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Packaging sostenibile: I rischi per la catena del valore della plastica

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Academic year: 2022

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Sintesi:

Problema: A tutti è capitato di vedere immagini come questa. Bottiglie e altri rifiuti di plastica che galleggiano sulla superficie degli oceani o che si arenano sulle battigie delle spiagge. I rifiuti oceanici hanno costretto la società civile a prendere consapevolezza dei problemi associati alla plastica. Questi rifiuti, insieme ad altre forme di inquinamento da plastica, sono un problema molto serio, ma c'è dell'altro. La catena del valore della plastica ha anche un'impronta di carbonio elevata e dannosa, e i rischi per l'ambiente e per la salute degli esseri umani associati ai rifiuti plastici e alla microplastiche stanno crescendo in maniera esponenziale. Gli imballaggi in plastica — creati, utilizzati e gettati via — sono semplicemente insostenibili. Eppure, secondo le stime la produzione di plastica è destinata a triplicare entro il 2050.¹ Non è nostra intenzione sostenere che la plastica non ha i suoi vantaggi. La plastica è indubbiamente il materiale più versatile mai inventato e la sua utilità è ancora indubbia. Ma la percezione che la società civile ha della plastica, e in particolare degli imballaggi in plastica monouso, sta cambiando rapidamente.

Sviluppo: Durante buona parte del secolo scorso, abbiamo adottato un modello di crescita basato sull'economia lineare. Si produce qualcosa che, dopo al massimo uno o due ricicli, finisce in discarica. Questa catena lineare di "estrazione-produzione-scarto" sta diventando sempre più inaccettabile a causa dei continui problemi causati da rifiuti, emissioni inquinanti ed esaurimento delle risorse. Inoltre, negli ultimi decenni il riciclo si è concentrato perlopiù sull'allungamento del tragitto fino alla meta finale della discarica e non sulla sua eliminazione. In futuro, prevediamo che la società civile esigerà sempre più prodotti compatibili con un'economia circolare. L'economia circolare rappresenta un cambio radicale di mentalità e si basa sul presupposto che un prodotto non finirà mai in una discarica. In tal senso, è lecito supporre che i prossimi 10 anni saranno molto diversi dallo scorso decennio.

Materialità: La plastica vergine ha un'impronta di carbonio nettamente superiore rispetto alla plastica riciclata.

Ciononostante, le esternalità in termini di rischi ambientali (emissioni e inquinamento) associate alla produzione di

plastica vergine non si riflettono nei prezzi, che sono scesi ben al disotto di quelli della plastica riciclata a causa della

flessione dei prezzi del petrolio e del calo della domanda dovuto ai divieti imposti sulla plastica monouso e ad altri

fattori. Vista la crescente probabilità che vengano introdotte normative sulla fissazione dei prezzi del carbonio

sia negli Stati Uniti che in Europa, è ipotizzabile un aumento del costo della plastica vergine. Man mano che queste

normative sulle emissioni si diffonderanno a livello globale, i produttori di resine perderanno il loro vantaggio in

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termini di costo. Inoltre, le autorità di regolamentazione stanno intervenendo con una serie di misure tese a ridurre il consumo della plastica e l'inquinamento che essa causa.

Pensiamo, ad esempio, ai divieti sull'uso di plastica monouso (sacchetti della spesa, cannucce ecc.), alle leggi in materia di responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility o EPR) e alle tasse sugli imballaggi in plastica. Tutto ciò esercita pressioni sulle società lungo l'intera catena del valore, affinché riorganizzino le proprie strutture aziendali facendo fronte al contempo all'aumento strutturale dei costi.

Prossimi passi: Monitorare i rischi di attivi bloccati derivanti dalle modifiche normative e dalla maggiore domanda di imballaggi più sostenibili da parte dei consumatori.² Rivalutare i costi delle materie prime, il pricing power e la spesa per investimenti associati al passaggio dalla plastica vergine a quella riciclata o ad altri substrati come carta, alluminio e vetro. Inserire come minimo gli scenari di fissazione dei prezzi del carbonio nelle analisi dei ribassi e potenziare le attività di engagement con le società interessate all'interno della catena del valore della plastica.

