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L Prostatiti e linee guida EAU 2017: quali novità?

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M.D. Medicinae Doctor - Anno XXV numero 2 - marzo 2018 27

A ggiornAmenti

L

e prostatiti raggruppano una significativa quota delle dia- gnosi maschili: si stima che esse costituiscano la più comune diagnosi urologica nell’uomo al di sotto dei 50 anni e addirittura la ter- za nei soggetti ultracinquantenni.

La classificazione suggerita nel 1999 dal National Institute of He- alth, suddivide la prostatite in quat- tro differenti categorie:

• Categoria I: prostatite acuta bat- terica

• Categoria II: prostatite cronica batterica

• Categoria III: prostatite cronica abatterica/sindrome dolorosa pel- vica cronica (CPPS), suddivisa in IIIa (infiammatoria) e IIIb (non in- fiammatoria), a seconda del livel- lo di leucociti rilevato nei secreti prostatici

• Categoria IV: prostatite asinto- matica.

I sintomi predominanti, in caso di forme acute, sono il dolore con va- rie localizzazioni (prostata/perineo:

46%; scroto e/o testicoli: 39%; pe- ne: 6%; vescica urinaria: 6%; zona lombare: 2%); nelle forme acute l’e- sordio è brusco, il dolore poco loca- lizzato, e spesso si associa a sinto- mi sistemici quali malessere e feb- bre. Nelle forme croniche il quadro

sistemico è decisamente meno pro- nunciato ma i sintomi urogenitali si presentano in maniera molto più prolungata (≥ 3 mesi). Il range di se- gni e sintomi è ampio e riflette la va- rietà delle possibili cause (infezioni batteriche, flogosi, danno neurologi- co): dolore, sintomi urinari, sintomi di disfunzione sessuale sono le prin- cipali categorie sintomatologiche che compongono il quadro clinico.

¼

¼ Eziologia e terapia

La presenza di patogeni riguarda circa il 5-10% dei casi e, in questi soggetti, la terapia antibiotica costi- tuisce dunque il cardine della ge- stione della patologia. Le Entero- bacteriaceae, in particolare E. coli, sono i ceppi maggiormente rappre- sentati nelle forme acute (50-80%

dei casi). Altri patogeni includono Klebsiella e Proteus, responsabili ri- spettivamente del 10% e del 30%

dei casi, vari ceppi di Enterococcus (5-10% dei casi), bacilli Gram-nega- tivi non fermentanti (Pseudomonas spp, <5% dei casi), alcuni batteri Gram-positivi quali stafilococchi e streptococchi. La scelta dell’anti- biotico al momento della diagnosi di sospetto clinico della prostatite acuta batterica e in attesa di una

conferma microbiologica deve ba- sarsi sulla conoscenza dei patogeni maggiormente frequenti nelle pro- statiti acute, dei dati di resistenza della zona, delle allergie, pregresse terapie e comorbidità del paziente.

Una scelta terapeutica corretta contribuisce a limitare il problema dell’antibiotico resistenza, feno- meno molto diffuso e attuale, che in generale sta assumendo una dimensione maggiore di quanto non fosse in passato, con un pre- occupante aumento di isolamento di patogeni produttori di beta lat- tamasi a largo spettro (ESBL) an- che nelle infezioni comunitarie (www.siu.it/contents/view/450).

In merito l’edizione 2017 delle li- nee guida della European Associa- tion of Urology (EAU) fornisce in- dicazioni molto chiare: i fluorochi- noloni, quali ciprofloxacina e levo- floxacina, sono considerati i far- maci di prima scelta nelle prostati- ti batteriche a motivo delle loro fa- vorevoli caratteristiche farmacoci- netiche, dell’ottimale profilo di tol- lerabilità, del loro spettro d’azione nei confronti dei patogeni Gram- negativi. Le raccomandazioni privi- legiano l’utilizzo ad alto dosaggio:

ciprofloxacina per esempio va somministrata alla posologia di 1000 mg/die, per una durata di trattamento da stabilirsi in base al giudizio clinico nelle forme acute e per un periodo di 4-6 settimane dopo la diagnosi nelle forme croni- che (http://uroweb.org/guideline/

urological-infections/). Maggiore è la concentrazione e migliore sarà la risposta terapeutica.

Prostatiti e linee guida EAU 2017: quali novità?

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