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ricostruzione. Si è aperta poi la serie di monumenti dedicati agli artisti

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(1)

CAPITOLO II Statue

Livorno ha conosciuto, nel corso della sua storia, profonde trasformazioni che si riflettono anche nella vicenda dei suoi monumenti. Fatta eccezione per il celebre gruppo dedicato a Ferdinando I de Medici detto dei Quattro Mori, vero e proprio emblema della città, e la statua dedicata a Pietro Leopoldo di Lorena, il XIX secolo è stato il periodo determinante per l'attuale arredo urbano.

La fortuna della scultura celebrativa dell'Ottocento, il progressivo affermarsi degli ideali libertari che affidavano ai monumenti il ruolo di memoria e esempio della virtù dei grandi uomini ha trovato qui significativi episodi. Questa stagione si è aperta con l'attacco e la demolizione del Leopoldo II di Lorena con il bassorilievo in marmo di soggetto allegorico nella nuovissima Piazza del Voltone (Piazza della Repubblica) durante i moti popolari del 1849 ed è proseguita con la realizzazione delle statue degli eroi risorgimentali: Camillo Benso Conte di Cavour (1871); Garibaldi (1882); Francesco Domenico Guerrazzi (1885) ai cui lati del piedistallo marmoreo sono iscritti due rilievi bronzei, riferiti ai fatti più salienti della vicenda dello scrittore e dell'uomo politico (sul lato destro: "Francesco Domenico Guerrazzi in carcere a Portoferraio", su quello sinistro: "La proclamazione del governo provvisorio sotto le logge dell'Orcagna"); Vittorio Emanuele II di Savoia (1892) il cui basamento in marmo inquadra nei lati lunghi due bassorilievi in bronzo che rappresentano episodi inerenti il processo di unificazione d'Italia: l'abdicazione di Carlo Alberto dopo la Battaglia di Novara, e l'ingresso di Vittorio Emanuele a Roma.

La grande guerra ha imposto gravi cambiamenti alla città: molte

(2)

ricostruzione. Si è aperta poi la serie di monumenti dedicati agli artisti

locali, statue e busti, molti dei quali in arredo al giardino della Villa

Fabbricotti, che attiguo alla Pinacoteca, ha assunto nel secondo

dopoguerra il ruolo di importante spazio pubblico.

(3)

2.1 Statua “I quattro mori”

Ubicazione: Piazza Micheli Data: 1599 c.

Il monumento ai Quattro Mori è uno dei simboli della città di Livorno.

È composto dalla statua in marmo di Ferdinando I de' Medici e da quattro statue di bronzo che raffigurano dei pirati in catene. In origine il monumento fu commissionato per celebrare le gesta dei Cavalieri di Santo Stefano fondati nel 1561 da Cosimo I per combattere i pirati saraceni che infestavano il Tirreno. La statua in marmo di Carrara è opera dello scultore Giovanni Bandini e fu scolpita tra il 1595 e il 1599.

Giunse per mare a Livorno nel 1601 e ritrae il Granduca Ferdinando I de’ Medici.

Ai suoi piedi si trovano quattro figure maschili con le braccia

incatenate dietro alla schiena, disposte in modo radiale agli angoli di

un piedistallo a pianta quadrata. I quattro possenti bronzi incatenati,

opera di Pietro Tacca, furono fusi a Firenze nell'officina di Borgo Pinti e

trasportati in città via Arno.

(4)

Giovanni Fattori di Livorno) con gli analoghi bronzei del monumento a Ferdinando I de’ Medici, si osserva una somiglianza nell’atteggiamento dei corpi, mentre si registrano differenze nelle teste delle due figurine corrispondenti ai bronzi di nord-ovest e nord-est del monumento. Il gesso giunse al Museo Civico livornese nel 1883 da uno dei suoi principali benefattori, Enrico Chiellini, a seguito del dono di una consistente raccolta archeologica e numismatica. “Avendo fin da giovane raccolto e acquistato tutti quegli oggetti che potevano interessare la mia Livorno, molti anni or sono rinvenni il gruppo dei Quattro Mori in gesso, che artisti intelligentissimi come Duprè, Pollastrini, Bartolena, Volpini, Betti e Paganucci non esitarono a dichiararli bozzetti del Tacca”

1

.

Le diversità nei tratti dei volti tra la coppia di modellini relativi ai due schiavi di sud-ovest e di sud-est e di quelli degli angoli opposti sembrerebbero però confermare, anziché confutare, la paternità del Tacca.

Tale distanza troverebbe una giustificazione nelle diverse fasi di esecuzione del lavoro, che subì varie interruzioni. Nei lineamenti semitici del primo schiavo e in quelli negroidi del secondo si potrebbero riconoscere i due modelli scelti dal Tacca tra i prigionieri del Bagno dei Forzati di Livorno. I due schiavi andrebbero identificati rispettivamente come il turco Alì Saletino e Morgiano. Al di là del possibile riconoscimento delle figure importa rimarcare la distanza, nel bozzetto, tra le prime due figure studiate dal vivo e le due successive, corrispondenti ai due diversi tempi di realizzazione dei Mori.

L’esecuzione dei giganti di bronzo risulta infatti documentata tra il 1623 e il 1626: nel 1623 furono collocati i due Mori del lato anteriore;

entro il 1626 gli altri due.

      

1

CLAS Affari n.35, Lettera di Enrico Chiellini al sindaco di Livorno, datata

Livorno 27 luglio 1883.

(5)

La soluzione finale del monumento dei Quattro Mori, con l’assemblaggio delle componenti in marmo e quelle in bronzo, risulta fondata su una serie di compromessi.

Secondo alcune testimonianze l’originaria commissione a Tacca prevedeva, oltre al completamento del piedistallo con i quattro schiavi, anche la sostituzione della statua di Ferdinando.

Il marmo che Giovanni Bandini

2

aveva compiuto già nel 1599 avrebbe dovuto essere sostituito con un’altra effigie di marmo “della religione di Santo Stefano”, da intendersi forse come Ferdinando nell’abito di Gran Maestro dell’Ordine. L’idea non ebbe seguito, probabilmente per motivi economici.

Dopo ben sedici anni di giacenza, nel maggio 1617 il marmo del Granduca fu eretto con pubblica cerimonia sopra una base disegnata dallo stesso Pietro Tacca, collocato a pochi metri dallo “scaletto d’alaggio” della vecchia darsena. Nel 1622 fu fatta “una giunta”

all’ornamento del piedistallo, il che sembrerebbe confermare che i Mori furono ideati successivamente all’innalzamento della statua del Bandini. Attorno ad esso gli schiavi, come abbiamo accennato, furono montati in due tempi, entro il 1626. Mancavano ancora i trofei in bronzo da porre ai piedi del Granduca, i tabelloni di pietre dure a decorazione del basamento e le due fontane previste ai lati del complesso, che non furono mai collocate e furono invece destinate alla piazza della Santissima Annunziata a Firenze.

I trofei in bronzo (manto barbaresco, regio turbante, scimitarra, arco, turcasso), realizzati su disegno di Tacca dall’allievo Taddeo di Michele, andranno purtroppo dispersi nel 1799 durante l’occupazione francese

3

. Il generale Miollis, a capo delle truppe repubblicane

      

2

Giovanni Bandini (Firenze 1540-1599).

3

FALLETTI F., 2007, pp.122-124.

(6)

tirannide”, auspicandone la sostituzione con un’effigie della libertà.

Non ne ebbe il tempo fortunatamente. Subito dopo la partenza dei francesi il gruppo fu rimesso al suo posto, ma senza i trofei, che verranno vanamente cercati nei musei francesi ancora dopo decenni.

Il progressivo smantellamento del contesto monumentale e celebrativo entro cui i Quattro Mori erano stati immaginati, processo iniziato già nel XVII secolo e culminato con l’abbattimento della Porta Colonnella degli inizi dell’Ottocento, indusse cittadini e intellettuali a denunciarne il degrado e a sollecitarne il restauro. Nel 1861 fu bloccata la delibera comunale che stabiliva il “traslocamento” dei Mori nella odierna piazza Grande. Sul traslocamento dei Quattro Mori l’ambiente culturale livornese si infervorò per oltre un trentennio, dal 1855 fino al 1888 giungendo dopo anni di dibattito, alla soluzione in difesa dell’originario “concetto artistico” di coloro che volevano mantenere il monumento nei pressi della Darsena, con l’arretramento del gruppo di circa 20 metri nell’odierna piazza Micheli con la realizzazione di un nuovo piano per il monumento, rialzato di circa 1,45 metri, come oggi lo vediamo.

