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RAPPORTO ANNUALE

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Academic year: 2021

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Le tavole statistichesonodisponibili

su supporto magnetico presso i Centri di Informazione Statistica dell'lstat e presenti su Internet

I CENTRI DIINFORMAZIONE STATISTICA

ANCONAcorso Garibaldi, 78 tel. 071/203189 - fax 52783 BARI via D. Alighieri, 3 tel. 080/5240762 - fax 5213856 BOLOGNAgalleria Cavour, 9 tel. 051/266275 - fax 221647 BOLZANOviale Duca d'Aosta, 59 tel. 0471/994000 - fax 994008 CAGLIARIvia G.B. Tuveri, 60 tel. 070/400143 - fax 400465 CAMPOBASSOvia G. Mazzini, 129 tel. 0874/69143 - fax 60791

CATANZAROpiazzetta della liberia, 2 tel. 0961/741239 - fax 741240

FIRENZEvia S. Spirito, 14 tel. 055/23933318 - fax 288059 GENOVAvia XX Settembre, 8 tel. 010/585676 - fax 542351 MILANOpiazza della Repubblica, 22 tel.02129000321 -fax 653075

NAPOLIvia G. Verdi, 18 tel. 081/5802046 - fax 5513533 PALERMOvia E. Restivo, 102 tel. 091/520713 - fax 521426 PERUGIAvia C. Balbo, 1 tel. 075/34091 - fax 30849 PESCARAvia Firenze, 4 tel. 085/4221379 - fax 4216516 POTENZAvia del Popolo, 4 tel. 0971/411350 - fax 36866 ROMAvia Cesare Balbo, 11/a tel. 06/46733102 - fax 46733101 TORINOviaA.Volta, 3 tel. 011/5612369 - fax 535800 TRENTO via Brennero, 316 tel. 0461/497801 - fax 497813 TRIESTEvia C. Battisti, 18 tel. 040/371051 - fax 370878

VENEZIA-MESTREc. del Popolo, 23 tel. 041/962391 - fax 940055

L'lstateinoltre presente suTelevideo(pag. 379) eInternet(URL: http//www.istat.it E_mail: dipdiff@istat.it)

(3)

RAPPORTO ANNUALE

La situazione del Paese nel 1996

ISTAT

(4)

Il RAPPORTO ANNUALE - La situazione del Paese nel1996

e

stato presentato dal Presidente Prof. Alberto Zuliani

il14 maggio 1997nell'Aula Magna dell'Istituto nazionale di statistica

Istat, Roma 1997

Si autorizza la riproduzione, la diffusione e I'utilizzazione del contenuto del volume. Si ringrazia per la citazione della fonte.

Finito di stampare nel mese di maggio 1997

ISTITUTO POLIGRAFICO E ZECCA DELLO STATO - Stabilimento Salario Copie 6.500

(5)

II quadro macroeconomico internazionale . Lo stato della convergenza europea ..

II criterio della stabilita dei prezzi ..

II criterio della posizione del bilancio II criterio della stabilita del cambio

II criterio della convergenza dei tassi di interesse a lungo termine Altri fattori per la valutazione della convergenza .

Le tappe verso l'Unione economica e moneta ria .. . .

II patio di stabilitd e di crescita .

Box: I criteri di convergenza .. ..

Box: Le valutazioni di sostenibiliia . . .

Box: Statistiche e criteri di Maastricht: le procedure per la verifica degli indicatori di convergenza ..

II quadro macroeconomico interno .

L'andamento dei prezzi .

Gli scambi con I'estero .

Box: Le valute di scambio nel commercio estero italiano con i paesi extra-Ue ..

Box: II contributo delle regioni aile esportazioni italiane ..

Box: La dinamica delle esportazioni nella "Terza Italia" . .. .

La finanza pubblica .

Gli andamenti del conto economico consolidato della Pubblica amministrazione.. .. ..

Le entrate .. ..

Le uscite .. ..

IIreddito disponibile delle famiglie .

Box: L'armonizzazione delle statistiche sugli indicatori di convergenza relativi alla finanza pubblica .., . La dinamica delle retribuzioni contrattuali nel 1996 e Ie previsioni per il 1997 ..

La dinamica contrattuale nel 1996 ..

Le previsioni per it 1997 .. .

Le diseguaglianze economiche e la poverta ne! 1996 ..

ApPROFONDIMENTI

Lavariabilita territoriale e merceologica dell'indice dei prezzi al consumo ..

La dina mica injlazionistica di alcuni gruppi di prodotti La uariabilita geografica e merceologica

ApPROFONDIMENTI

Modificazioni strutturali dell'interscambio comrnerciale nel periodo 1993-1996 . Le tendenze del modello di specializxazione italiano

Componenti merceologiche e geografiche nella dinamica dell'export ...

ApPROFONDIMENTI

L'impatto della Legge Finanziaria 1997 sulla distribuzione del reddito e sulla poverta., ..

CAPITOLO 2 - RISULTATI ECONOMICI DELLE IMPRESE E DOMANDADr LAVORO

Domanda di lavoro e risultati economici delle imprese italiane ..

IIquadro congiunturale .

II settore primario .

Box: II contributo della Politica Agricola Comune (PAC) allo suiluppo dell'agricoltura italiana... . ..

II sistema delle imprese industriali e dei servizi .

II settore delle costruzioni .

La domanda di lavoro nelle grandi e piccole imprese .

Box: La riorganizzazione delle imprese di costruzione. .. .

Box: II grado di apertura internazionale delle imprese .. .. ..

IIcosta e la produttivita del lavoro nell' industria manifatturiera ..

Dimensione aziendale, oariabiliia salariale e produttiuitd .

I differenziali dimensionali di costa e produitiuita del lavoro .

. I differenziali territoriali di produttiuita, .. .

Lo sviluppo del servizi mnovatrvi .

II terziario per il sistema produttivo ..

Economie di scala nelle piccole imprese del terziario per il sistema produttivo . Le telecomunicazioni in Italia fra servizi tradizionali e nuoviseruizi multimediali ..

Le imprese di seruizi di informatica nel 1995 ..

ApPROFONDIMENTI

Analisi microeconomica delle dinamiche d'impresa nel settore manifatturiero .

Persistenza dei profitti nel periodo 1989-1994 ..

Classificazione delle imprese manifatturiere in base ai risultati economico-jinanziari ..

Pag. 12 15 15 17 17 18 18 19 19 20 21 22 23 30 32 34 36 38 40 40 41 45 47 48 53 53 53 56

Pag. 61 61 62

Pag. 66 66 68

Pag. 71

Pag. 78 78 78 80 82 84 85 86 90 92 93 94 95 96 96 98 100 102

Pag. 105 105 108

5

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A PPROFO'lDlMENTI

II fenomeno della subfornitura nel quadro della flessibillta in Italia: uno sguardo d'insieme sui settore del tes-

sile/abbigliamento .. . .

ApPROFONDIMENTI

Domanda di lavoro ed esigenze di qualificazione delle risorse umane nelle piccole e medie imprese rnanifat-

turiere . .

CAPITOLO 3 - RIGIDITA E CAPACITA DI AGGIUSTAMENTO DEL MERCATO DEL LAVORO

Pag.

Pag 111

114

L'evoluzione congiunturale del mercato del lavoro . L'andamento dell'occupazione e della disoccupazione nel 1996 Box: Tendenze dell'occupazione femminile

Box: II dec/ino dell'occupazione nell'industria manifatturiera ed it ruolo dei settori a elevata intensita tecnologia.

II ciclo economico e le tendenze recenti della domanda di lavoro nella grande impresa Tutela del rapporto di lavoro e tassi di uscita dall'occupazione . .

