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L Il calvario del medico neoabilitato

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n o t e s t o n a t e

M.D. Medicinae Doctor - Anno XXII numero 4 - Maggio 2015 15

L

a vita di un giovane medico non è affatto facile. Chi si lau- rea in Medicina oggi deve in- traprendere, innanzitutto, un tirocinio di 3 mesi presso l’ambulatorio di un Mmg, un reparto di Medicina e uno di Chirurgia. Un tirocinio valutativo che, purtroppo, diventa formativo:

l’ho seguito anche io e i miei colle- ghi. Abbiamo cercato di imparare il più possibile per arginare, seppur in minima parte, le carenze della prepa- razione pratica a cui il nostro iter universitario dà marginale importan- za a favore di un’ineccepibile prepa- razione teorica. Nel resto d’Europa la laurea in Medicina, invece, è abilitan- te. Per quanto poi concerne la pro- spettiva lavorativa, la sola abilitazio- ne ne restringe molto il campo. Per allargare gli orizzonti è fondamentale poter accedere al concorso per le Scuole di Specializzazione, ma dal 2005 ad oggi le possibilità di acces- so si sono ristrette sempre più con la continua riduzione delle borse di studio. Attualmente su circa 15mila laureati le borse messe a disposizio- ne dovrebbero essere circa 6.500, stando alle ultime notizie. Un risulta- to che certamente non risolve in to- to le criticità inerenti al nostro iter d’accesso alla professione. A tale proposito vorrei ricordare il recente e molto partecipato Flash Mob, orga- nizzato dal SIGM (Segretariato Italia- no Giovani Medici) e dal CNAS (Co-

mitato Nazionale Aspiranti Specializ- zandi) di cui sono membro attivo e partecipe. Ci stiamo impegnando in prima persona per dare voce alle nostre istanze per tentare di arginare le numerose anomalie formative del nostro Paese. La Medicina Genera- le, per esempio, negli altri Paesi della UE ha dignità di Specializzazio- ne al pari di tutte le altre e prevede una graduatoria unica nazionale.

A prova di resistenza

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Mi preme sottolineare che per poter intraprendere questa professione non possiamo fare a meno del so- stegno economico delle nostre fa- miglie. Per iscriversi all’Ordine è ne- cessario versare delle quote e, per cominciare a lavorare, bisogna stipu-

lare un’assicurazione per responsa- bilità civile verso terzi e infortunistica a cui occorre aggiungere la quota per l’ente previdenziale (una contri- buzione duplice verso Enpam e ver- so l’Inps) e può rendersi opportuno anche l’apertura di una partita IVA.

Chi sostituisce un Mmg percepi- sce una paga giornaliera di circa 70 euro che equivale al salario di un lavoratore dipendente, con la differenza che quest’ultimo ha co- pertura assicurativa e previdenziale sostenuta dal datore di lavoro. Con queste prospettive diventa impos- sibile pensare di costruire un futuro e, dopo circa 6 anni di università, è perentorio decidere di continuare a studiare per affrontare uno dei due concorsi di cui sopra.

Una volta abilitati si è disorientati.

Per questo ho scelto di impegnar- mi attivamente iscrivendomi, oltre che al SIGM e al CNAS, anche al gruppo Smi Formazione e Pro- spettive, una nuova realtà del sin- dacato Smi (di cui sono responsa- bile regionale per la Basilicata) nato proprio per i neoabilitati all’eserci- zio della professione medica.

Sono proprio queste piccole grandi realtà che permettono a un giovane dottore di districarsi nella fitta fore- sta dell’incertezza e dello scoramen- to che purtroppo attanagliano il futu- ro quantomai incerto di tutti i laurea- ti italiani in Medicina.

Un percorso di accesso alla professione lastricato di handicap e dal futuro lavorativo incerto che disorienta i neolaureati in Medicina

Dafne Pisani Medico Chirurgo, Potenza

Il calvario del medico neoabilitato

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