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Capitolo 5 MATERIALI E METODI

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Academic year: 2021

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Capitolo 5

MATERIALI E METODI

5.1

L’ALLEVAMENTO “FATTORIA IL LISCHETO”

La Fattoria “Il Lischeto” è ubicata nella Alta Val di Cecina vicino a Volterra, sulla strada provinciale del Monte Volterrano.

L’Azienda, nata nel 1963, è composta da tre unità, di cui quella principale è situata a Volterra (154 ha), mentre le altre si trovano rispettivamente a Colombaia (22 ha) ed a Montecatini Val di Cecina (30 ha), per un’estensione totale di circa 206 ha, in parte destinati al pascolo ed in parte coltivati a cereali. L’Azienda alleva esclusivamente ovini di razza Sarda e possiede circa 700 capi.

Inizialmente l’azienda era solo ad indirizzo zootecnico e cerealicolo, venivano allevate pecore di razza sarda ed il latte veniva venduto ad un Caseificio a Casole d’Elsa. Intorno agli inizi degli anni ’90 inizia la trasformazione del latte e la vendita diretta in azienda.

Degli stessi anni è anche la scelta di conversione al biologico, che inizia nel 1990 e si completa nel 1993. L’azienda, a conduzione familiare, è gestita da padre e figlio, importante ai fini dello studio è sottolineare il fatto che i due allevatori presentano punti di vista spesso differenti, in particolare il figlio, più giovane di età è più aperto e sensibile ai problemi della sostenibilità ambientale ed alla salubrità degli alimenti, soprattutto per quanto riguarda l’approccio alle patologie ed all’utilizzo dei farmaci di sintesi.

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Tecniche di allevamento

L’azienda possiede circa 550 pecore adulte in riproduzione e nove arieti, con un rapporto maschi-femmine di circa 1:60; la fecondazione è naturale e gli arieti vengono inseriti nel gregge nei mesi di giugno e novembre. I parti sono distribuiti in un periodo di tempo abbastanza lungo, da novembre e luglio.

Ogni anno si hanno circa 500 nascite e, tra i nuovi nati, vengono selezionate 150 agnelle che andranno a costituire la rimonta interna, gli altri agnelli vengono destinati alla macellazione.

La vita riproduttiva media di una fattrice è di circa 5-6 anni, il tasso di rimonta è pari a circa il 20%.

Le pecore vengono condotte al pascolo giornalmente mentre trascorrono la notte all’interno dell’ovile, una struttura di recente costruzione, ben organizzata, a lettiera permanente, rinnovata due - tre volte l’anno. Sono presenti abbeveratoi moderni e ben tenuti oltre a mangiatoie e rastrelliere per il fieno.

Nelle stagioni con condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli le pecore vengono tenute in stalla a partire da circa un mese prima del parto, fino a circa un mese dopo. Per il primo mese di lattazione non vengono munte.

Lo svezzamento avviene a 60 giorni per le rimonte ed a 30 per gli agnelli destinati alla macellazione, all’interno dell’ovile vengono posizionate delle mangiatoie recintate in modo tale che solo gli agnelli possano accedervi, così da consentire loro di familiarizzare con il cibo.

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Figura 5.1 Rimonte all’interno della stalla

A partire dai 60 giorni d’età le rimonte vengono separate dal resto del gregge e spostate in un recinto all’interno della stessa stalla, dove viene messo loro a disposizione fieno e mangime, e sono condotte al pascolo a partire dai 4 mesi, separatamente dal resto del gregge.

Le rimonte vengono tenute separate fino al momento del parto e solo dopo vengono unite alla restante parte del gregge.

Durante l’anno oggetto di studio le rimonte erano state trasferite nell’unità di Montecatini Val di Cecina, per cui in azienda erano presenti solo le pecore in produzione e gli agnelli.

Annesse all’ovile si trovano la sala di mungitura, a lisca di pesce, fornita di sistemi automatici di sanificazione, ed il locale di stoccaggio dei mangimi.

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Gestione agronomica

Sono presenti 12 unità pascolative recintate, di dimensioni e caratteristiche diverse; tutte e 12 vengono seminate annualmente ed in base all’evoluzione della stagione viene deciso se destinare l’area al pascolo o allo sfalcio.

