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Sintesi dell’intervento dell’avv. Marco Rossignoli, coordinatore AERANTI-CORALLO, al Convegno "L'informazione locale in Lombardia: problemi, proposte e prospettive", organizzato dal Corecom Lombardia a Milano il 15 aprile 2019

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Sintesi dell’intervento dell’avv. Marco Rossignoli, coordinatore AERANTI-CORALLO, al Convegno

"L'informazione locale in Lombardia: problemi, proposte e prospettive", organizzato dal Corecom

Lombardia a Milano il 15 aprile 2019

L’indagine Agcom evidenzia che tra i primi 7 brand più utilizzati per informarsi sui fatti locali in Lombardia vi sono 4 emittenti locali.

Questi dati confermano l’importante ruolo che le tv e le radio locali continuano a svolgere nell’ambito dell’informazione sul territorio, pur nel contesto di profonda innovazione tecnologica che è in atto nel sistema dei media.

Un dato estremamente importante in una Regione come la Lombardia che è al centro degli eventi nazionali, dato che trova riscontro in tutto il territorio nazionale, tante è vero che, in base alla indagine conoscitiva Agcom vi sono alcune regioni dove il brand informativo maggiormente fruito è quello di una emittente locale.

Sono oltre quaranta anni che le radio e le tv locali possono operare nel nostro Paese, a seguito della sentenza con la quale la Corte Costituzionale, nel luglio 1976, ha liberalizzato l’etere, ponendo fine al monopolio statale della radiodiffusione.

In questi oltre 40 anni le radio e le tv locali hanno rivoluzionato il modo di fare informazione nel nostro Paese, aprendo le porte al pluralismo e consentendo, quindi, a tutti i cittadini italiani, di essere più liberi e più consapevoli.

In questo modo l’emittenza locale è diventata un punto di riferimento per l’informazione sul territorio. I microfoni e le telecamere delle emittenti locali hanno creato un indissolubile contatto tra i cittadini e il loro territorio, affrontando e raccontando tutti i temi di attualità, politica, cronaca e sport legati al contesto locale.

Lo sviluppo dell’occupazione giornalistica nel settore è stata favorita dal contratto collettivo nazionale di lavoro stipulato nell’ottobre 2000 tra Aeranti-Corallo e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e rinnovato, da ultimo, nel marzo 2017.

Tale contratto che era originariamente applicato a 127 giornalisti disciplina ora i rapporti di lavoro con circa 1700 giornalisti. Il picco di applicazione è stato nel 2011 con oltre 2000 giornalisti contrattualizzati.

In un recente studio pubblicato da Aeranti-Corallo nel luglio 2018 sono riportati, tra l’altro, i dati INPGI dell’occupazione giornalistica in Italia nel 2015 (ultimo anno reso noto dall’INPGI nel proprio sito web).

In base a tali dati è emerso:

- 2285 giornalisti di radio e tv locali (di cui 1687 con CCNL Aeranti-Corallo) - 1879 giornalisti RAI

- 1084 giornalisti radio e tv nazionali ---

5248 totale

L’emittenza locale ha quindi, in base a tali dati, 2285 giornalisti su 5248 complessivamente occupati nel settore radio tv.

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Ora però la contrazione del mercato pubblicitario, i ritardi nel sostegno statale, i cambiamenti tecnologici che sono in atto, i nuovi modi di fare impresa radiotelevisiva e le nuove scelte normative hanno comportato un impatto negativo sullo sviluppo del settore.

Aeranti-Corallo ritiene che per riaffermare il ruolo dell’emittenza locale occorra un progetto politico che definisca, in un’ottica di pluralismo sul territorio, prospettive e percorsi che diano certezze alle imprese che intendano continuare ad investire nel settore, favorendo l’innovazione tecnologica e la ripresa del mercato pubblicitario (ripresa che, per quanto riguarda il settore radiofonico locale è già in atto), eliminando l’eccessiva e ingiustificata burocrazia, recuperando i ritardi nel sostegno statale, stabilizzando definitivamente tale sostegno e superando le attuali criticità relative (un sostegno che viene riconosciuto in particolare alle emittenti impegnate nell’informazione), aprendo la strada verso il futuro, attraverso la conversione dell’originario modello di emittente locale in quello di azienda multimediale del relativo territorio, capace di realizzare convergenze tra la radiodiffusione tradizionale con l’online e i social network.

In questo contesto auspichiamo pertanto che il Governo e l’Agcom garantiscano alle tv locali di poter effettivamente accedere, nel percorso delineato fino al giugno 2022, al digitale terrestre di seconda generazione (DVB-T2) e alle radio locali di poter effettivamente accedere in tutto il territorio italiano alla tecnologia digitale dab+.

Auspichiamo, in particolare, che vengano superate le difficoltà derivanti dalla scarsità delle frequenze e dalla complessità delle procedure in modo tale da consentire alle radio e alle tv locali di poter effettivamente competere nei futuri scenari tecnologici.

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