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IL PONTIFICATO DI S. CAIO PAPA E MARTIRE

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(1)

IL

PONTIFICATO DI S. CAIO

PAPA E MARTIRE

PER CURA DEL SACERDOTE

B O S C O G I O V A N N I

N.

L a le tt. d e ll’alfabeto in d ica il n u m . d e ' fascic.

d e lle vite d e i P a p i.

T O R I N O

T I P . D ELL’O R A T . D I S . F R ANC. DI SA LES

1 8 6 3

.

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CAPO I.

L ’era dei M artir i .

I tre p rim i secoli della Chiesa si possono ap p ellare tre c e n to an n i di sangue e di persecuzione. In questo perio d o di tem po la S an ta R eligione di Cristo fu co n tin u am en te oppressa dai gentili, dai p rin c ip i e dai S acerdoti id o la tri: m a essa p ro te tta dal braccio divino trav ersò g loriosa in mezzo a quelle dolorose vicende, com battendo tro n i e m o n a rc h i, a tte rra n d o ed a n ­ n ie n ta n d o id o li, tem pli, filosofi e c a r­

nefici. È vero che costò la v ita a m igliaja e m ig liaja di m a r tir i; gli

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stessi R om ani P o n te fic i, n o n avendo an c o ra alcu n dom inio tem p o rale dove p ro clam are lib e ra m e n te la v erità del Vangelo, dovettero sostenere l ’in d ip e n ­ denza d ella Chiesa col prezzo della vita. Ma in questi san g u in o si co m b at­

tim en ti la v itto ria fu sem pre del V an­

gelo, così che l ’u m ile Chiesa di Gesù C risto potè ste n d e re il suo regno non solo n el cu o re dei sudditi del Rom ano Im pero, sibbene an ch e salire trio n fan te sul C am pidoglio. La stessa croce avuta sino a quel tem po com e segno d isp re­

gevole d ivenne il p iù glorioso o r n a ­ m en to del tro n o dei Cesari. Ma chi lo c re d e reb b e ? In queste lu n g h e e s a n ­ g u in o se b attag lie i C ristiani non u sa ­ ro n o m ai altre arm i se non la pazienza ed il perdono. La pazienza con cui so sten n ero ogni genere di to rm e n ti; il perd o n o re n d en d o b e n e p e r m ale ai p e rse c u to ri, p regando Iddio che loro usasse m ise ric o rd ia in co n traccam b io dei p ro lu n g ati supplizi che loro fa­

cevano p atire. Questo si avverò in tu tte le an teced en ti persecuzioni, m a nella decim a specialm ente. Questa si appella

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persecuzione di D io c le z ia n o , ovvero l ’e ra dei M artiri. Si dice di Diocleziano p erch è questo im p e ra to re la decretò, la prom osse, e ne portò il rig o re alla ferocia. Dicesi poi era dei M artiri pel g ran d e n u m e ro di fedeli di ogni età e condizione, che diedero la vita p e r la fede; p e r le stu d iate a tro c ità che furono poste in o p era dai p e rsecu to ri, ed infine pel coraggio sovrum ano con cui i C ristiani sostennero ta n ti e così p ro lu n g a ti patim en ti. L’eroism o c ri­

stiano in q uesta ultim a p ersecuzione andò ta n t’ o ltre , che il m a rtirio non e ra p iù co n sid erato quale oggetto di affanno, m a piuttosto di giubilo e di p iacere. Si vedevano scienziati e don- n ic c iu o le , forti g u e rrie ri e fa n ciu lli, u o m in i delle più ricch e fam iglie e dei p iù poveri g areg g iare p e r essere fra i p rim i esposti ai supplizi. I p ad ri e le m ad ri stim avano il giorno p iù bello della loro vita quello in cui i p ro p rii figliuoli fossero stati co ro n ati del m a rtirio . I figliuoli poi reputavano segnalato favore quando loro si con­

cedeva di p a rte c ip a re della m orte dei

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loro gen ito ri e com piere il m artirio p e r quel ferro e p e r quel fuoco stesso p e r cui quelli m orivano. Che più? non di rad o si videro carn e fici, g iu d ic i, soldati, trib u n i, go v ern ato ri delle città, g e n erali di eserciti, e talvolta i p rim i p ersonaggi dello s ta to , i p iù stretti p a re n ti degli im p e ra to ri, ab b an d o n are im piego, d ig n ità, ricchezze p e r profes­

sa re p u b b licam en te il V angelo e af­

fro n ta re con gioja i p a tim e n ti del m a r­

tirio .

Ora quale fu m ai la cagione p e r cui uom ini di tan to diverse condizioni andavano a g a ra p e r sacrificare la p ro p ria v ita ? Chi m ai potè in fo n d ere tan to coraggio nel loro cu o re? La risp o ­ sta ce la dà c h iaram en te la sto ria degli stessi m a rtiri: la sola cagione del m a r­

tirio era il confessare in vista delle p iù gravi m in acce, e dei p iù gravi supplizi che la v e ra relig io n e era q u ella di Gesù Cristo e che Gesù Cristo e ra vero figliuolo di Dio fatto uom o . Iddio soltanto era colui che colla sua g razia poteva in fo n d ere n el cuore di tu tti quel coraggio e q uella ferm ezza,

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p e r cui spesso p au ro si fanciulli, tim ide do n n e d iv en taro n o in v in cib ili in fac­

cia ai p iù fo rm id a b ili tira n n i.

I Pontefici poi eran o di preferenza p erseg u itati e n o n potendo avere do­

m icilio sicuro, p e r lo p iù d im o ra ­ vano o ra n elle s o litu d in i, o ra nelle case dei p riv ati, di rad o in casa p ro p ria.

Ma loro o rd in a ria d im o ra era l’ e silio , o p p u re le catacom be. Anzi spesso lo ro avveniva di dover tra tta re le cose del Sacro M inistero e d ifendere e p re ­ d icare il V angelo in mezzo ai m ede­

sim i carnefici. Ma Iddio fece che questi in tre p id i cam pioni n o n venissero m ai m eno. Non m ai prom essa, lu sin g a, m i­

n a c c ia o supplizio o m o rte valsero ad affievolire il loro coraggio. Ucciso u n o ne so tten trav a subito u n altro, che pred icav a la m edesim a d o ttrin a , go­

vern av a la m ed esim a C h iesa, p ro p o ­ neva i m edesim i sa c ram en ti, siccom e abbiam o veduto p ra tic a rsi da tu tti i papi da Gesù Cristo fino a S. Cajo di cui in tra p re n d ia m o a scrivere la vita.

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CAPO II.

P a tria ed elezione d i S. Cajo. — Suo decreto sui giudici degli Ecclesia­

stici. — Le cause degli E retici e dei G entili contro a i m edesim i non sono da ascoltarsi.

Nella D alm azia su lla riv a O rientale del m a r A driatico sorgeva a n ticam en te la città di S alona m olto celebre pei perso n ag g i che ivi ebbero il loro n a ­ tale (1).

Alla m età del secolo terzo vivevano d ue fratelli che d ivennero assai r in o ­ m ati am bidue m a p e r ra g io n i opposte.

Uno di nom e Cajo che fu m odello di v irtù e dalla C hiesa ven erato com e

(1) La sede vescovile di Salona fu innalzata alla dignità di m etropolitana da tempo molto antico. Questa città fu rovinata nel 641 ed a l­

lora la sede arcivescovile fu trasportata a Spa- latro dove sussistette di poi. Ivi si celebrarono due Concili in cui si trattarono cose molto im­

portanti. Il prim o si celebrò nel 1075; l ’altro nel 1076 ; V. M a n s i , to m. 2°.

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Santo. L’ altro di nom e D iocleziano che divenne fatalm ente celebre p e r la lu n g a e te rrib ile p ersecuzione da lui m ossa c o n tro ai C ristiani (1).

Cajo aveva due figliuoli uno ez ian ­ dio di nom e Cajo, l ’altro G abinio. Questi si diede alle scienze p ro fan e, al c o m ­ m e rc io , ai pubblici im p ie g h i: Cajo com inciò a p ro v a r gusto p e r le scienze filosofiche ed in g en erale p er le scienze che tra tta v a n o di relig io n e. Il p ad re p e r secondarlo il m andò a Rom a. Qui com inciò a tra tta r con C ristiani, lesse i lo ro lib r i, e in n am o rato delle b e l­

lezze della fede ricev ette il battesim o (1) Daniele F a rla to nel suo Illy ric u m sacrum impiega quasi tutto il volum e secondo della sua grande opera nello scrivere la vita di Dio­

cleziano e della sua famiglia. In questo me­

desimo volum e fa una copiosa raccolta delle cose che riguardano al pontificato e m artirio di s. Cajo nipote di quell’im peratore. Chi de­

siderasse istru irsi più a lungo intorno alle a- zioni di questo pontefice può consultare l’o­

pera citata che io ho procurato di compendiare e rid u rre a quell’ordine che si richiede pei piccoli fascicoli delle Letture Cattoliche.

