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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.31 (1904) n.1552, 31 gennaio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Élmo I I X I - Voi. I I I V

Firenze, 31 Gennaio 1904

N. 1552

SOMMARIO : L' Istituto Italiano di Credito Fondiario ed il Mezzogiorno - R . D a l l a Volta. La questione dell'accattonaggio — Edoardo Gir.tti. Ancora la crisi dello zucchero — I fattori necessari all' incre-mento industriale di Napoli Rivista bibliografica : Ing. Mauro Amoroso. Case e città operaie. Studio tecnico econOmioo - Eugenio Rignano. Un social.sme en harmonie avec la doctrine óeonomique liberale

Bolton King e Thomas Olcey. L'Italia d ' o g g i — Ed. Demolins Les grands routes des peuples - Dr. Louis

Robert. De 1' utilNat.ion des forces hydrauliques - Th. II. Engelbreclit. Die geographische Verteilung dor Getreidspreiso in den Vereinigten Staaten von 1862 bis 1900 — Rivista economica: (Per il movimento

dei forestieri in Italia ; eib che si è fatto e ciò che si deve l'are - Due ferrovie colossali - Emissioni tedesche

e inglesi - 1 depositi di caffè e zucchero - L' industria cotoniera nel l.ancashire - V industria cotoniera inglese nel 1903) — 11 debito dello Stato italiano — Trazione elettrica sulle ferrovie — La immigrazione negli Stati Uniti durante l ' a n n o 1908 — Mercato monetario o Banche di emissione — Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali (Nuove Società)— Notizie commerciali. — Annunzi.

L'ISTITUTO ITALIANO DI CREDITO FONDIARIO

ed il Mezzogiorno.

Venne già pubblicato dai giornali che il Consiglio di Amministrazione dell' Istituto ita-liano di Credito Fondiario nella sua adunanza del 26 corr. ha approvato il bilancio per l'eser-cizio 1903 e proporrà alla Assemblea generale degli azionisti di distribuire un dividendo di L. 24 per azione, come 1' anno decorso.

Appena il bilancio, ora consegnato ai Sin-daci, sia reso di pubblico dominio non manche-remo come al solito, di darne i principali ele-menti ai nostri lettori ; intanto possiamo dire che nell' esercizio 1903 vennero presentate do-mande di mutui per oltre 22 milioni di lir.e ; che uniti alla rimanenza dell' esercizio prece-dente sommano ad oltre 51 milioni e mezzo di domande che furono trattate ; di queste per 2,3 milioni furono respinte, per 6,3 furono ritirate ; furono poi stipulati contratti definitivi per 7 milioni; sono ancora in trattazione domande per 32 milioni di lire.

Diremo ancora, che non ostante le difficoltà denunciate dalla proprietà rustica, specie nel mezzogiorno, il pagamento delle semestralità pro-cede sempre regolare ; non vi erano al 31 dicem-bre u. s. che 7 mila lire di arretrati anteriori al 1 luglio 1902; e la proporzione di quelli posteriori non è molto diversa da quella degli anni pre-cedenti, il che costituisce titolo importante di merito della Direzione dell'Istituto.

Ma di questo e di altri fatti ci riserbiamo di parlare in seguito ; ora vogliamo richiamare 1' attenzione dei nostri lettori sopra la riparti-zione dei mutui stipulati nel 1903 secondo le diverse regioni.

Italia insulare N. 20 per L. 1,774,000 » meridionale . . . » 84 » » 3,880,500 » centrale » 23 » » 1,347,500 » settentrionale » — » » — Totale N. 127 per L. 7,002,000

Né questa ripartizione è particolare al-l'anno 1903; poiché se si prendono i prospetti del totale dei mutui stipulati dalla fondazione dell' Istituto al 31 dicembre u. s. che nel totale rappresentano 1507 mutui per la somma di L. 114,504,000 si trova che

l'Italia insulare ebbe 158 mutui per L. 10,265,500 » merid. » 834 » » » 60,246,000 » centrale » 521 » » » 39,288,500 » settentr. » 84 » » » 4,704,000

Emerge quindi la rilevante proporzione di mutui accordati, a paragone del totale, alle Pro-vincie del mezzogiorno e delle isole ; sono 70 mi-lioni e mezzo sopra 114 e mezzo.

Rileviamo questo fatto, del resto noto, per domandare chi intendono ingannare coloro i quali in quest' ultimo tempo si sono scagliati con strana vivacità contro l'Istituto, quasi de-plorando che esso funzioni cosi largamente nelle provincia meridionali e pretestando che accordi i suoi servizi a troppo caro prezzo.

Che tale accusa potesse venire mossa quando l'Istituto godeva dello speciale privilegio di eser-citare esso solo il suo ufficio in tutta l'Italia, mentre gli altri Istituti operanti erano confinati nelle loro zone, si poteva anche comprendere, giacché vi può essere sempre qualche buona ragione per combattere i privilegi; ma che si muova tale lamento proprio ora che da quattro anni il privilegio è scaduto, e tutti gli Istituti possono egualmente operare su tutto il Regno, non può essere che il prodotto o di una inespie-gabile malevolenza (il male per il male) od il frutto di una completa ignoranza dei fatti.

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70 L' E C O N O M I S T A 31 gennaio 1904 migliorare od anche solo mutare la coltivazione

delle terre.

Vi è un Istituto che nel breve giro di do-dici anni ha versato alla proprietà del Mezzo-giorno e delle isole ben settanta milioni di lire, e in nome degli interessi del Mezzogiorno si scagliano accuse all'Istituto stesso, si cerca di scalzarne il credito con affermazioni non vere ma abilmente esposte, e lo si designa quasi come un danno per le provincie meridionali, insi-nuando che i mutui sono forniti con retribuzioni usuraie.

Ma che cosa pretendono gli accusatori ? Le provincie mèridionali, colla proprietà giu-ridicamente cosi disordinata che pochissimi sono coloro i quali hanno i loro titoli in ordine ; con mappe che permisero che altri Istituti mu-tuassero con ipoteche su fondi che non esistono; con una continua e durevole minaccia di crisi agricola, ritengono possibile di avere il denaro a buon mercato tale da non rimunerare nemmeno il capitale che si espone a quei rischi ?

Ci proponiamo in seguito di analizzare i fatti e di dimostrare la cattiveria o la ignoranza che racchiude 1' accusa ; ma ora vogliamo pro-testare contro questo tentativo, per mezzo del quale coloro i quali, per colpa propria, si sen-tono lesi negli interessi, credono di avere buon motivo per denigrare cose e persone. E prote-stiamo tanto più energicamente in quanto i fatti ci dimostrano in qual conto dai veri interessati sono tenuti questi audaci tentativi di denigra-zione che, se non saranno determinati da ragioni di speculazione sul valore dei titoli, determi-nano però le malsane speculaziopi.

Ed i fatti sono questi :

Non ostante la campagna, in parte palese in parte celata, intrapresa contro l'Istituto, sino a tentare di sollevare un movimento di tutta la clientela e di renderla perciò stesso meno esatta nel pagamento delle semestralità, l'Istituto Ita-, liano di Credito Fondiario è il solo dei grandi Isti-tuti di Credito Fondiario che abbia aumentata, nel 1903, la propria consistenza di mutui salita da 94 a 96 milioni, mentre, ad esempio, la consi-stenza dei mutui della Cassa di risparmio di Milano è scesa nel 1903 da 154 a 131 milioni e quella deli' Opera Pia di San Paolo di Torino è scesa da 69 a 47 milioni.

Il pubblico adunque ha risposto alle accuse, raddoppiando le prove di fiducia verso l'Istituto. Non ostante il tentativo fatto di far cre-dere l'Istituto di Credito Fondiario come un vampiro che succhia coli'usura il reddito delle terre del mezzogiorno, le domande di mutuo si fanno più numerose e per maggiore entità, pro-prio dalle provincie meridionali.

Non ostante la campagna fatta, palese e celata, contro l'Istituto verso la clientela sua, questa si mostra così fedele e cosi legata al-l'Istituto che gli arretrati i quali durante il corso dell' anno parevano dovessero aumentare, si presentano verso la fine quasi nella solita pro-porzione.

Ma, si afferma, e questo sarebbe il capo-saldo della accusa, l'Istituto Italiano di Credito Fondiario, si fa pagare il servizio che presta a prezzo troppo alto. Vedremo in seguito che tale

accusa non ha fondamento ; ora notiamo il fatto che nessuno degli altri Istituti ha accettato di esercitare la propria azione nelle provincie me-ridionali dove, a sentire gli accusatori, vi è tanto da guadagnare ; nemmeno la Cassa di Ri-sparmio di Milano, così potente per capitali di-sponibili, così saggiamente organizzata, che eser-cita da tanti anni il Credito Fondiario, che non ha capitale da rirmuovare, come lo ha per qua-ranta milioni 1' Istituto Italiano, nemmeno la Cassa di Risparmio di Milano ha creduto di far mutui nelle provincie meridionali sebbene più volte eccitata a ciò dal Governo. Perchè ?

Il perché è chiaro : non potendo fare con dizioni di mutui di diversa aliquota secondo le regioni, la Gassa di Risparmio di Milano avrebbe dovuto accrescere le provvigioni per tutta la sua clientela, o mantenere per tutti la stessa provvigione, attuale la quale non ritiene suffi-ciente a rimunerare le particolari cure e spese che sarebbero necessarie.

