SU VARJ ARGOMENTI
RELATIVI A TORQUATO
TASSO...
Paolo Vimercati Sozzi
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SU VARJ ARGOMENTI
RELATIVI
A
TORQUATO TASSO
ILLUSTRAZIONE
DI
PÀOLO CONTE VIMERCÀTI SOZZI
SOCIO ATTIVO DELL'ATENEO
DIBERGAMO
E
PRODUZIONE d'un RITRATTO FINORA INEDITO
CHE
CIPRESENTA
ILSOMMO
DEGLI EPICI ITALIANInell'EPOCA
DI SUA CARCERAZIONE IN S. ANNA
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SU VARJ ARGOMENTI
RELATIVI
A
TORQUATO TASSO
ILLUSTRAZIONE
DI
PAOLO CONTE VIMERCATI SOZZI
SOCIO ATTIVO DELL'ATENEO
DIBERGAMO
E
PRODUZIONE D'UN RITRATTO FINORA INEDITO
CHE
CIPRESENTA
ILSOMMO DEGLI
EPICI ITALIANINELL1EPOCA
DI SUA CARCERAZIONE IN S. A!SNA
MOCLCXLIV.
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Etiampost
malam
messati sereivfasest.Digitizedby
PEL
GIORNO XI MARZO
MDCCCXLIV
ANNIVERSARIO TRISECOLARE DELLA NASCITA
DI
TORQUATO TASSO
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FATTEZZE DI TORQUATO
DESCRITTE
DA GIAMBATTISTA MANSO MARCHESE DI VILLA SUO INTIMO AMICO
adunque Torquato Tasso
dì così altastatura,che fragliuomini
dicorpo grandi
sipoteva annoverare
coimaggiori
emeglio proporzionati Le
carniavea
bianchissi'me, ma prima
gli studi e le vigilie, e poscia i disagi e le infermità le fecionoalcun poco
pallidedivenire. Il color de' capelli edellabarba
fumezzo
traH bruno
e'lbiondo, per
siffattamaniera
che quegliappressavansi alquanto più
all'oscuro e questi al chiaro, e gliuni
e gli altrierano
sottili morbidi e piani.
Aveva
ilcapo grande,
e così nella frontecome
nellaparte
di dietro(
che iGreci chiamano
occipizio)
elevato,ma
nelmezzo sopra
l'uria e l'altratempia, anzi
depresso chetondo;
la fronteampia
equa'
dra,
la quale sollevandosi nelmezzo veniva poi ad
in-chinar
verso i capelli, di cui poscia l'età lo rese ingran
parte
calvo; le ciglia in arco piegate,nere,
rare, e fra loro disgiunte; gli occhigrandi a proporzione
delcapo,
e ritondi in sè stessima
lunghetti negli angoli, le cui pupilleerano
dimezzana grandezza
e di color ceruleo e vivacele orecchie
mezzane,
e leguance anzi lunghe
chetonde, enon men per naturale
disposizionemagre
cheper
indispo- sizione scolorite; ilnaso grande
einchinato versolabocca,grande
altresì e lioninail
mento aveva quadro
e labarba
folta e di colore che al guscio della castagnasomigliava;
il collomezzo
tra7
lun-go
e7
grosso, e che sosteneva ilcapo
elevato;aveva
petto e spalle larghe epiane
mostrava
findal
pritno incontrouna
virile bellezza e av-venenza,
e spezialmente nel volto, in cuirisplendeva tanto dimaestà
cheinduceva chiunque
ilriguardava,
senz'altroconoscimento
de9meriti suoi,per
lo soloaspetto,ad
averlo ingrandissima
riverenza.Dopo
il su esposto sta al criterio dell'osservatore del qu|annesso Ritratto far astrazione,
quanto
all'avvenenzadel volto, a quegli insulti che cinque anni d'angoscioso carcere vi dove-vano
avere indispensabilmente recati.Digitizedby
Non v'ha
persona a gentilezzad'animo
informata, elioda una
duplice potente sensazionenon
sentasicommossa
alnome
di Torquato.Sommo
nel genio, disomme
sventure bersaglio, l'acclamazione dei dotti, la compassione d'ogn'alma ben
nata risveglia.Fra
gliumani
ritrovati portentosa e l'arte che ai presenti diflbndc, a' posteri serba l'immagine
di coloro cui arte su- blime,od
eminenti sociali virtù resero degni dell'umana ri- cordanza, dell'ammirazione, dell'esempio. Quest'arte perònon
speri raggiungere l'importante suo scopo lorchè le riportate cfligj alle materiali linee del volto, congiungere
non
sappiano quell'espressione che il loro caratterene annuncino
, quella gio- condità, posatezza,o
terribilità ne ricordino che agli scritti,ed
alle azioni de' rappresentati soggetti perfettamentenon
cor- rispondano.Digitizedby
8
Né
sfuggìpure
a tale fatalità Tefligie delSommo
di cuiimprendo
a parlare.Le immagini
che di hii ci sidanno
(come
lepiù veritierequanto
alla materiale configurazione ) dalla svisatamaschera, che
dal cadavere dell'estenuatoPoeta
si trasse,vengono
de- sunte; cui a togliere le fataliimpronte
dimorte
ciascuno a proprio talento incarnaed
abbellisce.Non
e quindi a maravi- gliarsi se tante, e sì discrepanti fra loro siano le effigj chedi tanto Poeta si spacciano, siano in volanti incisioni, cheappo- ste alle Edizioni di Brescia, Venezia, Milano, Firenze, per gli Uberti, l'Antonclli, Molinari,Marenigh,
tralequali cerio, la più erronea quella apposta al Rinaldo pubblicato dall'Anto-
nclli suddetto.
E
quindi dolorosa cosa che il Pubbliconon
abbiaun
dato criticoonde
conoscere quale fra tante riguardardebba
per ve- ritiera,non
essendosi i rispettivi Editori data curad'annun-
ciarcida
quali originali abbianle desunte.Ciò sia detto per altro senza detrarre
menomamente
almolto
meritoonde
alcuna di esse va, dal lato dell'artistica esecuzione,ben
giustamentecommendata; come
quellaapposta all'Edizione diFirenze1820,
quellapubblicatadalBardiincisa dal celebreRuffaelioMorghen, ed
altrechetaccionsiperbrevità.In nessuna di esse però
va
abbastanza congiunta la sve- gliata idea di quel feracissimo ingegno,temperatadallapotenteimpronta
di melanconia in lui congenita (i), eda
quella su- blime mestizia occasionatasi poscia in lui dal bollore dell'alte sue passioni, e dall'esito infelice dellemedesime.
