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SOLUZIONI TECNICHE INNOVATIVE PER UTILIZZAZIONI FORESTALIA BASSO IMPATTO AMBIENTALE E SICUREZZA NEI CANTIERI

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– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments 68 (4): 177-189, 2013 © 2013 Accademia Italiana di Scienze Forestali doi: 10.4129/ifm.2013.4.03

SANZIO BALDINI (*) (°) - CARLO RENZI (**) - FRANCESCO MAZZOCCHI (**)

SOLUZIONI TECNICHE INNOVATIVE PER UTILIZZAZIONI FORESTALI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE E SICUREZZA NEI CANTIERI

(*) Presidente U.N.I.F. ass.ONLUS.

(**) Dottore forestale.

(°) Autore corrispondente; sanziobaldini@virgilio.it

1. I ntroduzIone

Le utilizzazioni forestali, come esecuzione dei lavori selvicolturali, acquisiscono consensi solo se si fondano e si applicano sul criterio del rispetto dell’ambiente; vale a dire, antepo- nendo le esigenze del bosco a quelle dell’uo- mo. Gli impatti negativi, che purtroppo si vedo- no molte volte, dopo che l’impresa ha fatto il suo intervento, non sono causati dal taglio del- le piante. Secondo quanto stabilito dal piano di gestione, sviluppato da professionisti che conoscono il bosco, la complessità di questo ecosistema e le sue finalità, si può affermare che è l’insieme delle fasi successive al taglio, che si concretizzano con il concentramento ed esbosco del legname ad arrecare i danni.

Dagli anni ’60, con l’inizio dell’abbandono

della montagna ad oggi, le utilizzazioni sono cambiate non tanto come sistemi di lavoro ma come attrezzature usate e persone impie- gate. La manodopera che veniva assunta dal- le imprese o dall’Ente pubblico, era locale e nella maggioranza dei casi si trasmetteva la professione da padre in figlio e si tramanda- vano la consapevolezza che se danneggiavano con tagli inopportuni o quant’altro il bosco, compromettevano il loro futuro e il pane per i loro figli. Il concentramento e l’esbosco era- no svolti con sapienza, a mano o con gli ani- mali (buoi, cavalli, muli), che seguivano per- corsi precisi, mai a rittochino. La mancanza di questi e di uomini locali, ha indotto oggi le imprese a munirsi di trattori e di manodo- pera improvvisata, molta di questa di prove- nienza straniera, che nei loro Paesi svolgeva lavori differenti, che non aveva mai preso in

Gli Autori mettono a confronto cinque metodologie di esbosco, tre riferite al sistema di utilizzazione del legno corto (di cui uno tradizionale) e due col sistema della pianta intera o fusto intero/sramato. Vengono fatte le analisi delle produttività, delle superfici che possono essere servite dai singoli impianti, e messi a confronto gli impatti negativi che si possono avere con l’utilizzo dei muli, canalette, monorotaia, mini gru a cavo e trattore con verricello forestale. Tra gli aspetti che influenzano gli impatti all’ambiente c’è la mancanza di formazione al lavoro dovuta all’assenza, nel nostro Paese, di scuole professionali nel settore della filiera foresta-legno.

Parole chiave: impatti; esbosco; muli; canalette;monorotaia; gru a cavo.

Key words: impacts; harvesting; mules; small raceways PVC; monorail; mini cable system.

Citazione - B

aldInI

S., r

enzI

C., M

azzoCChI

F., 2013 – Soluzioni tecniche innovative per utilizzazioni

forestali a basso impatto ambientale e sicurezza nei cantieri. L’Italia Forestale e Montana, 68 (4): 177-

189. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2013.4.03

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mano un’accetta o una motosega, e o persone che non avevano seguito corsi di educazione al lavoro, per poter rispettare loro stessi da eventuali infortuni e l’ambiente di lavoro da danneggiamenti.

Dopo decenni di studi e di lavoro in bosco, si ritiene che non è la macchina in sé che pro- voca danni all’ambiente, ma l’uomo. Come negli altri Paesi dell’UE, anche in Italia dagli anni ’70 nel settore dell’agricoltura, la forma- zione degli operatori ha permesso a molti gio- vani di avvicinarsi alla terra con minori disagi rispetto ai loro padri e così dovrebbe avvenire anche nel settore delle utilizzazioni forestali.

Solo una seria educazione al lavoro, con alla base la ricerca e la sperimentazione, permet- terà di poter fare le operazioni selvicolturali applicando metodologie di lavoro con mac- chine al servizio degli operatori, limitando al minimo gli impatti senza trascurare l’aspetto economico per le imprese.