La regolamentazione del rapporto di lavoro La stabilita del rapporto di lavoro

Le determinanti dell'interruzione del rapporto di lavoro Box: Le differenze nelle stime sulla mobilita dei lavoratori Contratti e orari atipici.

La ricerca del lavoro . .

La flessibilita dei disoccupati

La probabilita di trovare lavoro dei giovani in cerca di prima occupazione ...

Box: I canali che permettono di trovare un 'occupazione ..

ApPROFONDIMENTI

Stime e tendenze di medio periodo dell'economia somrnersa ..

I problemi connessi aile fonti d'informazione .

II mercato del lavoro regolare e non regolare

Box: I metodi di stima delle attiuita produttive non osservate ..

ApPROFONDlMENTI

Inserimento nell'occupazione regolare dei cittadini stranieri ..

CAPITOLO 4 - FORMAZIONE, CULTURA E DISAGIO TRA I GIOVANI

Pag 120 120 124 126 128 130 131 135 139 141 144 149 149 153 162 Pag. 165 165 166 168 Pag. 172

I percorsi formativi e la transizione scuola-Iavoro .

La selezione nella scuola... .. ..

La selezione nell'Uniuersita .. .

Titolo di studio e performance nel mercato del lavoro ..

Origine sociale e titolo di studio .. .. ..

eli effetti dell'origine sociale sui percorso formatiuo dei giovani e sui processo d'inserimento professio-

nale dei neo-laureati .. .

Gli stili di vita... .. .

Profilo culturale dei giovani ....

Box: L'alcool e il fumo tra i giovani.

Bambini di oggi, giovani di domani. II rapporto con la tecnologia

Le aree del disagio ..

La tossicodipendenza tra i giovani

Delinquenza minorile e risposte istituzionali ..

Box: L'internczione volontaria di gravidanza nelle minorenni.

Un quadro del disagio psichico giovanile in Italia La mortalitd precoce in Italia: cause e geografia ..

Box: Gli incidenti del week-end.. .

ApPROFONDIMENTI

Percorsi formativi extra-scolastici .. ..

Le azioni formative extra-scolasticbe nelle regioni italiane . Domanda di lavoro e formazione professionale in Lombardia

La formazione professionale in una regione a bassi livelli di disoccupazione. it Veneto ..

II sistema della formazione professionale in Toscana .

Professioni per l'ambiente, per i servizi ad imprese e famiglie, per l'innouazione tecnologica mativa extra-scolastica in Ahruzzo ..

II ruolo della formazione professionale nella politica occupazionale dei giovani in Puglia

CAPITOLO 5 - RUOLO DELLA FAMIGLIA E AUTONOMIA DEI FIGLI

nell'offerta for-

Pag. 178 178 180 183 188 191 193 193 198 201 204 204 206 208 209 210 214 Pag. 215 215 217 218 219 221 221

La formazione di nuove famiglie . I primi matrimoni e le coppie giovani Le coppie non coniugate ...

Giouani single ..

6

Pag. 224 225 229 231

(7)

Nidi pieni e nidi vuoti a confronto: lavoro e tempo lihero.

Situazioni di crisi e difficolta .

Separazioni e divorzi in Italia ..

La pouerta in Italia negli anni 1994-1996 ..

APPROFONDIMENTI

Le condizioni economiche delle donne che hanno sperimentato una maternita precoce . Pag.

240 242 242 246 251

APPROFONDIMENTI

Nascite naturali e matrimoni in corso di gravidanza:

Le nascite natural! .

I matrimoni in corso di gravidanza

tra tradizione ed emancipazione ... Pag. 255

255 258

CAPITOLO 6 - LE PRESSIONI SULL'AMBIENTE Sviluppo sostenihilc, politiche ambientali e occupazione .

Le eco-industrie . .

Le pressioni del settore trasporti .

La pressione dell'agricoltura .

Turismo e amhiente . . .

Box: Analisi e proposte emerse durante il vertice della FAG sull'alimentazione Box: Fenomeni di eutrofizzazione lungo Ie coste dell 'Alto Adriatico

L'ambiente urbano e Ie citra sostenibili .. ..

II modello di urhanizzazione delle principali citta italiane .. ..

Mobilitd urhana e prohlemi amhientali .. ..

II verde urbano ..

Box: Le carenze di infrastrutture amhientali: il caso delle regioni Puglia e Sicilia.

La depurazione delle acque reflue urbane nelle grandi citta ..

La normativa e il controllo dell'ambiente .. .. .

Box: II problema dei rifiuti

L'informazione e la formazione amhientale .

Box: L'attuazione della normativa sull'inquinamento acustico ..

CAPITOLO 7 - L'EVOLUZIONE DELLO STATO SOCIALE I temi della riforma dello stato sociale .

Le tenderize nella sanita .. ..

La recente evoluzione della normativa .

La spesa sanitaria .

Gli effetti della riforma dell'ospedalizzazione: offerta e utenza .

Box: Farmaci: spesa e consumo ..

Box: La mobilita ospedaliera tra le regioni..

Box: La durata media della degenza per gruppo diagnostico ..

Assistenza sociale, volontariato e associazionismo ..

La spesa sociale negli enti locali ..

Gli interventi in campo assistenziale nelle regioni con strutture demografiche polartzzate ..

Le organizzazioni di volontariato in ltalia

Il sistema pensionistico .. .

Cenni sull'evoluzione del quadro normativo.

Box: L'ohiezione di coscienza.

L'impatto della riforma del sistema previdenziale sull'evoluzione del numero delle pensioni e della relativa Box: La delle prestazioni pensionistiche ..

Box. Gli effetti di redistrihuzione territoriale della spesa pensionistica di inualidita

CAPITOLO 8 - I MUTAMENTI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE La riforma amministrativa, il decentramento fiscale e i giudizi degli utenti ....

La riforma amministrativa .

Le nuove strategie e l'attuazione del disegno di riforma ..

Le strutture organizzative, Ie funzioni e i procedimenti . II person.ale .

Box: Semplificazione amministrativa e cittadini: l'autocertificarione e l'assistenza fiscale ..

Box: L'occupazione nelle amministrazioni dello Stato ..

1 controlli .

Pag.

Pag.

Pag.

262 263 264 268 270 271 274 275 276 277 280 282 282 284 285 286 291

294 294 294 295 296 298 302 304 306 306 309 311 313 313 314 316 320 322

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7

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L'autonomia finanziaria dei comuni ..

L'universita eil diritto allo studio .

L 'euoluxione della normativa... .. .

La situazionefinariziaria delle uniuersita.. . .. ..

I servizi di diritto allo studio... .. .

La soddisfazione degli utenti della P.A , ..

La soddisjazione dei cittadini per i servizi di sportello .

La soddisfazione delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione .. ..

Box: La giustizia civile .. .

APPENDICE

Tavole statistiche dei principali fenomeni economici e demo-sociali

Fag. 334 338 338 339 341 346 346 349 356

Tavola A.1 - Principali indicatori dell'economia italiana ..

Tavola A.2 'Formazione e distribuzione del reddito .

Tavola A.3.1 - L'attivita produttiva, cost! e prezzi - Totale economia ..

Tavola A.3.2 - L'attivita produttiva, cost! e prezzi - Agricoltura . Tavola A.3.3 - L'attivita produttiva, cost! e prezzi - Industria

Tavola A.3.4 - L'attivita produttiva, cost! e prezzi - Industria: Costruzioni... .. . Tavola A.3.5 - L'attivita produttiva, cost! e prezzi - Servizi destinabili alla vendita

Tavola A.3.6 - L'attivita produttiva, cost! e prezzi - Servizi non destinabili alla vendita . Tavola A.4.1- Prodotti industriali - Totale... .. ..

