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3.0 Categorizzazione dei nuclei urbani filmici: Dal cambiamento progressivo al cambiamento regressivo

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Academic year: 2021

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‘La guerra in se stessa fu un sinto-mo violento della nostra malattia; non una causa. La questione principale dinanzi a cui si trova posto adesso il mondo occidentale, è se la disintegra-zione debba essere totale prima del nu-ovo avviamento’1.

3.0 Categorizzazione dei nuclei urbani filmici:

Dal cambiamento progressivo al cambiamento regressivo

3.1

Soggetti esclusi, lavoro di selezione

Alla fine del capitolo precedente sono stati delineati i principali tipi di città, raggruppate secondo il loro grado di alterazione in confronto ai nuclei urbani reali al momento della produzione dei film in questione. Dal momento che in molte delle produzioni cinematografiche di fantascienza i nuclei urbani non vengono esposti, le pellicole da considerare sono contenute in una fetta molto ridotta dell‟intero genere di fantascienza cinematografica. Per gli scopi di questa analisi i quali altresì sono stati delineati nel capitolo precedente, verrà selezionato un gruppo di film ancora più limitato. Procedendo, esemplifichiamo i tipi di film che non verranno presi in considerazione nella classificazione dei centri urbani.

Sono esclusi dall‟analisi tutti i film nei quali la città ha un ruolo molto ridotto oppure non è mostrata in modo sufficiente da permettere di svolgere il lavoro comparativo. In questi casi, a causa dell‟insufficiente quantità di dettagli ed un‟analisi troppo superficiale, si potrebbe rischiare di assegnare la città in questione ad una categoria errata. Queste rappresentazioni urbane, già al livello concettuale risultano superflue e non progettate con cura e sufficiente attenzione.

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Altro insieme di film da escludere son coloro dove la città viene omessa, dei quali lo svolgimento dell‟azione non prevede l‟interazione con un centro urbano: dove l‟azione si svolge nella natura come Predator (Stati Uniti, 1987), all‟interno delle astronavi 2001: Odissea nello spazio (Regno Unito, Stati Uniti 1968), oppure in tutti gli ambienti misti, con l‟esclusione della città come Prometheus (Regno Unito, Stati Uniti 2012).

Dopo aver escluso tutti i film di fantascienza dove non c‟è un nucleo urbano vero e proprio, si tenterà di categorizzare le città in modo generale. La ripartizione procederà fino ad arrivare ai tre gradi principali di alterazione del centro urbano nel cinema di fantascienza, individuati nel capitolo precedente. In definitiva sono questi tre gruppi che risultano utili nel confronto delle città vere ed esistenti con quelle del futuro ipotetiche e immaginarie. Infatti tutti i nuclei urbani menzionati nel capitolo precedente sono assegnabili a questi tre gruppi.

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3.2

Soggetti trattati ed esclusi, categorizzazione generale

Con l‟inclusione di tutte le opere di fantascienza cinematografica aventi la città nello sfondo, si procede con la categorizzazione generale. Da questo gruppo molto vasto ed eterogeneo di pellicole, vengono delineate delle categorie generiche. In secondo luogo, costruite le categorie e sottocategorie nelle quali vengono raggruppati i film nei quali la città viene ipotizzata e pensata in quanto corrispettivo del futuro possibile. Con la redazione delle categorie generali e la seguente selezione delle sottocategorie, il campo di analisi si restringe diametralmente, consentendo una più facile inclusione o esclusione dei diversi tipi di opere.

Tracciando una classificazione generica delle rappresentazioni del nucleo urbano nel cinema di fantascienza, risulta possibile individuare tre gruppi principali. I primi due gruppi sono le Città Fantascientifiche Irreali2 e le città fantastiche, entrambi con delle eccezioni, sono esclusi da un‟ulteriore analisi. Il terzo gruppo viene rappresentato dalle Città Fantascientifiche Reali3, sul quale viene effettuata un‟analisi approfondita. Da questa ulteriore selezione vengono scelte, nello specifico, tutte le produzioni nelle quali la città ha un ruolo principale o almeno rilevante. Questa analisi specifica delle opere di CFR permette di:

1. Individuare il modo in cui veniva immaginato lo sviluppo ed il cambiamento delle metropoli in futuro.

2. Trovare le analogie e confutare o confermare l‟accuratezza delle previsioni filmiche. 3. Paragonare i lavori degli studiosi ed architetti con quelli degli scenografi e registi

visionari.

Cerchiamo ora di esaminare più da vicino le tre categorie fondamentali delle rappresentazioni urbane nella cinematografia di fantascienza e fantasy da me individuate. Esse sono:

- Le Città Fantastiche

Città dei film di fantasy, non aventi corrispettivi nuclei urbani reali, come per esempio Basin City di Sin City (Stati Uniti, 2005). Sono chiaramente delle metropoli

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Da ora in poi: CFI

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non esistenti, inventate, localizzate in luoghi impossibili da identificare. Tali città astratte o fantastiche hanno il generale presupposto di non aver niente a che vedere con la realtà ad esclusione delle relazioni simboliche, metaforiche che possono instaurare con essa come per esempio Gotham City di Batman (Stati Uniti 1989). Queste città si adattano più al genere fantasy che alla fantascienza, sono spesso dei nu-clei urbani immaginati in modo totalmente libero, senza essere limitati dalle logiche scientifiche. Esse possono esistere in mondi paralleli al nostro universo, possono avere leggi fisiche e nozioni di spazio-tempo diverse. Sono le città oniriche e del sogno per esempio la città immaginaria del futuro del film Mr Nobody (2009), e tutte le città fantastiche come per esempio tutti i centri abitati della trilogia Il Signore degli Anelli (Regno Unito, Stati Uniti, 2001-2003) basato sul omonimo romanzo di J. R. R. Tolkien. Nel gruppo vengono incluse anche tutte le ucronie per esempio K-20 Legend of the Mask (Giappone, 2008), Never Let Me Go (Regno Unito, Stati Uniti, 2010), inoltre vari espressionismi come The Cabinet of Dr.Caligari (Germania, 1920) e le avanguardie che non intendono rappresentare la città immaginaria in modo realistico, concentrandosi più sulla ricerca stilistica. Le pellicole che includono le Città Fantastiche risultano superflue in questo lavoro, nel quale si intende dimostrare le re-lazioni tra: le tendenze architettonico urbanistiche del mondo reale e le rappresenta-zioni cinematografiche. Tali nuclei urbani vanno esclusi dall‟analisi comparativa per il semplice fatto di non avere un corrispettivo reale a cui essere paragonati.

Da notare che i confini, tra fantastico e scientifico, tra fantascienza e fantasy, tra la realtà e la pura immaginazione, sono poco definiti; le sfumature e le caratteristi-che di uno o dell‟altro si intrecciano e confondono. Esistono dunque alcuni esempi interessanti di città ibride, che includono certi aspetti del mondo fantasy e altri del mondo reale. Esse pur essendo classificabili quali città fantastiche risultano comunque utili, perciò incluse, nel lavoro di comparazione.

- Le Città Fantascientifiche Irreali

Il gruppo, a differenza delle CFR, è caratterizzato dal numero consistente di Xenofiction e dei Space Western. Sono i nuclei urbani non esistenti, non concreti, inventati, localizzati su altri pianeti, nello spazio o un luogo impossibile da identificare. La differenza tra Le Città Fantastiche e CFI sta nel fatto che le prime non vengono raffigurate come città possibili. Al contrario le CFI spesso vengono descritte

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dagli autori con la pretesa di essere delle città possibili. Questi nuclei urbani filmici vengono spesso caratterizzati dall‟alto grado di realismo come per esempio Natural City (Corea del Sud, 2003).

Molto genericamente si possono individuare tre gruppi principali in cui suddi-videre le CFI:

Il primo gruppo sono: Le Città Astronavi. Consistono in Gigantesche costru-zioni, che ospitano centinaia di migliaia o addirittura milioni di persone. Sono appunto le città spaziali, tra cui si può elencare: la Morte Nera di Guerre Stellari (Stati Uniti, 1977), Cloud City di L’Impero colpisce ancora (Stati Uniti, 1980), la città nello spa-zio Axiom di Wall-E (Stati Uniti, 2008), le astronavi-città come Rhea di Cargo (Germania, 2009) e tante altre.