In dettaglio

Problema: La percezione che la società civile ha della plastica sta cambiando rapidamente. Il problema dei rifiuti oceanici, in particolare, ha determinato una forte consapevolezza intorno al fenomeno dell'accumulo di plastica nell'ambiente. Ogni anno finiscono nell'oceano otto milioni di tonnellate di rifiuti plastici. A questo ritmo, nel 2050 i mari conterranno più plastica che pesci.3 Ma i rifiuti oceanici non sono l'unico rischio associato alla plastica. La produzione di plastica ha un'elevata e nociva impronta di carbonio e causa anche altri danni ambientali, tra cui l'inquinamento dell'acqua e dell'aria. I rifiuti plastici mettono fortemente a repentaglio la biodiversità in quanto gli habitat si degradano e gli animali ingeriscono plastica per sbaglio.

Inoltre, l'impatto delle microplastiche, che ormai permeano l'ambiente, sull'ambiente e sulla salute umana non è ancora chiaro. Benché le persone ritengano che lo stato delle cose sia insostenibile e inaccettabile, secondo le stime la produzione globale di plastica è destinata a triplicare entro il 2050, e gli imballaggi rappresenteranno il 40% della domanda.1 Non esiste un'alternativa chiara agli imballaggi in plastica. Le alternative biodegradabili e i bioimballaggi non sono attualmente percorribili. Carta e alluminio potrebbero essere parte della soluzione, ma nessuno dei due materiali rappresenta una sostituzione efficace al 100%.

Per risolvere questo problema sarà necessario uno sforzo congiunto da parte di legislatori, aziende e società civile, e le soluzioni avranno ampie ricadute su tutte le imprese che operano all'interno della catena del valore degli imballaggi in plastica.

Diversi da imballaggi 60,1%

Imballaggi 39,9%

Tipi di rifiuti in plastica

Incenerimento 20,6%

Interramento 31,0%

Sconosciuto 27,8%

Riciclaggio 20,6%

Metodi di gestione dei

rifiuti degli imballaggi in plastica

(scomposizione del 39,9%

degli imballaggi)

Gestione globale dei rifiuti da imballaggi in plastica

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Sviluppo: L'abbandono del consumo insostenibile di plastica è una tendenza la cui direzione e la cui portata sono probabilmente sottovalutate da molti investitori. Durante gran parte del secolo scorso, la nostra società ha adottato un modello di crescita economica lineare basato su "estrazione-produzione- scarto". Si reperiscono le materie prime e si producono e consumano i beni, che dopo uno o due ricicli finiscono in discarica. Le persone trovano questo approccio sempre più inaccettabile e chiedono soluzioni.

I consumatori si aspettano che le aziende produrranno beni compatibili con un'economia circolare, nella quale tutto ciò che viene creato deve essere riutilizzabile o riciclabile all'infinito, e i governi saranno chiamati a introdurre leggi atte a incentivare questa transizione. In un modello di economia lineare, inoltre, la crescita è limitata dalla disponibilità di risorse. In un'economia circolare la crescita non ha bisogno di depauperare le risorse ed elimina i rifiuti. Si tratta di un radicale cambio di mentalità, il cui imperativo è che tutti i prodotti vengano progettati con una vita utile infinita. Gran parte del costo di questa transizione sarà a carico della aziende, la cui capacità di trasferire i costi a valle potrebbe risultare limitata.

Economia lineare Economia circolare

ESTRAZIONE PRODUZIONE SCARTO RICICLO

U TILIZZO

PRODUZIONE

Il tasso di riciclo è aumentato stabilmente negli ultimi decenni, eppure ciò non ha contribuito più di tanto a risolvere il problema dei rifiuti, soprattutto plastici. Negli Stati Uniti, solo il 9% di tutti i rifiuti plastici viene riciclato,4 e gran parte di tale percentuale viene sottoposta a "deciclaggio" (down-cycling), ossia viene trasformata in tappeti o in un altri prodotti destinati prima o poi a finire comunque in discarica. Finora, il riciclo ha semplicemente prolungato la durata del tragitto verso la discarica, ma non lo ha eliminato.

A nostro avviso le cose stanno per cambiare radicalmente.

L'economia del riciclo non ha mai realmente funzionato:

in genere è sempre stato più economico e più facile produrre nuova plastica dal petrolio che non ricavarla dal materiale riciclato post consumo (PCR).

La domanda di materiali riciclati post consumo ha mostrato una correlazione negativa con i prezzi del petrolio. Quando i prezzi petroliferi scendono, le entrate delle imprese di riciclo ne risentono perché i loro costi sono perlopiù fissi, mentre i produttori di resine possono riflettere i minori prezzi del petrolio abbassando quelli della plastica vergine, con l'effetto di renderla ancora più economica rispetto a quella riciclata.