Nell’anno oggetto di studio l’area è stata così ripartita:

Tabella 5.1

16 ha Erba medica

20 ha Orzo

40 ha Avena

10 ha Prato pascolo (sulla e trifoglio)

60 ha Pascolo naturale

A partire da aprile, ovvero da dopo la trebbiatura, gli animali hanno libero accesso e tutti i 154 ha dell’azienda, senza sia effettuato nessun tipo di rotazione.

Ogni terreno è dotato di sistemazioni idrauliche con apposite canalette di scolo dell’acqua, non è presente il problema del ristagno di acqua.

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Alimentazione degli animali

L’alimentazione è basata principalmente sul pascolo, anche se viene fornita un’integrazione in stalla.

Figura 5.2 Pascolo utilizzato dalle pecore nel podere di Volterra

Essendo un allevamento biologico, tutte le materie prime sono prodotte dall’azienda e non viene acquistato praticamente niente, se non in particolari casi in cui il raccolto non sia andato a buon fine.

Al ritorno in stalla vengono somministrati fieno ad libitum, un polifita di graminacee e leguminose, ed il mangime, attualmente si utilizzano come materie prime favino ed orzo macinati in percentuali uguali. Si calcola circa 1 Kg al giorno per capo nei periodi in cui il pascolo è più scarso, suddiviso in due somministrazioni giornaliere, e circa 0,5Kg nei periodi

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in cui il pascolo è più rigoglioso. Come integratore viene fornito sale da cucina.

La razione è uguale per tutte le categorie di animali, quindi tutti ricevono favino ed orzo in quantità diversa in base all’età.

L’acqua utilizzata per l’abbeverata è acqua piovana di raccolta, dalle analisi eseguite risulta una buona conformità microbiologica.

Stato sanitario degli animali

Gli animali si presentano in condizioni generali buone, scarsi sono i problemi rilevati in allevamento, pochi casi di mastite, circa 5-6 annui, praticamente assenti zoppie e pedaina.

Da un punto di vista parassitologico vengono effettuati due controlli annui, uno in primavera ed uno in autunno, gli animali vengono trattati sempre in primavera e talvolta anche in autunno, in base alla copropositività, tenendo conto delle restrizioni imposte dalla normativa sul biologico.

Nell’anno precedente allo studio (2005/2006), si è verificato un drastico aumento della mortalità neonatale, che ha raggiunto valori vicini al 9% (in passato la mortalità neonatale aziendale è sempre stata intorno all’1%), attribuito dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Siena a clostridiosi.

I soggetti colpiti sono stati gli agnelli fino a due settimane di vita, in particolare questi erano i figli delle pecore che avevano partorito per ultime e che quindi erano rimaste di più nella stalla.

Gli allevatori, in conformità all’indirizzo biologico dell’allevamento, hanno intrapreso la strada delle terapie naturali e si sono rivolti ad un veterinario omeopata che ha prescritto un trattamento a base di due rimedi: Phosphorus XMK e Zincum Phophoricum XMK da somministrare a tutte le fattrici in ragione di 2 ml/capo/ 2 volte al giorno per i primi 2 mesi e poi 1 volta al mese.

I rimedi sono stati scelti attraverso la repertorizzazione dei segni omeopatici, riscontrati dal veterinario omeopata durante la visita in

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allevamento, in particolare sono stati presi in considerazione i seguenti sintomi chiave:

- diarrea giallo chiara - gonfiore addominale - spossatezza ed astenia

Attraverso la ricerca di questi sintomi nel repertorio omeopatico (Vithoulkas, 1993) si può osservare che tutti i sintomi elencati precedentemente hanno come rimedi propri Phosphorus e Zincum phosphoricum. Oltre a ciò è necessario dire che andando a cercare sul repertorio quelle che sono le principali caratteristiche etologiche della specie ovina, ovvero l’atteggiamento gregario e la mitezza del carattere, sintetizzato nel desiderio di compagnia, si osserva che tra i rimedi vengono riportati anche quelli indicati in precedenza.

Il trattamento avrebbe dovuto avere la durata di un anno ma è stato sospeso agli inizi di febbraio 2007.

Nel mese di febbraio 2007 gli animali sono trattati con GARDAL 1,9% ® (Principio attivo: albendazolo sulfossido, utile per il controllo ed il trattamento delle infestazioni causate da nematodi e cestodi gastrointestinali, strongili polmonari, nonche' delle infestazioni epatiche sostenute da trematodi).

