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BORN TO BE WINE

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Academic year: 2021

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BORN

TO BE

WINE

Riqualificazione della Quinta

do Barão in museo del vino

AUTORE: ANDREA BELOTTI 862815

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Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura

A.A. 2018/2019

Autore:

Andrea Belotti 862815

Relatore:

Jacopo Leveratto

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“O avanço implacável do futuro continuará a ser feito á custa de destruição inexorável e indiscriminada do passado?”

“L’ avanzo implacabile del futuro continuerà ad essere fatto a scapito della distruzione inesorabile e indiscriminata del passato?”

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4_VERSO UNA NUOVA CULTURA DEL VINO

4.1 Il museo del vino e della vigna di Carcavelos 4.2 Considerazioni sullo stato di fatto

4.3 Progettare un museo del vino 4.4 Proposta progettuale 4.5 Programma

5_CONCLUSIONI PROVVISORIE

6_BIBLIOGRAFIA / SITOGRAFIA

INDICE

ABSTRACT

1_CARCAVELOS

1.1 Inquadramento

1.2 Il destino di una Freguesia doppiamente periferica 1.3 Analisi morfologica e urbana

2_QUINTA DO BARÃO

2.1 Le Quinte di Carcavelos 2.2 La Quinta do Barão

2.3 Il processo di classificazione

3_LA CULTURA DEL VINO

3.1 La vite nella regione agricola di Ribatejo e Oveste 3.2 Rota dos Vinhos: i percorsi del vino

3.3 Il vino Carcavelos: la storia 3.4 La produzione

3.5 Uno sguardo al futuro: Adega Casal de Manteiga Palazzo Marquês de Pombal

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del luogo e la valorizzazione delle tracce esistenti, sia della cantina con i suoi portici al piano terra, attraverso un concetto di centro di interpretazione e alla presentazione multidisciplinare dei contenuti che fanno riferimento alla storia, al territorio della regione vinicola di Carcavelos, al vigneto e alla sua produzione, commercializzazione e divulgazione di questo vino generoso.

ABSTRACT

Tutte le famiglie numerose hanno un parente timido, un membro della famiglia più tranquillo e misurato nelle parole.

La grande famiglia dei vini nazionali fortificati portoghesi ha anch’essa un parente come quello, un lontano cugino poco conosciuto, che raramente appare o di cui si è sentito parlare poco.

Anche se fa parte del gruppo di vini storici portoghesi, anche se è una delle più antiche denominazioni di origine in Portogallo, creata nel 1907 e delimitata nel 1908, nonostante fosse il vino di Lisbona patrocinato dallo stesso Marquês do Pombal che allo stesso modo elevò il vino di Porto alla fama mondiale, oggi Carcavelos è un vino oscuro e quasi ignorato in Portogallo, un vino di produzione quasi virtuale, un vino di cui pochi hanno sentito parlare e ancor meno hanno avuto occasione di assaggiare.

Non è certamente quindi per mancanza di peso storico, per mancanza di tradizione o qualità che il vino Carcavelos è arrivato a questo stato di torpore.

Il museo della vite e del vino di Carcavelos all’interno della Quinta do Barão è il risultato di una collaborazione tra il Comune di Cascais con il settore privato, il “Plano de Pormenor de Reestruturação Urbanística” approvato, per questa area, nel 2009 con lo scopo, tra gli altri

obiettivi quali la riabilitazione e riqualificazione del palazzo signorile e dei vecchi giardini e la creazione di un parco urbano compatibile con la conservazione della Riserva Ecologica Nazionale, di integrare una zona di produzione di vino di circa 5,0 ettari, “che possa rappresentare un’allegoria alla produzione di vino Carcavelos” e il recupero della ex cantina vinicola all’interno della famosa Quinta do Barão, la demolizione di una parte di essa e la costruzione di un nuovo edificio che risponda alle esigenze di una nuova concezione del museo che coniughi l’ aspetto pubblico a quello privato, quello educativo e sociale affinchè il nuovo museo rappresenti una realtà radicata nel territorio e un polo che crei partecipazione tra la collettività, attraverso aule per uso didattico e ambienti per eventi culturali e commerciali.

Un museo, pertanto, che raccolga le testimonianze della cultura del prodotto principe del territorio, il vino, attraverso un percorso di ricerca che illustra, oltre alle fasi della produzione (dalla raccolta delle uve fino alla vinificazione e all’imbottigliamento), il valore della tradizione che si lega al fascino della terra e della sua coltivazione.

L’ intenzione è quella quindi di costituire un museo di quel preciso sito, attraverso l’evocazione della memoria

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CARCAVELOS

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“Carcavelos é a transição, é o princípio de outro conceito, é diferente. Carcavelos representa, pela sua situação e pelas suas características próprias,

um dos lugares de maior prestígio da zona.”

“Carcavelos è la transizione, è il principio di un altro concetto, è diverso. Carcavelos rappresenta, a causa della sua situazione e delle sue caratteristiche,

uno dei luoghi più prestigiosi della zona“

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1.1 Inquadramento

Situato tra la periferia della città di Lisbona e il comune di Cascais, Carcavelos è un territorio con una grande varietà morfologica, di fauna e flora, un’ampia linea costiera e un microclima tipico della regione che lo rende unico nel suo genere.

Un’area dal carattere urbano e abitativo, interculturale e intergenerazionale, che accoglie una vasta gamma di condizioni per i più diversi stili di vita.

I primi riferimenti a questa terra vicino al mare si hanno nel periodo Paleolitico, seguito dal periodo romano e medievale, terra popolata ed esplorata a causa della sua posizione privilegiata, per il contatto con il mare che segna la transizione tra le acque del fiume Tago e l’Oceano Atlantico.

Denominato “Carcavellos” dal matrimonio di D. João I di Castiglia con D. Beatriz il 19 di Luglio 1383 e successivamente censito nel 1758 come Vila de Cascais. Nel giugno 1759, un anno dopo, fu incluso nel municipio di Oeiras e concesso a Sebastião José de Carvalho e Melo Conte di Oeiras, perdendo l’appellativo di Vila. Nel 1898 un nuovo decreto ridefinì i confini del Comune di Oeiras e Carcavelos entrò di nuovo a far parte del concilio di Cascais, rimanendo tale fino ad oggi.

Il comune di Cascais occupa approssimativamente una

superficie di 97km2, fa parte dell’area metropolitana di Lisbona e confina a nord con il municipio di Sintra, a est con quello di Oeiras e a sud con l’Oceano Atlantico. Carcavelos si trova nell’estremità est del comune di Cascais, direttamente collegato con il concilio di Oeiras.

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legame esistenziale più o meno intenso.

Carcavelos rappresenta, a mio avviso, un esempio di totale assenza di preoccupazione riguardo al tema sopra esposto.

Contrassegnato spazialmente da una situazione di transizione tra due municipi, si trova ad occupare una posizione doppiamente periferica, all’ estremo del Concilio di Cascais oltre che parte di una periferia più ampia, l’area metropolitana di Lisbona.

L’eterna transizione tra queste due realtà è stata a lungo percepita dagli abitanti ed è stata in parte responsabile di uno sviluppo urbano incontrollato che ha trasformato una comunità dalla vita sociale attiva in una massa eterogenea di persone e case dove convivenza tra il vecchio e il nuovo diventa impossibile.

