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Academic year: 2022

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FAI Conquiste

FAI Cisl Veneto Contatti: fai.veneto@cisl.it

2017: STAGIONE CONGRESSUALE E NUOVI CONTRATTI nuovo

Veneto

UN BILANCIO DEL 2016 E GLI OBIETTIVI DEL 2017 di Luigi Sbarra

Segretario Generale Fai Cisl Nazionale

Con l’avvicinarsi della fine di questo importante e impegnativo 2016 emerge la duplice esigenza di fare un bilancio sul recente passato e allo stesso tempo di rinnovare e ridefinire gli obiettivi. Non si può che esordire con un risultato che è frutto di un intero anno di lavoro e che arriva grazie anche alla tenace pressione esercitata della Fai Cisl nei confronti del governo e del parlamento. L’approvazione del ddl contro il caporalato rappresenta un vero traguardo di civiltà oltre che una doverosa risposta per gli oltre 400 mila lavoratori agricoli coinvolti in questa deprecabile e odiosissima pratica di sfruttamento del lavoro.

Il positivo epilogo dell’iter della legge sul caporalato non è che un esempio di quella che appare come una nuova e più positiva stagione in cui risulta ristabilito un dialogo costruttivo tra legislatore, governo e mondo del lavoro.

Un esempio del recente passato riguarda il passo indietro del governo sulla tematica dei voucher che ha ristabilito a duemila euro la soglia massima di remunerazione da parte di un singolo committente. Anche se questa rappresenta certamente una nostra vittoria non mancheranno comunque altre azioni volte a denunciare la pericolosità intrinseca allo strumento stesso.

Per quanto riguarda invece il futuro, la Fai, forte della sua competenza nei settori forestali e della bonifica, ha già fornito all’esecutivo tutta una serie di proposte per la tutela e la salvaguardia del territorio da accompagnare al piano Casa Italia, varato per la ricostruzione dopo il recente terremoto che ha colpito il Centro Italia.

Se per alcuni versi il vento sembra soffiare nella direzione giusta, altre questioni rimangono sotto nostra stretta osservazione. Per i lavoratori agricoli, per gli stagionali del settore alimentare, per gli addetti alla pesca, si profilerebbe un innalzamento a 36 anni dei contributi necessari per l'accesso all'Ape Agevolata. Per la Fai un’ipotesi di questo tipo è da considerarsi del tutto inaccettabile come lo è la decisione di non inserire il lavoro agricolo, ittico e di alcuni settori dell'industria alimentare tra le attività gravose. Su questi temi ci impegneremo a fondo finché non si otterranno decisioni più eque e sensate.

È utile ricordare che il 2016 ha visto il rinnovo positivo di alcuni importanti contratti, da quello delle cooperative agricole (con considerevoli aumenti salariali e miglioramenti normativi) al nuovo Ccnl Confapi (che valorizza e promuove la contrattazione di secondo livello sia aziendale, sia regionale e provinciale e implementa varie forme di partecipazione) fino ad arrivare a quello della bonifica (dove i risultati principali sono quelli che riguardano salario e tutele generali). Per quanto riguarda il settore pesca si sta lavorando con buone premesse alla piattaforma contrattuale, mentre continua la lotta unitaria nel settore panificazione contro l’anacronistica idea delle controparti di istituire gabbie salariali per via contrattuale, ma soprattutto è nel settore agricolo che immotivatamente si sta trascinando a dismisura il rinnovo dei Contratti Provinciali del Lavoro. In conclusione, dunque, si chiude un 2016 difficile ma con alcuni importanti e significativi risultati che dovranno essere consolidati, rafforzati ed ampliati ad altri ambiti nel corso del 2017, nella prima parte del quale la Cisl e quindi anche la Fai saranno impegnate in un’intensa stagione congressuale.

L’AZIONE DELLA FAI CISL TRA LOCALE E GLOBALE.