Non
tanta discrepanza però troviamo ne' dipinti all'olio su' qualim'
è giuoco forza lo spendere alcune parole.Alcuni di questi io
chiamerò
Storici,come
che noti, eci- tati nella Vita,o
meglio Storia diquelSommo
,compilata dal-Digitizedby
9
l'erudito c benemerito nostro Scrassi, e pubblicata in
Roma
nel Ì7HÌÌ (2); altri di cui va fastosa lanostraPatria, che per l'epoca del dipinto e le circostanze che li
accompagnano
han-no molto
in loro favore per essere tenuti tratti dal vero.Cinque
sono i Ritratti di cui ne facenno
il Scrassi (3),il
primo
de' quali dice trovarsi inBergamo
in casade
1 Conti Tassi, lasciato già per testamento di Marc'Antonio Foppa
al- l'Abate Francesco Tassi suoamico,
e ne fa conscjcome dal
tenore delTestamento
delFoppa
si vienea
sapere che que- sto ritrattonon
solo è dimano
diFederico Zuccheri,
ina eziandio che fu fatto d'ordine delCardinale Cinzio Aldo- brandino
gli ultimianni
della vita del Tasso.Esso perven- ne
già alla chiaramemoria
delConte Jacopo Tasso; ora
èposseduto dalleNobili Signore
ContesseTassi
pronipoti di questo dotto,ed
illustre Cavaliere. Sin qui il Soressi, che scriveva nel1785: ma
nello stessoanno
estintoessendosi questoramo
de'Tassi nella persona dellaNobile SignoraCon-
tessa Silvia maritata Tasca, l'eredità passò nellemani
del Nobile Signor Cesare VareseConte
di Rosate, cui toccò ildetto Ritratto col quale fregiò le pareti d'una sala nella Villa, già de' Tassi in Zanica;
ma
di quest'effigie pinta,come
ci- tai, negli ultimi anni della vita diTorquato
(convenendone
lo stesso possessore)
non temo
far sfregio, asserendo che al presente per esser annerito il dipinto, e guastoda
troppe in- giurie deltempo,
trarnon
sene
potrebbe cheun
embrio-ne
di fìsonomia,ne mai
potrebbe giovare a modello per tessereun
Ritratto che dar si volesse per assomigliantee
veridico(4).Il secondo ritratto che il Scrassi
ne
cita (5) lo dice dimano
diFrancesco Terzi,
e conservarsi nellastupenda
Galleria delSignor Conte Jacopo Carrara
intelligentissimoj
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10
amatore,
e benefico protettore delle belle arti nella nostra Patria.Ma
di questo ritratto tornano in oggi vane le ricer- che, e tanto più è a dolersene inquanto
che essendoilTerzi distinto PittoreUergomense
, cui fu dato visitareTorquato
an-che
nel Carcere circa ilSettembre
del1582
(6), e delqualeilTasso
medesimo
tesse distinto elogio, era a ritenersi che pel di lui merito artistico, e per la personale conoscenzadel sog- getto avesse a considerarsi riuscito bello, e somigliante.Pel terzo il Serassi cosi
ne
scrive (7):ed uno
altresì di btionpennello si vede tra i Ritratti diuomini
illustridella Città diBergamo
nellaSala
delmaggiore
Consiglio (8),dono
anch'esso delsunnominato benemerito
cittadinoMarco Antonio Foppa. Ma
questo ancora, forse in qualche istante d'anarchiamancò
,ed
io invanone
feci diligentiricerche, an- che ne' più trasandati ripostigli del Municipale Palazzo,ove pur
oggi altri quadri a ridosso vi si veggono.Pel quarto cosi nel Serassi (9):
Jn Roma
poi ven'ha uno
di ScipioneGaetano
presso ilSignor Francesco Rome-
ro Pittore chesembra
fatto ne* miglioritempi
del Tasso.E dunque
a sapersi che Scipionenacque
pel1550,
emorì
d'anni38,
che fu celeberrimo ne'ritratti in ispccie, atalche
fudenominato
ilVandik
dellaRomana
Scuola (10); e seque- sto ritratto fu di suamano,
e fattone
1 migliori tempi del Tasso, esser lodovea prima
ch'egli compisseTanno
trentesimo quinto,mentre
catturato nel1579
(11), d'allora in poinon
poteva più dar traccia de' suoi tempi migliori,ed
il Pittore avrà eseguita tal operanon
più tardi dell'annosuo ventesimo- nono.Ma
questo celebre ritratto esiste poi dal breve lasso ditempo
che passa dal1785,
in cui scriveva il Serassi, al dì d'oggi? Ione
feci invano ricerca nellamia dimora
inRoma
nel
1858, ma
lamia
piùo meno
diligente,o
sfortunata in-Digitizedby
Il
daginenon può
certo arrecare laminima
autorità in contra- rio.Emmi
però lecito avanzare rispettosamente al pubblico le seguenti induzioni.Se
questo bellissimo ritratto esistesse inRoma
, notoanche
per la pubblicità datagli dal Scrassi, che inRoma
a potenteombra
soggiornava(12),ed
ove diedealla luce la sua Vita diTorquato;
inRoma,
dico, lasededeiPit- tori, il centro ove affluiscono tutti gli eruditi viaggiatori, o perchè ilvalentissimo Podesti che decorò le sale dellaLom- barda
esposizione colquadro
del Tasso che legge la suaGe- rusalemme
alla Corte degli Estensi (i3);quadro zeppo
di tante artistiche bellezze, e di tanta filosofia ne' caratteri, ri- corre allo espediente di tracciamelo sullamaschera,
perca- dere nella sola censura dinon
aver saputoquanto
basta ab- bellire il suo protagonista (pertema
forsedi staccarsidalvero, veduto in quella lividaimpronta
dimorte
)onde
riuscirnon
potè qual esserdovea, come
dice il Lechi (14)» ne' suoiven-t'anni caro al bel sesso e felice? » e ciò se in
Roma
stessa avevavi tal ritratto cheappunto
nella sua pienaavvenenza ne
lo effigiasse!Il
Conte Mariano
Alberti (i5) nel regalare a1 suoi associa- ti ali1interessantissima sua »Illustrazione de'Manoscritti inedi- ti diTorquato
Tasso l'effigie di quelSommo,
ricorre allo stesso spediente che ( sono sue parole ) noifaremo
dise-gnare ed
incidere sullamaschera
tolta dalsuo cadavere
che siconserva
in S.Onofrio, ultimo mo
asiloj edove
riposa-no
le sue ceneri onorate,Convien dunque
dire che questo Ritratto siasi smarrito,o
reso inaccessibile,o non
sapreiqual causaindurpotesse in particolare il Podesti(cuioccorrevatrac- ciare ilPoeta
in tutta la sua giovanile eseducenteavvenenza
) a ricorrere egli pure alla di luimaschera postuma!