La vita del villaggio e la memoria collettiva descrivono lo spazio locale in modo bipolarizzato, evidenziando un’opposizione sociale ed economica tra due mondi: un centro abitato caratterizzato da una fitta popolazione con scarse risorse economiche e collegato all’attività agricola o a piccoli servizi, molti dei quali dipendevano dalle fattorie e una zona periferica in cui predominavano i vigneti, i cui proprietari erano molto assenti ma che si erano stabiliti lì per la permanenza in Oeiras del

ancora con molto spazio libero, Carcavelos è apparso infatti agli occhi dei responsabili come il luogo ideale per incanalare le eccedenze che Lisbona cominciava a rigettare, con il vero scopo di proteggere le aree con “vero” interesse turistico: Estoril e Cascais.

L’unico ostacolo a questa espansione era la permanenza di grandi vigneti di proprietà di privati.

Tuttavia il decadimento che il vino di Carcavelos stava vivendo come conseguenza delle malattie che colpivano le vigne, la forte competizione con il vino di Porto e la mancanza di qualsiasi tipo di supporto economico spinse i proprietari a vendere i propri terreni dando il definitivo via al primo focolaio di urbanizzazione del secolo, che andava crescendo in modo disordinato e totalmente disintegrato dall’ambiente.

Quale possibile visione del futuro in questo contesto? Quali prospettive e progetti sono ancora in grado di far riemergere la memoria degli abitanti?

L’imperativo bisogno di sfuggire alla suburbanizzazione dello spazio alimenta il desiderio di preservare gli spazi privilegiati e simbolicamente legati alla identificazione uomo-spazio.

1.2 Il destino di una Freguesia doppiamente

periferica

I recenti interventi nell’area di Carcavelos lo hanno trasformato in un territorio che non è più vissuto, ma solo occupato, dove gli attori si trasformano in semplici utenti costretti a vivere in un posto con il quale non hanno alcun tipo di collegamento identitario, ma solo utilitaristico, motivato dalla posizione e dalla mobilitazione del lavoro.

Come risultato di una profonda saturazione della capitale, Lisbona, Carcavelos in breve tempo (circa tre decenni), va incontro ad una profonda trasformazione del suo spazio, caratterizzato soprattutto da un’esplosione demografica e abitativa a livelli insostenibili soprattutto per quelle strutture agricole che all’inizio del secolo caratterizzavano la regione.

Non bastasse questa improvvisa crescita con evidenti implicazioni dal punto di vista delle relazioni sociali, si denuncia anche una generale mancanza di interesse nel voler preservare quelle strutture che possano consentire la conservazione dell’identità culturale della comunità, consegnando inevitabilmente il territorio ad una progressiva omogeneizzazione e uniformità invece che dar vita a spazi che dovrebbe essere intesi come il prodotto di una società che stabilisce con esso un

marchese di Pombal.

Questa gerarchia, fortemente radicata nella sua stessa configurazione spaziale, sarà una delle caratteristiche più sorprendenti della vita sociale di Carcavelos fino allo smantellamento delle fattorie e alla loro urbanizzazione. Se il periodo fino al 1950/60 è ricordato da un’enorme profusione di riferimenti e dettagli di una vita sociale e culturale attiva e inclusiva, dagli anni ‘70 in poi la memoria collettiva rimanda solo ad una profonda trasformazione dello spazio che viene “eletto” come unico responsabile insieme ai “bisogni” di urbanizzazione e crescita della popolazione.

Questa mancanza di riferimenti ci permette di capire meglio come, in pochi anni, sia stato possibile sostituire l’identità culturale di un luogo.

Ecco che la possibile visione di progresso basato su un’ importante attività turistica e il proliferare di attività di servizio e di uno sviluppo apparentemente ben avviato - anche in termini urbani – si traduce nella distruzione e banalizzazione dello spazio, attraverso la standardizzazione delle abitazioni e la conseguente trasformazione di Carcavelos in una periferia dormitorio. Con una configurazione costruttiva particolarmente favorevole, con una buona accessibilità alla capitale e

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Questo è il caso della Quinta do Barão che, nell’ immaginario comune, rappresenta uno spazio che, nonostante il suo degrado, è riuscito a mantenere viva l’ immagine e la memoria di una storia piena di significato, nonostante abbia già perso gran parte del suo valore paesaggistico a causa degli sconsiderati interventi nel suo intorno.

Inutile dire che questo non deve costituire un pretesto per la sua distruzione totale ma essere, al contrario, importante stimolo a conservare e rilanciare nel miglior modo possibile quello che resta, affinchè possa rimanere viva la possibilità di risanare la rottura tra passato e presente.

Trovare i “ponti” che possano ricucire questo collegamento potrebbe non essere facile, ma è un dovere delle autorità locali e mio, nel caso di questa tesi, quello di pianificare in modo razionale lo spazio nel rispetto delle identità culturali che lo caratterizzano.

Quinta da Alagoa

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di recupero. La distribuzione degli alloggi è piuttosto irregolare, con alcune aree abbastanza libere ed altre in cui il livello di urbanizzazione raggiunge picchi di quasi 500 abitazioni, con unità abitative residenziali dai 6 ai 10 piani.

Come accennato in precedenza, questa dispersione è dovuta alle proprietà dei vigneti che conservano il terreno per la coltivazione e hanno impedito negli anni passati un’urbanizzazione incontrollata.

La popolazione nel comune di Carcavelos tende ad una crescita annuale costante anche se, tra il 1970 e il 1991, si è registrata una crescita esponenziale che ha quasi triplicato il numero di popolazione facendo di Carcavelos il comune più densamente popolato del concilio di Cascais, in rapporto alla sua superficie territoriale.

In generale si può dire che c’è un crescente apprezzamento di questo comune sia per la sua vicinanza al centro economico, Lisbona, sia, allo stesso tempo, per la lontananza dalla confusione.

Questo è il motivo per cui un gran numero di popolazione attiva, favorita dal collegamento ferroviario diretto al centro di Lisbona, preferisce vivere in questo luogo più tranquillo, più spazioso e meno inquinato, che ha anche il vantaggio di essere un posto più economico.

Grazie alla sua posizione privilegiata e grazie soprattutto alle svariate attività sportive legate all’oceano, in particolare il surf che fa della spiaggia di Carcavelos una delle più riconosciute in campo internazionale per questo sport, l’area risulta molto appetibile ed è scelta da molti come meta turistica e ci sono per questo diversi hotel e ostelli, una varietà di ristoranti e piccoli negozi. Tuttavia Carcavelos è considerata una zona più residenziale che turistica, offrendo un elevato numero di servizi come un mercato, uno spazio fiera, un gran numero di scuole pubbliche e private, varie attrezzature di supporto sociale e una vasta gamma di attrezzature sportive.

Ciò di cui è invece più carente riguarda le attrezzature sanitarie e gli spazi culturali.

1.3 Analisi morfologica e urbana

Carcavelos copre un’area totale di 4,5 km2, con una costa di 1,3 km di sabbia, dove si trova la famosa spiaggia di Carcavelos.

L’intero comune è attraversato longitudinalmente, nella direzione Nord-Sud, da una strada veloce “variante N°6-7” che collega l’ autostrada A5 a Nord e la Via Marginal che corre lungo la costa.

Questa area è ulteriormente delimitata da un’altra infrastruttura ferroviaria che la attraversa trasversalmente in direzione est-ovest e che consente il collegamento veloce del trasporto pubblico a tutti i posti tra Lisbona (Cais do Sodré) e Cascais (Centro). La conformazione morfologica in generale è caratterizzata da un lieve pendio verso sud che si aggira intorno al 5% in direzione dell’oceano con una linea d’acqua che ha origine alla catena montuosa di Serra de Sintra.

