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PRIMO GIORNO SESTA NOVELLA

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Academic year: 2021

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PRIMO GIORNO SESTA NOVELLA

Un uomo di valore, con una battuta, scombussola la malvagia ipocrisia dei religiosi.

Emilia, che sedeva accanto a Fiammetta, dopo che fu commentato da tutte il valore della marchesa di Monferrato e il garbato rimprovero che fece al re di Francia, appena la regina dette il consenso, cominciò, con disinvoltura, a raccontare:

- Neppure io tacerò una frecciata data da un valoroso uomo laico ad un avaro religioso con una frase non meno spiritosa che da lodare.

Dunque, o care giovani, non molto tempo fa, ci fu, nella nostra città, un frate minore, inquisitore dell’eretica malvagità, il quale, poiché si impegnava molto di sembrare santo e tenero amante della fede cristiana, come fanno tutti, non era da meno come buon investigatore sia di colui che aveva la borsa piena che di colui che fosse in qualcosa manchevole nei riguardi della fede cristiana. A causa di questa sollecitudine, per caso incontrò un buon uomo, molto più ricco di denaro che di saggezza, il quale, non per mancanza di fede ma perché, parlando avventatamente, forse riscaldato dal vino o dalla troppa eccitazione, aveva detto, un giorno, ad un gruppo di amici, che possedeva un vino tal- mente buono che lo avrebbe bevuto Cristo. Questo fatto fu riferito all’inquisitore, ed egli, sapendo che i suoi poteri erano grandi e la borsa ben piena, corse immediatamente, con spade e bastoni, a costituire un gravosissimo processo a suo carico, pensando che ne dovesse seguire non tanto la ri- duzione della miscredenza dell’inquisito ma il riempimento di fiorini della sua mano, come succes- se. E dopo averlo fatto chiamare gli chiese se fosse vero quanto era stato detto contro di lui. Il buon uomo rispose di sì e gli riferì in quale modo.

L’inquisitore santissimo, che era un devoto di san Giovanni Barbadoro, disse: “Dunque tu hai reso Cristo un bevitore e un apprezzatore di vini squisiti, come se Egli fosse Cinciglione o qualcun altro di voi bevitori, ubriaconi e frequentatori di taverne: e adesso, parlando umilmente, gli vorresti di- mostrare che questa è una leggerezza. Non è come ti pare: hai meritato il rogo, come noi vogliamo e come noi dobbiamo agire nei tuoi confronti”.

E con queste e con molte altre parole, gli parlava con un volto minaccioso, quasi costui fosse stato Epicuro che nega l’immortalità dell’anima. E in breve lo impaurì a tal punto che il buon uomo, tra- mite mediatori, gli fece ungere le mani con una consistente quantità della grazia di san Giovanni Boccadoro (la quale giova molto alle infermità delle pestilenziali avarizie dei chierici, e, in partico- lare, dei frati minori, che non osano toccare il denaro) affinché egli, dovesse disporsi ad agire con misericordia. Questa unzione, essendo molto efficace, pur non menzionata da Galeno in nessuna delle sue medicine, fece in modo che il temuto rogo si tramutò, per grazia, nella pena di una croce;

e, come se dovesse recarsi alla crociata, per renderla più appariscente, gliene pose una gialla su sfondo nero. Oltre a questo, pur avendo già ricevuto il denaro, lo trattenne per più giorni presso di lui, dandogli la penitenza di assistere tutti i giorni alla messa a Santa Croce e di presentarsi da lui all’ora di pranzo, per il resto della giornata era libero di fare ciò che voleva.

Mentre eseguiva diligentemente gli ordini, una mattina alla messa udì un brano del vangelo che re- citava così: “Voi per ognuno ne riceverete cento e avrete la vita eterna”, ricordò fermamente queste parole; e, secondo quanto gli era stato ordinato, recatosi dall’inquisitore all’ora di pranzo, lo trovò mentre mangiava. L’inquisitore gli chiese se avesse ascoltato la messa quella mattina.

L’uomo rispose subito: “Sì, messere”.

L’inquisitore disse: “Sentisti, durante la messa, qualcosa su cui hai qualche dubbio o vuoi fare qual- che domanda?”

“Certo,” rispose il buon uomo “su nessuna cosa che udii ho dubbi, anzi credo fermamente che siano tutte vere. Ne ho sentita una che mi ha fatto e mi fa avere una grandissima compassione di voi e de- gli altri frati, se penso al cattivo stato in cui vi dovrete trovare di là, nell’altra vita”.

Disse allora l’inquisitore: “E quale fu quella frase che ti ha indotto ad avere questa compassione per noi?”

Il buon uomo rispose: “Messere, fu quella frase del vangelo che dice: ‘Voi riceverete per ognuno cento’”.

L’inquisitore disse: “Questo è vero, ma perché questa frase ti ha commosso?”

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“Messere,” rispose il buon uomo “ve lo dirò. Da quando io frequentai questo convento, vidi, ogni giorno, dare quando una e quando due grandissime pentole di broda a molta povera gente, che viene tolta davanti ai frati di questo convento e a voi perché di troppo; per cui, se per ognuna ve ne saran- no rese cento, nell’aldilà ne avrete talmente tanta che ci affogherete tutti dentro”.

Benché gli altri che sedevano a tavola con l’inquisitore risero tutti, l’inquisitore sentendo che veniva colpita la loro ipocrisia sbrodolosa, si turbò; e se non fosse stato vituperato a causa di ciò che aveva fatto, gli avrebbe fatto un altro processo per aver rimproverato con una frase ironica sia lui che gli altri poltroni. E per stizza gli ordinò che facesse tutto ciò che voleva, senza più farsi vedere.-

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