12
Scrassi cosi
ne
descrive il quintoed
ultimode'ritraili da lui citali (16): eun
altro eh'ioreputo
ilpiù
somigliante,per
essere preso parteda
quello di ScipionGaetano,
eparte
dalBusto
della Libreria di S.Onofrio
} siconserva
presso dime
,opera
edono
pregiatissimo del rinotnato pittoreSignor Giuseppe Cades
cheha saputo con una
di quelle suevaghissime mosse esprimere
perfettamente l'estro e lo spi- rito di questoSovrano
Poeta.E quanto
al merito di questo interessantissimo,eben
con- servato Ritrattonon
posso che uniformarmi algiustissimo elo- gio qui esposto dal Scrassi stesso;ma
ionou
saprei poi con- venire che più vera riuscirdebba
un'effigietrattada due
ope- re diverse ditempo
e di genere, cioè dipittura escultura,a
fondere per cosi dire le differenze delle qualideve
necessaria-mente
aver luogo l'arbitrio, a confronto d'una trattada
ec- cellentissimo Pittore, distintoappunto
per l'invilonza dei ri- tratti, e tratta dal vivo;ma
lasciando a ciascuno la propria opinione, dirò solo che questo bel lavoro passò in eredità ai INipoti Signori Fratelli Scrassi di qui, che colladovutagelosia Jo custodiscono, e di cui colla loro particolare gentilezza ac-cordano
Tispezionead
ogni amatore, e concessero trarne co- pia all'egregio nostro accademicoPittoreEnricoScuri,ora sup- plente al Diotti ncirAccademia
Carrara in questa Città, peradornarne
la sala del nostro Ateneo.Valga il rimarcare
come
il Scrassi per nulla accenni il ri- traiload
olioond
1è decoralo ilMonumento
aTorquato
in S. Onofrio, di cui pure io diedi il disegno annesso almio
di- scorso » SuiMonumenti
de1Bergamaschi
inRoma
(17), »e
ciò forse per essere opera di pennellomeno
che mediocre.Ora
passiamo a dire alcuna parola sui varjritratticheBer-
gamo
ostenta, pure al dì d'oggi, oltre quelli già dal Serassi45
citatine,
dando
principioda
quelli che decorano queste Sale del Patrio Ateneo.Due
efligj noi serbiamo diTorquato; una
già succitata, dimano
del viventeegregioSocio Signor Enrico Scuri; l'altra antica dimediocre
pennello, veduta di profilo, vòlta a sinistra, coronala d'alloro,con
gorgiera, vestitoa
nero, racchiuso incampo
ovalecon due rami
d'alloro che lateralmente riempiono la quadratura della tela.Se
questopos- sa ritenersi Originale tolto dalvivo, nessundocumento abbiamo
a constatarlo.La forma
barocca del Cartellone sottoposto al- l'effigio portante lostemma
della famiglia Tassi vale a farlo precedere l'epoca del ristoro dell'arte,annunziando
quelma-
nierismo che sul finire del secoloXVI
invaselescuole d'Italia, che molto sipropagò
nel secoloXVII, ed
ora 'per disgrazia dell'arte, sotto il bizzarro titolo diRococò
ricompare sulla scena, accolto dagliopulentibuon-gustai,almeno
nelmobigliare.la giro al detto ritratto sta scritta la seguente onorevole leg- genda:
Torquati
l'assi effigiemhine
vide, nec videtantum
sed venerare.Serve
di riscontroa questo ritratto quello d'Ercole Tasso filosofo. Questi,cuginodelTasso, fusuo condiscepoloagli studj di Bologna. All'ingiro della di lui effigie stascritto:Hercules Tassus Phiiosophus
aunum agens XXIV.
Se
questa data paresse a taluno bastante a farci credere quest'opera stessa tratta dal vivo, essendo quello diTorquato
delmedesimo
pennello, formato, cornice,converrebbe indurne essereanche
questo fatto ne' tempi, essendo essi coetanei, e condiscepoli;ma
ionon
potrò senon
credere essere eglinodue
copie fatte posteriormente eseguire in tutto, e per tutto simili, di grandezza, forma,ed
ornato', all'oggetto didecorarne famigliare gallerìa,o
ricopiate appositamente perfarnepresente all'Accademiadegli Eccitati, a ricordo dinomi
tanto onorantiDigitizedby
14
lafamiglia del donatore, giacché retro
ad
entrambi sta scritto:ftfunus
Nob.
Corniti* et Equit.Hereulis de Taxis Ac. Exc.
Il
dono non
porta data,ma
Ercole Tasso il donatore,non
fuammesso
fra gli AccademiciEccitatichenel1782
(18),e
giovi riflettere che se que' ritratti fossero fattine
1 giovanili anni diTorquato non
reggerebbe l'apoteotica espressione divenerare
,nè
umile certamente sarebbel'idea delCugino
Ercoledopo
tanta leggenda di porre sé stesso a così alvopareggio.Altro ritratto del
Sovrano
nostroPoeta
esiste presso dime,
dipinto all'olio, di bella dimensione, e giudicato dagli artistiindubbiamente contemporaneo.
Egli in negra veste e$toccato collare,vóltoper
due
terzida
sinistra adritta, porge colla destraun
foglio sucui sta scritto: Io cantol'armi,
e ilCavaglier sovrano -
Verso,con
cuidà
incominciamento
al- la suaGerusalemme
conquistata, pubblicata neli$95,
edie deve
perciò ritenersiuna
delle ultime effigj trattedopo
la dilui prigionia,
come
loprova
1'incanutimento dellabarba
,l'alta calvedinemoderata
allavista dal già meritato alloro chelecin-ge
la fronte. Io l'ebbi dall'antica famiglia de' Viscardi.D'altro ritratto
ad
olio, in piccola dimensione,va
perdu-
plice ragione beato d'esserne in possesso il celeberrimoMae-
stroSimone Mayr
(non mai
abbastanza encomiato sì pel di lui sublime genio musicale, profonda dottrina, che per ognimaniera
di gentilcostume
) ; e ciò, sìperl'altaimportanzadel soggetto rappresentato, che per essergli pervenuto qualdono
della Nobile SignoraMaria
Tassis diComonte,
altrode'rami
Tassida
poco estinto. Esso rappresentaTorquato
in sobrio aspetto la cuibarba
, più ancora delmio
, frammistadicanuti peli loannunziano
presso agli anni cinquanta,ed ognuno
sa eh' indi aben poco
egliebbe
acompiere
la sua mortale car- riera (19).Digitizedby
13
Altri ritratti, e probabilmente copie abbondevoli essere vi potranno che per ora
non
sono allamia
cognizione.Ora
dal sin qui esposto giova dedurrecome,
ignorandosi resistenza attuale del Ritratto, opera diScipioneGaetano, non
saprebbesi trovarnealtropiù acconcioonde
raffigurareTorquato
nell'avvenenza sua giovanilequanto
il citatovi del Cades,cuia proposito ora ricorse Torino; cheda
quelli possedutidalConte
di Rosate,da me,
dal celebreMayr
ottener si potrebbe un* effìgie di lui in età avanzata, e dirò estrema; e ciò senza ricorrere allamaschera
cadaverica i cui inconvenienti in apposita nota v'espongo,chè
di troppo ribrezzo sarebbe te- nercene qui parola (20).Pareva
inverisimile per altro,come
visitato quelSommo
ed
infelice Vateda
tantiamici,ed anche da
qualchepittore(ai) nel lungo corso di suainfausta prigionia, neltempo
incuinulla era la lusinga diperdono, molta
latema
sull'esito della va- cillante di lui salute,non
avesse alcuno aspirato a possedere l'effigie di lui in quella terribile situazione,appunto
in ri*guardo
a sì altogemo
cotanto interessante!...ma
che ciòpur
fosse, ecco finalmente a
me
serbata lasoddisfazionedipoterve-ne
far certi.Io visitava, per
ben due
fiate, Ferrara avido d'ascoltare sul luogo qual si fossepopolare
tradizione sul conto diTor-
quato,ed
ivi fare dal cantomio
lepiùpossibiliindagini,colla scorta de' pratici del Paese,onde
rinvenire qualche antico ri- tratto del nostroSommo
Vate; evado
infatti or io beato di decorare queste pagine col disegno del prezioso dipintoda me
avventuratamente acquistato, e di cui passo ora a tenervi di- scorso.
