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Su un erbario del XVII secolo conservato presso il Museo Regionale di Messina: Stato di conservazione e proposte per il recupero e la salvaguardia

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Academic year: 2021

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I

ntroduzIone

Nelle strutture museali e nelle biblioteche siciliane sono conservati diversi erbari prelinneani poco conosciuti e valorizzati, fra questi si possono citare: due parti rilegate in volumi dell’erbario del Principe della Cattolica nella biblioteca dell’Istituto Agrario Castelnuovo di Palermo (M

azzola

& r

aIMondo

, 1995), l’erbario di Giovanni Maria Lattini nell’Herbarium Mediterraneum Panormitanum (M

Ineo

& al., 2003), l’erbario dei fratelli Gazzarra nella biblioteca Comunale di Palermo (M

Ineo

& M

azzola

2004), due volumi dell’erbario Cupani nell’erbario dell’Università di Catania (B

rullo

& P

avone

, 1993), ecc.

Alcuni di questi erbari sono stati oggetto di studi più o meno accurati, ma la maggioranza resta inedita o attende di essere analizzata su basi attuali. Tali ricerche, in corso da oltre un quarantennio, prima presso l’Istituto di Botanica, poi Dipartimento di Scienze botaniche (M

Ineo

& al., 2005), da poco confluito nel Dipartimento di Biologia ambientale e Biodiversità, permettono, infatti, l’acquisizione di informazioni, dirette e indirette, sul germoplasma coltivato, sull’introduzione di piante esotiche e sui relativi processi di spontaneizzazione, sulle proprietà delle piante, sugli usi, sull’erosione delle conoscenze etnobotaniche e del relativo lessico vernacolare, ecc.

In questo quadro d’indagini s’inserisce lo studio di un erbario del XVII secolo custodito presso il Museo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” di Messina.

Tale erbario viene rintracciato nei primi anni del XX secolo dal Signor La Corte-Cailler, segretario del museo Civico di Messina e descritto minuziosamente da z

odda

(1905) che ne riporta la determinazione di tutti gli exsiccata e lo stato di conservazione. Alcuni anni dopo n

Icotra

(1915) ritiene che tale erbario possa essere andato distrutto a causa del terremoto del 1908 e dell’ignavia dell’uomo. Dopo tale data non se ne hanno ulteriori notizie.

Quad. Bot. Amb. Appl., 22 (2011): 51-73.

Su un erbario del XVII secolo conservato presso il Museo Regionale di Messina:

Stato di conservazione e proposte per il recupero e la salvaguardia

G. l

Icandro1

, F. a

Mato1

& G. d

oMIna2

1

Dipartimento STEBICEF / Sezione di Botanica ed Ecologia vegetale, Università di Palermo, via Archirafi 38 – 90123 Palermo.

2

Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Università di Palermo, via Archirafi 38 – 90123 Palermo.

a

Bstract

– In this article the conservation status of a XVII Century herbarium from Messina is assessed. This herbarium is attributed to Pietro Castelli, the founder of the Botanical garden of Messina or, most probably, to a pupil of him. It consists of a single volume of 214 pages and is housed in the library od the Museum “Maria Accascina” in Messina. The large part of the specimens stay in poor conditions. Hypothesis for recovery and preservation both in short and long term of this precious heritage are given.

Key words: Historical herbaria, Conservation, Sicilian flora.

Fortunatamente questo erbario è confluito, insieme alle altre collezioni del museo civico di Messina, nel Museo

“Maria Accascina”, dove è attualmente conservato nella biblioteca come volume con collocazione MS 17.

L’erbario è stato realizzato a Messina intorno al 1651 come si legge in fondo al foglio n. 163 (Fig. 1). z

odda

(1905) ritiene che esso possa essere stato realizzato da Pietro Castelli fondatore dell’Orto botanico di Messina o da qualche suo discepolo, vista la presenza di piante che all’epoca, a Messina, erano coltivate soltanto in tale struttura. La tesi di un discepolo, tale Saverio Pietrafitta, viene avvalorata dalle iniziali P.S. che si rinvengono a pagina 163 accanto alla data e dai numerosi errori in latino che difficilmente il Castelli avrebbe commesso.

