Caritas Italiana – Fondazione “E.Zancan” Rassegnarsi alla povertà? Rapporto 2007 su povertà ed esclusione sociale in Italia
PARTE TERZA: DIMENSIONI QUANTITATIVE E QUALITATIVE DELLA POVERTÀ Fuori dal labirinto. Dalle storie di vita degli ex-utenti Caritas,
i percorsi di uscita dalle situazioni “acute” di povertà Scheda di sintesi
Lo studio dei percorsi di uscita dalle situazioni di povertà è stato realizzato attraverso l’ascolto diretto di 124 ex-utenti delle Caritas diocesane in Italia (53 italiani e 71 stranieri).
Si tratta di persone uscite “definitivamente” da situazioni acute di disagio, ossia di soggetti che non presentare più necessità urgente dell’intervento strutturato della Caritas (o di altri enti assistenziali/caritativi) per le normali esigenze personali/della famiglia.
Il “punto di svolta” nella propria biografia
Non sempre il momento di svolta è connotato in termini positivi: in alcuni casi gli avvenimenti- chiave si riferiscono infatti ad eventi di matrice negativa (es.: lutti, licenziamenti, ecc.) ma che, in virtù del loro forte impatto sociale e psicologico sul soggetto, hanno determinato una inversione di rotta nella propria biografia personale.
Per gli stranieri:
• Il “punto di svolta” più frequentemente citato si riferisce al tema del lavoro, tra cui l’essere riusciti ad “avviare una attività imprenditoriale in proprio”. La possibilità di sviluppare una professionalità autonoma si conferma quindi come una risposta efficace, che migliora l’autostima della persona e mitiga alcuni degli effetti negativi determinati dall’inserimento degli immigrati presso ambienti lavorativi potenzialmente respingenti.
• Segue la risoluzione dei problemi alloggiativi: essere finalmente riusciti a trovare un’abitazione stabile, all’interno della quale sviluppare una dimensione familiare o personale. Questo vale di più per coloro che avevano trascorso un determinato periodo di tempo in condizioni di sovraffollamento e promiscuità abitativa.
• La dimensione della famiglia: si tratta di eventi lieti (es.: l’arrivo in Italia dei figli per ricongiungimento familiare) ma anche di eventi negativi (es., il momento del distacco dalla famiglia o dalla patria di origine).
• Per alcuni immigrati, il momento di svolta è stato individuato nel momento di un viaggio di ritorno nel proprio paese di origine: il confronto tra le dure condizioni di vita in patria e la situazione italiana ha determinato la decisione di rimanere nel nostro paese ed impegnarsi più a fondo nel processo di integrazione e inserimento sociale.
Per gli italiani:
• il punto di svolta nella propria vita non è mai rappresentato dal solo fattore economico;
• è importante invece esser riusciti a trovare un lavoro, oppure essere riusciti ad avviare un’attività produttiva/lavorativa autonoma (tale elemento andrebbe considerato adeguatamente dalle politiche sociali locali).
• gli eventi familiari: anche per gli italiani non tutti gli eventi-svolta di riferiscono a situazioni positive: in alcuni casi, il fattore di cambiamento è costituito da episodi negativi, a forte impatto emotivo: la fuga da casa, la separazione dal partner, la morte di
un genitore o di un altro familiare, ecc. Paradossalmente, tali eventi hanno rappresentato per alcuni testimoni l’inizio di “una nuova fase di consapevolezza”.
• aspetti psicologici e motivazionali: in alcuni casi, l’inversione di rotta dalla povertà ha coinciso con una avvenuta maturazione personale e una rinnovata capacità di discernimento. Importante a questo riguardo il “sostegno morale” e la “fiducia ricevuta”
dagli operatori Caritas.
• la casa: la risoluzione del problema abitativo (soprattutto l’ottenimento di una casa) ha rappresentato un momento di reale svolta. Ma non manca il riferimento a situazioni negative, come la perdita della casa o lo sfratto, che hanno avviato un processo di riscatto sociale (maggiore determinazione nel voler risolvere i propri problemi e un più elevato livello di coinvolgimento della rete sociale esterna).
L’individuazione dell’aiuto specifico ritenuto più significativo Per tutti:
• lo specifico sostegno ricevuto dalla Caritas, con riferimenti espliciti al “rapporto di amicizia” venutosi a creare con alcune figure specifiche (un sacerdote, un operatore particolare, un determinato volontario, ecc.). La possibilità di sviluppare un rapporto affettivo, oltre la stretta dimensione assistenziale, si conferma quindi come il principale elemento distintivo del modello di aiuto Caritas rispetto ad altre organizzazioni/servizi socio-assistenziali.
• la relazione personale di aiuto: spicca l’importanza di quelle azioni che hanno sostenuto il soggetto dal punto di vista morale e motivazionale. L’aiuto più importante, è stato il “non sentirsi abbandonati”, “non essere lasciati soli”, elementi di sostegno che hanno aiutato il soggetto lungo il percorso di recupero della dimensione affettiva e motivazionale delle propria vita.
• Spicca comunque l’importanza dell’aiuto nel trovare lavoro e gli aiuti materiali ricevuti, in momenti di forte emergenza, tra cui l’aiuto alimentare e l’intervento di tipo economico (non solo da parte della Caritas).
Nel complesso, il valore aggiunto individuabile nel modello di intervento Caritas risiede nell’approccio complessivo e unitario che viene offerto, all’interno del quale si tenta di coniugare l’aspetto concreto e materiale dell’aiuto con il sostegno psicologico e affettivo della persona in difficoltà. E’ significativo infatti che gli intervistati abbiano evidenziato il significato e la validità dell’aiuto ricevuto dalla Caritas, non tanto in funzione della sua efficacia in sé, quanto piuttosto per la valenza motivazionale, relazionale e morale ad esso associata.
Va inoltre rilevata l’importanza degli aspetti motivazionali e psicologici: accanto ad alcuni tipi di interventi assistenziali che sono apparsi decisamente risolutivi (il reperimento dell’alloggio e la disponibilità di risorse economiche, in primis), si evidenziano una serie di situazioni ed eventi biografici (anche drammatici) che hanno consentito comunque al soggetto di cambiare rotta, verso il superamento della situazione di disagio. Tale aspetto evidenzia la necessità di accostare alle tradizionali misure assistenziali e strutturali di contrasto alla povertà economica delle azioni di rimotivazione, ri-socializzazione e di ricerca del senso della vita, come già in atto presso alcune Caritas diocesane della nostra penisola.