Il secondo gruppo, il più consistente, viene composto dalle Città Colonie e le Città degli Alieni. Vengono incluse tutte le città o i nuclei urbani dei pianeti coloniz-zati dall‟uomo, in modo del tutto analogo alle colonizzazioni del XV-XVIII secolo. Sono le città come la Venusville, di Total Recall (Stati Uniti, 1990), Mingo City una colonia costruita su Marte di Flash Gordon (Regno Unito, 1980). Vengono inclusi an-che i rifugi da varie minacce o le città post apocalittian-che, come la City of Domes di Logan’s Run (Stati Uniti, 1976) o la Zion della Trilogia di Matrix (Stati Uniti, 1999-2003). Oltre a queste, al gruppo appartengono tutti i centri urbani costruiti dagli alieni come la Dark City del omonimo film (Stati Uniti, 1998) o abitati dagli alieni come la intravista in meno di 3 secondi „città‟ del film Contact (Stati Uniti, 1997). Le città abitate dagli alieni, essendo state concepite dall‟uomo (regista o scenografo), concettualmente possono riflettere tutte le varianti delle città create dal uomo, assomigliandole strutturalmente. Tra gli esempi sono le città come Arrakeen city in Dune (Stati Uniti, 1984), Coruscant in Star Wars Episodio III: Lavendetta dei Sith (Stati Uniti, 2005), oppure Helium in John Carter (Stati Uniti, 2012).

Il terzo gruppo viene composto dalle Città Virtuali, è un gruppo che ha meno rappresentanti degli altri. Le città virtuali appaiono più raramente sugli schermi, però per le loro peculiarità vanno classificate separatamente, sono nate e si evolvono insieme all‟internet, alle immagini di sintesi e alla società postmoderna. È a quest‟ultima che sembrano particolarmente adatte e il loro carattere superficiale,

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frammentario e ibrido4 sembra essere la sua espressione migliore. Le Città Virtuali si assomigliano e stilisticamente, potrebbero essere confuse, con le Città Fantastiche, ma la loro apparenza pseudoscientifica oppure scientifica le differenzia nettamente da queste. Nel gruppo vengono inclusi esempi interessanti come La città virtuale di Matrix (Stati Uniti, 1999), Tron City di Tron Legacy (Stati Uniti, 2010) oppure molto simile e confondibile con le Città Fantastiche del Sogno l‟ideale città “Virtuale” costruita dai protagonisti di Cobb e Mal in Inception (Stati Uniti, 2010). CFI sono tutte le città che vengono in teoria escluse dal mio lavoro di comparazione, per non avere i corrispettivi nel mondo reale. Esse ciononostante risultano alle volte utili in quanto rappresentano sovente la città del futuro in modo realistico e sono quindi raggruppabili nelle categorie delle CFR.

- Le Città Fantascientifiche Reali

Terza ed ultima categoria generale. Questo gruppo include tutte le città che pretendono avere similitudini con nuclei urbani esistenti. Le città studiate, progettate e poi rappresentate con lo scopo di mostrare un futuro plausibile, una realtà che dovremmo immaginarci come possibile e logica. Le categorie e le sottocategorie enumerate e descritte in seguito prendono il spunto dalle teorie esistenti sui cicli di sviluppo urbano ed vari studi urbanistici, per questo motivo sono classificabili con maggiore facilità rispetto alle più ibride, frammentarie e ambigue CFI e ancor più quelle Fantastiche. I suddetti gruppi principali delle CFR, individuati e descritti alla fine del primo capitolo sono:

Le Città Progressive, Le Città Stagnanti, Le Città Regressive,

Il punto di partenza per il confronto, volto ad assegnare alla categoria corretta uno o l‟altro centro urbano filmico, viene eseguita considerando le città esistenti al momento della produzione del film. Come già detto in precedenza, considerata la loro stretta relazione con i nuclei urbani esistenti, la classificazione più coerente è senza altro data dal grado di trasformazione della città in questione.

4 l’Ibridismo, Frammentarietà e Superficialità sono per Gianni Canova tra le principali caratteristiche della

società postmoderna. Canova G., L’alieno e il pipistrello. La Crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani, Milano, 2000.

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Talvolta sussistono problemi di identificazione: certe volte non viene riportato quale città è rappresentata; in alcuni casi sono le fonti extrafilmiche a fornirci i dettagli dell‟ubicazione, dichiarazioni dei registi o dell‟industria cinematografica; altre volte è lo stesso film che ci fornisce le indicazioni quali dei cartelli stradali, un annunciatore televisivo o anche gli attori stessi. È ugualmente possibile riconoscere la città in quanto contiene i punti di riferimento quali edifici o le costruzioni caratteristiche. Oltre a questi dati esistono altre fonti e studi che confermano da quale città o progetto la metropoli del futuro rappresentata viene ispirata.

Infine è rilevante notare che tutte le città filmiche menzionate nel capitolo 2, sono classificabili nella categoria principale delle CFR, di cui la maggior parte risulta classificabile sotto l‟etichetta di nuclei urbani a carattere progressivo. Essi analizzati e relazionati ai progetti e centri urbani veri, dimostrano l‟adeguatezza della presente suddivisione nei loro confronti.

Allontanandosi dal fantasy e avvicinandosi alla scienza futurista (o fantascienza) si ritrovano sempre più nuclei urbani, con molteplici analogie e anacronismi delle città esistenti.

La suddivisione generale effettuata secondo la tipologia dei nuclei urbani

cinematografici rappresentati è calcata sui due grandi tipologie di fantascienza: la fantascienza hard e la fantascienza soft5. È opportuno menzionare che le rappresentazioni delle CFR sono più attinenti alla fantascienza hard. Mentre le CFI e ancor più le Città Fantastiche si adattano maggiormente alla fantascienza soft. Ciononostante esistono tante eccezioni, con diverse catalogazioni dei film a seconda dei critici.

Le categorie principali suddette vengono suddivise di seguito in sottocategorie a seconda della tipologia di città. Per ciascuno dei gruppi fondamentali individuati si possono creare delle sottocategorie nelle quali vengono inclusi diversi film. In questo lavoro viene approfondito maggiormente la suddivisione delle CFR talvolta menzionando le CFI.

In quale modo sarebbe possibile suddividere la categoria delle Città Fantascientifiche Reali? A questa domanda si potrebbe rispondere in parte ponendone un‟altra ancora: come categorizzare l‟evoluzione degli spazi urbani nel cinema di fantascienza? Il come suddividere, tenendo conto di tutte le sfaccettature, sfumature, includendo l‟eterogeneità dei caratteri dello spazio urbano in fantascienza cinematografica, risulta un problema particolarmente aperto e

5

Il termine Fantascienza Hard fu coniato da P. Schuyler Miller nel 1952 e usato per la prima volta da Pierce J. R. nel 1951. Stableford B., Science Fact and Science Fiction, an Encyclopedia, Routledge, New York, 2006.p.226.

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vasto. Il problema sembra essere analogo a quello con il quale si sono scontrati vari studiosi nel tentativo di classificare la produzione letteraria e filmica di fantascienza. Ad esempio un lavoro di classificazione dei racconti di fantascienza, effettuato nei anni quaranta dall‟antologista Statunitense Groff Conklin6

, che ha elencato sette gruppi di fantascienza i quali:

1. L‟atomo... e poi. 2. Meraviglie della terra. 3. La superscienza dell‟uomo. 4. Invenzioni pericolose. 5. Avventure nelle dimensioni. 6. Ciò che viene dallo spazio. 7. Viaggi nel cosmo.

Come giustamente ha notato Boris Vian7 ciascuna storia di fantascienza può corrispondere a diversi gruppi, il problema può essere facilmente riscontrato anche nel presente lavoro. Per il fatto che le città filmiche si caratterizzano dall‟essere estremamente eterogenee e vulnerabili all‟ibridazione, ognuna di esse è raggruppabile in una o più di una delle categorie. L‟assegnazione ad una o l‟altra categoria dipende dalle peculiarità che caratterizzano un dato nucleo urbano. All‟interno di uno stesso film possono essere presenti diversi nuclei urbani, classificabili in altrettanti gruppi, tuttavia è una situazione assai rara. Per questo motivo sembra indispensabile ammettere di etichettare la città in questione (se questo richiede la situazione) con più di una delle sottocategorie. Per la classificazione delle città presenti nei film di fantascienza devono essere considerati i tratti più distintivi al fine di evitare e ridurre le associazioni multiple. La regola del tratto distintivo più rilevante, quale denominatore comune deve essere sempre applicata di modo che il carattere più originario e rilevante di una data rappresentazione risulti anche quello che definirà a quale gruppo assegnare una data città. Nel momento in cui si prova a creare delle categorie nelle quali includere poi le metropoli presenti nel cinema di fantascienza, si rischia di duplicare il lavoro già svolto dagli studiosi di urbanistica, sociologia o architettura. Risulta infatti logico e conveniente servirsi delle diciture, categorizzazioni e descrizioni già presenti negli studi urbanistici attinenti alle città reali ed esistenti.