M

aterIalIeMetodI

L’erbario è stato studiato nei locali della biblioteca del museo; in essi è stata svolta un’accurata revisione dei singoli campioni con particolare riguardo allo stato di conservazione attuale. Sono state anche visionate le foto realizzate per conto della Direzione del Museo in data 8.10.1994 per evidenziare eventuali degradi avutisi negli ultimi anni. I campioni sono stati revisionati tassonomicamente, la nomenclatura è stata corretta secondo le più aggiornate fonti bibiografiche sia pubblicate in cartaceo (r

aIMondo

& al., 2010, G

reuter

& al.

1984-1989, G

reuter

& r

aaB

-s

trauBe

2008) sia disponibili via Internet (http://www.emplantbase.org; http://www.

tropicos.org).

Viene di seguito fornita una tavola sinottica (Tabella 1) che riporta il numero di foglio, il numero di campione, il testo riportato sul cartiglio, le note sull’uso, il nome aggiornato, il nome secondo z

odda

(1905), la famiglia di appartenenza e

lo stato di conservazione rilevato (ottimo; buono;

mediocre; mancante).

(2)

52

Tab. 1 - Tavola sinottica dei campioni d’erbario studiati.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

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Tab. 1 - Continuazione.

(22)

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r

IsultatIedIscussIone

L’erbario consta di un unico tomo con una legatura in cartoncino e mezza pergamena; si compone di 214 fogli, di 21×30 cm, di cui 210 portano agglutinati gli exsiccata.

Nel primo foglio si legge che l’erbario, inizialmente composto da fogli liberi, è stato rilegato sotto forma di libro durante un restauro avvenuto nel settembre del 1808 a spese dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti sotto la supervisione del Barone Pietro Aloisio, protomedico generale sostituto, autore di una Farmacopea messinese (a

lojsIo

, 1815).

Gli esemplari vegetali sono incollati sul fronte del foglio con colla a base di farina, ciò ha reso l’erbario più suscettibile all’attacco degli insetti. La maggior parte dei campioni sono completi di fiori, parecchi portano frutti, una minima parte è priva di fiori e frutti e, in alcuni casi, costituita da sole foglie. Alla base della maggior parte dei campioni è incollato un cartiglio che riporta il nome in latino, in poco meno della metà dei fogli sono riportate, in latino, le proprietà medicinali delle piante.

L’opera si presenta in cattivo stato, i fogli sono disseminati da fori e gallerie scavate da larve di coleotteri (Anobidi, Lictidi e Dermestidi), sui fogli ai margini sono presenti macchie di umidità.

In totale mancano 55 campioni, ben 43 in più rispetto a quelli osservati da z

odda

(1905), non è possibile fare un confronto con lo stato di conservazione del supporto cartaceo che già agli occhi del botanico messinese appariva seriamente compromesso. Il confronto con le fotografie realizzate 17 anni fa non ha evidenziato deterioramenti, indizio che dal 1994 l’opera è stata preservata da ulteriori danni.

I campioni in stato di conservazione buono o ottimo sono meno di un terzo, i restanti sono molto danneggiati (Tab. 2).

Tab. 2 - Stato di conservazione dei campioni contenuti nell’Erbario in esame.

Stato di conservazione N. campioni

Ottimo 36

Buono 107

Mediocre 277

Mancante 55

Totale 475

In totale sono presenti 420 campioni riferibili a 368 taxa di piante vascolari sia native che esotiche in Sicilia. Due campioni sono alghe: Sertularia (?) e Cystoseira montagnei I. Agardh.

Le piante native possono essere state raccolte nell’agro messinese, nella Sicilia orientale (es. Sarcopoterium spinosum (L.) Spach) e sull’Etna (es. Galium aetnicum Biv., Senecio squalidus subsp. aethnensis (DC.) Greuter).