Si ritiene, che quanto viene esposto sia va- lido non solo per le zone a parco ma anche per una corretta esecuzione dei lavori selvi- colturali nei boschi appenninici. Ciò che ver- rà descritto di seguito, è una sintesi di studi e prove sperimentali in situazioni diverse, sia come orografia che tipo di trattamento dei boschi, svolte dagli anni ’80 nel nostro Paese, analizzando gli impatti negativi che si possono creare al bosco ed a chi vi opera nonché la produttività.

2. S ISteMa a legno Corto

2.1. Tradizionale con i muli

Dai risultati degli studi svolti in tre cantie- ri dove veniva applicato questo sistema d’e- sbosco, si può affermare che la carovana che ha dato in media le maggiori produttività, è quella costituita da un mulattiere con cinque muli; valori compresi fra 1,00 e 1,5 t/ora (d I

f ulvIo , 2003; r enzI , 2010). Il valore più bas- so è riferito ad un esbosco in salita su distan- za massima di 600 m (distanza media 515 m) mentre quello più elevato ad esboschi in di- scesa dove si sono raggiunte distanze di 700- 800 m (distanza media 480 m).

Nelle aree studiate sono state approfondite anche le indagini sugli impatti all’ambiente, che riguardano il danno ai ricacci sulle cep- paie a causa del morso e quelli al suolo do- vuti al calpestio. Il danno alla vegetazione, è stato quantificato misurando i ricacci delle ceppaie, che rientravano all’interno dei tran- setti ciascuno di area 10 m x 100 m, prima e dopo l’esbosco, riscontrando una variazione media in negativo, del 25% (Fig. 1); diffe- renza che viene annullata nei nostri casi quasi completamente dopo 10-14 mesi. Le specie danneggiate vengono riportate di seguito in ordine decrescente, in base alla loro appetibi- lità nei confronti del mulo: Ostrya carpinifolia, Corylus avellana, Acer pseudoplatanus, Fagus sylvatica e Laburnum anagiroides.

67,0

50,1

20 40 60 80

O P O D A

M I R P

Altezza dei Polloni (cm)

Figura 1 – Altezza media dei ricacci (cm) misurati prima e dopo l’esbosco per tutte le specie danneggiate;

le barre rappresentano l’errore standard.

– Average height of sprouts (cm) measured before and after the wood hauling for all species dama-

ged; the bars represent the standard error.

(3)

Per identificare gli impatti al suolo sono sta- ti utilizzati sempre gli stessi transetti, nei qua- li i campioni di terreno venivano raccolti in tre zone differenti: una prima che riguarda il suolo indisturbato dove i muli non sono mai passati, una seconda dove gli animali passava- no per avvicinarsi alla legna che doveva essere caricata (Fig. 2) o per brucare i ricacci ed una terza zona dove sostavano per essere caricati e dove passavano abitualmente (le mulattiere per andare dall’imposto alla tagliata e far ri- torno). Queste ultime avevano in media, uno sviluppo lineare complessivo che era compre- so fra 586 e 653 m/ha (r enzI , 2010).

Da una prima elaborazione dei dati relativi alla densità apparente del suolo, (Fig. 3) è sca- turito che quello indisturbato comprendeva il 55 e 60% della superficie, mentre sul restante 40-45% si era creato un disturbo da calpestio.

Da una successiva analisi,effettuata sul suolo disturbato dopo circa un anno dal termine

delle utilizzazioni, si è notato che in media il 6,72% (r enzI , 2010) della superficie era sta- to compromesso fortemente danneggiando la sua struttura, in quanto non c’erano segni di vegetazione erbacea e molte aree presentava- no azioni di ruscellamento, mentre il restante 35,28% pur avendo subìto un disturbo da cal- pestio, non si presentava grave come il prece- dente, in quanto era comparsa la vegetazione erbacea e non si notavano segni di ruscella- mento ed erosione.

Mettendo a confronto i dati relativi alle den- sità apparenti dei suoli, rilevati nei cantieri dove l’esbosco è avvenuto con i muli (Fig. 4), con altri dati rilevati in cantieri dove erano stati usati i trattori, si è visto che in entram- bi i casi le aree disturbate hanno valori simili, prossimi a 1 g/cm

3

con la differenza che i trat- tori, non lavorando dalle piste, percorrevano le tagliate provocando il disturbo sul 65-70%

della superficie.

