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CAP.9 “DISCUSSIONE E CONFRONTO CON DATI EPIDEMIOLOGICI DELLA LETTERATURA CORRENTE”

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Academic year: 2021

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CAP.9

“DISCUSSIONE

E

CONFRONTO

CON

DATI

EPIDEMIOLOGICI DELLA LETTERATURA CORRENTE”

Discussione dei risultati

I risultati dello studio effettuato mostrano che, dei 91 soggetti esaminati, 76 (83,5%) mostravano uno o più paramorfismi e soltanto 15 di essi (16,5%) non presentavano particolari anomalie posturali.

Tra i paramorfismi sono risultati di più frequente riscontro :

- a livello vertebrale: il pattern iperlordosico con prevalenza maggiore nel sesso femminile e scarsa associazione con il sovrappeso ed obesità;

- a livello degli arti inferiori: il ginocchio valgo ed il piede piatto fisiologico,: equamente distribuiti tra i due sessi ed in stretta associazione con il sovrappeso ed obesità.

La scoliosi si è dimostrata invece il dismorfismo più rappresentato con una percentuale del 5,5%.

I dati di questo studio circa la presenza di difetti funzionali della volta plantare sono comparabili ai risultati estrapolati dalla letteratura corrente per la stessa fascia di età: lo stesso dicasi per i casi di ginocchio valgo.

Merita particolare l’attenzione l’associazione tra paramorfismi dell’arto inferiore ed obesità: nello studio presentato la correlazione tra piede piatto fisiologico (flessibile) ed il BMI (>20) appare molto forte: tale associazione è stata riscontrata nel 30,3% dei bambini. La percentuale sale a circa il 40% se prendiamo come base di riferimento un BMI di 18,5 (limite superiore del normopeso: valori tra 18,5 e 20 indicano già la tendenza al sovrappeso). Ancor più incisiva è la correlazione tra ginocchio valgo e BMI: le percentuali in questo caso salgono addirittura al 60,6% in caso di sovrappeso/obesità.

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Il controllo del peso diventa così un elemento di fondamentale importanza durante l’età evolutiva anche in ambito ortopedico e non solo cardiovascolare dove l’obesità rappresenta uno dei fattori di rischio primari.

Studiando la distribuzione delle anomalie posturali in relazione all’attività sportiva praticata non si rilevano invece dati statisticamente significativi: sembra però che nei soggetti praticanti scherma ci sia una tendenza più marcata allo sviluppo di asimmetrie ipertrofiche muscolari a livello del tronco superiore (periscapolare e paravertebrale) e la tendenza a sviluppare una attitudine scoliotica tipica dello schermidore

Se raffrontiamo il numero dei bambini affetti da anomalie posturali con quello di coloro che erano stati sottoposti a visita medica specialistica emerge un dato abbastanza preoccupante in quanto, a fronte di un 83,5% affetto da uno o più paramorfismi, solo il 21,7% era stato sottoposto a visita medica. Tale risultato ci suggerisce la necessità di incentivare e migliorare la prevenzione delle anomalie posturali attraverso una più precoce individuazione delle medesime.

Dati epidemiologici della letteratura corrente

Il “progetto postura” condotto in Valtiberina numerose figure professionali (R. Antenucci e coll. marzo 2010)) in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia promuoveva uno screening posturale in 200 soggetti dai 5 ai 18 anni (24 maschi e 76 femmine) basato sull’osservazione e sulla valutazione clinica di eventuali paramorfismi/dismorfismi e sul controllo del peso corporeo.

Il paramorfismo preponderante riscontrato nella fascia di età compresa tra i 10 ed i 18 anni risultava essere l’atteggiamento scoliotico ed allarmanti erano i dati relativi alla valutazione del sovrappeso.

Dei 146 soggetti esaminati, il 56,9% presentava un rachide nella norma, il 39,7% mostrava un atteggiamento scoliotico ed il 3,4% aveva segni di scoliosi strutturata. Si trattava per lo più di atteggiamenti scoliotici secondari

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a: deficit posturali, problemi stomatognatici, oculistici o semplicemente ad “aggiustamenti posturali” che avevano avuto risoluzione o spontanea o mediante trattamento conservativo di breve durata.