I Mori del Tacca, dopo tanto parlare, si sono presi la rivincita sulla storia, in quanto da secoli sono, agli occhi del popolo, i veri protagonisti di questo gruppo scultoreo. In effetti questi bronzi, caratterizzati dalla naturalezza realistica delle forme, dalla plasticità, dalla tormentata torsione dei corpi, e la perfezione anatomica sono sicuramente molto suggestivi. Il Piombanti arrivò ad affermare: “tu non le diresti di duro bronzo formate, ma sì d’umana carne tinta col colore del bronzo”

4

.

      

4

PIOMBANTI G., 1903, p. 334.

(7)

Figura 10: Veduta della darsena di Livorno fra il bastione del Mulino a vento e il bastione di Porta Nuova.

(Panessa G. - Frati P., 2006, p.30).

 

  Figura 11: Carico di una galera dell’Ordine di Santo Stefano.

(Panessa G. - Frati P., 2006, p.18).

 

(8)

  Figura 12: Evacuation par le francais de la place de Livourne.

(Panessa G. - Frati P., 2006, p.40).

 

Figura 13: II

eme

vue de Livourne.

(Panessa G. - Frati P., 2006, p.26).

(9)

Figura 14: Disegno dei Quattro Mori. Scala da 1 a 25.

(Vaccari O., 1991, p. 20).

(10)

ƒ Illustrissimi Signori Sindaco e Componenti della Giunta del Municipio di Livorno.

“Enrico Mirandoli scultore statuario nativo di questa città, umilmente espone alle SS.VV. Illustrissime, che avendo intesa la deliberazione saviamente presa da questo Municipio con la quale decretava doversi trasportare il celebre gruppo di bronzo dei Quattro Mori nella Piazza d’Arme di Livorno per opera ivi decorosamente collocata, ed avendo il richiedente avanzata altra domanda per questo trasporto alla VV.

Illustrissima, si fa di nuovo a domandare che le venga affidato questo lavoro … le difficoltà di questo trasporto sono incalcolabili volendo garantire da guasti quest’opera di tanta importanza artistica, nella quale operazione poco vale la sola pratica materiale di trasportare, o elevare pesi anche maggiori al gruppo ivi discorso, se a questa pratica non va unita la cognizione artistica onde sia provveduto in modo da evitare nel trasporto il ben che minimo danno. La famiglia alla quale appartengo dai miei antenati furono è sono tuttora gli stivatori di marmi in questo porto; talché questi lavori sono a me famigliari avendo avuta occasione di esercitarmi non solo nei monumenti da me fatti, ma anche più specialmente nello studio in Firenze dell’artista statuario Lorenzo Bartolini durante i sei anni che ivi studiai sotto la sua direzione. Per ultimo citerò il trasporto della Statua del Villano dal ricovero de mendicità a Porta San Pietro senza nessuno danno eseguito. Qualora piacqua alla Signoria vostra garantire maggiormente il buon esito di questo lavoro unire a me altra persona dell’arte con la quale debba andare di concerto sul da farsi per questo trasporto non mi sarà difficile dividere con esso la faticata, e l’onore di questa difficile impresa. Ove la mia domanda venga dalle SS.VV. Illustrissime presa in considerazione come do luogo a sperare dalla bontà vostra son pronto dare ivi occorra un approssimativo ragguaglio della somma occorrente a tale operazione, come anche della spesa che può costare la nuova base in marmo che dovrà farsi sul vecchio moletto.

Fiducioso l’esponente che sia presa in considerazione la sua domanda per l’effetto cui sopra, le attesta gli anticipati ringraziamenti.

Livorno 3 Giugno 1873”

5

.

      

5

ASL, Comune di Livorno post-unitario, serie 6, n. 44.

(11)

Figura 15: Trasmissione di un’istanza al Signore Enrico Mirandoli per ottenere il lavoro del trasporto del monumento dei Quattro Mori in Piazza d’Arme. ASL, Comune di Livorno post-unitario, serie 6, n. 44.

 

(12)

Tasse.

Oggetto: domanda del Comune di Livorno circa la piazzetta ed il Monumento dei Mori. Alla Prefettura della Provincia di Livorno.

Nella domanda accompagnata da codesta Prefettura colla nota controindicata, il Municipio di Livorno allo intento di essere posto in grado di fare i necessari restauri al monumento dei Mori e sistemare la località ove esso esiste chiedeva la cessione del piazzale del cantiere dei mori. Dalle informazioni raccolte su quest’oggetto il ministero ha dovuto persuadersi che il piazzale a cui allude il Municipio, altro non è che un’area d’uso pubblico, che non fa parte del cantiere ceduto alla Camera di Commercio, e già usufruita dal Comune, che ivi ha una fonte pubblica alimentata dalle acque dei vecchi condotti dell’antica città. Donde il sottoscritto in questi termini di fatto non può che riconoscere la competenza Municipale per tutto ciò che attiene al riordinamento ed adattamento di quella piazzetta. Quanto al monumento dei Mori, lo scrivente non ha obiezione alcuna da elevare rispetto ai lavori che il Municipio stesso si propone di fare per la conservazione di quella pregevole opera pubblica, salvo in quanto occorra l’assenso del Ministero della Pubblica Istruzione a cui è specialmente affidata la tutela dei Pubblici Monumenti.

Firenze 12 agosto 1871

ƒ Municipio di Livorno Pregiatissimo Sig. Aristide,

Mi reco a premura indicarle che ella mi richiese alcuni giorni indietro. Il pavimento della Piazza del Cantiere sullo sfilo della Via Vittorio Emanuele alla base delle fabbriche già militari, è più alto del pelo delle acque della Darsena m. 2,82.

Il posare del gradino che serve d’imbasamento al Gruppo dei Mori è più alto del pelo delle acque suddette m.1,90. Onde il Gruppo dei Mori col suo imbasamento posa ad un livello più basso di m.0,92 del livello del pavimento della Piazza del Cantiere preso nel punto sopraindicato.

Queste se non erro sono le indicazioni che ella si compiacque richiedermi; qualora gliene occorrano altre le sarò grato se vorrà avvisarmene onde possa con tutta sollecitudine procurargliele. Intanto gradisca i miei complimenti, mentre con distinto ossequio mi pregio segnarmi.

Suo obbligato servitore MATTEINI.

Lì 10 giugno 1873 Direzione dell’Uffizio d’Arte.

(13)

ƒ Foglio 102 Livorno 26 maggio 1879

La Prefettura fan alla S.V. le sollecitazioni fatte dalla Commissione Conservatrice dei Monumenti di Arte e Antichità finché venisse meglio tenuto il Monumento dei Quattro Mori, fa speciale raccomandazione che in mancanza di altri procedimenti va pre-lastricato all’ingiro del monumento stesso uno spazio libero e ripulire nella miglior maniera l’

imbasamento e la cancellata che lo racchiude. Per ciò che riguarda lo sgombero della piazza all’ingiro del monumento bisognerebbe che il Municipio si rivolgesse alla Camera di Commercio proprietaria del cantiere.

Per mano d’opera di marmista giornate 8 circa £ 5 l’uno. Tot. £ 40,00.

Per tingere la cancellata di verde bronzato circa £ 92,00.

(14)

  Figura 16: Quattro Mori al ridosso della darsena.

(Canessa U., 2003, p.84).

Figura 17: Monumento dei Quattro Mori, oggi.

(15)

Figura 18: Trasferimento del monumento a Ferdinando I Granduca di Toscana. ASL, Comunità di Livorno post-unitario, serie 6, n. 44.

 

(16)

Ubicazione: Venezia Nuova Data: 1739

La statua fu collocata su un ponte che conduce alla Venezia Nuova nel 1739 dagli Ufficiali Imperiali in occasione della visita a Livorno dell'Imperatore Carlo VI d'Asburgo e della figlia Maria Teresa d'Austria, sposa di Francesco I di Lorena che era divenuto Granduca di Toscana in successione alla dissolta dinastia medicea. Un’ iscrizione ormai illeggibile ne ricorda l'evento: “D.O.M.D. Joanni Nepomuceno Pragae canonico presbytero, sanctitati martirique laurea illustri, sacramenti poenitentiae arcani assertori constantissimo, a maximis pontific.