Voi vedete in esso il volto del
Sovrano Poeta
atteggiatoa
sublime mestizia, scevra d'odio, e tale a lasciarcampeggiare
Digitizedby
16
in tutta sua forzalascintilla del genio che l'animava, la
com-
piacenza die il dolce pensiero dell'alto soggetto di suepene non
poteva ameno
di risvegliare nell'ardente cor suo! L'effi- gie, nella stessa dimensione che a voi la presento, è trattata maestrevolmente all'olio sul rame. AH'ingiro delcapo,cioè nel fondo dello stesso ritratto, parimentiad
olio sta scritto:Tor- quato Tasso
di etàd'anni XXXX;
è questo l'unico ritratto conosciuto che porti data inmodo
ineccezionabile.Nato
egli essendoFU Marzo 1541, o
secondoaltriil 10,o
l'ilAprile dello stessoanno
(22),ognun vede
che l'epoca del ritrattori-sponde
all'anno quinto di suaprigionia,essendostatorinchiuso circa allametà
diMarzo
del1579
(23); e la nudità delsuo
capo, la negligenza dell'abito suo a collo scamiciato,con sem-
plice sopraveste guernita di pelo,ne
faedottidel giàlungosuo
patire, e della stagione in cui fu ritratto, cioè nell'inverno del1584;
che se a tanti datinon
volesse il più increduloar- rendersi, la sola ispezione di quel dipinto basta a far persua- so,
chiunque ha
fior di senno,non
poter essere il prodotto dell'arbitrio,o
dell'ideale, enon
esser possibile (non
tracn- dolo dal vero ) infondere a quel volto tanto spirito di filoso- fia e di verità,non
essendo per così dire, dalla sua presenzaimmedesimati
nel suo dolore. Sull'assicella posta a rovescio del Ritratto stesso trovai scrittoun
Sonetto di cui citaidue
versi nell'esordio delmio
viaggio aRoma
, e che ora pensofarcosa grata rendendolo per intiero di pubblica ragione, si pelsuo
merito intrinseco, che perchè meglio d'ognimia
più prolissa dicerìa valga a far conoscere lo spirito di quella effigie, ead
onorarne l'alto Soggetto.A
chi in origine questa effigie appartenesse, quali trapas-si, fors'
anco
d'unaad
altra Città, abbia fatti questo perme
prezioso teso retto dir
non
vi saprei;pegno
certo diben me-
)igitizedby
t
17
ritata amicizia esser
doveva
il concedere la propriaimmagine
in si sconsolante situazione; e la piccolezza della dimensione,il genere spedito del lavoro, quale la circostanza, e forse il
segreto lo esigeva,
me ne
convalidanoP
induzione: certo e solo che in proprietàvenne
di qualcheIwn
sventuratoPoeta devoto
al genio diTorquato,
clièben
lo dimostrano quei mesti versiSento
lepene mie
farsipiù dure
, ecc.A
tergo della cornice cosi sta scritto:Torquato Tasso
sipretende
nato gli11 Marzo
1*544- Giovanni
Crivellitf
rande amatore
diPoesia
lopretende nato
li10 Aprile milleMA.
Questo nome
è forse di famiglia Milanese?Sarebbe
egli stesso l'Autore del Sonetto?Questo
è ciò che pelcomune
fulo cui soggiaciono, e per cui circolano le cose, restaper ora nel mistero.Io visitava intanto in Ferrara queir
imponente
Castello de- gli Estensi, emi venivano
mostrati alcuni specchi annicchiati a sbieco nelle paretid'un
Salotto,uno de
1 quali spia,o me-
glio riflette il balconed'un
opposto gabinetto d'onde, e tradi- zione fra que' Castellani,cadendo
casualmente losguardo
delDuca
Alfonso,ne
vedesse quell'atto confidenziale che tantadi- sgrazia ingenerò a quell'ardente infelicissimo Poeta!Visitai il
Annoso
carcere di S.Anna
che fu stanza a quelSommo, ed
il fremito chemi
vinceva al tristo pensiero di tantodura
e crudele reclusione veniva solo temperato dallacompiacenza
di leggervi sull'ingresso,come
a'Bergamaschi
ilvanto si
concedeva
di tanta redenzione.3
Digitizedby
18
RISPETTATE 0 POSTERI LA CELEBRITÀ1 DI QUESTA STANZA DOVE
TORQUATO TASSO
INFERMO PIÙ' DI TRISTEZZA CHE DI DELIRIO DETENUTO DIMORÒ ANNI VII MESI XI
SCRISSE VERSI E PROSE E FU RIMESSO IN LIBERTA' AD ISTANZA DELLA CITTA* DI BERGAMO
NEL GIORNO VI LUGLIO MDLXXXVII1
Torquato Tasso
alla Città diBergamo
s'indirizzavaonde
averne protezione così soscrivendosi:Torquato Tasso prigione ed infermo
in S.Anna.
])uolmi clic l'eruditissima
Marchesa
Cannonici-Faccliini nel- Facecnnare aVincenzo Monti
li più minuziosi dettagli di quel Carcere, e nel disegnonon
tralasciando di segnare sovra alla porta alcuni tratti indicanti un' Iscrizione, di questa poi soltantonon renda
conto, tacendo questa per noi orrevolissi-ma
testimonianza.L'egregia
Marchesa
Cannonicicoll'autorità de' Cavalieri Pre- sidenti, dell'ospitale ora chiamato S. Carlo
ed Anna
, Conti Ci*cognara, e Fiaschi, visitò e fece dalProfessore Tosi,
Ingegnere
Architetto in quell'Università, misurare e descrivere laforma
,
le proporzioni e le circostanze tutte di quelCarcerenellostato in cui si trovava nel
1827.