6

Lavoro effettuato dallo studioso tra gli anni 1946-1948.

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Usando tali diciture si scopre la sorprendente efficacia nel caratterizzare e classificare le CFR. Esse, già ampiamente descritte e commentate, includono anche le cause effetto urbanistico sociali di una data situazione rappresentata. Questo significa che il carattere della città rappresentata spesso instaura una relazione molto stretta con la situazione o storia rappresentata dal film stesso. Etichettare i nuclei filmici con le diciture già impiegate nel presente o nel passato per le città reali, ci porta il vantaggio di inquadrare il processo evolutivo della città in questione, la probabilità con la quale tale città potrebbe in futuro esistere ed il grado di realisticità. Inoltre la loro analisi dimostra quanto l‟immaginazione di un futuro nuovo è indissolubilmente legata al presente in cui questa stessa proiezione viene elaborata.

È il lavoro degli scienziati e urbanisti che progettano una dopo l‟altra le loro città ideali8 che viene sfruttato nel lavoro di produzione delle scenografie urbane per i film di fantascienza. È addirittura, indirettamente, il lavoro dei demografi che indicando con approssimazione la popolazione dei nuclei urbani nel futuro. A modellare la nostra idea sono i timori o le speranze di un futuro incerto, sono le testate dei giornali e i news televisivi ai cittadini i quali in parte già informati sanno cosa aspettarsi nelle sale cinematografiche. Cambiamenti climatici, tecnologia, i flussi migratori, ... tutti questi processi formano la città di oggi e la nostra idea sulla città del futuro.

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Sin dall’antichità i progetti utopici della città ideale furono disegnati, per non essere quasi mai realizzati, nemmeno parzialmente, esse sono dei progetti che riflettono l’atteggiamento scientifico e filosofico dei loro creatori, caratterizzati dai principi astratti di razionalità.

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3.3

Categorizzazione: Cambiamento Progressivo

Il CP è caratterizzato dalla progressività e addizione rispetto al modello originario. Nel processo di elaborazione delle sottocategorie per le città di CP, risulta molto utile l‟opera di Lewis Mumford. Il lavoro dello studioso descrive il ciclo dello sviluppo urbano e le diverse fasi di evoluzione che hanno attraversato le città occidentali nel tempo. Questo ciclo prevede che lo sviluppo urbano attraversi le diverse fasi fino a portare a quella del declino e della decadenza. Sono delle fasi evolutivo universali ed adattabili in diversi ambiti, la loro esistenza è stata confermata in varie occasioni. Per Mumford ci sono state molte civiltà urbane che hanno attraversato uno sviluppo evolutivo fino alla fase della disgregazione, denominata la Necropoli. Dato che le fasi evolutive prevedono una evoluzione, sviluppo e progressione, una sospensione e regressione, sono notevolmente adatti a definire e classificare i centri urbani filmici di CFR. Esse in parte risultano adattabili altresì a classificare anche le CFI (visto che spesso sono costruite con le stesse logiche). Nella prefazione al La Cultura delle Città di Mumford, Paolo Scrivano scrive del „(…) valore profetico dei suoi scritti, Mumford sorprende talvolta il lettore con predizioni che quasi sfiorano la science fiction.‟9 Io dunque utilizzo i suoi modelli per demarcare i tipi delle città nella science fiction cinematografica. Il ciclo di sviluppo, teorizzato per la prima volta dallo studioso scozzese Patrick Geddes e ripreso in seguito da Mumford, descrive tutte le fasi di sviluppo delle città dalle origini fino alla sospensione della loro esistenza (per esempio come nel caso di Hiroshima) che può produrre rinnovamento e rinascita con l‟inizio di un nuovo ciclo di sviluppo. Il cinema di fantascienza viene influenzato da queste fasi di crescita e decrescita, mostrando i „tentativi di dare un minimo di coerenza agli avvenimenti futuri, proiettandoli lungo un colossale arco temporale, caratterizzato da cicli evolutivi, in cui l‟umanità passa dall‟infanzia alla maturità, per poi decadere, morire e rinnovarsi in uno stadio successivo‟10. Sono state sei le fasi descritte da Mumford delle quali per le città future sembrano essere più utili le ultime quattro: la Metropoli ( in questa tesi Città Neotecnica e Città Biotecnica), La Megalopoli (in questa tesi Gigantismo Informe) la Tirannopoli ( in questa tesi Città Decaduta) e la Necropoli. Teoricamente la prima e la seconda sono più adatte alle città di CP, e in parte anche stagnante, mentre l‟ultima alle città di cambiamento regressivo.

9

Mumford L., La cultura delle città, Edizioni di Comunità, Milano, 1954., (Prefazione)

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Mumford nei suoi lavori descrive, oltre alle fasi dello sviluppo, la storia delle città occidentali durante i secoli. Le città occidentali hanno attraversato ripetutamente tutte le fasi dello sviluppo dalla crescita fino alla sospensione dell‟esistenza. Tra gli esempi citati è Roma prima delle invasioni barbariche, Bisanzio prima del fallimento dell‟impero dell‟Est e Parigi prima della rivoluzione. In questo è stata confermata la ciclicità dello sviluppo. Durante i diversi periodi dello sviluppo urbano, possono essere individuate diverse proprietà urbane dominanti. Queste proprietà hanno influenzato fino ad ora l‟immaginario della fantascienza. Le denominazioni di queste proprietà dominanti, utilizzate da Mumford, verranno adoperate nella classificazione delle CFR. Tuttavia la gamma delle categorie non risulta sufficiente per l‟intera fantascienza cinematografica e tutte le CFR. Per questo motivo verranno aggiunte alcune diciture non esistenti nella analisi di Mumford come ad esempio la Città Verticale, le quali comunque non modificheranno il quadro complessivo di categorie.

Il CP è una delle categorie di CFR . Le città del Centro Progressivo fanno parte del gruppo che è più incline a mostrare dei anacronismi ed è più strettamente relazionato con la realtà. Come scriveva Boris Vian nel 1980, il cinema di fantascienza in maggior parte è un lavoro sistematico „d‟immaginazione affidato all‟immaginazione dei tecnici e degli scienziati più ancora che a quella dei letterati‟11

. Per questo motivo, le ricostruzioni future dello spazio urbano che incontriamo nei film di fantascienza, possono essere spesso basate sui modelli sorprendentemente validi a volte dimostratisi profetici, o in grado di influenzare gli sviluppi ulteriori. Queste ricostruzioni future rientrano perlopiù nel gruppo di CFR di CP, e più raramente di CFI.

