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Papagni Adriano Girolamo nasce a Bisceglie (BT) nel 1998, dove, anche grazie ad attività pomeridiane offerte dalle scuole primarie, una certa

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Academic year: 2022

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l’arte e l’architettura antica. Nel 2017 decise di proseguire gli studi presso il Politecnico, scegliendo di specializzarsi in Design degli Interni, per poter delineare un proprio stile e dedicarsi in futuro all’allestimento museale

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Nella mente dell’artista, Laboratorio di Design degli interni, 2019

Ulisse, Laboratorio di Metaprogetto, 2018

La catarsi della fi gura umana, Laboratorio di Design degli Interni, 2019

Mobilcrab, Workshop interdisciplinare, 2020

DreamWave, Laboratorio di Elementi Visivi del Progetto, 2018

Changes Coworking, progetto autonomo, 2020

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CS

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Honorable Mention to

Adriano Papagni

OfÞcial certiÞcate of participation We are proud to reward your project with an honorable mention

in recognition of the talent

and effort invested in its creation.

CHANGES

®

28/12/2020

Il portfolio è composto da 5 progetti sviluppati durante i 3 anni accademici, dove c’è stata la collaborazione con alcuni compagni universitari, esperienze che hanno migliorato l’approccio al team work. L’ultimo progetto del portfolio, invece, è stato curato unicamente da Papagni Adriano Girolamo, a partire dall’idea progettuale sino alla sua eff ettiva realizzazione.

Nell’ultima pagina sono presenti i contatti.

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Il processo creativo di Federico Fellini

Nella mente dell’artista

Il progetto prevedeva l’allestimento di una mostra permanente dedicata al regista Federico Fellini, cercandone, quanto più possibile, di off rire al visitatore una conoscenza completa dell’opera del premiato regista.

Dunque, Il tema della mostra “Nella mente dell’artista” si basa su quello che è stato il processo creativo di Federico Fellini, partendo dalla sua vita e dalle sue esperienze fi no ad arrivare alla creazione dei personaggi per i suoi fi lm.

Da una analisi precedente alla fase di progetto, si evince quanto il passato del regista e i suoi ricordi siano di fondamentale importanza nella successiva stesura delle opere. La creatività del regista, infatti, lo porta a modifi care la realtà, inserendo tematiche ed eventi alle volte onirici e surreali.

Tuttavia, si può tracciare una sorta di “processo” mentale e creativo, che parte dal ricordo, il quale poi viene spogliato da elementi superfl ui, per tracciarne degli archetipi, che diventano la base per tradurli in stereotipi, che spesso diventano i principali protagonisti delle opere di Fellini. In aggiunta a queste 3 fasi ve ne è una quarta che mostra gli oggetti di scena utilizzati nei fi lm.

L’architettura del Castel Sismondo, sede della mostra, permetteva di dividere il racconto su 3 piani diversi, alla quale corrispondono 3 tematiche diff erenti, ossia, società, famiglia e sessualità. All’ingresso della mostra è inoltre presente una “sala 0” utile ad inquadrare il regista con la sua biografi a, gli eventi necessari alla sua formazione e il rapporto con i colleghi e gli attori.

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Il ricco e il povero

Società

Il piano terra presenta, nella ripartizione in 4 aree tematiche, l’analisi artistica del regista riguardo il suo punto di vista rispetto alla società. In diversi fi lm, il regista immerge i suoi personaggi in diversi contesti e ambientazione, alle volte si parla della ricca “borghesia”

de “La nave va”, oppure degli umili personaggi tratti da

“La strada”. Nella stanza del ricordo verrà proiettata una scena tratta da “Amarcord”, in questo caso, la scena del falò, dove si off re un quadro generale delle classi sociali presenti all’evento. L’archetipo, dunque è quello della società, da cui si traggono i due stereotipi (Ricco e Povero).L’ultima stanza, dedicata agli oggetti di scena, presenta gli aff etti principali dei personaggi presentati nella stanza dello stereotipo e della caricatura.

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Padre assente e moglie devota

Famiglia

Nel piano ammezzato viene analizzato tutto ciò che riguarda gli aff etti famigliari: nei suoi fi lm, Fellini presenta un tipo di famiglia solitamente frammentata, dove il più delle volte si osserva lo stereotipo della moglie devota, accompagnata dal solito padre assente. La scena tratta da “Amarcord”, che viene proiettata nella stanza del ricordo, è quella del pranzo famigliare dove il padre di Titta lo rimprovera per una delle sue bravate. L’archetipo è quello della famiglia considerata come un insieme di persone unite da un legame di sangue e di tradizioni.

Nella stanza degli oggetti sono presenti accessori d’abbigliamento e anche vestiti tipici che incarnano i due stereotipi (padre assente e moglie devota).