Ad ottobre del 2007, inoltre, le rimonte che si trovavano nel podere di Montecatini sono state riportate al Lischeto per essere riunite al gruppo principale, per cui prima è stato fatto un esame coprologico da cui è risultata un’alta carica parassitaria, soprattutto di cestodi, strongili gastroenterici e trematodi, l’allevatore è quindi ricorso ad un secondo intervento con HAPADEX 2,5% (Principio attivo: Netobimin, utilizzato per il trattamento e la prevenzione delle strongilosi gastrointestinali e broncopolmonari, delle teniasi, della fasciolosi e della dicroceliosi degli ovini e dei caprini).

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5.2

OBBIETTIVI DELLO STUDIO

Le parassitosi hanno sempre rappresentato nell’allevamento ovino un’importante causa di perdita produttiva, in termini di carne, latte, lana e di costi per i trattamenti antielmintici. In Italia si stima che esse siano responsabili dell’80% delle manifestazioni patologiche riscontrate riscontrate negli ovini (Torina, 2004).

Il problema delle parassitosi è più che mai sentito nell’ambito dell’allevamento biologico, soprattutto a causa delle restrizioni nell’utilizzo di farmaci allopatici imposto per legge.

Il presente studio ha lo scopo di effettuare un’indagine parassitologia dell’Azienda Agricola “Fattoria Il Lischeto” volta ad individuare i principali problemi parassitologici dell’azienda, dopo aver valutato quali sono le parassitosi presenti in allevamento e, per ognuna di esse, la carica infestante, l’incidenza sullo stato di salute e sul livello produttivo degli animali, il rischio zootecnico ad esse connesso e la variabilità della popolazione parassitaria in relazione alla stagionalità, condizioni climatiche ed all’età. Per quanto riguarda alcuni parassiti, quali gli strongili gastrointestinali ed i coccidi, sono state effettuate anche coprocolture al fine di identificare le specie ed i generi presenti e la loro prevalenza al fine di avere dei dati più precisi riguardo il rischio zootecnico e l’entità dei danni. È stato poi approfondita l’efficacia delle misure di controllo adottate nell’azienda e quali possono essere eventualmente delle alternative o altre modalità di controllo non utilizzate dall’allevatore. In particolare, si è rivolta l’attenzione alle diverse terapie cui è possibile ricorrere per il controllo delle parassitosi, dato che nell’anno in studio sono stati impiegati sia trattamenti omeopatici che convenzionali. Per quanto riguarda il trattamento omeopatico si è cercato di valutare l’influenza di tale trattamento sulle parassitosi e sulla produttività, prendendo come parametri sia i dati relativi alle analisi coprologiche che la variazione del tasso di mortalità neonatale e la produzione lattea negli anni 2006-2007.

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Per lo studio ci si è basati sull’utilizzo della diagnostica coprologica quali-quantitativa dei campioni fecali raccolti. I campionamenti sono stati effettuati nei mesi di novembre 2006, febbraio, luglio e novembre 2007 ed i soggetti esaminati sono stati gli agnelli di età inferiore ai due mesi e le fattrici sopra i due anni. Non è stato possibile esaminare le rimonte e le primipare in quanto durante l’anno oggetto dello studio non si trovavano nella sede centrale dell’azienda ma nel podere di Montecatini Val di Cecina.

I campioni fecali sono stati raccolti direttamente dall’ampolla rettale ed esaminati nell’arco delle 24 ore; per quanto riguarda gli agnelli, le analisi sono state effettuate su dei pool, vista la scarsità del materiale fecale e la difficoltà nel prelievo, ognuno costituito da circa 4 campioni singoli; non è stato possibile inoltre prendere dei campioni aggiuntivi dal suolo in quanto gli agnelli esaminati sono tenuti insieme ai soggetti adulti nell’ovile. Non sono stati campionati sempre gli stessi soggetti dato l’alto numero di animali che compongono il gregge.