Questi fatti indiretti sono più che sufficienti a dimostrare in qual conto debba tenersi la accusa, ma ciò apparirà ancora più chiaro quando annunceremo le cause che non permetterebbero mai all'Istituto Italiano di Credito Fondiario di seguire i suggerimenti degli accusatori.

LA QUESTIONE DELL' ACCATTONAGGIO

Non è una piaga esclusivamente italiana quella dell'accattonaggio, ma è certo che nel nostro paese è più diffusa che in altri, e mentre ci scredita di fronte a coloro che visitano le nostre città e i loro dintorni, rende insopporta-bile persino il transito per certe strade o il soffermarsi anche nei punti più centrali delle città. Tra queste ve ne sono alcune dove, per varie cause, l'accattonaggio è più insistente, più intenso ed esteso ; altre, per le migliori condizioni economiche in cui si trovano, sono meno afflitte da questo male, o forse vi è molto meno visibile e appariscente, ad ogni modo in alcune riesce meno importuno. Chi conosce il centro di Milano, di Firenze, di Roma, di Na-poli può fare fàcilmente dei confronti istruttivi e può intendere come talune città del nostro paese si trovino, a questo riguardo, in condizioni che meritano attento esame da parte di tutti.

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31 gennaio 1904 L ' E C O N O M I S T A 3 potrebbe dire per l'insegnamento che gli

accat-toni professionali offrono ai miserabili o ai di-soccupati che vanno in cerca di qualche soldo per vivere. La stagione invernale, con le mag-giori sofferenze che porta con sè, accresce la schiera dei mendicanti, specie nelle città dove le numerose istituzioni di beneficenza, l'affluenza dei forestieri, la prospettiva di guadagni leciti o meno e la speranza di sussidi ordinari e straordinari, costituiscono altrettanti richiami agli infingardi, agli invalidi al lavoro, a tutti coloro insomma che sono trascinati volenti o nolenti all'accattonaggio.

Si comprende quindi che di tale questione si dia pensiero 1' Associazione Nazionale italiana

per il movimento dei forestieri, e in ispecie la Sezione fiorentina, come quella che- è chiamata a operare in un centro dove pur troppo l'accat-tonaggio è sempre stato esercitato a piacere, diremo così, degli accattoni. Se in qualche mo-mento esso fu in diminuzione, ciò si dovette all' azione energica dell' autorità di pubblica si-curezza ; ma, oltre che vi sarebbe molto da dire sulla efficacia di quell' opera di repressione, è da osservare ch'essa è stata il più spesso saltuaria, inorganica e non impedì affatto che il male risorgesse subito dopo con maggior vigore di prima. Le misure repressive, che non possono certo escludersi in dati casi, finora servirono soltanto a liberare momentaneamente le strade da qualche schiera di accattoni, cui venne in-flitto il carcere per più o meno giorni ; esse, così come sono ammesse dalla nostra legislazione, non possono non che estirpare, nemmeno at-tenuare il male che si deplora. Occorre ben altro e di ciò devono persuadersi tutti, i cittadini come le autorità locali, le associazioni filantro-piche, come il legislatore.

Una inchiesta sugli accattoni rivelerebbe fa-cilmente che alcuni di essi sono in condizioni fisi-che tali da non consentire loro di compiere alcun lavoro : sono vecchi, impotenti, invalidi, malati, ragazzi che .non hanno ancora l'età per poter lavo-rare. Che fare di costoro ? Evidentemente, o la-sciarli elemosinare o provvedere in qualche modo alla loro esistenza. Per gl'inabili al lavoro il legi-slatore aveva cercato di provvedere con la legge sulla pubblica sicurezza 30 giugno 1889, ma praticamente non vi è riuscito, non essendo nè i Comuni, nè lo Stato, in grado di sostenere la spesa.

Nella relazione dell'on. Crispi sul disegno di legge intorno alla pubblica sicurezza si legge che « il proposito di farla finita coll'accattocaggio, che è una piaga ancora così larga nel nostro paese, non può avere intera esecuzione prima che sia provveduto dappertutto e sufficientemente al mantenimento ed al ricovero degli indigenti ina-bili al lavoro.... I Comuni singolarmente, o riuniti in consorzio, da soli o col concorso della Pro-vincia e della beneficenza privata, e in casi ec-cezionali anche con quella del Governo devono pensare al mantenimento dei propri indigenti inabili al lavoro. Questa missione sarà grande-mente agevolata dal riordinamento delle opere pie. »

Ma pur troppo le ragioni finanziarie hanno finito per prevalere su ogni altra considerazione

e nulla si è fatto per provvedere agli indigenti inabili al lavoro. Quanto ai ragazzi che non hanno compiuti i 9 anni venivano fin d'allora compresi fra gì' inabili e si provvedeva legislativamente a ricoverarli, se maschi in case o istituti di edu-cazione o di correzione, se femmine in case o istituti che abbiano per scopo di educarle o sot-trarle al pericolo di traviamento.

E il Crispi in pari tempo poneva le ba3Ì di un istituto destinato a soccorrere l'infanzia ab-bandonata nella capitale del Regno.

Ma oltre quella prima categoria, altre due se ne possono pure distinguere fra gli accattoni : vi sono quelli che vanno mepdicando perchè non hanno lavoro o non riescono a trovarne di con-sentaneo alle loro forze, alla loro capacità; vi sono infine quelli che non hanno la volontà di lavorare. Come distinguere gli uni dagli altri ? Qui l'esperimento offre la pietra di paragone quasi infallibile. A Parigi il sig. Mamoz offrì a 727 mendicanti una occupazione retribuita con 4 franchi al giorno. Ebbene, 553 rifiutarono asso-lutamente quell'offerta, 37 lavorarono per mezza giornata, 68 hanno avuto il coraggio di restare sino alla sera, 51 lavorarono per due giorni, il terzo giorno non ne restarono che 18. [1 signor Robin sopra 701) mendicanti in condizione di po-ter lavorare non trovò che 11 uomini di buona volontà disposti ad accettare una occupazione regolare. Lo stesso fatto si verifica in Germa-nia. Nella stazione di- soccorsi in natura di Bielefeld, il pastore Bodelschwingh annuncia che un' ora di lavoro compiuto nella cava vicina avrebbe servito a pagare la minestra e i vestiti che venivano distribuiti. La sala si vuota subito ; soli tre uomini si misero all'opera.

Questi esempi, che si potrebbero moltiplicare, dimostrano che l'offerta di un lavoro con -veniente a persone che di regola non hanno una speciale capacità professionale, e perciò occorre sia facile e semplice, può servire a distinguere i disgraziati degni d'ogni simpatia dai mendi-canti professionali, dai vagabondi irriducibili, pei quali un trattamento severo può essere giusti-ficato.

E la conclusione a cui sono giunti i filan-tropi più competenti che hanno studiato questo problema. In teoria, — dice tra gli altri il conte d'Haussonville - e corno mezzo per distinguere il mendicante professionale da quello occasionale, l'uomo che sfrutta la carità pubblica, da colui che una disgrazia immeritata obbliga a ricor-rervi, la creazione di opere d'assistenza me-diante il lavoro, ossia di laboratori dove si dà lavoro all' indigente retribuendolo con un sala-rio, è una cosa eccellente.

È certo che l'uomo, che nella strada rifiute-rebbe un buono di lavoro, oppure che, avendolo ricevuto, non l'utilizzerebbe, potrebbe essere considerato come un falso povero o come un in-fingardo.

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del-72 L ' E C O N O M I S T A 31 gennaio 1904 1' assistenza mediante il lavoro su tutti gli altri

modi di soccorso. Può dirsi che l'assistenza me-diante il lavoro è la carità intelligente per gli indigenti validi. Uno scrittore belga, il Bekaert, ne ha riassunto i vantaggi con queste parole: « L' assistenza mediante il lavoro rispetta la di-gnità dell' operaio, viene in aiuto al disoccupato occasionale, facilita all' ozioso abituale il suo ri-scatto, fa scomparire la sproporzione attualmente esistente tra lo sforzo caritatevole e il risultato materiale e morale di quello sforzo. Costituisce un guadagno pel vero povero, la cui parte è considerevolmente diminuita di tutte le somme che presentemente vanno agli indegni di pietà. Eccita lo zelo caritatevole troppo spesso disgu-stato dagli inganni dei mendicanti di professione. Dal punto di vista della collettività caritatevole, l'assistenza mediante il lavoro costituisce una assicurazione contro i rischi di perdita del soc-corso accordato; questo va integralmente al vero povero, all'individualità che interessa soccorrere. Dal punto di vista dello Stato, la generalizza-zione dell' assistenza mediante il lavoro corri-sponde dappertutto a una diminuzione della cri-minalità, e diminuisce gli oneri dello Stato in misura sensibile : le spese di polizia e di sorve-glianza, le spese per gli stabilimenti penitenziari, le spese per i ricoveri di mendicità. Finalmente, la società nel suo insieme, indipendentemente dai risultati morali certi di cui è chiamata ad approfittare, può inscrivere al suo attivo il mag-gior valore economico che risulta dal lavoro di tutte le braccia involontariamente senza im-piego ».

Scoraggiare la miseria che chiede l'elemo-sina, venire in aiuto a quella che domanda, che accetta il lavoro, tale dev'essere il duplice fine che ha da proporsi la filantropia quando è con-sapevole della sua elevata missione e dei peri-coli che la circondano, riguardo alla categoria dei mendicanti che non hanno i mezzi, la possibilità di lavorare. Per gli altri, per quelli che non vo-gliono lavorare devono intervenire le misure re-pressive fissate per legge allo scopo di combattere il vagabondaggio e la mendicità professionale. E la categoria degli accattoni meno interessante e insieme quella più pericolosa per l'ordine sociale. È la riserva dell'armata del delitto; ma non è tolto che si possano fare delle conquiste anche in quel campo e che si riesca, dopo un tempo più o meno lungo, a strappare qualche accattone al mestiere dell' infingardo, per ridonarlo al lavoro proficuo.