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La donna procace e l’uomo predatore

Sessualità

L’ultimo piano della mostra off re tutto ciò che riguarda la sessualità nel mondo felliniano: in ogni sua cinematografi a, Fellini propone una sua personale visione della donna, molto spesso tentatrice e sensuale e di rara bellezza, alla quale associa spesso la fi gura e lo stereotipo dell’uomo predatore.

L’archetipo è quello dell’amante, cioè di colui, o colei, che “ama amare”, da cui si dipartono i due stereotipi di uomo predatore e donna procace (nella loro accezione positiva). Nella stanza del ricordo è visibile l’iconica scena dell’incontro privato tra Titta e la gradisca.

La stanza degli oggetti presenta accessori che spesso vengono associati a quei personaggi che si fanno adulare, spesso per il loro atteggiamento distaccato o sensuale.

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Rivalorizzazione del quartiere Bovisa

Ulisse

A partire da un vecchio capannone e dall’analisi di un territorio abitato da pluralità di etnie, fasce di reddito ed età, il progetto Ulisse è la proposta di un Hub per l’aggregazione multiculturale.

I tre piani abitabili, nelle rispettive funzioni, dedicano aree tematiche specifiche riferite alle comunità che abitano Bovisa: sudamericani, cinesi, filippini e mediorientali.

Tutti gli spazi proposti convergono in una piazza centrale, il fulcro del locale, con lo scopo di favorire aggregazione, unione e fusione delle diverse provenienze.

Nello specifico è stata sviluppata un’area lounge dove poter ascoltare musica sudamericana, una sala tè legata all’area Cina e un’area Spa per massaggi e bagni rilassanti, nell’area tematica del medio oriente.

Il piano ammezzato presenta un cortile aperto sulla piazza centrale: qui si trova l’area tematica delle filippine con uno spazio dedicato prevalentemente al divertimento per bambini. Al piano superiore è possibile frequentare un ristorante multiculturale, assaggiando pietanze tra le più variegate e tipiche.

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La catarsi della figura umana

Mario Negri

L’opera dal titolo “la catarsi della figura umana” è un allestimento dedicato ad un artista, poco conosciuto, nato e vissuto agli albori del secolo scorso.

Questa mostra ha sede presso il museo del PAC di Milano, che solitamente propone particolari mostre su artisti non troppo conosciuti.

Il progetto non prevede soltanto di proporre una mera organizzazione delle sculture in uno spazio, bensì di riorganizzare, qualora fosse necessario, la vita in rapporto con le opere dell’artista, quindi, quando quest’ultimo abbia incominciato la sua attività e quand’egli abbia poi delineato un proprio stile.

Il progetto, dunque, inizia a partire da questi presupposti, che risultano essere i limiti della curatela dello spazio.

Nella mostra, comunque, si possono anche vedere alcuni legami con gli altri artisti noti di quel periodo (Manzù e Giacometti), i quali sono stati per certi aspetti necessari all’artista, per poter proseguire nella attività di ricerca legata alla figura umana.

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Dove le forme vengono realizzate

l’artista e il suo atelier

L’analisi sull’artista comincia dal suo atelier, tema principale sul quale poi si sarebbe allestito il museo: lo studio quindi come luogo di nascita degli impulsi creativi dell’artista.

Mario Negri nato a Tirana in Valtellina, fu allievo dello scultore Giacomo Manzù, successivamente lavorò per la nota rivista Domus e in seguito accettò solo lavori privati su commissione.

In quegli anni uno degli stimoli prevalentemente seguiti dagli artisti di tutto il mondo, fu un estremo contatto con il primitivismo cioè quella cultura che osservava con ammirazione l’arte africana.

Con questo bagaglio culturale Negri sposta la sua ricerca verso la figura umana, da sempre protagonista indiscussa della scultura.

L’analisi, quindi, affronta l’opera di Mario Negri sotto un percorso cronologico, che comincia dai suoi esordi, dove si evidenzia una certa fedeltà con la figura umana, passando da un periodo in cui questa si semplifica e diviene più dinamica, fino ad arrivare all’ultimo periodo dove le figure paiono spoglie di elementi superflui lasciando il significato dell’opera solo ad elementi necessari, come le gambe stilizzate, la forma delle mani e del corpo, senza alludere a forme realmente esistenti.

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Dalle analisi condotte sull’artista si riconoscono i tre periodi creativi che suddividono la mostra, nelle rispettive stanze e aree tematiche dedicate a: “gli esordi”,

“il dinamismo” e “il ritorno alle origini”.

A corredo dei tre periodi sono state aggiunte la

“stanza della contemplazione”, completamente buia per favorire un atteggiamento di riflessione sull’opera più emblematica dell’artista, e due sezioni dedicata rispettivamente alla mostra di altri progetti. Il piano superiore propone un’indagine specifica sul suo atelier.

