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Capitolo 1 L’ager Firmanus

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Academic year: 2021

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Capitolo 1

L’ager Firmanus

Oggetto di questa tesi è il vasellame fine rinvenuto nell’ ager Firmanus nell’ambito del progetto South Picenum Survey, diretto da M. Pasquinucci ed S. Menchelli del Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico, Università di Pisa. Il territorio afferente a Firmum Picenum, colonia latina fondata nel 264 a.C. sulla colle del Girfalco, già occupato da un importante insediamento piceno1, si estendeva fra le vallate dei fiumi Tenna ed Aso2. Dal punto di vista geomorfologico il comprensorio è costituito da colline plioceniche e pleistoceniche incise, in senso SSW-NNE, dai fiumi Tenna, Ete Vivo ed Aso e con le relative alluvioni oloceniche, e da una stretta fascia costiera di formazione quaternaria assai recente (AA.VV. 1991). In questo distretto dal 1994 è stato avviato il suddetto programma di ricerca, articolato in indagini geomorfologiche, in ricognizioni archeologico-topografiche, nello studio delle fonti letterarie, epigrafiche, toponomastiche, archivistiche, cartografiche, telerilevate e nelle analisi morfologiche ed archeometriche delle strutture e dei reperti antichi 3. I dati vengono elaborati e gestiti in un Sistema Informativo Territoriale, la cui interfaccia cartografica è costituita dal programma ArcGiS 9.34.

Le ricerche hanno fornito un' ampia documentazione a proposito delle presenze e delle attività antropiche nel territorio, dalla preistoria all'alto medioevo. In particolare i rinvenimenti di reperti, in concentrazione o isolati nel terreno, e la loro interpretazione come siti ed off-sites, e la relativa tipologizzazione (ad esempio insediamenti piceni, villae tardorepubblicane, fattorie triumvirali, centri cultuali 5

mansiones, siti manifatturieri etc) hanno permesso di ricostruire la storia dei paesaggi che

si sono sovrapposti nel territorio fermano.

1

Polverini et Alii 1987, p. 23

2

A partire dalle autorevoli considerazioni del Mommsen (CIL IX, 508)

3

Il programma è diretto da M. Pasquinucci e da S. Menchelli. Vedi da ultimi Pasquinucci, Menchelli, Ciuccarelli, 2007; Pasquinucci, Menchelli, Ciuccarelli, 2009.

4

Per gli aspetti metodologici vedi Menchelli 2008

5

Per il santuario di Monterinaldo, il piu rilevante del comprensorio a partire dal III sec. a.C., vedi Landolfi 2005 e Ciuccarelli , Menchelli , Pasquinucci 2005.

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Sin dall'età del Bronzo, il popolamento di questo ristretto appare organizzato in una serie di centri maggiori, fra cui il Girfa1co di Fermo e Belmonte Piceno, forse occupati anche per controllare una via naturale di raccordo fra la costa ed i passi appenninici6.

Dal VII al V sec. a.C. le dorsali collinari prospicienti le vallate, con i loro pianori sommitali più o meno estesi, rappresentarono il settore privilegiato per l’insediamento piceno: si svilupparono infatti centri di primaria importanza, accanto a Fermo e Belmonte, Grottazzolina, Montelparo e Monterubbiano e, forse, lungo la costa,Torre di Palme.