Figura 2 – Zona di carico con suolo fortemente disturbato dall’azione di compattamento da parte degli zoccoli dei muli.

– Cargo area with strongly disturbed soil by compaction due to the hoofs of the mules.

(4)

Molto limitati sono risultati i danni da sfre- gamento della soma sulle matricine, inferiori ad una matricina ad ettaro.

2.2. Risine o canalette in plastica

Si tratta di manufatti in plastica dura, lunghi 4-5 m e del peso di 30-35 kg, con gola effet- tiva di 25-30 cm che vengono uniti fra loro da appositi ganci, formando un canale lungo

fino 200 m all’interno del quale, per gravità, la legna viene concentrata a valle (Fig. 5).

Le canalette, presenti nel nostro Paese fin dal 1979, possono essere usate quando si ap- plica il sistema di utilizzazione del legno cor- to, legna da ardere ricavata dalle utilizzazioni di boschi cedui e da conversioni o con stan- game, dai primi diradamenti di piantagioni di conifere. Quando le linee sono diritte o pre-

0,66b

1,02a

1,06a

0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2

Indisturbato Mulattiera Carico Densità apparente (g/cm

3

)

Figura 3 – Variazione della densità, dovuta al compattamento del terreno, passando da quello indistur- bato, a quello delle mulattiere ed a quello dove sono stati effettuati i carichi.

– Change in density, due to the compaction of the ground, moving from undisturbed ground, to the mule track and the cargo areas.

R² = 0,0712 R² = 0,0994 R² = 0,2047

0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6

Indisturbato Mulaera Carico

Lineare (Indisturbato)

apparenteg/cm3

R² = 0,0712

0 0,2 0,4 0,6

0 5 10 15 20 25 30

Carico

Lineare (Indisturbato) Lineare (Mulaera) Lineare (Carico)

N° Osservazioni

Densità appare

Fig. 4 - Impa sul suolo rileva nei caneri dove l’esbosco avveniva con i muli.

Figura 4 – Impatti sul suolo rilevati nei cantieri dove l’esbosco avveniva con i muli.

– Soil impacts measured in mule-hauling harvesting.

(5)

sentano curve molto ampie, può essere con- centrato anche materiale lungo 4-5 m. Per un loro corretto uso i tracciati delle linee devono essere indicati prima di iniziare l’abbattimen- to e l’allestimento delle piante in modo che, durante il concentramento manuale, la legna sia portata nella loro vicinanza. Affinché la di- scesa del materiale sia regolare, senza la sua uscita dalla gola, la pendenza delle linee deve essere uniforme, non superiore al 28-35%, a seconda che si tratti di assortimenti di latifo- glie o di conifere resinose, che si lavori con temperature inferiori a 15°C o superiori a 25°C. L’impianto deve essere elastico ma al contempo rigido; per questo le linee devono essere ancorate con funicelle alla base di pian- te e se necessario sorrette da piccoli supporti dove farle appoggiare. Per poter fare i trac- ciati a pendenza regolare ci si deve servire del clisimetro.

Il montaggio delle linee può avvenire a mano, da monte verso valle, oppure da valle verso monte tirando gli spezzoni assemblati a valle, con un mini verricello, montato su una slitta a forma di ogiva, percorrendo i tracciati segnati in precedenza. Il montaggio sarà con- cluso con la stabilizzazione dell’intera linea.

Nel caso di un progetto con linee parallele, lo spostamento delle canalette alla linea suc- cessiva deve iniziare quando il concentramen- to, fatto con la prima linea, ha oltrepassato

la metà della sua lunghezza. Lo spostamento della metà superiore della linea verso valle, avviene manualmente mentre la metà inferio- re sarà tirata a monte col mini verricello, una volta ultimato il lavoro. Dalla elaborazione dei dati rilevati su 11 linee, per quanto riguarda il montaggio, lo smontaggio e le produttività nel concentramento effettuato da una squadra di 4 operatori (Fig. 6), ben addestrati al lavoro, abbiamo avuto i seguenti risultati:

– montaggio e smontaggio a mano da valle verso monte, con canalette lunghe 4 m e lunghezze delle linee comprese fra 90 e 130 m: 8-10 minuti a spezzone;

– montaggio con mini verricello da valle verso monte e smontaggio a mano, con canalette lunghe 4 m e lunghezze delle linee compre- se fra150 e 180 m: 4-6 minuti a spezzone;

– montaggio e smontaggio a mano da monte verso valle con canalette lunghe 4 m e lun- ghezze delle linee comprese fra 60 e 80 m:

5-7 minuti a spezzone.