Nei due disegni tecnici, abbiamo segnalato tramite un layout di percorsi, il modo in cui l’utente può osservare le opere, per avere una migliore visione d’insieme della mostra.

Come ulteriore contenuto esplicativo, è stato inserita una stanza adiacente all’entrata di tutte le aree espositive, in cui viene proiettato un video illustrativo, che chiarisce cosa viene esposto all’interno.

Indagine cronologica delle opere dell’artista

L’allestimento

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Vivere il bagno

Mobilcrab

In occasione del workshop interdisciplinare della durata di una settimana, l’azienda “Mobilcrab” (uno dei principali produttori di arredo bagno) aveva specifi che richieste: si chiedeva di progettare un piccolo stand espositivo della dimensione di 16 mq. Il concept fu sviluppato in circa due giorni, dove il gruppo di lavoro ha pensato ad uno spazio espositivo in grado non solo di ospitare alcuni dei best- sellers dell’azienda, ma che fosse anche un padiglione accattivante, in modo da emergere rispetto ai competitor in fi era. È possibile collocarlo in una disposizione ad isola, con ambedue i lati affi ancati da altri padiglioni, un solo lato affi ancato e l’altro ibero, l’importante è che rimangano liberi il fronte e il retro dello stand.

Pur non essendoci una modalità di fruizione prestabilita, lo storyboard di fruizione chiarisce come l’utente può entrare in contatto con lo stand. Anzitutto il visitatore viene impressionato dall’esterno che appare completamente scuro e semi cilindrico dove sono presenti delle piccole fessure all’interno delle quali si potranno vedere dei video che hanno come protagonisti principali i bagni Mobilcrab. All’interno dello stand abbiamo invece un luogo mono materico (bianco), dove si possono distinguere 4 aree tematiche in cui l’una comunica con l’altra. L’area espositiva nella parte retrostante alla parete semi cilindrica dove vengono posti tre arredi best-seller, un’area informativa con un desk alle spalle della quale si trova un’area “materica”, dato che una delle peculiarità dell’azienda è l’utilizzo di materiali pregiati e, infi ne, un’area emotiva realizzata con specchi interattivi.

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Dreamwave

Il brief aveva come campo d’analisi il mondo dei sogni;

l’esperienza onirica doveva essere ricreata con la costruzione di un diorama.

Dunque, la scelta era quella di presentare un mondo assai particolare, dove “il sognatore” si poteva muovere in un mondo illuminato da fili al neon e personaggi iconici degli anni ‘80, assieme a riferimenti di ogni tipo.

Tutto ciò deriva dalla cultura vaporwave, la quale nasce all’incirca nel 2010 come critica parodia della società consumistica, della cultura anni ottanta e novanta e della musica new age ma, al contempo, conserva un senso di fascino e nostalgia verso l’estetica di quegli anni. L’immaginario associato alla cultura vaporwave è eterogeneo, ma presenta stereotipi comune e ricorrenti che rendono lo stile facilmente riconoscibile.

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Il Diorama

Il diorama è un grande cubo nero delle dimensioni di 80x80 cm, che dall’esterno è completamente chiuso e si può vedere all’interno soltanto attraverso un piccolo foro.

Tutte le figure presenti nel cubo sono delle immagini stampate su carta fluorescente e successivamente ritagliate.

Il cielo dell’ambientazione interna è fatto spruzzando della vernice, anche quest’ultima fluorescente, facendo attenzione che il risultato finale creasse delle “stelle al neon”.

Il cubo voleva offrire al fruitore un’esperienza immersiva, in modo che, anche quest’ultimo, si lasciasse andare al sogno vaporwave (e che sognasse davvero).

Il diorama, per la sua forma e per il fatto che non fosse visibile nulla dall’esterno, incuriosiva i visitatori, che vedevano fuoriuscire dal cubo un paio di cuffie “anni ‘80”, che riproducevano in loop musica vaporwave.

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Changes Coworking

Il progetto di seguito presentato è il primo realizzato in autonomia; si tratta, infatti, di uno spazio Co-working realizzato per un contest indetto dalla sart-up Changes Coworking.

Ho dunque ripreso in questo progetto alcuni degli aspetti essenziali di questo gruppo, che desiderava un luogo dinamico e spazioso, all’interno del quale l’utente avrebbe potuto sentirsi libero di lavorare e/o studiare.

il progetto prende piede a partire dall’idea di Comunità, di unione di gruppo che è alla base di un qualsiasi spazio Co-working; il carattere distintivo del progetto è la conformazione dei tavoli e delle luci che prendono spunto dai colori che caratterizzano il sito di Changes Coworking e dalle forme che presenta il logo della start- up.

Tra molti altri candidati ho ricevuto una menzione d’onore per la decisione di unire forma e funzione dei tavoli dello spazio, che possono cambiare l’intera conformazione dello spazio.

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