Per quanto riguarda il caso specifico del C. parvum, bisogna premettere che i campionamenti sono stati effettuati solo nel febbraio del 2008, quindi a prova ormai conclusa. Questo è stato dovuto al fatto che non è stato possibile avere prima dei dati più precisi riguardo soprattutto alla sintomatologia presentata dagli agnelli. Nel momento in cui ci è stata fornito un quadro completo delle manifestazioni cliniche presentate dai soggetti colpiti è risultata una evidente analogia tra queste e la sintomatologia che si riscontra in infezioni da parte di C. parvum. Non è stato quindi possibile seguire l’andamento del parassita nel corso dell’anno così è stato effettuato per le altre parassitosi.

Per la ricerca del Cryptosporidium parvum sono stati allestiti degli strisci fecali colorati poi con la tecnica di Ziehl-Neelsen modificata, che verrà descritta più avanti.

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5.3

CAMPIONAMENTO

Il numero totale di campioni analizzati ed il numero di quelli analizzati in ciascun campionamento per le due categorie di animali nel periodo compreso tra Novembre 2006 e Novembre 2007 sono stati schematizzati nelle Tabella 5.1 e 5.2.

Tabella 5.2 Campioni fecali ovini analizzati nell’Azienda Agricola “Il Lischeto” nel periodo compreso tra Novembre 2006 e Novembre 2007

Categoria N° campioni

Pecore adulte 60 singoli

Agnelli 12 pool

Totale 72

Tabella 5.3. Numero di campioni esaminati per le diverse categorie ripartite per ogni campionamento eseguito nel periodo compreso tra Novembre 2006 e Novembre 2007 Categoria Novembre 2006 Febbraio 2007 Luglio 2007 Novembre 2007 Pecore 15 15 15 15 Pool Agnelli 2 2 5 3 Totale 17 17 20 18

I campioni fecali sono stati esaminati con le seguenti analisi quali e quantitative: flottazione con soluzioni a bassa ed alta densità, tecnica di McMaster, tecnica di Baermann, Sedimentazione rapida (Gibbons, Jacobs, Fox & Hansen 2005).

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da agnelli di 2 mesi. Per ogni campione fecale sono stati effettuati tre strisci.

5.4

TECNICHE DI LABORATORIO

1.

Tecnica di Baerman

Questa metodica viene utilizzata per svelare la presenza delle larve dei nematodi presenti nei campioni fecali freschi sfruttando la loro mobilità ed il tropismo nei confronti dell’acqua. Per quanto riguarda gli ovini, questa tecnica permette di isolare principalmente le larve degli strongili polmonari ma, anche, degli strongili gastrointestinali dopo coprocoltura (Ambrosi 1995).

L’apparato di Baerman è costituito da un imbuto di circa 7-8 cm di diametro alla cui estremità sottile viene applicata una piccola provetta. L’imbuto viene riempito con acqua per i ¾ e viene applicata nella porzione libera, a pelo d’acqua, una retina a maglia sottile su cui viene poggiato il campione fecale di circa 2 grammi.

Dopo circa 24 ore la provetta viene prelevata ed il suo contenuto trasferito in una piastra Petri per poterlo esaminare allo stereomicroscopio.

Per l’identificazione è possibile prelevare le larve con una pipetta di vetro, queste vengono poi messe su un vetrino portaoggetti, immobilizzate con il liquido di Lugol ed osservate al microscopio ottico a forte ingrandimento, per il riconoscimento si usano le chiavi di identificazione per gli strongili intestinali o polmonari (MAFF, 1986). È una tecnica molto sensibile, riesce a rilevare la presenza anche di una sola larva in un grammo di feci (Ambrosi 1995).

2.

Flottazione

Metodica qualitativa di arricchimento che permette, grazie l’utilizzo di soluzioni a densità diversa, di mettere concentrare ed evidenziare

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tramite galleggiamento gli elementi parassitari presenti nel materiale fecale separandoli.

In base alla densità della soluzione flottante si parla di flottazione ad alta o bassa densità, la scelta tra queste due metodiche viene effettuata in base al peso specifico degli elementi parassitari da ricercare.

Questa tecnica prevede di stemperare accuratamente 2gr di feci in un colino a maglie fini con circa 20 ml di soluzione flottante; dopo che si è ottenuta una sospensione omogenea, questa viene trasferita in un cilindretto, riempiendolo fino a formare il menisco convesso, sul quale viene poggiato un coprioggetto. Trascorsi 20 minuti, il coprioggetto viene messo su un vetrino portaoggetti e quindi letto al microscopio ottico per il riconoscimento basato sulle caratteristiche morfologiche e biometriche degli elementi trovati.