Comunque sia di questo residuo sociale, che pur troppo non di rado è quello che più colpisce la vista del forestiero, è certo che nulla^ potrà larsi di utile e organico per combattere l'accat-tonaggio, se non si ha il modo di sceverare co-loro che non vogliono lavorare, da quelli che hanno ancora il sentimento della dignità perso-nale e sono disposti a guadagnarsi col lavoro di che vivere. Occorre adunque che la benefi-cenza privata, se vuol attenuare la piaga del-l' accattonaggio aiuti costantemente, si potrebbe dire prediliga sovratutte le istituzioni aventi lo scopo di assistere gli indigenti mediante il la-voro. Già esistono, in varie città, associazioni o istituti di tal genere e anche a Firenze, mercè

le intelligenti cure di alcune distinte signore, fun-ziona con buoni risultati una istituzione che mira a combattere l'accattonaggio col lavoro distri-buito agli indigenti che lo chiedono. A questa e alle istituzioni consimili occorrono mezzi finan-ziari, adesioni, aiuti d'ogni sorta, materiali, in-tellettuali e morali. L'Associazione nazionale per

il movimento dei forestieri dovrebbe adunque svolgere una efficace e incessante propaganda in favore di quegli enti e cercare che le somme ciecamente spese nella elemosina fatta perle strade avessero invece una destinazione migliore, quale appunto sarebbe quella d'aiutare l'assistenza me-diante il lavoro.

Nessuno potrà credere di aver risoluto per tal modo il problema dell' accattonaggio ; ma è evidente che se i privati, singoli e associati, possono fare qualche cosa di utile è appunto col venire in aiuto a coloro che, posti di fronte alla alternativa o di mendicare o di lavorare, prefe-riscono di lavorare. Quando poi si fosse prov-veduto ai mendicanti inabili al lavoro — e non è da disperare che con un sistema di assicura-zioni contro la invalidità al lavoro e la vecchiaia e contro la malattia non si riesca col tempo, e almeno in parte, a provvedere, indipendente-mente dagli enti locali, a questi bisognosi — la questione verrebbe ad essere semplificata. Per quel residuo sociale che preferisce al lavoro 1' occupazione, talvolta lucrosa, dell' accattone, la severità della legge e forse più ancora la ri-provazione del pubblico, che, anche a costo di uno sforzo per dominare i propri sentimenti umanitari, ricusasse di fare l'elemosina, spesso cieca e fomentatrice dell' infingardaggine, po-tranno essere giustificate e conseguire qualche buon risultato.

E,. DALLA VOLTA.

ANCORA LA CRI8E DELLO ZUCCHERO

Dall' egregio avv. Edoardo Giretti, ricevia-mo la seguente lettera a cui ben volentieri diaricevia-mo ospitalità ; ci pare che non ci dividano diver-genze insormontabili e quindi in un prossimo articolo speriamo di metterci d' accordo col va-lente contradditore.

Ecco la lettera :

Egregio e caro sig. prof, de Johnnis,

Ella sa quanta stima io ho di lei e quanto mi sono onorato di aver fatto insieme più di una buona battaglia contro il protezionismo agra-rio ed industriale.

Perciò permetta che io le manifesti la mia meraviglia di avere letto nell'ultimo numero dell'ottimo Economista il suo articolo in difesa del trust degli zuccherieri.

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spie-31 gennaio 1904 73 tata che si fanno tra loro alcune delle 33 Ditte

produttrici.

Ma da questo a far voti perchè siano vinte le ultime resistenze che si oppongono alla va-gheggiata comi.inazione industriale e special-mente ad esprimere la speranza che coloro che

debbono vigilare sull'andamento regolare della attività, economica del -paese, intervengano, occor-rendo, per facilitare le intese, il passo è lungo.

Questo, o mi sbaglio, o è protezionismo vero e buono. Combattendo il protezionismo in tutte le sue forme, noi non possiamo invocare altro intervento che quello del legislatore per sopprimere uno stato di cose che rende possibili queste intese di produttori favoriti di un privi-legio legale a danno dei consumatori.

Ella osserva giustamente che quella dello zucchero non è la sola industria protetta. Ci sono le industrie della lana, del cotone, c' è la tessitura della seta (non la trattura e la filatura), le quali godono ugualmente di un trattamento doganale di favore. Tutto ciò è verissimo, ed io per conto mio non ho niente da fare con tutte queste protezioni che voglio tutte ed egualmente abolite nel più breve periodo di tempo.

Ammetto che, per ragioni politiche, di cui possono e forse devono preoccuparsi coloro, che hanno la responsabilità del Governo, la riforma non abbia da essere immediata e brutale; am-metto anche che sieno da aversi alle classi o caste sociali protette taluni riguardi che esse non hanno mai avuti per le grandi maggioranze consumatrici, ma non ammetto che la conside-razione dei motivi politici e delle modalità e dei temperamenti da apportarsi nella riforma sia una buona ragione per velare od oscurare la urgenza e necessità di questa riforma nel suo senso più ampio e più radicale.

Perciò io pongo la questione nei suoi ter-mini massimi ed affermo il diritto dei consuma-tori di non essere più oltre considerati come un branco di servi feudali corvéables et tuillables à

merci delle classi detentrici dei privilegi do-gonali.

Quanto alla protezione speciale di cui gode la industria dello zucchero e che io combatto, osservo che, coli'industria del ferro, questo è forse il caso più tipico e scandaloso dei disor-dini e degli abusi a cui ci ha condotti la politica protezionista.

L'industria dello zucchero, della quale nes-suno in Italia alcuni anni or sono — eccettuato forse l'ori. Maraini — sentiva la necessità è stata creata di sana pianta dal favoritismo indebito del Governo. E la protezione di cui gode questa in-dustria oltrepassa, e non di poco, il cento per cento del valore dei prodotti che essa mette in vendita sul mercato italiano, fatta astrazione dalla tassa fiscale.

Mentre per il cotone, la lana, le stoffe di seta, une parte della protezione legale si è elisa a favore del consumatore per la eccitata concor-renza dei produttori nazionali, per lo zucchero questo non è avvenuto, o, per dire meglio ap-pena se ne è visto e temuto qualche accenno, subito i fabbricanti sono corsi ai ripari e stanno adesso intendendosi per una riduzione generale della produzione.

Non vedo adunque alcun motivo perchè nel caso degli zuccherieri noi liberisti dobbiamo di-partirci dalla nostra posizione di lotta contro i

trusts che hanno la loro origine ed il loro fon-damento nelle tariffe doganali.

E' vero, questi accordi dei produttori non sono che una conseguenza del sistema che noi combattiamo; non è tanto col trusts degli zuc-cherieri che noi ce la dobbiamo prendere quanto col regime fiscale e doganale che è la causa, di tale trusts.

In ciò siamo d'accordo. Ma le conseguenze servono a dar luce sulle cause da cui derivano. Combattendo nelle sue cause e nelle sue conse-guenze la protezione di cui godono le fabbriche da zucchero, noi abbiamo in meno un mezzo di agitazione potente, il quale serve a popolarizzare il concetto dei danni che il protezionismo reca alla nazione a profitto di pochi individui.

Questo lavoro di volgarizzamento delle ve-rità economiche è il compito modesto e propor-zionato alle mie forze che io mi sono assunto e che vado da tempo eseguendo, se non con ab-bondanza di risultati, con sincerità assoluta di propositi e con fede non affievolita nel successo finale.

In fondo, io non mi preoccupo molto se le 33 fabbriche da zucchero riusciranno o non riu-sciranno nel loro intento di un accordo generale per ridurre la produzione. Quei signori fanno i loro affari; protetti dalla legge in un modo enorme essi cercano di profittarne il più che sia possibile.

Lo scandalo vero contro il quale io protesto e non cesserò di protestare, è che il Governo mantenga sullo zucchero il regime che permette agli zuccherieri di mettere en coupé réglée la na-zione italiana per molti milioni di lire all' anno per tenere malamente in piedi una industria tut-t'altro che viva e promettente.

Lo scandalo è ancora aggravato pel fatto della speciale partecipazione dell'Italia alla con-ferenza di Bruxelles in cui la tutela degli inte-ressi e dell'erario e dei consumatori italiani è stata affidata ad un deputato grande produttore di zucchero.

A ragione ella nota che il protezionismo dà una somma enorme di- effetti dannosi diretti ed indiretti e soltanto alcuni benefici lievi e tran-sitori. E' una affermazione esattissima, ma di cui il protezionismo dello zucchero fornisce una esemplificazione tipica ed estrema, perchè, se la protezione doganale ha indubbiamente eccitata la industria dello zucchero, ha forse in maggiore misura soffocato od impedito che nascessero altre e più numerose e produttive industrie, le quali sarebbero una vera benedizione pel nostro paese e specialmente pel Mezzogiorno disgraziato, se potessero contare sullo zucchero a buon mercato.

Neanche sono da mettere in computo a di-minuire il passivo della industria dello zucchero in Italia il miglioramento che, a detta dei com-petenti, possono ricavare i metodi di coltivazione dalla introduzione della barbabietola in una bene appropriata coltura agraria, perchè un tale mi-glioramento — del resto limitato ad una parte ristrettissima del terreno coltivato — sarebbe ugualmente ottenuto dalla coltivazione delle piante

I

FONDAZIONI:?