VERSO NUOVE FORME DI RESPONSABILITÀ

di Andrea Zanin

Segretario Generale Fai Cisl Veneto

Le vicende legate alla crisi degli ultimi hanno reso evidente come le due dimensione del globale e del locale siano inscindibilmente unite. Il nostro agire locale infatti è inserito e influenzato da processi di globalizzazione che hanno messo in moto un cambiamento a tal punto profondo da coinvolgere tutti e tutto a tutti i livelli. Nessun sistema sociale, nessuna nazione e nessun tipo di organizzazione o associazione può pretendere di essere indipendente e fine a se stesso. La globalizzazione lo ha certamente reso evidente. Ha però anche posto in maniera secca il problema della conciliazione tra questi fenomeni e la possibilità che gli stessi siano non contrapposti ma al servizio della persona umana, della solidarietà e del bene comune. Ciò che emerge con chiarezza è che in quest’epoca popoli che vivevano separati s'incontrano, si confrontano e può avvenire un dialogo riguardo ai valori culturali e religiosi. Questo è senza dubbio un aspetto molto positivo, ed per questo che demonizzare a priori la globalizzazione è, a mio modo di vedere, un errore. Bisogna certo migliorare i meccanismi, le regole, ma non pretendere di arrestare una dinamica epocale che riguarda questioni fondamentali come il rispetto dell'ambiente, lo sviluppo per tutti, la libertà e la pace. Per quanto ci riguarda, la globalizzazione pone inevitabilmente anche al sindacato nuove e maggiori sfide. La natura liberista dell'attuale processo di globalizzazione assegna al movimento sindacale più complesse responsabilità.

Gli effetti della globalizzazione sul lavoro e sui sistemi di relazioni industriali sono evidenti. Esse derivano non solo dalla rivoluzione tecnologica e delle comunicazioni ma anche e soprattutto da un’economia drogata dalla finanza. Le relazioni industriali riflettono i diversi aspetti che la globalizzazione manifesta: crisi degli Stati nazionali, l'egemonia dell'economia sulla politica, la crescita in contemporanea, soprattutto nei paesi non industrializzati, di ricchezza e povertà.

Questi sono solo alcuni degli effetti dell’attuale globalizzazione liberista e senza

regole. L'azione sindacale, a cominciare dalla contrattazione, dovrà adeguarsi alle

esigenze della globalizzazione che richiede forme più ampie e più articolate di

negoziazione collettiva dove il livello nazionale, territoriale e aziendale di categoria

dovranno necessariamente combinarsi con quello regionale e multinazionale. In

altri termini ciò si dovrà tradurre nell’esercizio di un ruolo più ampio e importante

del nostro sindacato in Europa. Non a caso si sviluppa la necessità di guardare

l'universale da prospettive locali, più a misura d'uomo e quindi con una

consapevolezza profonda che, come esseri umani e sociali, dipendiamo e

contemporaneamente incidiamo sui processi ciclici della natura, la quale è capace

di indicarci il senso del limite.

(CONTINUA ALLA PAGINA SEGUENTE)

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(CONTINUA DA PAGINA 1) Ritornare a sentirsi abitanti di un luogo può aiutarci a recuperare o a ricostruire solide radici, tramite le quali acquisire una nuova consapevolezza. Il legame con il territorio, con un luogo, per noi della Fai è il fondamento sul quale concretizzare il concetto di limite e per tornare ad essere abitanti della nostra terra, anziché cittadini virtuali e mercificati del mondo.

In sostanza, è necessario ribadire l’assoluta necessità di perseguire un bene comune condivisibile, comunitario e partecipativo, che possa, agendo sia a livello locale che globale, conciliarne le due diverse dimensioni. In quest’ottica anche l’impegno nell’azione della Fai Cisl è una grande responsabilità. Noi, nello stare quotidianamente a diretto contatto con i lavoratori e con le imprese, siamo chiamati ad affrontare il tema del lavoro da protagonisti, ossia da tramite e da facilitatori di quei processi attraverso i quali la persona possa trovare nel lavoro non solo dignità, ma anche la realizzazione delle proprie aspirazioni. Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo fare tesoro della nostra storia e delle nostre radici, ma abbiamo anche tanto bisogno di sperimentare nuove strade, nuovi percorsi per dare nuove risposte a problemi nuovi: non solo mancanza di lavoro ma anche la qualità dello stesso; non solo questioni legate ai tempi e alle modalità pensionistiche, ma anche conciliazione dei tempi di vita, cura e lavoro; non solo l’esigenza di formazione continua, ma anche tutela e rispetto dell’ambiente per ogni attività lavorativa e produttiva. Operiamo come Fai in un periodo storico molto difficile dove le tensioni generate dalle disuguaglianze rischiano di generare la disgregazione delle relazioni sociali e personali. Per questo condividiamo con la Cisl un progetto che mira a recuperare attraverso nuove e più adeguate relazioni sindacali una dimensione della partecipazione che non si limiti alla rivendicazione per l’impresa di un approccio responsabile (la responsabilità sociale d’impresa), ma che ci coinvolga in processi di responsabilità diretta in nome dei lavoratori (con ad esempio la partecipazione nei consigli di amministrazione delle imprese). Un’evoluzione di questo tipo corrisponderebbe alla riaccensione del ruolo dei nostri delegati a partire dalle grandi aziende, ma poi a cascata in tutte le dinamiche di relazione tra impresa e sindacato.