Il torrente Sassoeiros attraversa il territorio da nord a sud, ma è in gran parte incalanato in un viadotto. Per quanto riguarda la sua rete urbana, Carcavelos è composta da diversi gruppi di edifici, quartieri e fattorie, che rivelano una rete irregolare.

Ci sono anche diverse aree del patrimonio archeologico che ne valorizzano l’area e aumentano l’interesse pubblico nel prendersi cura delle aree che necessitano

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QUINTA DO

BARÃO

2

“A sua área de produção é reduzida. Fora dela, o vinho perde as qualidades essenciais.

Não vai além de duas léguas quadradas. Aí o produto afina-se.

Não é um Madeira nem um Porto. É um Carcavelos.”

“La sua area di produzione è ridotta. Fuori da questa, il vino perde le sue qualità essenziali.

Lì il prodotto si raffina.

Non è un Madeira e nemmeno un porto. È un Carcavelos.“

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Contadini al lavoro, Quinta dos Pesos

2.1 Le Quinte di Carcavelos

Le proprietà esistenti nel comune di Carcavelos erano per lo più proprietà in cui il carattere della ricreazione e del tempo libero era legato ad una funzione agricola, collocate perciò lontano dall’oceano al fine di trovare un terreno più fertile e risorse di fauna, flora e idriche più abbondanti.

Con il declino dell’agricoltura e la progressiva urbanizzazione delle proprietà rurali, le proprietà sono state frammentate, oggi praticamente ridotte alle sole aree abitative.

La conseguente perdita della vocazione agricola suggerisce attualmente un possibile adattamento all’espansione delle tendenze socioeconomiche, come il turismo abitativo.

Le tenute più famose sono direttamente collegate alla produzione del vino di Carcavelos. Oggi i vigneti sono concentrati a Quintas da Ribeira e Pesos, situati a Caparide, Quinta da Samarra, Livramento e Quinta do Marquês (Istituto nazionale delle risorse biologiche, stazione agronomica), a Oeiras.

Nel comune di Carcavelos, ci sono ancora altre proprietà importanti:

La Quinta do Barão, classificata come una proprietà di interesse pubblico e legata alla produzione del vino di Carcavelos fino agli anni ottanta del ventesimo secolo.

La Quinta da Alagoa con un edificio del sedicesimo secolo, ristrutturato e ampliato nel diciannovesimo secolo, che vanta anche una vecchia cantina, una fonte d’acqua e uno stagno.

La Quinta Nova o Santo António, che ha avuto la sua produzione di vino per secoli, documentata dalla metà del XV secolo.

Dal 1870, il palazzo e una parte del casale ospitarono l’installazione della stazione sottomarina che stabilì il collegamento tra l’Inghilterra e Bombay in India e, successivamente, con le Azzorre, Capo Verde e Brasile. Infine, l’ingresso di una colonia inglese ha dato origine alla designazione di Quinta dos Ingleses.

Questa occupazione comprende anche diversi edifici come l’ospedale o il cosiddetto edificio della regina. Il sito della Quinta è attualmente occupato dalla St. Julian’s School.

In questa parrocchia vanno menzionate anche la Quinta de São Miguel das Encostas, a Sassoeiros, e la Quinta de Santa Maria do Mar, nell’Arneiro, entrambe legate alla cultura del vino.

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2.2 Quinta do Barão

Coeva al tempo di Marquês do Pombal le terre che la compongono sono state acquistate e murate da Jacinto Isidore de Sousa, un noto maestro di molte opere del XVIII secolo di Lisbona, tra le quali la direzione del completamento del Palazzo Marquês do Pombal, a Oeiras.

La casa-palazzo della Quinta do Barão dal nobile stile portoghese, che ne è il fascino e la grazia, è stata costruita dallo stesso con i resti dei materiali prevenienti dal Palazzo di Marquês do Pombal.

L’edificio fu completato e abitato per diversi anni, ma con la morte del proprietario le porte del palazzo si chiusero. La vedova, senza amore per la vita di campagna, nel 1794 ha ceduto l’intera proprietà al barone Mossâmedes, un membro della grande famiglia Almeida e Vasconcelos, ed era, al momento, il 12 ° signore di Mossâmedes. La Quinta passò quindi ad essere considerata come una vera e propria casa signorile, adorna di dipinti sui soffitti delle stanze e un sontuoso arredamento e per queste ragioni si diffuse con il nome “Quinta do Barão”, un battesimo popolare e imperituro nato tra la gente ed esteso alla periferia (Alto do Barão, Baixa do Barão, ecc.). Il vino di Carcavelos cominciò ad avere fama nei mercati mondiali e il barone di Mossâmedes, cavalcando l’onda del successo, riempì di vigneti l’intera tenuta.

La cantina e il vasellame furono predisposti per

raccogliere le grandi quantità di vino proveniente dai raccolti e col tempo si riuscì perfino a creare un marchio di vini con il nome di Barão.

Successivamente la tenuta viene tramandata di generazione in generazione passando nelle mani del figlio Manuel de Almeida e Vasconcelos, conte di Lapa, e di nuovo al figlio José, conte di Mossâmedes e infine alla sua vedova, la contessa Mossâmedes insieme alle sue figlie D. Adelaide de Almeida e Vasconcelos de Mendonça e D. Eugenia de Almeida e Vasconcelos della Casa.

Nel 1915 Quinta do Barão è stata acquistata da Baltasar Freire Cabral, sposato con Dona Luisa de Almeida e Vasconcelos, discendente della famiglia.

La Quinta è soggetta in questi anni a opere di rinnovamento e restauro e il vigneto, quasi in rovina a causa della fillossera (insetto che attacca le radici della vite), è stato ricostituito con molte migliaia di nuove viti. La cantina fu restaurata, furono create otto cantine moderne e furono acquistate bottiglie e macchinari adeguati.

Anni dopo, la proprietà passò ai figli di Baltasar Freire Cabral, Francisco e José Cabral, discendenti diretti di Mossâmedes Baron, che diede il nome a Quinta do Barão.

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Purtroppo il destino della Quinta in pochi anni cambiò radicalmente e perse la sua posizione come principale produttore del vino Carcavelos. Le antiche varietà, quasi storiche, furono strappate dal loro terreno e la terra, che fino a poco prima produceva il famoso “vinho generoso”, venne destinata alla produzione di frumento, legumi e patate.

2.3 Il processo di classificazione

La Quinta do Barão, fino all’inizio dell’ultimo decennio, era un terreno fertile, ma ciò non ha impedito in passato di preservare quest’area da un incessante urbanizzazione che ha prosciugato le terre della Riserva Agricola Nazionale a causa della mancanza di un adeguato sostegno e le incessanti richieste degli immobiliaristi di modificare vaste aree di vigneti. L’ inizio del processo di classificazione risale al 1988 quando un gruppo di sindaci del concilio di Cascais presentò all’ IPPC (Istituto Portoghese Património

Cultural), predecessore dell’ IPPAR (Istituto Portoghese del Patrimonio Architettonico), una proposta per classificare l’intera area della Quinta do Barão sostenendo che “La quinta, della quale fanno parte il palazzo signorile, la cappella, i giardini e i vigneti, costituisce un’unità che non dovrebbe essere smembrata, pena la sua decaratterizzazione”, e ancora, “Il patrimonio vinicolo è il più a rischio, anche se ci sono altre aree per garantire la continuità del prestigioso vino di Carcavelos”.

Due anni più tardi, il consiglio consultivo dell’ IPCC ha emesso il suo parere affermando che “La Quinta costituita dal palazzo signorile e i giardini è classificata come proprietà di pubblico interesse, avendo come limite la ZEP (zona di protezione speciale) o definita dal muro che la circonda”.

