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e di Alberto Nocentini

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Academic year: 2021

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1. Premessa

Nel 1863 Pietro Fanfani pubblica il Vocabolario dell’uso toscano, repertorio lessicografico di riferimento per gli scrittori dell’epoca, in cui vengono registrate alcune voci ed espressioni dei dialetti toscani. A distanza di 150 anni dalla sua uscita, lo stato degli studi è rimasto sostanzialmente fermo alle pubblicazioni di Teresa Poggi Salani

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e di Alberto Nocentini

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Alla luce degli interessi lessicografici e culturali destati dal Vocabolario, mi propongo di portare avanti l’analisi dei lemmi e delle fonti intrapresa da Poggi Salani e da Nocentini; la prima che si è soffermata soprattutto sulle voci lucchesi, senesi e pistoiesi, individuandone le fonti, il secondo, invece, che ha studiato le voci aretine, in particolare quelle attinte dal Vocabolario aretino di Francesco Redi.

Prima di intraprendere la mia analisi è necessario, quindi, sintetizzare brevemente il risultato di questi studi, individuando soprattutto il pensiero di questi studiosi circa la struttura e l’obiettivo dell’opera e il modus operandi dell’autore.

In particolare Poggi Salani ricerca e spiega la struttura e gli scopi del Vocabolario, uno strumento lessicografico che si definisce toscano in quanto

repertorio del lessico proveniente da tutti i luoghi della Toscana, e dell’uso in quanto espressione della “parlata usuale”

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del popolo. Tuttavia, come evidenzia la linguista nel suo saggio, gli intenti espressi da Fanfani nella prefazione dell’opera non sempre vengono rispettati; così, se nell’intenzione dell’autore c’è

1 T. POGGI SALANI, Il Vocabolario dell’uso toscano di Pietro Fanfani, in «Quaderni dell’Atlante lessicale toscano», I, 1983, pp. 47-68.

2 A. NOCENTINI, L’aretino del Fanfani: postille critiche al Vocabolario dell’uso toscano, in

«Quaderni dell’Atlante lessicale toscano», 5/6, 1987-1988, pp. 201-264.

3 P. FANFANI, Vocabolario dell’uso toscano, Firenze, Barbera, 1863, p. XIII.

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il progetto di un vocabolario dialettale che si faccia portavoce della parlata usuale dei popoli toscani, poi agli effetti pratici l’opera non risulta tale. Il Vocabolario non può essere considerato perfettamente dialettale poiché

accoglie voci della tradizione letteraria, diffuse anche nel resto d’Italia, e non può sempre essere definito “dell’uso” poiché annovera anche voci ed espressioni desuete o addirittura obsolete. Insomma, se da un lato il Nostro si propone di realizzare una raccolta delle voci usate dal popolo, dall’altro, almeno in parte, fallisce nel suo progetto; infatti, non vigilando attentamente sulle proprie fonti e attingendo qua e là le sue voci, finisce per contaminare l’uso vivente con la lingua morta.

Oltre al rilievo di una lingua acronica, Poggi Salani aggiunge quello di una sostanziale occasionalità nell’individuazione della geografia dialettale. Per la maggior parte delle voci non vengono fornite indicazioni di luogo precise, ricorrendo a formule, quali “di uso comune”, “di uso in molte parti di Toscana”,

“in alcuni luoghi di Toscana” ecc… La linguista si dedica soprattutto al lessico lucchese, senese e pistoiese, trattando marginalmente gli altri vernacoli toscani, quali il livornese, il pisano, il versiliese, il fiorentino, e i dialetti della bassa Toscana, che vengono passati brevemente in rassegna, glissando però sulle fonti letterarie, soprattutto del livornese.

Gli studi di Poggi Salani sulle fonti aretine vengono approfonditi da

Nocentini, che individua nel Vocabolario aretino di Redi la fonte primaria delle

voci aretine del Vocabolario dell’uso toscano. Secondo il linguista, Fanfani

attinge dal Vocabolario di Redi senza vigilare sull’attendibilità delle fonti

adottate e, soprattutto, senza verificare l’effettiva diffusione delle voci stesse.

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Partendo dagli studi di Poggi Salani e di Nocentini, vorrei riprendere l’analisi lessicografica del Vocabolario facendo luce sui lemmi livornesi presenti in esso e creando, così, una sorta di glossario del lessico di Livorno.

Prima di soffermarmi su Livorno, sulla letteratura dialettale e sull’analisi delle voci e delle fonti livornesi, descrivo il contesto culturale e politico dell’Ottocento in cui si sviluppa il pensiero linguistico di Fanfani e viene concepito il Vocabolario dell’uso toscano.

Presento quindi la vita, la produzione lessicografica e filologica dell’autore e la posizione da lui assunta all’interno della questione della lingua, sviluppando l’analisi lungo quattro fasi: la questione linguistica e la formazione di Fanfani fino al 1850; gli anni 1850-1863 e il dibattito linguistico; il 1863, anno della pubblicazione del Vocabolario, e, infine, l’attività dopo il 1863.

Quindi, dedico a Livorno e alla letteratura livornese un intero capitolo, al fine di descrivere meglio lo sfondo politico, sociale e culturale all’interno del quale si formano il dialetto livornese e la parlata del quartiere Venezia Nuova, che offrono la veste linguistica a una cospicua produzione di testi popolari.

Infatti, sebbene le voci livornesi siano minoritarie all’interno del Vocabolario, Livorno, città multiculturale e multilinguistica, con una produzione libraria vernacolare fiorente, attira indubbiamente gli interessi di Fanfani.

Passando all’analisi del lessico livornese, seleziono i lemmi seguendo le

indicazioni di geografia dialettale fornite dall’autore e operando una prima

distinzione tra le voci segnalate come propriamente livornesi, ossia di uso

esclusivo di Livorno, e quelle presenti anche in testi livornesi ma più

ampiamente toscane. Intendo, inoltre, procedere a un’ulteriore distinzione,

evidenziata da Fanfani, tra le voci e le espressioni di uso più genericamente

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livornesi e quelle della Venezia Nuova. Questo approfondimento, a mio avviso, è utile per verificare e dimostrare il forte contributo lessicale che la parlata veneziana ha fornito a Livorno. Parallelamente procedo all’individuazione dei campi semantici, per comprendere meglio a quali settori della vita quotidiana si applichi e risulti più produttivo il lessico livornese.

Successivamente, si dà spazio alla ricerca e all’analisi delle fonti vernacolari e popolari livornesi, che emergono dalla lettura e dallo spoglio attento del Vocabolario, cercando di cogliere il valore culturale e linguistico che assume la letteratura vernacolare popolare nella produzione di Fanfani.

Inoltre, dedico un paragrafo all’analisi delle voci marinaresche dell’uso elbano e livornese e alle possibili fonti lessicografiche di riferimento, chiarendo i motivi dell’interesse da parte del Nostro per la lessicografia tecnico-metodica.

Infine, presento un glossario in cui si registrano tutte le voci livornesi del

Vocabolario accompagnate dai passi letterari e dalle fonti lessicografiche in cui

sono attestate.

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