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(1)

Universitäts- und Landesbibliothek Tirol

Lehrbuch der italienischen Sprachwissenschaft

Novotny, Joseph Innsbruck, 1850

Dritte Abtheilung. Ortografia. Dialetti. Struttura de' Versi.

urn:nbn:at:at-ubi:2-17589

(2)

Dritte A liÉlieilungs,

Ortografia . Dialetti . Struttura -e ' Versi.

(3)
(4)

Ortografia.

8 . 1. Il vocabolo Ortografia nasce dai due greci òp $ os retto , e ypag jo scrivo , e significa scrivere rettamente , ho scrivere rettamente consiste nel rappresentar le parole per mezzo de’ caratteri in quel modo medesimo , in cui debbon esser pronunziate . Perciò ad avere un’esatta ortografia im¬

porta moltissimo l’acquistar prima un’ esatta pronunzia . Dove però questa manchi , potranno rispetto all’ortografia supplire in parte le seguenti regole.

Lettera U.

§ . 2. Di questa lettera gl’italiani non fanno molto uso.

In princìpio non si adopera che nelle quattre paroio , ho, hai ,

ha,

hanno, derivate dal verboavere.

Nel

fine

si aggiunge

soltanto negl ’ interposti o voci di esclamazione ah , oh , eh,

uh ,

deh!

Nel mezzo si dà soltanto agl’

interposti

ahi, ohi, ohimè, ehim'e e

alle sìllabe

che, chi , ghe , ghi , »che,

echi,

come cheto, China, ghetto, ghiro, esche,

paschi

per

distinguerle da ce, ci , ge, gi , sce , tei, come ceto , Cina,

getto, giro, ette, potei.

(5)

366

I dopo il C ed il G.

§ . 3. Le sillabe eia , ciò , citi, scia , scio , scia e già,

gio,

giu

hanno

VI,

ma ce, sce, ge ne vanno senza.

Perciò siscriverà Lacera e facce , fascia e fasce , piaggia

spiagge , comincio e comincerò , gareggia e pareggerà.

Cie, scie, gie hanno

VI

solamente allorché questo si pro¬

nunzia distintamente e separatamente dall ’ E, come speci - e,

regi - e , sci-

enze■

Si scrivon però coll’ I anche le reggie, e le greggio per distinguerle dal verbo egli

regge,

e dal

nome singolare il gregge, e coll’/ si scrive anche cielo,

cieco, leggiero, perchè alcun poco si fa sentire

nella

proti-

nunzio.

Ci e Zi,

8 . 4 . Alcune parole si pronunziano e si scrivono indif¬

ferentemente e con ci e con zi, come ufficio e uffìzio, indicio

e indizio ,

beneficio

e benefizio,

giudicio

e giu¬

dizio,

specie

e spezie , annunciare e annunziare , pro¬

nunciare e pronunziare.

Gl e Gn.

§ . 5. Lesillabe glia , glie , gito , gliu hanno il G quando nel pronunziarle si applica tutta la lingua al palato , come

veglia, toglie , meglio, figliuolo. All’ incontro

quando

nella

pronunzia si applica al palalo solamente la punta della lin¬

gua , cioè si fa sentire solamente la L, il G si tralascia, come Italia , Giulia , olio , cavaliere , umiliare , milione.

I ( fola ) ed 1 doppio.

8 - 6 . L’ / (jota ) non si usa che in mezzo alle parole e sempre tra due vocali , come ajuto , gioja , guajo , cuqjo,

ferrajo , librajo ecc .

Nelle

parole, che in latino comin¬

cian per I, in italiano si sostituisce G, come da juvare (giovare ) e in quelle , che hanno V I dopo il B, come ab-

jectus , objeclum,

subjeclum

si sostituisce l' i , raddopiando

(6)

il B , come abbietto , obbietto , subbietlo. Quando un nome o un aggettivo nel singolare termina colle vocali io , che faccian sillaba separata , nel plurale invece di scriversi con

ii, si scrive con j \ così da giudizio , ozio , uffizio vengon (jiudizj , ozj , uffìzj. Ciò non può farsi coi verbi e perciò

non si scrive tu ringrazi , tu annunzj , ma tu ringrazii

tu annunzii ■ Quei nomi e quegli aggettivi, in

cui

la voce

si posa sull’ I, come Dio , pio , restìo , natio si scrivono al plurale con ti: cioè Dii , pii , restii , natii.

M e N.

%.

7 . La lettera N avanti a B e P si cambia sempre

in M, come Giambattista , Giampiero in luogo di Gian-

latlista , Gianpiero . Lo slesso si fa

ancora

in tiemmi per tienmi. La M all’ opposto si

cambia sovente

in N quando

è innanzi ad un’ altra N, come andianne in vece di on¬

di

arane.

U.

§, 8. Dopo il G ed il Q 1’ U è sempre vocale edha un suono sfuggito , che termina nella vocale seguente , come

guerra , guadagno , questo , acquisto.

L’li ha il medesimo suono sfuggito innanzi all’ 0, quando con lui fa dittongo , come cuore , buono , scuola,

uomo, figliuolo , mole , duole. L’ U però non ha Inogo

se non in quelle parole , dove la voce posa sull’O che gli viene appresso , come negli esempi anzidetto Allorché la voce batte su d’ altra vocale , 1' U si tralascia , come bontà , co¬

raggio , scolare , voleva, dolente,

non

buonlà, scuoiare ecc.

Si eccettuan nuovamente , buonamente, e si scrive pur an¬

che suonare e giuocare. Alcune parole si pronunziano e si scrivono indifferentemente e coll’ V e senza, comepruovo e provo , scuopro e scopro , truovo e trovo , vuoto e

volo.

(7)

368

Lettere majuscolc.

§ . 9. Da lettera majuseola s’incomincia sempre : 1. La prima parola (Vogni discorso.

2. La prima parola dopo il punto.

3 . La prima parola , allorché si riferisce qualche detto o qualche autorità altrui.

4. La prima parola d’ ogni verso scrivendo in poesia.

5. Ogni nome proprio di persona , di famiglia , di città, di provincia , di fiume ecc.

6 . Ogni nome di dignità o di titolo , come Imperadore -, He,

Duca ecc.

7. I nomi di quelle cose , che nel discorso interessano maggiormente e su cui si vuole , che il leggitore fissi mag¬

giormente l’attenzione.

Accento.

8 . 10. L’accento si sovrappone generalmente all’ultima vocale di quelle parole , che sono di più sillabe , che finis¬

cono in vocale e in cui su di questa vocale si appoggia la voce , come pietà , bontà , perchè , però.