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m e n tre e ra an co ra in giovanile età.

F atto cristian o prese ta n to am ore alla relig io n e, e sentissi talm ente tra sp o r­

tato alla p ra tic a d ella v irtù che d eli­

berò di a b b rac ciare lo stato ecclesi­

astico. Com piè re g o la rm e n te i suoi stu- d j; passò p e r tutti gli o rd in i sacri e fatto sacerd o te si m ise con zelo a la v o rare p e r la salute delle anim e. Faticò non poco nella pred icazio n e del Vangelo d u ra n te il P ontificato di S. F elice e di S. E u tich ian o , e qu an d o q u est’ u l­

tim o rip o rtò la c o ro n a del m a rtirio egli trovavasi a R om a tutto in ten to a sostenere i fedeli d ivenuti il bersaglio della persecuzione.

La sede P ontificia fu soltanto vacante nove giorni, dopo cui si ra d u n ò il clero R om ano ovvero i C ardinali ed eles­

sero Cajo che fra tu tti risp len d ev a p e r d o ttrin a , sa n tità e m iracoli.

Esso è il ventesim onono n ella serie dei pontefici dopo Gesù Cristo; la sua elezione succedeva il 16 dicem bre del 283 m en tre era Caro im p erato re. Q uan­

do s. Cajo in tra p re se il governo della Chiesa U niversale n o n vi era alcun

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decreto speciale che com andasse di perse g u ita re i c ristia n i; m a si la sc ia ­ vano in vigore varie leggi p e r cui potevano essere favoriti o p erseguitati, secondo la b o n tà o la m alvagità dei g iu d ici e dei go v ern ato ri. La elezione di s. Cajo passò qualche tem po in o s­

serv ata o nde il novello Pontefice diè tosto m ano a m ettere in o rd in e alcune cose m esse sossopra dalle antecedenti persecuzioni.

Com inciò dallo sta b ilire diverse re ­ gole d a osservarsi tra i fedeli quando avessero dovuto co m p a rire d in an zi ai trib u n a li c iv ili; e con sid eran d o che i sem plici laici n o n sono g iudici com ­ p eten ti nelle cose di relig io n e decretò che i sacerd o ti n o n fossero citati davanti a giu d ici laici. Pel co n tra rio stab ilì u n trib u n a le ecclesiastico dove si dovessero tra tta re le cause che in qualche m odo rig u a rd a sse ro alla re li­

gione od ai m in istri d ella m edesim a.

Questa legge ecclesiastica fu sem pre nei tem pi p o ste rio ri osservata nella C h ie s a , la quale n o n ric o rse m ai ai giudici civili nelle questioni religiose

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o rig u a rd a n ti ai sacri m in istri. Questo aveva già p rescritto s. Paolo n ella le tte ra sc ritta ai fedeli di Corinto;

V. Burio e il libro p o n t.

S. Cajo rip a rò u n altro d iso rd in e p rodotto dall’odio degli eretici e dei p a g a n i contro a ’ cristia n i. Spesso av­

veniva che quando u n c ristia n o e ra accusato n o n altro scam po gli rim a ­ neva che sottoporsi alla s e n te n z a , giu sta od in g iu sta che fosse. Il Santo Pontefice co n sid eran d o che cotali de­

lazioni p rovenivano p e r lo p iù da odio o da spirito di v e n d e tta , de­

cretò che le d e p o s iz io n i, le accuse fatte dagli e re tic i o dai gentili contro ai c ristia n i n o n fossero di alcun va­

lo re ; luogo citato.

Ma la cosa, che re se assai notevole il pontificato di s. Cajo, fu l ’ avere stabilito che n iuno potesse salire al V escovado, senza p rim a p assare p e r tutti gli o rd in i ecclesiastici.

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Tonsura. — Ostia ria to. — L cttorato.

— Esorcistato. — A ccolitato. — Sud­

diaconato. — Diaconato. — P re­

sbiterato. — Episcopato.

L’o rd in e ovvero la sa c ra o rd in azio n e è u n S acram ento in stitu ito da Gesù Cristo, e con esso si conferisce la p o ­ d està di eserc ita re il m in istero sa c er­

dotale. Che sia stato in stitu ito d a Dio app arisce d al Vangelo e dalle p aro le degli Atti degli Apostoli dette a s. Paolo e a s. B arn ab a: A ttendete a voi ed a tutto il vostro gregge, in cui lo S pirito Santo vi pose Vescovi a go­

v ern a re la Chiesa di D io; A t t. Apost.

20, 28.

La Chiesa C attolica co n sid era com e eretico ch iu n q u e neg a essere la sacra o rd in azio n e u n S acram en to in stitu ito da N ostro S ignor Gesù Cristo.

Sebbene la sa cra o rd in azio n e sia u n solo sa c ra m e n to , n u lla d im eno costi­

tu isce u n a g e ra rc h ia p e r m odo che CAPO III.

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da o rd in i m in o ri quasi com e p re ­ p ara zio n e e p e r g ra d i si passa agli o rd in i m aggiori. Questi o rd in i sono sette: T o n su ra che è com e l'in tr o d u ­ zione agli o rd in i m in o ri, O stiariato , L ettorato, E sorcistato, A ccolitato, Sud- d ia c o n a to , D ia c o n a to , P re s b ite ra to , e in fine quello che è il com ple­

m ento e suprem o g rado d ella ge­

r a rc h ia , l ’Episcopato. Noi darem o breve spiegazione di ciascuno affinchè i fedeli capiscano q u ali prove e quale sa n tità rich ieg g an si in coloro che d esiderano di s a lire al Sacerdozio.

Tonsura. La to n su ra n o n è an c o ra un o rd in e p ro p ria m e n te detto, sibbene u na sem plice ce rim o n ia ecclesiastica con cui un laico viene ascritto n el n u m ero dei C hierici. La to n su ra dicesi an ch e ch e ric a e si p o rta ro to n d a sul capo in m em o ria della co ro n a di sp in e da cui fu addolorato il santo capo del Salvatore n e lla sua passione.

Ostiariato. L’ostiar iato è il p rim o dei qu attro o rd in i m in o ri e si definisce un o rd in e con cui si conferisce ad alcuno la p o testà di a p rire la chiesa

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ai fedeli e di c h iu d erla a quelli che n e fossero indegni. Onde un cherico che sia o stia rio deve custodire le p o rte d ella c h ie s a , ch iu d e rle agli sco m u n icati ed ai p u b b lici p ecca­

to ri c h e ce rcassero di tu rb a re le sacre funzioni. A lui to cca su o n are le cam p an e a tem po debito p e r co n ­ v o care il popolo alle funzioni religiose.

Lettorato. Il secondo o rd in e m in o re è il letto rato . P e r mezzo di esso il cherico riceve la p odestà sp iritu a le di leg g ere nelle chiese le Sacre S crittu re e di in stru ire il popolo n elle v erità d ella fe d e , di fare il catechism o ai fan ciu lli e di spieg are ai sem plici fe­

deli i p rin c ip a li m isteri della fede.

Esorcistato. Il terzo o rd in e m in o re è l ’eso rcistato . P e r mezzo di esso si dà la facoltà al ch ierico di cacciare il dem onio d a q uelli che ne fossero in ­ vasi. Questa facoltà p e r altro n o n si può e se rc ita re senza l’autorizzazione del vescovo che non la concede se non in casi p a rtic o la ri e soltanto ai p re ti che siano assai conosciuti p e r v irtù e p e r d ottrina.

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Accolitato. Il q u arto o rd in e m in o re è l’accolitato con cui si conferisce al ch ierico la facoltà di p re p a ra re le am polle del vino e d e ll’ acqua p e r la san ta m essa e di p o rg erle al S uddia­

cono n elle m esse so len n i e di p o rta re i lum i q u an d o si c an ta il Vangelo.

È ben e qui di n o tare che talvolta n elle solenni fu n zio n i, n o n potendosi avere c h ie ric i già in sig n iti degli o rd in i che d ovrebbero e se rc ita re , soglionsi u sa re sem plici c h e rici ed anche laici con abito ecclesiastico pel decoro del divino servizio.

Suddiaconato. Il su d d iaco n ato è un o rd in e con cui si conferisce al ch ierico la facoltà di serv ire al diacono nelle Messe so len n i. Il p rin c ip a le suo u f­

ficio è di p re p a ra re la p a te n a co ll’o ­ stia, il calice col vino e p o rg e rli al D iacono n e lla m essa solenne. È p a ri­

m ente suo ufficio di leggere l’epistola.

Anche qui n o n potendosi talvolta a- vere u n Suddiacono p e r le funzioni so len n i si suole so stitu irg li u n se m ­ plice ch ierico che p e r altro si veste degli stessi abiti, m a senza m anipolo.

