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Sardegna – Pag. 5 20 gennaio 2007

DIBATTITO A OLTRANZA PRIMA DEL VOTO FINALE LA CDL: È “DIRINDINOPOLI”.SCOPPIA LA POLEMICA

Piano Sanitario, maratona fino all’alba

CAGLIARI. Poveri consiglieri regionali, costretti a fare quasi l’alba, ingolfati dalla feroce diatriba sugli ospedali di Cagliari, annichiliti da una slavina di emendamenti, quasi tutti bocciati da una maggioranza sfinita.

Tutto per un Piano Sanitario che la Sardegna attende da 21 anni, il tormentone degli ultimi mesi, conclusosi nelle prime ore del mattino con il sì (manca la certezza del voto, vista l’ora) del Consiglio. Una maratona infinita, massacrante. Una maratona concordata ieri nell’ultima, convulsa, giornata di lavoro dell’aula. Superato lo scoglio del riordino dei posti-letto, con il fuoco ancora acceso della polemica sull’Asl cagliaritana, tutto è diventato più facile. Per la coalizione di governo, quello di ieri «è un risultato storico».

Gli ultimi scampoli del dibattito hanno riguardato il servizio del “118”, le idroambulanze, il sistema emergenze-urgenze. Il diessino Giuseppe Pirisi ha sollevato caso di Macomer che soffre di «una grave carenza di mezzi di pronto soccorso» che genera una penalizzazione di una quindicina di Comuni. Ed è parzialmente passato un emendamento dei Riformatori sulla campagna di sensibilizzazione sul corretto utilizzo del pronto soccorso. Sulla ricerca e sul ruolo delle università, il confronto è stato serrato. Al centro del dibattito, la denuncia della Cdl sulla scarsezza di risorse e sul ruolo marginale degli atenei isolani. La risposta è arrivata dal presidente della Regione. «Gli investimenti per la ricerca - ha detto Soru - sono rilevanti e crescono di anno in anno: nel campo della biomedicina Polaris è uno dei più importanti centri europei». La maratona è stata seguita attentamente dalla Dirindin, assisa nei banchi della giunta, a poca distanza dal paziente collega Massimo Dadea. L’assessore alla Sanità ha diligentemente annotato punto su punto tutte le obbiezioni della minoranza, il cui paladino - anche ieri - è stato Pier Paolo Vargiu, un medico prestato alla politica che sa usare i congiuntivi e dimostra di non stancarsi affatto, quando illustra per tutta la notta gli emendamenti al Piano. Gli daranno una medaglia, a Vargiu, quelli del centrodestra. Così come, nell’altra sponda, hanno indossato la divisa di Stakanov, il diessino Nazareno Pacifico e Giommaria Uggias (Margherita), al quale è stato riconosciuto da tutto il centrosinistra una particolare dedizione nel seguire - in Commissione e in aula - tutta la complessa partita della sanità sarda, non solo quella gallurese (è di Olbia). Ma un po’ tutti i consiglieri regionali possono meritare l’appellativo di maratoneti. Anche quelli che ieri, prima di affrontare la terza e ultima parte del Piano, hanno deciso di inventare un gioco non gradito dalla maggioranza: la Dirindinopoli. L’idea è venuta a Sergio Pisano (Riformatori), il quale ha proposto ai colleghi della Cdl una via originale per rimarcare il dissenso: un tabellone con le caselle che indicano le azioni del Piano; finte banconote con i volti di Renato Soru e Nerina Dirindin; pedine con i cinque ospedali da chiudere e i tre da costruire. «Una specie di Monopoli applicato alla sanità che - come ha spiegato Pisano - voleva evidenziare la mancata copertura finanziaria di una spesa stimata di due miliardi e 727 milioni». E’ insorto il vicepresidente di turno Eliseo Secci, contro l’iniziativa avallata da An e Udc (e non da Forza Italia), e ha protestato molto il capogruppo dei Ds, Siro Marrocu. «Ci mancava - ha dichiarato il consigliere della Quercia - solo la bizzarra e provocatoria invenzione di “Dirindinopoli”. L’opposizione, in qusto modo, svilisce un dibattito che ha impegnato per oltre un mese e mezzo l’assemblea legislativa in un serrato confronto tra maggioranza e minoranza. Un confronto aspro e ostruzionistico che ha sicuramente migliorato un Piano che, dopo un’attesa lunga 21 anni, sarà finalmente in grado di fornire migliori servizi sanitari ai cittadini sardi. Questa “boutade” mediatica di cattivo gusto non rende onore al Consiglio e tantomeno al centrodestra».

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