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Torino, 21 settembre 2022
Le risorse per la scuola:
luoghi comuni e dati reali
Indice
È vero che …
1. … la spesa per la scuola in Italia è diminuita negli ultimi anni?
2. … l’Italia spende per la scuola meno degli altri paesi europei?
3. …. gli insegnanti italiani sono diminuiti?
4. …. le retribuzioni degli insegnanti
italiani sono più basse degli altri
paesi europei?
3
1. È vero che…la spesa per la scuola in Italia è diminuita negli ultimi
anni?
% della spesa pubblica in istruzione su PIL (2008-2020)
Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia,
primaria e secondaria di I e II grado la spesa
pubblica italiana – come percentuale del PIL - è rimasta stabile per
parecchi anni e nel 2020 ha ripreso a salire
Fonte: elaborazioni FA su dati Eurostat
A lungo stabile, ora nuovamente in aumento
0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020
Scuola Totale Istruzione 0
5
Personale della scuola vs altro personale della PA (2011-2020)
variazioni percentuali: base 2011=100
La scuola è l’unico
comparto della Pubblica Amministrazione che ha visto crescere in modo significativo il proprio personale (poco più del 20% nell’ultimo decennio)
Fonte: elaborazioni FA su dati Ragioneria Generale di Stato
Un’eccezione nel trend nella Pubblica Amministrazione
75 80 85 90 95 100 105 110 115 120 125
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Scuola Sanità TOTALE
2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020
2. È vero che…l’Italia spende per la
scuola meno degli altri paesi europei?
7
Confronto europeo: % spesa pubblica per la scuola sul PIL (esclusa spesa privata)
L’Italia non spende meno per la scuola del resto d’Europa. Per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado la spesa pubblica italiana come percentuale del PIL è allineata alla media europea e a quella di paesi come Germania e Spagna
Fonte: elaborazioni FA su dati Eurostat
La spesa pubblica italiana per la scuola è allineata alla media europea
Infanzia e primaria Secondaria Spesa totale
1,6 1,6 1,8 1,5 1,5 1,7 2,4
1,3
1,9 1,9 1,8 2,4
1,7 1,9 1,0
2,5 4,9
4,3 4,6
5,5
4,7 5,0 5,2
5,9
0 1 2 3 4 5 6 7
area Euro - 19 paesi
Italia Spagna Francia Germania Portogallo Polonia Finlandia
2020
1,4 1,4 1,6 1,3 1,0 2,0 1,9
1,1
2,0 2,0 1,6 2,4
1,7
2,1 1,5 2,6
4,6 4,3 4,2
5,4
3,9
6,0 5,6 5,8
0 1 2 3 4 5 6 7
area Euro - 19 paesi
Italia Spagna Francia Germania Portogallo Polonia Finlandia
2008
area Euro – 19 paesi
area Euro – 19 paesi
Confronto europeo: % spesa pubblica per l’università sul PIL (esclusa spesa privata)
La nostra quota di spesa pubblica sul PIL è,
invece, bassa per
l’università (oggi circa 0,3%). Questo ritardo spiega la differenza fra l’Italia, che in aggregato spende il 4,3% del suo PIL in istruzione, e la media europea del 4,9%
Fonte: elaborazioni FA su dati Eurostat
Il ritardo della spesa per l’università
Università Spesa totale
0,7 0,4 0,6 0,6 0,8 1,0 1,6 1,7
4,6 4,3 4,2
5,4
3,9
6,0 5,6 5,8
0 1 2 3 4 5 6 7
area Euro - 19 paesi
Italia Spagna Francia Germania Portogallo Polonia Finlandia
2008
0,8 0,3 0,6 0,7 0,8 0,8 1,3 1,7
4,9
4,3 4,6
5,5
4,7 5,0 5,2
5,9
0 1 2 3 4 5 6 7
area Euro - 19 paesi
Italia Spagna Francia Germania Portogallo Polonia Finlandia
2020
area Euro – 19 paesi
area Euro – 19 paesi
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Confronto europeo: spesa
cumulativa per studente da 6 a 15 anni (in euro PPP, corretti per la differenza nel costo della vita nei diversi paesi)
Per ogni singolo studente fra i 6 e i 15 anni il nostro Paese spende circa 75mila euro, a parità di potere d’acquisto, collocandosi sopra la media europea. Questo avviene anche perché l’Italia non ha modificato la sua quota di spesa anche a fronte del declino demografico della popolazione studentesca
Fonte: elaborazioni FA su dati OECD Education at a Glance 2021
Per ogni singolo studente l’Italia spende di più della media europea
0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000
Regno Unito
Finlandia Germania Italia Francia Media EU22
Spagna Polonia
Primaria Secondaria di I grado Secondaria di II grado Media
EU22
L’impressionante declino della popolazione studentesca in Italia
Evoluzione della popolazione da 3 a 18 anni in Europa (2020-2030) (variazioni percentuali, base 2020 = 0)
Fonte: elaborazioni FA su dati Eurostat
Il declino demografico della popolazione
studentesca è un
fenomeno che interessa quasi tutta l’Europa, ma per l’Italia è ancora più marcato (quasi il 13% in dieci anni)
-15 -10 -5 0 5 10
2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030
Germania (+6,5%) Svezia (+5,7%)
Norvegia (-2,6%)
UE (-4,9%) Francia (-5,6%) Polonia (-7,2%)
Portogallo (-9,6%) Spagna (-10,9%) Italia (-12,8%)
11
3. È vero che…gli insegnanti italiani
sono diminuiti?