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Dai p iù re m o ti t em pi il su d d iaco n ato è c o n sid e ra to fra gli o rd in i m aggiori, e coloro che d e sid eran o di essern e in sig n iti devono far voto di p erp etu a c a s tità , re c ita re l ’uffizio ecclesiastico ossia il b re v iario ed avere un titolo ovvero il p atrim o n io ecclesiastico.

Diaconato. È questo u n o rd in e sacro con cui si d à al suddiacono la facoltà di servire p iù da vicino al Sacerdote nelle solenni funzioni e di ca n ta re il Santo Vangelo. I diaconi possono a n ­ che p re d ic a re , a m m in istra re il S a cra­

m ento del l ’E u c a restia e del Battesim o in certi casi p a rtic o la ri. I p rim i d ia­

coni furono co n sacrati dagli Apostoli poco dopo la v en u ta dello S pirito Santo.

Ne elessero sette fra cui Santo Stefano.

Presbiterato. Il p re sb ite ra to si suole definire u n o rd in e con cui si dà al diacono la facoltà di c o n sa crare il Corpo ed il S angue di Gesù Cristo, di assolvere dai p e ccati e di in str u ire il popolo cristian o nelle verità della fede.

Episcopato. L 'episcopato è l ’o rd in e suprem o ossia l ’ u ltim o dei g radi della sacra o rd in a z io n e , con cui si

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conferisce al S acerdote la podestà di a m m in istra re il S acram ento della Con­

ferm azione, di d are gli o rd in i sacri e di g o v ern are i fedeli ed i sacerdoti d ella r i ­ spettiva d io cesi con d ipendenza dal Som m o Pontefice.

Debbo qui avvisare il letto re che s. Cajo n o n è l’in stitu to re di questi o rd in i; im p ercio cch é essi furono sem ­ p re p ra tic a ti nella C h iesa, e noi ne abbiam o g ià p iù volte p arlato nella vita dei Som m i Pontefici. Ma p e r la violenza delle persecuzioni si tra s c u ra ­ vano alcu n e cose, che rig u a rd a v a n o alle cerim o n ie, agli uffizi, al tem po ed al m o­

do di c o n ferire questi o rd in i. S. Cajo m ise in v igore qu an to erasi in passato p ra tic a to e decretò che n iu n o potesse p re n d e re u n o rd in e su p erio re senza essere p rim a insignito degli o rd in i in ­ ferio ri e dopo di averli q u alch e tem po esercitati n ella Chiesa.

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Carino e N um eriano im peratori. — La persecuzione d i Diocleziano. — P rin ­ cipi di s. Sebastiano.

Con u n p o ’ di tra n q u illità passava l ’anno prim o del pontificato di s. Cajo quando u n avvenim ento inaspettato turbò di nuovo la p ace della Chiesa e diede non poco a faticare al Santo Pontefice.

L 'im p e ra to re Caro m e n tre andava a co m b attere co n tro ai P ersian i fu colpito dal fulm ine e p riv ato di vita.

A lui succed ettero C arino e N um e rian o suoi figliuoli il cui reg n o fu m olto breve, m a ab b astan za lungo p erch è la persecu zio n e co n tro alla Chiesa potesse p ro c u ra re il m a rtirio a m olti cristian i.

Se n o n che q uesta persecu zio n e fu soltanto la p re p a ra zio n e ad u n ’a ltra assai p iù trem en d a su sc itata d a ll’im ­ p e ra to re D iocleziano. Come si è detto costui e ra zio di s. C ajo, e con lui aveva p assata la sua giovinezza. A r­

ru o la to si com e sem plice soldato in CAPO IV.

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b rev e tem po col valo re e col coraggio giunse ai p rim i g rad i della m ilizia.

L’anno 284 essendo stato ucciso Nu- m erian o , veniva egli stesso p ro clam ato Im peratore. D esideroso di far cosa g ra ta a ' suoi sudditi decretò ch e la sola id o la tria fosse la re lig io n e d e ll’im ­ pero , pen a la m o rte a chi p u b b lica­

m e n te n o n la professasse. Siccom e poi il suo d ecreto tendeva a distru g g ere il c ristia n e sim o , così egli aggiunse che niuno potesse p iù n è v endere n è co m p e ra re cosa alcu n a se p rim a non offeriva in cen so agl’idoli. Quindi sugli angoli dei p a la g i, delle v i e , delle piazze; accanto ai pozzi, alle fontane, alle botteghe de’ com m estibili eran si poste delle piccole statu e ra p p re se n ­ ta n ti idoli, e n iu n o poteva fare acquisto di cosa a lc u n a se p rim a n o n faceva u n sacrifizio a q u ell’idoletto. Di qui com inciò la decim a persecu zio n e sotto a D iocleziano, com unem ente appellata l’era dei M artir i (1).

(1) Quando Diocleziano salì sul trono or­

dinò che ognuno dovesse datare i fatti ed i pub­

blici scritti dall’anno in cui egli era stato p ro-

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In mezzo a questi gravi p e ric o li s. Cajo adop erav asi con tu tte le sue forze p e r pro v v ed ere ai bisogni della Chiesa.

M andava nuovi sacerd o ti in v arie p a rti del R om ano Im pero a p ro p a g a re la fede e a co n fo rta re coloro che eran o esposti al p erico lo di p e rd e rla . Essendo poi in R om a il centro della p e rse c u ­ zione egli m etteva in o p e ra ogni so rta di in d u stria p e r im p e d ire la p re v a ric a ­ zione. R ad u n ò in to rn o a se i p iù fer­

vorosi C ristian i la ic i e sacerd o ti, e dando lo ro o p p o rtu n e istru z io n i sta ­ b ilì in q u ali luoghi della città dovessero sp ecialm en te tra tte n e rsi p e r p ro m u o ­ v ere il ben e delle anim e. C elebre fra gli a ltri è s. S eb astian o (1) che e ra u n clamato im p e ra to re , quindi quell’anno 284 diede principio a ll’era di Diocleziano. Ma gli Egiziani che furono terribilm ente perseguitati cominciarono a chiam arla era dei Martiri, nome che fu dipoi usato dai cristiani per esprim ere il sanguinoso regno di Diocleziano; V. S c a li­

g e ro , libro 5.

(1) Tutto quello che si racconta di s. Cajo da questo punto fino alla m orte di s. Seba­

stiano è ricavato dagli atti del m artirio di questo Santo comunem ente attribuiti a s. Am­

brogio ; Vedi Boll. e Surio, 20 gen n .

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p ro d e g e n e ra le e dei p iù confidenti del m edesim o im p e rato re . Esso d isim ­ pegnava i suoi doveri di valoroso e dilig e n te m ilita re e in segreto pro fes­

sava fervorosam ente la re lig io n e c ri­

stiana. Il Santo Pontefice ravvisando in questo giovine m ilita re u n cristian o pio, dotto, p ru d e n te , ed in trep id o in mezzo a tu tti i p erico li lo costituì d i­

fensore della Chiesa R om ana. La d i­

g n ità di d ifen so re della Chiesa co n si­

steva specialm en te n e l ra c c o g lie re e co n serv are le m em o rie, i detti, le a- zioni dei m a r tir i, e n el pro m u o v ere cogli scritti, colle o p ere e coi discorsi tutto ciò che potesse c o n trib u ire a l l 'i n ­ crem en to e sp len d o re d ella Chiesa.

Marco, M arcelliano, T ra n q u illin o , e lo stesso prefetto di R om a di nom e Crom azio con tu tta la sua fam iglia con p iù di m ille persone, tu tti i servi fu­

ro n o g u ad ag n ati alla fede da S eba­

stia n o e dal santo P ontefice accolti n ella Chiesa.

Cajo rin g ra z ia v a Iddio delle m o lte conversioni che per o p e ra di S e b a ­ stian o succedevano, e in ta n to p ro c u ­

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ra v a di serv irsi dei m ezzi in te lle ttu a li ed an ch e m a te ria li dei novelli co n v er­

titi per fare del b en e agli a ltri. Mandò egli u n g io rn o a c h ia m a re C rom azio che e ra uom o ric c h issim o e g ià d i­

venuto fervoroso cristia n o . C rom azio, gli disse, Dio ti a p rì u n a stra d a p e r im p ie g a r bene le tue ricch ezze: tu vedi le a n g u stie e le n ecessità in cui sono p o ­ sti i tuoi fratelli c ristia n i, loro è tolto il mezzo di p o te r vivere senza p e rd e r l 'a ­ n im a o la vita. T u che sei ricco e p o ten te p u o i lib e ra rli da questo p ericolo. Con­

sid e ra tu tti i c ris tia n i com e figliuoli tu o i siccom e sono tu tti figliuoli di Dio.

Esso te li ra c c o m a n d a p e r mezzo m io affinchè tu li m a n te n g a colle tue r ic ­ chezze e n e av rai un dì largo g u id e r­

done.