(6)

74 L' E C O N O M I S T A 31 gennaio 1904 foraggere, la barbabietola compresa, per

l'alle-vamento del bestiame.

Del resto, aggiungiamo pure al numero de-gli interessati nelle 33 Ditte fabbricanti di zuc-chero e nelle quattro o cinque raffinerie, i pro-prietari e contadini interessati nella coltura della barbabietola ed i pochissimi operai, i quali tro-vano lavoro (la maggior parte solo per tre o quattro mesi dell'anno) nelle fabbriche da zuc-chero ; ci troveremo sempre di fronte ad una esigua minoranza di popolazione.

Il quesito dunque del protezionismo zucche-riero, a prescindere dalla severa condanna della scienza economica, si pone politicamente in que-sti termini : « E' egli giusto e conveniente che una nazione di quasi 33 milioni di cittadini sia tassata crudelmente nella sua alimentazione gior-naliera a vantaggio di una infima minoranza feudale ? E, debba pure questa minoranza sop-portare un danno grave per la perdita del pri-vilegio che è riuscita a carpire, è questa una ragione per impedire o anche soltanto per ritar-dare una riforma che è imposta ih modo urgente dalla necessità di por fine a troppo stridenti sperequazioni ed ingiustizie tributarie ? »

Questo, egregio e caro signor professore, è il punto di vista, dal quale io mi metto combat-tendo il protezionismo dello zucchero, come ho combattuto quello del grano e quello del ferro, come sono pronto a combattere sempre tutte le riforme di protezionismo, in teoria tutte egual-mente condannabili ed ingiuste, sebbene le con-seguenze possono esserne più o meno attenuate nei fatti.

Nella industria dello zucchero, come in quella del ferro, il protezionismo ha prodotto, senza possibilità di temperamenti e di compensi, i suoi più notevoli e caratteristici abusi.

Per conto mio, non sentendomi la prepara-zione scientifica per fare in un grande quadro sintetico la storia dei mali prodotti in Italia dal protezionismo — e non avendo neppure il tempo per tentare una opera di mole così vasta — mi limito a descrivere ed a popolarizzare gli episodi più caratteristici di una tale storia e sarò ad esuberanza compensato delle mie fatiche, se riu-scirò a convincere coloro che mi fanno 1' onore di seguirmi nei modesti miei sforzi, che questi sono costantemente inspirati da una sola e grande idea comune, quella di farla finita una buona volta con tutti i privilegi di classe o di casta.

Mi creda, egregio e caro signor professore,

Suo ajf.mo

EDOARDO GIRETTI.

Bricherasio, 25 gennaio 1904.

I FATTORI NECESSARI

all' incremento industriale di N a p o l i ') I servizi ferroviari e i provvedimenti diversi.

Neil' intraprendere lo studio del problema ferroviario in rapporto a Napoli, la Commis-sione ha considerato che oltre ad una

oppor-') Vedi il numero precedente.

tuna riforma del detto servizio, in vantaggio del movimento dei passeggieri, esso debba princi-palmente ripromettersi il conseguimento di due scopi : quello di favorire lo sviluppo delle in-dustrie nella città e nella provincia di Napoli e quello di impedire che la esportazione dei prodotti industriali ed agricoli di quella parte del Mezzogiorno d'Italia, che per le condizioni naturali dovrebbe far capo al porto di Napoli, continui ad essere richiamata altrove per artifizi di tariffe. In base a tali criteri, la Commissione ha suddiviso tale studio in due parti : 1° studi, proposte e provvedimenti per il miglioramento del servizio passeggieri ; 2° studi, provvedimenti e proposte per il miglioramento del servizio merci. Il primo miglioramento può ottenersi col concorso di due mezzi : 1° rapidità e frequenza di treni; 2° riduzione di tariffe.

Per raggiungere il primo scopo occorre ri-parare alla insufficienza della stazione di Napoli, la quale costruita nel 1867 ben presto si di-mostrò impari alle esigenza di ogni ramo di ser-vizio, e la sua insufficienza andò a mano a mano accentuandosi col crescere del traffico e con lo aumentarsi delle diverse linee che fanno capo a quella città.

Nessun vero e proprio ampliamento, capace di sopperire in modo definitivo alla deficienza sempre rilevata si apportò mai alla stazione. Sol-tanto ora sono in corso alcuni lavori e altri sono allo stato di progetto. Ma secondo la Commis-sione essi sono insufficienti. Invero, si legge nella relazione (pag. 191) che non ostante la esecu-zione di quei lavori non si può affermare che la stazione di'Napoli basterà ai crescenti bisogni del traffico; tutto al più può ritenersi che le opere eseguite e quelle da eseguirsi varranno solo tem-poraneamente ad ovviare agli inconvenienti la-mentati. Bisogna infatti considerare - si legge più avanti-che l'aumento del traffico ha acquistato in questi ultimi anni proporzioni ben rilevanti e tutto lascia presumere che non diversamente sarà in avvenire, anzi i provvedimenti che si propongono e che sarà indispensabile di attuare per la sistemazione del servizio ferroviario che fa capo a Napoli (frequenza di treni, accelera-mento di percorso ed anche diminuzione di tariffe) creeranno, senza alcun dubbio, un mo-vimento intensissimo, tale che la stazione, non ostante i miglioramenti apportati, non potrà as-solutamente contenere. Infatti, giova tener pre-sente che la stazione di Napoli, oltre al movi-mento diretto di passeggieri o di merci, è la naturale stazione di transito dei passeggieri per tutte le provenienze del Mezzogiorno o special-mente della Sicilia per l'Alta Italia e viceversa; di guisa che, ogni maggior movimento di viag-giatori per tali provenienze, aggrava di più le condizioni della stazione di Napoli nei riguardi dell'esercizio vero e proprio.

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75 Ma alla sistemazione degli impianti deve

andar congiunta una modificazione delle tariffe e a questo proposito la Commissione ha fatto uno studio ampio delle tariffe locali e di quelle ordinarie venendo alla conclusione che occorre ridurle. Pel servizio locale alcune cifre lo dimo-strano eloquentemente. Ad esempio mentre da Milano a Monza (chilom. 13) e da Milano a Rho (chilom. 14), si paga L. 0.60 in prima classe, da Napoli a Torre del Greco (chilom. 12) con ta-riffa ordinaria vigente si paga L. 0.70 in terza classe. Egualmente da Milano a Legnano (chil. 29) si paga L. 1.50 in prima classe e da Napoli a Castellammare (chilom.28) L. 1.55 in tèrza classe. Dai confronti istituiti dalla Commissione ap-pare chiaro che le tariffe a zone da qualche anno istituite sulle linee Varesine sono molto più basse di quelle locali di cui per antica concessione g o -dono alcune linee suburbane di Napoli. E' del re-sto opinione della Commissione che i servizi fer-roviari per contribuire efficacemente al miglio-ramento di Napoli e del Mezzogiorno dovrebbero essere regolati da ragioni ben diverse da quelle semplicemente economiche. Tali servizi, per la loro importanza sociale dovi'ebbero rispondere ed adattarsi alle circostanze delle diverse regioni per concorrere al loro sviluppo, non solo miglio-rando e completando un avviamento commerciale e industriale già delineato, ma anche cooperando a che tale avviamento si determini e si conso-lidi. Dovrebbesi insomma riconoscere che l'eser-cizio ferroviario non deve considerarsi come una qualunque speculazione privata.

E in questo concetto si può certo convenire purché si tenga conto che le concessioni fatte sulle tariffe si risolvono in perdite finanziarie per lo Stato, quando non vi sia nn movimento ferroviario tale da compensarlo in qualche modo del minor reddito ottenuto con l'applicazione di tariffe speciali, che vuol dire di tariffe di favore.

Per le merci la Commissione ha pure fatto uno studio riguardo alle tariffe sul quale non possiamo estenderci, chè dovremmo entrare in molti par-ticolari. Noteremo soltanto che secondo essa le tariffe locali applicabili ai prodotti agricoli e industriali del Mezzogiorno (cereali, vino, olio, agrumi, lana sudicia, legnami, lava greggia, poz-zolana, calce, canapa greggia, acque minerali, confetture, frutta fresche ed ortaggi, ecc.) non rispondono compjetamente alle esigenze del traf-fico da e per Napoli, o per ragioni di prezzo o per le condizioni di percorrenza a cui è subor-dinata la loro applicazione ; e ancora che mentre per gli altri grandi porti del Regno esistono speciali tariffe di esportazione che riducono del 15 e perfino del 25 0[0 i trasporti già ridotti delle tariffe locali, tali speciali tariffe non com-prendono il porto di Napoli. Viene quindi richie-sto, tra l'altro, che sieno ribassate varie tariffe locali, od estese a vari prodotti quelle che già esistono e che sia esteso al porto di Napoli il beneficio di tutte le tariffe di esportazione in vigore per gli altri porti.

Riguardo ai provvedimenti diversi in ordine al credito industriale, alle agevolazioni fiscali, ecc., la Commissione chiamata ad esaminare il problema del credito industriale più per

sugge-stione di interessati, com' essa dice, che per sua intenzione, non trova di dover fare proposte spe-ciali, oltre quella della creazione di una Casa Commissionaria che mentre risponda al bisogno di supplire alla deficiente organizzazione com-merciale della industria sparsa e frazionata indi-rettamente provveda al credito in rapporto alle stesse industrie. E la Commissione propone che sia concesso per cinque anni un premio di lire 50,000 per ogni milione di capitale versato per 10 impianto di un istituto di anticipazione e di commissione per tutte le industrie o di più isti-tuti per determinate industrie e per gruppi di esse. L'impianto dovrebbe aver luogo entro cin-que anni; lire diecimila costituirebbero un pre-mio fìsso per ogni milione di capitale e lire quarantamila dovrebbero concorrere a garantire per cinque anni il capitale impiegato con inte-resse non inferiore al 4 0[0.