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3.3.1 Probabilità del Cambiamento Progressivo

Quale è oggi giorno la probabilità di un significativo cambiamento progressivo delle città esistenti? Quale è il grado di verificabilità delle previsioni cinematografiche? La probabilità di un significativo cambiamento progressivo varia a seconda della situazione demografico economica di una data città. Per esempio nelle città come Dacca (Bangladesh) o Lagos (Nigeria) nei prossimi anni, Hong Kong o Shanghai negli ultimi decenni, New York nel secolo scorso, e ancor prima Londra e Parigi, il dinamico cambiamento demografico è stato alla base di un energico cambiamento progressivo. Tutte le città elencate, ad esclusione di Dacca e Lagos, hanno attraversato le fasi dello sviluppo che verranno descritte in seguito. Queste città erano diventate i fari della modernità mondiale. Esse hanno influenzato i set cinematografici per i film di fantascienza. Con lo sviluppo demografico dinamico, procede un inurbamento massiccio, enormi numeri di costruzioni incontrollate e disordinate vengono disseminate in tutta la zona, le catapecchie evolvono in supercatapecchie. Avviene la piani-ficazione e la regolarizzazione, si procede con il tracciamento della nuova città la quale, grazie alla congiuntura viene formata con forza lavoro eccedente. La dinamica crescita economica e demografica e la favorevole posizione geopolitica permette di scolpire e riformare il grumo di massa indefinito creatosi nella fase precedente. Se la crescita economica accompagna questi processi e procede, assistiamo alla gentrificazione locale e con il tempo dell‟intera città. Infine arriva il momento di un miglioramento della situazione economica e sanitaria generale. Il processo descritto, può essere alterato o anche fermato dalla sfavorevole situazione geopolitica, prolungata crisi economica o climatica, portando al processo stabilizzante o addirittura a quello regressivo. Gli esempi sono città contemporanee come Johannesburg o Detroit. Il processo descritto risulta essere anche un‟illustrazione semplificata del ciclo di sviluppo descritto da Mumford. Quindi, nella situazione in cui viene immaginato il cambiamento progressivo risulta molto importante l‟andamento demografico. La probabilità delle visioni cinematografiche di CP diminuisce se le rappresentazioni filmiche mostrano le metropoli totalmente nuove e congestionate nei paesi che stanno affrontando la crisi demografica come per esempio la Germania. Tale rappresentazione risulta molto meno realistica di quanto non lo risultino le rappresentazioni analoghe per le città come Dacca o il Lagos. I registi che pretendono di mostrare un futuro probabile dovrebbero tener conto di questo. Andando oltre il ciclo di sviluppo già compiuto dopo un arresto o regressione si può

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attuare un nuovo ciclo di sviluppo. Bisogna anche tener conto che la parte significativa ed il nucleo centrale del ciclo di sviluppo precedente rimane consolidato (se non distrutto) e quasi sempre conservato. Il carattere originario della città persiste, il ciclo di sviluppo precedente sta alla base del centro storico futuro. La città nuova che si forma sovrapponendosi su tali tessuti urbani rispetta in gran parte la loro struttura e conserva i caratteri ed edifici originari. Essi vengono spesso protetti e conservati. Il cambiamento, nella maggior parte dei casi, non è sufficiente a cancellare o sopprimere le strutture persistenti formatesi precedentemente. Proprio per questi motivi l‟audace set di Just Imagine, già menzionato precedentemente anche se visionario e profetico per la forma delle nuove città future, non poteva essere verosimile per la città ormai in via di consolidamento e più statica, come New York. I registi e gli scenografi che intendono ideare e costruire i set di città future possibili e realistiche dovrebbero rispettare i nuclei originali di valore storico. Nutro un certo sospetto per le scene che mostrano nuovi tessuti urbani che cancellano strutture vecchie o addirittura antiche. D‟altronde ogni città possiede un tessuto urbano risultato di stratificazione temporale, sedimentato nei secoli, in essa si sono solidificate le vite degli uomini. Sono più credibili le visioni, dove una parte dell‟aspetto originario viene conservata. Nel caso di Just Imagine, fu la città nuova di Dubai ad evolvere in modo da assomigliare più alla visione della città del futuro del film. La città in quei anni (il film fu prodotto nel 1927) non era altro che un deserto sopra e sotto il petrolio. Invece la Nuova York mostrata nel film non ha mutato di molto il suo carattere originario conservando nello stesso tempo una parte significativa del tessuto urbano originale. Per mostrare l‟importanza della stratificazione temporale è sufficiente comparare i piani storici delle città del mondo offerti dal Cities of the World a History in maps di Peter Whitfield12[9] con le loro attualissime foto satellitari di Google Earth per confermare quanto siano simili e in gran parte conservate le forme e strutture dei centri storici originali. Anche oggi, dopo secoli di evoluzione, crescita e ulteriori aggiunte la dinamicissima e moderna capitale cinese, Pechino, conserva le strutture ed il piano urbano originale13. La maggior parte dei centri urbani conserva le architetture di valore dei periodi di massimo splendore che, se funzionali e pratiche, vengono conservate poiché, come diceva Le Corbusier: „la passione

12

Whitfield P., Cities of the world: a history in maps, University of California press, Berkeley, 2005. p.40.

13

The general plan of Beijing was approved in principle in 1983, and the master plan was finally announced in

1992. The (...) Conservation should be carried out appropriately to protect and maintain Beijing's urban configuration formed during the Ming and Qing dynasties. (...) To preserve the townscape, buildings are limited to 45 meters in height in the old city, and 60 meters in further areas. (...) The best way to conserve Beijing is to keep its original functions, as this means fewer changes. Freestone R., The Twentieth Century Urban Planning

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56 s‟intromette anche tra i più freddi calcoli.‟14

L‟uomo è passionale perciò sente la necessità di conservare gli edifici storici, il patrimonio culturale e le strutture volte alla auto identificazione. Vi sono tuttavia delle eccezioni, per esempio l‟antica città di Edo (l‟odierna Tokyo) ha lasciato poche tracce, sebbene fu la più grande città del mondo, con più di un milione di abitanti. Eppure non è stato il cittadino di Edo a cancellare il tessuto urbano originario ma terremoti, frequenti incendi e, infine, la seconda guerra mondiale, che ha raso la città al suolo. Infatti, la vecchia capitale Kyoto, con un passato meno sconvolgente, ha conservato in misura maggiore rispetto all‟antica Edo un centro storico originale e gran parte degli edifici governativi e templi, nonché le strutture del piano urbano originale, visibili sulle immagini satellitari[9].

L’acquedotto romano è giunto sino a noi, il Colosseo è ancora religiosamente conservato, il ponte del Gard ha resistito al tempo. E l’emozione che suscita tuttora il ponte di Garabit (Eiffel) la proveremo in futuro? A questo punto nessun ragionamento può bastare; ai posteri il giudizio: l’avvenire delle opere industriali contemporanee ci appare avvolto in un impenetrabile mistero. Siamo capaci di un grande

entusiasmo, che il più delle volte ha sane radici. Laddove si è manifestata la passione di un uomo, l’opera è destinata a sopravvivere15.

14

Le Corbusier, Urbanistica, Il Saggiatore Edizioni, Milano, 1967. p.62.

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[Fig.9], A sinistra: Città antica di Pechino (autore sconosciuto, 1900ca.)16; a destra: foto satellitare di Google Earth, Si può vedere che il piano urbano, gli spazi verdi, la città proibita e le strutture dei quartieri Qiahai (basso a destra) e Xicheng (sinistra) originali, sono conservate, (Google, 2015)17.

Dunque con l‟eccezione di un conflitto nucleare o di un annientamento totale non si può immaginare un cambiamento significativo o ancor più totale delle città esistenti. Solo le città non consolidate, in dinamica espansione economica e demografica, città nuove e senza una ricca stratificazione temporale precedente, come per esempio Dacca, Hyderabad (India) o Lagos hanno la capacità di rinnovamento totale.

Seguendo questa premessa cerchiamo perciò di elencare le categorie delle città di CP associando ad esse alcune produzioni filmiche. Le tipologie delle città progressive verranno esemplificate in maniera ordinata secondo due modi complementari. La prima modalità è un ordinamento secondo la cronologia dell‟ascesa dei diversi tipi delle città, che sono esistite nella storia dell‟uomo. Questa modalità viene completata dalla seconda, il logico procedimento secondo il ciclo dello sviluppo urbano il quale restituisce il carattere progressivo ed ascendente fino alla sospensione e saturazione. Esse sono:

16

Beijing ancient city, The British Library, in Whitfield P., Cities of the world: a history in maps, University of California press, Berkeley, 2005. p.40.

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58 1. Città cinte di mura

2. Autoritario Piano Ideale 3. Insensata città industriale18 4. Metropoli Neotecnica19 5. Città Biotecnica 6. Gigantismo Informe 7. Megalopoli Decaduta

È d‟uopo tuttavia specificare che le prime tre categorie hanno un carattere frammentario e oggi, nell‟era postmoderna, risultano piuttosto obsolete, quindi costituiscono perlopiù un‟integrazione delle restanti categorie principali

3.3.2 Città cinte di mura

Stadio di sviluppo: Poli, Metropoli, Megalopoli, Tirannopoli Grado di probabilità: medio-basso

Cominciamo dunque dal tipo di città conosciuto già nell‟antichità. Il suo massimo sviluppo fu in Europa durante il medioevo, in seguito al processo di incastellamento. Le città cinte di mura furono costruite in tempi insicuri e nelle regioni in cui la situazione geopolitica era incerta e diventarono oasi di pace nelle zone esposte ai continui attacchi degli eserciti nemici. Tali città sono caratterizzate da un uso di forme urbane ormai associate al periodo antico o medievale. Caratterizzate dalla presenza di costruzioni monumentali difensive quali castelli, forti, ma soprattutto le mura difensive.