0 2.000.000 4.000.000 6.000.000 8.000.000 10.000.000 12.000.000 14.000.000 16.000.000
1970-71 1973-74 1976-77 1979-80 1982-83 1985-86 1988-89 1991-92 1994-95 1997-98 2000-01 2003-04 2006-07 2009-10 2012-13 2015-16 2018-19 2021-22 -
100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000 700.000 800.000 900.000 1.000.000
studenti (scala sx) docenti (scala dx)
Rapporto studenti / docenti (1970-2022)
Il numero degli insegnanti è nell’insieme costantemente aumentato negli ultimi anni.
Infatti, in ragione del declino demografico, il rapporto studenti / docenti è in diminuzione: nell’ a.s.
2014/15 era 10,9, nel 2021/22 è 8,6 (non sono compresi insegnanti fondo COVID)
Gli insegnanti crescono, nonostante il calo degli studenti
Fonte: elaborazioni FA su dati Ministero Istruzione e OECD Education at a Glance 2021 8,6
10,9 9
10
13
Docenti a tempo indeterminato e determinato della scuola statale (2012-13 / 2021-22).
Il corpo docente è cambiato nella sua
composizione interna. Sul totale degli insegnanti, che include quelli a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato
(supplenze annuali o FTA) crescono in particolare quelli di sostegno, passati in dieci anni dal 13% al 21,5% del totale.
Fonte: elaborazioni FA su dati Ministero Istruzione
L’aumento del numero degli insegnanti:
posti comuni stabili, cresce il sostegno
0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000 700.000 800.000 900.000 1.000.000
Totale docenti Posti comuni Posti sostegno
Docenti a tempo indeterminato della scuola statale (2012-13 / 2021-22).
Nonostante le immissioni in ruolo della Buona
Scuola che li aveva portati a 730mila, sono oggi
leggermente diminuiti gli insegnanti di ruolo (poco meno di 700mila),
principalmente per via dei pensionamenti.
Fonte: elaborazioni FA su dati Ministero Istruzione
Diminuiscono i docenti di ruolo…
0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000 700.000 800.000
Totale docenti Posti comuni Posti sostegno
15
Docenti a tempo determinato della scuola statale (2012-13 / 2021-22).
Dopo la diminuzione seguita alla Buona Scuola, sono negli ultimi anni di nuovo aumentati i
docenti a tempo determinato - TD (225.000 nell’anno 2021-22).
Oggi la % di insegnanti TD è intorno al 24%; era intorno a 14% subito dopo la Buona Scuola. Soprattutto sono cresciuti gli insegnanti di
sostegno TD (122.000 nel 2021- 22). In 10 anni la % di docenti di sostegno TD sul totale del
sostegno è aumentata, passando da un terzo a quasi due terzi. La maggioranza di questi, però, non ha una preparazione specifica.
Il boom dei supplenti, soprattutto di sostegno
0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 180.000 200.000 220.000 240.000
Totale docenti Posti comuni Posti sostegno
Fonte: elaborazioni FA su dati Ministero Istruzione
4. È vero che…le retribuzioni degli insegnanti italiani sono più basse
degli altri paesi europei?
17 0
10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000
Retribuzione iniziale Retribuzione dopo 10 anni Retribuzione dopo 15 anni Retribuzione massima
Confronto europeo: evoluzione delle retribuzioni degli insegnanti Le retribuzioni dei docenti italiani sono inferiori alla maggioranza degli altri paesi europei. Nei primi anni di professione la forbice a sfavore dei nostri docenti non è enorme (25mila euro circa in Italia, con Francia, Portogallo e Finlandia sotto i 30mila euro, ma la Germania sopra i 50mila euro).
Nel corso degli anni la forbice si accentua: le retribuzioni italiane sono poco dinamiche, perché legate completamente al
meccanismo di anzianità, senza alcun meccanismo di carriera, che in altri paesi porta a massimi retributivi talvolta elevati.
Fonte: elaborazioni FA su dati Eurydice 2022
In Italia retribuzioni basse e poco dinamiche
Il monte ore lavorativo contrattualizzato degli insegnanti italiani Caso praticamente unico in Europa, il contratto dei docenti italiani quantifica solo le ore di lezione (per un professore delle superiori 18 alla settimana). A queste si aggiunge un forfait di altre 80 ore nel corso dell’anno lavorativo (altre 2 ore alla
settimana) per attività di programmazione, aggiornamento, ricevimento dei genitori.
La preparazione delle lezioni e altre attività non strettamente di lezione, ma decisive per l’efficacia dell’insegnamento, non sono incluse e quantificate nel contratto di lavoro, al contrario degli altri paesi. Tra scuola e casa, gli insegnanti italiani
dichiarano di lavorare (dati Ocse Talis 2018, per la scuola
secondaria di I grado) 26 ore alla settimana, contro una media
europea di 33 ore.
A cura di Barbara Romano e Marco Gioannini, elaborazioni grafiche di Chiara Zonda
LE RISORSE PER LA SCUOLA:
LUOGHI COMUNI E DATI REALI
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