Questa idea è stata messa avanti dal Comm. Pirelli, il quale considerando che bisogna, in-nanzi tutto, agevolare lo sviluppo, il progresso, 11 perfezionamento di tutte le manifestazioni del lavoro, sotto tutte le forme già esistenti, o che possono sorgere nello svolgimento delle condi-zioni naturali e peculiari della vita cittadina ha particolarmente fermata la sua attenzione sulle condizioni delle piccole industrie napoletane e sui mezzi per venire in loro aiuto, provvedendo ad una organizzazione più solida e più provvida del lavoro, che lo accresca e lo renda più rimu-neratore, e propose in questo senso la fondazione di un Istituto Commissionario e di Anticipazione.

Un capitale di tre o quattro milioni sarebbe sufficiente e non occorrerebbe neppure tutto in sul principio. L'Istituto dovrebbe, ad esempio, promuovere lo sviluppo ed il miglioramento tec-nico ed economico di tutte le piccole industrie, i mestieri, le arti e i traffici che si esercitano nella città e sobborghi di Napoli e che l'Isti-tuto giudichi, nei rispetti della produzione, del commercio e del consumo, utili ed opportuni ; fornire agli esercenti attuali e a quelli che aven-done l'iaven-doneità volessero divenirlo, notizie e informazioni, suggerimenti, consigli, cosi per l'impianto tecnico, come per il migliore avvia-mento commerciale della forma di lavoro da essi prescelta; organizzare il commercio all'in-terno e, dove ne sia il caso, anche all' estero, dei prodotti del lavoro, sottraendo questo allo sfruttamento degli intermediari ; fare agli eser-centi anticipazioni per l'acquisto delle materie prime e per altre spese di produzione, rimbor-sabili con la vendita dei prodotti; ricevere in deposito i prodotti, anticipando su di essi quat-tro quinti del loro valore, e venderli per conto degli esercenti mediante un diritto di commis-sione, quando non preferisca acquistarli per ri-venderli per proprio conto.

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76 31 gennaio 1904 Le agevolezze fiscali che la Commissione

richiede per le nuove industrie e per quelle vecchie che si trasformeranno o si amplieranno consistono nella esenzione dalla imposta fon-diaria e da "quella sui redditi mobiliari per un certo numero d'anni (10 o 6 secondo i casi). Circa le possibili concessioni di suoli alle in-dustrie la Commissione si è dispensata dal far proposte specifiche, anche perchè le è risultato che il Comune pel momento, non possiede aree disponibili. Ha trovato invece consigliabile la formazione di un piano edilizio da eseguirsi nella progettata zona aperta che possiede in modo eminente tutte le qualità per divenire un vero quartiere industriale. E completa le pro-poste della Commissione un provvedimento che, a suo giudizio, tende a risolvere in modo defi-nitivo la quistione delle industrie metallurgiche in Napoli : che cioè venga dal Governo riser-vato, per un periodo non inferiore a dieci anni ed in modo continuativo, agli stabilimenti ido-nei di costruzione meccanica esistenti, ed a quelli che si impiantassero o si trasformassero nel territorio di Napoli, la costruzione di una con-grua quantità di materiale mobile ferroviario, introducendo, ove occorra, le necessarie modifi-cazioni alle esistenti leggi di contabilità dello Stato e provvedendo, alla scadenza delle vi-genti convenzioni ferroviarie, che la fornitura del materiale mobile sia assicurata alla industria italiana.

Queste le principali agevolezze chieste dalla Commissione, sulle quali sarà il caso di discutere quando il Governo, coll'accoglierle, dimostrerà di voler farsene propugnatore. Per ora, esaurito il riassunto della relazione, nei limiti che ci erano concessi dallo spazio disponibile, crediamo inte-ressante di esaminare le considerazioni d'ordine generale che ebbe a esporre l'on. Villari in un suo recente articolo su tale argomento.

Rivista <§ibliografica

I n g . M a u r o A m o r u s o . — Case e città operaie. Studio

tecnico economico. - Torino, R o u x o Yiarengo, 1908, pag. 810. (L. 4).

Come bene avverte il prof. Einaudi, nella breve ma incisiva prefazione a questo volume, il problema delle case operaie è urgente, tanto più che le soluzioni sin qui proposte ed i ten-tativi fatti non sembrano tali da raggiungere lo scopo a cui mirano. Se le case che si offrono agli operai costano troppo, gli operai non le abitano ; se si danno a buon mercato, il fitto non basta a rimunerare il capitale. Deve quindi en-trare la beneficenza? Ovvero lo Stato deve sov-venzionare i costruttori, o gli inquilini?

L'ing. Amoruso con molta chiarezza tratta ampiamente la questione, la esamina sotto tutti gli aspetti, fa tesoro della esperienza di tempi e luoghi diversi, vaglia imparzialmente tutti i si-stemi, analizza le diverse questioni tecniche, economiche, sociali, igieniche che sono implicate nel problema e mette il lettore in grado di for-marsi un esatto criterio delle grandi difficoltà che esso presenta.

Diamo le conclusioni,, in vero troppo vaghe dopo così larga preparazione, a cui viene l'Autore: — gli industriali si adoperino a migliorare le condizioni dei loro operai, giacché ne ritrarranno gran vantaggio per l'incremento della industria; — i Comuni prestino la loro opera per non ri-sentirne tutti i danni morali, igienici ed econo-mici che dalle cattive condizioni delle abitazioni degli operai possono derivare; — i lavoratori stessi si associno e nel proprio interesse facili-tino 1' opera degli industriali e dei benefattori; — lo Stato provveda a che siano attuate le ri-forme incoraggianti la costruzione delle case operaie.

E u g e n i o R e g n a n o . — Un. socialisme en harmonie aree

la doctrine économique liberale.— Paris, V. Giard et E. Brière, 1904, pag. 390 (fr. 7).

La notissima casa editrice V. Giard et E. Brière pubblica, tradotto in francese, il libro di E. Rignano comparso in Italia due anni or sono. Il lavoro ardito del sig. Rignano fu allora molto discusso perchè del tentativo di conciliazione scientifica tra la dottrina economica liberale ed il socialismo, nè gli uni nè gli altri sembravano sodisfatti.

Non gli economisti liberali che per la loro stessa dottrina non possono accingersi ad imma-ginare una nuova struttura sociale, la quale non nasca spontaneamente dall'urto delle forze eco-nomiche, urto temperato dalle esigenze sociali; — non i socialisti che non vedono nel concetto dell'Autore se non languido quel principio di coercizione al bene, come da essi è inteso, prin-cipio che forma la base dei loro sistemi.

Non si può quindi pensare che il lavoro del sig. Rignano sia un raggio di luce sufficiente a creare una nuova dottrina economica, e meno ancora a mettere insieme la libertà economica coll'autoritarismo socialista. L'economia politica, a nostro avviso, pure ammettendo la necessità dei tre fattori economici della produzione lavoro, ca-pitale ed intrapresa, non ha mai ammesso che la partizione del plusvalore creato dalla produ-zione debba essere costantemente quale è 1' at-tuale, come l'attuale non è quello del passato. Una più esatta percezione del bene economico individuale e sociale può mutare i termini della partizione come già li ha mutati e può deter-minare un assetto diverso della economia, senza bisogno che la dottrina fondamentale economica ne rimanga scossa o sia in contraddizione coi fatti.

Mai le società civili sono state come ora profondamente altruiste e mai come ora fattori sociali, psichici., umanitari hanno influito sul fat-tore economico che va naturalmente svolgen-dosi con una relativa lentezza, perchè ciò è nella inevitabile natura delle cose, ma procede senza posa a dirimere sotto mille forme gli inconve-nienti più o meno gravi che derivano dal re-gime capitalista.

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31 gennaio 1904 L ' E C O N O M I S T A 77 Il libro è diviso in due parti, la prima è I

tutta dottrinale, rivolta a completare la teoria I marxista ; la seconda è di carattere critico.

B o l t o n King- e T h o m a s O k e y . — V Italia d'oggi. 2a ediz. Bari, G-. Laterza e figli, 1904, pag. 519, (L. 4.00).

Pubblicazione già nota ed arrivata solleci-tamente, anzi in pochi mesi, alla seconda edi-zione. Egli è che i due autori inglesi nello studio che hanno fatto della nostra Italia hanno posto tanto acume e nello stesso tempo tanta obbiet-tività di giudizi, da rendere il lavoro gradito agli italiani, anche quando gli apprezzamenti sui fatti nostri possono sembrare severi.

Confrontando questo libro scritto da stranieri con quelli che sull' Italia scrivono gli italiani, si è indotti a ritenere che siamo conosciuti me-glio dagli altri che da noi stessi. Non che il libro contenga giudizi sempre esatti e sia com-pleto ; alcune cose sono viste da un aspetto che non ci sembra tale da dare una esatta intelli-genza della verità, alcune altre sono trattate troppo brevemente e lasciano ritenere che l'esame non sia stato abbastanza profondo. Ma nel com-plesso il lavoro è informato ad una così sana benevolenza, e trasparisce tanto la volontà di cercare la verità, che riesce molto simpatico. Questa seconda edizione specialmente, che fu corretta da alcuni errori e fu ampliata in certi punti, merita di essere largamente diffusa.