Tale parere era stato approvato, nel Maggio del 1990, dall’allora Segretario di Stato per la Cultura aprendo la strada alla consultazione dei proprietari della Quinta (Raul Ferreira & Filho) e del comune.

L’amministrazione locale, nel mese di aprile del 1992, ha proposto la correzione del confine occidentale della Quinta sottolineandone la omessa inclusione della cantina.

Azulejos all’ ingresso della Quinta do Barão

Francisco Freire Cabral e sua mamma Luísa Mossãmedes

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I proprietari non si opposero alla classificazione della Quinta, “sebbene considerassero il loro valore storico molto relativo”. Tuttavia, sottolinearono il fatto che era “immediatamente previsto di eseguire i lavori necessari per il suo riuso, vale a dire dal punto di vista turistico” e sostenevano che l’inclusione della cantina non fosse giustificata dal momento che, a loro avviso, non era mai stato prodotto il vino di Carcavelos in quei terreni e che non era possibile in quel momento coltivare il vigneto, né le rispettive terre conservavano alcun tipo di uso agricolo.

A seguito di queste affermazioni, nel febbraio 1993, l’allora direttore regionale dell’ IPPAR di Lisbona propose che la classificazione fosse “strettamente limitata” al lotto comprendendo il palazzo e i giardini.

Ciò vale a dire che era stata mantenuta la zona di protezione speciale per tutta la struttura, ma era stata rimossa dalla zona classificata l’area della cantina. Nel Novembre 1997 il Ministro della Cultura Manuel Maria Carrilho ha approvato in maniera definitiva la delimitazione stabilita nel 1993 per le zone da classificarsi a ZEP.

Secondo Ario Lupo Azevedo del movimento Civico Forum per Carcavelos, tale delimitazione è stata “Una

decisione basata sulla menzogna quella di escludere la cantina dalla zona classificata”, anche perché la produzione di vino Carcavelos a Quinta do Barão è abbondantemente documentata.

In un documento, probabilmente risalente agli anni venti dal titolo “Os vinhos de Carcavelos da Quinta do Barão” si legge: “Al momento ci sono solo tre proprietà produttrici di vino Carcavelos con le stesse caratteristiche di quello prodotto un secolo fa. Sono la Quinta do Barão, da Alagôa e di Paulo Jorge. La Quinta do Barão, che si posiziona per così dire nel cuore di Carcavelos, ancora oggi appartiene alla stessa famiglia che ha prodotto il miglior vino della regione, all’inizio del XVIII secolo”.

Un documento presentato al V Congresso Internazionale della vigna e del vino nel 1938, ha confermato che il marchio Barão è stato tra quelli registrati nell’Unione Vinicola della Regione di Carcavelos.

Nel libro “ Registo Fotográfico de Carcavelos e Alguns Apontamentos Histórico-Administrativo” (1988), pubblicato dal Consiglio di Cascais, sono sottolineati gli sforzi dei proprietari della Quinta do Barão per la certificazione del vino.

Palazzo principale della Quinta do Barão

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Nel 1990 inoltre, in qualità di direttore della Stazione Nazionale Agronomica, Ario Azevedo si era già espresso contro alla costruzione, attraverso la quinta, della strada provinciale N° 6-7 tra l’autostrada di Cascais e Avenida Marginal, per “così disastrosamente compromettere l’ambiente e il patrimonio culturale “ e, in una lettera alle autorità locali, ha ribadito l’offerta della Stazione Nazionale Agronomica di assumere il compito di mantenere in funzione gli impianti tecnologici e una piccola area di vigneto esistente a Quinta do Barão. L’attuale direttore regionale di Lisbona, Manuel Lapão, concorda sul fatto che la “Quinta do Barão dovrebbe tornare a produrre vino” e che “La fattibilità del progetto potrebbe e dovrebbe essere inclusa in un percorso di vini, da creare all’interno dell’attuale regione delimitata di Bucelas, Carcavelos e Colares. Resta da vedere se lo ZEP, ora che la cantina è separata dal resto della Quinta a causa della costruzione della variante EN6-7, impedirà l’avanzata del calcestruzzo su quella che, anche contro le argomentazioni dei suoi proprietari, era il principale edificio produttore del vino di Carcavelos.

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LA CULTURA

DEL VINO

3

“Aparecia numa garrafa de gargalo torcido, coberta de pó,

a rolha quase desfeita e com um rótulo de papel costareira onde simplesmente se lia, em caracteres desbotados pelo tempo, a palavra

«Carcavelos»

o que era um dos maiores indicioso. O tempo altera todas as coisas. Emendou-se a ortografia e perdeu-se o vinho.”

“È apparso in una bottiglia dal collo deformato, coperto di polvere, il sughero quasi distrutto e con un’etichetta di carta dove si leggeva semplicemente,

in caratteri sbiaditidal tempo, la parola «Carcavelos»

che era uno dei più grandi indizi. Il tempo altera tutte le cose.

L’ortografia è stata modificata e il vino è stato perso.” António Augusto de Aguiar

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3.1 La vite nella regione agricola di Ribatejo e

Ovest

In questa breve capitolo l’obiettivo è quello descrivere, in maniera non esaustiva, il panorama vitinicolo Portoghese e in particolare l’evoluzione storica della produzione del vino di Carcavelos.

Coltivato dal 1370 nella regione del Ribatejo e Oeste il Carcavelos è un vino liquoroso, di prestigio e di grande fama, tanto da essere considerato parte integrante del Patrimonio Vitinicolo Nazionale e in grado di mantenere viva un’immagine e il ricordo di una storia piena di significati.

Essendo il Portogallo diviso in Regioni Agricole (Entre-Douro e Minho, Trás-os-Montes, Beira Litoral, Beira Interior, Ribatejo e Oeste, Alentejo e Algarve) ritengo opportuno analizzare i diversi vigneti seguendo questo tipo di logica e non attraverso un approccio amministrativo, dato che non esiste effettivamente un confine amministrativo che condiziona la sua diffusione, ma piuttosto esistono delle barriere fisiche come ad esempio la catena montuosa di Sintra-Montejunto-Candeeiros-Aire che influenza l’ orientamento e la disposizione delle colture.

Con una superficie totale di 1.300.000 ettari, la regione agricola di Ribatejo e Oeste è un’area molto diversificata. Questa regione copre tutti i quartieri di Lisbona,

Santarém e parte di Setúbal e Leiria.

Vi si possono trovare vigneti, colture di cereali, frutticoltura e orticoltura.

È suddivisa ulteriormente in cinque sottoregioni agricole, e in particolare:

• Sub-regione ad Ovest che include una fascia di litorale con suoli di buona qualità fisica (anche se limitati) e in cui il clima ha una grande influenza marittima.

La coltura principale è quella della vite che occupa una grande percentuale dei terreni agricoli con un duplice risultato: da un lato, il miglioramento della qualità attraverso l’uso di varietà più uniformi, dall’altro, la liberazione di aree basse e pianeggianti per la coltura di alberi da frutto e verdure.

• Sub-regione dei campi della Valle del Tejo e Sorraia, dove i terreni sono essenzialmente alluvionali e il loro uso agricolo è molto condizionato dal verificarsi di alluvioni periodiche, che ne influenzano le opzioni di coltura.

• Sub-regione della Charneca che è caratterizzata da una vasta area di terreni sabbiosi, di debole capacità d’uso, con pendenze lisce e alcuni valli alluvionali; il

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clima ha una marcata influenza mediterranea. Presenta buone qualità per lo sviluppo delle culture foraggere, che contribuiscono all’aumento considerevole di specie animali (pecore, capre e bovini).