Benedicto XIII et Clemente XII summis affecto honoribus, quod eum

alter sanctis martyrib. albo adscripsit, alter illius in Etruria cultum

praecepit. Carolo VI romanorum imperatore, semper augusto, invicto,

pio, felie, et Maria Teresia austriaca, magna Etrur. Duce

efflagitantibus, caesareae militiae duces ordinesque, austriacae domus

(17)

pietatis aemuli, perenne hoc obsequii monumentum D.D.D. anno aerae Christ. 1739”.

Nei paesi nordici si trova spesso la statua del Santo sui ponti, a Roma la si vede sul Ponte Milvio; lo si invoca generalmente nei pericoli dell'acqua ed anche come protettore della buona reputazione degli innocenti accusati.

Figura 19: particolare, San Giovanni Nepomuceno.

 

 

(18)

Ubicazione: Piazza XX settembre Data: 1839

Inizialmente intitolata a San Benedetto

6

, la piazza ebbe l’odierna

denominazione il 5 settembre 1881.

Parallelamente, al fine di organizzare razionalmente lo spazio intorno alla chiesa, furono avviati i progetti per la sistemazione della piazza.

Peraltro, proprio tra il sito destinato ad essere trasformato in piazza e il Fosso, l'architetto Pasquale Poccianti, già nel 1819, avanzò la proposta per una piazza proporzionata alle dimensioni della chiesa, delimitata, sul fronte orientale, dalla presenza di un lotto edificabile interposto tra la via di Salviano e la facciata del medesimo tempio.

      

6

La piazza è strettamente legata alla costruzione dell'antistante chiesa di San

Benedetto, innalzata, in un'area esterna alle fortificazioni medicee delimitate

dal vicino Fosso Reale, tra il 1817 ed il 1819 su progetto di Gaspero

Pampaloni.

(19)

Tuttavia, l'idea del Poccianti non ebbe seguito e nel 1827 fu dato incarico all'ingegnere della Comunità di redigere il progetto definitivo della piazza, che quindi fu estesa fino alla via di Salviano (attuale via Mentana), assumendo pertanto la forma di un grande viale alberato.

Solo nel 1958 fu qui innalzata la statua di Leopoldo II di Toscana;

l'imponente scultura di Paolo Emilio Demi era originariamente posta sulla piazza del Voltone, fu danneggiata durante l'insurrezione del 1849 e tolta con decisione presa dal Consiglio Comunale nella notte fra il 6 e il 7 maggio, per restare nascosta da allora e per oltre un secolo nel vecchio arsenale del porto. Oggi la statua si presenta così: in piedi, mutila di braccia, e senza naso, lo scettro che teneva nella mano è andato distrutto, (sono i danni dovuti agli assalti del 1849); con una toga e lo sguardo rivolto verso il basso. La testa è coronata da una ghirlanda di quercia. Ai piedi, calzari alla romana.

Il piedistallo sulla quale è posizionata presenta, sulla facciata

anteriore, un rilievo marmoreo di Enrico Mirandoli, scultore coevo del

Demi, raffiguranti le gesta granducali.

(20)

Figura 20: Statua di Leopoldo II in Piazza XX settembre.

Dal 1º novembre 1944, con l'arrivo in città delle truppe statunitensi, in questo luogo ebbe sede il cosiddetto “Mercatino americano”, che con le sue strutture celò, di fatto, le peculiarità architettoniche ed artistiche della piazza impedendo una adeguata fruizione dell’opera.

Dopo oltre sessanta anni il mercatino è stato trasferito nelle aree portuali della Stazione Marittima, dove il 25 luglio 2009 si è tenuta l'inaugurazione ufficiale

7

.

      

7

Apre il nuovo mercatino americano, da "Il Tirreno" del 24 luglio 2009.

(21)

2.4 Statua a Leopoldo II e a Ferdinando III Ubicazione: Piazza della Repubblica

Data: 1847

I nomi di Ferdinando III e di Leopoldo II sono legati ad operazioni di potenziamento e sviluppo del commercio nella Livorno Ottocentesca;

interventi che cambiano radicalmente il volto della città.

La Comunità di Livorno aveva inizialmente previsto l’ubicazione

delle due statue nella Piazza Grande. Il progetto generico fu fatto dal

Cavaliere Luigi Cambray de Digny Direttore delle Regie Fabbriche nel

1831 ma successivamente, nel 1847, se ne decise la sistemazione in

Piazza del Voltone, che diventava in tal modo una delle piazze più

importanti della città.

(22)

Figura 21: Particolare delle statue; a destra Leopoldo II di Emilio

Santarelli e a sinistra Ferdinando III di Francesco Pozzi.

Il sovrano Ferdinando III è rappresentato secondo la consueta iconografia: vestito da una toga, giovane nell'aspetto, tiene nella mano sinistra, adagiata verso il basso, un cartiglio, mentre la destra è sollevata in atto declamatorio. Accanto alla figura un mezzo pilastro decorato con motivi classicheggianti.

Il Granduca Leopoldo II è raffigurato in piedi, vestito da una toga, con il braccio sinistro poggiato sul fianco, mentre con la destra sorregge un cartiglio.

Ha il volto incorniciato da una folta barba ed il capo cinto da una corona di foglie di quercia. Ai piedi i calzari alla romana.

Considerata uno dei capolavori del Demi, l'opera era stata

realizzata dallo scultore livornese su commissione municipale, nel

(23)

1830, e inaugurata l’8 settembre del 1847 nella Piazza della Repubblica (in quegli anni chiamata anche Piazza dei Granduchi

8

).

Subì gravi danni poco dopo la sua inaugurazione, durante i moti popolari del 1849. A seguito di quei tragici fatti, che videro, tra l'altro, l'inizio di una lunga fase di vagabondaggio dell'autore

9

, venne smontata e depositata nell'Arsenale mediceo, in via degli scali della Darsena; soltanto nel 1958 la statua venne collocata su un nuovo piedistallo nell’attuale Piazza XX settembre.

Il fiorentino Emilio Santarelli

10

fu incaricato poi di sostituirla, con l'esemplare tutt'oggi collocato nella Piazza della Repubblica.

Nel piedistallo della statua di Ferdinando III, fu collocato su un lato, un bassorilievo di Temistocle Guerrazzi

11

, in cui Ferdinando sollecita la grande opera dell’acquedotto, e dalla parte opposta, un’effigie di Ulisse Cambi

12

che scolpì lo stesso sovrano che incoraggia le arti, l’industria ed il commercio; nei rimanenti lati si legge:

“A Ferdinando III - auspice dell’opera - onde la città ebbe ricco ristoro - d’acque salubri - gratitudine pubblica”. Nel lato destro invece:

“Pio di mente di cuore – in virtù regie - emulò gli ottimi - come essi ne riportò l’elogio verace - il pianto del popolo”.

Anche nel piedistallo dell’altra statua, quella di Leopoldo II, sono stati scolpiti due bassorilievi; uno di Giovanni Puntoni

13

eseguito nel 1853, che sostituì l’originario rilievo di Enrico Mirandoli

14

(oggi collocato sotto il Leopoldo II del Demi in Piazza XX Settembre) che rappresenta il Granduca nell’atto della fondazione del nuovo molo;

      

8

CIORLI R. – MANCINI P., 1990, p.60.

9

Su e giù per Livorno, 1901, p. 33.

10

Emilio Santarelli (Firenze 1801-1886).

11

Temistocle Guerrazzi (Livorno 1807/1884), artista di formazione bartoliniana e autore tra l’altro (nel 1855) della statua di Giovanni dalle Bande Nere nel portico degli Uffizi a Firenze.

12

Ulisse Cambi (Firenze 1807-1895).

(24)

alla Maremma, inginocchiata ai suoi piedi sulla sinistra.

Quest'ultima figura ha un piccolo putto addormentato sul grembo, ed un secondo, in piedi, si appoggia alle sue spalle. Sulla sinistra del sovrano una figura femminile in piedi, la Geometria o forse l'Idraulica tiene nella destra un cartiglio e un bastone. Nell'estrema destra, visto di profilo, un giovane fanciullo tiene una mano sul mento e regge una pala.

