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Nel 1600 si affermò, nel nome di Galileo Galilei, la libertà di indagine

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Nel 1600 si affermò, nel nome di Galileo Galilei, la libertà di indagine

“la Medicina, divenuta sperimentale, si volse alle Scienze Naturali”

Galileo Galilei, nato a Pisa il 18 febbraio 1564 e morto ad Arcetri l'8 gennaio 1642 (all'età di 78 anni) ha un posto d'onore nella storia della medicina; scienza che studia le varie vie e modi per lenire il dolore, per ripristinare la salute ed allungare la vita; scienza che presiede alle varie attività e determina orientamenti di pensiero e di azione.

Il nome di Galileo Galilei rifulge come - luce nel mondo, gloria d'Italia - nella “Storia dell'Arte Sanitaria”.

Il padre Vincenzo fu scrittore fiorentino, musicista teorico ed uno dei fondatori dell'opera musicale italiana; volle fare del figlio un “seguace di Esculapio” e lo iscrisse alla Facoltà di medicina, senza reprimerne la tendenza artistica. Il 5 novembre 1581 Galileo fu immatricolato tra gli “scolari artisti”. Frequentò, a Pisa, anche altri studi: Geometria, Meccanica, Idraulica col professore Ostilio Ricci, da Fermo. Seguì le letture di Archimede, Apollonio, Pappo Euclide.

S’interessò alla filosofia peripatetica, studiò le teorie delle cause occulte, ascoltò le lezioni di Andrea Cesalpino (1519-1603), precursore di Harvey. Osservando, nella cattedrale pisana, l’oscillazione di una lampada, trovò che seguiva il ritmo regolare del suo polso; scoprì dunque la legge dell'isocronismo del pendolo.

L'illustre medico e farmacologo, Santorio Santorio di Capodistria (1561-1636), in seguito, invertì il procedimento: studiò il ritmo del polso in rapporto alle oscillazioni del pendolo.

Galileo Galilei, la cui fama superò i confini della Toscana, fu chiamato nello Studio di Padova ad insegnare scienze esatte. Poté ascoltare Fabrizio D’Acquapendente ed i suoi celebri corsi di Anatomia, tenuti agli studenti, nell'Anfiteatro. Le discipline mediche e naturalistiche destavano sempre la sua attenzione. Galilei continuò ad interessarsi a tali discipline ed approfondì lo studio della Biologia, strettamente legato alla Medicina, benché il suo interessamento, ispiratogli dalla cordiale amicizia con Santorio, più anziano di lui, fosse incidentale e non frequente. Con sommo interesse accolse la scoperta di William Harvey di Folkestone (1578-1657), in Inghilterra, sulla circolazione del sangue ed il suo studio sulle cause della stanchezza muscolare.

Galileo Galilei è oggi famoso per la scoperta del “cannocchiale” e del microscopio. Sappiamo dallo storico Gilberto Govi (1826-1889), professore di fisica nell’Università di Torino, che già nel 1610, Galilei aveva adattato il telescopio per studiare oggetti piccoli e molto vicini e costruito uno strumento per esaminare gli organi dei più piccoli animali: “l’occhialino”.

Nel 1614 ne parlò con Detarde, venuto a trovarlo a Firenze, e gli comunicò di aver visto, con questo strumento, “le mosche grandi come pecore e di aver osservato che le mosche sono coperte di peli ed hanno degli artigli acuminati”. Galilei ne parla nel Saggiatore. Gli fu dato il nome di microscopio da Jean-Henri Fabre e da Demisciano, membri dell'Accademia dei Lincei. Tale scoperta, perfezionata poi da tecnici insigni: Francesco Fontana (1580-1656) ed Antony van Leeuwenhock (1632-1723) fu l’ultima pietra all’edificio ideato dai filosofi del principio del secolo XVI.

La storia del microscopio si rifà all’antichità: già Plinio (77 a.C.) parla dell’uso di vetri sferici od a forma di lenti, come mezzo di accensione. Seneca notava che “lettere, per quanto minute ed oscure, diventano più grandi e chiare con un bulbo di vetro riempito d’acqua”, perciò venivano usati per ingrandire. Anche il fisico arabo Alhaen (Ibn al Haitham) (935 d .C.) accenna alla proprietà di ingrandimento del vetro e Ruggero Bacone descrive una lente, usata per leggere.

Galileo Galilei aveva inventato già il termometro ad alcool, per misurare la febbre, strumento detto “scherzino” (gioco da nulla), valorizzato poi seriamente da Santorio, con tre tipi: uno con grande bulbo da tenersi in mano, uno a forma d’imbuto con cui il paziente respirava ed un terzo adatto ad essere messo in bocca.