Lo studio dell’incidenza dei paramorfismi e la loro associazione con caratteri di tipo antropometrico rappresentano l’oggetto dello “Studio dei paramorfismi in individui di giovane età” condotto da Raffaello Russo e coll. (Anatomia Umana IIa Università di Caserta anno 2002).

Sono stati studiati 600 bambini di età compresa tra i 10 e gli 11 anni (43% maschi, 57% femmine) sono stati valutati parametrici antropometrici (statura, peso, lunghezza arti inferiori, diametro base acromiale, diametro toracico), presenza di mancinismo e di paramorfismi.

I paramorfismi ritrovati includevano: atteggiamenti scoliotici (7%), aspetti scoliotici (17%), asimmetrie molto lievi (27%), ginocchio valgo (13%), ginocchio varo (15%), genu recurvatum 5%, scapola alata (8%), piattismo (30,7%), ipercifosi toracica (3%), iperlordosi lombare (11%).

Gli autori concludevano trovando una forte correlazione tra i seguenti parametri antropometrici: statura, lunghezza arti e peso.

Inoltre ritrovarono segni di lateralizzazione che precedevano l’uso della mano all’uso della gamba omolaterale (nei destrimani gamba destra, nei mancini gamba sinistra ma solo nel 50% dei casi). Il mancinismo non si associava ad elevata incidenza di paramorfismi.

L’atteggiamento scoliotico si associava ad una riduzione del diametro bisacromiale e ad una riduzione dell’escursione toracica. La scoliosi non era correlata con la presenza di altri paramorfismi come per esempio il piede piatto.

I soggetti con valgismo degli arti inferiori presentavano un maggior peso corporeo. Al contrario l’aumento ponderale non era associato al piede piatto, così come la scapola alata.

Nello studio di Patricia J. Penha e altri (Clinics 2005) analizzando 4 gruppi di bambine di età compresa tra i 7 ed i 10 anni composti da 33 soggetti

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ciascuno (totale 132 femmine) si mette a confronto le principali deviazioni posturali femminili riscontrate a livello dei vari segmenti corporei: tronco, arti inferiori, arti superiori.

Lo studio riscontrava un’incidenza maggiore relativa alla scoliosi, al pattern iperlordotico (non rilevando alcun incremento in funzione della fascia di età) ed al pattern ipercifotico, ma soprattutto sono stati trovati valori significativi relativi alla presenza di rotazione del tronco (vedi tabella sotto).

Per quanto riguarda le deviazioni relative agli arti inferiori, il ginocchio valgo risulta avere l’incidenza maggiore insieme alla presenza di valgismo e rotazione mediale dell’anca. lo studio valutava anche la presenza di deviazioni posturali dell’arto superiore rilevando valori d’incidenza significativi relativi al pattern di spalla anteposta e spalla “disequilibrata” (shoulder imbalance: pattern di lateralità e asimmetria muscolare).

Penha ed altri in uno studio di più recente pubblicazione (2008) hanno esaminato 191 alunni brasiliani (77 maschi e 114 femmine) di età compresa tra 7 e 10 anni. Nei maschi si è rilevata un’incidenza maggiore, rispetto alle femmine, di scapola alata, di anteposizione di spalla e di testa e di iperlordosi cervicale. Nelle femmine si è riscontrata invece un’inclinazione eccessiva della testa ed una flessibilità lombare maggiore rispetto ai maschi.

In conclusione si afferma che durante lo sviluppo posturale si possono manifestare delle anomalie specifiche per sesso che possono essere messe in relazione a variabili relative alla struttura muscolare, scheletrica e a

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variabili di flessibilità che possono influenzare ogni altro pattern posturale durante la crescita.

Pinho, Duarte e coll. trovarono un’incidenza delle scoliosi nelle ragazze pari al 30% all’età di 7 anni, al 17% a 8 anni, al 31% a 9 anni ed al 21% a 10 anni, mentre i valori riscontrati di ipercifosi dorsale risultavano essere del 9% a 7 anni, del 17% a 8 anni, del 10% a 9 e 10 anni e quelli di scapola alata e di protrazione della spalla avevano percentuali variabili ma sicuramente attendibili da un punto di vista statistico.

Bertoldi ed altri hanno riscontrato in un campione di studenti brasiliani di età compresa tra 7 e 12 anni una frequenza di scoliosi pari al 23,8% ed una frequenza di spalla protratta pari al 54,8%.