N ulla p iù stava a cu o re a Crom azio che p o te r sa n ta m e n te im p ieg a re le sue so stan ze; p e r mezzo d e’ suoi am ici fece ra c c o g lie re n asco stam en te q u an ti c ri­

stia n i potè nel suo palazzo. Colà egli, com e a p ro p ria fam ig lia, dava lo ro p e r a m o r di Dio ogni g io rn o il n e ­ cessario m an ten im en to . Così p e r mezzo

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dei poveri m etteva le sue ricchezze in m ano di Dio da cui ne attendeva il cento p e r uno.

Ma tan te e ra n o le spie poste ad ogni luogo p e r a n d a r in tra c c ia di cristia n i, che C rom azio giudicò n e ces­

sa rio u sc ir di R om a p e r so ttra rsi a- gli occhi degli e sp lo ra to ri. A dducendo p e r m otivi la sua età e le sue in ferm ità d im an d ò ed o tte n n e d a ll’im p e ra to re di p o te rsi c o n d u rre a vivere in u n suo g ra n d e e bellissim o t en im e n to che pos­

sedeva n e lla C am pania sulle rive del m are M editerraneo. P a rte n d o da R om a disse al p ap a e a s. S eb astian o , che tu tti i c ristia n i i q u ali avessero voluto fug­

g ire la ra b b ia de’ p e rse c u to ri av reb ­ b ero potuto lib e ra m e n te a n d a re con lu i, dove sareb b ero b en accolti, m an ­ te n u ti e provveduti di quanto o c c o r­

rev a p e r la vita.

(25)

S. Cajo m anda s. Policarpo in Cam ­ pan ia e ritiene s. Sebastiano in Roma. — E sorta i cristian i alla fermezza nella fede. — Zelo del giovanetto Tiburzio.

Molti p a rtiro n o alla volta della Cam­

p a n ia , p a re c c h i altri rim a se ro in città.

Ma tra tta n d o si di m a n d a r q u alch ed u n o ad assistere quei n ovelli c ristia n i e c o n tin u a re ad is tru irli nella f e d e , nacq u e u n a g a ra fra s. P o lic arp o e s. S ebastiano. Uno di lo ro doveva es­

se re m a n d a to p e r a cco m p a g n arli ed avere c u ra delle an im e loro; l ’altro doveva rim a n e re p resso al P ontefice p e r co n fo rtare i m a rtir i alla costanza n e lla fed e; che è quan to dire tro v arsi ogni m om ento al p erico lo della m orte.

A m bidue am avano di rim a n e re in R om a p e r co m b attere e m o rire p e r am o re di Gesù Cristo.

Com m osso a q u e' re p lic a ti segni di fervore il Santo P ontefice sciolse la

CAPO V.

(26)

g a ra con queste p a ro le : Voi, o p ro d i, d esid erate am b id u e a rd en tem en te la c o ro n a del m a rtirio , e n o n p e n sat e a q u ella p o v era g en te testé da voi gua­

d ag n ata a Gesù Cristo. Se lasciate a n ­ d a r quelle an im e senza che alcu n o di voi le in stru isc a e le conforti, s a re b ­ b ero esposte a grave p erico lo . Ceda ad u n q u e u n o di voi al bisogno dei fratelli, e sii tu, o P o lic a rp o , com e s a ­ cerd o te e p iù in stru ito n e lla scienza sacra , d estin a to ad acc o m p ag n are e so sten ere n e lla fede qu esti novelli d i­

scepoli di G. Cristo. Si com pia così so p ra di te e so p ra di lo ro la divina v olontà.

P o lic a r po, che e ra u om o di g ra n d e v irtù , seb b en e gli rin c re sc e sse di r i ­ n u n z ia re a lla p alm a del m a rtirio che g ià gli p a re v a te n e re in m a n o , tu t­

tavia p er u b b id ire al s. P a d re e p er a m o re di q u e ’ fedeli di b u o n grado si a rre s e e si ap p a re c ch iò a lla parten za.

Di poi s. Cajo voltosi a S ebastiano disse: tu, o S ebastiano, che da Dio a- vesti il dono del coraggio e della for­

tezza, e pu o i sotto alle divise m ilita ri

(27)

lib e ra m e n te assistere gli a ltri fratelli rim a sti qui a Rom a, dove m in accia te rrib ile p ersecuzione, sii da m e n o ­ m in a t o difensore d ella Chiesa.

S. S ebastiano accettò q u ella c a ric a e rad d o p p iò di zelo p e r m o stra rse n e degno. In tan to venne la d o m en ica e Cajo invitò i c ristia n i a ra d u n a rsi n ella casa di s. Crom azio p e r asco l­

ta re la s. m essa. T e rm in a ta che fu il santo P ontefice si volse ai F ed eli r a ­ d u n a ti e te n n e loro questo discorso:

Gesù Cristo S ignor n o stro conoscendo le debolezze u m an e h a posto in n a n z i due g rad i di perfezione a' suoi servi;

l ’uno del m a rtirio , l ’altro della c o n ­ fessione del suo santo nom e. C iascuno di voi p en si a se stesso e consulti le sue forze. Chi p av en ta i to rm e n ti p i­

gli la stra d a e se ne vada con Cro- m azio fuori d ella b a tta g lia c o n ten ta n ­ dosi di essere confessore del nom e di Gesù Cristo col lo d arlo e b en ed irlo . Q uelli poi che sentonsi p iù forti e p ro n ti a com b attere e m o rire rim a n g a n o m eco con S ebastiano. Gli a ltri ci aju tin o colle loro p re g h ie re ed ab b ia n o il con­

(28)

forto del p re te P o lic a rp o e di T iburzio.

Questo T iburzio e ra figliuolo del Prefetto Crom azio. Egli aveva in tr a ­ p reso lo studio delle leggi e p e r in ­ gegno e p e r ricchezze vedevasi ap e rta la p iù lu m in o sa c a rrie ra n e l m ondo.

Ma in stru ito nella fede d a s. S eb a­

stian o ricev ette il B attesim o e rin u n z iò ad ogni studio e ad ogni sp eran za m o n d an a co n sacran d o tu tta la sua vita a ll'a m o r e di Gesù Cristo. P e r essere da poco tem po battezzato ed in età m olto giovanile il P ontefice non g iu ­ dicava di rite n e rse lo seco a R om a e voleva m a n d a rlo col p a d re fuori di p e ric o lo ; m a altro e ra l ’ an im o ed il coraggio del giovane. Sentendosi egli così an n o v erato coi deboli fu o r della p u g n a acceso di fede e di fervore alzò la voce e d isse: Deh p ad re Santo e Vescovo di tu tta la Chiesa, p e rc h è tu m i allo n tan i d alla g lo rio sa co m pagnia dei soldati p iù an im o si di Gesù Cristo?

Vuoi tu ch’io volti le sp alle al nem ico fuggendo la p e rsecu zio n e? C re d im i, io Santo P a d r e , io n o n sento n è p a u ra n è tim o re d ella m orte, anzi avrei caro

(29)

e mi rip u te re i a som m a g lo ria il m o­

rire non u n a, m a m ille volte per o n o re di Gesù Cristo vero Dio. Io guardo con an sietà la co ro n a di g lo ria, ed aspetto im paziente q u ella v ita b e a ta ed im ­ m o rtale che nessuno m i p o trà togliere e che non fin irà più. P erm e ttim i a- du n q u e di rim a n e r teco al cim ento cogli a ltri, e non tem ere di m e che col l ' aju to del Cielo mi sento anim o di a ffro n tare ogni p erico lo e re g ­ gere a tu tte prove.

Il santo Pontefice m arav ig liato a tanto fervore scioglievasi in lag rim e ed a b b raccian d o T iburzio m ille volte il b enedisse p reg an d o Iddio p e r lui e p e r tu tti quelli che restavano a Rom a, affinchè d a ll’esem pio di quel g io v a­

netto an im ati tu tti a rriv a ssero alla co­

ro n a del m a rtirio pei m e riti di Gesù Cristo.

(30)

S. Cajo si ritira nella casa d i Ca- stulo. — Tiburzio operando un m i­

racolo converte tre infedeli che con­

duce al Pontefice pel battesimo.

Quando Crom azio p a rtì p er la sua villeg g iatu ra con q ue’ fedeli che lo vollero seg u ire il P ontefice coi due fratelli M arco, M arcelliano e col p a d re loro T ran q u illin o rim asero in Rom a.

Con essi e ra n o m olti a ltri gu id ati da s. S e b a s tia n o , tu tti p ien i di coraggio e ansiosi di d are la vita p e r la fede.

Ma sap u to si il sito dove solevano ra d u n a rs i i c r is tia n i, Cajo n o n si g iu ­ dicò p iù sic u ro nella casa di Crom azio da lui ca n g ia ta in Chiesa, e andò ad a b ita re in casa di certo Castulo Z et- tario d ell’im p erato re. Zett ario dìcevasi il capo c a m e rie re della casa im periale.