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Galilei non si occupò direttamente di Farmacologia, ma ne contribuì al progresso sia con il metodo sperimentale, sia col microscopio, che svelava i più reconditi segreti della natura.

Non si limitò, come Ruggero Bacone (ca. 1214-1292), a scoprire le ragioni ed i motivi di un fenomeno, ma ne ricercò la legge. Affermava: “La natura è scritta in lettere matematiche”.

Idealmente continuò la visione di Leonardo da Vinci.

“Le nebbie, che rendono la vista fosca, stabiliscono il mio pensiero, perché la vista o cognizione umana viene spesso annebbiata ed impedita da sensualità e passioni terrene”...”Le opinioni dei giovani sono le prime negli atti della nostra mente. Verità sensibile vuol dire che quella età più delle altre crede vero ciò che il senso le addita, onde i fisici dicono: ‘nihil est in intellectu, quod prius non fuerit in sensu; et omnis nostra cognitio ortum ducit a sensi’. Perciò soggiungeva: “sicurtà, esperienza”, quasi volesse dire: “assicurati col farne la prova”. Stabilì che la percezione dei sensi, senza il controllo della ragione causa infiniti errori, come il puro raziocinio, se non è accompagnato dall’esperimento. Nella musica stabilì le leggi della consonanza e della dissonanza.

Galileo Galilei, per i suoi Dialoghi sui massimi sistemi, fu accusato di eresia e costretto (a 70 anni) a recarsi a Roma per discolparsi. In questo frangente gli fu di gran conforto la figlia prediletta Virginia, che poi, divenuta suor Maria Celeste ad Arcetri, scrisse al padre lettere piene di candore ed affetto dal Monastero di San Matteo e premorì al padre nel 1634. Galilei, per colmo di sventura, diventò cieco e la cecità gli impedì di proseguire nelle sue meditazioni. I meravigliosi Dialoghi delle nuove scienze furono scritti nel 1638, quattro anni prima della morte.

Nel 600 la figura di Galileo Galilei si erge gigantesca nel campo del sapere. La sua idea animatrice schiuse la via alla scienza sperimentale e fu seguita dai grandi innovatori.

“Il metodo sperimentale galileiano”, scrive Adalberto Pazzini, “il metodo induttivo è veramente scientifico; si sovrappone a quello medievale, filosofico, deduttivo, che portava all’astrazione del filosofismo. Su questa base s’impiantò la medicina del secolo XVII. Le tendenze filosofiche del 600 non furono estranee alla determinazione dell'orientamento della medicina, che si orizzontò verso le scienze naturali e le ricerche sperimentali. Tale orientamento fu dovuto specialmente all’energico impulso del genio di Galileo”.

Arturo Castiglioni (1874-1953) scrive: “Nel nome di Galileo Galilei si affermò, nel 600, la libertà d’indagine, la prima aurora della libertà scientifica, che precorse, di due secoli, quella politico-economica, che irradiò in tutta la penisola. Dalle università italiane, che nell’epoca aurea della nostra storia avevano dato alla Filosofia, Lettere, Leggi i dottori più insigni, cominciarono a diffondersi gli insegnamenti dei nuovi maestri: Matematici, Fisici, Meccanici, Anatomici, Fisiologi.

Essi segnarono le nuove vie alla storia della civiltà”.

Ne è discorde il giudizio dei tedeschi. Lo scrittore Berthold Auerbach (1812-1882), nel Volkskalender (Calendario Popolare che si pubblica annualmente in Germania) nel mese di febbraio del 1864, riporta questa breve poesia:

Er ging in finstern Zeiten Egli primo in tempi tenebrosi si mosse Zuerst des Lichtes Spur, in traccia della luce, e la sua vita Sein Leben war ein Streiten altro non fu che una lotta

Für Licht und Wahrheit nur; per la luce e pel vero;

Er sprengte ihre Hölle, Egli strappò il loro velo, Die Wahrheit leuchtet noch; e luminosa splende la verità;

"Die Erde steht nicht stille, "Non immobile sta la terra, Und sie bewegt sich doch!" ma ancor si muove!”

Sie suchten ihn zu schwächen I censori tentarono debilitarlo col carcere Doch nimmer ließ sich brechen e coi tormenti, ma la sublime vigoria Des Geistes hohe Kraft; del suo spirito mai si lasciò fiaccare;

Ob sie mit Haß und Grimme Benché l'odio e il furore,

Ihn beugten unter's Joch, lo sforzassero a piegar sotto il giogo,

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Laut ruft der Wahrheit Stimme: potente sorse da lui la voce del vero:

"Und sie bewegt sich doch!” "Eppur si muove!"