Nei monosillabi non si pone se non

1. Quando contengono un dittongo e la voce si ferma su l’ ultima vocale , come ciò , può , giù , più , qui , qua (da

molti però qui e qua si scrivono senza accento) .

2. Quando hanno due diversi significati , per distinguere i quali in uno si aggiunge l’accento e nell ’altro si ommette.

Così hanno l’ accento è e dà quando vengono dai verbi es¬

sere e

dare,

come egli è , egli dà ;

nome in significalo

di giorno, e imperativo del verde dire ; avverbio affer¬

mativo e in significato di così ; congiunzione negativa ;

là, e li

avverbj

di luogo: e non hanno l’accento allorché

questi monosillabi si usano in altro senso . Alcuni aggiungon l’ accento anche a se, quando è nome personale ed a che, quando significa perche ; altri l’ omettono. Qualche volta

(8)

l’accento si pone anche sulla penultima vocale, come in bdlìé (arbitrio ) per distinguerlo da balia nutrice( ) , in già av¬

verbio , e in umile , simile , Oceano ecc . quando in poesia P accento si fa cadere sulla loro penultima vocale.

Apostrofo.

§ . 11. L’apostrofo è quella virgoletta , che mettasi in alto quando l’ ultima vocale di una parola si tralascia per l’incontro di un’ altra parola che per vocale incominci , come

bell'

ingegno

in vece di belìo ingegno , grand !

opera

in¬

vece di grande opera. Nell ’articolo Gli I' l non si può troncare , se la parola seguente non comincia similmente per

I.

Quindi si scriverà bene

gl’

Indiani, ma non gl ’anni, gl ' editti , gl ’orsi , gl ’

uomini,

perchè

gl’ avrebbe quel

suono

aspro che ha nelle parole latine gladius , gleba , gloria, gluten.

L ’affisso ci innanzi alle vocali E ed I si scrive

coll’ apostrofo , come c' era , c’ invitò , c’indusse. Quando il che si apostrofa innanzi alle vocali , A , 0 , U, da alcuni si tralascia anche la H, la quale infatti non è più necessa¬

ria e si scrive c’ama , c’ onora , c’udiva; da più .però la H si ritiene tuttavia , scrivendo ch’ama , ch’onora , ch’ udiva.

Gli antichi usaron talvolta di elidere la prima vocale della parola seguente invece dell’ultima della parola precedente, come allo ’ncontro invece di all ’incontro. Nelle parole

che si troncano anche innanzi a consonante P apostrofo, ben¬

ché segua vocale , suol tralasciarsi , scrivendo gentil animo,

fedel amico ,

invece

di gentil ’animo , fedel ’amico.

Troncamento delle parole.

8 - 12. Le parole italiane regolarmente fìniscomo tutte in vocale, eccelle alcune poche , come nòn , con , per , in e si¬

mili. Affine però di togliere la troppa uniformità di suono, che nascerebbe dal terminarle sempre in vocale , alcune si troncano di quando in quando , e si finiscono in consonante, benché la parola seguente cominci auch' essa per consonante.

24

(9)

370

Troncamento de1 sostantivi e degli aggettivi.

8. 13. Innanzi a parola che cominci per consonante , si posson troncare i sostantivi e gli aggettivi singolari , che fi¬

niscono in E o in 0 e che innanzi a queste vocali hanno una delle consonanti L , M , N , R non preceduta da altra consonante , come fedel servidore , uom grande , pien bic¬

chiere , leggier vento . Quelli però , che troncandosi formano un suono troppo aspro , si scrivono e si pronunziano intieri, come chiaro , raro , oscuro , duro , strano , e quasi tutti quelli che finiscono in me o mio, eccetto uomo.

Similmente se le consonanti L ", VI/, N , R sono raddop¬

piate o sono precedute da altra consonante diversa , il tron¬

camento non può più farsi ; onde non si dirà ingan per in¬

ganno, fer

per

ferro , ladr

per

ladro.

Si eccettui capello , bello , quello , fratello , cavallo ed alcuni altri terminati in Ilo , che tuttavia si troncano , come

capei biondo, bel viso, quel

campo

ecc.

I nomi e gli aggettivi plurali regolarmente non si tron¬

cano , benché ai poeti qualche volta ciò sia permesso in grazia del verso . Non si troncano nemmen i nomi e gli ag¬

gettivi singolari , se finiscono in A, ed è errore il dire, co¬

me si fa da taluno , una sol volta , una sol cosa, invece di dire una sola volta , una sola cosa . Si eccettui Suora, di cui si fa Suor , come Suor Maria , Suor Cecilia,

Troncamento de' verbi.

§t 14. Nei verbi si possono troncare :

1. Gl’ indefiniti , come amar , temer , legger , sentir in¬

vece di amare , temere , leggere , sentire.

2 . Alcune prime persone plurali , come noi amiam,

amavam,

amerem invece

di

noi

amiamo, amavamo, ame¬

remo.

3 . Alcune terze persone plurali , come essi aman , ama-

(10)

van -, ameran , amaron , amin-, amasser ,

amerebber

invece

di essi amano ecc.

4 . In alcuni verbi si tronca anche la terza persona sin¬

golare , come egli vuol , suol , duol , vien , tien , val , cal invece di egli vuole , suole , duole , viene , tiene , vale,

cale-

5. Nei verbi venire e tenere anche la seconda persona singolare , come vien presto , tien questo, invece di vieni

presto , tieni questo.

6. Nel verbo essere anche la prima singolare , come io

son

pronto

invece di io sono pronto.

Troncamento degli avverbj e delle preposizioni unite all ' articolo.

8 . 15. Tra gli avverbj si troncano bene , male , fuori, ora

e i suoi

composti allora,

talora , finora,

ancora

dicen¬

dosi ben , mal , fuor , or , allor , talor , finor. Tra le pre¬

posizioni unite all’articolo si troncano allo , dello , dallo,

collo, nello ,

sullo

dicendosi al , del , dal , col, nel , sul.

Troncansi pure ai , dei , dai , coi , nei , sui dicendosi a ',

de', da’, co', ne’, su’. Notisi però , che quando la parola

seguente comincia per S impura , questi troncamenti non pos¬

son farsi , e perciò allora nel singolare si dice dello scudo

ecc.; e nel plurale degli Scudi

ecc.

Taluni

scrivono

così

anche innanzi la Z.

Troncamento d’ intere sillabe.

8 . 16. Alle preposizioni articolate riferite di sopra non si tronca una sola lettera , ma un’ intera sillaba , come del invece di dello ecc.