• Sub-regione tra gli estuari del Tejo e del Sado. Essendo la penisola di Setúbal costituita da terreni prevalentemente sabbiosi con un clima mediterraneo, ci sono condizioni eccellenti per la floricoltura e l’orticoltura; il vigneto occupa anche un posto di rilievo nella produzione della zona (Moscatel de Setúbal e vinho de Palmela).

• Sub-regione interna in cui i suoli sono generalmente buoni, anche se la coltivazione è fortemente limitata da pendii e valli pietrose.

Per queste ragioni l’olivicoltura e la viticoltura rappresentano la maggior tradizione di quest’ area. Oltre a queste cinque sottoregioni, si possono individuare al loro interno altre dodici Zone Agrarie: Leiria, Tomar, Caldas da Rainha, Abrantes, Chamusca, Santarém, Torres Vedras, Coruche, Vila Franca de Xira, Montijo, Setúbal e Loures.

Di queste, in particolare la zona di Loures, che

comprende le unità amministrative di Loures, Lisbona, Amadora, Oeiras e Cascais, viene considerata la più “rurale” nel complesso di comuni citati in precedenza per il maggior numero di aziende vitivinicole e, soprattutto, qualitativamente riconosciuta grazie alla storica produzione del famoso vino di Carcavelos, la cui fama è dovuta alla sua qualità strettamente legata al suolo e alle caratteristiche climatiche della regione di Carcavelos.

Le terre che circondano il comune di Carcavelos salgono dolcemente dal mare alle colline sopra San Domingos de Rana e Ameiro, sono ben isolate in quanto i venti del Nord contribuiscono alla diminuzione dell’umidità marittima, creando un clima relativamente secco.

La costituzione del terreno di natura calcarea favorisce la maturazione e l’aumento della ricchezza zuccherina delle uve, che conferisce a questo vino il suo caratteristico aroma, gusto e colore, che migliorano con l’invecchiamento.

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3.2 Rotas dos Vinhos

L’associazione Rotas dos Vinhos di Bucelas, Carcavelos e Colares si impegna nel ripristino e protezione delle sue regioni vinicole attraverso la diffusione di attività gastronomiche e al turismo del vino, con l’obiettivo di promuovere i territori e i suoi valori patrimoniali, siano essi paesaggistici o architettonici.

L’ intenzione, in accordo con la Carta europea per il turismo del vino, è perciò quella di seguire i principi di uno sviluppo sostenibile attraverso il rafforzamento delle interazioni positive tra l’attività enoturistica ed altri settori economici del territorio affinchè, insieme alla popolazione, possano considerarsi un valore aggiunto all’interno della strategia da sviluppare.

Questa associazione rappresenta tre zone ridotte ben delimitate (Bucelas, Carcavelos e Colares), che producono una varietà di vini che vanno dai rossi di Colares affinati in botti di legno, ai bianchi estremamente fruttati e agli spumanti di Bucelas e il famoso “vinho generoso” di Carcavelos.

I prodotti di queste tre regioni, la cui tipicità e qualità sono riconosciute con il decreto del 10 maggio 1907 par.1, producono vini con un passato plurisecolare che affonda le sue radici nella storia delle esportazioni portoghesi, in particolare per colonie britanniche in America del Nord, Brasile e altri mercati minori.

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3.3 Il vino Carcavelos: la storia

Già nel secolo XIV alcuni documenti sigillati con il sigillo reale accennavano ai “vigneti ben curati di Oeiras”. Successivamente nel XVIII secolo, con Sebastião José de Carvalho e Melo, Conde de Oeiras e in seguito Marquês de Pombal, il vino di Carcavelos fu raffinato nella sua produzione.

Alla fine del XVIII secolo era un vino prestigioso noto alle élite europee, con intense esportazioni, soprattutto attraverso l’Inghilterra, verso mercati come il Nord America, l’India e l’Australia.

Uno dei principali promotori del vino Carcavelos è stato il famoso Marquês de Pombal, motivato dalla coincidenza di possedere una proprietà nella regione, Quinta de Oeiras, e di essere uno dei più grandi produttori di vino in Carcavelos.

Il vino divenne così famoso e la sua influenza fu così grande che la Quinta de Oeiras riuscì a “esportare” un terzo della produzione annuale alla Companhia General da Agricultura dos Vinhos do Alto Douro, più tardi conosciuta come Real Companhia Velha, al fine di mescolare i vini di Carcavelos con i vini del Porto per correggerli e migliorarli.

Ma il vero successo è venuto a seguito dell’invasione napoleonica e della presenza di uomini di Wellington

impegnati nella difesa di Lisbona.

In particolare l ‘isolamento di Lisbona e l’occupazione del territorio da parte delle truppe francesi privò l’esercito inglese della fornitura regolare di vino di Porto, circostanza che ha favorito l’emergere del vino di Carcavelos come alternativa, il vino locale altrettanto “generoso” che molto presto guadagnò il favore delle armate britanniche.

Battezzato come Lisbon Wine i soldati e gli ufficiali, una volta ritornati in patria, mantennero la loro preferenza sul vino di Carcavelos favorendo l’apertura di un nuovo e fiorente mercato per Carcavelos.

La strada verso il successo fu bruscamente interrotta nella metà del XIX secolo dai primi focolai di una muffa, una malattia fungina sconosciuta in Europa che è stata importata dal continente americano e che ha decimato gran parte dei vigneti di Carcavelos.

L’ arresto della produzione fu talmente grande, raggiungendo valori come il 95%, che l’esportazione divenne impraticabile costringendo la perdita del cruciale mercato inglese.

E se il futuro sembrava incerto, la situazione divenne veramente disastrosa con l’irruzione della fillossera della vite verso la fine del terzo Ottocento, parassita importato dal continente americano che quasi annientava i vigneti europei.

Due calamità consecutive che spezzarono lo spirito dei vignaioli di Carcavelos che a poco a poco ripiantarono quello che era stato distrutto in poco più di tre decenni di malattie successive e incontrollabili.

Ma l’abbandono dell’attività agricola si intensificò a metà del XX secolo, quando la regione cominciò ad essere invasa da edifici e insediamenti residenziali trasformandosi in uno dei maggiori sobborghi di Lisbona, da regione del vino ad area extraurbana. Ancora oggi alcune delle più famose zone residenziali dei comuni di Oeiras e Cascais portano il nome di ex aziende agricole produttrici di vino Carcavelos.

La rapida urbanizzazione dei due comuni ha quasi completamente distrutto la produzione di Carcavelos. Tutto sembrava perduto, ma lo sforzo di pochi e la presenza della Stazione Agronomico di Oeiras ha permesso la salvezza di quella che è una delle denominazioni di origine più piccole del mondo. La produzione oggi è irrisoria e si riduce a un produttore, la Stazione agronomica di Oeiras, un ente statale, con il sostegno materiale e morale del comune di Oeiras che ha accettato la responsabilità di diventare il guardiano di Carcavelos.

Non è perciò facile trovare in vendita il vino di Carcavelos, proprio perché la produzione è minima, la distribuzione

quasi inesistente e la maggior parte dei vini non viene prodotta da molti anni.

In alcuni punti vendita che conservano ancora vecchie scorte di vino si possono trovare le bottiglie di Quinta do Barão, uno dei nomi più pregiati di Carcavelos. Più frequentemente si possono trovare vini più giovani, ma particolarmente interessanti, come il Quinta do Pesos del 1991 o quello che sarà il Carcavelos più facile da trovare, il Conde de Oeiras, il vino che continua ad essere prodotto presso la Stazione Agronomica di Oeiras e che ha beneficiato di un grande investimento nella cantina e nei vigneti della stazione.