Tavola A.4.2 - Prodotti industriali - Beni intermedi ..

Tavola A.4.3 - Prodotti industriali - Beni di investimento . Tavola A.4.4 - Prodotti industriali - Beni di consumo

Tavola A.5 - II sistema dei prezzi .. ..

Tavola A.6 - Interscambio commerciale con l'estero secondo la classificazioneNACE/CLIO Tavola A.7 - Interscambio commerciale con I'estero per gruppi di paesi . Tavola A.8 - Investimenti per branca produttrice ...

Tavola A.9 - Consumi delle famiglie ..

Tavola A.10 - Conti economici consolidati delle Amministrazioni pubbliche .. .

Tavola A.ll - Indicatori territoriali... . .

Tavola A.12 - Popolazione in eta lavorativa (15 anni e piu), per ripartizione geografica, sesso e classe di eta Anno 1996.

Tavola A.13 - Popolazione in eta lavorativa (15 anni e piu), per ripartizione geografica, classe di eta e titolo di studio

- Anno 1996... .. .

Tavola A.14 - Occupati, per posizione nella professione, sesso e settore economico - Anno 1996.

Tavola A.15 - Rapporto occupazione/popolazione per sesso, classe di eta e ripartizione geografica ..

Tavola A.16 - Tasso di disoccupazione, per sesso, classe di eta e ripartizione geografica . Tavola A.17 - Principali indicatori demografici per ripartizionc geografica ..

Tavola A.18 - Permessi di soggiorno per area geografica di cittadinanza dei beneficiari e ripartizione geografica ..

Tavola A.19 - Permessi di soggiorno per motivi di famiglia per area geografica dei beneficiari e ripartizione geografica ..

Tavola A.20 - Decessi per sesso, causa di morte e ripartizione geografica .. ..

Tavola A.21 - Dimissioni ospedaliere e ammessi nei servizi psichiatrici per ripartizione geografica .

Tavola A.22 - Notifiche di malattie infettive, aborti spontanei e interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) per ripartizio-

ne geografica .. ..

Tavola A.23 - Indicatori dell'attivita degli Istituti di cura pubblici e privati per ripartizione geografica .

Tavola A.24 - Indicatori del sistema scolastico: scuole materne, elementari e medie per ripartizione geografica ...

Tavola A.25 - Indicatori del sistema scolastico: scuole secondarie superiori e Universita per ripartizione geografica ..

Tavola A.26 - Indicatori di attivita degli Istituti statali di antichita e delle biblioteche statali per ripartizione geografica Tavola A.27 - Indicatori di attivita delle manifestazioni teatrali, musicali e cinematografiche per ripartizione geografica Tavola A.28 - Indicatori di diffusione dei quotidiani e della stampa periodica per ripartizione geografica . Tavola A.29 - Produzione libraria per genere e materia trattata ..

Tavola A.30 - Programmazione delle reti televisive Rai e Mediaset/Fininvest... .. . Tavola A.31 - Prestazioni pensionistiche previdenziali e assistenziali per ripartizione geografica Tavola A.32 - Famiglie sotto la soglia di poverta per alcune tipologie familiari e ripartiZione geografica.

Tavola A.33 - Incidenza della poverta per alcune tipologie familiari e ripartizione geografica

Tavola A.34 - Delitti denunciati all'Autorita Giudiziaria dalle Forze dell'Ordine per ripartizione geografica

Tavola A.35 - Minorenni denunciati in eta 000-17 anni per i quali l'Autorita giudiziaria ha iniziato l'azione penale, per gruppo di delitti e ripartizione geografica .

Tavola A.36 - Alberi danneggiat! nella superficie forestale per classe di danno e regione . Tavola A.37 - Traffico interno di merci e passeggeri per modalita di trasporto .

Tavola A.38 - Alcuni indicatori del trasporto urbano per i centri delle aree metropolitane ..

Tavola A.39 - Arrivi turistici per tipo di localita - Anno 1995 . .. ..

ELENCO: Tavole statistiche disponibili su supporto magnetico presso i Centri di Informazione Statistica dell'Istat e

presenti su Internet. ..

8

Fag. 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 380 381 382 383 384 384 385 387 388 389 390 391 392 394 396 398 399 400 400 400 401 402 403 404 405 406 407 407 408

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SINTESI DEL RAPPORTO

II Rapporto annuale dello scorso anna aveva il suo fulcro nel tema della sostenibilita del mutamento. Si percepiva gia allora l'importanza e l'urgenza degli ap- puntamenti europei, che impongono non soltanto all'economia, rna a tutta la societa italiana, un percorso coerente con gli altri paesi dell'Unione. Ci si interroga- va sulla capacita del Paese di cambiare, senza accentua- re i divari interni, di prepararsi alle sfide del Duemila con i necessari interventi per la formazione, l'adegua- mento infrastrutturale, l'innovazione, la riforma della pubblica amministrazione, la coesione sociale, l'am- biente; di porre un argine alla disoccupazione, percepi- ta da gran parte degli italiani come il problema princi- pale della collettivita nazionale.

Oggi, la scadenza dell'Unione economica e monetaria

Il percorso verso l'Europa

si e fatta pili vicina. L'Italia ha percorso una parte rilevan- te della strada necessaria per adeguarsi ai parametri di Maastricht: l'inflazione e sotto controllo, il cambio e sta-

bile, i tassi di interesse si stanno avvicinando a quelli degli altri paesi e le difficolta, per quanta riguarda il rapporto tra disavanzo e prodotto interno lordo, non sembrano molto dissimili da quelle che incontrano le altri grandi na- zioni europee.

All'Istat, insieme all'Eurostat e agli altri istituti naziona- li, nel quadro del sistema statistico europeo, e affidato il compito importante e delicato di fornire i dati e gli indi- catori in base ai quali si faranno lc verifiche sulla conver- genza e si prenderanno Ie decisioni politiche necessarie per l'Unione monetaria. A questi appuntamenti, l'Istituto e il sistema statistico europeo si presentano dopo un in- tenso lavoro di preparazione, volto alla chiarificazione di concetti e definizioni, al miglioramento delle tecniche di misurazione, all'armonizzazione delle procedure. L'inve- stimento della statistica ufficiale per migliorare la qualita delle informazioni fornite ai cittadini, agli operatori eco-

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996 III

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LA SITUAZIONE DEL PAESE

nomici, alle pubbliche amministrazioni ha avuto, in que- sti ultimi anni, una forte accelerazione, in parallelo con l'integrazione europea.

Problemi comuni

La delicatezza del ruolo della statistica in questo pro- cesso, la sua funzione di magistratura del dato, impon- gono un doveroso riserbo nei confronti delle discus- sioni correnti sul rispetto dei criteri di convergenza. La tendenza, tuttavia, e innegabile ed e testimoniata dai da- ti economici fondamentali di tutti i paesi dell'Unione ne11996.

Per molti aspetti l'Italia e gia in Europa. Di essa riflette i punti di forza ed anche le ansie e i problemi: la disoc- cupazione, gli ostacoli alla concorrenza, la mancanza di mobilita sociale, il peso delle burocrazie statali e del set- tore pubblico, il ritardo e il sottoinvestimento nella ri- cerca e nell'innovazione, la definizione di un ruolo ri- spetto al resto del mondo.