Le 200 specie esotiche coltivate sono citate per buona parte in c

astellI

(1640). Alcuni campioni appaiono come le prime testimonianze della coltivazione di alcune piante per la Sicilia come Opuntia monacantha (Willd.) Haw., Phytolacca americana L., Quamoclit vulgaris Chois., ecc.

Importanti informazioni vengono dal punto di vista

fitoterapico, le note riportate, che descrivono le proprietà di alcune piante, sono un compendio delle conoscenze classiche e una testimonianza storica della medicina nel XVII secolo:

Diospyros lotus L. è riportato essere utile per la cura della sifilide e del catarro, Chelidonium majus L. per la cura dei denti e degli occhi, Polygonum maritimum L. e Paronychia argentea Lam. per debellare gli ossiuri, ecc.

P

roPostePerIlrecuPeroelasalvaGuardIa

Vista la grande importanza dell’opera, probabilmente il più antico erbario siciliano a noi pervenuto, si invitano i curatori del museo di Messina a realizzare, da subito, interventi minimi volti alla conservazione ottimale del volume quali:

– La disposizione in posizione orizzontale (non in verticale come si fa solitamente con i libri).

– La sterilizzazione periodica mediante il freddo (cfr.

s

IGnorInI

, 1984; P

InnIGer

& H

arMon

, 1995) sottoponendo il volume, due volte l’anno, ad un ciclo di una settimana, a temperatura inferiore a -5°C, alternato a una settimana a temperatura ambiente e nuovamente al freddo, questo per uccidere gli insetti e fare schiudere le uova eventualmente presenti.

– La spolveratura delle carte mediante pennelli a setole morbide e la rimozione dei depositi più coerenti (deiezioni d’insetti e altri residui) mediante lancette, bisturi e pennelli.

– La realizzazione di un contenitore rigido all’interno del quale riporre il volume per isolarlo da polvere e repentini sbalzi di temperatura. Tale scatola dovrebbe essere realizzata con carta e cartoncino a reazione neutra.

Si auspica, comunque, che le autorità competenti possano sottoporre il volume a un restauro più approfondito. Tale restauro dovrebbe essere indirizzato a carico dei fogli di supporto per i quali dovrebbe eseguirsi il rattoppo delle lacune con carta giapponese ed etere di cellulosa e la riadesione dei frammenti di exsiccata vaganti parzialmente o totalmente distaccati.

L’opera, inoltre, andrebbe custodita all’interno di una stanza o di una teca a temperatura sotto i 15 °C ed umidità inferiore al 55%.

Fig. 1 - Particolare del Foglio n. 163 con luogo e data di realizzazione

“Messane 1651” e le lettere “P.S.” che potrebbero riferirsi all’autore (Pietrafitta Saverio ?). Per gentile concessione della Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’identità siciliana, Museo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” di Messina.

(23)

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RINGRAzIAMENTI – Si desidera ringraziare il personale

del Museo ed, in particolare, il funzionario direttivo Dott.ssa Letteria Aloisio e il Dott. Marcello Espro per la disponibilità offerta.

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P., 1815 – Farmacopea Messinese. – Collocazione RARI A 91, Biblioteca Regionale Universitaria di Messina.

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odda

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RIASSUNTO – Nel presente contributo viene analizzato lo stato di conservazione di un erbario messinese del XVII secolo, attribuito a Pietro Castelli, fondatore dell’Orto botanico di Messina o, più probabilmente, ad un suo discepolo. L’erbario, un unico tomo di 214 fogli, è custodito presso la biblioteca del museo

“Maria Accascina” di Messina. La maggior parte dei campioni versa in cattivo stato di conservazione.

Vengono formulate ipotesi per il recupero e la salvaguardia di questo prezioso patrimonio sia nel breve che nel lungo periodo.

Fig. 2. Foglio n. 95 dell’erbario messinese del XVII secolo con Vitex agnus-castus L. Per gentile concessione della Regione Siciliana, Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Museo Interdisciplinare Regionale “Maria Accascina” di Messina.

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