Mende ancora sono rimaste : così non è esatto che lo Stato garantisca il 5 0[0 al capi-tale di esercizio delle strade ferrate (pag. 472), nè che 19 convenzioni di esercizio scadano nel 1904 (pag. 434), è errata la cifra del debito pub-blico nel 1901 (pag. 431), non è esatto che tolto il debito pubblico la spesa sarebbe di 955 mi-lioni (pag. 430). Ma questi sono piccoli difetti facilmente correggibili. Il libro che esamina la politica, la finanza, il commercio, la industria, la beneficenza, l'istruzione, i rapporti tra la Chiesa e lo Stato e contiene importanti giudizi e sani suggerimenti.

E d . Demolins. — Les granda routes des peuples. — Paris. Firmin-Didot et O.ie., pag. 533, (fr. 3.50).

L'Autore ha pubblicato qualche tempo fa un volume col titolo les routes de VAntiquìté, nel quale ha cercato di dimostrare qui la causa prima e decisiva della diversità dei popoli e della di-versità delle razze e la via che i popoli hanno seguito.

In questo volume, il dotto direttore della Rivista « la scienza sociale », studia le grandi vie del mondo moderno, cioè quelle che hanno direttamente costituito le attuali società eu-ropee.

In una prima parte studia i tipi di transa-zione tra l'Asia nomade e l'Europa sedentaria; le grandi vie dell'Ural e della Siria; — nella seconda parte sono studiati i tipi dell' Europa orientale formitasi per le vie del settentrione ; quella della gran pianura Ponto-boreale; quella dei Balcani ; — nella terza parte è descritto il tipo dell'Europa meridionale per la via della penisola italica, derivata sia dalle città commer-ciali, sia dalle escursioni attraverso le Alpi. Le

altre due parti che rispettivamente danno lo studio sul tipo principale e su quelli secondari dell'Eu-ropa occidentale, segue le vie del Danubio, delle pianura germanica, delle vallate della Gallia, ecc. Alcune carte geografiche corredano il vo-lume e facilitano la intelligenza della trattazione.

Anche senza ammettere per provate tutte le particolari influenze dei luoghi sulla formazione dei tipi che l'Autore va enumerando e descrivendo, è certo che la tesi sostenuta dall'Autore corri-sponde alla tendenza degli studi moderni ed il lavoro veramente importante è un contributo no-tevole a quella che si potrebbe chiamare « la fisica sociale ».

Dr. L o u i s R o b e r t . — De Vutilisation des forces

hy-drauliques. — Lausanne, F. Rouge, 1903, pag. 163.

Nella Svizzera si sta studiando un progetto di codice civile federale, il quale contiene an-che disposizioni per regolare le concessioni di acqua. Per la Svizzera come per l'Italia l'ar-gomento è di grande importanza; tutti e due i paesi sono ricchi di carbone bianco, quanto sono poveri di carbone nero. Lo sviluppo della scienza elettrica, che permette di trasportare a grandi distanze l'energia prodotta dalle cadute d'acqua, ha dato a questo un valore crescente ed ha su-scitato nello Stato il concetto di non permet-terne la espropriazione alle condizioni che in altri tempi erano ammesse.

L'Autore dopo essersi chiesto se sia utile sottoporre a regolamento la concessione delle cadute d'acqua, distingue le acque pubbliche dalle private, investiga la natura giuridica di queste e studia le proposte messe avanti per rimediare agli inconvenienti che derivano dalla proprietà e dai diritti dei rivieraschi.

Successivamente l'Autore esamina le condi-zioni delle concessioni secondo le esigenze del tempo presente. Molto accurato nelle 3ue ricer-che tecniricer-che e giuridiricer-che e con uno stile facile e chiaro l'Autore tratta largamente molte que-stioni che si riferiscono all'argomento così in-teressante.

Th. H . E n g e l b r e c h t . — Die geograpkiscìie Verteilung

der Getreidspreise in den Vereinigten Staaten con 1862 bis 1900. — Berlin, P. Parey, 1903, pag. 108.

Un prezioso lavoro del quale è diffìcile dare un resoconto così preciso ed ampio come lo me-riterebbe. L' Autore ha raccolto in una serie di tavole i prezzi di molti prodotti agricoli : fru-mento, segala, orzo, avena, saggina, mais, pa-tate, fieno, dal 18ti2 al 1900 per molti degli Stati della Federazione americana. Gli è così possibile stabilire le curve dei prezzi stessi e metterli in rapporto alle condizioni geografiche le quali sono nei diversi periodi spostate dalla facilità delle comunicazioni e dall'estendersi dei centri di consumo.

Le 24 carte geografiche danno la facile let-tura delle 8 tavole, che sono illustrate dalle acutei osservazioni contenute nel testo.

E un lavoro di pazienti ricerche concepito con sano criterio statistico ed eseguito con molta diligenza.

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78 L' E C O N O M I S T A 31 gennaio 1904

Rivista (Economica

J'er il movimento dei forestieri in Italia ; ciò che si è fatto e ciò che si deve, fare Due ferrovie colossali

Emissioni tedesche e inglesi— I depositi di caffè e zucchero — V industria cotoniera nel Lancashire

E' industria cotoniera inglese nel 1903. Por 11 movimento del forestieri in Ita-lia ; ciò che si ò fatto e ciò che si deve

f a r e . — L' on. Maggiorfiio-Eerraris, che da alcuni anni si è fatto un apostolato dello sviluppo del mo-vimento dei iorestieri in Italia, pubblica nella Nuova

Antologia un notevole articolo, nel quale comincia col riassumere la storia delle due Associazioni, sorte a sostenere l'utile iniziativa: la Società italiana degli

albergatori e VAssociazione nazionale italiana per il

movimento dei forestieri; la prima creata nel 1899, l'altra l'anno di poi.

Le due Associazioni — dice 1' on. Ferraris — hanno un carattere, uno scopo, un programma di-verso, destinate però ad assistersi ed a completarsi a vicenda. La prima si attiene in special modo al-l'industria degli alberghi, che ò un coefficiente di eccezionale importanza nel movimento dei forestieri. Sono infatti i buoni alberghi ohe dànno in molta parte la buona fama ad un paese nel mondo dei turisti ! Nulla, meglio dei recenti e grandi progressi dell' industria degli alberghi in Italia, vale ad atte-starci il continuo e rapido sviluppo del movimento dei forestieri. In molta parte è giusto il ricono-scerlo — non pochi grandi « hòtels » sono dovuti al capitale ed allo spirito di iniziativa di svizzeri e tedeschi, i cui nomi sono a tutti ben noti. Ma i più ui essi sono oramai acclimatati al bel paeso e vi go-dono meritate r.cchezze, frutto del lavoro e della fede nell'avvenire d'Italia. Sarebbe del pari ingiu-sto tacere che è pure sorta in paese tutta una eletta ed operosa schiera di albergatori italiani, che hanno saputo dimostrare come lo spirito di iniziativa e di successo nell' industria degli alberghi sia proprio anche degli italiani, eosiochè i loro nomi meritano di essere ricordati a fianco degl' industriali che la-vorano alla ricchezza nazionale.

Ma quanto si è latto non è tutto : vi sono an-cora molti progressi e trasformazioni da compiere, specialmente su quanto concerne la pubblicità e la fissità dei prezzi, e il sistema dello mancio che ha raggiunto il colmo dell'abuso. A questo proposito l'on. Ferraris, notando che oggi tutto il mondo co-mincia un po' a viaggiare e non soltanto i ricchi signori, consiglia di favorire il movimento delle classi medie a prezzi modesti, offrendo loro il giu-sto conforto e la maggiore propriotà. In ciò con-siste 1' avvenire dell' industria dei forestieri e degli alberghi in Italia. E 1' intento sarà tanto megìio raggiunto se sarà con simpatia accolto e protetto dai nostri più forti Istituti di credito e dai capita-listi.

Lo scrittore viene quindi a definire la missione dell 'Associazione nazionale, cui spetta di provocare l'aumento dei viaggiatori in Italia. Essa deve prò-porsi di pervenirvi per vie diverse : con la pubbli-cità collettiva e con 1' organizzazione di carovane dall'estero; con l'aumento e il miglioramento delle comunicazioni per l'Italia e le altre nazioni ; con le maggiori comodità ed attrattive in paese.

Un esempio tipico della nostra trascuranza circa il movimento dei forestieri — scrive 1' on. Ferraris — lo ebbi a Saint-Moritz. Neil' estate, 1' Engadina è un via vai continuo di turisti, che già vi si contano a migliaia e che prenderanno proporzioni grandis-sime colla nuova ferrovia dell' Albula, che con-giunge Saint-Moritz con il resto della Svizzera. Oltre ciò, Saint-Moritz è alle porte d' Italia e la sta-gione vi finisce col settembre, quando comincia invece a diventare deliziosa la residenza sopra i nostri laghi. Ebbene, ben poco si tenta per far di-scendere all' Italia quel ricco movimento di fore-stieri che giunge fino al figlio delle nostre Alpi, e dove nessuno si accorge di essere alle porte del bel paese. Un Consorzio fra le ferrovie italiane, le Società di navigazione dei laghi Maggiore e di

Como, fra le provincie, i Comuni e gli albergatori interessati, potrebbe in breve mutare l'aspetto delle cose.