Ionon
fui in Ferrara per lapri-ma
volta che nel1830, ma non
possoammettere
cheall'epo- ca della Cannonicinon
vi fosse l'Iscrizione suddetta,mentre
nell'accuratissimo disegno del Professore Tosi annesso al di lei interessantissimo opuscolov'ha
segnata la riquadratura,ed
i solitisegni indicanti letterequando manca
lospazio di scriverle.19 Che
se laMarchesa
Cannonici,Ferrarese,avesseconsiderata riscrizione permoderna,
descrivendocom'
Ella faquel carcere quale si era nel1827, non doveva ommetterne P
indicazione,
senza
tema
d'essere tacciataalmeno
<!'inesattezza (non osando
in tantoingegno
supporre bassoanimo
);ma come
pel resto fa le deduzioni relative allo statomoderno
dell'adjacentc fab- bricato, per mostrare all'evidenza qual esserdovea
all'epoca diTorquato,
così, espostaP
iscrizione qual trovavasi,doveva
al caso combatterlacon
quellanon
volgare eloquenzacon
cui sostiene ilrimanente
della sua Tesi.E
s'anco questa Iscrizione fossemoderna, quando
siponga
riflesso esser quello tuttora
un
pubblico stabilimento retto co-me
vedesida
Nobile Presidenza, senza il consenso dellaquale alcunainnovazionenon
potrebbeesservi praticata,ed
alla qualenon
staverun
interesse per tórread
altri, e dare a' Berga-maschi
il merito di tanta redenzione,non
poteva laMarchesa
credere che fosse stato concesso l'apporvela senza previa pre- sentazione alle pubbliche autorità del relativodocumento onde
risultasseuna
tanta notizia, e ciòmolto
più trattandosi diun Monumento
Storico cui tutto Pcruditomondo
viaggiatoreva
anzioso di visitare, e conoscere.Che
se in quell'epoca fosse stato ame
noto il lavoro della Facchini, ene
avessi rilevato lamancanza
di quest1Iscrizione,non
avrei certo trasandato le indagini per conoscereda
chi,come,
e perchè vi venisse ap- posta.La
Facchini pertantodopo
avernumerato
tutti i grandi Personaggi chepregarono
Alfonso della liberazione delTasso
( fra'qualilaCittà di
Bergamo
)chiudeperòcoldire: (24)final*mente venne conceduta a Vincenzo Gonzaga
nel 3, 0 seidiLuglio
1586.,mentre
l'iscrizione citatavisuona
diversamente.Così è
d'uopo
eh' io viponga
in chiaro della circostanza cheDigitizedby
20
die luogo a tale credenza, e che la
Marchesa
che spesso s'ap- poggia al Scrassi poteva benìssimo nelmedesimo
rilevare.Con-
vicn saperedapprima come Torquato
prodighi a piùd'uno
iltitolo di liberatore, siaa
Vincenzo Gonzaga
,come
ilprimo
che lo tradusseda
Ferrara, che aGuido Gonzaga
gentiluomo del Principe, edalCostantino (a5) cheunitamente
portaronsia trar- nelo di carcere;ma quando
io vantoBergamo
d'ottenutalibe- razionenon
intendo l'atto materiale dello sprigionamento,ma
bensìl'avervintol'animo d'Alfonsoed ottenutanelasacra
Ducale promessa
di libertà.E
quindi a sapersicome
ilDuca
Alfonso alla sola Città«liBergamo
diede,non
già,come
agli altriGran-
di, lusinghema
assolutapromessa
della liberazione del Tasso,mosso
in ciò dall'eloquenzaed
ottimimaneggi
diMonsignor
Gio. Battista Licino (2C), colà dal nostro Municipiomandato
ambasciatore a taluopo
,accompagnato
daldono
diuna
lapide Ateslina(27) cheBergamo
possedeva,eda
que'Duchi
desideratis- sima per loro storica importanza.Ma
siccome, leggesi in Se- rassi, Alfonso considerando i Poetiyenus
irritabile (28)temeva
che trovandosi libero, di sènon
volesse coli'armi
formidabili dellasua penna
vendicarsi dellaprigionia,
emali
trattamenti ricevutia
quellaCorte,
accordarnon
glivolle la materiale libertà
prima
che fossemunito
d'unnuovo Padrone,
che fra molti chePavrcbber
desideratoessoaccordòa Vincenzo Gonzaga Duca
diMantova,
per esserCognato
d'Alfon- so stesso, e che si protestò di riceverlo quasi indeposito (29), c che noi lasciercbbe partire senza consentimento delDuca.
E sebbene Torquato
fosse anientissimo di recarsi in patria, ciònullameno avendo
egli bisognonon
solo di careaccoglienzema
bensì di porsi,anche spontaneamente,
sotto l'egida diun Potente
dalla cui influenza |>otcssc sperare il riscatto de' suoi scritti, e la più solida pacificazionecon
Alfonso,non
chepro-
Digitizedby
21
lezione- contro i rivali,
ben
dibuon grado
passòalservizio delDuca
diMantova Vincenzo Gonzaga
clic fu perciò creduto ilsuo liberatore.
Ecco
cosi spiegatocome
ilGonzaga
, di'ebbe
alpar d'ogni altro il merito di pregargli liberazione,non
fosse in fattoche un
mediatore di garanzia,o
meglioun
fideiussore, standosem-
prefermo
che la liberazionevenne
accordata allaCittà diBer-gamo,
e che perciò ella solapuò
avere l'assoluto vanto di tanta redenzione, e veraci essere quindi le espressioni della ci- tatavi Iscrizione,che avendo
io copiata sulluogomi
sonofattoun
sacro debito di rendere di pubblica ragione,onde non
de- fraudarne quegli fra i miei concittadini cuinon
èdatovisitare quel carcere, e per vendicare ilben dovuto
merito alla caramia
Patria.Non
tacerò per altrocome
in quest' Iscrizione dicasi:que-
stastanza
ovedimorò 7 anni
ecc.,usando
della frasequestastanza,
per la dui-azione di sua prigionia in genere,mentre
in quella terranea prigione, materialmente,non
rimaseche 22
mesi (3o), passando poscia nello stesso Ospitalead
abitareuna
piùcomoda
stanza.Ma
ciòdeve
attribuirsi a laconismo epigrafico, giacché lo scopo di quella scritta è far palesea
chi s'aspetti il vanto dell'ottenuta liberazione; e v'appare in essa l'anno lì>88: errore in cui caddero molti Scrittori (pri-ma
che Serassi il rettificasse ), che a7 - 9 -
e linoli
anni stabilirono la durazionc della di lui prigionia;suciòvediil
Manso
, l'Imperiali, il Baruffaldi ecc.Valga per (ine il dirvi
come
Alfonso arrendendosi alle in- chieste diBergamo
onorassegrandemente
lanostraCittà, noto essendoad ognuno
quali e quanti distinti personaggi e re- gnanti,fra'(piali il Pontefice, e l'Imperatore Rodolfo(3i),aves- sero invano interposto la loro mediazione; eTorquato
diri-Digitizedby
gendosi a
Bergamo onde
cercarne protezione diede fin d'allora la più splendidaprova
quale, fra le poscia disputanti Città, egli riconoscesse per verace di lui Patria.Ma
io accennai poc' anzi popolari tradizioni:ed eccomi
ora a rendervene conto. Egli è questoun
generedidocumenti che
perquanto bene
spesso di bizzarrevestis'ammantino
,pu-
re dietro tenendovicon
diligente critica quali il filod'Arianna sprigionane! dal labcrinto, e ciconducono
alla cognizione del vero.Non
è giàche
tanto iopresuma
diquanto
sono per espor- vi,ma
io stimo che nessuna circostanza, per leggerache
ap- parir possa,debba
lasciarsi inosservataquand'essa
sì collegllia
fatti,o
suppostiche
all'alto soggetto di cui tengovi discorso in qualchemodo
s'appartengano.Ora tenendo
dietro alla sul lodata eruditissimaMarchesa
Facchinivediamo com'
essa entrandoad
indagarelacausa della prigionia diTorquato
cosi s'esprima (3 a):Jo non darò
fede allanarrativa
delMuratori da
lui slesso ritenutaproba-
bilmente in conto digrata
novella;ma
in paritempo
più innanzi soggiunge:sarammi
io speroperdonato
senellacon' finzione persisto eh*eglinudrisse poi sempre nelVaniìno
quellapossentefiamma
laquale male spegnere potea
lacon-tinua vicinanza
dell'adorato oggetto ( intende diLeonora
):Essa quindi toccando divoloidiversi pareriemessi
da
Serassi-
Galuso- Rosmini -
Tiraboschi- Manso -
Imperiali- Fauno - Sismondi -
Casoni- Quadrio -
Guarini-
Barufifaldi- Zuc-
caia, espone poi a disteso la lezione del Muratori