Esso abitava n el m edesim o p alazzo, m a nelle cam ere p iù elevate d e ll’edi- fìzio. Il santo Pontefice si pensò di essere colà sicuro p e rc h è n iu n o sa-

CAPO VI.

(31)

reb b esi im m aginato, che i c ristia n i a- vessero voluto ra d u n a rsi n e lla re g g ia m ed esim a dell’im p e ra to re lo ro a c e r­

bissim o nem ico. Cajo prese u n a ca­

m e ra di quelle abitate da Castulo e la m utò in u n a chiesa.

E sercitan d o colà il sacro suo m i­

niste ro , o rd in ò p rete T ra n q u illin o e con sacrò d iaco n i i due figliuoli di lui M arco e M arcelliano.

Con Cajo d im oravano m olti altri fedeli passan d o i g io rn i e le n o tti nel d igiuno e n ella p re g h iera. I c ristia n i che o ccu ltam en te vivevano nella città avendo inteso essersi form ata u n a ch iesa n e lla casa di Castulo sceg lie­

vano tem po o p p o rtu n o p e r re c a rsi ad asco ltare la p a ro la di Dio e rin fo r­

zarsi m ercè la p resenza e le p aro le del V icario di Gesù Cristo. Colà p a ri- m enti m en avano in f e r m i, p a ra litic i, zoppi, ciechi, e quei san ti am ici di Dio pregando p e r loro o solam en te to c c a n ­ doli ren d ev an o a quei m iserab ili la sa ­ n ità . M entre q ueste cose avvenivano in casa di Castulo accadde u n fatto m arav i- glioso p e r le vie di Roma.

(32)

Un g io rn o T iburzio si abbattè in u n a folla di gente a tte rrita da sin istro accidente. Un giovanetto caduto da un luogo assai alto sopra il selciato erasi ro tta la testa e fracassato tutto il corpo p e r modo che giaceva m orto su ll’angolo di u n a piazza. I p a re n ti oppressi dal do­

lore si p rep arav an o a d arg li sepoltura.

T iburzio alla vista della costernazione dei g e n ito ri del gio v an e, fu eziandio egli com m osso, e desideroso di re c a r qualche conforto loro si accostò e disse:

Volete c h 'io faccia u n a p rova p e r q ue­

sto vostro figliuolo e che re citi presso di lu i u n certo mio c a n to ? F orse lo r i ­ avrete sano. Ben v o len tieri, risp o sero i p a re n ti e gli fecero luogo. Egli si accosta all’orecchio del defunto e gli re c ita il P a te r noster ed il Credo.

M entre egli faceva q uesta orazio n e ecco tu tte le ossa già strito la te e scon­

n esse, davanti agli occhi della m ol­

titu d in e , si ra sso d aro n o p e r m odo che egli p rese resp iro e rito rn ò sano e fresco com e p rim a. T iburzio rin g raziò Iddio e voleva a n d a rsen e, m a i buoni g en ito ri lo rite n n e ro dicendogli : Que­

(33)

sto n ostro figliuolo e ra m orto ed o ra vive p e r o p e ra tu a ; egli è cosa tu a ; ricev ilo p er tuo serv ito re e con lui noi ti diam o tu tte le n o stre so stan ze;

anzi ci offriam o noi m edesim i p e r tuoi servi.

A queste p a ro le T ib u rzio soggiunse:

Da che voi volete ric o m p e n sa rm i della vita re n d u ta a vostro fig liu o lo , io vi dico che n o n v o rre i q uesta vita che voi m i offerite, m a ne v o rrei u n ’a l­

tra assai più preziosa. T ra ttili quindi in d isp arte li in s tru ì b rev em en te in to rn o alla d o ttrin a del S ignor no stro Gesù C risto e in to rn o alla v irtù del suo santo nom e. C redete in lui, conchiuse, ed io mi te rrò a b b asta n za ric o m p e n ­ sato di questo servigio. Mossi tu tti dal m iraco lo o p erato , e d alle in stru z io n i r i­

cevute e vie p iù d a lla g razia di Dio che o p erav a n el loro cu o re c red ettero tutti in Gesù Cristo.

T iburzio a llo ra li condusse dal santo Pontefice e m o stran d o g lieli così disse:

Vedi o ra, o P a d re Santo, vedi c o sto ro ? Essi sono il prim o fru tto della m ia fede, sono tre anim e che ho g u a d a-

(34)

g n ato al Cielo. Il santo Pontefice li in te rro g ò in to rn o a p iù cose e sc o rg e n ­ doli abb astan za in stru iti e fe rm i nella fe d e , se n e ra lle g rò con T iburzio, rin g ra z iò Iddio, di poi am m in istrò a tu tti e tre il sacram en to del Battesim o.

CAPO VII.

M artirio d i S. Sebastiano e de’ suoi Compagni.

Il tem po di u n a p rova te rrib ile si av v icinava ed i fedeli dovevano so­

sten ere u n a g ra n d e b attag lia. La p rim a c u i toccò q u esta bella sorte fu Zoe m oglie di N icostrato, la quale p e r o- p e ra di s. S ebastiano aveva acq u istato l’ uso d ella favella. Questa d o n n a so­

leva re c a rsi, com e facevano gli altri c ristia n i, alla to m b a di s. P ie tro p e r d im a n d a re da Dio fortezza n ella fede, e fu ap p u n to so rp resa n e ll'a tto che faceva co là orazio n e. L egata con ca­

te n e venne tosto co n d o tta dal g iu d ice che la sottopose a m olti in te rro g a to rj, le fece p a tire v ari to rm e n ti, ed in fine

(35)

fu g e ttata nelle fiam m e ove rim ase soffocata. Poco dopo T ra n q u illin o era co n d an n ato a m o rire sotto u n a piog­

g ia di p ie tre che gli furono scagliate addosso.

A poca d istanza sulle rive del Te­

v ere p asseggiavano N icostrato m a rito di Zoe con C laudio suo am ico. F u ro n o am b id u e p re si e dopo di essere stati in m olte guise to rm e n ta ti si leg aro n o loro g rosse p ie tre al collo e furono gettati n e l Tevere. In d i a poco T ib u rzio ebbe tro n c a la testa. Marco e M arcelliano atta c c ati pei p ied i in alto furono fatti m o rire a colpi di freccia e di la n c ia . Molti altri fedeli fu ro n o c o n te m p o ra ­ n eam en te m artirizzati.

Il sostegno di quei valo ro si, l’anim o p e r così d ire di quei confessori della F ed e e ra S ebastiano. Vestito da m ili­

ta re egli p en etrav a nelle ca rc e ri, negli o s p e d a li, in faccia ai g iudici e in mezzo ai m edesim i carnefici, dove a- n im av a i m a rtiri alla p ersev eran za a d d itan d o il p arad iso che loro già stava aperto.

Ma il prefetto di R om a essendone

(36)

stato inform ato lo d enunziò all’im p e­

ra to re che tosto lo fece v en ire alla sua presenza. D iocleziano com inciò a p a rla rg li così: Mi h a i veram ente ri- com pensato d e ll’o n o re che ti feci! Ti ho ten u to n e l n u m ero de’ m iei più c a ri am ici, n el m io m edesim o palazzo, v icin o a m e , n e i p rim i g rad i della m ilizia; e tu abu san d o della m ia b e ­ nevolenza mi ti sei rib ellato , h ai d i­

sprezzato la v ita m ia e gli Dei d e ll’im ­ p e ro .

S ebastiano che e ra coraggioso s o l­

dato ed in tre p id o C ristiano con fer­

m ezza p rese a ris p o n d e re co sì: Della tu a vita, o P rin c ip e , n o n h a i p iù caldo e ten ero so sten ito re di m e ; l ’ o n o re ch ’io re n d e tti e che re n d o tu tto ra a Gesù Cristo rig u a rd a alla tu a salu te e a q u ella d ell’im pero: n o n ho ad o rato n è posso a d o ra re i tuoi D ei, p e rc h è ho creduto e credo essere da pazzo il p o rre sp eran za in sassi la v o rati d alla m ano degli uom ini.

Q uesta risp o sta fece m o n ta re in fu­

ro r e D iocleziano ch e in te rro m p en d o ogni discorso com andò che in mezzo

(37)

d e’ suoi so ld ati le g a t o ad un p a lo , fosse com e u n b e rsa g lio da sa e tta to ri trafitto d a freccie in tu tto il corpo.

L egato tosto ad u n o stip ite fu d al- l ’eserc ito con u n nem b o foltissim o di d a rd i saettato p e r form a che il suo corpo rim a s e coperto da acute e dense saette. R e p u tan d o lo m orto i so ld a ti se n e a n d a ro n o . U na d o n n a di nom e Ire n e seg reta m en te c ristia n a e c a m e rie ra dell’im p e ra to re accorse di n o tte con a ltri fedeli p e r d a re sepol­

tu ra al c o rp o del Santo M artire. Ma che?

trovò ch e e ra vivo. P ie n a di m a ra ­ viglia il condusse a casa su a , che e ra q u ella del fervoroso Castulo di lei m arito . C urandogli d ilig en tem en te le ferite in p o ch i g io rn i rito rn ò sa ­ nissim o.