Gli italiani che non viaggiano — continua lo scrittore — credono che il loro paese sia dovunque conosciuto e giustamente apprezzato. È questo un grande orrore. L'estero non ci conosce affatto e ci stima assai meno di quollo che siamo. Il pregiudizio della malaria e dei briganti ò ancora diffuso, a no-stro danno, da un capo all'altro del mondo civile. Se ciò fa torto agli stranieri, reca ancora più danno a noi che non sappiamo farci conoscere. Occorre un'azione lenta, lunga e tenace fatta all'estero, con continuità di propositi e con abilità: mediante arti-coli di giornali, libri illustrati, guide, uffici di infor-mazioni, conferenze, proiezioni, vedute, ecc. Ma l'attuazione di un programma simile non può esser che l'opera di una potente Associazione che lo Stato, i Comuni e gli interessati devono dotare dei mezzi necessari.

A questo punto l ' o n . Ferraris suggerisce'tutta una serie di provvedimenti, specialmente por ciò che riguarda il servizio ferroviario, le dogane, ''ac-cattonaggio, il servizio delle vetture e delle guide, la pubbica sicurezza, ecc., mercè i quali lungo il viaggio e durante il soggiorno dei vari paesi, i fo-restieri più non abbiano a subire tutte quelle mo-lestie cui oggi sono spietatamente sottoposti.

Ma per favorire lo sviluppo dell' industria dei forestieri in Italia, Io Stato dovrebbe cominciare a dotare VAssociazione nazionale dei mezzi necessari, e l ' o n . Ferraris, rendendosi esatto conto della si-tuazione del nostro bilancio, si limita a stabilire il contributo di 200 o 3C0 mila lire all'anno, ohe do-vrebbe venire integrato dal concorso delle Provin-cie, dei Comuni, delle Camere di commercio e degli interessati.

Di fronte alle crescenti difficoltà — cosi conclude l'interessante articolo dell'on. Ferraris — che la politica doganale degli altri Stati oppone ai nostri scambi internazionali, è dovere dell' Italia di avvi-sare a nuove sorgenti di ricchezza, di sviluppare al massimo le sue risorse interne, di agguerrirsi con salde organizzazioni economiche. Si è perciò che conviene oggidì promuovere ed accrescere 1' indu-stria dei forestieri con mezzi e con avvedimenti che forse in passato parevano meno necessari. Governo e Comuni e cittadini devono a tal uopo cooperare con un'azione sistematica e continuata. La costitu-zione della « Società degli albergatori » e dell'

Asso-ciazione dei forestieri rappresenta i primi nuclei, at-torno a cui si potrà svolgere un programma orga-nico, che mediante la pubblicità all'estero, la como-dità dei viaggi all'interno e l'onesta equità dei prezzi accresca le grandi attrattive, naturali e storiche che il nostro paese offre all' immagine ed al pensiero d'ogni animo colto, d' ogni popolo civile.

Due ferrovie colossali. — Due sono le

fer-rovie colossali che si stanno costruendo e compien-do : la Transiberiana che permetterà di partire da qualunque grande città d'Europa e filare diretta-mente in treno fino a P e c h i n o : l'altra che l'Inghil-terra sta proseguendo e che dal Cairo attraversando l'Africa ci porterà fino alle miniere d'oro e di dia-manti del Transvaal e del Capo.

Per la transiberiana sta per essere pubblicata un'opera completa dalla quale si conoscono intanto alcuni dettagli.

La lunghozza della linea è di circa 7000 chilo-me'ri ed ha costato 432,520,902 rubli (L. 2,66), con una spesa media di 64,894 rubli per versta ossia poco più di un chilometro.

La maggior spesa fu data dalla linea circolare del lago Baikal con 219,777 rubli.

A questa spesa occorre aggiungere altri 100 mi-lioni di rubli per rinforzi e miglioramenti indispen-sabili alla linea stessa.

La successiva linea dell" Est-Cinese lunga circa 2500 chilometri ò eostata 253,496,850 rubli con una spesa di 106 mila rubli circa a versta.

La protezione della linea ha richiesta una spesa di 46 milioni di rubli e i danni derivati dall' insur-rezione cinese del 1900 ammontarono a 70 milioni di rubi .

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31 gennaio 1904 L' E C O N O M I S T A 79

— L' altra grande arteria è quella attraverso l'Africa.

Il Governo egiziano ha deliberato un fondo di 50 milioni per proseguire la ferrovia del Sudan che per ora congiungerà la valle del Nilo al Mar S o s s o , partendo da Berbera perSuaktm. La costruzione co-mincierà subito.

Emissioni tedesche e inglesi. Le

emis-sioni latte in Germania nel 1903 sono ammontate a franchi 2,343,500,000, contro 2,540,880,000 nel .1902.

Le obbligazioni rappresentano 1,902,600,000 fr. : lo azioni 430,900,000 fr.

Gli Stati tedeschi emisero prestiti per 429,120,000 franchi per Stati esteri si emisero prestiti per tran-chi 170,250,000.

Le emissioni di valori industriali raggiunsero franchi 244,120,000.

In Inghilterra le emissioni del 1903 raggiunsero la cifra di fr. 2,711,507,000, mentre nel 1902 ammon-tarono a 3,845,301,000 fr.

I prestiti inglesi entrano in questa cifra per 49,250,000 franchi; i coloniali per 883,405,000 fr. ; per l'estero 215,845,700,000; pei Comuni inglesi 263,700,000 franchi.

I depositi di caffè e zucchero. — Al 1"

gen-naio 1904 gli approvvigionamenti {.stocks) del caffè in tutti i mercati del mondo rappresentavano lo se-guenti quantità di quintali :

Sugli 8 mercati principali d'Europa 487,800,000 Depositi agli Stati Uniti 212 410,000 Depositi a Rio, Santos, Bahia 113,470,000

Totale quintali 821,080,000 Yale a dire ohe le provvigioni al 1° gennaio 1904 superavano quelle

del 1° gennaio 1903 di quint. 47,380,000 del 1° » 1902 » 180,200,000 del 1° » 1901 » 371,210,000 del 1° » 1900 » 403,020,000 Si potrebbe quasi dedurre che la produzione del caffè in cinque anni è raddoppiata.

Passiamo allo zucchero. Secondo le ultime notizie la provvista di zucchero nei maggiori centri del mondo è calcolata in 3,512,091,000 di quintali, contro quintali 3,282,319,000 al 1° gennaio 1903.

Vi sarebbe quindi un aumento di 218,772,000 quintali.

La superficie preparata a semina pel 1904 non è inferiore a quella dell'anno scorso.

L'Industria cotoniera nel Lancashire.

— Sull' industria cotoniera nel Lancashire nel 1903, si hanno le seguenti notizie :

L'anno industriale, iniziatosi sotto buoni auspici, divenne difficile a metà maggio, sicché si dovette limitare il lavoro a quattro giorni per settimana, ri-tornando all'orario normale soltanto nell'ottobre.

Dai bilanci di 90 Società di Manchester, risulta che 30 soltauto poterono chiuderli con piccolo utile, mentre le altre 60 li chiusero con una perdita, che complessivamente raggiunge 1,250,000 fr.

Si deve alle scorte e alle riserve accumulate ne-gli anni precedenti, se si potè pagare per questa volta un dividendo del 3 Ojo agli azionisti.

Il dividendo dell'anno scorso fu dal 7 all' 8 0j0. L'esportazione dei filati diminuì enormemente. Nei primi 11 mesi del 1903 fu di libbre 133,250,000 mentre nello stesso periodo del 1902 fu di 153,824,000 libbre.

Anche l'esportazione dei tessuti diminuì da 4,889 milioni di yarde a 4,739.

Durante questo periodo di crisi, non vi fu al-cuna lotta fra capitale e lavoro ; anzi gli operai, rendendosi perfettamente conto delle difficoltà in-contrate dai padroni, si prestarono volonterosamente a prendere le misure per diminuire i danni.

L'industria cotoniera inglese nel 1903.

— Il signor W . Tattersall, segretario dell'Employers'

Assoeiation ha pubblicato una rivista del mercato del cotone nel 1903. Tra le altre cose constata che il prezzo del cotone è rialzato del 47 Ojo.

Massimo 29 dicembre: 7.50 d. per libbra; mi-nimo 6 gennaio 4. 66 d.

L'annata fu cattivissima per i filatori. Filati di cotone imbarcati 150,000,000 libbre con-tro 166 nel 1902 e 169 nel .1901. Le diminuzioni sono specialmente importanti negli invii per la Turchia e la Romania; gli aumenti si riferiscono all'Olanda ed in piccola misura" alla Germania.

Annata cattiva per i fabbricanti dì tessuti; molti capitali perduti in seguito alle speculazioni ame-ricane.

In quanto a tessuti 1' Inghilterra ha esportato 5,157,000,000 vards contro 5.331,000,000 nel 1902 e 5,364,000,000 nel 1901.

Il commercio è libassato sui mercati della Gina, della Turchia, del Bengala e del Giappone : è au-mentato nell'Argentina, a Bombay ed al Venezuela.

Prendendo 90 Compagnie cotoniere in un raggio di 10 miglia d'Oldham, si trova che 30 di esse hanno realizzato un beneficio totalo di 57,385 sterline (lire 1,435,000) e 60 hanno perduto 102,707 sterline (lire 2,568,000).

Il capitale di queste compagnie essendo di 8,500,000 sterline (L. 87,500,000), la perdita totale media fu di lj4 0]Q del capitale.

