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Infine verrà illustrato il progetto di riqualificazione e rifunzionalizzazione

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 1 INTRODUZIONE

Oggetto di questo lavoro è il recupero architettonico e funzionale della canonica di Nicosia a Calci. Tale tema sarà affrontato andando a descrivere tutto il processo di rilievo, di acquisizione di dati storico-architettonici e di progettazione, non tralasciando gli aspetti marginali connessi all’operazione di riqualificazione di un organismo architettonico in stato di abbandono. Questa tesi è frutto di un lungo lavoro condotto in sinergia con il Comune di Calci e la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. di Pisa, attraverso il Laboratorio del Paesaggio, volto all’effettiva realizzazione del progetto di riqualificazione del Convento di Nicosia a Calci; per tale ragione verrà anche prodotta una serie di documenti necessaria all’iter burocratico sa seguire.

Questa ricerca, dopo una breve introduzione del tema e dopo aver fornito alcune nozioni fondamentali per la corretta e completa comprensione del lavoro, si articola in due parti distinte. Nella prima sarà trattata la storia del convento nel corso dei secoli e sarà successivamente analizzata in maniera approfondita l’evoluzione dell’organismo architettonico dall’edificazione fino agli anni Settanta. Tale studio verrà condotto sulla base della comparazione critica fra le notizie storiche sull’ente religioso, le fonti documentarie e lo studio diretto della struttura. L’obiettivo sarà quello di individuare la conformazione dell’impianto nei diversi periodi storici allo scopo di poter valutare correttamente lo stato di fatto e poter al contempo prevedere i futuri dissesti ponendo in essere tutta quella serie di accorgimenti per impedirne il verificarsi. Dopo una trattazione avente per tema la storia del convento, procederemo descrivendo l’aspetto che la canonica ha assunto in ciascuna fase storica, andando a specificare e a commentare tutti gli elementi che hanno condotto ad un’ipotesi piuttosto che ad un’altra.

Nella seconda parte verranno descritte le procedure da mettere in atto per la corretta analisi dello stato di conservazione del bene e, a fronte di questa, saranno ipotizzati gli interventi da effettuare per la messa, in sicurezza, per il consolidamento e il restauro .

Infine verrà illustrato il progetto di riqualificazione e rifunzionalizzazione

dell’antica canonica, esplicitando le destinazioni d’uso previste per i vari ambienti e le

diverse fasi di realizzazione dell’opera.

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1.1 Descrizione di massima del convento di Nicosia

Ai piedi del monte della Verruca, sulle pareti scoscese che circondano e abbracciano la Valgraziosa con la varietà dei colori della vegetazione e con i toni scuri delle rocce, nascosta agli occhi dei meno attenti e quasi messa in disparte dalla più famosa ed appariscente Certosa, a Calci, in località Rezzano, sorge la canonica di Nicosia.

La costruzione, di notevoli dimensioni, si erge con le sue imponenti mura secolari; pertanto, nessun osservatore può rimanere insensibile al mistero e al fascino di una struttura che ha vissuto una storia di oltre sette secoli.

L’edificio religioso è composto da tre grandi elementi: la chiesa di Sant’Agostino, l’infermeria quattrocentesca e la canonica

1

vera e propria, quest’ultima di forma trapezoidale ed organizzata attorno ad un chiostro della stessa forma.

La tesi, si focalizzerà in particolare sulla canonica e sulla foresteria, da sempre facenti parte di un unico ente, mentre la chiesa e i locali di pertinenza verranno trattati marginalmente senza tuttavia omettere quei particolari che, nel corso dello sviluppo architettonico di un fabbricato, hanno portato alla conseguente trasformazione dell’altro.

1.2 La nascita di Calci e l’isolamento dei monti intorno alla Valgraziosa

Il borgo di Calci, come la maggior parte degli insediamenti medioevali, salvo rarissime eccezioni, è nato senza essere fondato.