Altre parole vi sono pure , nelle quali si fa Io stesso, come vo’ per voglio ; diè per diede ; se per fece ; ve* per

vedi } è per egli ;

que’

per quelli ;

be’

per belli ;

gran

per grande ;

San

per Santo ; ver perverso ; me’ per meglio;

dan , fan , van ,

stan

invece di danno , fanno , stanno;

24*

(11)

m

ameran ,

crederan

ecc . invece ili ameranno , crederanno

ecc.

Accrescimento delle parole.

8. 17- Quando ad una parola , che termini per conso¬

nante , segue una parola cominciata per S impura , innari?.!

alla S si pone un I, come per istento , co-r istudio, affin di togliere il cattivo suono , che sarebbe il dire per stento,

con studio.

Alla preposizione a ed alle congiunzioni e , 0 seguendo una vocale , si aggiunge ordinariamente un 1) , come ad uno,

ed egli , od ella, per togliere

similmente

il

cattivo

suono,

che farebbe a uno , e egli , o ella Questo però non si fa sempre , ma solamente quando tralasciando il D ne risulti un suono spiacevole.

Ad alcuni di que’ nomi , che finiscono in vocale accen¬

tuata , s’aggiunge talvolta un’intera sillaba con dire pleiade

o pietale , virlude, 0

virtute

ecc.

invece di pietà

e virtù)

ma ciò

si

usa

più nel

verso

che nella prosa.

Radoppiamento delle consonanti.

§ . 18. Questa è la parte , in cui errano molti così nel pronunziare , come nello scrivere . Egli è pur difficile l’ as¬

segnarne regole universali ed esatte . Procurerem tuttavia di accennare almeno le principali , incominciando dalle parole composte , dove le regole son più costanti , e venendo in se¬

guito alle semplici.

jParole composte.

%.

19 . Parole

composte

si chiaman quelle, che son for¬

mate di due o più altre unite insieme come oltremodo for¬

mato di oltre e modo. In alcune di queste la consonante raddoppiasi , in altre si scrive semplice.

Parole composte, in cui raddoppiasi la consonante.

§ . 20 . Nelle parole composte la consonante raddoppiasi : 1. Quando uno dei vocaboli componenti finisce in vocale

(12)

accentuata , e Valtro incomincia per consonante . Così inper¬

ciocché

composto

di perciò e che si

raddoppia

il C, in ve- drollo

composto

di vedrò e lo si

raddoppia

la L. Conviene

eccettuare gli, che sempre scrivea! con un f solo , come di¬

ro

gli , manderogli.

2. Quando il primo dei vocaboli componenti è un verbo monosillabo , come ovvi , sfatti , vanne , fammi composti dei verbi è, sta , va , fa e delle parole vi . ti , ne , mi.

3. Quando la prima delle voci componenti è una delle seguenti particelle A (ad ) , I (in ) , 0 (ob) , Co (con) , So (sub ) , Su , Da , Ma, Fra, come accorrere , irrigare , op¬

porre , commovere, sollevare , succedere, dabbene, raccon¬

tare , frammettere.

Si eccettua la S impura , che sempre si scrive semplice, come aspirare , costringere , sospirare.

Favole composte , in cui la consonante non si raddoppia.

8 . 21 . Nelle parole composte la consonante non si rad¬

doppia.

1. Allorché la prima delle voci componenti è di più sil¬

labe e non finisce in vocale accentuata , come portami , ve¬

dilo , godasi , altresì , oltramonli , sotto posto.

S’

eccet¬

tuin contra e sopra , che fan raddoppiare la consonante che lor succede , come contrapporre , soprattutto. Anche altre raddoppia in altrettanto , ogni raddoppia in Ognissanti.

2. Quando la prima è una delle particelle De , Re , Vre, come deridere , relegare , premettere.

Parole composte , in cui la consonante or si raddoppia ed or no.

8 . 22 . Vi sono alcune particelle , che ora fan raddop¬

piare la consonante ed ora no.

Tra

raddoppia solamente

in trattenere.

(13)

374

Di

raddoppia

solamente

la F e la

S,

come diffondere, dissìmili.

Ma circa alla F si eccettua difetto e difendere) circa alla S si deve osservare , che quando la seconda delle pa- role componenti comincia per vocale , invece di Di si scrive Dis,

ma una & sola ,

come

disinganno , disonore.

In

raddoppia sempre di sua natura , quando la seconda

delle voci componenti comincia per A , come innato , in-

numerabile, e qualche volta anche quando la seconda co¬

mincia per vocale , come innacquare , innabissare , innaF

zare , innamorare , innanellare , innanzi. Tranne l’ultima

le

altre

parole

sogliono scriversi anche con N semplice.

Se

raddoppia

solamente

in sebbene e seppure.

Ri

solamente in rinnegare , rinnestare , rinnovare-

Pro

solamente in proccurare , proffìlare e provvedere,

che però scrivonsi ancora senza raddoppiamento , cioè pro -

curare , profilare , provedere.

E

raddoppia

il C e la

F,

come eccedere, eccitare - ef~

femminato , effusione; ed anche il B ed il P in ebbene, eppure.

Delle parole semplici.

§ . 23. Intorno alle parole semplici deve osservarsi : 1. Che niuna consonante si scrive mai doppia al prin¬

cipio della parola , nè dopo un’altra consonante diversa ; per¬

ciò non si scriverà sfiato , apparsso, ma fiato , apparso.

2. Che tutte le parole derivate da un’ altra vogliono es¬

sere scritte come quella , da cui derivano : perciò attivo,

atteggiamento , attualmente ecc. si scrivono con due T

come atto . Si eccettui mellifluo, che ha due L, benché

mele ne abbia una sola ; il che però avviene, perché è tratto

dal latino mgllifluus . Dubitare all ’incontro scrivesi con un

B solo , e dubbio , dubbioso ecc. con due.

Anche i verbi tacere , piacere e giacere fuori di laccio,

piaccio , giaccio ; taccia , piaccia , giaccia -, e nelle altre

(14)

375

forme , in cui all’ / tien dietro la lettera VA 1'0 han tutto il resto con un C solo.

E però da notare , che questi verbi nel tempo passato indeterminato hanno tacqui , piacque -, giacqui ; tacque ,

piacque , giacque ; tacquero , piacquero , giacquero , dove

il R equivale ad un secondo C, la qual sostituzione del R al C si fa allo stesso modo in nacqui , nocqui , acqua , ac¬

quisto

e simili.

3. Che innanzi all’/ seguito da altra vocale le conso¬

nanti B , C, F , P si raddoppiano quasi sempre , come neb¬

bia , caccia , graffio , doppia.