L'integrazione europea, attraverso il confronto e 10 scambio di esperienze fra i diversi paesi che la compon- gono, e stata, e potra essere anche in futuro, di stimolo e di aiuto per avviare a soluzione le nostre storiche diffi- colta, certo non le cancellera, Dall'integrazione europea l'Italia potra trarre ispirazione e forza per accelerare il cammino delle riforme mirate al risanamento economi- co e al rafforzamento della coesione nazionale. E pero necessario che il Paese rifletta sulle sue caratteristiche strutturali, sui vantaggi nei confronti degli altri e su debo- lezze, ritardi, divari interni che comunque non potranno essere sanati nel breve termine. I dati e le analisi di que- sto Rapporto illustrano i risultati sinora ottenuti e i pro- blemi che ci sono ancora di fronte.

La situazione e Ie prospettive economiche

L'economia internazionale

Il1996 ha visto la prosecuzione delle tendenze espan- sive negli Stati Uniti e una certa ripresa dell'economia

IV ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

(13)

giapponese. All'interno dei paesi dell'Unione europea, con l'eccezione del Regno Unito, la crescita e stata molto debole a causa dell'andamento insoddisfacente della do- manda delle famiglie e delle politiche fiscali restrittive, volte al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal trattato di Maastricht.

A differenza del 1995, giudicato un anna di stasi nel cammiho verso la convergenza economica dei paesi dell'Unione europea, il 1996 ha fatto registrare apprez- zabili progressi. In molti paesi dell'Unione l'obiettivo della stabilita dei prezzi puo dirsi acquisito, mentre in al- tri il rallentamento dell'inflazione e stato comunque sen- sibile. Queste condizioni hanno contribuito alla stabiliz- zazione dei cambi e alla riduzione dei differenziali tra i tassi d'interesse a lungo termine. Alcune preoccupazio- ni sono destate dagli indicatori di finanza pubblica, in ordine sia alla velocita dei progressi verso il risanamen- to del bilancio, sia alla capacita di raggiungere una situa-

zione

che possa essere giudicata sostenibile nel medio e lungo periodo.

In questa quadro internazionale, l'Italia si e caratte-

rizzata per un tasso di crescita particolarmente conte- nuto. Dopo la forte crescita del 1995 (+2,9%), il PIL e au- mentato nella media del 1996 della 0,7%, mostrando in corso d'anno un profilo tendenziale in progressiva de- celerazione: dall'1,3% del primo trimestre allo 0,1% del quarto. In termini congiunturali, cioe rispetto al trime- stre precedente, l'evoluzione e stata caratterizzata da un'alternanza di espansioni e contrazioni di modesta entita.

All'origine di questo andamento si collocano il minore sostegno della domanda estera e la decelerazione della domanda interna. Dal lato dell'offerta il rallentamento e

imputabile prevalentemente all'industria, mentre la ere- scita delle attivita terziarie, del settore edilizio e di quello agricolo ha sostenuto i livelli complessivi di attivita.

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

Il processo di convergenza

L'evoluzione dei livelli di attioita

v

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LA SITUAZIONE DELPAESE

II rallentamento dell'inflazione

La finariza pubblica

VI

Nel corso del 1996 sono fortemente diminuite le tensioni inflazionistiche, a tutti gli stadi di formazione dei prezzi.

I

valori medi unitari all'importazione sono rimasti stazionari; i prezzi alla produzione sono ere- sciuti, in media annua, dell'1,9% e quelli all'ingrosso hanno segnato un incremento del 3,7%. Tra gennaio e dicembre l'incremento tendenziale dei prezzi al con- sumo per l'intera collettivita si e dimezzato, passando dal 5,6% al 2,8%, raggiungendo

COS!

tassi di variazione tipici degli anni sessanta. Questo processo e prosegui-

to anche nei primi mesi del 1997: la variazione tenden- ziale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e im- piegati nel mese di aprile si e attestata all'1,7%.

I

prezzi al consumo hanno risentito favorevolmente anche del- la quasi totale assenza di interventi sulle imposte indi- rette, che, invece, negli anni pili recenti, avevano ali- mentato il processo inflazionistico. Tra gli elementi che hanno contribuito a contenere il tasso di inflazione aggregato emerge l'effetto calmieratore delle tariffe na- zionali. Tra i prodotti che invece hanno pesato mag- giormente sull'aumento dei prezzi spicca la voce rela- tiva agli affitti che, nel1996, ha registrato una variazione media del 9,3%; essa, da sola, ha contribuito al tasso di inflazione per 0,3 punti percentuali.

II progressivo alleggerimento delle tensioni inflazio- nistiche e stato associato a notevoli modificazioni del grado di variabilita merceologica e territoriale dell'infla- zione al consumo. Nel corso del 1996 la dispersione dei tassi d'inflazione registra una diminuzione a livello geo- grafico e una progressiva accentuazione della variabilita fra gli indici relativi alle diverse categorie merceologiche, con una componente significativa di diminuzioni in ter- mini assoluti. La disinflazione e quindi associata a un in- cremento del grado di flessibilita del sistema dei prezzi anche verso il ribasso.

II 1996 ha rappresentato un anna difficile per la fi- nanza pubblica, in presenza di una fase di rallentamen-

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

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to congiunturale che ha condizionato i risultati di bilan- cio. n Paese ha conseguito, nell'ultimo periodo, pro- gressi significativi con riferimento sia al rapporto debi- to/PIL, diminuito tra il 1994 e il 1995 per la prima volta dall'inizio degli anni '80 e in ulteriore flessione nel 1996, sia al rapporto indebitamento netto/PIL, passato dal 9,6% nel 1994 al 7% nel 1995, al 6,7% nel1996. I provve- dimenti adottati con la legge finanziaria per il 1996 e la manovra in corso d'anno, .insierne agli effetti della fles- sione dei tassi, hanno dunque consentito, in una fase di rallentamento congiunturale, il mantenimento di un profilo discendente del rapporto tra indebitamento netto e PIL.

La pressione fiscale e cresciuta nel 1996 di cinque de- cimi di punto, collocando il nostro Paese in una posizio- ne intermedia nel contesto europeo.

Le uscite totali delle Pubbliche amministrazioni sono aumentate del 6,3%, con una netta accelerazione rispetto all'anno precedente. Vi hanno concorso diversi fattori:

gli effetti economici della tornata contrattuale nel pub- blico impiego, la crescita delle prestazioni pensionisti- che, la ripresa dell'attivita di investimento da parte del settore pubblico.

Grazie alla significativa diminuzione dei tassi di interesse, l'onere per interessi passivi sul debito pubblico ha mostrato, nel 1996, una netta diminuzione del proprio peso sul totale delle uscite.

Le famiglie non hanno visto migliorare che in misura

It reddito delle farniglie

modesta il proprio potere d'acquisto: il reddito dispo- nibile, infatti, e cresciuto del 4,7% in termini nominali.

Al netto dell'inflazione, l'aumento e stato della 0,4%, di poco superiore a quello del 1995 (+0,3%). Non risulta ancora riassorbita, dunque, la pesante contrazione del 1993, superiore a cinque punti percentuali in termini reali.

n complesso dei redditi da lavoro dipendente ha mo- strato un'accelerazione rispetto al 1995, segnando una

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996 VII

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LA SITUAZIONE DEL PAESE

crescita del 5,4% in termini nominali, un valore superio- re, per la prima volta dal 1991, al tasso di inflazione. Gli oneri sociali hanno raggiunto il 43,4% delle retribuzioni totali. La generale flessione dei rendimenti finanziari ha colpito anche le famiglie, che hanno visto ridursi gli in- troiti netti per redditi da capitale, dopo la sostenuta ere- scita dell'anno precedente.