Vi furono scolpite poi le seguenti parole:

“Leopoldo II - tutelato il commercio -ne ampliò ed abbellì questo emporio - con studio e zelo indefesso - Reale feconde - palustri terre - vivificò popoli - agricoltura e industria”.

Il 9 febbraio 1849, i cittadini in tumulto nella città, fecero avvolgere la statua di Leopoldo in luridi stracci; la sera del 9 maggio, altri si accanirono contro di essa e, “con pietre e martelli, la mutilarono, ricoprendola di ogni tipo di sozzure”

15

. Il 7 giugno, la Comunità ne ordinava la rimozione, incaricando Emilio Santarelli di eseguire l’attuale statua che venne alzata nel 1855. Sulla statua attuale troviamo scritto:

“16 agosto 1859 – l’assemblea dichiara – che la dinastia Austro- Lorenese – si è resa assolutamente incompatibile – con l’ordine e la felicità della Toscana”.

Sul lato ovest invece è riportato l’esito delle votazioni per l’annessione della Toscana al regno dei Savoia:

Plebiscito del popolo Toscano – convocato nei comizi i giorni 11 e 12 marzo 1860 – voti per l’unione alla Monarchia Costituzionale – del Re Vittorio Emanuele 366.571 – voti per un Regno separato 14.925 – voti nulli 4949.

      

15

PIOMBANTI G., 1903, p.80.

(25)

Figura 22: Progetto d’innalzamento di una statua, sopra un imbasamento rotondo circondato da un balzo rilievo posante sopra uno zoccolo quadrato, con iscrizione et … avente una ringhiera sopra tre gradini che formano base a tutto insieme.

ASL, Comunità di Livorno 337, n. 3.

Per ornare i due basamenti erano previste due scalinate a zoccoli di marmo. Le statue dedicate ai Granduchi erano alte più di 8 metri;

quella dedicata a Ferdinando III era stata commissionata dalla Comunità di Livorno al fiorentino Francesco Pozzi

16

, mentre l’altra, dedicata a Leopoldo II, era stata commissionata al livornese Emilio Demi

17

.

      

16

Francesco Pozzi (Portoferraio 1790-1844); fu uno dei maggiori rappresentanti della scuola neoclassica fiorentina.

17

Paolo Emilio Demi (Livorno 1798-1863) è oggi considerato lo scultore più

(26)

gennaio 1832 si elessero Demi Emilio con voti nove; e Pozzi Franco con voti sei”

18

.

Nell’ambito del programma di riqualificazione degli spazi collettivi vissuti dalla cittadinanza e di educazione al rispetto del patrimonio pubblico, perseguito dall’Amministrazione comunale di Livorno, assume particolare rilievo l’intervento di restauro di monumenti, che costituiscono un’importante memoria storica della vita della città. Sono stati restituiti così in ottime condizioni l’8 giugno 2007 i monumenti realizzati da Francesco Pozzi e Emilio Santarelli.

      

18

ASL, Comunità di Livorno 337, n.3.

(27)

RIFERIMENTI DOCUMENTALI

ƒ “La comunità di Livorno si è proposta d’erigere sopra la sua piazza Grande due monumenti, che uno al già Granduca Ferdinando III e l’altro al felicemente regnante Leopoldo II. I modelli devono essere sottoposti all’Accademia della Belle Arti di Firenze, e approvati. Il progetto generico è stato fatto dal Cavaliere Luigi Cambray de Digny Direttore delle Regie Fabbriche. “Ogni statua con il suo rispettivo imbasamento si eleverebbe da terra 18.8 m. – scalinata coronata da una cancellata di bronzo, o ferro. Dal piano superiore della scalinata fino al bassorilievo: in quell’intervallo vi sono gli spazi delle iscrizioni, cornicioni 5,10 - il basso rilievo esclusi i cornicioni 3,10 m.

Imbasamento fra il basso rilievo e l’estremità dei piedi della statua 1m.

Statua 7.8 m = 18.8 m.

Le statue, imbasamenti e cornicioni devono essere del marmo più perfetto di Carrara, e segnatamente di quello detto Ravaccione

19

; senza viziosità di colore e porosità. Che il prezzo non sia maggiore di Scudi quattromila seicento per ciascuna statua. E che il prezzo sia pagabile a rate che saranno convenute, perché la Comunità per le dette due statue non possa impegnarsi in una spesa annua maggiore di Lire Diciassettemila. 18 Agosto 1831”

20

.

      

19

Il marmo è una roccia calcarea a struttura cristallina formatasi per metamorfismo. Le Alpi Apuane sono un immenso giacimento marmifero, di alcuni km cubi di volume, il cui ammasso più consistente è quello di Carrara.

Qui l'escavazione si è sviluppata in tre vallate, Colonnata, Fantiscritti e Ravaccione, dove oltre al bianco Carrara si estraggono altre varietà di marmo:

statuario, venato, paonazzo, calacata, bardiglio.

(28)

Figura 23: “Bozzetto presentato all’Accademia delle Belle Arti inventato e disegnato dal sottoscritto per la statua del Granduca Ferdinando III”. Francesco Pozzi scultore.

ASL, Comunità di Livorno 337, n. 3.

(29)

Figura 24: “Secondo bozzetto della statua di Leopoldo II felicemente

regnante, inventato dal sottoscritto scultore e da lui presentato ai

professori accademici delle Belle Arti di Firenze i quali nella piena

adunanza del di 22 luglio 1832 ne approvarono l’esecuzione in

preferenza del primo esibito antecedentemente nell’adunanza del 12

febbraio di dett’anno”. Emilio Demi.

(30)

granduca Ferdinando III di gloriosa memoria e il regnante Leopoldo II, dovrà aver luogo esclusivamente negli intervalli in fra le Logge dette della Gran Guardia, e del Diacciaio, dalla traversa che riunisce i due tratti della via Ferdinanda, fino alle minori traverse che imbranano le dette logge col portico della chiesa Cattedrale: quali debbano poi essere i precisi punti di situazione resta di difficile conoscenza”

21

.

Così scrivevano nel 1831.

ƒ INAUGURAZIONE DELLA STATUA DI LEOPOLDO II SULLA PIAZZA DEL VOLTONE 6 settembre 1847.

“A rendere di maggiore importanza e decoro la festa popolare che sopra stabiliscono e stabilirono, che nel giorno sesto debbasi e ciò a spese della Comunità erigere e inaugurare sulla piazza dei Granduchi o del Voltone, sebbene non pieno ultimati i lavori che debbono armarla, la statua del Granduca felicemente regnante Leopoldo II, già eseguito dallo scultore livornese Emilio Demi.

Che tale inaugurazione debba farsi coll’intervento dell’autorità Governative del reverendissimo comitato, e del magistrato, e in tutta quella solenne ponga, che la ristrettezza del tempo potrà permettere”

22

.

      

21

ASL, Comunità di Livorno 337, n.3.

22

ASL, Comunità di Livorno 337, Filza 48.

(31)

ƒ INNALZAMENTO DELLE STATUE.

“Stanziamento di Lire 6.877,128 per saldo di tutte le spese per l’innalzamento delle statue del Granduca Ferdinando III e Leopoldo II sulla piazza del Voltone”

23

.

ƒ PIAZZA AL VOLTONE - BASSO RILIEVO DI GUERRAZZI.

“Il Sig. Gonfaloniere ha esposto che lo scultore Temistocle Guerrazzi incaricato dell’esecuzione di uno dei Balzi rilievi delle statue della piazza del Voltone ha sostituito a di lui suggerimento al disegno rappresentante il ritorno di Ferdinando III in toscana dopo l’invasione francese, il quale tema si era proposto di trattare in modo poco diverso anche lo scultore (…) altro disegno allusivo alla grande opera degli Acquedotti di Colognole ideata e incominciata fatto gli auspici di detto Principe. 16 agosto 1847”

24

.

ƒ Illustrissimi Signori Gonfaloniere e rappresentanti il Magistrato Civico di Livorno.