con
cuis'at- tribuisce la disgrazia diTorquato ad
avere lo stessopreso da repentino
estro sciagurato osato baciareLeonora
al cospetto delDuca
(33).Digitizedby
23
Io
non
socomprendere come mai
ciò possasembrare
ve- risimile.E come
infattiavrebbe
osato il Tasso indirizzareun
Sonetto alDuca
stessoonde
chiedergliperdono
dicendo:Generoso Signor
semai
trascorse,Mia
lingua sì che ti nojasse in parte,Non
fumossa
dal cor,che ad
onorarteDevoto
intende, e sè per duol rimorse (34);se, anziché di sole temerarie parole, fosse stato
Torquato
con- scio a sè stesso di tanto fallocommesso
alDucale
cospetto!Ecco
il perchè ionon
so trovare recitabile la tradizione dello specchio,mentre ammettendo^
che Alfonso giugnesse per que- stomezzo
(non
visto) alla cognizione del fatto, giustificato sarebbe il mistero di cui e tuttora avvolta la vera causa di tanta sua disgrazia, troppo interesse
avendo
ilDuca
ditenerla celataa Torquato
stesso,non
consentendoPonor
suoildarsene conscio, e salvardovendo
d'altro canto l'onore dellaDuchessa
di lui Sorella.Sarebbe con
questa viameno
tacciabile la se- verità d'Alfonso, sapendovi dimezzo un
delittodi lesamaestà,chè
talepuò
chiamarsi l'ardired'uno
stipendiato versola pro- priaDucal
Signora.E non
sarebbe infatti naturaleuna
pri- gionìa di tant'anni per sole parole ingiuriose dette intrasporto d'ira (35), eritrattateda un
tanto genio che l'Estense fami- gliaaveva
già co' suoi carmi onorata (36), e di cui tendeva coli'immortale
suapenna ad
eternare la celebrità.Ciò
condurrebbe
altresì a spiegarecome
( noto essendo al soloDuca
la vera causa di sua risoluzionea recludereTorqua-
to )amando
esso, forse a propria futura gloria, salvarlo, inclinatosulleprime
si mostrasse a perdonargli;ma
ritornas- se poinuovamente
sordoad
ogni più valida eSovrana
in-24
tarposizionc lorchè
avvenne
lamorie
dell'infelice Leonora,clic perben due
anni, dalla reclusione di Torquato,visseoppressada
letale languore, e cheben
giustamente poteva ilDuca
sospettare vittima virtuosa della segreta passione verso Par- dente Poeta.Ne mi
si accagionerà io spero d'ardimento, sedopo quanto
in propositone
scrisse resimio nostro Zuccaia, io entri di belnuovo
a porre innanziun
1 opinione, se egli stessonon ebbe
la presunzione di dichiarare inconcussa lapropria,
mentre
esposto il suo pensiero cosi s'esprime ( pagi-na 188
)Nulla
ostante la prigionìa delTasso sarà sem- pre un argomento
dideputazione
fra i dotti; ed avvertasicome
il Zuccaia pubblicataavendo
l'opera sua nel1819
,non
poteva averavuto
cognizione de' manoscritti diTorquato
Tasso, in appresso trovati, fra li qualiv'hanno
le corrispon-denze con
Lucreziaed
Eleonora,non
che li donativi d'en-trami^, ed
infiniti schiarimenti relativi.INè ignoro io già
come
ilchiarissimoMarchese Capponi
con pio intendimento,ed
in ciò più austero dello stesso Serassi che, al dir dell'Alberti (3-), a' lettori volgarinon
agliaccortied
intelligenti copre que' misteri che nel suo stato,e dedican-do
l'opera aMaria
Beatrice d'Este,aveva
imponenti ragioni a velare,non
ignoro dissicome
tenda a dimostrare (38):Che
questoGrande
Infeliceingiustamente
accusato dilasci- viamori con
la Sorella delsuo
benefattore,non dorè
lesue
sventure alla violazione delpiù
sacro dei diritti, l'o- spitalità! Accusa però che,ove venga
limitataad un
istanted'imprudente
trasporto inanima
sì fervidaed
adulata,non macchia Torquato
,nè
di bassa lascivia,ne
d'ingratitudine, più reo nelle Reali convenienze, che pel fatto, e lasciainden-ne
d'ogni taccia la virtuosa, in ciò sorpresa, Duchessa.Digitizedby
GooqI
25
Dice il
Capponi
(3q): lacausa
dell'infelicitàdiTorquato Tasso
fu il trattato cui fatalmente aderìoffertoglidallaMe-
diceafamiglia
nelMarzo 1575 per mezzo
di ScipioneGon- zaga
}onde
rapirlo al servizio delsuo Signore Alfonso II
d'EnteDuca
diFerrara
,non
che letemerarie
eribellipa- roleda
lui proferite nel1579 procedenti
dallamedesima causa
(4o).Ma
seTorquato
fu,com
1 era in fatti tanto bcncviso aiDuca non
solo,ma
a tutta la Famiglia,ed
acognizioned'al- fonso giunto ilmaneggio con
cui gli invidiMedicei tentavano>colla seduzione operata dal Cardinal
Gonzaga,
di rapirlo alla sua Corte,ammesso anche
cheTorquato
avessevi aderito,illuso di migliorare la di lui sorte,che
era peròsempre uno
stati»misto di servitù d'un famigliare,
come
chiaro s'esprime nella sua lamentevolecanzone:
Misero piango, e piango Studj, diporti
ed
agj,Mense,
logge, e palagiOv'
or fui nobil servoed
orcompagno
ecc.(40
non avrebbe dovuto
Alfonso perl'orgoglio dipossedereun
tan- to panegirista, e certo della precedenza nell'animodiTorquato
spiegarsi allo stesso conscio delle seducenti trattative,aumen-
tandogli eglimedesimo
gli assegnamenti collamaggior
splen- didezza, trattandosi in alloranon
più di stare colle consuete misure d'un famigliare,ma
di nobilmente vendicarsi delle ri- vali Corti? e s'anco losdegno
perlatentatadiserzione,l'amor proprio offeso, latema
di perdereun
tantopanegiristaloaves- sero consigliatoad
abusare del suo potere per togliere aTor-
quato il libero arbitrio, anzi la personale libertà,non
poteva4
26
Alfonso ( se stata
non
vi fosse dimezzo una ben
piùfatale e delicata causa ) trattenerlo custodito nel proprio Castello, an- ziché qual pazzo condannarload un
Ospitale?Lodevole
pertanto trovando io il divisamente delCapponi, potendo con documenti
ineccczionabili salvareTorquato anche
dall'amorosa taccia, io amerei però d'intendere qual altro signiGcato, senon
quello d'amore, si potrebbe dare albel epi-gramma
clicTorquato
scrisse sul ricamo donatogli daLeonora,
cioè;Questo
preziosodono
Ch'ornar
coll'agoad Eleonora
piacqueLo
vide Aracne, e tacque.Or
se laman
che fé9 la
piaga
al core Sì bello fad'amore
11 cicco labcrinto
Come
uscirne potrò
senon
estinto? (4a)c se più tenera dichiarazione si
brami
di quella ch'egli scrisse di suopugno
sulla letteracon
cui Eleonora gliaccompagnò
ilbel
ricamo
cioè:Ricevuta
li4 Maggio
colcarissimoeprezio- sissimodono
che conserverò sino alla morte.1572
(43).E
questa è indifferenza? e chi legge la lettera diLeonora non
vi travede l'amore, e la gelosia? eben
più grave è l'esplica- zione di certe frasi chepur
troppo diversamentesuonano
nellaprima
lettera, eh'egli riavutosi dal primiero stordimento della sua carcerazione, scrive alGonzaga
cioè:Oppresso
dalpeso
di tante sciagureho messo
inabbandono ogni pensiero
di gloriaed onore; ed
assai felice d'essermi parrebbe
, sesenza
sospetto potessi tranni
la sete, dalla qualecontinua- mente son
travagliato; e secom' uno
di questiuomini
or- dinar/ potessi inqualche povero
albergomenar
lamia
vitaDigitizedby
27
in libertà, senon
sano,c/tèpiù non
possoessere,almeno non
così
angosciosamente infermo;
senon onorato, almeno non abbominato;
senon
colle leggi degliuomini, con
quelle de* brutialmeno
che ne'fiumi
ene* fonti liberamente spen-gono
la sete, della qualeymi giova
il replicarlo, tutto so-no
acceso/ (44)Ma non
più.Quanto
aisentimentidiTorquato
verso d'Eleo-nora
e di Lucrezia io rimetto il lettore alle eruditissime illu- strazioni, ed agli irrecusabilidocumenti
autografiprodotti nel- l'opera del sullodatoConte Mariano
Alberti;nè
oserò iocon
temeraria destrarimuovere
il veload un
sì delicato mistero...Ma
riprendiamo ora l1interrotto filodelledi luivarieefligj.