I consumi

I consumi delle famiglie sono cresciuti in termini rea- li della 0,7%, in linea cioe con la dinamica del PIL e con un'evoluzione abbastanza uniforme nei vari trimestri dell'anno. L'offuscamento del clima di fiducia, determi- nato dalle incertezze circa le prospettive occupazionali e I'entita delle misure di risanamento della finanza pubbli- ca, hanno condizionato negativamente i comportamenti di spesa dei consumatori. A una crescita consistente del- la spesa per servizi si e accompagnata

COS!

una flessione dei consumi di beni durevoli. Nel complesso, si e regi-

strata un'ulteriore diminuzione della propensione al ri- sparmio, risultata la pili bassa dal1980.

L'impatto della congiuntura sulle imprese

VIII

Punti di Jorza

e debolezza

Nel 1996 il sistema delle imprese italiane ha confer- mato le notevoli capacita di adattamento manifestate nella prima meta degli anni novanta e puo certamente essere considerato come uno dei punti di forza del Pae- se nel processo di integrazione europea. II sistema e an-

cora connotato da notevoli specificita: da un lato, la for- te presenza di unita di piccole dimensioni caratterizzate dalla specializzazione produttiva e dalla flessibilita, ele- menti indubbiamente positivi sia ai fini della competiti- vita complessiva del sistema sia perche sottintendono una grande diffusione dell'imprenditorialita; dall'altro, pero, emergono dubbi sulla sostenibilita di tale model- 10 in una prospettiva di pili intensa integrazione interna- zionale.

[STAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

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Nonostante la modificazione del quadro macroeco- nomico internazionale e il conseguente peggioramen- to del clima di opinione delle imprese nella prima meta del 1996, la dinamica del sistema produttivo ha consentito un ulteriore allargamento dell'attivo com- merciale e una sia pur lieve ripresa dell'occupazione CIa prima dopo quattro

anni),

Questa ha coinvolto, nella parte centrale dell'anno, anche le regioni meridionali.

Tutto cia, come detto in precedenza, in un quadro for- temente disinflazionistico.

Nell'anno, il valore aggiunto dei beni e servizi desti-

II valore aggiunto

nabili alla vendita e cresciuto dello 0,9% in termini reali.

Le dinamiche settoriali mostrano un aumento significati- vo del valore aggiunto del settore agricolo e una diminu- zione dello 0,7% di quello dell'industria in senso stretto, settore in cui si riscontra una concomitante diminuzio- ne dello 0,8% dell'occupazione. I risultati positivi delle costruzioni, in controtendenza rispetto agli altri com- parti industriali, costituiscono un ulteriore segnale di ri- presa del settore dopo la prolungata fase recessiva che 10 aveva caratterizzato fino al 1994. Per i servizi destina- bili alla vendita si e registrata una crescita dell'1,6%, pa- rallelamente a un incremento significativo delle unita di lavoro, a conferma della tendenza alla terziarizzazione dell'economia.

II rallentamento dell'attivita produttiva nel 1996 ha dunque assunto una marcata caratterizzazione settoria- Ie, con segnali di crisi concentrati nel comparto mani- fatturiero. In questo settore c'e pero da rilevare la tenu- ta occupazionale delle imprese di medie dimensioni.

Quelle con 500 e pili addetti hanno mostrato invece ri- duzioni di personale, associate a una pili intensa cresci- ta del costa del lavoro. Analoghi andamenti si confer- mano per il settore dei servizi: con l'eccezione del commercio (dove sembra essere ripresa l'espansione della grande distribuzione), i restanti segmenti terziari registrano cadute di occupazione nelle grandi aziende e

[STAT - RAPPORTO ANNUALE 1996 IX

(18)

LA SITUAZIONE DEL PAESE

incrementi spesso significativi in quelle di dimensione intermedia, soprattutto nel comparto dei servizi alle imprese.

II commercia can I'estero

Nel 1996, la posizione dell'Italia nel commercio in- ternazionale si e uIteriormente consolidata. Per il quar- to anno consecutivo la bilancia commerciale ha regi- strato un risuItato positivo. L'andamento degli scambi commerciali con il resto del mondo ha segnato un in- cremento dell'1,5% del valore delle merci esportate e una flessione del

4,8%

di quelle importate, determinan- do un saldo superiore di oltre 22.000 miliardi a quello del 1995. L'aumento del saldo complessivo e attribuibi- Ie soprattutto al dilatarsi dell'attivo con le aree esterne all'Unione europea. II ritmo di crescita delle esporta- zioni ha tuttavia manifestato un netto rallentamento nel corso dell'anno, risentendo della diminuita competiti- vita dovuta all'apprezzamento della lira e della ridotta dinamica della domanda in alcuni importanti mercati di sbocco, in particolare i paesi europei. Ciononostante, i dati del 1996 confermano la solidita della posizione del- le imprese italiane sui mercati esteri, sottolineata anche dalla notevole capacita di adattamento ai mutamenti della composizione geografica della domanda. Osser- vando i flussi commerciali negli ultimi anni, appare evi- dente l'importanza del settore meccanico e di aItri set- tori "tradizionali", dominati dalla piccola dimensione aziendale.

I

dati delle esportazioni per regione di provenienza mettono in evidenza la performance delle regioni del Centro e, in misura inferiore, di quelle del Nord-est, che comunque hanno ulteriormente accresciuto la propria quota suI totale nazionale; in particolare, il Ve- neto ha superato il Piemonte nella graduatoria regiona- le per ammontare di esportazioni, occupando il se- condo posto dopo la Lombardia. RisuItano invece in diminuzione le quote dell'Italia Nord-occidentale e del Mezzogiorno.

X ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

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L'analisi della struttura dell'apparato produttivo conferma le capacita di adattamento del sistema delle piccole e medie imprese. II segmento delle piccole imprese mostra, infatti, una forte variabilita interna del costa medio dellavoro, segnale di una elevata diversifi- cazione della base occupazionale impiegata. In genera- Ie, il mantenimento di un elevato differenziale salariale negativo sembra essere determinante per la loro so- pravvivenza. Esse, infatti, pur manifestando un costa medio dellavoro inferiore di circa il 50% a quello delle grandi imprese, presentano margini di redditivita infe- riori sia a quelli delle grandi, sia soprattutto a quelli del- le medie.

L'apparato industriale del Mezzogiorno risulta parti- colarmente debole proprio nella fascia delle piccole imprese. Per quelle medie e grandi, il differenziale ne- gativo di costa del lavoro rispetto alle imprese del Centro-nord tende a bilanciare il divario di produtti- vita. Peraltro, seppure in un quadro di complessiva de- bolezza dei livelli aggregati di occupazione, nella prima meta degli anni novanta il sistema delle imprese nel Mezzogiorno ha espresso un rilevante dinamismo, rni- surato dall'elevata incidenza di posti di lavoro, sia crea- ti sia distrutti, sullo stock totale di occupazione. In particolare, i tassi di creazione di posti di lavoro risul- tano significativamente superiori a quelli medi naziona- li e sono associati ad elevatissimi tassi di espulsione, i quali determinano saldi occupazionali tendenzialmente negativi. Nell'assai diversa area nord-orientale, la dina- mica occupazionale presenta invece un andamento equilibrato: a tassi di job-creation relativamente conte- nuti corrispondono tassi di espulsione notevolmente ridotti, con un impatto positivo sul saldo occupaziona- le complessivo.

I dati sulla dinamica della domanda di lavoro ridi- mensionano il ruolo propulsivo delle piccole imprese, almeno nella componente non legata alla demografia

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

Le piccole e medie imprese

Le imprese meridionali

XI

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LA SITUAZIONE DELPAESE

Occupazione e disoccupazione

XII

(nascite e cessazioni) ed enfatizzano, invece, il ruolo delle medie aziende. Nelle imprese che presentano margini elevati di redditivita si realizza un significativo incremento della domanda di lavoro.