Il debito dello Stato italiano

Il debito pubblico italiano comprende tre cate-gorie di debiti :

a) il debito perpetuo, al servizio del quale il pro-getto di bilancio per l'esercizio 1904-905 assegna L. 486,789,610;

b) il debito redimibile, che importa per ammorta-mento ed interessi il carico di L. 80,314,467 ;

e) jì debito variabile, rappresentato da garanzie e sovvenzioni ferroviarie, da annualità diverse, da-gli interessi dei buoni del Tesoro ecc. per la somma di lire 116,540,810.

Complessivamente il servizio del debito pubblico nelle suo varie forme, graverà il bilancio dell' eser-cizio futuro con L. 683,594,887.

In confronto dell' esercizio corrente aumentano oneri per i debiti perpetui di L. 4,022,284 e per i de-biti variabili di L. 501.584; diminuisce invece il ca-rico dei debiti redimibili per L. 5,297,398; onde un beneficio per il Tesoro di L. 773,530, che aumenterà notevolmente in seguito alla conversione teste av-venuta in rendita consolidata 3.50 ] er cento del 4.50 interno.

Il debito perpetuo è costituito dai seguenti ce-spiti :'

Rendita Consolidata 5 Ojo L. 400,200,727 » » . 3 0;o » 4,802,446 » » 4 0[0 » 7,830,136 » » 4.50 0[0 » ' 61,028,464 » » 3.50 OJO » 6,92(1,077

.Totale L. 480,781,850 che corrispondono al capitale nominale di lire 9,913,754,056.

Altre L. 5,957,765 inscritte nel Gran Libro per i seguenti titoli :

Rendita per la 8. Sede L. 3,225,000 Corpi morali e Comuni della

Si-cilia » 2,045,347 Creditori legati delle provineie

napoletane ecc » 687,418 Totale L. 5,957,765 Per la conversione predetta della rendita 4.50 gli stanziamenti di bilancio in servizio del debito consolidato diminuiranno di 6 milioni, in cifra tonda.

Il debito consolidato comprenderà quindi quat-tro tipi di rendita, che si spera, in tempo non troppo lontano di convertire in due soli ; sparendo il 5 0|0 ed il 4 Ojq al netto.

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somma di 40 milioni e potrà imprendere quella larga riforma tributaria, che ò desiderio e bisogno del-l' economia nazionale.

Il debito redimibile è costituito, in prima linea, dalle obbligazioni ferroviarie 3 e 5 per cento per le costruzioni ferroviarie, che importano la spesa di L. 52,779,226, seguendo l'annualità dovuta alla

Sud-bahn p e r i i riscatto delle ferrovie dell'Alti Italia, con L. 25,728,737; lo obbligazioi i per il risanamento di Napoli, L. 1,542,825 ; le obbligazioni per i lavori edilizi di Roma L. 232,450 e debiti vani (Modena-Parma-Reggio) L. 31,229.

La diminuzione di óltre 5 milioni di lire che per que-to titolo il bilancio 1904-905 presenta in con-fronto di quello corrente, è dovuta principalmente alla conversione in rendita consolidata 5 0[Q delle obbligazioni 3 per cento per le costruzioni ferrovia-rie e per conto delle Casse degli aumenti patrimo-niali.

Anche nei riguardi del debito variabile, sono le annualità e sovvenzioni ferroviarie, che tengono il primo posto, con un carico di oltre 100 milioni sui 116 milioni e mezzo che registra il servizio di cote-sta forma del debito dello Stato.

Un' altra somma di debito, che deve essere con-siderata a parte, è quella del debito vitalizio, cioè il carico che lo Stato sopporta per il servizio delle pensioni.

Nell'esercizio 1902-903 questo onere fu accer-tato in L. 79,264,000; per l'esercizio corrente è pre-veduto in L. 79,264,000 ; per 1' esercizio prossimo, in-vece, si propone di aumentarne lo stanziamento così eh' esso raggiungerà L. 79,595,000.

Per i Ministeri il debito vitalizio si riporta come in appresso : Interni Esteri Giustizia Finanze Tesoro Guerra Marina Lavori pubblici . . . . Istruzione pubblica Agricoltura Poste e telegrafi . . .

È debito notare che la maggiore spesa di lire 50,000, presunta per lo pensioni del Ministero della guerra, non ha azione sulla economia generale della finanza, imperciocché il bilancio della guerra è con-solidato, pensioni comprese, in 275 milioni di lire.

Alla legge sui limiti d' età si è attribuito princi-palmente 1' aumento, che si viene manifestando via via nelle pensioni militari ; è un errore. La legge sui limiti di età è stata favorevole al bilancio ; im-perciocché il numero dei collocamenti a riposo è di-minuito dopo l'applicazione dei limiti d ' e t à .

Dell' aumento delle pensioni militari sono state e sono, invece, cause principali le facilitazioni con-cesse ai matrimoni dei militari in servizio effettivo e 1' estensione del diritto della pensione agli operai degli stabilimenti militari (esercito e marina), che in gran parte non lo avevano.

In ogni modo cotesta del dobito vitalizio rap-presenta per la finanza una di quelle incognite, che meritano di essero risolute, se non vorrassi andare incontro a spiacevoli sorprese.

Nè sono soltanto i bilanci delle amministrazioni militari che registrano aumento di pensioni ; lo re-gistrano anche, ed in misura relativamente mag-giore, i bilanci delle amministrazioni civili.

Le pensioni straordinarie, a titolo di ricompensa nazionale, gravano, finalmente, la finanza, con altre lire 2,730,000.

Riassumendo, adunque, gli oneri intangibili della finanza, nell' esercizio prossimo 1904-905, per il ser-vizio dello Stato, in tutte le sue svariate forme, ammontano a L. 766,019,887 e corrispondono al 43,75 (circa) della entrata generale, che fu preveduta por 1' esercizio in corso.

TRAZIONE ELETTRICA SOLLE FERROVIE

L' ing. G. Spera, membro del Consiglio delle ta-riffe, ha diretto al Ministro dei LL. PP., on. Tede-sco, una elaborata relazione sul VI Congresso inter-nazionale ferroviario, tenuto a Parigi ed al quale egli partecipò per incarico del nostro Governo.

Uno dei punti di maggiore interesse, specialmente per 1' Italia, svolto nella relazione, è quello che ri-guarda la trazione elettrica.

Allo stato attuale della scienza pare che la tra-zione elettrica sulle ferrovie non sarà praticamente possibile che utilizzando sugli elettromotori portati dai treni 1' energia elettrica prodotta nelle officine generatrici fisse e trasmessa alle locomotive con con-dutture isolate poste lungo la via.

La trazione elettrica Ideale sarebbe quella che ciascuna carrozza fosso automotrice anche quando molte di esso costituissero un tren .

L' ing. Spera crede che in avvenire i grandi e lunghi treni, meno che per le grandissimo distanze, spariranno, e saranno sostituite da piccoli treni, as-sai frequenti. Questo risultato dipenderà in gran parte dai progressi dell' elettrotecnica.

Pel momento la qualità dell'elettricità o la ma niera della trasmissione presentano varie soluzioni che non hanno niente di assoluto e che tutte pos-sono avere dei vantaggi quando siano adattate alle condizioni locali.

La trazione elettrica sulle ferrovie si effettua o per mezzo di locomotive elettriche rimorchianti i treni, come fanno le locomotive a vapore, o per mezzo di vetture automotrici circolanti sole o rimor-chianti un certo numero di vetture ordinarie.

Si impiegano altresì i treni con veicoli automo-tori provvisti ciascuno degli organi necessari per at-tingere ed utilizzare 1' energia elettrica.

In tal caso i veicoli sono rilegati fra loro in modo che un solo macchinista può comandare tutti i motori del treno.

I motori delle locomotive o delle vetture auto-motrici sono alimentati o da correnti alternate o da correnti continue. In quest' ultimo caso la corrente può essere prodotta da una o più officine che ali-mentano direttamente i conduttori ohe trasmettono l'energia alle locomotive.

Spesso però è più vantaggioso produrre nelle of-ficine correnti od alta tensione che si prestano a trasmettere l'euergia elettrica a varie sottostazioni dove le correnti ad alta tensione sono trasformate in correnti continue alla tensione utilizzabile.

Nei casi di traffico limitato la corrente è fornita di accumulatori portati dai treni stessi.

Per brevi tratti fino a 25 chilometri lo correnti continue sono preferibili, mentre per le grandi di-stanze convengono le correnti alternate.

I potenti motori elettrici non sono in uso per lo ferrovie che da cinque anni, però sono suscettibili ancora di importanti miglioramenti.

L'esperienza non lunga e non molto estesa, di-mostra per altre che il servizio dei motori molto po-tenti ha dei fastidi superiori a quelli della locomo-tiva a vapore; ma la velocità che possono produrre è maggiore e il percorso giornaliero di unu locomotiva elettrica è sempre maggiore di quello d'una locomo-tiva a vapore.

Con febbrile attività 1 America del Nord e tutte le Nazioni d' Europa, compresa 1' Italia, attendono alla soluzione del complicato e difficile problema della trazione elettrica.

Nell'America del Nord varie grandi Società fer-roviarie hanno già adottata questa trazione, ma per brevi tratti.

II più antico impianto è quello della Pensilva-nia e rimonta al luglio 1895. Però il servizio di queste linee, benché brevi, è anche esteso alle merci. Il trolley aereo e la terza rotaia sono entrambi usati.

Assai più importanti sono gli impianti elettrici sulle ferrovie economiche dell'America, che rimon-tano al 1893. La Hartford Street ha 120 km. di lun-ghezza con trolley aereo ed una officina di 2450 ki-lowatts, ed è la più breve.

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