La flottazione con soluzione a bassa densità è stata effettuata utilizzando la soluzione satura di cloruro di sodio (NaCl). Questa ha una densità intorno a 1,200 e permette di evidenziare la presenza di oocisti coccidiche,uova di nematodi e cestodi ciclofillidei.

La flottazione ad alta densità è stata effettuata utilizzando la soluzione iodomercurata di potassio (densità 1.450) per la ricerca di Dicrocoelium dendriticum.

3.

Metodo di McMaster

Si tratta di un metodo utile per l’analisi quantitativa del campione fecale che prevede l’utilizzo della camera di McMaster; questa è composta da due vetrini separati da un’intercapedine di 1.5 mm, all’interno si viene a formare uno spazio che viene diviso in due camere uguali da uno spessore intermedio.

Sul vetrino superiore in corrispondenza di ogni camera è inciso un reticolo di forma quadrata di 1 cm di lato, di conseguenza il volume di ciascun quadrato è pari a 150 mm3.

Questa tecnica è stata effettuata solo con la soluzione satura di cloruro di sodio. Sono state stemperate in un colino a maglie fini 2 grammi di

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monouso si è mescolato la sospensione e si sono riempite le camere del vetrino evitando di formare bolle di aria che possono ostacolare la lettura.

Si lascia riposare la soluzione per meno di 10 minuti e poi si passa alla lettura al microscopio ottico.

La tecnica da noi utilizzata ha una sensibilità pari a 100 UPG/OPG, ciò vuol dire che il numero dei singoli elementi parassitari contati deve essere moltiplicato per 100.

4.

Sedimentazione rapida

Tecnica di elezione per l’evidenziazione delle uova di Fasciola hepatica e Paramphistomidi. Per l’esecuzione di questa prova sono necessari circa 5-10 grammi di feci che vengono messe all’interno di un colino a maglie fini che ben si adatta ad un bicchiere conico da 500 ml. Le feci vengono stemperate sotto un sottile filo di acqua di fonte rimescolando continuamente così da ottenere un accurato lavaggio e recupero del filtrato, fino a che non si raggiungono i 250 ml (Ambrosi, 1995).

A questo punto si aggiungono circa 4 gocce di tensioattivo Tween al 20% e si mescola leggermente con una bacchetta stando attenti a non formare schiuma. Si attendono 4 minuti e si elimina il surnatante fino a che il sedimento arriva vicino all’imboccatura del beacker. Si aggiunge nuovamente acqua, fino 250 ml, ed il tensioattivo, lasciando sedimentare il tutto per 4 minuti, l’operazione viene ripetuta più volte, fino a che il surnatante diventa limpido.

A questo punto il sedimento insieme viene trasferito in una piastra Petri per essere esaminato allo stereoscopio. Nel caso si riscontrino uova di trematodi queste vengono aspirate con una pipetta e messe su un vetrino portaoggetti, coperte con un coprioggetto ed osservate al microscopio ottico per la valutazione morfo-metrica.

5.

Coprocolture per i coccidi

Questa tecnica è stata utilizzata per ottenere la sporulazione delle oocisti eliminate con le feci degli animali ospiti al fine di poterne

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identificare le specie. Sono stati scelti i campioni risultati più positivi all’esame quantitativo, a partire dalle 1900 OPG del campionamento di luglio, fino a 7200 OPG del campionamento di febbraio.

Le feci, circa 2-3gr sono state stemperate con 20 ml di bicromato di potassio al 2% e filtrate attraverso un colino a maglie fini. Un sottile strato della sospensione ottenuta è stata posta in piastre Petri che sono state mantenute al buio ad una temperatura intorno ai 20-25°C; dopo circa 7 giorni si è controllata l’avvenuta sporulazione attraverso una flottazione eseguita riempiendo un cilindretto di plastica per 1/3 con la sospensione e la restante parte con soluzione satura di cloruro di sodio. Se la sporulazione non è avvenuta si ricontrolla la coprocoltura ogni 24 ore.

Per l’identificazione delle specie coccidiche sono state utilizzate le chiavi di identificazione riportate da Pèllerdy (1965).

6.