Rigidita e capacita di aggiustamento del mercato del lavoro

Come si e gia detto, nonostante il sensibile rallenta- mento dell'attivita economica , nel 1996, dopo quattro anni di caduta ininterrotta, si e registrata una crescita, seppure modesta, dell'occupazione. Su questo risultato hanno giocato, da un lato, il consueto ritardo della rea- zione ciclica della domanda di lavoro, che ha limitato la contrazione di manodopera nel settore manifatturiero, dall'altro, la rinnovata capacita di crescita del settore dei servizi di mercato.

Dal punto di vista territoriale si intravedono segnali di un possibile miglioramento al Sud, che ha registrato un lieve incremento dell'occupazione tra il gennaio 1996 e il gennaio 1997; nel Centro-nord si e manifestato un pro- gressivo rallentamento della crescita della domanda di la- voro che ha condotto, nella prima parte dell'anno in cor- so, a una riduzione della base occupazionale. Nel com- plesso, la fase di crescita economica, avviatasi sin dal quarto trimestre del 1993, ha avuto ripercussioni mode- stissime suI mercato del lavoro, in particolare sull'occu- pazione del settore industriale.

Nell'intero periodo 1990-96, si e assistito a un pro- gressivo declino dell'occupazione nell'industria mani- fatturiera che ha coinvolto in eguale misura sia settori tradizionali (tessile, alimentare, cuoio ecc.), sia, ancora, quelli a elevate economie di scala (autoveicoli, siderur- gia, chimica ecc.), sia quelli ad alta intensita di ricerca e sviluppo, che pure avevano mostrato una dinamica molto positiva nella seconda meta degli anni '80. Com- plessivamente, l'andamento pili recente dell'occupa-

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

(21)

zione mostra di accusare gli effetti del prolungarsi del- la fase di stagnazione economica.

n tasso di disoccupazione si e attestato, nel 1996, al 12,1% (9,4% per gli uomini e 16,6% per lc donne), un decimo di punto in pili rispetto all'anno precedente. La migliore performance occupazionale delle donne si e

rifles sa in una riduzione del divario col tasso di disoccu- pazione maschile. Dal punto di vista territoriale, le re- gioni meridionali sono lc uniche ad aver presentato un aumento del tasso di disoccupazione, che e rimasto in- vece invariato al Centro e si e ridotto al Nord. Nella se- conda parte del 1996 sono ripresi in alcune aree del paese i fenomeni di espulsione di manodopera dal set- tore industriale: conseguentemente, la componente dei disoccupati in senso stretto che hanno perso il lavoro negli ultimi sei mesi e risultata in aumento al Nord, men- tre aveva fatto registrare significative riduzioni nei due anni precedenti.

Uno dei fattori che vengono considerati all'origine dei cattivi risultati del mercato del lavoro europeo e, in particolare, di quello italiano e la rigidita della regola- mentazione del rapporto di lavoro. La nostra normativa viene giudicata fra lc pili restrittive dei paesi maggior- mente industrializzati. Negli ultimi anni essa ha subito un parziale allentamento, con la sostanziale liberalizzazione delle procedure di assunzione. Inoltre, le imprese, so- prattutto quelle di maggiori dimensioni, hanno utilizzato i margini di flessibilita esistenti al loro interno, riorga- nizzando mansioni e linee produttive

0

variando il nu- mero di ore lavorate. In alcuni settori sono stati utilizza- ti altresi spazi di flessibilita esterna, quali il decentra- mento produttivo, i rapporti di collaborazione para-su- bordinati, illavoro irregolare.

SuI versante interno, tra le principali vie seguite dalle imprese per aumentare il grado di flessibilita nella ge- stione dell'input di lavoro si segnalano, da un lato, l'am- pio ricorso agli straordinari e alla cassa integrazione

ISTAT - RAPPORTO ANNlJALE 1996

Flessibilitd interna ed esterna

XIII

(22)

LA SITUAZIONE DELPAESE

Lavoro temporaneo e tempo parziale

XIV

guadagni e, dall'altro, l'utilizzo degli orad atipici, Quale il lavoro a turni. In particolare, nel segmento delle grandi imprese industriali l'aumento di produzione registrato nel biennio 1994-95 e stato ottenuto non solo in pre- senza di una diminuzione del numero di oeeupati, rna anehe di una stabilita delle ore eomplessivamente lavo- rate, con un eonseguente rilevante aumento della pro- duttivita dellavoro e degIi impianti. Anehe nella sueees- siva fase di debole erescita dell'attivita produttiva, Ie im- prese hanno mostrato una notevole capacita di gestio- ne interna del fattore lavoro. In particolare, la eassa in- tegrazione ha garantito aIle grandi imprese industriali ampi margini di flessibilita nella gestione delle eeeeden- ze di manodopera.

Un ulteriore strumento di adattamento e eostituito

dall'organizzazione del lavoro su pili turni lavorativi, ehe permette un pili intenso utilizzo degli impianti nei easi di esigenza produttiva. Nonostante l'elevato peso delle pieeole imprese nella struttura industriale, l'Italia si eolloea ai vertici dell'Unione europea per l'incidenza del lavoro a turni; il lavoro notturno pre- senta inveee un livello di diffusione simile a quello me- dio europeo.

Relativamente meno frequenti sono il lavoro tempo- raneo e il lavoro a tempo parziale. La searsa diffusione del primo rispetto agli altri paesi europei si riflette ne- gativamente sull'oeeupazione giovanile. In realta, illavo- ro temporaneo si identifica spesso, aneora oggi, con i lavori stagionali e informaIi in agricoltura, i quali deter- minano una sua maggiore diffusione al Sud e relativa- mente alla eomponente femminile della manodopera.

Anehe illavoro part-time e meno diffuso rispetto al re- sto d'Europa, soprattutto tra le donne e nelle attivita terziarie.

In via generale, sono all'origine della searsa diffusio- ne dei eontratti atipici la rigidita delle condizioni nor- mative ehe li regolano nonche la facilita e la eonvenien-

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

(23)

za nell'utilizzo di strumenti alternativi di flessibilita esterna.

Il lavoro autonomo (in particolare, quello dei coadiu- vanti e le collaborazioni coordinate e continuative) e il lavoro non regolare rappresentano ulteriori fonti di flessibilita esterna per le imprese. Nel1995 illavoro au- tonomo rappresentava il 29% dell'occupazione com- plessiva rispetto a una media europea del 17%. Dall'ini- zio degli anni '70 a oggi, inoltre, la sub-fornitura alle mi- cro-imprese ha costituito una delle modalita maggior- mente utilizzate dalle aziende con pili di quindici addet- ti per rispondere alle variazioni della domanda. Anche la dimensione del lavoro non regolare stimata dall'Istat

e rilevante: nel 1996 oltre il 20% delle unita di lavoro ri- sulta non regolare.

11 grado di restrittivita della normativa a tutela del rapporto di lavoro viene indicato spesso come causa dei bassi tassi di turn-overdella manodopera occupata.

Nell'Unione europea il tasso di uscita annuale dall'occu- pazione alle dipendenze e pari al 16,9%, un valore su- periore di cinque punti a quello italiano. 11 divario pili ampio rispetto agli altri paesi europei si rileva per i la- voratori con anzianita aziendale inferiore ai due anni, mentre dai quattro anni in poi le probabilita di interru- zione del rapporto di lavoro ritornano simili alla media europea.