Le mura col fossato esterno definiscono e simboleggiano al tempo stesso la città: ne fanno un’isola20

.

Le costruzioni di difesa danno la forma e limitano l‟estensione del nucleo urbano. Le antiche mura di Babilonia (oggi in parte conservate nel Pergamonmuseum di Berlino) oppure le ben

18 Insensata città industriale o Coketown sono (…) un’invenzione di Charles Dickens. Si tratta della ‘città del

carbone’ di Hard Times (Tempi difficili, 1854). Lewis Mumford, uno dei padre fondatori dell’ecostoria (ante nomen), riprendeva questo termine in The City in History (La città nella storia, 1961) e scriveva: In misura più o meno grande ogni città del mondo occidentale aveva le stesse caratteristiche archetipiche di Coketown. L’industrialismo, la principale forza creativa dell’Ottocento, creò il più orribile ambiente urbano che il mondo avvesse mai visto, in quanto perfino le dimore delle classi dirigenti erano sudice e sovraffollate. Pierotti P.,

Imparare l’ecostoria, FrancoAngeli, Milano, 1999. p.153.

19

Concetto teorizzato per la prima volta da Patrick Geddes in: Geddes P., Patrick Geddes: spokesman for man and the environment, Rutgers University Press, New Jersey, 1972.pp.155-172.

(17)

59

conservate mura di Lucca (Italia) sono esempi di queste opere architettoniche. Le costruzioni difensive ancor oggi conservate mostrano l‟estrema attenzione alla sicurezza dei cittadini che abitavano nelle città da esse protette. La mancanza di un sistema di stati nazionali stabiliti ma soprattutto la mancanza di armi potenti e precise furono tra i motivi di grande successo di tali fortificazioni. Allo stesso modo, nel cinema di fantascienza, la necessità di protezione del nucleo urbano viene illustrata con imponenti mura o più svariati scudi difensivi. Le gigantesche mura meccanizzate, cariche delle infrastrutture moderne, le telecamere e armi automatizzate volte a non mettere in dubbio la sicurezza della metropoli protetta dietro di esse sono il corrispettivo futuristico di una città cinta di mura. La situazione geopolitica instabile della città filmica è rispecchiata dalla categoria delle Città cinte di mura. Anche l‟organizzazione del piano urbano interno alle strutture difensive risulta da esse affetta. L‟incastellamento influenza lo stile di vita degli abitanti nonché il modo in cui evolve la città. Le mura difensive comportano sempre una considerevole modifica del piano urbano e della struttura della metropoli attraverso un‟aggiunta delle infrastrutture difensive.

Città cinte di mura sono rappresentazioni filmiche che teorizzano una minaccia esterna. Questi film ipotizzano un futuro in cui c‟è un parziale ritorno allo status quo precedente. Tale rappresentazione implica una diminuzione significativa della sicurezza al di fuori delle mura. Le costruzioni difensive sono il simbolo della sicurezza e della stabilità nonché un riparo da fattori esterni sfavorevoli, come guerre o cambiamenti climatici. Esse possono offrire il rifugio ai profughi e migranti causando paradossalmente l‟espansione e la crescita della città protetta.21

Oggi giorno nel mondo occidentale non abbiamo bisogno di tali misure di sicurezza. Di conseguenza, i film che rappresentano le città cinte di mura sono prevalentemente delle rappresentazioni distopiche. Esse sono nella maggior parte dei casi dei centri urbani di CP molto significativo e marcato. Città cinte di mura appartengono spesso alla categoria di CFI, postbelliche o post apocalittiche, come per esempio la città di Lybria rappresentata nel film Equilibrium (Stati Uniti, 2002)[10]. La metropoli di Equilibrium è una città pseudo utopica, costruita in mezzo a un ostile ambiente postbellico, risultato della terza guerra mondiale. Un esempio di tale città post apocalittica è la già menzionata precedentemente City of Domes di Logan’s Run (Stati Uniti, 1976). Invece quale CFR, Progressiva, Città cinta di mura si può menzionare la New York del adattamento filmico del fumetto Il Giudice Dredd, intitolato Dredd – La legge sono io (Stati Uniti, 1995)[11]. Un caso interessante della CFR Città cinta di mura è la New York del futuro di 1997: Fuga da New

21

Il processo già descritto da Lewis Mumford in: Mumford L., La cultura delle città, Edizioni di Comunità, Milano, 1954., p.6.

(18)

60

York (Stati Uniti, 1981) dove le strutture difensive non sono volte a proteggere i cittadini della metropoli, ma a impedire loro la fuga dalla città convertita in una gigantesca prigione.

[Fig.10] CFI, Città cinta di mura di Lybria nel film Equilibrium (Kurt Wimmer, 1997), in primo piano sono visibili le mura difensive che proteggono la città dall’ostile mondo esterno postbellico.

(19)

61

[Fig.11], CFR, Città cinta di mura di New York nel film Dredd – La legge sono io (Danny Cannon, 1995) con le immense mura che proteggono la megalopoli dall’ostile ambiente circostante.

Una rappresentazione regressiva non distopica costituirebbe, d‟altro canto, una demolizione delle strutture difensive e divisorie esistenti22, teorizzato dalla demolizione del „muro della vergogna‟ nella città di Gerusalemme.

3.3.3 Autoritario Piano Ideale (o Autoritario Piano Barocco)

Stadio di sviluppo: Metropoli, Megalopoli, Tirannopoli Grado di probabilità: basso

L‟Autoritario Piano Ideale viene spesso caratterizzato dalla regolarità simmetrica nonché dalla monumentalità che è l‟espressione di un governo autoritario capace di imporre e realizzare tale piano. Sono i piani barocchi del XIX secolo realizzati in parte dai governi autoritari, ma anche i progetti delle città ideali risultati della ricerca scientifica e filosofica. Un tale piano urbano concepisce uno spazio come „poco vivibile, più astratto e adatto alle esigenze ideologiche che alla vità‟23

.

Sono le città di fondazione, costruite con la mentalità di pianificazione urbana che è fiorita ed è stata diffusa dagli urbanisti come Haussmann, che rivoluziona Parigi tra il 1853 e il 186924. La riforma urbana realizzata da Haussmann fu descritta da Lewis Mumford, come

22

Un altro esempio potrebbe essere la demolizione del Muro di Berlino il 9 novembre del 1989.

23 Mumford L., La cultura delle città, Edizioni di Comunità, Milano, 1954., p.80.

24

Nell’avanzato ottocento, lo sviluppo imponente dell’attività edilizia segue norme e modi costanti tanto che si

è parlato di una ‘estetica del rettifilo’ di marca prettamente ottocentesca, messa in circolazione dall’Hausmann.

Argan G.C, Levi C., Marangoni M., Pacchioni A., Pagano G., Pasuqali A., Pica A., Venturi L., Dopo Sant’Elia, Editore Domus, Milano, 1935. p.61.

(20)

62

un contributo agli sviluppi positivi nella sanità e organizzazione della città, ma in definitiva si è rivelata poco pratica, inefficiente e sfavorevole all‟aggregazione sociale. Infatti il suo „piano geometrico tende a dare forma troppo semplice o arbitraria a complicate funzioni umane: l‟errore di Procuste‟25

, e frequente dunque, che con passar del tempo, si infiltrano delle irregolarità ed il concetto iniziale viene abbandonato.