“Il funesto avvenimento del cholera dell’anno 1835 che per interi cinque mesi impedì la spedizione a Carrara del modello da me eseguito in plastica della statua rappresentante il nostro Amatissimo Sovrano Leopoldo II, dalle SS. ILLME con speciali deliberazioni statami commessa; non meno che il guasto accaduto in seguito della strada che dalle cave dei marmi conduce al posto ove il detto modello già si trovava, guasto che rese impossibile il trasporto del blocco marmoreo destinato a rappresentare il Regio monumento; tali due dannosi al paro che inevitabili impedimenti furono le sole ma potentissime cagioni del ritardo del mio lavoro.

Emilio Demi”

25

.

      

23

ASL, Comunità di Livorno 337, Filza 64.

(32)

Figura 25: Piazza della Repubblica; detta anche Piazza del Voltone, dalla volta costruita per sostenere il piazzale.

(33)

ƒ DEPUTAZIONE PER LE STATUE COLOSSALI RAPPRESENTANTI I GRANDUCHI

“Per dare un’iniziativa all’erezione del monumento si deve formare una deputazione perché cumulati e discussi i diversi progetti che possono esser fatti, presenti, e sottoponga i medesimi all’esame e deliberazione del magistrato loro, con obbligo alla Deputazione di consultare l’Accademia delle Belle Arti di Firenze, e con facoltà di sentire anche uno o più intendenti nell’arte; a dì primo luglio 1830.

Ai sig. Gonfaloniere e Priori Componenti il Magistrato Civico della Città di Livorno.

Mi reputo sommamente onorato della confidenza che le SS.

Illustrissime hanno degnato in me riporre, invitandomi con loro Deliberazione Municipale del 30 settembre 1830, e relativa Lettera del successivo 7 ottobre, ad esporle il mio debole parere sull’ingrandimento e decorazione di codesta Cattedrale, e sulla situazione dei Monumenti onorari da eseguire ai Granduchi Ferdinando III e Leopoldo II. All’oggetto pertanto di corrispondere alla bontà delle SS. Illustrissime, esaminate le proposizioni dei diversi architetti consultati dalla loro commissione, ed il rapporto del Chiari Sig.

Avvocato Mochi, ho dovuto dopo matura considerazione, persuadermi, la migliore situazione per i monumenti essere in quella parte della piazza Grande fra la via Ferdinanda e il Duomo, come si accenna dagli architetti Sig. Pacini, Calocchini, e precisamente nel punto da me indicato nella pianta che si osserva nel cartone unito a questo mio foglio.

Le statue, avuto riflesso all’ampiezza del luogo non potrebbero essere,

a senso mio, minori in altezza di braccia 7 e piedi 8, e perché i

monumenti riuscissero più decorosi, crederei che dovesse ciascuno dei

piedistalli fregiarsi di quattro bassorilievi allusivi alle Opere più precrale

dei Monarchi. Dovrebbero tali piedistalli posar sopra imbasamenti le cui

facce sarebbero ornate delle imprese della città, e di analoghe

iscrizioni, ed una ringhiera di bronzo cingerebbe il monumento. Per

soddisfare poi all’incarico relativo all’ingrandimento e decorazione della

cattedrale, mi fo un pregio di presentare alle ss. Illustrissime, il

relativo disegno, il quale ha il doppio oggetto di dare una chiara idea

delle opere che sarebbero da farsi, e del sito preciso del collocamento

delle menzionate statue.

(34)

perciò che provvedendo alla possibile economia, ho conservate tutte le parti esistenti della chiesa, le mura, i pavimenti, il soffitto, e la tettoia, dimodochè realizzandosi simil progetto, la chiesa medesima non sarebbe, però impedita dalle sue ordinarie funzioni.

De Cambray Firenze 28 febbraio 1831”

26

.

ƒ do

di Lorena sulla Piazza Carlo Alberto. 28 Agosto 1865 OGGETTO: Perizia per le nuove iscrizioni alla statua di Leopol

“Il sot scritto al seguito dell’ordine datogli dal Sig. Cav. Gonfaloniere,

adoperare lettere di bronzo

bronzo con viti; maschio e femmina; mano d’opera per a piombo di N.296 lettere

a specchi,

        to

per far collocare le nuove iscrizioni al piedistallo della statua di Leopoldo di Lorena in piazza Carlo Alberto, si è recato a premura di esaminare se le lettere in bronzo delle antiche rimosse iscrizioni, potevano servire ad essere impiegate nelle iscrizioni nuove. I risultati di questo esame hanno indotto lo scrivente a persuadersi che le antiche lettere sono troppo grandi per obbedire alla lunghezza dei nuovi filari delle nuove iscrizioni, molti dei quali non si prestano neppure ad una convenevole iscrizione.

In conseguenza, qualora si volessero

rilevate, come le antiche occorrebbe di necessità farle fondere tutte di nuovo in dimensioni adattate e ciò con gravissima spesa e moltissima perdita di tempo. Proporrebbe quindi lo scrivente di adottare il sistema che fu preferito per la grande iscrizione del Plebiscito e che consiste nel fare le nuove iscrizioni al piedistallo della statua con lettere in piombo intagliate nel marmo. La prega per le iscrizioni a lettere rilevate in bronzo ascenderebbe approssimativamente a lire italiane 1200. Quella con lettere di piombo sarebbe assai minore come appresso. Questa di due grandi lettere di marmo di Carrara in sostituzione delle due attuali formelle £ 80.

N. 8 borchie di

formare le dette due lastre circa £ 120.

Incassatura e successiva riempitura

compreso i numeri a £0,60 l’una = 177,60 totale = 377,60.

Lavoro di marmi; Sta per il taglio delle vecchie formelle

anche dar luogo alle tavole delle nuove iscrizioni e mano d’opera occorrente per la loro mettitura al posto, impiombatura delle borchie, spesa di ponti di circa 110 = 487,60. Tale è la spesa che occorre per

26

ASL, Comunità di Livorno 337, n. 1-2.  

(35)

eseguire il lavoro secondo il sistema che si proporrebbe, ed il tempo minimo necessario a compiere tal lavoro, secondo i calcoli fatti è di mesi uno a computare dal giorno in cui verrà l’ordine al marmista di porvi marmo. L’ingegnere Matteini”

27

.

Piazza del Voltone

istanze fatte dal Sig. Enrico Mirandoli ordinarono

ƒ Sig. architetto Luigi Bettarini direttisi all’Ill. Sig. Gonfaloniere

       

ƒ Inerendo alle

sull’art.5 (VII) del bilancio di previsione della corrente gestione il pagamento di £ 200 a di lui favore in conto della seconda rata del basso rilievo che deve essere collocato sulla piazza del Voltone alla statua del Granduca Leopoldo II in coerenza della scritta stipulata sotto di 4 Agosto 1847 e per il tratto patto passo successivo esortarono esso Mirandoli a mantenere i patti del contratto per conseguenza a non domandare ulteriori anticipazioni le quali ne verrebbero sicuramente denegate

28

.

Il

con sua lettera del 18 ottobre esponeva che nella perizia di n.6 rimessa a questa comunità di Livorno per la spesa approvata per la costruzione degli imbasamenti di marmo delle due statue colossali del nuovo piazzone, era compresa una porzione parte di £ 3000 per i quattro lastroni che dovevano restare di fianco all’imbasamenti descritti contenenti le iscrizioni di bronzo. Che la spesa di questo lavoro non aveva fatto parte degli accolli stipulati con i due scultori Luigi e Francesco Giovannozzi non essendoci bisogno di ornati? Che questo lavoro era stato affidato a Giuseppe Becucci marmista il quale avendo messo mano ai medesimi, e dovendo pagare i detti lastroni, aveva bisogno di un acconto per £ 1500 onde supplire alle prime spese e la magistratura ha stabilito che dovesse spedirsi a favore di Giuseppe Becucci un mandato a conto in £ 1500 per il sopraespresso oggetto

29

.

27

ASL, Comunità di Livorno 337, n. 3.  

28

Comunità di Livorno n.80 1848 deliberazione del Magistrato n.38.

(36)

ƒ PROGETTO DI GIOVANNI PACINI 18 agosto 1830 n.3.