Nei casi, come questo, in cui la documentazione che consentirebbe di accertare in quale periodo temporale collocare la nascita di un centro abitato si riveli insufficiente o, addirittura, inesistente, è necessario fare riferimento alla toponomastica. Il Pieri

2

asserisce che il nome “Calci” derivi dal latino “Calx, calcis”, come è confermato anche dal Toscanelli

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; questa teoria troverebbe ulteriore riscontro nell’espressione “locus calcis” (luogo della calce), utilizzata nelle carte antiche per indicare la località in esame.

Alcuni autori, invece, associano il nome del luogo alla produzione locale di calzari per i

1 La “casa canonica”, o semplicemente “canonica” è un edificio destinato a residenza del clero cattolico.

L’origine di questa tipologia abitativa si colloca sicuramente nel Medioevo, probabilmente all’interno del processo di Riforma attuato nell’XI secolo seguendo la tendenza di giungere ad un modello di vita comunitario, talvolta monastico, anche al clero secolare.

2 S.PIERI, Toponomastica della valle dell’Arno, Roma, 1919.

3 N.TOSCANELLI, Pisa nell’antichità dalle età preistoriche alla caduta dell’Impero Romano, Pisa, 1954.

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legionari dell’Oppido Pisano; altri ancora sostengono che il nome discenda dalla localizzazione “al calcio del monte”, ma quest’ultima asserzione è ritenuta inesatta dalla maggior parte degli storici. Il toponimo risulta essere piuttosto frequente nella zona e in tutta la Toscana.

A est di Calci si trova l’abitato di Calcinaia, il cui nome proviene dalla forma

“Calcinaria”, in riferimento ad una “fornace di terraglie” secondo il Repetti

4

o “fornace per la calce” secondo Grieco

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riprendendo la tesi del Pieri.

Accogliendo quindi l’ipotesi del Pieri e del Toscanelli, avvalorate dalla presenza di toponimi simili nella stessa area geografica e con la medesima interpretazione, si ricaverebbe un dato anche cronologico circa la nascita del borgo calcesano. A partire dal I secolo a.C., infatti, furono realizzate importanti opere idrauliche e urbanistiche sia all’interno che all’esterno della città di Pisa, facendo così diventare di primaria importanza tutte quelle località lungo il monte pisano in cui veniva prodotta la calce. In realtà, tutte le versioni coincidono circa il suddetto dato temporale. Nel IV secolo la storia di questo territorio fu fortemente segnata dalla presenza di eremiti che, usciti dalla società, si ritirarono in isolamento ed in meditazione, secondo una concezione della vita paragonabile a quella del monachesimo orientale.

Verso la fine dello stesso secolo, proprio sul monte pisano, il dottore della chiesa sant’Agostino fondò il suo ordine eremitico presso il romitorio di Rupe Cava, sopra Ripafratta.

Successivamente, questi eremiti si riunirono in cenobi, nei quali, pur trovandosi all’interno di una comunità, conducevano una vita di isolamento, silenzio e preghiera.

Nacque così il monachesimo di stampo occidentale, a cui si faranno cenni nei paragrafi successivi, al fine di comprendere più profondamente la storia e l’organizzazione della canonica.

4 E.REPETTI, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Firenze, Tipografia Tofanari e Mazzoni, 1833-1845.

5 E.GRIECO, Dizionario toponomastico di Sinalunga, Quaderni Sinalunghesi, Anno XXIV, nº 1, aprile 2013, pag.19.

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1.3 Gli ordini religiosi che hanno occupato il convento e altre definizioni utili alla comprensione dell’edificio oggetto del nostro studio

Nel corso dei suoi circa sette secoli di attività, la canonica di Nicosia è stata abitata da due differenti ordini religiosi: quello Agostiniano e, più tardi, quello Francescano. Nei successivi cinque sottoparagrafi si forniranno alcune nozioni finalizzate ad una corretta comprensione della struttura conventuale.

1.3.1 I canonici regolari

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Con il termine “Canonico Regolare” si identifica un sacerdote della Chiesa cattolica appartenente ad un ordine dotato di una Regola comune. Un sacerdote era definito canonico quando era iscritto nel canone, l’elenco ufficiale dei membri di una chiesa locale. La definizione regolare connotava la scelta di vivere secondo una regola comunitaria; gli appartenenti al clero che non entravano in una comunità dotata di regola appartenevano al clero secolare.