S’ eccettui bacio , cacio , audacia , tenacia , fallacia,

prosapia , inopia , copia , taciuto , piaciuto , giaciuto, e

qualche altro.

4 . Che innanzi allo stesso / seguito da altra vocale le consonanti D , L , M , N , R , V, Z, non si raddoppiano quasi mai , come sedia , olio , premio , testimonio , gloria , savio, grazia-

Si

eccettuino

mummia, bestemmia, pazzia , follia,

e poche altre.

5. Che il G sempre si scrive semplice innanzi alle let¬

tere ion, come ragione , prigione , cagione. Nelle parole derivate dal latino , se il G è sostituito alle consonanti D o I,

deve

sempre

esser doppio,

come da

modius, radius , ma- , jus , major ecc. moggio , raggio , maggio, maggiore; se è

posto invece del T, della S o del medesimo G, per ordina¬

rio è semplice , come da Palatium , Ambrosius , collegium ecc. palagio , Ambrogio , collegio.

6. Che nelle parole dirivate dal latino le consonanti C

T,

e P

T,

si

cambiano in

due

T,

come rectus retto , fruc- tus frutto ; dptus

allo,

ineptus inetto ; c G

AI

si cambia

in due AI, come fragmentum frammento , dogmaticm

dommatico-

Si eccettui augmentum aumento , segmentum segmento , e per riguardo a C T sanctus santo , tinctus Unto , unctus unto,

e simili.

(15)

376

Divisione ielle parole in fin di linea.

24 . Quando una parola non cape tutta intera in una linea e se ne trasferisce una parte nella linea seguente , si deve essa divider sempre esattamente fra sillaba e sillaba . In ciò le regole da tenersi son quelle stesse che usar si deb¬

bono nel compitare e nel sillabare.

1. Adunque le vocali : che forman dittongo , non si deb¬

bono mai dividere l' una dall’altra ; quindi non si scriverà sci-

ogli- e- re , pi- ano , bu-

ono;

ma scio- glie - re , pia- no, buo- no.

2. Quando una consonante semplice è posta fra due vo¬

cali , si deve unire alla vocale seguente , non alla precedente, come a - mi - co , di - vi- no , a - do- ra - bi-le. Si eccettuino le parole composte , che sempre si debbon dividere nelle lor componenti , come mal - agevole , dù - inganno.

3. Allorché in mezzo alla parola s’incontrano due con¬

sonanti della medesima specie , come bb, ce, dd ecc. una di esse deve congiungersi alla vocale precedente , e l’altra alla seguente , come at - to, ae - cet - io , as - sog - get - la - to.

4- La S con tutte le consonanti che la seguono s’ap¬

poggia sempre alla vocale che viene appresso , come que¬

sto, a- spet- to , vostro. Si

eccettuin sempre

le

parole

com¬

poste , come dis - porre , dis - gtungere.

5. Se di due consonanti fra lor diverse la prima è un

F o

una

di

quelle

che

chiamansimute,

cioè B , C, D , G, P, T, V e la secondaè

una

di

quelle

che diconsi liquide,

cioè L , M, JV , R, s ’uniscono amendue alla vocale seguente, come a- cre , ve- tro , de - gno ecc . In tutti gli altri casi quando fra due vocali si trovano due consonanti di diversa specie, la prima s’unisce sempre alla vocale precedente , Ja seconda alla seguente , come cen - to , al - to , er - to ecc.

0. Se le consonanti son tre , la prima s’ unisce alla vo¬

cale precedente , le altre due alla seguente , come om- bra,

sem- pre , in- clito ; eccetto

quando

la

prima siaunaS,

come

s’ è detto di sopra.

(16)

7. Convien guardarsi dal terminare la linea con una con¬

sonante apostrofata , la quale dee sempre far sillaba colla prima vocale della parola seguente.

Interpunzioni-

§ . 25 . L’uso dei punti e delle virgole si è introdotto per indicare le pause del discorso e distinguere i sensi.

Il punto fermo finale si mette alla fine d’ ogni periodo, cioè quando il senso è interamente compiuto . Se questo non contiene esclamazione , nè interrogazione , si adopera un punto semplice . Se v’ha esclamazione si scrive in questo modo ( !) come oh me misero ! Se interrogazione , si scrive in quest’

altro modo ( ?) , come : Che fai? Che pensi?

I due punti si adoperano

1. Per separare le parti maggiori di un lungo periodo, come sogliono esser molti di quelli , in cui la prima parte comincia per siccome , o quantunque , e la seconda per

così ,

nondimeno

e simili.

2. Allorché ad un senso per se compiuto si vuol ag¬

giungerne un altro , che vi abbia conessione.

3 . Quando si vogliono riferire le precise parole dette da alcuno.

II punto e virgola serve a separare le parti minori di un periodo , e si usa frequentemente innanzi a ma , poiché , perciocché , é simili ed anche innanzi a così , pure , nondi¬

meno

ecc .

quando

la

sospensione

della prima parte non sia

stata troppo lunga.

La virgola serve a distinguere le parti minime, ossia i piccoli sensi ch’entrano insieme uniti a formare il periodo.

Ella si pone ordinariamente

1. Avanti le congiunzioni o, ne , se , come, perchè , ac¬

ciocché, affinchè , onde , dove,

che,

cioè , vale a

dire

ecc.

2. Quando due o più nomi , o aggettivi , o verbi, o av- verbj van nel discorso uniti insiemi, come : Le quattro parti della Terra sono l ’Europa , l’Asia , l’ Africa e l’America.

(17)

378

3. Fra due virgole pur si pongon i vocativi , cioè i nomi delle persone , a cui è diretto il discorso , come : Odi, o Cesare, chi ti chiama. Porgimi , Antonio , cotesto libro.

A vie meglio dichiarare l' uso del punto , dei due punti, del punto e virgola e delle virgole servirà il seguente pe¬

riodo tolto dall ’Orazione del Monsignor della Casa a CarloY.

Siccome noi reggiamo intervenire alcuna volta, Sa¬

cra Maestà , che quando o cometa, o altra nuova luce è apparita nell ' aria , il più delle genti rivolle al cielo mirano colà , dove quel maraviglioso lume risplende:

cosi avviene ora del vostro splendore e di voi ; per¬

ciocché tutti gli uomini ed ogni popolo e ciascuna parte della terra risguarda inverso di voi solo.

Un senso posto fra mezzo ad un altro o per modo d’av¬

vertimento , o per digressione , o per altro motivo, si chiama

Parentesi.