I fedeli C ristian i colle la g rim e agli occhi lo p reg aro n o di fuggire, e così ev itare lo sdegno del p rin c ip e fu ri­

bondo. Ma S ebastiano n o n era uom o da p a rla rg li di fu g a, o di salvare la vita. Egli, fatta a Dio orazio n e e a b ­ b a n d o n a n d o si n elle m a n i d ella d iv in a p ro v v id en za, discese d alla cam era e

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andò giù a ferm arsi so p ra certa g ra ­ d in a ta de tta di E liogabalo dove soleva p a ssa re l ’ im p e rato re . D iocleziano al p rim o vederlo rim a se spaventato p e n ­ sandosi di v ed ere u n o s p e ttr o , m a S ebastiano com inciò tran q u illa m e n te a p a rla rg li co sì: I vostri pontefici i- stigandovi contro ai C ristiani li c a lu n ­ n ia n o ch iam an d o li vostri n e m ic i, e nem ici d ella R e p u b b lic a , quando al co n tra rio n e sono i p ro teg g ito ri e il sostegno p regando Iddio p e r la p ro ­ sp e rità d e ll’Im p e ra to re e dei su dditi.

A D iocleziano sem brava u n sogno quanto re alm en te accadeva, credendo che S ebastiano fosse re a lm e n te m orto.

Come, disse, sei tu v eram en te quel S ebastiano che io aveva com andato che fosse ucciso colle sa e tte ? Sono desso ap p u n to , rispose il Santo e ric o ­ nosci la g razia del m io S ig n o r G. Cristo, che am andoti e volendoti c o n d u rre a conoscere la v e rità h a p e r te fatto q ue­

sto m iracolo che tu vedi, risu sc itan d o m i d a m orte a vita p e r m a n d a rm i anche a d irti di non cred ere alle colpevoli suggestioni dei n o stri nem ici che ci

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calu n n ian o presso di te e p e r p r o te ­ stare in faccia di tutto il popolo es­

sere in g iu sta la p ersecu zio n e che tu h a i m ossa co n tro ai C ristiani.

Anche q u esta g razia to rn ò in u tile a quel p rin c ip e , anzi tro n c an d o il di­

scorso del Santo lo fece tanto b a tte re con bastoni che sp irò l ’an im a sotto ai colpi di quelli. Il corpo rim a n ev a n elle m a n i dei carnefici, m a l'a n im a volava g lo rio sa a ric ev ere d a G. Cristo la co ­ ro n a di g lo ria im m o rtale. La Chiesa Cattolica c e le b ra la festa di s. S ebastiano il gio rn o del suo m a rtirio che avvenne il 20 G ennajo l ’anno 289. In tu tta l ’a n ­ tic h ità si ebbe g ran d e v e n erazio n e a questo glorioso eroe della fede, e la C hiesa C attolica lo an n o v e ra n e lla serie dei p iù lu m in o si m odelli di v irtù che form ano le L itan ie dei S anti.

(40)

CAPO VIII.

S . Pancrazio e S. Dionigi vanno a tro­

vare il Pontefice da cui sono i s t r u iti nella fede (1).

F ra quelli che n u m ero si furono r i ­ cevuti da s. Cajo n e lla fede, m e n tre viveva n elle catacom be, fu il glorioso s. P an cra zio con s. D ionigi suo zio.

Questo giovinetto era n ato in Sinn ada c ittà della F rig ia n e ll’Asia M inore. I suoi g en ito ri ap p arten ev an o alle p iù illu stri e ric c h e fam iglie di quel tem ­ po, m a essendo id o la tri ig n o rav an o le v erità del Vangelo. Costoro m o ri-

(1) Chi desiderasse di avere più copiose no­

tizie intorno a s. Pancrazio, legga il libro da noi già stampato nelle L etture Cattoliche col tito lo : Vita di S. Pancrazio Martire con ap­

pendice sul Santuario a lui dedicato vicino a Pianezza. (1856). I vi è raccolto quanto si potè trovare presso gli autori antichi e moderni intorno a questo Santo. Di là noi riportiamo qui la parte che ha relazione con s. Cajo. Veg- gansi anche i Bollandisti ed il Surio al 12 di Maggio.

(41)

ro n o q u ando P an c razio toccava ap ­ p e n a l’e tà di an n i 10. Il p ad re m o­

re n d o lo affidò a suo fratello D ionigi, che poco dopo la m o rte dei g e n ito ri giudicò ben e di tra sfe rirsi col nipote a R om a. Suo scopo e ra di p o te r m e­

glio a m m in istra re i beni ch e P an crazio possedeva p re s s o la cap itale del R om ano Im pero, ed an ch e p ro c u ra re al m ede­

sim o m a g g io r co m o d ità d ’in stru irsi nelle scienze. Andò a fissare d im o ra in un suo p o d ere che rac c h iu d e v a un ag g reg at o di case detto Cu m in ia n a so p ra il m onte Celio p ro p rio vicino a quel s ito ove oggidì sorge la Chiesa di s. G iovanni in L a tera n o . In to rn o al m o n te Celio eranvi m olte caverne, o catacom be, alcune fatte d alla n a ­ tu ra , a ltre a bella p o sta scavate. In u n o di qu esti a n tri stava nascosto s. Cajo.

La m o ltitu d in e d e ' m ira co li che q ue­

sto santo Pontefice o p erav a, e le lu ­ m inose v irtù che p ra tic a v a giu n sero a n o tizia di P an crazio e di D ionigi.

P e r soddisfare ad u n a in n o cen te cu­

rio sità riso lsero di a n d a r a n c h ’essi

(42)

a vedere quell’uom o che e ra divenuto l ’oggetto d ell’am m ira zio n e di tu tti i b uoni.

G iunti a ll’e n tra ta di quel so tte rra ­ neo si m isero a p ic c h ia re . Corse il p o rtin a jo del papa, di nom e Eusebio, uom o da tu tti ten u to in fam a di g ran d e san tità , totius sanctitatis v ir (1). Aprì questi u n a fin estrella che colla sua picciolezza davagli agio di vedere gli altri senza essere veduto. Alla vi­

sta dei due cav alieri P an cra zio e Dio­

n ig i posti g in o cch io n i appiè della p o r ta, d im andò che cosa chiedessero.

C hiediam o, risp o sero , di essere a m ­ m essi all’u d ien za del Pontefice.

E usebio li assicu rò del p ro n to suo ufficio, e p artecip ò l ’am b asciata al p a p a dicendo: B eatissim o P a d re , sono alla p o rta due illu stri p ersonaggi che dim an d an o di essere am m essi alla v o stra presenza.

Il Pontefice aveva già avuto poco p rim a riv elazio n e di due p eco re e r­

ra n ti che cercavano salvezza. P erc iò (1) Vedi Bo l l a n d i s t i, die 12 m aii.

(43)

alle p aro le di E usebio provò g ran d e allegrezza e rin g ra z iò Iddio dicendo:

Vi rin g ra z io , o S ig n o r m io Gesù Cri­

sto re dei Re e S ignore dei S ignori, che vi siete degnato di fa r conoscere m e ultim o dei vostri servi a quelle a n im e da voi elette. D ipoi com andò che fossero im m ed iatam en te in tro d o tti.

Come furono alla sua p resen za, n o n p ro feren d o p a ro la si p ro stra ro n o ai suoi piedi. Che volete da m e, disse co rtesem en te il Pontefice. Noi vo g lia­

m o, risp o sero , che ci facciate cono­

scere quel Dio che voi stesso ad o rate.

Il Pontefice li pregò di alzarsi in piedi assicu ran d o li che sa reb b esi adoperato di fa r lo ro conoscere il vero Dio, e la san ta su a legge, p oscia soggiunse:

Dio vi b e n e d ic a e vi sia o g n o r p ro p i­

zio. Egli h a ascoltate le vostre su p ­ pliche. Ora calm ate i vostri affanni e ra lle g ra tev i nella d iv in a b o n tà che è in fin ita ed in co m p ren sib ile. Me­

d ian te il B attesim o voi presto g iu n ­ g erete al possesso della fede C ristiana, consolatevi di p o te r conoscere il Dio dei C ristian i che è tan to b u o n o e che

(44)

g ià vi h a fatto tan ti benefizi. Q uando lo avrete conosciuto voi p ro v erete c e r­

ta m e n te grave rin c re sc im e n to p e r aver cotanto rita rd a to di v e n ire a lui.