La nascita dei Canonici Regolari si colloca nei primi secoli del cristianesimo, a seguito dell’iniziativa di alcuni vescovi, come san Martino di Tours

7

, che vollero vivere insieme ai sacerdoti in condivisione materiale e spirituale.

Un ulteriore impulso a questa esperienza di vita collettiva fu dato da sant’Agostino, che volle imprimere alla prima comunità cristiana di Gerusalemme un netto orientamento verso i principi della “vita apostolica”.

Nell’XI secolo la Chiesa cattolica fu oggetto di un imponente movimento di riforma, comunemente detto “Riforma gregoriana”

8

; durante questo periodo sorsero e si diffusero moltissime comunità religiose.

L’unione di comunità di canonici che vivevano secondo una regola portò alla creazione di Ordini. Tali comunità furono unite in un unico ordine detto dei “Canonici Regolari”, più tardi divenuto “Canonici Regolari di sant’Agostino”. La ragione di

6 L.HERTLING, A.BULLA, Storia della Chiesa, Ed. Città Nuova, 2001.

7 Vissuto fra il 316 ed il 397.

8 In realtà tale termine non sarebbe corretto, in quanto tale movimento di riforma interessò un periodo di tempo ben più lungo del papato di Gregorio I, a cui, tuttavia, si attribuiscono importantissimi contributi del processo innovatore della Chiesa sotto gli aspetti artistici, sociali e musicali.

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questa modifica del nome risiede nella volontà dei Pontefici dell’XI secolo

9

di spingere il clero secolare alla vita comunitaria; la scelta ricadde sulla regola di sant’Agostino

10

poiché, avendo carattere generale, si poteva meglio adattare alla cura delle anime.

La diffusione in tutta Europa di questo Ordine causò la formazione, al suo interno, di un alto numero di Congregazioni

11

, fra le quali si annoverano la Congregazione di Windesheim (Olanda) e quella di Santa Maria di Fregionaia (Lucca)

12

.

1.3.2 L’ordine di sant’Agostino

Con il termine “Agostiniani”

13

si fa riferimento a tutti quei canonici regolari, la cui attuale organizzazione risale al concilio lateranense del 1059, che si organizzarono ad Ordine secondo la regola di sant’Agostino di Ippona.

Sant’Agostino fondò un monastero ad Ippona nel quale viveva insieme ad alcuni laici che avrebbero in seguito ricevuto l’Ordine Sacro e in questo periodo scrisse la Regola

14

. Una volta nominato vescovo, iniziò a far vita comune, insieme ai membri del suo clero, all’interno della sua stessa casa episcopale e tale esempio fu seguito anche da altri vescovi a lui vicini.

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La copiosità dei codici antichi contenenti la regola di S. Agostino mostra il costante interesse che essa suscitò in epoca medievale. Malgrado ciò, per oltre tre secoli venne messa in ombra da altre regole, in particolare da quella di S. Benedetto. La regola agostiniana ricomparve solo nell’Europa dell’XI secolo come base per la riforma di monasteri e capitoli cattedrali.

La nascita dell’Ordine agostiniano risale al 9 aprile del 1256, quando Papa Alessandro IV, con la bolla Licet Ecclesiae Catholicae univa gli eremiti della Tuscia ad altri gruppi nel mantovano e ad alcune Congregazioni minori sotto l’“Ordine degli Eremitani di sant’Agostino”

16

.

9 Come ad esempio Papa Nicolò II e Papa Alessandro II.

10 V. par. successivo.

11 Sia in epoca passata, sia in un periodo più recente (‘800 e ‘900).

12 Poi chiamata al servizio della basilica del Laterano da Papa Eugenio IV, che le conferì il prestigioso nome di Lateranense nel 1446.

13 Ovvero membri dell’Ordine di sant’Agostino.

14 Regula ad servos Dei.

15 Treccani.it, l’enciclopedia italiana – versione digitale, v. Agostiniani, p.1.

16 Cathopedia, l’enciclopedia cattolica – versione digitale, v. Ordine di sant’Agostino.

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La grande Unione del 1256 portò alla modifica dello stile di vita dei membri dell’Ordine, che finirono per discostarsi dalla vita puramente contemplativa in favore di una di tipo misto, nella quasi si prevedeva anche l’apostolato e la cura delle anime.