Se

questa é breve, si suol racchiudere fra due virgole,

come nel Casa : Quelli , che ciò fare non vogliono , de'

quali la moltitudine e grande , tali in questa amicizia riputati esser deono , quali ecc.

Se è lunga , si chiude fra due semilune , come nel me¬

desimo : Ponga mente ancora a fare che gli atti , i mo¬

vimenti, l’andare , lo stare , il sedere , il giacere , le mani , gli occhj , la voce non solamente non siano di helle maniere prive ( comiche ciò ad altra scienza più che a questa appartenga ) ; ma ancora dì riverenza e di osservanza verso l’amico superiore diano segnale.

Quando si riferisce alcun passo di qualche autore , se è breve , si suole sotto segnare con linee ; se è lungo , al prin¬

cipio ed al fine vi si pongono due virgole accoppiate ( -) , le quali da molti si sogliono aggiungere anche al principio d’ogni riga.

(18)

Dialetti.

§ . 26 , Come ogni lingua , cosi anche l’italiana possiede i suoi linguaggi particolari ossia dialetti , che più o meno s’ allontanano dalla lingua de’ classici . La differenza, per cui distinguon«! questi dialetti gli uni dagli altri , deve cercarsi nella soppressione e nel cangiamento delle vocali e

delle consonanti.

Ve ne sono tre classi generali de’ dialetti parlati inItalia.

I . Dialetti dell’ Italia superiore.

II . Dialetti dell ’Italia di mezzo.

III . Dialetti dell ’Italia inferiore.

I.

Dialetti dell ’Italia superiore.

8. 27 . I dialetti dell’ Italia superiore sono i segnenti:

1. Il venziano . 2. Il padovano. 3. Il mantovano. 4 . Il bergamasco . 5. Il milanese . 6. Il bolognese . 7. Il genovese.

8. 11piemontese.

8. 28 . Il dialetto veneziano è il più molle , il più dolce di tutti . Il suo carattere particolare consiste inquanto segue.

1. Ce, ci, eia , ciò , ciu si cambiano in se , si , sa , so,

su,

come pase , sivile, baso, pausa ,

surma

in luogo di pace, civile, bacio, pancia , ciurma.

2. Va , co , cu si cangiano in ga , go , gu, come ga-

rità , amego,

gurioso

in vece di carità , amico, curioso.

3. Se vien cangiato in ss, come conosso in luogo di

conosco.

(19)

380

4 . Ge, gi , già , gio , giu vengono cambiati in ze , zi,

za , zo, zu,

come

zen/ile , zigante , zammai , zorno, zurare in

vece

di gentile , gigante , giammai , giorno , giurare.

5. Talvolta i si cambia in e , come medego , retrato in luogo di medico , ritratto.

6. Assai spesso si sopprime la consonante d fra due vocali , come raise , eoa , suar in vece di radice , coda,

sudar.

7. Talvolta di due consonanti l’una si ommette , come

retrato

in

vece di ritratto.

8 . Dicesi pur anche \è in luogo di è ossia c'è, però con dolce pronunzia ; ghe in vece di gli , ghè in vece di

v' è.

§ . 29. Il dialetto padovano lengua( rustega pavana) è un miscuglio del veneziano e degli altri dell!Italia supe¬

riore , per la qual cosa è assai difficile il comprenderlo.

§ . 30 . 11dialetto mantovano, che si parla eziandio ne’territorj di Parma , di Modena e di Ferrara non •differisce gran cosa dagli altri parlati nell ’ Italia superiore.

§ . 31 . Il dialetto bergamasco è il più duro ed il più corrotto di tutti.

1. Per soppressione delle vocali finali.

2. Per ommissione delle consonanti n e m innanzi alle consonanti d , p , t, come fed , tep , tal, mei in luogo di

tenda , tempo, tanto , mente.

3. T e d finali si cambiano in g, come soldag , fregg in vece di soldato , freddo.

4 . C dolce cangiasi alla veneziana, come pas , vos, tas in luogo di pace , voce , tace.

5 . oltre a ciò possiede il suono chiuso e nasale ó".

§, 32 . Il dialetto milanese ha grandissima somiglianza coll’ anzidetto e possiede inoltre il suono francese il, come nelle parole paür , lün , tarlarüg in luogo di paura , luna,

tartaruga.

(20)

In luogo di yge , ggi , ggta , ggio ponesi ordinariamente

sg,

come lesg, osg, ptosg ,

posg

in luogo di legge , oggi, pioggia , poggio.

§ . 33. Il dialetto bolognese è il più corrotto di tutti, cosi che in durezza supera pur anche il bergamasco , poten¬

dosi in esso dire st in luogo di questo , di volt in vece di

delle volte.

§ . 34 . I dialetti genovese e piemontese tengono il mezzo kralle lingue italiana e francese.

II.

Dialetti dell ' Italia di mezzo.

8 . 35 . I dialetti dell ’Italia di mezzo abbracciano il tos¬

cano ed il romano.

§. 36. Il dialetto toscano in bocca di gente ben edu¬

cata è vicinissimo alla lingua de’ classici , ma in bocca della plebaglia soggiacque a non pochi storpiamenti . Il dialetto toscano comprende quattro sottodialetti , cioè : 1. Il fioren¬

tino.

2 . Il

sanese.

3 . Il

pisano.

4 . li aretino.

%,

37 . I Fiorentini

pronunziano

ca , che, chi, co, cu,

come il Tedesco proferisce ha, he , hi, ho, hu.

§. 38. I Lanosi servonsi ordinariamente dell’a in luogo dell’ e , onde dicono : sanza , scrivare in vece di senza,

scrivere.

§. 39 . I Pisani preferiscono Vu all ' o, e quindi dicono :

amerà , parlerà in vece di amerò , parlerò. Inoltre so¬

gliono cambiare zz in ss, come in posso per pozzo , messo per mezzo.

§. 40 . Gli Aretini preferiscono ä all ’« coll ’ accento, come capo , pane in luogo di capo , pane.

§ . 41 . Il dialetto romano in bocca di gente colta s’ac¬

quistò il vanto d’essere il più puro di tutti , onde venne il proverbio : lingua toscana in bocca romana.

La plebaglia come dappertutto servasi anche in Roma

(21)

382

d’un linguaggio assai cattivo e guasto . Il Romano suol cam¬

biare.

1. L in r , s preceduta da consonante in z, come cor¬

po,

penzo

in vece di colpa, penso.

2. Z) in re quando preceduto sia da un altro re, come in sonno , monna in vece di fondo , mondo.

3. J in gli, come noglia , agliaio in vece di noja,

ajulo.