Nun glänzt sein Geist bewundert, Oggi il suo Genio risplende ammirato, Und leuchtet fort und fort; né più si estinguerà la sua luce;

Nun hallt durch manch Jahrhundert oggi echeggia di secolo in secolo Sein weltbefreiend Wort; la sua parola emancipatrice del mondo:

Die Nebel müssen fallen! ogni nebbia svanisca!

Die fernste Zukunft noch Il più remoto avvenire Wird siegreich wiederhallen: ripeterà trionfante:

"Und sie bewegt sich doch!" "Eppur si muove!".

(Berthold Auerbach, Volks-Kalender, 1864, Leipzig)

Anche il professore Giuseppe Puccianti lo rappresenta poeticamente:

"Come la luce in cielo,

Ora il suo Genio e la sua gloria splende, Fra noi, né teme della notte il velo:

La voce sapiente

Che il mondo liberò, per ogni etade Divina echeggerà di gente in gente."

Il chirurgo Davide Giordano (1864-1954) osserva che le opere di Galileo, si ispirano tutte ad un alto senso di probità storica e di italianità.

Caratteristica del 600 è il decisivo orientamento della medicina verso le scienze naturali e le ricerche sperimentali; orientamento determinato sia dalle correnti filosofiche del tempo che dal grande impulso dato dal genio di Galilei.

In un’epoca, in cui le ricerche erano determinate a scrutare i segreti della natura e sollevare il misterioso velo, che l’aveva velati in quel tempo in cui queste ricerche additavano fatti del tutto nuovi nella vita degli animali e la scienza scrutava l’infinitivamente lontano e l’infinitamente piccolo, la medicina, divenuta sperimentale come la Filosofia, si volse alle scienze naturali, alla Chimica ed alla Fisica; i medici intuirono che potevano cogliere più direttamente ed immediatamente i segreti della vita organica dell’uomo. La critica, divenne necessaria e la collaborazione, indispensabile per il carattere di questi studi. Il filosofo poteva da solo, nel silenzio della sua stanza, gettare le basi di un sistema filosofico, incurante di quanto avveniva intorno a lui.

Il ricercatore di questo secolo, che nel campo della Fisica, Botanica e Chimica voleva approfondire le sue cognizioni, non poteva procedere da solo, doveva necessariamente chiedere l’aiuto ed il controllo dei compagni di lavoro ed, a sua volta, aiutare e controllare. Da questa necessità nacquero le Accademie e da esse i giornali. Per gli stessi motivi si formò il nuovo tipo delle Università, destinate a divenire non più un semplice luogo di raccolta degli studenti, dove ciascun insegnante, per conto suo, dettava le sue lezioni, ma officine di un lavoro intellettuale, fondato su un’ampia collaborazione, che divenne presto internazionale.

Dopo Galilei l’Anatomia iniziò il periodo del suo più grande sviluppo. Nel campo della concezione patologica, orientò gli studi verso il metodo sperimentale. Sorsero le scuole degli iatrochimici e iatromeccanici. Essi rappresentarono i primi sforzi per porre le ricerche mediche sotto il controllo di calcoli esatti e di osservazioni oggettive.

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La Medicina, penetrata nel grande campo della ricerca, avanzò i suoi passi, prima faticosamente, poi, con maggiore sicurezza. La diffusione della cultura assunse proporzioni sempre più vaste. Lo scambio delle cognizioni divenne internazionale. I primi, pochi coraggiosi di un tempo, divennero un piccolo gruppo, poi un nucleo formidabile, infine una legione, contro cui, le male arti dei nemici non valsero più.

Alla fine del secolo XVII, in cui s’affermò la stretta collaborazione della medicina con le scienze naturali, è già segnata, nelle linee maggiori, la grande architettura della scienza medica sperimentale.

Dalla scuola di Galilei Galileo uscirono alcuni tra i più lodati scrittori italiani di materie scientifiche: il bresciano Benedetto Castelli (1577-1643), il milanese Bonaventura Cavalieri (1598- 1647), il faentino Evangelista Torricelli (1608-1647), il fiorentino Vincenzo Viviani (1622-1703) ed il romano Lorenzo Magalotti (1637-1712), che derivò dall’avviamento instaurato da Galilei le tendenze enciclopediche.

Antonio Favaro (1847-1922), studioso di magnifica tempra, fu un cercatore delle sue opere.

Benché siano trascorsi più di trecentocinquant’anni dalla morte di Galileo Galilei, più luminosa diventa la sua figura che ha tracciato nuove vie al pensiero ed all’indagine scientifica; è degno della riverenza dei posteri per i lumi di verità e bellezza che ha diffuso nel mondo.

La scienza di tutto il mondo deve inchinarsi al Galilei, per la sua tenacia e la genialità quasi profetica.

Dr. Agostino Lucarella Medico Legale, Firenze

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