Coprocolture per gli strongili intestinali

Le coprocolture, fornendo alle uova di questi parassiti le condizioni adatte al loro sviluppo, consentono di ottenere le larve di strongili gastroenterici allo stadio L3. Le larve L3 possono poi essere isolate grazie alla tecnica di Baermann per identificarne la specie (Gibbons et al., 1995).

Sono state adottate due tecniche che vengono riportate di seguito.

-

Tecniche di Taylor (1990) e Hubert & Kerboeuf (1992)

modificate

Questa tecnica consente di purificare il materiale fecale di partenza attraverso una serie di passaggi alternati di flottazione e sedimentazione, ottenuti utilizzando rispettivamente soluzione satura di cloruro di sodio e acqua distillata.

Otto grammi di feci con almeno 1000 upg sono state suddivise in due aliquote, ciascuna di queste è stata stemperata con 50ml di acqua distillata e filtrata attraverso un colino a maglie fini, in modo da ottenere una sospensione omogenea che è stata

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trasferita in una provetta da 50 ml e centrifugata a 2300 r.p.m. per due minuti.

Il surnatante è stato eliminato ed il sedimento sospeso in una provetta da 15 ml con soluzione satura di cloruro di sodio e si è centrifugato a 1000 r.p.m. per due minuti.

Il surnatante è stato trasferito in una nuova provetta da 15 ml con acqua distillata e centrifugato a 800 r.p.m. per due minuti, con questo passaggio viene fatto un lavaggio delle uova.

A questo punto si è allontanato il surnatante ed è stata aggiunta acqua distillata fino a 3 ml. Con una pipetta da microtitolo sono stati prelevati 100 l di soluzione e sono stati posti su un vetrino, allo stereomicroscopio sono state contate le uova presenti.

Si è calcolato il volume nel quale erano contenute circa 100 uova, questo è stato prelevato e posto in una piastra Petri di 6 cm di diametro. Sono stati aggiunti inoltre: 2,4 ml di acqua distillata, 0,6 ml di terreno nutritivo composto da 0,54ml di soluzione fisiologica sterile e 0,06ml di EBSS (Earle’s Balanced Salt Solution), 12 l di cellule liofilizzate di E. coli sospese in acqua e sterilizzate per un’ora a 100°C, 12 g di Amphotericina B, 60 mg di estratto di lievito.

Per consentire lo sviluppo delle larve L3 le piastre sono state incubate per circa 6-8 giorni, ad una temperatura di circa 23°C ed al riparo dalla luce.

-

Metodica di Henriksen e Horsholm (1983).

Per questa tecnica vengono utilizzati due bicchieri di plastica, uno di questi viene tagliato a metà e sul fondo vengono praticati dei forellini per permettere il passaggio dell’aria, dopo di che vi si pongono circa 2-4 grammi di feci. Sulla superficie libera viene posta una garza che viene fissata capovolgendo la metà residua sul fondo del bicchiere.

Il bicchiere non ancora utilizzato viene utilizzato come supporto per la struttura creata, questa viene infatti capovolta ed incastrata sul recipiente intero, questo viene riempito con dell’acqua di fonte

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stando attenti che questa non sia a contatto con la garza e quindi con il campione di feci.

La coprocoltura viene tenuta al buio per circa 7-8 giorni ad una temperatura intorno ai 20-22°C, quindi il campione fecale viene utilizzato per allestire un apparato di Barman che permette di isolare le L3 sviluppatesi.

Dopo aver allestito le coprocolture con uno dei due metodi precedenti e raccolte le larve, queste sono state isolate prelevate con una pipetta, poste su un vetrino coprioggetto ed immobilizzate con il liquido di Lugol così da provocarne la distensione e permetterne un’adeguata valutazione morfometrica. L’identificazione è stata eseguita seguendo le chiavi di identificazione di MAFF (1986).

7.

Allestimento e Colorazione di strisci fecali con Ziehl-Neelsen

modificata

Questa tecnica serve ad evidenziare la presenza delle oocisti di Cryptosporidium parvum. E’ una tecnica di colorazione permanente dello striscio fecale che sfrutta l’acido resistenza di alcuni protozoi le cui oocisti rimangono colorate in rosso su uno sfondo verde o blu (Rondanelli e Scaglia, 1993).