4. Ama inoltre frequenti trasposizioni delle consonanti, come erosa , frebbe.

III.

Dialetti dell ' Italia inferiore.

§ . 42 . Estrema dolcezza , anzi troppa mollezza è il ca¬

rattere comune de’ dialetti dell’ Italia inferiore.

§ . 43 . Il dialetto napolitano per essere molto sonoro ama l ’accento ed è quasi quasi cantante.

1. L’i non accentuata si cambia in è con mezzo accento, e Vi finale si prolunga in je, come majè , noje , voje in vece di mai , noi , voL

1. Le vocali o ed e col premetter loro u ed i si fanno dittonghi , come cuorno , luode , fratiello , colliello invece di corno , lode , fratello , coltello.

3. La consonante l innanzi alle consonanti d, t , z vien cambiata in u, come bauzare , auto , caudo in vece dibal¬

zare , alto , caldo.

4 . Le sillabe fia , fio , fiu, leggeasi come scia , scio,

sciu, dicendosi sciammo , scionda ,

sciame

in luogo di fiamma , fionda, fiume.

8. 44 . Nel dialetto calabrese si cambia l o in u, eia vocale j vien adoperata in vece delle consonanti d, f , g, come gauju , jume , jumu in luogo di gaudio , fiume, giorno.

L o finale, qualora

non

vada priva d’accento, can¬

giasi in au, come aman in vece di amo.

(22)

§. 45 . Il dialetto siciliano cambia Vo assai frequen¬

temente in u, il che per lo si fa in fine de’ nomi. Del resto egli è somigliantissimo al napolitano.

Versificazione Italiana.

Verso italiano in generale.

§, 46 . Il Verso italiano consiste in un certo numero di sillabe e di accenti disposti a certe sillabe determinate.

Sillabe.

§. 47 . Ogni voce proferita con una sola emissione di fiato forma una Sillaba . Secondo che la voce è o semplice o articolata , le sillabe sono composte o di una sola vocale o di una vocale mista ad una o più consonanti , come a- mo,

e- gli , i- ra , uso , stra - no, stan - co.

Qualche volta anche due vocali formano una sillaba sola, quando cioè si pronunziano con un sol fiato, come au - ra,

eu- ro, giu- ro, gui- da , cuo- re , pie - no , em-pio , dai- no,

e allor si chiamano dittonghi . x

Ma ancorché non formino vero dittongo due vocali, che nel mezzo del verso finiscano una parola , -vengono conside¬

rate per una sillaba sola a cagione della prestezza con cui unite una all ’ altra si proferiscono , come io , di - cea e mio nel verso endecasillabo del Petrarca:

Io I

di I cea | fra ’l |

mio

cor | per | che | pa jven [ti.

Anche tre vocali , che finiscano una parola , sono con¬

siderate per una sola sillaba , come tuoi in quell’ altro del Petrarca :

Men I te | mia | che | pre | sa | ga | de ’j tuoi | dan | ni.

(23)

384

Nel fine del verso all ’ incontro , se le due vocali non forman dittongo , siccome allora si pronunziano staccate , così si contano per due sillabe , come mai in quell ’ altro dello stesso poeta :

Pri ]ma | ve | ra | per | me | pur | non | è | ma \ i-

Che se forman dittongo , allora per la regola generale cosi nel mezzo , come nel fine del verso valgono sempre per una sillaba sola , come presso il medesimo :

Può I

conIten| lar| vi | sen | za| far| ne | stra| zio.

Elisione.

§ . 4'-*. L’Elisione è quello stesso , che i Greci ed i La¬

tini chiamarono Sinalefe . Anche nel verso italiano adunque se una o più vocali terminano una parola , queste si elidono o si mangiano , quando segue altra parola che per vocale in¬

cominci. Così nel verso del Tasso :

Mol I io e I gli o j prò | col j sen | e | col | la j ma | no.

S’ar I mò | d’A | sia e j di j Li jHa il j po j poi | mi j sto.

Sono da fuggire le troppe elisioni in un medesimo verso, come in quel del Petrarca :

Fior I fron | de er | be om | bre an | tri on | de au | re | so | a I vi.

Accento.

§. 49 . I Greci e i Latini avean tre specie d’accenti, l’acuto che significava alzamento di voce , il grave che volea dire ab¬

bassamento , e il circonflesso , che esprimeva successivo alza¬

mento e abbassamento di voce sulla medesima sillaba.

Nelle parole italiane non vi ha che una sillaba sola , su cui si faccia battere più fortemente la voce , e ciò ci fa co¬

munemente innalzandola ; le altre sillabe si pronunziano tutte col medesimo tono. Così per esempio in crudeltà la voce si alza e si posa sull ’ « ; in furióso si alza e si posa sull’ó, in ritengano si alza e si posa sull ’è.

(24)

385

Quando l’accento o la posa della voce è sull ’ultima sil¬

laba , la parola chiamasi tronca; quando è sulla penultima, dicesi piana; quando è sulla terzultima vien detta sdruc¬

ciola.

Alcuni han pur l’accento sulla quartultima o quin¬

tultima , come seminano , sèminanovi, e queste si dicono

bisdrucciole e trisdrucciole.

Varie specie de’ versi italiani.

8 , 50 , I versi , che più si usano da’ poeti italiani , sono di otto specie , cioè VEndecasillabo, il Decasillabo, il

Novenario , l' Ottonario, il Settenario , il Senario, 41-

il Quinario, e il Quadrisillabo , che tali si chiamano se¬

condo il numero delle sillabe , di cui sono composti.

Taluno ha voluto usar anche il Bisillabo e il Trisil¬

labo , ma questi per la loro

cortezza appena sipossono

chia¬

mar versi.

Pier Jacopo Martelli ha pur introdotto nella Poesia ita¬

liana i versi Alessandrini di quattordici sillabe , che dal suo nome si sono detti Martelliam; ma anche questi non sono che due Settenarj insieme accoppiati ; cosi quei dei Frugoni :

Fai rinascere VArti , fai rifiorir gl’ Ingegni , è formato dei due Settenarj :

Fai rinascere VArti, Fai rifiorir gl’Ingegni.

Endecasillabo.

8 . 51. L’Endecasillabo , che come appar dal suo nome, è composto di undici sillabe , oltre la decima , che riesce accentuata di sua natura , deve avere Vaccento o sulla sesta , come

Mirando la stadio » che ’1 freddo perde, E le stelle migliori acquistan forza o sulla quarta insieme e l’ ottava , come

E quella dolce e leggiadria scorza Che riconria le pargo/efte membra

Petrarca*

25

(25)

386

Decasillabo.