Seguendo questa tendenza, ebbe luogo una capillare diffusione, in Italia e in tutta Europa, di case e chiese agostiniane.

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Lo sviluppo dell’ordine agostiniano continuò fino al Settecento, periodo in cui iniziarono le soppressioni

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che ne misero a rischio la continuazione fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando un nuovo impulso portò alla fondazione di nuove congregazioni.

Nonostante sia arduo ricostruire i caratteri distintivi dell’architettura dell’ordine agostiniano, proprio in virtù dell’eterogeneità delle comunità religiose da cui ha presole mosse, si ritrovano ricerche in merito dalle quali si fa riferimento all’architettura del bolognese

19

. Certamente, la precedente vocazione eremitica portò ad una formulazione architettonica semplificata e ricca di valori spirituali non privi di ascendenze pauperistiche di ambito monastico.

I primi complessi residenziali, affiancati alle chiese, dovevano essere caratterizzati dalla riproposizione in forma ridotta del modello abbaziale cistercense.

Cercando di trovare un’omogeneità architettonica, Pio Pistilli

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ipotizzò una prima versione di canonica sprovvista di chiostro e caratterizzata dalla suddivisione del complesso in tre ambienti al piano terra (sagrestia, capitolo e refettorio) e un unico spazio, adibito a dormitorio, che occupava il piano alto; una simile conformazione potrebbe costituire la primitiva foggia del convento di Nicosia

21

. Dagli studi condotti sugli eremi senesi e dall’osservazione dei monasteri di Gubbio, Padova e Bergamo, il Pistilli arrivò a teorizzare la presenza di un portico a copertura in legno, costruita per consentire un collegamento riparato tra l’accesso alla chiesa e gli ambienti al piano terreno.

17 Treccani.it, v. Agostiniani, p.1.

18 V. infra, par. 2.IX.

19 Nel 1267 iniziarono i lavori di san Giacomo Maggiore a Bologna (che può essere preso a modello dell’architettura agostiniana del periodo) e in quest’area si concentrava il maggior numero di conventi.

20 P.PISTILLI, Eremiti di sant’Agostino, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Roma,1994.

21 V. cap. 3.

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1.3.3 Il monastero

“Con il termine monastero viene indicato, in generale, un complesso di strutture all’interno del quale trova sede una comunità di monaci, di norma definito da cinte murarie o da altro tipo di limite fisico e comprendente luoghi destinati al culto, spazi abitativi, aree destinate ai servizi e alle attività produttive.”

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I primi monasteri cristiani risalgono all’epoca delle persecuzioni, sebbene testimonianze di vita ascetica in comune e regolata si ritrovano fin dai primi secoli del cristianesimo in Oriente.

La forma, la dimensione e l’organizzazione dei monasteri hanno sempre fatto sì che essi fossero (e tutt’oggi siano) considerati alla stregua di piccole città autosufficienti da un punto di vista economico e sociale. La rilevanza di tali luoghi a livello culturale e religioso è indiscussa;: infatti, è alla copiosa attività di copiatura dei monaci che si deve la conservazione della cultura classica attraverso i secoli; inoltre, è attribuito allo sviluppo di questi complessi e alle opere dei religiosi che vi risiedevano il ruolo di decisivo fattore di evangelizzazione del continente.

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Le strutture ove vivevano le comunità monastiche presentavano caratteristiche architettoniche pressoché costanti, poiché esse dovevano rispondere alle esigenze pratiche e quotidiane dettate dalle regole degli ordini religiosi: ecco perché molti monasteri abitati da monaci di ordini eremitici

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prevedevano una separazione netta fra l’ambiente dei religiosi e l’esterno.

1.3.4 Gli ordini mendicanti

Gli ordini mendicanti, appartenenti alla chiesa Cattolica, nacquero in Europa intorno al XII secolo, contestualmente all’insorgenza dei movimenti pauperistici del tempo, che invocavano una riforma religiosa e morale in ambito cattolico.