Per quanto riguarda le produttività della squadra, di 4 operatori, abbiamo avuto i se- guenti risultati:

– cedui matricinati di faggio radi (valori rife- riti a 4 linee) di 35-40 anni, su pendenze del 40-65% e su distanze comprese fra 140 e 170 m: 2,0-1,3 t/h;

– cedui matricinati quercini (valori riferiti a 3 linee) di 20-24 anni, su pendenze del 25-

Figura 5 – La legna concentrata all’imposto a valle.

– Concentrated wood at the down stream landing.

(6)

40% e su distanze comprese fra 60 e 80 m:

10,0-8,0 t/h;

– cedui quercini in conversione (valori riferiti a 4 linee) di 30-60 anni, su pendenze del 35-40% e su distanze comprese fra 70 e 90 m: 7,5-6,0 t/h.

Qualora gli operatori abbiano raggiunto un alto grado di professionalità e sia previsto dalla programmazione, una squadra di 4 per- sone può montare le linee a spina di pesce, in modo da servire una superficie di 4 ha con le tempistiche viste in precedenza. Per quanto riguarda le produttività variano in funzione della lunghezza delle linee, della quantità di legna ad esse concentrata e dalla sua dimen- sione. Per questo motivo si consiglia di effet- tuare la sezionatura del materiale a 2-4 m di lunghezza.

Il concentramento della legna e dello stan- game con l’uso delle canalette, è altamente ecologico, in quanto evita disturbi al suolo e danni alle piante in piedi purché programma- to e con una rete di piste distanziate fra loro di circa 200 m.

2.3. Monorotaia

È stata impiegata per la prima volta nel nostro Paese, per esboscare legna da ardere

nel 1980. È costituita da un motore che tira uno o due vagoncini sui quali viene caricata la legna. Il movimento avviene grazie ad un pi- gnone dentato, che s’innesta sulla cremagliera di una rotaia in acciaio duttile, tenuta alta da terra tramite picchetti in acciaio. La duttilità degli spezzoni lunghi 4 m, permette di adatta- re l’impianto alla superficie del suolo, di fare curve sufficientemente ampie e possono servi- re strisce di bosco larghe anche 200 m. Que- sti adattamenti avvengono tramite una pressa idraulica portatile che gli operatori devono portare sempre con loro.

Come per le canalette, le linee devono esse- re tracciate prima di iniziare l’abbattimento e l’allestimento delle piante, per conoscere i punti dove concentrare a mano la legna che sarà caricata sui vagoncini in modo longi- tudinale e tenuta da quattro stanti. Non è escluso il carico trasversale di legna lunga 1 m (Fig. 7), ma rende meno stabile l’insieme con la possibilità di ribaltamento, pertan- to la sezionatura della legna deve essere a 2 m. Conoscere in precedenza dove passano le linee, come per le canalette, permette du- rante il taglio, di direzionare la caduta delle piante verso di esse accorciando i percorsi del concentramento manuale. La monorotaia

y = 0,2683e0,0156x R² = 0,9968

y = 0,2939e0,0166x R² = 0,9871

5 6 7 8 9

Trasporto spezzoni a mano in salita - spezzoni lunghi 5 m

Trasporto spezzoni a mano in y = 0,2683e0,0156x

R² = 0,9968

y = 0,1474e0,0151x R² = 0,9969

y = 0,148e0,0165x R² = 0,9869

0 1 2 3 4 5

0 50 100 150 200 250

Tempo (h)

Distanza(m)

spezzoni lunghi 5 m Trasporto spezzoni a mano in discesa o con verricello in salita - spezzoni lunghi 5 m

Trasporto spezzoni a mano in salita - spezzoni lunghi 4 m

Trasporto spezzoni a mano in discesa o con verricello in salita - spezzoni lunghi 4 m Distanza(m)

Figura 6 – Tempi di montaggio di canalette lunghe 4 e 5 m in funzione del sistema di montaggio e della lunghezza della linea con una squadra di 4 operatori.

– Assembly times of small raceways PVC long 4 and 5 meters, according to the mounting system and the length of the

line with a team of 4 operators.

(7)

mantiene la stessa velocità sia in salita che in discesa, con o senza carico. Per questo moti- vo una corretta programmazione iniziale per- metterebbe di poter lavorare, in boschi cedui matricinati o in conversione, su strisce lunghe anche 400 m, spaziatura reale fra le piste ne- cessarie per il trasporto della legna. Qualora gli operatori abbiano una buona formazione e la densità delle piste principali d’esbosco sia inferiore a 30-40 m lineari ad ettaro, alla mo- norotaia possono essere abbinate le canalette per un primo concentramento alla linea. Con questo sistema si può servire una tagliata di 7-8 ha rendendo maggiormente conveniente l’impianto.