Per questa categoria ho adoperato la denominazione di autoritaria in quanto la realizzazione riuscita e totale di tali progetti, risulta quasi impossibile al di fuori dei poteri totalitari o regimi autoritari. Si presume che i poteri autoritari durino per decenni applicando il progetto in un modo invariato e statico. La realizzazione di una città del genere non è possibile nella naturalezza della crescita urbana, nella stratificazione e nei cambiamenti dinamici della vita urbana nella realtà. È la passione dell‟uomo, come scrisse Le Corbusier, che non permette la ingerenza significativa nel tessuto urbano esistente, ed è la stessa passione che con tempo sconvolge il piano urbano ideale, applicato in precedenza. Non stupisce pertanto che le realizzazioni più complete di tali opere, risalgano ai periodi nei quali il potere centrale risultava particolarmente forte. La probabilità di realizzare i piani urbani ideali è più alta nei luoghi dove la città precedentemente non esisteva, fu demolita o distrutta dalle guerre, incendi o altri cataclismi. Infatti una delle poche eccezioni è costituita dal movimento City Beautiful, per la città di fondazione. Il movimento lasciava comunque lo spazio alla speculazione privata per la definizione dei tipi edilizi, controllando soltanto i nodi significativi della città. Ne costituisce un esempio la città di Washington, dove in un solo luogo, ad esclusione di alcuni quartieri, ci si rivela realizzato un piano coerente e totale. Non stupisce che l‟esempio provenga dagli Stati Uniti che al momento della realizzazione di tali progetti erano in dinamica espansione demografica ed economica nonché erano uno dei paesi più estesi del mondo con crescente bisogno di nuove infrastrutture e di un centro politico monumentale volto a esprimere gli ideali della nuova nazione.

Tuttavia, le città progettate, anche se eseguite interamente secondo il progetto della città ideale utopico predefinito, si sono conservate intatte ed in seguito sono evolute in maniera spesso caotica o diversa da quanto previsto. La crescita delle forme urbane risulta spesso inadatta al piano geometrico originale che viene soprafatto o risulta inadeguato alle nuove esigenze. È il caso della nuova capitale brasiliana, Brasilia, costruita negli anni ‟50 o quello della città di fondazione di Naypyidaw in Birmania che, si è rivelato un fallimento assoluto. La storia ci insegna dunque che seguire nel futuro un piano coerente completo e

(21)

63

unico risulta poco probabile. Ogni città ha il proprio percorso naturale di sviluppo, in parte, causato da una serie dei più disparati fattori, in parte regolare. la regolarizzazione può solo parzialmente incanalare l‟evoluzione, ma applicata in modo aggressivo può risultare eccessiva. I piani ideali in caso del rinnovamento delle città, riguardano spesso solo una parte dell‟intero tessuto urbano, come per esempio, la ricostruzione di Salonicco dopo l‟incendio del 191726.

Una gran quantità di piani delle città ideali hanno nel tempo influenzato le rappresentazioni di fantascienza cinematografica, per cui ritengo opportuno menzionarli. Il piano barocco qui ipotizzato presuppone che l‟intera città venga realizzata secondo il progetto in modo coerente e totale. Secondo Mumford sono stati i governi autoritari tra il cinque e settecento a introdurre le soluzioni urbane e architettoniche di piano barocco. Vari progetti della città del futuro possono essere ricollegati almeno in parte a questa categoria in quanto prevedono una realizzazione scrupolosa del progetto caratterizzato perlopiù dalla regolarità e simmetria adottato per l‟intera città.

Tra queste visioni delle città nuove fu molto influente The Metropolis of Tomorrow dell‟architetto Statunitense Hugh Ferriss. Nel suo libro egli teorizzò una città particolarmente regolare, con la planimetria che ricorda il piano urbano barocco. Secondo la visione di Ferriss i colossali grattacieli monumentali non si raggruppano in centri direzionali ma si distanziano di almeno mezzo miglio uno dall‟altro[12]. Non c„è forse bisogno di menzionare che i progetti del genere non sono mai stati realizzati.

26

Incendio del 1917 ha distrutto gran parte della città che fu ricostruita secondo un progetto coerente di Ernest Hébrard.

(22)

64

[Fig.12], A sinistra: visione della città del futuro con grattacieli colossali in progetto per la città futura The Metropolis of Tomorrow di Hugh Ferriss (1929)27; al centro: città di Lybria del film Equilibrium (Kurt Wimmer, 1997) con le sue strutture chiaramente ispirate dal progetto di Ferriss; a destra: scena del film Dredd (Pete Travis, 2012). La città del futuro presentata riprende il concetto dei grattaceli monumentali che costituiscono una specie di micro – città all’interno della metropoli del futuro.

Un diverso e più felice esempio di Piano Barocco Autoritario per le città future viene esposto da Le Corbusier. Nel suo lavoro Urbanistica28 egli si immagina una città nuova prediligendo l‟ordine geometrico barocco aggiornato alle esigenze contemporanee. Le Corbusier trovava in esso un‟espressione della modernità. La ripetitività caratteristica di tali piani, la loro sterilità, la mancanza di stratificazione temporale e spaziale, caratteristica del naturale processo di inurbamento nonché un presupposto annientamento delle precedenti forme originali e antiche fanno sì che molto spesso l‟utopia si possono trasformare in una distopia. Nel piano urbano c‟è bisogno dell‟ingrediente umano, della irregolarità, dell‟errore. Sono gli stimoli dei quali l‟uomo per natura ha bisogno, lo stesso Le Corbusier ha notato che la strada rettilinea è orribilmente monotona.

Progetti simili di città ideali furono quelli della città mondiale[14], anch‟essi in mai realizzati, come per esempio progetto di Andersen e Hébrard nel secondo decennio del XX secolo o quello di Bezel nel 1905. Nella pianta elaborata da Andersen e Hébrard riscontriamo tutte le caratteristiche del Autoritario Piano Ideale. La simmetria, regolarità matematica e monumentalità autoritaria il cui apice si esprime attraverso la centrale Torre del Progresso29 [13] l‟edificio più monumentale dell‟intero progetto.

27 Ferriss H., The Metropolis of Tomorrow, Ives Washburn Publisher, New York, 1929. p.108. 28

Il titolo originale: Urbanisme.

29

Hein C., The Capital of Europe, Architecture and Urban Planning in European Union, Greenwood Publishing Group, Westport, Connecticut, Londra, 2004. p.24.

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65

[Fig.13], Il progetto di città mondiale, al centro visibile la torre del progresso (Ernst Hébrard, 1913)30;

Come si è visto sono i piani delle città ideali dell‟inizio del secolo e sempre meno quelli posteriori a avere i caratteri della città ideale, i recenti progetti e piani per le città del futuro sono molto più flessibili, prevedono dei sviluppi futuri del tessuto urbano meno regolari, ma per questo non meno funzionali. Sono perlopiù i piani urbani per le città che possono essere assegnati all‟altra categoria – che verrà descritta in seguito: La città biotecnica.

[Fig.14] A destra: il piano della città del futuro di Hugh Ferriss (1924) 31.

(24)

66

L‟Autoritario Piano Ideale risulta in teoria essere una categoria adatta perlopiù per le CFI o le Città Fantastiche. È difficile immaginarsi una tale città del futuro senza presupporre la totale distruzione e ricostruzione secondo un nuovo progetto coerente. Tutto ciò comporterebbe, però, la perdita del nesso obbligatorio per il tipo di CFR con il nucleo urbano precedente. Autoritario Piano Ideale fu menzionato non per il fatto di essere una categoria adatta alla CFR ma per il fatto di includere i concetti urbani che influenzarono molto le rappresentazioni filmiche. Inoltre Autoritario Piano Ideale pur rimanendo allo stadio concettuale rappresenta il grado di cambiamento progressivo.

Autoritario Piano Ideale nel cinema si esprime soprattutto attraverso la volontà di mostrare il potere autoritario e la monumentalità. Il cinema ha accolto in parte tutti i progetti significativi delle città nuove, rielaborandoli e spesso rappresentandoli in una veste aggiornata. Tuttavia, esse sono piuttosto rare sia nella cinematografia sia anche nella realtà, e tali progetti si limitano per lo più al livello concettuale. La differenza tra le rappresentazioni filmiche e i progetti degli urbanisti e degli architetti sta nel fatto che mentre quelle dei Ferriss, Le Corbusier, Andersen, Hébrard e altri furono delle rappresentazioni idilliache, le applicazioni filmiche di tali piani urbani coerenti e geometricamente ordinati hanno più spesso una connotazione distopica e negativa piuttosto che positiva. Tali set cinematografici rappresentano più di frequente le ambientazioni influenzate spesso dalle atmosfere di 1984 (George Orwell). Il piano barocco autoritario si esprime nel cinema di fantascienza con le costruzioni monumentali volte a rappresentare il potere dispotico, come per esempio i cortili geometrici e i monumenti della città di Lybria del film Equilibrium (Stati Uniti, 2002)[15]

e altre „forme di celebrazione tipi (che) del potere nello spazio urbano‟32 come le costruzioni monumentali nella Capitol City di Hunger Games (Stati Uniti, 2012)[16], il palazzo del cancelliere di Lybria (nello sfondo della figura [14]) o la monumentale Nuova Torre di Babele[4] nella città Metropolis dell‟omonimo film (1927).