Uno studio italiano di recente pubblicazione (R. Antenucci e coll. marzo 2010) relativo ad un campione di 54 soggetti praticanti attività ginnico sportiva nel comune di Anghiari ed appartenenti alla fascia di età 6÷10 anni, riportava il 42,6% di bambini affetti da piede piatto fisiologico, 3,7% da piede piatto patologico ed il 53,7% presentava un piede normoconformato.

Wang e coll. all’interno di uno studio sulle generalità del piede piatto flessibile in un gruppo di alunni della regione di Taiwan settentrionale, valutarono la possibile relazione tra piede piatto – obesità/sovrappeso – età.

Su un totale di 2083 bambini di età compresa tra i 7 e i 12 anni, il 59% di questi furono classificati come affetti da piede piatto flessibile (secondo la classificazione di Denis). L’incidenza di tale paramorfismo in relazione al sesso risultò essere del 57% nei maschi ed del 43% nelle femmine. Si rilevò inoltre un’elevata incidenza in relazione al peso corporeo: il 75% nei soggetti obesi ed il 65% nei soggetti in sovrappeso.

Gli autori conclusero che il maggior rischio di piede piatto flessibile si ritrovava in soggetti maschi francamente obesi o con tendenza al sovrappeso nella fascia di età compresa tra gli 7 ed i 9 anni.

Cheng ed altri (2009), in un campione 1024 bambini di Taiwan, di età compresa tra i 5 e i 13 anni, trovarono il 28% dei soggetti affetti da piede

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piatto con trend decrescente in funzione dell’età ed una tendenza significativamente più alta della “patologia” nei soggetti maschi rispetto alle femmine (35% maschi, 20% femmine).

Qualche anno prima Skender e coll. esaminando un campione 552 bambini appartenenti ad una scuola elementare della Bosnia Herzegovina ritrovarono il 24,9% di alunni affetti da piede piatto ed una distribuzione equilibrata per età e sesso (25,5% nelle femmine e 24,2% nei maschi) definendo così il piede piatto come la deformità di più frequente riscontro.

Nel 2006 era stato pubblicato da Pfeiffer ed altri uno studio sulla prevalenza dei piedi piatti in bambini in età prescolare condotto su 835 infanti (411 femmine e 424 maschi) di età compresa tra i 3 e i 6 anni: il 44% risultava affetto da piede piatto fisiologico, mentre solo un valore inferiore all’1% presentava piede piatto patologico.

I dati dimostrarono che la prevalenza del piede piatto era influenzata da tre fattori: età, sesso, peso. Di questi il 58% erano maschi ed il 42% femmine: la maggior parte di loro risultava in sovrappeso.

Nello stesso anno Ozlem El.,Omen Akcali ed altri all’interno di uno studio che analizzava i fattori influenzanti la morfologia dell’arco longitudinale nel piede piatto flessibile dei bambini delle scuole elementari (età 6÷12 anni) rilevavano che su un campione di 579 bambini (280 femmine e 299 maschi) 456 (82,8%) presentavano un indice di arco longitudinale sfavorevole che permetteva di classificare il piede piatto di grado lieve e 95 bambini (17,2%) avendo oltre ad un valore di indice sfavorevole una tendenza in valgo del calcagno permetteva di classificarli di grado moderato o severo.

In relazione alla lassità capsuloligamentosa localizzata o generalizzata, i bambini furono classificati in “ipermobili” e “non ipermobili”: nei primi la percentuale di piede piatto risultò essere del 27,6 e nei secondi del 13,4. Gli autori notarono così una correlazione significativamente negativa tra l’indice dell’arco e l’età e tra lo score di ipermobilità (flessibilità) e l’età. Lo studio confermò che il piede piatto flessibile e l’ipermobilità rappresentano profili di sviluppo.

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Bordin e Di Giorgi (2001) valutarono l’incidenza del piede piatto in una popolazione di 243 alunni di età compresa tra gli 8 e di 9 anni, appartenenti all’ASL 16 di Padova. In questo studio i bambini affetti da questo paramorfismo/dismorfismo risultavano essere il 16,4% del totale (18,1% maschi e 14,6% femmine) ed erano appartenenti alla categoria sovrappeso/obesità.

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