E anche opinione diffusa che la mancanza di flessibi- lita da parte dell'offerta di lavoro rappresenti un forte ostacolo all'aumento dell'occupazione e che la scarsa propensione alla mobilita professionale, territoriale e retributiva, consentita peraltro dall'esistenza di ampie aree di lavoro irregolare (soprattutto nelle regioni meri- dionali), favorisca la persistenza di squilibri tra domanda e offerta di lavoro. I risultati della rilevazione sulle forze di lavoro fanno emergere una realta molto articolata ri- guardo ai comportamenti delle persone in cerca di oc-

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

II lavoro autonomo e irregolare

Le caratteristiche dell'offerta

xv

(24)

LA SITUAZIONE DEL PAESE

La disoccupazione giovanile

XVI

cupazione nel nostro Paese: a motivo del progressivo peggioramento delle prospettive occupazionali nell'ulti- mo triennio, esse mostrano una crescente disponibilita, soprattutto nelle regioni meridionali, ad accettare lavori fuori dal comune di residenza, con orari non standard e con contratti atipici.

Tra il 1993 e il 1996, la retribuzione minima ritenuta accettabile dai disoccupati e aumentata a un tasso me- dio annuo del 2,0%, ben al di sotto sia del tasso di cre- scita delle retribuzioni contrattuali, sia del tasso di in- flazione.

Benche tutti gli indicatori segnalino un aumento tra il 1993 e il 1996 della disponibilita ad accettare offerte di lavoro meno favorevoli che in passato (dal punto di vista del luogo del lavoro, contrattuale, di orario e retributi- vo), la probabilita dei disoccupati di trovare un'occupa- zione e rimasta molto bassa.

I

tassi di uscita dalla disoc- cupazione verso l'occupazione non hanno superato, in media, il 12% nell'arco di un trimestre; in meno della meta dei casi l'esito e stato un impiego permanente.

01-

tre il 50% dei periodi di ricerca attiva di un'occupazione si e concluso con l'uscita (spesso in via temporanea) dal mercato dellavoro.

I

giovani e illavoro

All'interno degli squilibri appena descritti, un pro- blema particolare e posto dalla disoccupazione giova- nile, sia per l'impatto immediato, sia per Ie conseguen- ze sociali e demografiche di medio e lungo periodo. La mancanza di un lavoro colpisce il 33,8% dei giovani tra i 15 e i 24 anni e il 26,1% dei 15-2genni. Gran parte di questi disoccupati (e precisamente il 58%) e alIa ricerca del primo impiego. Nei loro riguardi, gli occupati e gli ex-occupati in cerca di lavoro esercitano una forte con- correnza.

I

datori di lavoro preferiscono infatti assu- mere lavoratori gia esperti, provenienti principalmen-

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

(25)

te da altre imprese,

0

disoccupati con precedenti esperienze lavorative anziche i giovani senza esperien- za professionale, caratterizzati da livelli di efficienza nettamente inferiori rispetto ai primi, a prescindere dal livello di istruzione raggiunto.

I giovani in cerca di primo impiego hanno, di conse- guenza, una probabilita di trovare lavoro molto bassa (20% nell'arco di un anno) e pari alla meta di quella del complesso dei disoccupati. Inoltre, in circa un terzo dei casi, l'inserimento professionale e diretto verso impie- ghi a tempo determinato.

In generale, le condizioni della domanda sui mercati locali dellavoro, la situazione economico-sociale della fa- miglia di origine e, in misura minore, illivello di istruzio- ne sono i fattori che maggiormente influenzano la pro- babilita dei giovani in cerca del primo impiego di trova- re un lavoro.

Le differenze territoriali sono profonde. Le condi- zioni della domanda sui mercati locali del lavoro forni- scono il contributo esplicativo maggiore nel determina- re le opportunita di inserimento professionale: la pro- babilita di trovare un'occupazione, infatti, aumenta di tre volte passando dalla provincia col pili elevato tasso di disoccupazione (Crotone) a quelle col tasso inferiore (Lecco e Bolzano).

Le caratteristiche sociali della famiglia di origine eser- citano un ruolo altrettanto importante: i figli di lavorato- ri in proprio e, in misura inferiore, di imprenditori e li- beri professionisti sembrano godere di canali privilegia- ti nell'accesso a un lavoro; meno fortunati appaiono i fi- gli di operai e impiegati.

Pur non essendo il livello di istruzione la variabile pili importante nella spiegazione delle prospettive occupa- zionali dei giovani, l'investimento in capitale umano sembra dare i suoi frutti per i laureati e, in misura meno importante, per i diplomati: il possesso della laurea rad- doppia approssimativamente le possibilita di ottenere

ISTAT - RAPPORTO ANNUAIE 1996

I fattori determinanti per trovare it primo

lavoro

XVII

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LA SITUAZIONE DEL PAESE

un impiego stabile rispetto a chi ha soltanto la licenza media.

Le variabili che descrivono il grado di flessibilita dei giovani in cerca del primo impiego, invece, non sembra- no avere l'effetto atteso sui tassi di ingresso nell'occupa- zione: la maggiore disponibilita a spostarsi dal luogo di residenza, a effettuare orari di lavoro non standard, ad accettare salari ridotti sono fattori che non sembrano mi- gliorare significativamente Ie opportunita occupazionali.

In effetti, coloro che si dichiarano disponibili a svolgere un'attivita con qualunque orario sono caratterizzati da tas- si di ingresso nell'occupazione sensibilmente inferiori al- Ia media; un risultato analogo si registra per col oro che sono disposti a emigrare; infine, la richiesta di una retri- buzione relativamente pill elevata non sembra rappre- sentare un ostacolo ed anzi favorisce l'accesso ad un lavo- roo Una possibile spiegazione e che il grado di flessibilita dei giovani sia tanto maggiore quanto minore e la presen-

za di a1cune caratteristiche ritenute desiderabili dagli im- prenditori: ad esempio, un ottimo curriculum scolastico, forti motivazioni individuali, buone capacita organizzati- ve e professionali.

Il percorso formativo

Si e detto che un titolo di studio elevato, sebbene non assicuri un inserimento professionale, offre mi- gliori opportunita di trovare un impiego stabile.

I

gio- vani perc) incontrano notevoli difficolta a portare a compimento illoro

iterformativo:

pur essendo elevati i tassi di passaggio da ciascun ordine di studi al successi- vo, molto alta e anche l'incidenza degli abbandoni du- rante gli studio In particolare, il 92% di coloro che con- seguono la licenza media si iscrive alla scuola superiore, rna uno su quattro abbandona successivamente; il 68%

dei diplomati della scuola superiore si iscrive all'univer- sita, rna, a sei anni di distanza, soltanto uno su tre con- segue la laurea. Una quota ancora significativa di giovani (il 4,7%) lascia la scuola addirittura senza aver consegui- to la licenza media.

XVIII ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

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Una differenziazione netta si rileva tra i risultati scolastici dei ragazzi e delle ragazze. Per queste ultime, infatti, tutti gli indicatori di successo (tassi di passag- gio, tassi di ripetenza, proporzione che raggiunge il ti- tolo di studio finale) sono pili favorevoli: a 19 anni, eta in cui almena teoricamente ha termine il cicIo di studi superiori, sono diplomati il 63% delle ragazze e il 55,8% dei ragazzi; su 100 iscritti all'universita, dopo 6 anni, si sono laureati il 38,2% delle donne e il 33,1% de- gli uomini.