31

Ferriss H., The Metropolis of Tomorrow, Ives Washburn Publisher, New York, 1929. p.139.

(25)

67

[Fig.15] CFI di Lybria nel film Equlibrium (Kurt Wimmer, 1997) mostra l’organizzazione dello spazio urbano in modo geometrico e con strutture monumentali, tipiche dell’Autoritario Piano Ideale.

[Fig.16] CFI Capitol City del film Hunger Games (Gary Rose, 2012). La quasi simmetrica organizzazione dello spazio urbano e le architetture monumentali sono un ottimo esempio dell’Autoritario Piano Ideale.

Risulta difficile trovare nel cinema di fantascienza le città „pure‟ della categoria di Autoritario Piano Ideale; esse perlopiù vengono contaminate da altre tipologie allo stesso modo in cui nei piani coerenti e totali prodotti da diversi urbanisti e architetti c‟è una contaminazione a causa dello sviluppo naturale delle città reali. A questo proposito Pierre Merlin scrive:

(…)dopo cinquant’anni la città moderna sia ancora un programma teorico, solo raramente e parzialmente tradotto in realtà (…) La situazione di oggi è press’a poco questa: il rinnovamento degli

(26)

68

elementi – gli arredi, gli alloggi, i singoli edifici – è stato in parte accettato, perché non disturba troppo le abitudini e gli interessi difesi dall’organizzazione urbana tradizionale; invece il rinnovamento degli insiemi – i quartieri, le città – incontra fortissime resistenze, e i progetti rigorosi che propongono di organizzare in modo diverso dei pezzi abbastanza grandi dell’ambiente costruito – le unità di abitazione uniformi di Le Corbusier o quelle differenziate di Bakema e van den Broek – non hanno ancora potuto essere sperimentati in misura sufficiente (…) Dunque le città nuove, se si fanno, quasi sempre non sono nuove; e se sono nuove, quasi sempre non si fanno e restano disegni teorici 33.

3.3.4 Insensata città industriale

Stadio di sviluppo: Megalopoli, Tirannopoli Grado di probabilità: basso

Un tipo di nucleo urbano ampliamente descritto e criticato da Lewis Mumford, il prototipo della Insensata città industriale, è emerso per la prima volta nella seconda metà del XIX secolo con l‟avvento dell‟industrializzazione.

(27)

69

La fuliggine lordava ogni cosa: rumore e sporcizia penetravano dappertutto, la fuliggine delle ciminiere ricopre il paesaggio, annebbiando il sole, irritando i polmoni. Nessuna presenza di spazi

aperti fuorché gli scali ferrovieri34

.

Tale è la fredda descrizione dell‟Insensata città industriale che ci ha dato Mumford. Questo tipo di città, che gradualmente scompare evolvendosi nelle città Neotecniche o Biotecniche, viene denominata da Mumford quale forma involutiva di città dopo il 1890 col dispregiativo nome di Coketown, ripreso dal romanzo Tempi Difficili di Charles Dickens. Oggi giorno non esistono esempi di tali nuclei urbani nel mondo occidentale, però man mano che le città dei paesi in via di sviluppo si evolvono, presentano diverse fasi, inclusa quella di Insensata città industriale. Negli ultimi anni i notevoli esempi della Coketown di Dickens sono le città industriali della Cina orientale. Tutti i nuclei urbani fantascientifici che riportano le caratteristiche della Coketown di Dickens vengono inclusi nella categoria di Insensata città industriale. L‟insensatezza si esprime nell‟inquinamento e la perdita del contatto con la natura, la perdita di sani rapporti sociali, la perdita del senso di umanità, di identità e dello stesso vivere. Questa città ipertrofica, disumanizzante, risulta molto vicina alla categoria di città appartenenti al Gigantismo Informe, che verrà descritta più avanti.

Tra gli esempi si può includere la città sotterranea di Metropolis, città doppia che viene rappresentata quale organismo unico, ma in realtà è composta di due entità divise, una sussidiaria all‟altra. Mentre la città sovrastante è classificabile come la Città Neotechnica, la città sottostante è totalmente l‟opposto, e mostra solamente aspetti caratteristici dell‟Insensata città industriale. La qualità di vita degli operai che vivono nelle case standardizzate sottoterra è molto bassa. La Power Room[3]

con le industrie che emanano del fumo e del vapore sono la forma moderna della città descritta nel romanzo di Dickens. Un altro e molto complesso esempio di Insensata Città Industriale, viene rappresentato nel film Blade Runner[17], il quale riprende la lugubre atmosfera della città sotterranea di Metropolis unendo la metropoli Neotechnica con la città sottostante, dando vita ad una Megalopoli del Gigantismo Informe. Los Angeles di Blade Runner si ispira ampliamente dalle architetture di Metropolis e mostra molteplici riferimenti stilistici, come per esempio la Police Office Headquarters di Blade Runner che è chiaramente ispirata alla Nuova Torre di Babele di Metropolis[40].

(28)

70

[Fig.17] L’inferno industriale di CFR Blade Runner, (1982, Ridley Scott).

Quasi cento anni prima dello skyline industriale di Blade Runner, fu proiettato sugli schermi, forse per la prima volta, un film di fantascienza: Le Voyage dans la Lune (Georges Mélies 1902). La struttura del racconto e lo stesso nome degli alieni – abitanti della luna, sono chiaramente influenzati dai romanzi di Jules Verne From the Earth to the Moon (1865) e di Herbert Geroge Wells The First Man in the Moon (1901). La terza sequenza mostra una città industriale, al tempo, simbolo della modernità e del futuro. Le alte ciminiere vomitano fumo in lontananza, il fuoco e il vapore salgono fino al primo piano man mano che il metallo viene versato. Questa è probabilmente una delle prime se non la prima rappresentazione di una città del futuro ad apparire sullo schermo di un cinema. La Parigi industriale del futuro[18], in Le voyage dans la Lune non è paragonabile all‟insensatezza caratteristica dei centri urbani menzionati in precedenza, bensì ne costituisce piuttosto una rappresentazione idilliaca ed iconica. Ciò potrebbe tuttavia essere dovuto al fatto che non conosciamo le condizioni degli operai che vivono nella città, vediamo solo il panorama febbrile dell‟industria che forgia il proiettile – navicella spaziale.

La città di Parigi nella visione di Méliès non è una ucronia ma una rappresentazione di CFR. Tuttavia, per il suo carattere fantastico, l‟intero film potrebbe essere classificato più come fantasy che science fiction. L‟anticipazione della Parigi del futuro di Meliés presuppone dei cambiamenti come l‟espansione industriale della città in relazione alla Parigi del 1902. Inoltre, la città mostrata nel film, è chiaramente ispirata alle città della rivoluzione industriale[18].

(29)

71

[Fig.18] A sinistra: il panorama di Ludwigshafen, esempio di città industriale, fine del XIX secolo (1881)35; a destra: Probabilmente il primo panorama della città del futuro nella storia del cinema, Parigi industriale del futuro in Le voyage dans la Lune, (Georges Méliès, 1902).

Tra altri esempi interessanti delle Insensate città industriali si può evidenziare la città-industria nel mondo postmoderno del 219936, dominato dai robot di Matrix (1999). Ci si presenta una visione nella quale le strutture artificiali e i robot si alimentano con l‟energia dei corpi umani. La città sotterranea nascosta di Zion è l‟ultima oasi dell‟uomo mentre il mondo circostante è dominato dalle macchine. La città industriale di Matrix è una città del futuro che presuppone l‟esistenza dell‟uomo quale passiva fonte di energia, un alimento dell‟intera macchina industriale. L‟uomo vive nel mondo virtuale di Matrix senza rendersi conto della realtà delle cose. La categoria dell‟Insensata Città Industriale è caratterizzata quindi da rappresentazioni negative e perlopiù distopiche.

3.3.5 Metropoli

37

Neotecnica

35

Immagine disponibile su http://cdn.factsbarn.com/wp-content/uploads/2015/08/1024px-BASF_Werk_Ludwigshafen_1881.jpg consultato il 18/09/2015.