8 . 52 . Il Decasillabo può accentuarsi o sulla terza e la sesta, come

Sulle sponde del pallido Lete Mentre aspetta riposo vendetta.

Metastasio.

0 sulla quarta e la settima , come Chi fiori e fronda concepe e figlia.

Aideano.

Ma allora è come diviso in due Quinarj.

Novenario.

8 . 53 . Il Novenario da Lino da Pistoja è stato accen¬

tuato sulla terza e la quinta , come Chi mi porse gitela ferita.

Dal Redi sulla terza e la sesta, come Quel Rubino eh’ è ’1mio tesoro.

Dal Cilindrerà sulla quarta e la sesta , come A duro strai di ria ventura.

Questo verso per essere di pochissima armonia s’ado¬

pera pochissimo.

Ottonario.

8 . 54 . Il verso Ottonario vuol necessariamente l’accento sopra alla terza , come

Quando Giovo ecco repente Nuota in mâr velocemente,

Chiahrera.

Settenario.

§ . 55 . Il Settenario ammette l’ accento sopra qualunque delle prime quattro sillabe , come

Misero giovinetto Per navicanti avari Nel profondo de’ mari Era a morir costretto.

Chiahrera.

Più sonoro però riesce quando ha l’ accento sulla quarta .

(26)

Senario.

8 . 56 . Il Senario chiede l’ accento sulla seconda, come Ma fesso ghirlande

Su questi miei crini.

Redi.

Quinario.

K. 57 . Esso ha l’ accento sulla prima, e può anche an¬

darne senza , contento della sola penultima , che non nemanca mai , come

Apertamente Rice la Acute.

Chiàbrera.

Quadrisillabo.

8 - 58 . Anche questo contentasi della penultima , ed è un soprappiù se l’ha ancor sulla prima , come

Damigella Tutta bella.

Chiabrera. « ■ Versi piani , sdruccioli , tronchi.

§ . 59 . Ciascuno de’ versi italiani può essere o piano, o sdrucciolo , o tronco . Si chiama piano , quando termina con una parola piana , come son tulli quelli , che furon finora ri¬

portati . Si dice sdrucciolo , se termina con una sdrucciola, come

Quasi d’un più bel sol s’allegra e gloria.

Petrarca.

Finalmente si chiama tronco , allorché termina con una tronca , come

Atroce esempio di crudel beltà.

Chiabrera.

Il tronco ha una sillaba meno che il piano , lo sdruc¬

ciolo ne conta una di più ; amendue però hanno gli accenti sulle sillabe stesse che il piano.

25 *

(27)

388

Rime.

8. 60 . La Rima non è altro , che la desinenza simile di due parole o piane , o sdrucciole o tronche , incominciando dalla vocale accentuata inclusivamente sino alla fine. Perciò rimeranno fra di loro bontà e cariter, lontan ed uman , vanno e stanno , suono e ragiono , pallido e squallido ', ma non già carità e vita , uman spamare , vanno ed invano, patodo e valido.

Le parole che fanno rima tra loro , debbono esser di¬

verse o di qualità , o almen di significato ; nè due versi ri¬

mati insieme potran terminarsi a cagion d’esempio colla stessa parola canto preso nel medesimo senso . Ma se canto in un verso sarà verbo , e nell’ altro nome , come io canto ed il

canto , e se

volendosi

pur nome in amendue, nel primo si¬

gnificherà l’atto del cantare e nel secondo significherà luogo, come il canto e da canto, cioè da parte , allora potranno far rima convenevolmente.

Varie specie di componimenti.

§, 61. Alcuni di questi componimenti sono legati alla rima , altri ne sono sciolti ed altri in parte legali ed inparte sciolti.

Versi sciolti-

§ . 62 . Affatto liberi dalla rima son quelli che chiamano

Sciolti

war’ lEoxyv.

Una tal libertà però non suole usarsi

che coi versi Endecasillabi . A questo modo si tessono or¬

dinariamente le Tragedie e le Commedie. In versi sciolti sono pure buona parte de’ Poemetti , delle Epistole , de’ Ser¬

moni . Il Trissino , l’Alamanni , il Rucellai , il Tasso ed altri ne han pur formato de’ lunghi Poemi , quantunque ne’ lunghi

Poemi sia da preferirsi la rima.

Quanto per se medesimo è facile il verso sciolto , al¬

trettanto diviene vile e spregevole , se non è sostenuto dalla

(28)

389

grandezza de’ pensieri e delle immagini , dalla nobiltà delle parole e delle frasi, e dalla ben temperata armonia del verso.

Ditirambi.

§ . 63 . Ogni sorta di versi ammette il Ditirambo , in¬

trecciati senza legge e con un apparente disordine , il qual domina par anche nelle rime che spargeasi qua e là a ta¬

lento. Molto accorgimento e giudizio però richiede un tal disordine . Il più celebre Ditirambo che sia mai stato com¬

posto è quello del Redi intitolato Bacco in Toscana.

Selve.

8 . 64 . Le Selve son poemetti di Endecasillabi sciolti frammezzati di tratto in tratto d’ alcuni rimali.

Idillj.

8. 65 . Gl’ Idilly sono poesie pastorali , che or si tes¬

sono di endecasillabi tutti sciolti , o piani o sdruccioli , ora di endecasillabi misti di settenarj , parte sciolti , parte rimati a piacere . A quest’ultima foggia si tesson pure i Recitativi delle Cantate e dei Drammi per musica.

Madrigali.

8 . 66 . I Madrigali sono piccoli componimenti, che non oltrepassano comunemente gli undici versi , misti auch' essi di endecasillabi e di settenarj , i quali rimatisi a piacere e chiudeasi o con due versi rimati a coppia , o con una rima dell’ultimo col terzultimo.

Epitaffi ed Iscrizioni.

8. 67 . Componimenti più brevi ancora sono gli Epitaffi e le Iscrizioni , che di rado vanno più in la di sei versi, rimati aneh’ essi come più aggrada . Eccone uno per la morte di un gran parlatore.

(29)

390

In questa tomba è un Chiaccheron serrato, Ch’assordò col suo dir tutta la gente;

E bench ’ egli ammutisca eternamente, Non può tanto tacer , quanto ha parlato.

Epigrammi.

8 . 68 . Questi che nella poesia italiana sono stati intro¬

dotti dall’ Alamanni , ma che però son pochissimo in uso, sogliousi rimare a due a due. Serva d’esempio uno del me¬

desimo Alamanni.

Sondo detto a Caton , quando morio, Tu non devi temer , Cesare è pio ; Rispose : Io che Romano e Caton sono,

Non fuggo l’ira sua , fuggo il perdono.