La squadra ideale è formata da 4 persone, le quali ultimato il montaggio, si dirigono due al carico in bosco e due allo scarico lungo la pista dove la legna sarà accatastata. Dai rilievi effettuati su 14 impianti con lunghezza com- presa fra 90 e 130 m sono stati elaborati i tem- pi di montaggio e smontaggio che risultano compresi fra 5 e 8 minuti a metro lineare di linea. Nelle prove effettuate, per ogni viaggio sui due vagoncini erano caricati 250-300 kg di legna, circa il 50% della portata reale, con una produttività compresa fra 1,2-1,5 t/h su

distanze massime di 100 m e pendenza della linea del 45%. Su distanze fino a 120 m e pen- denze del 62% sono state raggiunte, sempre da una squadra di 4 operatori, produttività comprese fra 1 e 1,3 t/h (Fig. 8).

Con questa tecnologia di concentramento, si può sicuramente affermare che durante i la- vori non vengono provocati impatti negativi, ma sono necessarie persone formate per que- ste tipologie di lavoro non solo per l’uso della macchina ma anche nella fase di abbattimento direzionato ed allestimento delle piante pur essendo una metodologia simile a quella tra- dizionale.

3. SISteMa della pIanta Intera

o del fuSto Intero

3.1. Gru a cavo super leggera

Questo sistema di lavoro, studiato nel nostro Paese fin dal 1979, prevede una organizzazio- ne del cantiere molto diversa e più capillare ri- spetto ai precedenti. Le piante, devono essere atterrate in direzione opposta alla linea della gru a cavo, tracciata in precedenza e formare con essa un angolo prossimo a 45°. Per faci-

Figura 7 – La monorotaia col carico verso monte.

– The monorail with the load up hill.

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litare l’esbosco, il materiale piccolo va messo in fastelli e l’allestimento sarà fatto alla pista o all’imposto a seconda degli assortimenti che si vogliono ottenere, legna da ardere oppure scaglie per uso energetico o altri usi.

Le gru a cavo super leggere, sono dotate di un carrello a taglia o semiautomatico del- la portata di una tonnellata che corre su un filo alto da terra e viene mosso dalla fune di un verricello azionato da un trattore. Questi impianti lavorano molto bene a rittochino da valle verso monte, su pendenze superiori al 35-40%. Le linee, in media, hanno lunghezze che non superano i 250 m e larghezze di pe- scaggio di 30-40 m; ogni linea può pertanto servire circa 1 ha di bosco (Fig. 9), le piste per il trasporto del materiale all’imposto dovran- no aver una distanza, fra loro, di 150-200 m.

Per il montaggio, lo smontaggio delle linee e il funzionamento serve una squadra di 3-4 per- sone, a seconda della distanza del macchinista dalla zona di scarico e del tipo di assortimento che si vuole ottenere. Il sistema di utilizzazio- ne della pianta intera e l’uso delle gru a cavo super leggere, è una metodologia di lavoro più complessa rispetto ai sistemi descritti in pre- cedenza, pertanto il personale deve avere una elevata formazione sia per l’abbattimento che per il montaggio ed il funzionamento dell’im- pianto se si vogliono ridurre al minimo i tempi non produttivi, eventuali infortuni ed impatti negativi all’ambiente.

Dall’analisi dei rilievi fatti su 18 impianti, in prevalenza montati in boschi in via di conver- sione di cedui di faggio di 45-60 anni, su pen- denze dal 40 al 65%, si può affermare che i tempi impiegati da 4 operatori addestrati, per il montaggio e lo smontaggio di linee con lun- ghezza compresa fra 160 e 220 m variavano da 6 a 10 ore comprensive di un cavalletto o del ritto terminale. Le produttività erano compre- se fra 2,5 e 3,5 t/h (Fig. 10).

3.2. Trattore con verricello forestale a 1 o 2 tamburi

L’utilizzo del trattore per il concentramento e l’esbosco della pianta intera o sramata, è una metodologia di lavoro in apparenza più sem- plice rispetto all’uso delle gru a cavo super leggere, ma se si vogliono ridurre al minimo gli impatti, gli operatori devono essere stati addestrati a queste innovazioni.