La stabilità dei ricavi delle aziende di riciclo è stata penalizzata anche dalla scarsa reperibilità di PCR dovuta al fatto che, fino a poco tempo fa, per le società di gestione dei rifiuti era spesso più remunerativo esportare il PCR in Cina che non sviluppare un flusso di riciclo locale stabile.

La tecnologia è stata carente. In passato, quasi tutte le lavorazioni dei materiali PCR si sono basate sul riciclo meccanico, un processo complesso e inefficiente, che degrada il materiale trattato e conduce al già citato "deciclaggio".

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Anche se la produzione di resine vergini ha beneficiato di un vantaggio in termini di prezzo rispetto al riciclo, tale sconto verrebbe verosimilmente azzerato se il costo delle esternalità ambientali venisse addebitato ai produttori. Il grafico a barre, Consumo totale di energia, mostra la quantità di energia richiesta per produrre plastica vergine e per riciclare. Rispetto ai materiali vergini, il riciclo richiede molta meno energia e genera meno emissioni.5

Varie tipologie di sistemi di fissazione dei prezzi del carbonio sono già in uso in 30 paesi e programmati o al vaglio in altri 18. Negli Stati Uniti, la fissazione dei prezzi del carbonio è stata introdotta in California e a Washington, è in programma in Virginia ed è attualmente al vaglio in Pennsylvania e Oregon.6 Se tale normativa venisse implementata in tutti gli Stati Uniti, gli impianti di produzione di plastica vergine comporterebbero un elevato rischio di attivi bloccati per i produttori, soprattutto alla luce della spesa per investimenti già destinata all'ampliamento della capacità per far fronte al previsto aumento della domanda.7

Consumo totale di energia

Resine riciclate Resine vergini

(MJ/kg)

Fonte: Association of Plastic Recyclers, Life Cycle Impacts for Postconsumer Recycled Resins:

PET, HDPE and PP, 2018.

0 10 20 30 40 50 60 70 80

(Polipropilene)PP HDPE

(polietilene ad alta densità) (polietilene tereftalato)PET

Per illustrare questo punto, l'analisi Trucost nella tabella in basso individua le aree di esposizione ai danni ambientali per un produttore europeo di resine vergini. L'analisi mostra che, se i costi della compensazione dei danni ambientali associati alle attività operative dell'impresa venissero addebitati a quest'ultima, potrebbero rappresentare più di metà dell'EBITDA.8

Analisi Trucost

Esp. ai danni ambientali

Gas serra Elevata

Rifiuti Elevata

Inquinanti atmosferici Elevata

Acqua Elevata

Inquinanti dell'acqua e del suolo Media

COSTO DANNO AMBIENT.

TOTALE IN % DELL'EBITDA

53,58%

Fonte: S&P/Trucost

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Le infrastrutture per il riciclo sono carenti negli Stati Uniti e in molti altri paesi sviluppati perché anni di esportazioni dei rifiuti in Cina hanno ridotto il fabbisogno di capacità locale di lavorazione del materiale PCR. Dopo il divieto di importazione dei rifiuti introdotto a fine 2017 dalla Cina, che si presume verrà imitata anche da altri paesi in cui si concentra la produzione della plastica, tra cui la Malaysia, gli Stati Uniti fremono per incrementare la capacità di riciclo e ottimizzare la tecnologia.

Il riciclo meccanico prevede una serie di fasi, tra cui raccolta, separazione, lavaggio, asciugatura, macinazione, rigranulazione e compounding. È un processo ad alta intensità di manodopera e presenta alcuni limiti. Le fasi di separazione, lavaggio e asciugatura sono necessarie perché l'impianto non può trattare simultaneamente diverse tipologie di plastica e tutto il materiale PCR deve essere privo di contaminanti come i residui di cibo, che possono compromettere la purezza del prodotto finale. Con l'evoluzione degli imballaggi in plastica, i trasformatori (le aziende produttrici del packaging dei prodotti) hanno introdotto additivi, coloranti, pellicole e altri elementi che complicano enormemente il riciclo meccanico. Questi fattori riducono fortemente la percentuale di materiale che può essere realmente riciclato e fanno aumentare i costi di lavorazione. Inoltre, le fasi di macinazione, rigranulazione e

compounding degradano il materiale al punto che di norma le plastiche riciclate meccanicamente devono essere miscelate a un 50-70% di resine vergini per poter essere riutilizzate e possono essere riciclate (o "deciclate") una o due volte prima di non essere più lavorabili.

