1. Premessa
Nel 1863 Pietro Fanfani pubblica il Vocabolario dell’uso toscano, repertorio lessicografico di riferimento per gli scrittori dell’epoca, in cui vengono registrate alcune voci ed espressioni dei dialetti toscani. A distanza di 150 anni dalla sua uscita, lo stato degli studi è rimasto sostanzialmente fermo alle pubblicazioni di Teresa Poggi Salani
1e di Alberto Nocentini
2.
Alla luce degli interessi lessicografici e culturali destati dal Vocabolario, mi propongo di portare avanti l’analisi dei lemmi e delle fonti intrapresa da Poggi Salani e da Nocentini; la prima che si è soffermata soprattutto sulle voci lucchesi, senesi e pistoiesi, individuandone le fonti, il secondo, invece, che ha studiato le voci aretine, in particolare quelle attinte dal Vocabolario aretino di Francesco Redi.
Prima di intraprendere la mia analisi è necessario, quindi, sintetizzare brevemente il risultato di questi studi, individuando soprattutto il pensiero di questi studiosi circa la struttura e l’obiettivo dell’opera e il modus operandi dell’autore.
In particolare Poggi Salani ricerca e spiega la struttura e gli scopi del Vocabolario, uno strumento lessicografico che si definisce toscano in quanto
repertorio del lessico proveniente da tutti i luoghi della Toscana, e dell’uso in quanto espressione della “parlata usuale”
3del popolo. Tuttavia, come evidenzia la linguista nel suo saggio, gli intenti espressi da Fanfani nella prefazione dell’opera non sempre vengono rispettati; così, se nell’intenzione dell’autore c’è
1 T. POGGI SALANI, Il Vocabolario dell’uso toscano di Pietro Fanfani, in «Quaderni dell’Atlante lessicale toscano», I, 1983, pp. 47-68.
2 A. NOCENTINI, L’aretino del Fanfani: postille critiche al Vocabolario dell’uso toscano, in
«Quaderni dell’Atlante lessicale toscano», 5/6, 1987-1988, pp. 201-264.
3 P. FANFANI, Vocabolario dell’uso toscano, Firenze, Barbera, 1863, p. XIII.