“La mappa dei precitati imbasamenti dovrebbe quasi allinearsi agli stabili di Via Ferdinanda, come dalla pianta stessa si rivela, perché in tal modo collocati, all’apparire in Livorno, tanto dalla porta a Pisa, che dalla Colonnella si incomincerebbe a veder gli imbasamenti, e non si sarebbe per anche giunti alle strade dei Greci, e del Bastione, che già si scoprirebbero le due colossali statue, capaci di affrettare il passo del forestiere per il piacere di ammirarle”

30

.

Figura 26: Disegno con il quale Pacini segnava il collocamento delle statue dei Granduchi in Piazza Grande.

ASL, Comunità di Livorno 337, n. 3.

      

30

ASL, Comunità di Livorno 337, n. 3.

(37)

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

“La piazza dei Granduchi è priva del pregio della regolarità, e un marciapiede circolare fa prova inutile di mascherare questo difetto.

Nello spazio chiuso dentro il marciapiede sorgono due statue colossali di marmo su piedistalli ornati di bassi rilievi. Il Granduca Ferdinando III, opera del Pozzi Fiorentino, e S. A. il Granduca regnante opera del Santarelli Fiorentino. I bassi rilievi sono del Guerrazzi, Del Pontoni, e del Demi Livornesi.

I lumi a gas che ornano la piazza posano sopra magnifici candelabri di ferro fuso; i sedili di cui è circondata sono di marmo di Carrara.

Durante l’estate, quando il sole declinando verso l’occaso perde l’ardore dei suoi raggi, e le madri, le governanti e le serve, conducono i figlioletti al passeggio, la piazza del Voltone serve di campo ai loro trastulli”.

PALLI BARTOLOMMEI A., Cenni sopra Livorno e i suoi contorni, Livorno, Bastogi Editore, 1856, p.10.

“Il giorno sacro alla Madonna nel settembre del 1847 furono scoperte le due statue (…). La magnifica opera del Demi non doveva, però, star lungamente sul suo piedistallo, e il grande nostro scultore del vandalismo di alcuni suoi cittadini doveva tanto soffrire, da non essere più lui dopo il tristissimo 6 di maggio del 1849. Così dè casi di quei giorni scriveva, in un numero unico pubblicato nella occasione del trasporto delle ossa del Demi, dal Cimitero di Salviano a Montenero il 4 di Settembre del 1898, Pietro Vigo:

uno dei fatti più dolorosi della vita del demi fu certamente la mutilazione della sua grande statua di Leopoldo II, opera di sommo pregio artistico che decorava la piazza del Voltone, oggi Carlo Alberto.

Non credo inopportuno ricavare da un’importante e curiosa Cronaca dei

fatti accaduti a Livorno dal 6 Maggio 1847 all’11 Maggio del 1849, che

io pubblicherò nella Biblioteca Storica del Risorgimento Italiano, le

notizie dei turpi atti di vandalismo che il furor demagogico osò

commettere a danno dell’egregio lavoro; onde ne fu sì addolorato

(38)

ove soprammesso un berretto rosso sopra una trave avente una bandiera tricolore, preceduta da un tamburo percorreva le vie della città gridando “Morte a Leopoldo II. Viva la Repubblica”. Giunti dinnanzi al teatro Leopoldo tirano alcune fucilate contro l’arme granducale di ferro fuso, sulla facciata. Transitando il Voltone un solo colpo è tirato sotto la gola della statua colossale di questo Principe.

Sotto la data del 7 febbraio 1849, dopo il racconto della venuta di Giuseppe Mazzini a Livorno, del suo discorso al popolo, dell’annunzio recato della fuga di Leopoldo, il cronista scrive come la folla del popolaccio si precipitò sulle armi granducali abbattendole e bruciandole. Si voleva spezzare la statua colossale posta sulla Piazza del Voltone, ma vi è corso l’autore Emilio Demi, livornese, che colle preghiere e colle lagrime è pervenuto a risparmiare quest’atto di vandalismo. Per compenso è stata coperta con una tela, ponendovi un cartello su cui sta scritto: RISPETTATE L’OPERA DELL’ARTEFICE. Ma questi non erano che dolorosi preludi di quel che doveva accadere alcuni mesi più tardi e precisamente il 6 maggio 1849, quando la plebe, tra l’ira e il terrore dell’imminente invasione straniera, non ebbe più alcun rattento e compì quello che il nostro cronista chiamò giustamente atto di vandalica barbarie. Udiamo che cosa egli scrive:

circa 200 manigoldi fra livornesi e forestieri, a sera inoltrata , si sono portati, quali feroci belve, sulla piazza del Voltone, e dopo mille imprecazioni ed improperi hanno mutilato delle mani, del naso e del serto la statua del Granduca Leopoldo II, opera insigne dello scultore demi che per il dolore ha attentato alla propria vita. In questo modo si danneggiava e si toglieva all’ammirazione dei cittadini e dei forestieri quella che fu giudicata l’opera più bella del Demi”.

Su e giù per Livorno, Livorno, Batogi Editore, 1901, pp. 33-34.

(39)

Figura 27: Piazza del Voltone nel 1890.

(Livorno, Biblioteca Labronica, Album Pelosini n.11).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(40)

2.5 Statua a Camillo Benso conte di Cavour Ubicazione: Piazza del Casone

Data: 1871

La statua in marmo raffigurante Camillo Benso conte di Cavour, realizzata nel 1871 da Vincenzo Cerri

31

è situata nell’omonima piazza al lato sud della città.

L'impostazione definitiva della piazza risale agli importanti interventi promossi tra gli anni trenta e gli anni settanta del XIX secolo. Infatti, nel 1836, la Porta del Casone venne demolita dopo neanche dieci anni dalla sua realizzazione a causa dell'ampliamento della cinta daziaria, che rendeva di fatto superflua la presenza della barriera doganale lungo il Fosso.

Successivamente, per ampliare l'area della piazza, fu intrapreso l'allargamento del ponte sul medesimo fossato, mentre nel 1871 qui venne innalzato il monumento a Camillo Benso Conte di Cavour.

      

31

Vincenzo Cerri (Livorno 1833-1903). Lo scultore eseguì alcuni importanti

lavori per la città, tra cui si ricorda quello a Gustavo Corridi, attualmente in

arredo al Giardino di Villa Fabbricotti.

(41)

La statua poggia su di un basamento eseguito dall’architetto livornese Arturo Conti

32

in cui è incisa la dedica:

“ A Camillo Benso Conte di Cavour – i livornesi nel 1871”.

Le aquile ai quattro lati del piedistallo sono opera di Giovanni

Puntoni. La statua venne eretta in pieno periodo post unitario, nel

generale clima celebrativo delle figure storiche del Risorgimento. Essa

apre la serie livornese dei monumenti dedicati ai Padri della patria. Per

la sua realizzazione si costituì un Comitato che si occupò di raccogliere

i fondi necessari tramite pubbliche tombole e singole donazioni. Nel

1865 fu indetto il concorso per la scelta dell’artista. I bozzetti

presentati furono sottoposti al giudizio di una Commissione di Belle Arti

composta da alcuni dei più celebri artisti toscani del momento, come

Mussini, Costoli, Ussi e Cambi. Tra i numerosi bozzetti presentati si

preferì il lavoro di una artista livornese, e l’incarico fu affidato a

Vincenzo Cerri. Lo scultore rappresentò lo statista secondo la consueta

iconografia, improntata ad un realismo di maniera: in piedi in abito

borghese, il politico tiene una mano in tasca e con l’altra regge un

cartiglio, in atteggiamento meditabondo. Il monumento fu inaugurato

nel 1871.

(42)

Figura 28: Statua di Camillo Benso di Cavour e i suoi particolari;

l’incisione e le aquile sul basamento.

 

(43)

RIFERIMENTI DOCUMENTALI

ƒ

EREZIONE IN LIVORNO DI UN MONUMENTO A CAVOUR

COMMISSIONE RAPPRESENTANTE IL COMITATO PROMOTORE PER LA

ino dal di 9 gennaio 1864 la società rappresentata dai sottoscritti

1. aperto un concorso fra gli scultori livornesi all’oggetto di eseguire una statua colossale rappresentante Camillo Cavour, per il

nno eseguirne il modello in gesso della grandezza i metri 2,35 pari a braccia 4 toscane.

giudicato il migliore e reputato ltresì meritevole di essere riprodotto nel marmo, verrà acquistato dalla società promotrice per la somma di lire italiane 30.000.

quando esso bbia già dato saggio di esperto scultore.

per il modello.