Canzoni ed Odi.

8 . 69. Le Canzoni sono componimenti più o men lunghi, e divisi in vane parti , che chiamatisi Strofe o Stanze.

Ogni Stanza può formarsi a piacere di maggiore o mi¬

nor numero di versi e questi possono essere di differenti mi¬

sure , fra lor rimati in diversi modi.

Solo , qual è la prima stanza tanto nel numero e nella qualità de’ versi , quanto nella distribuzione delle rime , tali esser debbono tutte le altre.

In alcune di esse intrecciansi solamente gli Endecasil¬

labi ed i Settenarj , e vi si adopera uno stile o temperalo e grave , come quello del Petrarca , o immaginoso e vivace, come quello del Chiabrera , e da questi due Autori le prime chiamatisi Canzoni Petrarchesche , le seconde Canzoni

Chiabreresche.

In altre s’ intreccia indifferentemente ogni specie di versi, ed ai piani si mescolan pure gli sdruccioli e i tronchi , avuto solamente riguardo di unir quelli che meglio consuonino fra di loro , e vi si usa uno stile o animato parimente e vivace ad imitazione di quello d’Orazio , e chiamar si potrebbero

(30)

391

Odi Oraziane; o dilicato e gentile ad

imitazione

di quello

d’ Anacreonte , e dicon«! Canzonelle Anacreontiche.

Sonetti.

8 . 70 . Il Sonetto è il componimento più famigliare ai poeti italiani , ma forse il più difficile a ben farsi . Esso è composto di quattordici versi divisi in due Quartine e due Terzine , che altrimenti si chiamano Quartetti e Terzetti.

Le Quartine aver non possono che due rime, la collo¬

cazione delle quali può variarsi in quattro maniere.

La I . chiamasi rima chiusa , ed è quella di accordare fra loro in ogni Quartina il primo verso col quarto , e il se¬

condo col terzo , come in quel Sonetto del Petrarca , che co¬

mincia

Quanta invidia li porto , avara terra ,

in cui le desinenze dei due Quartetti sono

Terra , tolto , volto , guerra Serra , raccolto , sciolto , disserra.

La II . si dice rima alternata, ed è Paccordare alter¬

natamente in amendue i Quartetti il primo verso col terzo, e il secondo col quarto , come

Rimena , famiglia , filomena , vermiglia Rasserena , figlia , piena , riconsiglia.

La III . è in rima parimente alternata , ma cambiando nel secondo Quartetto P alternazione , come

Vidi, dolcezza, nidi , sprezza Apprezza , lidi , bellezza , stridi.

La IV . ha la rima alternata nella prima quartina , e la chiusa nella seconda , come

Soavemente, insieme, si pente , teme Estreme , presente , sente, speme.

Queste due ultime maniere però sono poco »sitate.

Le Terzine o contengono due sole rime , e variar si possono in tre maniere

(31)

392

1. Alternando , come

Gravi , tragge , chiavi.

Piagge , soavi , selvagge.

2. Accordando il primo col terzo , quarto e sesto , e il secondo col quinto , come

Bene, vita , spene

Sovviene, partila , conviene-

3. Accordando il primo col quinto e sesto , e il secondo col terzo e quarto , come

Pria , immantinente , mente Sente , via , piangeria.

Questa maniera però oggi mai più non si usa.

0 contengon tre rime , ed allora la corrispondezza della seconda colla prima Terzina potrà farsi in tutti j modi. Siano per esempio le desinenze della prima :

Pianto , bramo, crudo.

Quelle della seconda potranno essere

Canto , amo , crudo

Canto , crudo , amo Amo, canto , crudo Amo, crudo , canto Crudo, canto , amo Crudo , amo , canto.

Può anche accordarsi in ciascuna Terzina il primo verso col terzo , ed il secondo dell' una con quello dell’altra , come

Pianto , bramo, canto Scudo, amo , crudo.

Di tutte queste maniere mille esempj vedersi possono negli

autori.

Ai Sonetti giocosi ai quali dal nome del Berni che in essi è riuscito singolarmente , si è dato il titolò di Bernie- schi,

si

suole

spesso appicar sul

fine

una

coda,

la qual si

forma aggiungendo prima un Settenario rimato coll' ultimo verso della seconda terzina , poi due Endecasillabi rimati fra loro, indi un altro Settenario rimato coll' ultimo di questi e due

(32)

altri Endecasillabi rimati insieme , e così sin che piaccia di prolungare la coda. I Sonetti comunemente sono composti di Versi Endecasillabi . Ve n’ha tuttavia anche di quelli in Versi Ottonarj , Settenari , Senarj , Quinarj , che chiaman«!

Sonetti Anacreontici. - >

Terze Rime.

§ . 71 . I componimenti in terza rima comunemente detti

Capitoli , e in cui si

scrivono

pure

da

molti le Egloghe, le

Elegie , e VEpistole , sono formati di Terzine concatenate fra loro con questa legge , che il primo verso di ciascuna fa rima col terzo , c il secondo col primo e terzo della seguente.

Eccone un esempio nel cominciamento del primo Trionfo del Petrarca :

Nel tempo, che rinnova i miei sospiri Per la dolce memoria di quel giorno

Che

fa principio a sì lunghi martiri, Scaldava il sol già l’uno e Valtro corno Del Tauro e la fanciulla di Titone Correa gelata al suo amico soggiorno.

Endecasillabi.

§ . 72 . Simili in qualche parte alle Terze Rime sono gli Endecasillabi , ove ogni terzetto è composto di due Ende¬

casillabi alla Latina rimati fra loro con un Decasillabo sdruc¬

ciolo messovi frammezzo. Tale è quello del Frugoni :

E quali , o Felsina , per le tue valli

Vaghi Amoretti , ridenti Grazie Col piede intrecciano festosi balli?

Quarte Rime.

8 . 73 . Le Quarte Rime introdotte dal Chiabrera sono una serie di quartine rimate , come quelle del sonetto, o con rima chiusa o con rima alternata , ma cambiando sempre le rime dall ’ una all’ altra quartina.

(33)

394

Seste Rime.

8 . 74. Le Seste Rime sono una serie di Stanze com¬

poste di sei versi , i primi quattro rimati alternativamente, gli ultimi due a coppia.

Ottave Rime.

§ . 75 . In queste ogni stanza è di otto versi , i primi sei rimati aneli' essi alternatamente , e i due ultimi a coppia.

Le Seste rime si usan talvolta nei piccioli poemi. I grandi poemi , come son quelli dell’ Ariosto e del Tasso , amano le Ottave.

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