Ognuno ben
sacome ad un
tanto Vate oltre l'incisioni,ed
i ritrattiad
olio di cuidiscorremmo,
coniatefuronoaltresì varie medaglie;ma
possessore, qual io sono, diben
più di cin-quanta
effigj inbronzo
d'Illustri nostriBergamaschi
, e fra queste quella diBernardo
Tasso,non
fuimai
tanto fortunato d'avvenirmi in alcuna delle tre, che l'illustreBiografo Serassine
accenna, facendoci però sentire, che il Tasso fuanche
in ciòpoco
avventurato pelpoco
pregio del lavoro dellemede*
sime (45).
Non
simancò pure
d'Incidere il volto dell*Epico Sommo
in preziosi
Cammei.
Baldassarre Odescalco PrincipediCeri (46)uno ne
vanta scolpito dall'IngleseMarchant:ma
l'Odescalcoera coetaneo al Scrassi; altronecitailnostro biografopresso l'Elet*tor Palatino
Duca
di Baviera, opera del valoroso Sig. Ales- sandroCades Romano
:ma
([uestimoderni
lavori,salvoilloro merito intrinsecoed
artistico,non
fanno testoquanto
alla ve- racità della fisonomìa delGenio
per essi raffigurato.Si eressero
pure ad un
tanto Vate diversi Busti e Statue.Una
dagli studenti diPadova
nelPrà
della Valle.Un
Bustomodellato sulla
maschera
simostra
a S. Onofrio inRoma.
Al- tro in creta formato dalvalentissimo Scultore G. Angelini(47),d'onde
si trassero moltissimi gessi di cuiuno
vedesi nella Tas- siana de' Fratelli Serassi.E
chedirete,o
miei Concittadini,ov'io v'accennicome
l'immortaleCanova intendendo ad
arricchire laProtomoteca
del Campidoglio elegesse a subbiettoleonorateimmagini
di treSommi
de' nostri:Torquato,
Tiraboschi e Polidoroda
Caravaggio, eh'iocon
patriacompiacenza
miran-do
vidi segnatiCanova: D.
P. S. cioè (de pecunia sua
)?Altra Statua
venne
eretta inBergamo
perTestamento
delbenemerito
nostro concittadinoMarco Antonio Foppa,
e su questomonumento poco o
nulla per alcuni consideratoun
de- bitoamor
patrio a dilungarmi alquantomi
costringe. Ionon
oso dubitare che alcunonon
vogliameco
convenireche
tal sorta dimonumenti vadano
considerati sotto il dupliceaspetto morale, e materiale. Riguardasi pelprimo
algrado
d'onoranza di' essopuò
arrecare all'altezza del Soggetto cui viene desti- nato. Pel secondo va considerato sotto i rapporti dei tempi,
dei mezzi, delle circostanze.
Scopo
principale d'ogni onorariomonumento
si è il rendere più possibilmente popolare la co- noscenza del Soggetto e de' suoi meriti,onde ne emerga
emulazione, esempio,non
che desio in altrui d'immortalità.E come
meglio potevaBergamo
in questo scopo adoperare senon
collocandolo nella più distinta delle Piazze della Città?Piazza cui
poche emulano
nelladecorosa riunione di tantipub-
blici Edificj, quali sono l'antico
ed
ilnuovo
MunicipalePa-
lazzo, la Cattedrale, l'insigne Basilica di S.Maria
,lasfarzosis-sima
Cappella delColeone,il
Vescovado,
iTribunali,ilTeatro;
Piazza cui fanno quasi corona l'alte torri Municipale,di
Goni-
bito, di S. Maria... quella Piazzache
è il centro delpiùfre- quentato concórsonon
solo popolare,ma
del nobileCittadino, e l'ammirazione del Forastiero!Digitizedby
Se
iTempli
alle divinità, gli Archi a'trionfatorivennero
esrlusiv
amento
destinati; le pubbliche Statuead
essinon
solo,ma vennero promiscuamente
decretate in ognisecoloeda ogni
coltaNazione
,a'Numi
, a1 beneficiPotenti, agi'irreprensibili Magistrati,ed
a' Letterati illustri, considerandol'uomogrande
e benefico,l'uomo
in dottrine versato quali emanazioni della stessa divinità. Nulloonore può
quindi, nel senso morale, ri*putarsi superiore
quanto
quellod'una
Statua allapubblicaam-
mirazione esposta.La
regiaPartenone
a noi rivale nellaPatria del Tasso posepur
essa ilMonumento
aTorquato
ne'pubblici deliziosi giardini che sottonome
di Villa Realedecorano
leamene
spiaggie di Chiaja.Mantova
al suo Virgilioun monu- mento
eresse nella Piazza, dal di luinome
Virgiliana appellata;Ravenna
pose inuna
dellepiù frequentatevie della Città l'Edi*cola all'Alighiero.
La
colta Pistojaun
Emiciclo eressenel pub- blico passeggioove
farpompa
delle efligj de' colti ebeneme-
riti suoi Concittadini. Castiglione alla sua Vergine Scalabrina
una
statua decretò,onde
ornatavenisselaFontana
dellaPiazzamaggiore
di quellanobile Borgata, ov' Ella(nuova Bonghi)
(48), inaluitmori qnam
feedari; e per avventura fu divisato col»locarla fra quelle limpide zampillanti onde, per alluderealladi Lei costante purità.
Grata
l'Elvezia all'ingenuo cantore degli Idilii, Gessner,un modesto monumento da
babilonici salci ri*cinto [unica nel pubblico giardino,
ove
il più romantico pas- seggio offre quello spazio di terreno racchiuso fra il conflu- ente didue
rapide riviere la Sir, e laLimmat. Milano
alBorromeo, Pavia
al Ghisliero simulacri eressero nelle Piazze al loronome
inaugurate; cosiadoperò Padova
alGattamelata, Venezia al nostro Coleonc;Torino,
Piacenza, Napolile eque- stri statue de' loro Sovrani alle pubbliche Piazzecommisero,
«ori che tanti altri che taccionsi per brevità; ese a tutti co-
50
storo parve
che
&Genj sommi,
che più d'altri partecipano della divinaemanazione,
nullo tetto fosse più acconcioche
l'azzurra volta del Cielo, e perchè aBergamo
soltantonon
si terrà conto di sì onorevole testimonianza?Ma
passiamo ora a considerarlaanche
dal lato dell'arte.Giovi quindi sapere
come
ilBergomense
Municipio esecutore delLegato
del sullodatoM.