Agli autori dei due modelli che saranno giudicati i migliori do

isposero adesivamente all’appello gli Egregi Artisti Sig.ri Giovanni tua, dieci professori ell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, appositamente convocati dal presidente della medesima, pronunziarono sull’opera loro giudizio che

“F

apriva un concorso fra gli scultori livornesi a tenore del seguente programma.

È

prezzo di lire italiane Trentamila.

2. I concorrenti dovra d

3. I diversi modelli saranno sottoposti al giudizio dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, e quel che sarà

a

4. Fatto acquisto del modello, il comitato darà opera a raccogliere la somma necessaria per riprodurlo nel marmo, e raccolta tal somma ne darà la commissione all’autore del modello prescelto,

a

5. L’altezza della statua sarà di metri 4, 70 pari a 8 braccia toscane.

6. Nel conferire la commissione dell’opera in marmo si dedurrà dal prezzo di £ 30 mila la somma già pagata

7. po quello

prescelto sarà pagato un premio di £ 1.000.

R

Paganucci e Vincenzo Cerri, ciascuno dei quali avendo eseguito nei modi e termini prescritti il modello della sta

d

(44)

condo era desideri o della società livornese a giudicare Cerri dal merito relativo al merito assoluto, e se timarsi degno di esecuzione: trovando il detto modello oncetto e per il modo con cui venne in uello con senso artistico risoluto il difficile problema d’innestare la

re faccia

llogare al giovine scultore Vincenzo Cerri della statua che dovrà rappresentare il conte Camillo Benso conte di Cavour. In secondo luogo, che di questa statua a eseguirsi interamente a cura della società promotrice dovesse farsi        

Delle Arti del Disegno in Firenze

Convocati i sottoscritti in adunanza generale a richiesta di una società privata di Livorno per pronunziare giudizio sopra due modelli di statue in concorso per un monumento da erigersi al Conte Camillo Benso di Cavour, han deciso alla unanimità essere la migliore quella segnata di n.2 e che è resultato essere opera del Sig. Vincenzo Cerri.

Passando poi se il modello del Sig.

dovesse cioè s

commendevole per la parte del c q

gravità statuaria col prosaico taglio del moderno costume, ha parimente alla unanimità deciso affermativamente. Che se pure qualcosa lascerebbe a desiderare il modello sia per la somiglianza come per una certa maggiore larghezza nella maniera del panneggiato, ed una leggera correzione alla piegatura del collo, che pa

comparire la testa come un poco troppo incassata nelle spalle, e sembra ai sottoscritti tali cose doversi solo accennare come in via di suggerimento all’artista concorrente, che mentre sarebbero a parer loro, difetto in opera già condotto al suo termine, devonsi stimare affatto secondarie e di poco valore nel modello che vuolsi solo giudicare rispetto al concetto.

Lì 5 gennaio 1865”

33

.

“Questo giudizio poi, in quanto riguarda il merito assoluto dell’opera del Cerri, venne confermato dal voto pressoché unanime dei nostri concittadini, allorché del suo modello fu fatta nel mese di marzo per il corso di quindici giorni, pubblica esposizione nella nostra città.

Al seguito di tutto ciò questa commissione rappresentante il comitato promotore per l’erezione in Livorno d’un monumento a Cavour, deliberava: in primo luogo di a

l’esecuzione in marmo d

33

ASL, Comunità di Livorno 333.  

(45)

fin d’ora l’offerta al Municipio livornese, a condizione che il medesimo acconsenta di farla innalzare, tostoché sarà stata condotta a termine, a proprie spese sopra una delle nostre piazze, facendo eseguire del pari a proprie spese analogo imbasamento. Sono lieti pertanto i sottoscritti

te mal saprebbe trovarsi luogo adatto ove stabilmente collocarle;

onsiderando essere l’iscrizione di un monumento quelle che realmente e tratteggia l’importanza si delibera che venga eseguito quanto stabilito dal decreto del 23 settembre 1859. Che si autorizza a far

enerose commozioni di un popolo questo marmo i governi non consentiti dalle nazioni. Durano, di partecipare alla S.V. ILLMA queste deliberazioni e d’inviarle nello stesso tempo un modello in piccole dimensioni della statua di cui è parola, con imbasamento disegnato dall’egregio nostro concittadino e Architetto Cavaliere Arturo Conti; augurandosi poi che i voti della società siano per essere accolti favorevolmente dall’onorevole municipio, e in attesa di analoga risposta le rassegnano i sensi della loro alta stima e considerazione.

Livorno 17 giugno 1865”

34

.

“Vista la deliberazione del 20 agosto 1859, visto il decreto del Governo della toscana del 23 settembre 1859 n. 212, visto il parere della IV Commissione: considerando doversi conservare le statue di Leopoldo II e Ferdinando III attualmente esistenti in piazza Carlo Alberto come oggetti di belle arti;

considerando che attualmen c

n

cancellare immediatamente le due iscrizioni esistenti nel piedistallo della statua di Leopoldo II situata in piazza Carlo Alberto rimpiazzandole una col solenne risultato del plebiscito, l’altro colla seguente

regolando civiltà le g

incolume rimaneva ond’è pubblico fatto segno di un duplice insegnamento. Cadono

ed hanno incremento le libertà dalle nazioni senza eccessi acquistate”

35

.

      

(46)

corrente mese, colla quale vien richiesta la rimozione della statua di

orno 28 settembre 1864

“E’ noto come la piazza una volta denominata del Casone oggi masi piazza Cavour. Ed è pure noto il lodevole pensiero che fosse

uesti non adorni di sfarzosa chitettura pure sono composti di forme regolari e tali, che anche nel esistente stato di cosa costituiscono con essa un tutto che

onizza e contenta lo sguardo dell’ammiratore, per cui pu

col fatto il une desiderio di vederla arricchita del ricordato monumento. E

roposti e di £ 3,864.04 eseguiti Leopoldo di Lorena. 17 marzo 1864”

36

.

ƒ OGGETTO: PROGETTO DEI PARAPETTI SUL FOSSO DELLA PIAZZA CAVOUR. Liv

chia

di erigere per questa piazza una statua monumentale in commemorazione del benemerito Conte Cavour. La medesima piazza con i fabbricati che vi ricorrono, sebbene q

ar pre

arm ò dirgli

francamente che detta piazza è bella.

Più bella certamente lo potrà essere quando sia compiuta com

bella sempre più lo sarà, se in omaggio e corredo a tal monumento, sarà che piaccia, venga la piazza medesima anche in alcun altra parte opportunamente e convenientemente decorata. Di qui lo studio interessantissimo, primariamente sulla pianta per la scelta del punto nella piazza ove collocare il suddetto monumento in modo, che da più a vari punti possibili, meglio e prolungatamente si mostri alla vista del pubblico, come cosa che sta sempre a decorare la città, e questo studio avrebbe portato a determinarlo nel punto a.

La spesa per i parapetti che vengono p

in travertino di Monsummano pulito e arrotondato”

37 38

.

      

36

ASL, Comunità di Livorno 333.

37

Dalle cave del monte Monsummano si ricavavano varie pietre usate nei cantieri edilizi fin dal Medioevo. Un alberese rosso, noto come marmo rosso, fu adoperato in un fregio della sagrestia di Santa Maria Novella e in alcune lastre nel pavimento di Santa Maria del Fiore. Il marmo rosso fu utilizzato anche nel tempio della Madonna dell'Umiltà di Pistoia, mentre il travertino

ll'Osteria dei Pellegrini di Monsummano.

dorato fu impiegato nella loggia de

38

ASL, Comunità di Livorno 333.

(47)

Figura 29: Tavola annessa al rapporto e perizia del di 28 settembre 1864 sul punto dove collocare la statua del Conte Cavour.

ASL, Comunità di Livorno 333.

Figura 30: Piazza Cavour XIX sec.

(48)

a Cavour n.156

“I sottoscritti si recano a dovere riammettere alla S.V. Ill. copia autentica delle deliberazioni al seguito delle quali è stato determinato il punto, della piazza Cavour sul quale dovrà sorgere il monumento in omaggio alla memoria di questo grande statista.

Livorno a di 16 marzo 1867 il Segretario Chiellini.