Prima di iniziare il lavoro, devono essere identificate le vie di concentramento e se- gnate, sulle piante di margine con vernice o nastri. Questa operazione è molto importante per direzionare correttamente la caduta delle piante e fare i fastelli. Le linee di concentra- mento, dovranno avere una distanza massima fra loro pari a due volte l’altezza delle pian- te che dovranno essere tagliate. La lunghez- za massima può raggiungere i 50-70 m se il concentramento avviene verso monte e 20-30 m se verso valle. Il trattore deve operare dalle

y=4,7118x R²

0,344

=0,5827 0,5

1,0 1,5 2,0 2,5

Produttività

 (t/h)

     

Produttività…

y=4,7118x R²=0,5827 0,0

0,5

0 20 40 60 80 100 120 140

Distanza(m)

-

Figura 8 – Produttività della monorotaia in funzione della distanza (squadra di 4 uomini, su valori medi di 5 impianti).

– Productivity of the monorail as a function of distance (team of 4men, mean values of 5 plants).

(9)

piste di esbosco, che dovranno avere pertanto una distanza fra loro di circa 100 m. Il lavoro viene svolto generalmente da due operatori, uno resta sul trattore mentre il secondo si occupa dell’aggancio dei carichi. Il trattore se del tipo agricolo, per motivi di sicurezza deve essere dotato di opportuni dispositivi di protezione, e portare sul sollevatore idraulico, attaccato ai tre punti, un verricello forestale a uno o due tamburi. Questo, tenendo alte le teste dei tronchi, fa evitare che il terreno ven-

ga smosso e che le intense piogge provochino pericolosi ruscellamenti. Nei casi più difficili, devono essere usati scudi in vetroresina (Fig.

11) che vanno a contenere le teste dei fastelli facendole scivolare sugli ostacoli.

La produttività è indicata dal grafico, frut- to del lavoro svolto in cinque aree simili: tre conversioni di cerro e due di faggio, di età compresa fra 30 e 45 anni posti su terreni col 12-20% di pendenza (Fig. 12).

Con questo sistema di utilizzazione, gli im-

Figura 9 – Schema d’impianto della gru a cavo super leggera ed il suo raggio d’azione.

– System diagram of the super light crane system way and its range.

(10)

patti negativi al suolo risultano modesti spe- cialmente se vengono usati gli scudi; quelli da costipamento al terreno, provocati dal trattore, assenti in quanto questo deve tirare i carichi dalle piste. Con l’uso delle carrucole di rinvio vengono limitati i danni da scortec- ciature alla base delle piante in piedi. Con il sistema della pianta intera o del fusto intero, l’allestimento svolto da due operatori avviene all’imposto, che avendo una superficie meno impervia del bosco permette di lavorare con maggiore sicurezza e di utilizzare in toto il ma- teriale esboscato. Il legname può essere sezio-

nato alle misure degli assortimenti voluti ed i residui sminuzzati.

4. S ICurezza neI CantIerI

Il cantiere forestale è un posto di lavoro dove si trovano persone, animali, attrezzatu- re, macchine e cose. Nel posto di lavoro ci sono potenziali pericoli per tutti gli attori e l’ambiente. Soltanto riducendo la gravità dei pericoli ai diretti interessati, a terzi e al danno all’ambiente di lavoro, si può dire di lavorare

3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0

Produttività (t/h)

  0,0

1,0 2,0 3,0 4,0

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180

Distanza di concentramento (m)

Produttività (t/h) y = 9,5864x

-0,255

R

2 =

0,1938

Figura 10 – Produttività della gru a cavo super leggera in funzione della distanza di esbosco; dati relativi a tre linee.

– Productivity of the super light crane system way according to of the distance of skidding; data related to three lines.

Figura 11 – L’uso dello scudo, nel concentramento, evita di danneggiare, in questo caso, i giovani polloni.

– The use of the shield, in concentration, prevents damage, in this case to

the young shoots.

(11)

SoluzIonI per utIlIzzazIonI foreStalI a BaSSo IMpatto aMBIentale 187

in sicurezza. Nel 2010 sono pervenute all’I- NAIL 3500 denunce d’infortunio, ed un cen- tinaio di denunce di malattie professionali in relazione ai lavori selvicolturali.

Migliorare le condizioni di lavoro in bosco si può, e si deve per il rispetto verso i lavo- ratori e l’ambiente di lavoro; è sufficiente co- noscere e rispettare quanto scritto nel Testo Unico D.L. 81/2008 dal titolo “norme in ma- teria di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”. Il T.U. prefigura da parte del datore di lavoro, una organizzazione della sicurezza sulla prevenzione, con l’apporto e la partecipazione responsabile di tutti i soggetti interessati, quindi anche dei lavoratori. L’art.