Papa Innocenzo III, compreso il pericolo della deriva ereticale dei movimenti popolari indirizzati verso una vita più evangelica all’interno della Chiesa, accolse gli elementi positivi che queste comunità proponevano.

22 A.PARIBENI, Monastero, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Roma, 1997.

23 Cathopedia, l’enciclopedia cattolica – versione digitale, v. Monastero.

24 Come fu in origine la canonica di Nicosia.

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Gli ordini nati in questo contesto furono detti “mendicanti” perché rinunciarono al possesso dei beni comuni, vivendo di quanto riuscivano ad ottenere con il lavoro o di ciò che ricevevano in elemosina. Originariamente, si distinguevano tra Francescani e Domenicani.

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Un’importante caratteristica dei membri degli ordini mendicanti era costituita dalla formazione teologica, assai curata, che essi dovevano ricevere per la cura delle anime.

Nel XIII secolo anche gli Agostiniani entrarono a far parte degli ordini mendicanti e, nonostante la rinuncia dei monaci a qualunque forma di ricchezza patrimoniale, era tuttavia permessa l’esistenza di proprietà della comunità che potessero fornire un’ulteriore fonte di sostentamento.

Il successivo allontanamento, o quanto meno la maggiore elasticità, rispetto al pauperismo che fu alla base della nascita di questi ordini ebbe come conseguenza la creazione di ingenti patrimoni di proprietà delle comunità mendicanti.

Anche Nicosia, come vedremo in seguito, pur nascendo come monastero agiostiniano con chiaro e dichiarato indirizzo pauperistico, nel corso dei secoli accumulò un grande quantitativo di beni e possedimenti che garantirono all’ente prosperità e ricchezza.

1.3.5 Il convento

Il convento è una struttura religiosa che svolge il compito di ospitare una comunità di frati o di suore, nonché di fornire i locali di servizio alla comunità. La nascita di tali complessi è successiva a quella delle abbazie e dei monasteri, differenziandosi da entrambi per vari aspetti: fra i più o rilevanti, ricordiamo che i conventi avevano dimensioni più limitate e spesso si svolgevano al loro interno attività rivolte alla popolazione che viveva nell’area circostante, tra cui la scuola per i giovani (come nel caso specifico di Nicosia), la cura dei malati, l’assistenza dei bisognosi, il ricovero dei viandanti e, ovviamente, la cura delle anime.

I conventi post-medievali, che non sentivano più le necessità di difesa come prevalenti, erano organizzati come delle grandi aziende agricole. Nei conventi vivevano

25 Cathopedia, l’enciclopedia cattolica – versione digitale, v. Ordini mendicanti.

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sia clerici che laici, i quali pregavano, lavoravano e prestavano quei servizi per la comunità a cui si è fatto cenno poc’anzi.

L’architettura dei conventi è ancora oggi oggetto di studio poiché l’enorme diffusione di queste costruzioni e le continue trasformazioni che hanno subito nel tempo rendono difficile una chiara comprensione delle loro forme originarie. Dato certo è che la dimensione ridotta dei conventi condusse all’impossibilità di costruire elementi centrali a chiostro: è tutt’altro che raro riscontrare la presenza di una o due ali di edifici per la residenza dei frati, senza la chiusura dello spazio interno per mezzo di un vero e proprio chiostro come lo intendiamo oggi (ossia uno spazio centrale aperto delimitato da porticati che ne percorrono tutti i lati).

Secondo Pio Pistilli

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, nonostante lo sviluppo delle fabbriche residenziali degli ordini mendicanti fosse avvenuto nel Trecento, per l’inserimento in tali strutture dei chiostri, salve rare eccezioni

27

, si dovette attendere nel secolo successivo. Il che conferma appieno la nostra tesi sull’evoluzione del convento

28

.

26 P.PISTILLI, Chiostro, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, Roma, 1993.

27 Per esempio il convento di San Francesco ad Assisi o dal chiostro triangolare del convento di Sant’Agostino a Genova.

28 V. infra cap.3.

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