P e r un m ese D ionigi e P an crazio si re c a ro n o ogni giorno dal Pontefice p e r essere in stru iti n e lla fede. Tutte le v e rità di n o stra sa n ta re lig io n e fa­

cevano g ra n d e im p re ssio n e in queste m enti in m odo stra o rd in a rio illu m i­

n a te dalla d iv in a g razia. Ma quando Cajo giunse a sp ieg are com e il B at­

tesim o e ra la chiave che chiudeva loro le p o rte dell’in fern o ed ap riv a quelle del p a ra d iso , facendoli veri figli di Dio, ed ered i di u n a felicità in fin ita si sen tiro n o a rd e re del p iù vivo de­

sid erio di ricev erlo al p iù presto p o s­

sibile.

R ivolgendo p e rtan to il loro discorso al P apa, p e rc h è , dicevano, p ro lu n g a te di p iù le n o stre pene, p erc h é differite, o Beato P a d re , di a p rirc i colle vostre chiavi quel cielo di cui Iddio vi h a fatto u s c ie re ? P erch è non la v a r tosto le m acchie delle an im e n o stre col­

l ’acqua del Santo B attesim o ? tem ete

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forse che le p ersecu zio n i debbano fa r v acillare la n o stra c o s ta n z a ? No, no, n o n sarà. Quel m edesim o Iddio o n n ip o te n te che a ta n ti C ristian i ha g ià infuso forza e co raggio da di­

sprezzare o n o ri, ricchezze e p ia c e ri p e r am o r suo, in fo n d e rà la m ede­

sim a forza e il m edesim o coraggio a noi e ci re n d e rà forti e p ro n ti an ch e a d a re la vita p e r am o re di q u el Gesù che p rim a è m o rto p e r noi.

Ah sì, ci sa rà di g io ja e non di pen a il p a tire p er voi, sì p e r voi, am o ro ­ sissim o Id d io , che p e r no stro am o re avete tanto p a tito !

Il P ontefice n o n istim ò di d ifferire p iù a lungo il B attesim o, m a p rim a di a m m in istra rlo indirizzò loro queste p a ro le: Miei figli, godo che la g razia di Dio siasi diffusa nei vostri cu o ri,

e vi a b b ia fatto co noscere la verità.

Egli è la luce, la vita, la verit à, e ch i vive lo n ta n o da lu i vive nelle te ­ n e b re , n e ll’e rro re e n elle o m bre di m o rte. Ma n o tate b e n e che il nostro Dio n o n è com e gli Dei del P a g a n e ­

sim o. Egli solo è e tern o , o n n ip o ten te,

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in fin ito , e in fin itam en te benefico. Egli è p a d ro n e di q u a n to avvi nel Cielo e n ella te r r a : n ella m aestà è in v a ­ ria b ile , n e lla g lo ria in e sp lic a b ile , e n e ’ suoi d e c re ti im p e rsc ru ta b ile . In u n a p a ro la egli è colui che h a c re ­ ato e co n serv a tu tte le cose; è co­

lu i che h a p re p a ra to u n ben e etern o a chi lo serve e m in a c c ia u n su p ­ plizio a chi o ltra g g ia la sua sa n ta legge. Questo Dio di b o n tà in fin ita, m osso a com passione del g en ere u m a ­ n o , m an d ò il suo divin figliuolo dal cielo in te r r a a p a tire e m o rire p e r salvarci. A fine poi di c o m u n icare alle an im e n o stre i m eriti in fin iti della sua p assio n e e della su a m o rte egli in stitu ì i suoi sa c ra m e n ti. T ra essi avvi il b attesim o che voi con ra g io n e so sp irate e che tra b rev e vi s a rà am ­ m in istra to . Ravvivate ad u n q u e la vo­

s tra fede n el g ra n p en siero che m en ­ tre poche gocce d ’a cq u a lav an o il corpo, la g ra z ia di Dio purifica le a n im e vostre e le re n d e m onde da ogni colpa, sia o rig in a le , sia attu ale.

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In q uesta g u isa voi d iv e rre te figli del vero Dio, fratelli di Gesù Cristo, ered i delle ricch ezze del Cielo.

CAPO IX.

S. Cajo am m in istra il battesim o e la cresima a s. Pancrazio e a s. D io­

nigi — Morte di questo, e m artirio di s. Pancrazio.

T e rm in a ta q u esta eso rtazio n e, il S anto P ad re si m ise indosso i sa c ri ab iti p e r la funzione del b attesim o. Q uindi assistito da alcu n i m in istri che ca n ­ tavano a Dio in n i e ca n tici li b a t­

tezzò dicendo a ciascuno: Io ti b a t­

tezzo nel nom e del P a d re , del F igliuolo e dello S pirito Santo. Così sia.

Siccom e eran o anche già ab b astan za in stru iti n elle v e rità d ella fede, e d a u n altro canto vi era p erico lo da u n m o ­ m ento a ll'a ltro di essere m essi a m o r­

te; così fu loro a m m in istrato il S a­

cram en to della C resim a, e il S acra­

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m ento d ell’E u c a restia che ric ev ettero con a m m irab ile fervore.

Così quei novelli C ristian i p a rtiro n o dal Som m o Pontefice p ien i di u n a allegrezza che ta le m ai n o n avevano provato in vita loro. S entivansi a r ­ d ere il cu o re d’am o re verso Dio che li aveva colm ati di ta n ti favori, e s e b ­ b en e d a poco tem po b attezzati eran o g ià fervorosi al p u nto di offerirsi p ro n ti a d a re la v ita p e r la fede q u a­

lo ra Iddio n e avesse d ata loro occa­

sione.

Oh n o i m ille volte felici, an d av a dicen d o P an crazio , se ci fosse dato di sacrificare n o i m edesim i colla m o rte p e r g iu n g ere p iù presto al n o stro Dio.

Noi av venturosi, risp o n d ev a D ionigi, se fossim o fatti degni di m o rire p e r am o re di u n Dio, che p e r noi m o rì crocifisso. B eati n o i, rep lic ò P a n c ra ­ zio, se col perdere q u esta vita faces­

sim o acquisto di u n a g lo rio sa e te rn ità . Ah n o i fo rtu n ati, conchiuse D ionigi, se p e r la fede di Cristo dando q uesta m ise ra b ile v i t a , potessim o d a ll’esilio volare alla p a tria b e a ta del P a ra d iso .

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Non sa reb b e questo, o caro n ip o te, u n bel c a m b io ? m o rire p e r am o re di Dio u n a volta p e n an d o , p e r vive­

re con Dio e tern a m en te g o d en d o ? F in a lm e n te dissero am b id u e in sie ­ me: F ate, o g ran d e Iddio, che da noi si provi la so av ità di m o rire p e r voi, e poi fate di n o i ciò che volete. Id ­ dio p e r a ltro disponeva a ltrim e n ti di D ionigi. Col battesim o egli aveva ac­

q u ista ta la b e lla stola d ell’in n o cen za e Dio lo voleva c h ia m a re a se con u n a m o rte tra n q u illa . D ifatto cadde tosto in u n a m a la tti a sì grave, che pochi g io rn i dopo il b attesim o volò a ricev ere la ric o m p e n sa ete rn a in Cielo.

I l n ipote P an crazio n o n tard ò m olto ad an d a re a ra g g iu n g e re l’a­

m ato zio nella p a tria dei beati. P o ­ chi g io rn i dopo m e n tre veniva d a l­

l ’ab itazio n e del Pontefice, u n a tu rb a di b irri si acco rsero che egli e ra c r i­

stiano. Il la sc iaro n o e n tra re n ella p ro p ria casa, dipoi gli ten n e ro d ietro e stre tta m e n te legato lo condussero dinanzi a D iocleziano. Il tira n n o lo sottopose ad u n lungo e grave in te r -

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ro g a to rio , in cui P a n c razio spiegò u n a fortezza degna non di u n giovanetto, m a di un eroe. D iocleziano ad irato e confuso dalle p ro n te e severe risp o ste del confessore non sapendo p iù che d ire o rd in ò che gli venisse tro n c a to il capo. Come m ansueto agnello P a n ­ crazio si abban d o n ò n elle m ani dei carnefici. R im ira n d o poi le catene che lo strin g e v an o e sc la m ò : Oh for­

tu n a te c a te n e ! A m e è p iù prezioso il vostro ferro che ogni tesoro del m ondo! Di quan to sono a voi o b b li­

gat o, p oiché p e r mezzo vostro co m in ­ cio ad essere sim ile al mio Gesù.

R ivolgendosi poi ai m in istri di g iu sti­

zia disse: Voi, o m in is tri, rife rite a ll’im ­ p e ra to re , che non poteva offrirm i un dono p iù prezioso di q ueste caten e, le quali sono a me p iù c are di tutti i d ia m a n ti d ella te rra . Che cosa m ai potrò io d e sid e ra re se n o n fin ire la vita con u n colpo di sp ad a, e così lib e ra re l ’an im a m ia dalle c a rc e ri del corpo e volare al cielo? Ma dove an d iam o , o fratelli, deh n o n in d u g ia te p iù , cond u cetem i p resto al luogo dove

(51)

io dovrò essere colpito dal vostro ferro!