Il riciclo chimico potrebbe risolvere molti dei problemi associati al riciclo meccanico e dovrebbe svolgere un ruolo chiave nella transizione verso un'economia circolare. I metodi di riciclo chimici depolimerizzano le resine plastiche, producendo monomeri che possono essere isolati e raccolti, mentre additivi e contaminanti vengono separati e rimossi. Ciò elimina la necessità di separare e lavare il PCR e amplia la gamma di prodotti riciclabili. Inoltre, le plastiche riciclate chimicamente non subiscono alcuna degradazione.

Possono essere riciclate all'infinito e non hanno bisogno dell'aggiunta di resine vergini per preservare la propria integrità. Tuttavia, pur rappresentando un promettente passo avanti verso l'economia circolare, il riciclo chimico rimane una tecnologia agli esordi, ad alta intensità di energia e di capitale e difficile da implementare su ampia scala a costi contenuti. Inoltre, le aziende chimiche che stanno sviluppando questa tecnologia sono le stesse che producono plastica vergine. In assenza di schemi di fissazione dei prezzi del carbonio, guadagnano margini talmente elevati sulla produzione delle resine vergini da non essere incentivate a portare su scala la tecnologia di riciclo chimico, che potrebbe abbassare la redditività del capitale investito nel breve termine. Questi ostacoli dovranno essere rimossi affinché il riciclo chimico possa esprimere appieno il suo potenziale.

Materialità: I cambiamenti strutturali che supportano il passaggio a un'economia circolare cominciano a modificare sempre più le dinamiche della produzione e del consumo di plastica. Il grafico in basso illustra la filiera produttiva dell'industria del packaging e mette in risalto quelli che a nostro avviso sono i rischi principali per le singole componenti della catena del valore.

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Smaltimento/

riciclo (Fine vita)

Produttori (Inizio vita)

Marchi (Utenti di imballaggi)

Trasformatori (Produttori di imballaggi)

 Modifiche normative

 Riciclo chimico

 Capacità di riciclo

Livello di rischio:

Medio

 Fissazione dei prezzi del carbonio

 Divieti sulla plastica monouso

 Riciclo chimico Livello di rischio:

Superiore

 Modifiche normative

 Pressioni dei clienti

 Premio ai prodotti in plastica riciclata

 Rischio di sostituzione

 Mancanza di innovazione

 Applicazione specializzata

Livello di rischio:

Inferiore Livello di rischio:

Medio/Alto

Rischi per la catena del valore della plastica per settore

I rischi principali per produttori di substrati di plastica verticalmente integrati sono quelli connessi alla fissazione dei prezzi del carbonio, ai divieti alla plastica monouso e all'aumento dei tassi di riciclo meccanico e chimico. I divieti imposti sulla plastica monouso hanno già causato un rallentamento della domanda di alcune resine vergini. La fissazione dei prezzi del carbonio e l'implementazione su scala del riciclo chimico sarebbero devastanti per la produzione di plastica vergine.

I trasformatori di imballaggi tradizionali vanno incontro a maggiori costi di ricerca e sviluppo, a un rallentamento dei volumi dovuto alle pressioni provenienti da organi normativi e consumatori, nonché al rischio di non sopravvivere alle forze dirompenti qualora non riuscissero a innovare.

I marchi (cioè le aziende) dovranno fronteggiare l'aumento strutturale della spesa per attività di ricerca e sviluppo e del costo del venduto (COGS) nel medio-lungo termine dovuto alla richiesta dei consumatori di imballaggi innovativi ed eco-compatibili e alle misure normative come le leggi sulla responsabilità estesa del produttore (EPR), che puntano a trasferire il costo o l'impatto del fine vita di un bene sul produttore originale (e comprendono commissioni a carico del produttore, sistemi di vuoto a rendere, restituzioni ecc.).

Le aziende di gestione dei rifiuti sono esposte a rischi significativi di eventi estremi legati alla diffusione su larga scala del riciclo chimico. Le attività di riciclo rappresentano il flusso reddituale più esiguo rispetto all'interramento e all'incenerimento, e vi è il rischio di una disintermediazione dal riciclo chimico. Le normative EPR potrebbero ridurre le quantità di rifiuti, e ciò a sua volta ridurrebbe notevolmente i ricavi:

"Se adottate su ampia scala, le normative EPR potrebbero incidere in maniera radicale sui flussi di rifiuti che gestiamo…

Una riduzione significativa dei volumi di smaltimento, riciclo e degli

altri flussi da noi gestiti potrebbe avere un effetto nettamente avverso

sulle nostre condizioni finanziarie, sul risultato operativo e sui cash flow."