Si prepara uno striscio a partire da una campione fecale fresco che viene lasciato asciugare all’aria. Lo striscio viene fissato con il metanolo che viene lasciato agire per 5 minuti e si aspetta che il vetrino sia asciutto. Si immerge il vetrino nella fucsina fenicata per 1 ora. Si procede poi al lavaggio con acqua di fonte e si immerge il vetrino in una soluzione di acido solforico al 2% per circa20 secondi agitandolo. Si effettua quindi un ulteriore lavaggio con acqua di fonte e si effettua la colorazione di contrasto con il verde malachite al 5% che viene lasciato agire per 5 minuti. Si lava con acqua e si lascia asciugare. Si esaminano quindi il vetrino al microscopio ottico a 40X e 100X (Rondanelli e Scaglia, 1993).

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5.5

DATI METEOREOLOGICI

I dati meteorologici relativi alla Temperatura (T°C), all’Umidità Relativa (UT) ed alla Piovosità (mm pioggia), sono stati forniti dall’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricolo e Forestale (ARSIA) della Regione Toscana (Tabella 5.4 e 5.5). Questi dati sono importanti per poter integrare e valutare in modo completo i risultati parassitologica che sono scaturiti da questo studio.

Tabella 5.4 Valori medi mensili di Temperatura, Umidità Relativa e Piovosità della zona oggetto dello studio nell’anno 2006 (Dati forniti da ARSIA-Regione Toscana) T.media (°C) Umidità media (%) Piovosità (mm) gen-06 5.3 74.9 63.2 feb-06 6.4 74.8 60.9 mar-06 8.5 75.4 36.3 apr-06 12.9 74.7 20.8 mag-06 16.4 69.5 63.5 giu-06 20.5 58.5 5.9 lug-06 25.2 61.2 41.7 ago-06 21.4 68.9 41.9 set-06 19.8 71.8 134.8 ott-06 15.9 77.6 48.7 nov-06 11.1 82.9 93.5 dic-06 8.8 76.7 82.3

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Tabella 5.5 Valori medi mensili di Temperatura, Umidità Relativa e Piovosità della zona oggetto dello studio nell’anno 2007 (Dati forniti da ARSIA-Regione Toscana)

T.media (°C) Umidità media (%) Piovosità

(mm) gen-07 9.9 80 46.9 feb-07 9.7 77 85.8 mar-07 10.3 73 58.2 apr-07 16.0 61 6.0 mag-07 17.8 71 138.3 giu-07 20.5 74 34.1 lug-07 23.8 56 2.4 ago-07 22.6 62 63.6 set-07 19 64 97 ott-07 14.9 69 77.4 nov-07 10.0 68 53.9 dic-07 7.0 69 67.0

5.6

ANALISI STATISTICA

I test statistici utilizzati per lo studio dei dati ottenuti dagli esami coprologici sono stati diversi. Attraverso il test ANOVA è stata effettuata un’analisi della varianza, al fine di valutare la significatività statistica delle differenze dell’intensità delle parassitosi, in particolare della coccidiosi, della strongilosi gastrointestinale e della strongiloidosi, osservate nei diversi campionamenti Con il test di T student, invece, è stata valutata quanto le differenze ottenute nei campionamenti di Novembre 2006 e 2007 potessero legate al clima o ad eventi casuali.

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Per valutare la presenza di una eventuale correlazione tra coccidi (Eimeria spp.), strongili gastrointestinali e S. papillosus si è utilizzato il test del Chi Quadro (X2).

Per poter effettuare l’analisi statistica, visto il numero ridotto di dati, si è utilizzato il foglio di lavoro Microsoft Excel®.

Figura

Figura 5.1 Rimonte all’interno della stalla
Figura 5.2 Pascolo utilizzato dalle pecore nel podere di Volterra
Tabella  5.3.  Numero  di  campioni  esaminati  per  le  diverse  categorie  ripartite  per  ogni  campionamento  eseguito  nel  periodo  compreso  tra  Novembre 2006 e Novembre 2007  Categoria  Novembre  2006  Febbraio 2007  Luglio 2007  Novembre 2007  Pe
Tabella  5.4  Valori  medi  mensili  di  Temperatura,  Umidità  Relativa  e  Piovosità della zona oggetto dello studio nell’anno 2006 (Dati forniti  da ARSIA-Regione Toscana)  T.media    (°C)  Umidità media    (%)  Piovosità (mm)  gen-06  5.3  74.9  63.2
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