Per questo arco cronologico ai dati relativi ai centri maggiori, noti soprattutto dai contesti delle relative necropoli, si va definendo, grazie alle ricerche di superficie, la documentazione di un popolamento fitto, concentrato lungo le pendici delle dorsali collinari, nella alta e media valle del Tenna, dell’Ete e dell’Aso, nonché lungo la linea di crinale di piccole dorsali trasversali. Sul terreno queste piccole unità insediative rurali sono indiziate da concentrazioni di frammenti ceramici estese mediamente per non più di circa 20 x 20 m. In esse sono presenti frammenti di ceramica di impasto associati talvolta con scarsi frammenti di incannucciato. Le abitazioni dovevano essere quindi edificate in materiale deperibile; la presenza in questi siti anche di frammenti di tegole, indica comunque la pratica della copertura dei tetti in materiale cotto in fornace. Le vallate erano anche direttrici privilegiate per il transito di prodotti provenienti sia dal commercio marittimo (ambre, ceramica attica) sia dagli scambi con l’area centro-italica (bronzi e ceramica etrusca) attraverso i passi appenninici. Per le fasi più tarde della civiltà picena, le ricerche sul campo sembrano indicare una notevole contrazione del popolamento, peraltro già nota in letteratura . Sono ancora in vita fino al IV secolo i due centri principali di Fermo e Belmonte . Nel territorio sporadiche testimonianze di popolamento sono segnalate da singoli corredi tombali, che però presentano importazioni di lusso, come ad esempio le ciste prenestine rinvenute a Servigliano e a Monsampietro Morico.

Nel 264 a.C., dopo la vittoria romana sui Piceni del 268 a.C. , con la deduzione della colonia latina di Firmum Picenum , Roma acquisì una piazzaforte di estrema importanza

6

Pasquinucci, Menchelli, Ciuccarelli 2009: 414 ss

(3)

strategica nel territorio appena sottomesso. Il sito, come si è detto già popolato a partire dall'età del Bronzo, permetteva infatti il controllo sia delle due vallate del Tenna e dell’Ete, sia della fascia costiera. Venne infatti approntato lungo la costa un sistema di porti ed approdi, il principale dei quali va localizzato in prossimità della foce dell’Ete; almeno dall’età di Strabone in poi esso è noto come Castellum Firmanum o Firmanorum (Kastellon) .

A partire dal III sec.a.C. lo sfruttamento del territorio rurale fermano sembra organizzato mediante una rete di piccoli insediamenti, le cui concentrazioni sul terreno hanno le dimensioni medie di 30 x 20 m, che risultano distribuiti soprattutto nelle medie fasce collinari e solo in parte nei fondovalle. Queste piccole fattorie sono caratterizzate innanzitutto dalla presenza di tegole e coppi prodotti con corpi ceramici tipicamente romani. Per queste piccole fattorie l’indicatore cronologico e culturale è rappresentato principalmente dal vasellame ceramico a vernice nera. Riguardo alla distribuzione delle terre, le necessità dei coloni latini possono aver comportato già nel III-II sec. a.C. una centuriazione del territorio, ma di questa griglia al momento non sono state individuate tracce sul terreno. Un netto mutamento nel popolamento rurale nell' ager Firmanus si registrò a partire dagli ultimi anni del II sec. a.C. quando iniziano ad essere edificate villae 7di grandi dimensioni e di notevole impegno architettonico, la cui diffusione, grazie alla convergenza di fonti letterarie, epigrafiche ed archeologiche, è stata ricondotta a genteslegate all’entourage di Cn. Pompeo.

Tali villae erano ad economia di tipo mercantilistico, soprattutto specializzate per la produzione di vino, come comprovato dal contemporaneo sviluppo delle manifatture locali di anfore Lamboglia 2 ed erano collocate di norma in posizione dominante sui terrazzi affacciati sia sulle vallate fluviali sia verso il mare . Negli ultimi decenni del I sec. a.C., per iniziativa triumvirale, il territorio fermano diventò oggetto di catastazione : centuriae di modulo “classico” di 20 x 20 actus sono riscontrabili soprattutto nella valle del Tenna ,in destra ed in sinistra del fiume, dove sopravvivono in numerosi strade e fossati ad andamento ortogonale, al cui interno sono state individuate aree di frammenti fittili, interpretabili come fattorie.

7

Si utilizzano i termini “villa” e “fattoria” nell’accezione comunemente in uso negli studi di topografia antica metodologicamente più affinati, come riportato in Quilici – Quilici 2006

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7 Villae e fattorie coesistettero nel paesaggio fermano sino all'età tardo-antica : da questi insediamenti e dai relativi off-sites derivano i materiali studiati in questa sede.

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