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3.4 La produzione

Sono stato in visita alla cantina della Quinta da Ribeira Caparide dove viene prodotto il vino di Carcavelos. Questa azienda ha una casa del XVII secolo, che apparteneva alla famiglia Pereira Coutinho, con due corpi paralleli e una cappella. Il mulino ha un’architettura del XVIII secolo ed è stato costruito così come il palazzo, per conto del maresciallo Joseph Sanches de Brito, sposato con Maria Luisa Margarida Leonor Weinholtz. Ho colto questa occasione per raccogliere informazioni riguardo la produzione di questo vino attraverso una breve intervista ad uno dei lavoratori all’ interno dell’ azienda di cui riporto, in sintesi, in contenuto.

“Sono stato invitato 23 anni fa da don Álvaro Bizarro, direttore del vecchio seminario, per venire a lavorare su queste terre. Questo territorio è unico perché non è particolarmente ripido e ha la presenza di umidità marittima sul lato sud mentre sul versante nord abbiamo la montagna Sintra che porta l’umidità della notte ai vigneti. Questi fattori conferiscono una caratteristica molto particolare all’uva, impossibile da ricreare in qualsiasi altro posto “, afferma con orgoglio.

“Le principali tipologie di uva che vengono utilizzate per la produzione sono sette, il minimo per fare un buon vino da Carcavelos. Nelle varietà a bacca bianca abbiamo l’ Arinto, Fernando Pires, Rabo de Ovelha,

Galego Dourado e il Ratinho, quest’ ultimo è uno dei tanti vitigni poco conosciuti in Portogallo, un incrocio tra i vitigni Malvasia Fina e Syria. Nella varietà rossa ci sono il João Santarém, Periquita, Trincadeira Preta,Castelão e Amostrinha. Il processo di produzione passa attraverso 15 giorni di potatura, quattro per legare le viti, far crescere la terra e aspettare che il tempo faccia il suo lavoro: pioggia, calore e umidità fanno in modo che le uve inizino a nascere entro la fine di marzo e l’inizio di aprile. Poi si deve aspettare che maturino per iniziare il raccolto entro la fine di settembre. L’ intero metodo si ripete in quattro fattorie, per un totale di 12 ettari di vigneto. Dopo la raccolta, le uve rimangono pochi giorni ad essiccare ad una temperatura di 8-9 gradi e successivamente si passa alla fermentazione del vino. Ma il vero segreto è il tempo di riposo. Il vino di Carcavelos deve rimanere almeno due o tre anni in botti di rovere. Questi, così come tutti gli altri fattori, sono responsabili del sapore dolciastro ma robusto di questo nettare. Successivamente viene imbottigliato e deve rimanere almeno sei mesi in bottiglia, ma per essere commercializzato deve ottenere l’approvazione del comitato che ne valuta le caratteristiche. Se il vino non ottiene il permesso di essere venduto l’intera produzione di vino sarà inutilizzabile, gettando all’aria il lavoro di tre o quattro anni “.

Imbottigliamento

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3.5 Uno sguardo al futuro

Dopo anni di inerzia e una certa apatia, negli anni successivi al 1980, la Quinta da Ribeira de Caparide, dos Pesos e da Samarra hanno ripreso la pratica produttiva, uno sforzo che è stato riconosciuto anche dal Comune di Cascais che ha provveduto al riconoscimento e all’inclusione di quest’ultimi nell’ Inventario dei beni patrimoniali comunali. A sua volta, il Comune di Oeiras ha investito fondi significativi per la conservazione e la manutenzione del vigneto esistente nella vecchia Quinta do Marques de Pombal (Quinta de Cima), nella nuova area di impianto e il recupero dell’edificio. A seguito di questo investimento, a partire dal 2001, la cantina di Casal da Manteiga ha anch’essa ricominciato la produzione del vino di Carcavelos. Attualmente anche la Quinta dos Pesos produce un vino che, come “Villa Oeiras”, è stato anche premiato a livello internazionale. La produzione di vino in Carcavelos nella Quinta do Barao, uno dei marchi più iconici del patrimonio storico sulla produzione vinicola della regione, è terminata molti anni fa, ma è possibile, attraverso l’Azienda Agricola Sanguinhal, trovare ancora qualche bottiglia. D’altra parte nella Quinta da Ribeira de Caparide, proprietà del Patriarcato di Lisbona, il vino Carcavelos non viene prodotto ogni anno. Al momento sembra vendere la produzione del 1995, e quella del 2004 imbottigliata e pronta per entrare nel mercato.

Adega Casal da Manteiga

La costruzione del XVIII è oggi un edificio dedicato alla produzione di vino Carcavelos denominato ‘Villa Oeiras’, una collaborazione tra il Comune di Oeiras e del Ministero dell’Agricoltura.

L’ edificio si affaccia sul vigneto di 12,5 ettari piantati su questa tenuta che detiene ancora 135

ettari dei 200 ettari presenti da più di due secoli e mezzo che costituivano la Quinta do Marques do Pombal, e oggi corrisponde a uno spazio di rinascita e rivitalizzazione di un patrimonio che conserva il carattere e lo scopo della sua costruzione originaria.

Oggi la sua storia si interseca ancora una volta con la ancestrale produzione di vino di Carcavelos la cui reputazione deve molto a Marques do Pombal, ma che si proietta nel futuro con l’uso di moderni metodi di vinificazione alla ricerca di eccellenza nella produzione di questo prezioso nettare.

La cantina si presenta a pianta ottagonale con una piazza al centro.

Nella parte più a nord dell’edificio si produce il vino e a sud avviene l’ invecchiamento. A separare le due ali c’è una torretta che Marques do Pombal utilizzava per soggiornare nei giorni di caccia.

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Cantina del palazzo Marquês de Pombal

Questo edificio del XVIII secolo la cui architettura è attribuita a Carlos Mardel, in gran parte responsabile della ricostruzione di Lisbona dopo il terremoto del 1755, segue la linea estetica del palazzo di Marques de Pombal per la ricchezza decorativa e contrasta con le altre strutture produttive adiacenti.

Ha un orientamento nord-sud e una lunghezza di oltre 70 metri ed è stato costruito con il chiaro scopo di garantire la produzione di un vino di qualità.

La porzione, che ancora oggi funziona come una delle aree di invecchiamento, era occupata da grandi botti al cui interno vi era il vino dopo che era stato mescolato nei serbatoi di pietra nella cantina sul lato sud.

Attualmente le botti sono state sostituite da barili di 225 litri per migliorarne l’invecchiamento, ma le condizioni della cantina dal punto di vista dell’umidità sono rimaste invariate grazie a un efficace ricircolo naturale dell’aria all’interno dell’edificio che garantisce le condizioni perfette per la produzione del vino.

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VERSO UNA

NUOVA

CULTURA

DEL VINO

4

“A criação arquitectonica nasce de uma emoção, a emoção provocada por um momento e por um lugar”

“La creazione architettonica nasce da un’ emozione, l’ emozione provocata per un fatto e per un luogo” Alvaro Siza Viera

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4.1 Il museo del vino e della vigna di Carcavelos

Non vi è alcun dubbio che il vino di Carcavelos e la sua storia rappresentino un tassello estremamente importante nella storia economica e sociale del paese e sorprende perciò la mancanza di una struttura che dia la possibilità di conservare e divulgare la testimonianza di una memoria tanto importante.