J

Nonostante il sistema scolastico offra, in linea di principio, pari opportunita agli studenti, i meccanismi di selezione sociale si dimostrano ancora molto in- fluenti: sia il passaggio alIa scuola superiore, sia quello all'universita sono fortemente condizionati dal livello sociale della famiglia di origine e, in particolare, dal li- vello di istruzione dei genitori. Proseguono pili fre- quentemente gli studi i figli dei laureati, degli imprendi- tori e dei dirigenti, mentre, all'opposto, i figli degli operai e di quanti sono in possesso della licenza ele- mentare sono i pili sfavoriti. II ruolo giocato dalla fami- glia si dimostra importante non soltanto per la regola- rita degli studi, ma anche per l'orientamento e, in par- ticolare, per la scelta del corso di laurea. Tra gli ele- menti che intervengono nella decisione di proseguire gli studi entrano in gioco Ie eventuali alternative di in- serimento lavorativo. Ad esempio, i figli dei lavoratori autonomi mostrano una propensione comparativa- mente pili bassa di altri a iscriversi all'universita, presu- mibilmente poiche al termine della scuola secondaria superiore possono inserirsi nell'attivita del genitore.

Allo stesso modo, spicca la bassa propensione a pro- seguire gli studi nel Nord-est, dove maggiori sono Ie possibilita per un giovane di ottenere un'occupazione immediata, con il rischio, pero, di trovarsi successiva- mente penalizzato dalla mancanza di una adeguata base culturale.

ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

Livello sociale e jamiglia di origine

XIX

(28)

LA SITUAZIONE DEL PAESE

Cultura, tecnologia e tempo libero

Le giovani donne

xx

Se il percorso formazione-lavoro contribuisce in mi- sura fondamentale a qualificare la condizione giovanile, altri importanti aspetti debbono essere considerati e tra essi il rapporto con la cultura, la tecnologia e il tempo li- bero. La frequentazione di amici, cinema e discoteche e

particolarmente diffusa tra i giovani; ma si apprezzano anche altre attivita culturali, spesso svolte in gruppo:

ascoltare musica, ballare, scrivere, cantare, suonare, di- pingere, scolpire.

In parecchi casi le giovani donne superano i lora coetanei in questi campi: leggono pili libri, vanno di pili a teatro, cinema, musei, mostre e inoltre sono pili interessate a pratiche attive quali cantare, ballare, scri- vere. Al contrario, sono meno coinvolte dalla lettura dei quotidiani e dallo sport. L'estrazione sociale gioca, anche in questo contesto, un ruolo importante nel de- terminare livelli e varieta della fruizione culturale, ma il condizionamento risulta meno forte per le ragazze che per i ragazzi.

Un elemento nuovo sta entrando prepotentemente nei processi formativi, scolastici ed extrascolastici, dei giovani e dei bambini: il rapporto con la tecnologia. Un rapporto che e destinato a modificare profondamente le modalita di apprendimento e percezione delle futu- re generazioni. L'uso di strumenti quali videoregistra- tori, hi-fi, telecamere, macchine fotografiche e, soprat- tutto, computer si sta diffondendo velocemente. Un ragazzo su tre ha in casa un computer

0

un'altra attrez- zatura informatica, spesso utilizzata per gioco, ma an- che, in misura significativa, per 10 studio e l'apprendi- mento.

Per tutto quello che riguarda il rapporto con la tee- nologia (antica e nuova) i giovani risultano costantemen- te pili coinvolti delle lora coetanee: usano pili frequen- temente computer e videogiochi e acquisiscono mag- giore familiarita con questi strumenti, stimolati dalle fa- miglie che, su questo terreno, mantengono stili educati-

[STAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

(29)

vi diversi per figli e figlie, fin da bambini. Indipenden- temente dal sesso, nell'approccio alla tecnologia risulta- no penalizzati i giovani di estrazione sociale pili bassa e quelli residenti nel Mezzogiorno.

La famiglia

La famiglia svolge oggi, nei confronti dei giovani, funzioni accresciute. Nel suo ambito maturano le scelte di continuare gli studi dopo la scuola dell'obbligo e la scuola superiore. Al suo interno, attraverso la rete di conoscenze che essa attiva, si risolve il pili delle volte il problematico inserimento del giovane nel mercato del lavoro.

La famiglia si trova

COS!

a gestire un ruolo cruciale nei processi di autonomizzazione e di transizione alla vita adulta dei figli; si fa carico del loro sostegno nel lungo periodo di attesa dell'indipendenza economica, co- struendo le condizioni perche questa possa realizzarsi:

mentre nel 1990 viveva ancora con i genitori il 51,8%

dei giovani da 18 a 34 anni, nel 1996 essi sono diventati il 58,5%. L'aumento e risultato pili evidente tra 25 e 34 anni.

Nella famiglia, oggi assai diversa dal passato e non . pili basata su rigidi rapporti di autorita tra le generazio- ni, i giovani rimangono quindi pili a lungo, per far Iron- te alle difficolta economiche, trovare un'abitazione, proseguire gli studi e garantirsi un livello di vita pili ele- vato. Si afferma un nuovo modello di autonomia. Nel 65% dei casi le coppie di nuova costituzione dispongo- no di un'abitazione in proprieta

0

concessa a titolo gratuito, molto spesso acquisita grazie al sostegno della famiglia di origine

0

messa a disposizione da questa.

Nella maggioranza delle nuove coppie lavorano gia en- trambi i partner: al Nord, le situazioni con ambedue i coniugi occupati costituiscono oltre 1'80% dei casi,

ISTAT RAPPORTO ANNUALE 1996

Le junzioni jamiliari

Un nuovo stile di

maturazione dell'autonomia

XXI

(30)

LA SITUAZIONE DEL PAESE

mentre al Sud prevale ancora nettamente il modello tradizionale, con il solo marito occupato. II processo di acquisizione dell'indipendenza risulta rallentato non soltanto nelle aree pili disagiate. Al contrario, si rileva che

i

giovani delle zone pili ricche hanno bisogno di maggiori garanzie, riguardo sia allavoro sia all'abitazio- ne, per intraprendere una vita autonoma.

Le forme familiari

II matrimonio rimane ancora il motivo dominante di uscita dalla famiglia di origine. Altre forme familiari, come le libere unioni

0

la vita da soli, hanno un'inci- denza del tutto trascurabile tra i giovani e mostrano un'evoluzione molto lenta. La scelta di vivere da soli e

in ogni caso pili diffusa di quella di un'unione libera.

Quest'ultima non rappresenta un modello alternativo al matrimonio, ma in genere una breve fase di prepara- zione ad esso. Peraltro, per una parte dei giovani che vivono da soli (circa 150.000 su un totale di 700.000 tra

i

25 e

i

39 anni), questa condizione non deriva da una scelta, ma e conseguenza dello scioglimento di un ma- trimonio precedente.

Se quindi il matrimonio rimane la strada pressoche esclusiva attraverso cui avviene il distacco dalla famiglia di origine, qualche segnale di mutamento si avverte nella sua stabilita: i tassi di scioglimento dei matrimoni di recente celebrazione sono in crescita e le separa- zioni intervengono in una fase relativamente pili pre- coce della vita coniugale. Considerando le pili recenti coorti di matrimoni (cioe quelli celebrati negli ultimi 10 anni) , si osserva una tendenza alla rottura dell'unio- ne gia dai primi anni di convivenza. L'esperienza della separazione e del divorzio riguarda, inoltre, quote cre- scenti di popolazione: nel 1996, i separati

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divorziati sono 1,8 milioni. Tra essi, le donne vivono nella mag- gioranza dei casi con i figli, mentre gli uomini vivono soli.

Si conferma dunque la specificita della situazione ita- liana: i mutamenti familiari attraversano lc forme tradi-

XXII ISTAT - RAPPORTO ANNUALE 1996

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