». La previsione, secondo Massagli, è «un miglioramento dei dati del mercato del lavoro, anche se non strabiliante, nel breve termine, ma una costanza dei dati negativi sull’occupazione giovanile».  [11]

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[11] Francesco Seghezzi/Adapt [12]* Secondo Federico Vione di Adecco, invece, «le ricadute positive in termini occupazioni interesseranno tutti, in particolar modo i più giovani». Ma, aggiunge, «è importante ricordare che oggi una percentuale compresa tra il 18 e il 20% dei giovani disoccupati, oltre il 42% della popolazione tra i 15 e i 24 anni in cerca di un impiego, non trova lavoro non per colpa della recessione ma a causa del mismatch tra domanda e offerta. Sono molte le imprese che già adesso hanno grande esigenza di profili operativi o professionali specializzati che sembrano non essere disponibili. Questo dato deve far riflettere sulla necessità di attivare interventi formativi consistenti e mirati in grado di colmare il crescente gap tra competenze offerte dal mondo dell’istruzione e le capacità richieste dal mercato del lavoro». Che significa: una riforma che crei un ponte tra scuola e lavoro, per il momento assente dalla “Buona scuola [13]”. Politiche attive cercasi Oltre al decreto di riordino delle tipologie contrattuali, l’altro attesissimo decreto della legge delega è quello sulle politiche attive del lavoro con la creazione dell’Agenzia nazionale per l’impiego, che dovrebbe centralizzare i servizi per il lavoro oggi in mano alle province. Anche se, commenta Federico Vione di Adecco, «nell’attuale fase di confronto su questo tema non sembra previsto alcun ruolo delle agenzie per il lavoro, e questo a nostro parere rappresenta un limite importante già vissuto nella fase iniziale di attuazione della Garanzia giovani in Italia». Per capire cosa accadrà in termini di politiche attive, però, bisognerà buttare un occhiata alle riforme costituzionali. Una dipende dall’altra, perché la riscrittura del titolo V della Costituzione dovrebbe anche prevedere l’accentramento di parte dei servizi per il lavoro in mano agli enti locali. «L’agenzia nazionale trova ragione se va in porto il riaccentramento», dice Massagli. Le politiche attive potrebbero finire così nelle mani dell’Inps, è questa l’ipotesi più probabile, che le sommerebbe quindi alle politiche passive e alla previdenza diventando una sorta di grande mostro statale. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Di questo capitolo, fondamentale per il ricollocamento di chi perde il lavoro, ancora non si sa nulla. «Eppure anche questo è uno dei capitoli più importanti per i giovani», ribadisce Massagli. «Se si vogliono davvero attuare politiche giovanili serve anche una riforma dell’istruzione secondaria e terziaria per favorire il passaggio scuola lavoro. La Buona scuola è piena di buone proposte, ma finora prevede solo l’assunzione di 120mila persone. Per i giovani non si vede ancora niente».   [14]

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[14] Lidia Baratta [15] Leggi anche:  La vera flessibilità che manca nel Jobs Act Data pubblicazione:  Venerdì, 6 Febbraio, 2015 ­ 12:00

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