2, lettera n del T.U. definisce la prevenzione come il “complesso delle disposizioni e misu-

re necessarie, anche secondo le particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno”. L’impresa a sua volta si deve impegnare nella prevenzione, che deve essere documentata costantemente e comu- nicata agli organi di controllo dietro loro ri- chiesta. Il compito di verificare il rispetto di quanto scritto nel T.U., è affidato agli ispetto- ri del lavoro in collaborazione coi carabinieri.

Sempre il T.U. rafforza la prevenzione con la formazione e di DPI sono l’ultimo baluardo per diminuire la gravità degli incidenti.

È compito del datore di lavoro e/o dipen- dente, provvedere ad una adeguata formazio- ne (Fig. 13) ed informazione dei lavoratori sui

y=3,5137e

0,011x

R²=0,1399 0 0 1,0

2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 Produttività

(t/h)

=3,5137e  R²=0,1399 0,0 1,0

2,0 3,0 ,

0 10 20 30 40 50

( )

Distanzadiconcentramento (m)

Produttività(t/h)

-

Figura 12 – Produttività del verricello nella fase di concentramento, in funzione della distanza.

– Concentration productivity according to the distance.

Figura 13 – L’informazione, sugli eventuali pericoli che possono capitare, e la for- mazione per evitarli, deve avvenire concretamente in bosco.

– The information

on the possible dangers that

can happen, and training, to

avoid them, must be concre-

tely in the woods.

(12)

rischi legati all’attività da loro svolta nell’a- zienda, sulle misure di prevenzione e prote- zione adottate, e sui rischi specifici legati alla loro mansione (Art. 36 D.L. 81/08). Lo stesso decreto aggiornato dal D.L. 106/2009, impo- ne al datore di lavoro di informare i lavora- tori sulle procedure che riguardano il pronto soccorso (Articolo 36, comma 1, lett. b). Deve essere fatto un programma di formazione ar- ticolato, che investe tutte le persone che sono inserite nel processo produttivo, sia nel siste- ma di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro (art. 37 D.L. 81/08). Essendo il cantie- re un luogo di lavoro, al suo ingresso devono essere messi cartelli, come prescritto dal tito- lo V del D.L. 81/08 “segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro”, uno con i luoghi che indicano i pericoli, le prescrizioni ed i divieti ed un secondo informativo sulla proprietà, autorizzazioni, impresa che lavora, ecc.

Le vie di accesso devono essere chiuse agli estranei. Le attrezzature e le macchine che vengono usate devono essere a norma, non devono essere manomesse o fare aggiunte se non con attrezzi o componenti con marchi CE. I DPI devono essere di buona qualità, altri- menti non assolvono i loro compiti e devono essere indossati a seconda del rischio che il lavoratore può incorrere. Qualora un dispo- sitivo sia rotto, quindi non più a norma, il lavoratore deve restituirlo al datore di lavoro che provvederà a sostituirlo. Il D.L. 81/08 parla di sicurezza partendo sempre dalla formazione dandone una definizione chiara:

“processo educativo attraverso il quale tra- sferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione azien- dale conoscenze e procedure utili all’acqui- sizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla ge- stione dei rischi”. La legge non consiglia, ma inquadra la formazione come obbligatoria e preliminare all’inizio di qualsiasi attività la- vorativa. Altri due aspetti sono: l’informazio- ne e l’addestramento in modo continuo da farsi sul luogo di lavoro.

5. C onSIderazIonI e ConCluSIonI

Gli studi per trovare soluzioni innovative da adottare nelle operazioni selvicolturali, nel rispetto dell’ambiente sono iniziati nel nostro Paese negli anni ’70, e proseguite fino agli anni ’80, quando i finanziamenti dei Mi- nisteri e quelli europei erano sufficienti per fare una concreta sperimentazione in bosco.

Dagli anni ’90 con l’affermarsi di correnti di pensiero protezionistiche, i finanziamenti per questi tipo di studi sono diminuiti, impeden- do di avere un numero maggiore di riscontri.

