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M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIV numero 8 - novembre-dicembre 2017 5

p r i m a p a g i n a

Intelligenza artificiale in Medicina:

attenzione a non sottovalutare i rischi

Le aspettative che i medici e i pazienti nutrono nei confronti del possibile ruolo che sistemi a supporto delle decisioni basate sull’intelligenza artificiale possano avere sulla clinica sono un po’ sbilanciate, in certi casi anche esagerate”. Ne è convinto Federico Cabitza, ingegnere informatico di Milano*, autore, insieme ad altre insigni firme del mondo medico, dell’articolo Unintended Consequences of Machine Learning in Medicine (Jama 2017; 318 (6): 517-518).

“Attraverso quell’articolo - dichiara Cabitza a M.D. Medicinae Doctor - io e i miei co-au- tori abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sulla mancanza di un dibattito sui rischi rela- tivi ad un’ampia e ‘acritica’ diffusione delle tecnologie informatiche e dell’intelligenza artificiale nella pratica medica. In gioco ci sono le modalità in cui la conoscenza medica e il saper fare del clinico sono acquisiti, costruiti socialmente e valorizzati nell’interazione con i pazienti. Il pericolo è quello di delegare alle ‘macchine’ non semplici calcoli aritme- tici o operazioni manuali sui dati, bensì l’interpretazione di fenomeni complessi attraver- so semplici misure di accuratezza diagnostica”.

“Tra le criticità evidenziate nell’articolo - precisa Cabitza - ce n’è qualcuna che ci pre- occupa più di altre. La prima è associata all’imperscrutibilità dell’algoritmo (black-bo- xing), e cioè al fatto che i sistemi informatici più accurati di supporto diagnostico non sanno fornire spiegazioni ai suggerimenti che elaborano e forniscono. Quindi il loro utilizzo nella pratica medica quotidiana potrebbe comportare una perdita progressiva di competenze semiotiche da parte dei medici (deskilling) e di autonomia (overrelian- ce). I medici potrebbero sviluppare un eccessivo affidamento al supporto tecnologico con conseguente dipendenza (over-dependence). Una dipendenza che avrebbe degli esiti negativi soprattutto quando il supporto informatico verrebbe a mancare per qual- siasi motivo, anche per un problema tecnico: le prestazioni potrebbero peggiorare di colpo, o addirittura arrestarsi”.

“Ma il problema peggiore e di lungo termine - continua Cabitza - che intravedo nell’attua- le adozione di sistemi di intelligenza artificiale in Medicina, soprattutto di quelli ‘oracolari’, tanto accurati quanto imperscrutabili, è l’accettazione da parte dei medici e pazienti di quella che Max Boisot chiamava codificazione e che oggi, sempre più spesso è denotata come datificazione. Cioè la trasformazione di condizioni cliniche e segni clinici ‘analogici’

per loro natura, valorizzati nell’interazione tra medico e paziente, in insiemi strutturati di codici, categorie e valori misurati su scale quantitative. Per

tutti questi motivi sono convinto che c’è bisogno di un ap- proccio basato sulle prove di efficacia o evidenze anche per l’applicazione dell’intelligenza artificiale in Medicina”.

*IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano

Dipartimento di Informatica, Sistemica e Comunicazione

Università di Milano-Bicocca

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