Estratto dal protocollo delle deliberazioni del comitato promotore per la erezione in Livorno di un Monumento.

Adunanza del di 23 febbraio 1867.

Sono presenti i Signori:

Tommasi Giuseppe Presidente Malenchini Cav. Francesco Cassiere Palli Cav. Michele

Nardini Cav. Aristide e

to Sig. Sindaco in data 8 stante alla nostra ttera del 18 dicembre 1866, con la quale risposta viene partecipato che la Giunta Municipale, nell’adunanza del giorno precedente aveva signe uomo di stato, ed aveva approvato che

dunati competenti a l proposito, sulla rrente a ore 7 pomeridiane nel ornese di reciproco soccorso fra gli architetti:

e

Chiellini Cav. Enrico Segretario Si legge la risposta di ques le

determinato la Piazza Cavour come il luogo meglio adatto per innalzarvi la statua dell’in

l’imbasamento fosse eretto a seconda dell’ultimo disegno eseguito dall’

Egregio Architetto Sig. Arturo Conti e sotto la direzione del medesimo.

Dovendosi ora stabilire il punto preciso di detta piazza, sul quale dovrà sorgere il monumento, né credendosi i signori ra

prendere una deliberazione definitiva su ta

proposizione del Sig. Enrico Chiellini, viene adottato il partito di convocare in adunanza per il 27 del co

locale di residenza della società liv artigiani i qui sottonotati

Azzati Dott. Enrico Della Valle Angiolo Nardini Cav. Aristid Mayer Carlo

Bartolena Cesare

Bosi Luigi Capo del Genio Civile Conti Cav. Arturo

Matteini Matteo Ingegnere Comunale Puntoni Giovanni

Malenchini Cav. Francesco

(49)

Palli Cav. Michele Pasquinelli Ferdinando Mati Cav. Tommaso

All’oggetto d’invitarli ad emettere su di ciò il loro parere e di adottare quello fra i pareri stessi che raccoglierà il maggior numero di voti dopo di che, l’adunanza fu sciolta.

ADUNANZA del 27 febbraio 1867

Sono presenti i Signori Palli , Tommasi, Chiellini e Nardini componenti r il Monumento a Cavour e gli architetti signori

o. Bosi Luigi Conti Nardini Matteini Azzati Mati ntoni.

posto dal Signor Chiellini lo scopo della presente ne i Signori Pasquinelli Bosi Nardini e di parere che convenisse porre il Monumento di cui dei due isolotti che fronteggiano ll’Indipendenza e che qualora non prevalesse questo to del prospetto della statua sia pel rettifilo ti lungo le dette vie.

o Mati che la balaustrata dal lato del prospetto sopra sul rettifilo dei rammentati isolotti lungo le

ipendenza.

Signor Conti nel centro del quadrivio formato dalla piazza Cavour e alle vie Ginori e Michon, e non prevalendo questo suo parere si unisce

lli Bosi Nardini e Della Valle.

e, cioè che il monumento che sopra venga posto la commissione pe

Pasquinelli Ferdinand Della Valle Pu

Essendo stato es

adunanza, dopo lunga discussio Della Valle furono

si tratta dinanzi alle porte di entratura le Vie Maggi e de

parere la balaustrata dal la degli stabili suddet

I Signori Azzati di Enric della statua sia come

vie Maggi e dell’Indipendenza.

I Signori Matteini e Puntoni nel centro del quadrivio formato dalla piazza e dalle vie Maggi e Ind

Il d

a quello espresso dai Sig. Pasquine

Visto che l’opinione della maggioranza è conforme a quella manifestata dai Sig. Pasquinelli (……), si delibera di dar commissione all’ ingegnere Arturo Conti perché dia principio ai lavori occorrenti in conformità di questo stesso parer

dinanzi alla porta di entratura dei due isolotti che fronteggiano le vie Maggi e Indipendenza. Dopo di che non essendovi altro a trattare l’

adunanza fu sciolta.

Livorno 1861”

39

.

(50)

Oggetto: partecipazione di deliberazione n.247

“Nell’adunanza del di 3 corrente fu data comunicazione alla Giunta Municipale della istanza della S.V. in margine indicata con la quale ella

alcune

mento al Conte Benso Camillo di Cavour del l Lume serale, a forma dei regolamenti municipali al onumento stesso fa reverente istanza alla S.V. Ill. affinché vogliano onumento medesimo per

quella ssegnarle. Nella

lusinga che le S.V. Ill. vorranno accogliere favorevolmente la di lui

I sottoscritti ritenendo utile che il 4 giugno prossimo festa dello statuto giorno in cui credesi di poter effettuare lo scoprimento del

he ta di

       

chiede per la fine del corrente mese di agosto voglia il Municipio dare gli ordini opportuni onde vengano eretti i ponti e fatto quant’altro può occorrere per eseguire nel monumento Cavour da lei scolpito

rettificazioni e chiede altresì l’uso del locale che serviva di studio al pittore Sig. Bartolena posto nella via degli Scali del Vescovo Gavi”

40

.

“Al Signor Sindaco e componenti della Giunta Comunale di Livorno.

Il sottoscritto Angiolo Fradiani dimorante in Piazza Cavour al n.3.

Già incaricato per il corso di anni sei dal comitato promotore per l’erezione del Monu

mantenimento de m

incaricarlo della ripulitura giornaliera del M

retribuzione mensile che alle S.V. Ill. piacerà a

domanda piace dichiararsi delle signorie vostre illustrissime.

Livorno 9 agosto 1871”

41

.

“Illustrissimi signori Sindaco e componenti la Giunta Municipale di Livorno.

e

monumento a Cavour venga maggiormente illuminata la piazza c porta il nome del grande statista, sarebbero a pregare la Giun

voler prendere in considerazione questa proposta. Di più se ai medesimi può essere concesso di mettere il loro parere avendone già ricevuta l’approvazione del Cav. Architetto Arturo Conti, terrebbero molto a che fosse eseguito lo stessa sistema porticato per le piazze della Signoria e del Duomo in Firenze, vale a dire fosse effettuata con

 

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CLAS Comune di Livorno n. 225.

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Ibidem.

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illuminazione a candelabri di 4 fiaccole ciascuno. Fiduciosi che venga accolta favorevolmente questa domanda passano a segnarsi.

Livorno 4 maggio 1871. Malenchini Chiellini segretario”

42

.

toscritti pregano la S.V. Ill. a voler dare gli ordini opportuni al redetto Sig. Cavalier Francesco Malenchini la somma di lire

condurre , per togliere grave ingombro, di cui presentemente è cagione in una delle rincipali arterie della nostra città e di condurlo a termine senza

Avv. Pietro Leggi e i del di 17 giugno 1865 il Comitato promotore offriva in dono l Municipio la Statua colossale di Cavour a condizione che le spese per tatua medesima fossero a carico del Comune e il Consiglio Comunale nell’Adunanza del 21 giugno 1865 accettava con parole di plauso e ringraziamenti, il

       “I sot

Signor Tesoriere di questa Comunità affinché paghi al cassiere del comitato p

italiane tremilacinquecento per stare in conto delle lire 17,306.62 stanziate dal consiglio generale nella adunanza del di 17 maggio cadente, per far fronte alle spese occorrenti all’imbasamento della statua rappresentane il Conte Camillo Benso.

Livorno a di 27 magio 1870”

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.

ƒ Commissione rappresentante il Comitato Promotore per la erezione in Livorno di un Monumento a Cavour.

“Illumi Signori, la convenienza, o meglio la necessità, di sollecitamente a termine il Monumento a Cammillo Cavour il

p

imbarazzi finanziari, ne obbliga a richiamare l’attenzione delle SS. VV.

Illume, sui reciproci impegni di questo Comitato e del Municipio, affinché venga deliberato in proposito secondo che ragioni di utilità pubblica e di giustizia consigliano. Esporremo brevemente e per sommi capi lo stato delle cose, in quantoché il medesimo è posto in pienissima luce dalla corrispondenza avvenuta, non è gran tempo, su questo affare, tra il R. Delegato straordinario Sig.

Sottoscritti.

Con lettera a

la costruzione dell’imbasamento, secondo il disegno eseguito dall’Architetto Cav. Arturo Conti e per sovrapporvi la S

         

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CLAS Comune di Livorno n. 225.

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