36

Il film dei fratelli Wachowski si svolge invece nel 2199 Canova G., L’alieno e il pipistrello. La Crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani, Milano, 2000. p.56.

37

(…) nell’ambito della regione una città emerge da gruppi meno differenziati di villaggi e città agricole.

Sfruttando una posizione strategica, una più ampia disponibilità di acqua potabile, una località di più facile difesa, suolo più fertile per l’agricoltura, un più facile accesso alle vie terrestri o alle arterie fluviali. Riesce ad attrarre un numero maggiore di abitanti: essa diventa la metropoli o città madre. Popolazione forestiera di commercianti, per approvvigionamento dalle terre lontane insufficienza delle risorse locali. Difficoltà di

(30)

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Stadio di sviluppo: Metropoli Grado di probabilità: alto

Le metropoli neotecniche, sono città costruite con una mentalità nata assieme e dovuta alla scoperta dei nuovi materiali; l‟acciaio, il cemento armato, i materiali sintetici, le pareti di vetro. Nelle sue costruzioni, si abolisce o perlomeno si ridimensiona il ruolo del decorativo, tipico delle architetture del passato. Si costruiscono i palazzi in vetro con gli ascensori lungo le facciate. È il „gusto del leggero, del pratico, dell‟effimero e del veloce‟38

, cosi tanto amato e esaltato dall‟architetto futurista Sant‟Elia, che prende il soppravvento sopprimendo le forme tradizionali e obsolete. Sant‟Elia teorizzando l‟architettura futurista, ideò il prototipo della Città Neotecnica scrivendo nel suo Manifesto:

Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali, dei palazzi, degli arengari ma dei grandi alberghi, delle stazioni ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle

gallerie luminose, dei rettifili, degli sventramenti salutari39.

Così nel 1909 viene per la prima volta teorizzato un tipo di città che si contrappone al neoclassicismo e al barocco.

Penso invece che uno dei fascini di questa nuova architettura (scriveva Sant’Elia) sia appunto la liberazione da tutti quei sopracitati motivi classici i quali erano andati degenerando e , diciamo pure,

prostituendosi nella stanca, decrepita tradizione accademica sino ai giorni nostri40,41.

Con questi testi si esprime una mentalità spiccatamente neotecnica:

L’architettura non cercherà più di farsi piccina per nascondersi fra gli elementi naturalistici di un paesaggio, ma sarà il nuovo paesaggio, creazione umana aderente e coerente allo spirito che l’ha

prodotta42.

assorbire ed integrare gli elementi culturali disparati. Comincia sciogliere gli antichi vincoli sociali senza creare un ordine nuovo ad un livello più alto Mumford L., La cultura delle città, Edizioni di Comunità, Milano, 1954.,

pp.283-284. 38

Argan G.C, Levi C., Marangoni M., Pacchioni A., Pagano G., Pasuqali A., Pica A., Venturi L., Dopo Sant’Elia, Editore Domus, Milano, 1935. p.12.

39

Ivi, p.12.

40

Ivi, p.32.

41

Il lavoro di Sant’Elia viene inteso qui quale prototipo dell’architettura moderna del novecento. La nuova sensibilità eotechnica di Sant’Elia sembra esprimersi meglio in ipotesi che con i suoi progetti infatti G.C. Argan scrive nel 1935 : Sant’Elia un precursore delle attuali correnti architettoniche, a maggior ragione bisogna

raccogliere l’attenzione piuttosto sulla sua teoria che sulle sue realizzazioni. Ivi, p.47.

(31)

73

È questo l‟atteggiamento della nuova mentalità neotecnica, l‟esaltazione della nuova architettura nata a cavallo tra il XIX e il XX secolo.

Le città neotecniche sono le città dei grattacieli, le città del traffico, che rimandano ai progetti di Le Corbusier, le città di vetro e acciaio, completamente analoghe con il Quartiere della Scienza descritto da Ferriss nel suo progetto di città del futuro43. Egli predisse:

Buildings like crystals. Walls of translucent glass. Sheer glass block sheathing a steel grill. No gothic branch: no Acanthus leaf: no recollection of the plant world. A material Kingdom. Gleaming

stalagmites. Forms as cold as ice44.

La metropoli neotecnica è caratterizzata da due tratti distintivi. Il primo già menzionato consiste nell‟impiego delle nuove tecnologie e materiali per la sua costruzione. Il secondo, è il suo stadio di sviluppo urbano, come descritto da Mumford in quanto, appunto Metropoli, caratterizzata da una città in espansione, raramente centro urbano distopico. Questo stadio di sviluppo prevede un‟evoluzione sostenuta, il miglioramento delle infrastrutture, di trasporti e delle reti viarie. La Città Neotecnica è il campo sperimentale dell‟architettura del novecento.

Come disse un critico:

Alla base di tutto sta una nuova onestà, una nuova sincerità che si trasforma in orgoglio del nostro tempo, un profondo volitivo e testardo sentimento di semplicità e di chiarezza. Diremo, anzi, una ‘retorica della semplicità’. La leva di tutto questo nuovo atteggiamento dell’architettura moderna è

una leva morale45.

La città Biotecnica, teorizzata da Mumford, rispecchia al meglio le ricerche scientifico-urbanistiche postmoderne. Mentre la Città Neotecnica del futuro, prevede la crescita delle metropoli esistenti secondo modelli già diffusi e accettati largamente nel secolo scorso. Non c‟è un rinnovamento significativo, ma la modernizzazione secondo gli standard vigenti: è l‟architettura del Movimento Moderno e l‟architettura neomoderna.

La nuova architettura che emana dalla semplicità delle pareti in cristallo e dalle forme lineari, è alla base della Città Neotecnica, come ad esempio la Villa Savoye, Poissy (Le Corbusier, 1929-30), le cui lunghe finestre orizzontali e l‟adozione dei piloti, producono l‟illusione di leggerezza facendo sembrare l‟edificio quasi sospeso in aria.

43

Ferriss H., The Metropolis of Tomorrow, Ives Washburn Publisher, New York, 1929. 44

Ivi, p.124.

45

G.C. Argan, Carlo Levi, Matteo Marangoni, Annelena Pacchioni, Giuseppe Pagano, Alessandro Pasuqali, Agnoldomenico Pica, Lionello Venturi, Dopo Sant’Elia (Milano, Editore Domus Milano, 1935). Pg.99

(32)

74

Questo tipo di architettura fu propagato grazie al medium del cinema, agli occhi di milioni di persone, cresciute con l‟idea di una vita felice e della modernità stessa, trasmesse attraverso le immagini in movimento:

Many factors contributed to the popularization of modernism (…) Not only did architects themselves promulgate their work with unprecedented fervor in books, manifestos, and exhibitions, but artists in

other media soon began to adopt the characteristic features of the new style. Novelists and playwrights set high-toned commedie and dramas in ultramodern penthouses. (…) No vehicle provided as effective and widespread an exposure of architectural imagery as the medium of the

movies46.

Non sorprende che lo Stile Internazionale abbia influenzato l‟intera architettura del novecento e oggi giorno fiorisce esprimendosi nelle nuove forme neomoderne e high-tech. La speculazione edilizia si è appropriata dei suoi manifesti adattandoli alle proprie esigenze. La semplicità delle costruzioni, l‟abbandono del decorativo47

e l‟uso dei materiali leggeri ed economici, hanno contribuito a alimentare la diffusione in tutto il mondo di questi suddetti stili, ritenuti molto in voga:

The style (…) developed became the basis for insipid imitations that were widely adopted as the orthodox style for corporations around the world, structures like Mies’s Seagram Building (1954-58)

in New York City, with its unerring sense of proportion, meticulous attention to detail, and sure handling of materials, testified to the still-fertile possibilities of modernism at midcentury48.

L‟architettura del novecento è stata ampliamente accettata e diffusa anche in oriente, cancellando le pagode cinesi e giapponesi dal panorama, così come in medio oriente rimpiazzando le costruzioni tradizionali. Essa addirittura si è infiltrata nei centri storici delle città europee, il cui spettacolare esempio è il centro direzionale di Francoforte costruito in stretta vicinanza dell‟antico centro storico[19].

46 Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986.

introduzione, pp.10-11.

47

Hichcock H.R., Johnson P., Lo stile Internazionale, Zanichelli Editore, Bologna, 1982. pp.76-84.

Riferimenti

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