Assorto in questi p e n sie ri giunse al luogo del supplizio. P ie n o della gioja che p rovano quelli che sono v icini a co n seg u ire il p iù g ra n b e n e del m o n- do si p ro strò g in o c ch io n i e baciò il te rre n o d icen d o : O fo rtu n a to C am pi­

doglio (ta le e ra il nom e del luogo del suo m a r tirio ) o fo rtu n ato C am pido­

glio! E ccom i finalm ente g iu n to a go­

d e re in te la g lo ria del trio n fo . Gli a n tic h i g u e rrie ri eran o qui condotti in trionfo dopo di aver vinti i n em ici della p a tria , ed eran o accolti fra gli ap p lau si dei c itta d in i; io spero di r i ­ p o rta re co m p iu ta v itto ria dei n em ici di Dio p e r essere accolto da Gesù, e dai S anti n el Cielo. Alzati poi gli oc­

chi al Cielo e in c ro c ic c h iate le b ra c c ia al seno, favellò così: Dio o n n ip o te n te , Dio pietoso, avv alo rate le deboli m ie forze, degnatevi di assisterm i in q ue­

sto mio u ltim o co m b attim en to . Voi mi c h iam aste alla v e ra fede, e con u n tratto di special b o n tà o ra mi co n ced ete di d are la v ita in testim o ­ n io di q uesta fede m edesim a. Grazie,

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o g ra n d e Id d io , g razie vi ren d o che m i fate degno di m o rire p e r voi. Spia- cem i solo di n o n p o te re com e v o rre i n o n u n a m a m ille volte m o r ... (vo­

leva d ir m o r ir e ) e in quel m om ento gli fu v ib ra to u n colpo di sc im ita rra che tro n c an d o g li le p a ro le sulle la b ­ b ra gli spiccò il capo dal busto e l’an im a sua in n o c e n te e p ie n a di m e­

riti volò al cielo. Il corpo di lu i r i ­ m ase insepolto lungo il giorno; fat­

tasi notte, u n a p ia m a tro n a R o m an a di nom e Ottavilla andò di nascosto a p re n d e rlo e un g en d o lo di o d o riferi aro m i lo avviluppò in p a n n ilin i, e r i ­ sp etto sam en te lo seppellì in un se­

polcro nuovo fatto p e r lui p re p a ra re.

P an crazio com pieva il suo glorioso, m a rtirio il 1 2 Maggio n el 293 in età di circ a q u a tto rd ic i an n i.

(53)

Gabinio in struisce Susanna nella v irtù e la conduce a s. Cajo.

Colla m o rte di s. S ebastiano e col m a rtirio di s. P a n cra zio si c o m p ie­

vano nove a n n i del pontificato di s. Cajo. A ltre b a tta g lie si p re p a ra ­ vano che dovevano te rm in a re colla sua m orte. Si può d ire che egli im piegò tu tta la sua v ita p e r a ju ta re i fedeli nei p erico li. Ma p e r evitare le r ic e r ­ che dei p erse c u to ri a b ita v a o ra in sua casa, o ra in quella di G abinio. F in ­ ché n o n avendo p iù luogo sicu ro p er ra d u n a re i cristia n i, d’altro n d e il suo osp ite Castulo essendo stato c o ro n ato del m a rtirio , egli si allo n ta n ò da quella casa p e r ric o v e ra rsi n elle catacom be.

A certi tra tti delle cataco m b e vi era n o delle crip te, p a ro la g re c a che vuol d ire n asco n d ig lio . Le cripte eran o a g u isa di cam ere so tte rra n e e in cui so­

levano ra d u n a rs i i fedeli p e r assistere ai divini m isteri. S. Cajo passò c irca sei a n n i n elle cripte, conosciuto so l­

CAPO X.

(54)

tan to dai c ristia n i che a lu i ric o r r e ­ vano in caso di bisogno. Egli d im o ­ ra v a colà nascosto non p e r tim o re della m o rte, m a p e r vie m eglio p rovvedere ai bisogni della Chiesa. Di qui n o n di rad o u sciva fuori e an d av a o ra in uno e o ra in altro luogo secondo che sapeva esservi bisogno. F ra le a l­

tre re lazio n i im p o rta n ti o ltre a q u ella con s. P a n c ra z io ci furono conservate m e m o rie delle cose che passaro n o con s. G abinio suo fratello e con a ltri suoi p a ren ti.

S. G abinio era stato educato con s. Cajo n ella casa p a te rn a n e lla città di Salona. Venuto a Rom a con s. Cajo si diede con lui allo stu d io , e cono­

sc iu ta la s a n tità d ella c ristia n a re li­

gione ricev ette il b attesim o . Secondo c h e la sua condizione ric h ie d e v a c o n ­ trasse m atrim o n io e n ’ ebbe u n a f i ­ g liuola di nom e S usanna. Ma rim asto vedovo in giovanile età ab b ra c c iò lo stato ecclesiastico, e co n sacrò ogni sua cu ra allo studio della b ib b ia e della relig io n e. Com pose alcu n i lib ri co n tro i p a g a n i, a segno che in R om a e ra

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rip u ta to fra i più dotti nelle scienze divine ed um ane.

Sua g ra n d e cu ra e ra d’in s tru ire n ella scien za e n ella v irtù su a figliuola.

Essa e ra eziandio m olto c e leb ra ta p e r le sue doti di anim o e di c o r p o , ed in R om a il nom e di S u san n a e ra quello di un a delle più illu stri le tte ra te . La fam a di sue r a r e q u a lità giunse a ll'im ­ p e ra to re D iocleziano che d eliberò di c h ie d e rla in isposa a M assim iano suo gen ero . Questo M assim iano è detto figlio di D iocleziano p erch è sposò Va­

le ria di lui fig liu o la , di cui rim ase vedovo; si dice an ch e figliuolo, m a so lta n to adottivo p e rc h è associato a l­

l ’im p e ro , la q u al cosa gli co n feriv a il titolo d ’im p e ra to re e faceval o ered e del tro n o alla m o rte di D iocleziano.

In occasione che in R om a celebravasi u n a g ran d e festa, l’I m p e ra to re spedì suo cugino (1) di nom e C laudio a Gabi-

(1) Questi cugini n ell’originale degli atti di questi m artiri sono appellati germ ani, ossia fratelli, non perchè fossero tali in parentela, m a per significare la stim a e l'affetto che vi­

cendevolmente l’uno all’altro si portavano.

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n io suo n ip o te a fine di ch ied e re il consenso p el d esid erato sposalizio.

P re se n tato si C laudio a G abinio gli disse: Oggi è so le n n ità pei n o stri so v ran i, ed io sono lieto di p o te r in questo m edesim o g io rn o p re se n ta rm i a te p o rta to re di liete novelle. L 'Im ­ p e ra to re inform ato delle r a re v irtù di S u san n a tu a figlia la d im a n d a in isp o sa p e r M assim iano suo figliuolo.

G abinio: la cosa che tu p ro p o n i è di g ran d e im p o rta n z a . D am m i p e r­

tan to u n p o ’ di tem po a p e n sa rc i ed an ch e p e r conoscere la volontà della figliuola.

C laudio acco n d iscese e fissato il tem po del rito rn o , andò pei fatti suoi.

G abinio ch iam ò tosto S u san n a e le d isse : d esid ero che and iam o a fare u n a v isita a m io fratello e tuo zio C ajo, affinchè la volontà di Dio si spie­

ghi a tuo favore, e n o n rito rn in o i n ­ vano i do n i che lo S p irito Santo ti h a co m p artiti. Nel tem po stesso m an d ò a p re g a re s. Cajo che seg re tam en te v enisse presso di lu i p e r u n affare d ’im p o rtan za. Il Pontefice uscì dai

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suoi n asco n d ig li e si recò a casa di G abinio che gli n a rrò q u an to e ra p a s ­ sato tra lu i e Claudio.

CAPO XI.

S. Cajo in casa di Gabinio. — Su­

sanna ricusa ogni sorta d i nozze e consacra a Dio la sua castità.

Cajo e G abinio dopo avere alq u an to p arla to tr a di loro c h ia m a ro n o Su­

sa n n a e le esposero ogni cosa nei te rm in i s e g u e n ti: D iocleziano im p e­

ra to re ci spedì C laudio no stro cugino p e r ch ie d e rti in isposa a M assim iano suo figlio. Che ne dici, o S u sa n n a ?

S u san n a risp o se: Dove andò, o p a ­ d re m io , q u ella v o stra sap ien za con cui m i am m aestraste ad am are il s e r­

vizio del S ignore, e sp ecialm en te la re g in a delle v irtù , la c a stità ? Come volete riso lv e rm i a d a r la m ano ad u n id o la tra cru d ele, che voi stessi r i ­ fiutaste di rico n o sc e re p e r vostro p a ­ re n te ed am ico? D iam o p e rta n to g lo ria a Dio o n n ip o te n te che m i fece cristia n a

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