Nonostante questo, si ha ragione di credere che quanto proposto 30 anni fa sia ancora va- lido ed attuale, perché già a quei tempi veni- va messo in primo piano il bosco, gli impatti negativi che l’uomo poteva creare, l’uso di macchine semplici, poco ingombranti ed im- pattanti. Se si esclude il cantiere con i muli, gli altri hanno tutti come base una squadra di 4 persone, che a seconda del tipo macchi- ne ed attrezzature usate, possono lavorare su superfici che vanno da circa 1 ha a suoi mul- tipli, senza spostare gli impianti. Nei cantieri dove si applica il sistema del legno corto, le operazioni di abbattimento ed allestimento sono abbastanza simili al sistema tradiziona- le, ma per diminuire i tempi non produttivi e la fatica degli operatori, l’abbattimento deve essere direzionato e per questa innovazione serve una formazione di base come pure per l’impiego della monorotaia o delle canalette.

Sono da considerarsi metodologie di lavoro semplici, ma necessitano di una accurata for- mazione per il loro montaggio e smontaggio.

Con l’introduzione delle canalette nel nostro

Paese alla fine degli anni ’70, molte imprese le

hanno acquistate per poi abbandonarle dopo

le prime prove, in quanto, secondo loro non

risultavano economiche a causa dei lunghi

tempi di montaggio. Questo si è verificato

perché non c’era stato alcun insegnamento su

queste operazioni. Nei restanti cantieri, dove

si applica il sistema della pianta intera o del

legno lungo, le cose possono complicarsi se

gli operatori non hanno frequentato, anche

in questi casi, corsi di formazione per una

loro educazione ai nuovi sistemi di lavoro già

(13)

dall’abbattimento direzionato delle piante per proseguire con il montaggio degli impianti e l’uso delle macchine. I valori espressi per il montaggio e lo smontaggio delle linee sono reali; quelli relativi alle produttività possono subire variazioni, in quanto questo parametro varia molto con la dimensione del materiale e con la distanza di esbosco. A questo proposito tutti i cantieri prevedono la presenza di piste permanenti la cui densità varia da 50-100 me- tri lineari ad ettaro, infrastrutture che devo- no essere costruite se non esistenti, dopo una programmazione territoriale da parte dell’En- te pubblico e non dalle imprese forestali come accade adesso, evitando possibili gravi impatti negativi. Secondo i dati della F.A.O., queste infrastrutture vengono impiegate per il 22%

circa per la raccolta del legname, la restante percentuale assolve finalità sociali alla lotta e prevenzione agli incendi, ad interventi fi- topatologici, alla regimazione delle acque, di stabilità dei versanti ecc. Per concludere, fare selvicoltura a basso impatto ambientale ed in sicurezza, è possibile a patto che le imprese boschive abbandonino un lavoro tradizionale fatto di sola fatica fisica che guarda al risultato del momento e non a quello futuro. Questo non è semplice, ma se si vuole essere alla pari con gli altri Paese dell’U.E., si deve dare una cultura del bosco agli imprenditori ed ai lavo- ratori, perché sono al centro di un ecosistema complesso: il bosco. Un errore degli opera- tori, può evolversi in modo negativo sull’am- biente. Il passaggio da un’attività di tipo fami- gliare ad una di tipo produttivo organizzata e rispettosa dell’ambiente, richiede a tutti i livelli come è successo nel settore agricolo ed industriale, personale altamente specializzato.

È compito dell’Ente pubblico ed in particola- re delle Regioni, educare ai valori del bosco i giovani con scuole professionali di formazio- ne al lavoro, proiettate verso un loro futuro

per salvaguardare non solo la montagna, ma anche la valle come avviene negli altri Paesi Comunitari. Sono anni che vengono ripetuti questi concetti, ma l’organo politico si accor- ge dell’esistenza dei boschi solo in occasione dei disastri come è accaduto ultimamente in Liguria e Toscana, dovuti non al disbosca- mento ma alla mancata manutenzione delle pendici e regimazione delle acque.

SUMMARY

Innovative technical solutions for forest exploitation with low environmental impact

and safety on working sites

Five yarding methods were compared, three of them based on utilization of short wood (one consisting in the traditional method) and the last two in the full tree system and long tree system, respectively. Some consi- derations were made about the productivity of the five methods, the surfaces served by the individual implants.

Moreover, a comparison is proposed among the nega- tive impacts of the utilization of mules, small PVC ra- ceways, monorail (involved in the utilization of short wood), mini cable system and farm tractor with forest winch (for long wood utilization). In any case, in addi- tion to the specific technical aspects of each method, an important role on the environmental impact linked to the use of each system is also played by the lack of professional training. In fact, no professional school of forestry is available in Italy.

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Riferimenti

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