A.Foppa
eleggesseuna
commissio-ne onde
trattare inMilano
co' migliori artisti codesto lavoro;e
come
celebre (osse in quel torno Gio. Battista Vismara.Nè
lo qui scendo già
ad impugnare non
esser stata quella l'epoca in cui l'arte Scultoria,seguendo
libarocchi svolgimentidell'ar- chitettura,non
fosse nel suo pieno decadimento.Non
era certoancor
brillante quel genio Possagnese (49), che novello astro additò la via del bello, ritraendo dalmal
presosentieroquesta bell'arte;ma
di questa colpa proveniente,da una
tendenza generale degli uomini,non può
farsene caricoall'individuo,che a pochi è dato emanciparsi dalla generalità del gusto,ne
di ciòpuò
accagionarsi lo splendidocommittente;
ecomechè
ionon mi
arroghida
tanto per pronunciareun
artistico giudizio confesserò d'aver interpellato, chi di darlo eraben
in grado, cui parve lodevole la dignità dellamossa,
e l'assieme di que- sta che il Serassi qualifica bella statua colossale(5o)L. E
chinon
terràdunque
che quellenon
ingentiliteforme
partanoda
pensato artificio dello Scultore che calcolò l'effetto dell'intem- perie, collocata essendo aponente,
e portò forsepensamento
all'ingiurieed
ai guasti che la plebe, nell'inconsiderata età, suol arrecare alle pubbliche cose, a talché di nostrale anziché di Carraresemarmo
adoperò, più refrattario al lavoro,ma meno
cedevole agl'insulti deltempo? Che
se poiben
ci tor- nipor mente
all'Epigrafe, egli èoramai
cosa universalmente sanzionata eli'ove
trattisi d'uomini d'altissimafama
l'ap-)igitizedby
51
posizione del solonome
equivalga al nuliunipar
elogium.
Sì,
Bergamo
possiedeadunque un monumento degno
delSom- mo
Vate, e per l'onoranza, e pel lavoro,ove
si trasporti ilpensiero a* tempi in cui fu eretto, al luogo di sua collocazio- ne, alla
fama
dell'artefice;né
ascrivere sideve
a disdoro,ma
a gloria che la volontà e l'ardore di
un
solo abbia, fra noi, supplito aquanto
(in altre città) lavolontàcollettiva dimoltibene
spessonon
basta a compiereiChe
sé l'intervallo d'anni78
lungo sembrasse al pensièro dell'avvenuta
destinazione di quelMonumento,
valga il riflessocome
alVate
della DivinaCommedia
, (che di
ben
lunga pezza precedetteTorquato
) solo il secolodecimonono pensò
erigere un' onorevoletomba
IGuardimi
il Cielo però eh' io tendacon
questomio
diread
attenuare l'altrui nobilissimo eccitamento a costruire in luo-go
di più facile conservazione per decoro di coltaAccademia,
di pubblica Biblioteca, diqualsivogliaAula
MunicipalealtroMo- numento
all'EpicoSommo
,cheanche
dal lato artistico,secondo lemoderne
esigenze e perfezioni dell'arte, risponda ai meriti d'un tanto Concittadino; eh'anzi esser vorrei dibuon grado primo
eletto a soscrivermi.A me
basta chevenga ad
esserela
mia
Patria dalla taccia d'ingratitudinepienamente
giusti- ficata.Ma
suciò busti... espendiamo
ora alcune parole ac-cennando
alla Casaove Torquato
abitò nel duplicedi luisog- giorno fra noi.Mi venne
fatto d'osservare ne' miei viaggi in Italiacome
alcune Cittàabbiano
lodevole pratica dicontraddistinguereeoa
qualche Epigrafe, Busto,od
altramemoria
le abitazioniche
servirono adimora
di qualche distintissimo ingegno: cosìusò
Ferrara all'Ariosto,Genova
aColombo, Arezzo
alPetrarcaed
a Pier l'Aretino, senza dire di tant'altri.Se
quindileCittà stes- seuna
specie di riverenza ostentano a'luoghiche
furstanzaa
gcnj sublimi, se
s'imprendono
viaggi per visitare inRavenna
la
tomba
diDante,
quella del Petrarca in Arquìt, itiFerney
la Casa di Voltaire, quella della Staèl in
Coppct;
se lo stra- niero cerca nell'alpestreBrembana
il Cornelio, sede primiera de'Tassi, in Sorrento la Casaove Torquato
diedeiprimi suoi vagiti; se all'illustre Biografo Serassi (5i)sembrò non poco onore
provenire al luogo ov'egli nacque, perchè pochissimo di- stante dal Palagio de' Tassiove
soggiornòun
tanto Ospite,non
sarò cred'io per esser tacciato divana
gloria s'iovado
fastoso di possedere,ed
abitare quella Casastessachefra'Con-
cittadini delSommo
degli Epici Italianiebbe
vanto d'essergli stanza in adolescenza, e maturità.Estinta infatto questa linea de' Tassi, ceduto
avendo
io stesso lamagione
avita per la costruzione del vastissimo Se- minario dell'ulta Città diBergamo,
feci acquisto della Casa Tassi in Pignolo (52), delia quale così siha
nel Serassi (53):Jo.
Jacopo
fTassi
JConte
e CavalieresidistinseinBer- gamo
collosplendore
della vita, econ
lamagnificenza
delle fabbriche. Il belPalazzo
inBergamo
inborgo Pignolo
co-me pure
la Prilla ecc.sono
opere ordinate dal genioma-
gnifico di questo illustre Cavaliere.È
quidove Torquato
correndoappena
l'anno tredicesimo di sua vita, precocecom'era
d'ingegno, educatovenne
alle let- tere greche e latine dalNovembre
del 13ÌS6 ai primi d'Apri- le del1&$7
(54).£
qui dov'egliardentemente bramò
di posaredopo
sette anni, mesidue,
e qualche giorno di sua infausta prigionìa;ma
che soltantodopo due
anni di represso desiderio vennegli concesso dalsuo
Signore ilDuca
diMantova
di veniread
esilararsi,come
fece,giugnéndovi
nel Luglio del1588,
aven-do
il Cavaliere Tasso speditoMonsignor
Lieino
aMantova eoa
sua carrozza a levarlo (55).Digitizedby
GoogI
53
£
qui chevenne complimentalo
dai chiarissimi Rettori della nostra Città, il Podestà AlessandroContarmi
e Capitano Luigi Vcnier, checome
dice il Serassi (56): scesero subitoa
fargli visita alPalazzo
de'Tassi
inBorgo Pignolo dove da
tuttionorato rimase
fino al29 Agosto 1587.
E
qui che i Proprietarj stretti aderenti aTorquato,
glo- riosi del suonome,
decorar vollerolepareti dirappresentanze,ed
allegoriead
essoluirelative,cheloscrivente ne' suoi ristau- ri si fe'legge di rispettare, fra le qualiun
dipinto sovrauna
volta figurante laFama
in atto di coronareTorquato
col se-guente motto:
Hetruscce poesis libi cingat
tempora
laurus.In altra
V
Epicatromba
intrecciata acoronad'alloro,coldetto:iVim
fttitt graìidia canto.Altra:
Una
violaed una zampogna
intreccialaall'alloro,colmotto:Brevi
complectorsingula
canta.Altrove
un
rigoglioso alberodelTaxus
boccata in cuiposano
,
e sottodel quale pascolano alcuni cigni coli*impresa:
Itala
dat sedem
cygnis etpabula Taxus.
Altro albero simile col mollo:
Itala su
m
quiesce.5
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