A questo proposito si sta muovendo negli ultimi decenni l’iniziativa da parte della Camera municipale di Cascais di investire su una rete di musei comunali che comprendano una serie di unità museologiche e centri interpretativi, i cui diversi temi spaziano dalla rappresentazione del territorio e del patrimonio storico della città, attraverso la presentazione di collezioni che vanno dalla storia dell’arte e delle arti decorative, attraverso la storia naturale, l’archeologia terrestre e subacquea, l’etnologia marittima, la musica portoghese, la storia militare, la scienza e la tecnologia.

Il museo della vite e del vino di Carcavelos all’ interno della Quinta do Barão è il risultato di una collaborazione tra il Comune di Cascais con il settore privato, il “Plano de Pormenor de Reestruturação Urbanística” approvato per questa area nel 2009 con lo scopo, tra gli altri obiettivi tra cui la riabilitazione e riqualificazione del palazzo signorile e dei vecchi giardini, la creazione di

un parco urbano compatibile con la conservazione della Riserva Ecologica Nazionale, di integrare una zona di produzione di vino di circa 5,0 ettari, “che possa rappresentare un’allegoria alla produzione di vino Carcavelos, nella regione delimitata “ e il recupero e l’adattamento della cantina e dei suoi annessi a museo della vite e del vino di Carcavelos.

L’ intenzione del Museo della vite e del vino di Carcavelos è quella quindi di costituire un museo di quel preciso sito, attraverso l’evocazione della memoria del luogo e la valorizzazione delle tracce esistenti, sia quella dei mulini, sia della cantina con i suoi portici al piano terra , attraverso un concetto di centro di interpretazione e la presentazione multidisciplinare dei contenuti che fanno riferimento alla storia, al territorio della regione vinicola di Carcavelos, al vigneto e alla sua produzione, commercializzazione e divulgazione di questo vino generoso.

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4.2 Considerazioni sullo stato di fatto

La cantina della Quinta do Barão, come anche tutte le altre strutture presenti nella Quinta, è caduta in rovina. I proprietari dell’immobile, per mancanza di mezzi o per disinteresse, non si sono preoccupati di provvedere a una manutenzione periodica che potesse salvare o quantomeno preservare le varie strutture.

Una negligenza che ha dato modo agli agenti atmosferici di causare ingenti danni ma non solo: oltre agli agenti atmosferici, la cantina è stata oggetto di atti di vandalismo, disegni e scritte che deturpano le facciate esterne dell’ edificio.

Nel caso della cantina, un edificio la cui struttura del tetto è prevalentemente in legno, l’acqua piovana è stata la causa principale che ne ha compromesso visibilmente la stabilità, e non garantisce più la funzione di protezione dagli agenti atmosferici.

Una volta compromessa l’impermeabilità del tetto inevitabilmente la pioggia è potuta penetrare nell’edificio danneggiando anche le parti interne.

Capriate e solai in legno sono completamente marci, irrimediabilmente compromessi non garantiscono più la loro funzione strutturale e i pavimenti, specialmente in corrispondenza degli squarci in copertura, sono danneggiati. La situazione è aggravata da un cumulo di macerie provenienti dai vari cedimenti sottoponendo

la struttura ancora esistente a cariche che ne compromettono la stabilità.

Le pareti portanti in pietra sono quelle che ancora oggi si presentano nel miglior stato di conservazione, dovuto probabilmente alla bontà del materiale, mentre l’intonaco che originariamente rivestiva le pareti si è quasi completamente distaccato o ha perso il suo aspetto originario.

Il cedimento di molte delle strutture portanti si è ripercosso anche sulle poche partizioni interne che sono crollate o hanno perso coesione con le pareti perimetrali.

La parte esterna si presenta nelle stesse condizioni della cantina. Un tempo terreno rigoglioso di vigneti, oggi spoglio e non coltivato.

In generale lo stato in cui si presenta l’intera struttura fa presumere l’ impossibilità di preservare l’autenticità dei materiali di travi e pavimenti in legno, così come porte e finestre oggi murate per impedire l’accesso.

Discorso diverso per le pareti perimetrali portanti che, come già accennato, si presentano in buono stato di conservazione e per le quali è previsto un ripristino dello strato superficiale di intonaco per riportarle all’ aspetto originale

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4.3 Progettare un museo del vino

Il museo del vino proposto per il comune di Carcavelos ed oggetto della mia tesi non vuole essere semplicemente un ricettacolo passivo che accoglie un gruppo di oggetti senza interferenza alcuna ma è, al contrario, il tentativo di costruire un organismo che rifletta la memoria, l’identità, l’ anima di una comunità affinchè il visitatore impari a conoscerla.

Una conservazione delle memorie e dei saperi che non può prescindere dall’ interpretazione dei loro legami con le culture che li ha generati: il vino e la sua produzione che hanno rappresentato per decenni la storia del paese devono essere le chiavi di lettura di questa società e di questo territorio.

Ecco perché risulta indispensabile che il museo prima ancora di definirsi come “luogo del sapere” debba essere “luogo”.

L’ indagine condotta sul tema museale ci mostra un’evoluzione del museo nella società contemporanea, da luogo che raccoglie e celebra testimonianze del passato a luogo in cui si svolge un’importante funzione didattica.

L’ apparato espositivo dovrà perciò essere in grado di combinare l’esperienza concreta con i contenuti concettuali appresi, ovvero identificarsi non solo come

un’offerta riservata ai cultori del vino, ma un luogo dove la popolazione possa riconoscersi e dove venga stimolata alla ricerca e celebrazione del proprio passato, anche attraverso l’architettura.

Altrettanto importante, affinchè l’esperienza museale possa appagare appieno il visitatore, è che il museo non si deve porre come una realtà chiusa ma al contrario deve il più possibile mirare a far parte di un complesso sistema museale tale da configurarlo come inserito in un più ampio progetto di museo diffuso, fatto di percorsi e segni.

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4.4 Proposta progettuale

Sulla base delle considerazioni fatte fino ad ora, ho cercato di pensare al museo del vino e della Vigna di Carcavelos come ad un concentrato di esperienze che sono espressione della realtà, un luogo dove si manifesta la creatività e l’agire umano, un luogo di progresso e cultura intesa come rapporto dialettico tra tradizione, conservazione e innovazione, passato e futuro.

Un museo che non solo ci permetta di operare una ricostruzione critica del passato, ma un luogo di incontro umano, di memorie collettive in cui si rispecchia la storia di una comunità.

Il museo deve perciò dotarsi di una serie di funzioni che possano assumere un ruolo decisivo accanto al carattere espositivo e conquistare l’interesse del visitatore sotto diversi punti di vista, attraverso l’introduzione di attività inclusive ed interattive a scopo didattico (biblioteche, sale conferenze, caffetteria, punti vendita, sale per mostre temporanee) che fanno del museo uno spazio nuovo, aperto e più “vicino” al pubblico.

L’obiettivo è che prevalgano gli spazi collettivi, l’ambiente pubblico e il museo concepito come il prolungamento di una piazza, teatro dell’interazione fra le persone.

Per questi motivi il museo del vino e della vigna di Carcavelos si compone di tre nuclei principali che raccontino il passato, il presente e il futuro di questo territorio: un Centro espositivo della memoria che prevede il riutilizzo della vecchia cantina, un Centro culturale del vino che possa essere un punto di riferimento soprattutto per le realtà vitivinicole presenti oggi sul territorio ed infine un Centro di Ricerca, Investigazione e Formazione per la viticoltura che rappresenti il rilancio e lo sguardo verso il futuro di questa economia.