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In che modo la pandemia di coronavirus altera lo scenario?

Riduce l'interesse dei consumatori nei confronti dei prodotti riutilizzabili; c'è un ritorno agli imballaggi in plastica monouso

Gli impatti economici del Covid-19 fanno slittare le modifiche normative

Opportunità per i grandi marchi di arginare i recenti incrementi delle quote di mercato delle piccole imprese dirompenti utilizzando imballaggi "green" e innovando le composizioni

Cosa rimarrà immutato nel mondo post-Covid?

L'importanza del riciclo e dell'economia circolare

ŭ Gli impatti ambientali restano un rischio di lungo termine per l'ambiente e l'economia.

L'impegno dei marchi a raggiungere gli obiettivi relativi alla percentuale di materiali riciclati ŭ Sono impegni che le aziende hanno preso molto di recente e dunque difficili da annullare.

ŭ L'impegno ad aumentare l'uso di materiali riciclati negli imballaggi non è legato al prezzo del petrolio, e ciò potrebbe condurre a una maggiore stabilizzazione dei prezzi della plastica riciclata e a condizioni migliori per i riciclatori.

Maggiore attenzione alla razionalizzazione della spesa per investimenti e del rendimento sul capitale per tutti gli stakeholder

ŭ Verrà allocata una quota maggiore di capitale in attività di ricerca e sviluppo a scapito dei buyback azionari.

Prossimi passi:

Monitorare i rischi di attivi bloccati derivanti dalle modifiche normative e dalla maggiore domanda di imballaggi più sostenibili da parte dei consumatori.

Rivalutare i costi delle materie prime, il pricing power e la spesa per investimenti associati al passaggio dalla plastica vergine a quella riciclata o ad altri substrati come carta, alluminio e vetro.

Inserire come minimo gli scenari di fissazione dei prezzi del carbonio nelle analisi dei ribassi.

Potenziare le attività di engagement con le società interessate all'interno della catena del valore della plastica.

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Appendice: Tipologie di plastica

Gli imballaggi in plastica sono presenti in tutti gli aspetti del nostro quotidiano

Bottiglie per acqua e bibite, ciotole per insalate, vassoi per biscotti, contenitori di condimenti per insalate e di burro d'arachidi

Bottiglie di latte, sacchetti per il congelatore, vaschette richiudibili, sacchetti per la spesa, contenitori per gelati, bottiglie di succo di frutta, shampoo, bottiglie di prodotti chimici e detersivi

Contenitori per cosmetici, pellicole trasparenti per uso commerciale

Bottiglie spremibili, pellicole trasparenti, pellicole termoretraibili, sacchetti per la spazzatura

Piatti per il microonde, contenitori per gelati, sacchetti di patatine, vaschette richiudibili

Custodie per CD, tazze monouso, posate in plastica

Tazze da caffè e contenitori per fast food in polistirolo, vassoi per la carne, polistirolo per imballaggio

Bottiglie per i distributori d'acqua, pellicole flessibili, imballaggi multimateriali

ALTRO

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pagina 9 di 9 MFSE-FLY-543218-10/20 47017.1 Le opinioni espresse sono quelle del o degli autori e sono soggette a modifi ca in qualsiasi momento. Tali opinioni sono fornite a mero scopo informativo e non devono essere considerate una raccomandazione sulla quale basare l'acquisto di titoli né una sollecitazione o un consiglio d'investimento del Consulente. Non vi è alcuna garanzia che le previsioni si avverino.

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Note

1 CEIL: https://www.ciel.org/wp-content/uploads/2019/05/Plastic-and-Climate-FINAL-2019.pdf

2 Gli attivi bloccati sono "attivi interessati da deprezzamenti, svalutazioni o conversioni in passività imprevisti o prematuri".

3 https://www.weforum.org/projects/global-plastic-action-partnership

4 Fonte: Geyer et al (2017). https://advances.sciencemag.org/content/3/7/e1700782.full

5 Fonte: https://plasticsrecycling.org/images/apr/2018-APR-Recycled-Resin-Report.pdf

6 Fonte: https://carbonpricingdashboard.worldbank.org/

7 La spesa per investimenti, o in conto capitale (CapEx), è costituita dai fondi che un'azienda utilizza per acquisire, ammodernare e mantenere operativi i propri attivi tangibili come immobili, impianti, edifici, tecnologie o apparecchiature. Spesso le imprese utilizzano la spesa in conto capitale per lanciare nuovi progetti o investimenti.

8 EBITDA: utile prima di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti.

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