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4.5 Programma

Il primo nucleo di edifici, a cui si accede principalmente dall’ ingresso pedonale esistente, comprende la vecchia cantina e due nuovi edifici.

Dopo la sua riabilitazione, lasciando il più coerente possibile il suo carattere semplice e austero, la vecchia cantina accoglierà al piano terra la mostra permanente che verrà strutturata secondo tre nuclei:

• Carcavelos: ricordi e personaggi di un vino generoso • Il territorio

• Arte e artigianato della vite e del vino.

Il comune, grazie alla collaborazione delle diverse cantine presenti sul territorio, ha acquisito una raccolta unica di documentazione sulla Freguesia di Carcavelos, compreso il vino di questa regione.

La “collezione Almarjão”, per ora sotto la custodia degli Archivi Storici Comunali di Cascais, comprende documenti scritti a mano, bottiglie di vino di Carcavelos e vari oggetti.

Gran parte di questa collezione faceva parte della mostra temporanea “A Vinha e Vinho de Carcavelos” svoltasi nel 2008, alla quale sono stati aggiunti molti oggetti tra cui set di bottiglie, ceramiche decorate, stampe, documenti e oggetti riguardanti la coltivazione della vite per completare e arricchire le collezioni del futuro museo.

Al piano inferiore un’area per la degustazione di vini, una caffetteria e uno shop.

Accanto alla cantina, verranno inseriti due nuovi edifici, progettati per soddisfare le esigenze delle moderne attrezzature museologiche in termini di funzionalità, mobilità e sicurezza.

Il primo, che andrà a sostituire i vecchi edifici annessi alla cantina di cui è prevista la demolizione, comprende al primo terra la reception, uno spazio polivalente (servizio educativo), un centro di documentazione e libreria e uno spazio per esposizioni temporanee. Nel piano inferiore invece si troveranno gli spazi necessari al supporto museografico e conservazione della tenuta. Il secondo edificio prevede la realizzazione di un piccolo auditorium dalla capienza massima di 100 posti a sedere, utile ad ospitare convegni, conferenze e manifestazioni musicali.

Lo spazio esterno circostante è inteso come unità complementare al circuito museologico, rendendolo parte integrante attraverso lo sviluppo di attività pedagogiche e di divertimento (con aree espositive esterne ed un’ espansione della caffetteria) e la coltivazione di piccole aree di vigneto.

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Con la realizzazione di questo progetto museologico, il Comune di Cascais intende sostenere la ripresa della produzione di vino generoso, creando percorsi enoturistici sul territorio e associandosi alle iniziative della Confraternita di Enófilos do Carinhovelos.

Il secondo nucleo ospita il Centro culturale del vino, un edificio che ha il compito di rappresentare la realtà vitivinicola di Carcavelos, un nuovo polo della cultura del vino che possa essere il collante tra memoria e rilancio, il filo conduttore tra il visitatore e l’ attività delle aziende agricole attive.

L’ edificio ospita al piano terra una reception, un bar caffetteria, una sala polifunzionale, gli uffici amministrativi ed aree tecniche.

Il primo piano è interamente pensato come un grande spazio eventi, convegni, congressi, di circa 500m quadri, all’interno del quale potranno susseguirsi eventi di qualunque tipo legati al mondo della vitivinicoltura, all’olivicoltura e al beverage, un’esperienza per il visitatore all’insegna di vino, arte, musica e divertimento. Allo stesso modo sarà anche uno spazio rivolto specificatamente agli operatori di settore: dagli esperti delle tecnologie dedicate a tutte le fasi del ciclo

produttivo ai referenti delle cantine vitivinicole, dei frantoi, dei birrifici e del mondo del beverage in senso più ampio, passando attraverso gli operatori in campo, gli enologi e gli addetti alla logistica e ai servizi.

Uno spazio all’interno del quale potranno essere esposti macchinari ed attrezzature per la raccolta e la lavorazione, produzione, l’imbottigliamento, il confezionamento, ma anche esposizione di attrezzature, botti, barili e barrique, tini, etichette, tappi, bottiglie e qualunque oggetto legato al mondo della viticoltura. Il terzo nucleo, situato nella parte opposta a ridosso degli edifici che compongono la Quinta, è rappresentato dal Centro di Ricerca, Investigazione e Formazione per la viticoltura.

La struttura rappresenta il rilancio della cultura vitivinicola di Carcavelos, il completamento del circuito museale in questione, un’ importante occasione per il visitatore di conoscere le dinamiche interne alla produzione del vino ma soprattutto una opportunità di creare un’offerta formativa, legata alla Stazione Agronomica Nazionale situata a pochi metri, dedicata a figure professionali collaterali all’enologo.

In particolare l’edificio ospiterà ai piani inferiori la Cantina Sperimentale di Microvinificazione che agisce

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come laboratorio di preparazione di mosti e vini secondo procedure adattate per essere funzionali agli obiettivi delle diverse sperimentazioni enologiche e viticolo-agronomiche.

La cantina sperimentale è dotata di impianti e macchinari in scala ridotta che hanno il compito di emulare l’intero processo produttivo per la produzione di vini bianchi e rossi, celle frigorifiche per garantire la conservazione di biodiversità genetica dei vigneti, ma soprattutto fornisce un supporto alle ricerche in campo viticolo (confronti tra cloni, tecniche colturali) e in campo enologico (confronto sui differenti parametri operativi), ed è un supporto alle aziende produttrici esterne.

Saranno collocati tutti i laboratori di ricerca di Enologia, Genetica, Microbiologia, Analisi strumentale, Analisi sensoriale che si occuperanno delle seguenti tematiche: • Gestione agronomica dei vigneti (potatura, irrigazione, concimazione, gestione dei nuovi i m p i a n t i , diradamento)

• Gestione territoriale della difesa del vigneto (sorveglianza del territorio)

• Servizio di analisi prevendemmiali

• Sorveglianza e monitoraggio delle fitopatologie di quarantena

• Piani di miglioramento varietale e studi di fattibilità e progetti di zonazione viticola

I piani superiori ospiteranno locali studio per docenti e dottorandi, aule didattiche come estensione della Stazione Agronomica Nazionale, sale polivalenti che ospiteranno mostre temporanee ed eventi in generale, e una terrazza panoramica con bar.

L’intera area sarà circondata da vitigni sperimentali a supporto della ricerca, per un totale di circa 5 ettari che rappresentino, allo stesso tempo, un’allegoria alla produzione di vino Carcavelos.

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Conclusioni provvisorie

La sfida costante tra passato e presente è sempre stata generatrice di profonde modificazioni nel territorio e nell’ ambiente naturale.

La vera missione dell’architettura in questo scenario è, a parer mio, quella di saper dare risposte progettuali con chiarezza e coraggio, cercando di impedire da un lato la mummificazione di un patrimonio architettonico, la desertificazione dei luoghi e dall’altro quella di saper intervenire coerentemente allo scopo di trovare la giusta sincronia tra passato, presente e futuro.

L’idea è quella che attraverso la struttura museale si possa conservare la memoria storica di un territorio e consegnarla nelle mani delle nuove generazioni, ridare smalto ad una struttura dal glorioso passato che, per diversi decenni, ha prodotto il “generoso” vino di Carcavelos e che ora invece si ritrova ad essere abbandonata a se stessa, conferendo la giusta e meritata medaglia a una tradizione che negli anni è andata scemando ma soprattutto creando i presupposti affinchè l’ intervento progettuale diventi l’anima di un territorio proiettato verso il futuro.

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Alla mia famiglia.

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Riferimenti

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