Se è vero che la politica e le amministrazioni pubbliche non sembrano in grado di rispondere correttamente o in tempi adeguati ai bisogni del mondo del lavoro, è vero anche che noi come parti sociali non possiamo più aspettare e dobbiamo agire per quella che è la nostra parte. Noi siamo pronti e chiediamo alle imprese di sperimentare con noi nuovi percorsi di crescita economica. La Fai del Veneto è composta da un gruppo di Dirigenti forte, motivato, coeso, capace di concentrare le risorse su obiettivi concreti e per me è una vera soddisfazione condividere insieme questo percorso di responsabilità. Il lavoro da fare è tanto ma le idee ci sono. Sui temi più generali a guidarci e coadiuvarci abbiamo la nostra Cisl Nazionale con Annamaria Furlan e la nostra nuova Fai Nazionale con Luigi Sbarra e le relative Segreterie. Inoltre la Cisl in Veneto con Onofrio Rota sta portando avanti un percorso di rinnovamento organizzativo ambizioso ma solido e basato su obiettivi importanti e condivisi. Voi Delegati e Delegate siete determinanti per questi obiettivi. Voi, insieme agli Operatori e ai Segretari nelle aziende e nei territori, gestite l'aspetto più importante del fare sindacato, ossia il rapporto diretto con i nostri iscritti e in generale con i lavoratori. Attraverso voi arrivano ai lavoratori in maniera corretta ed affidabile le informazioni sulle tutele e sui servizi derivanti dalla contrattazione. Impegnarsi in questa Fai è per noi una grande opportunità, un’occasione irripetibile e rara di fare esperienze di crescita e di arricchimento. Lo è per chi sta in azienda e sul territorio come per chi, in diverso modo, opera a livello nazionale. Siamo e dobbiamo sempre più sentirci una grande squadra. Non dobbiamo a nessun livello permettere che la tecnologia ci distacchi dalle relazioni vere che solo nel faccia a faccia possono realizzarsi appieno.

Tra i nostri obiettivi generali c’è ovviamente la crescita complessiva della nostra organizzazione, una crescita certamente organizzativa, tramite il proselitismo, ma anche una crescita valoriale.

Entrambe si debbono realizzare attraverso la contrattazione e un nuovo approccio, anche come risposta concreta alle esigenze delle nuove generazioni, al welfare aziendale. Il 2017 sarà l’anno dei congressi e quindi anche del nostro Congresso regionale. Vorrei che il Congresso diventasse una grande occasione per ascoltare e incontrare i delegati e i lavoratori e per rinnovare tutti assieme quel patto che ci unisce nei valori fondativi delle nostre grandi Cisl e Fai.

In conclusione desidero fare i miei migliori auguri a voi e alle vostre famiglie, ma colgo anche l'occasione per fare gli auguri alle imprese e a tutti gli imprenditori che si impegnano per creare ogni giorno, con i propri collaboratori, lavoro e ricchezza. Ma l’augurio più importante va alle persone e alle famiglie che ancora soffrono in diverse forme e per diversi motivi: a voi dico di non perdere mai il coraggio, mai! Mi auguro infine veramente che il 2017 possa essere un anno nel quale le migliori energie delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori e delle imprese siano utilizzate per ridare a questo nostro Veneto una nuova fase di sviluppo e una nuova prospettiva.

Sono convinto che il nostro sistema produttivo ne abbia estremamente bisogno.

A tutti voi Iscritti/te, Delegati/te, Operatori/trici, Segretari, per il vostro impegno e sostegno il mio grazie e spero che l’augurio di Buon Natale e

Buon 2017 vi arrivi, vero, profondo e sincero

PIENAMENTE OPERATIVO IL PATTO FORMATIVO DELLA FAI CISL VENETO. UN PRIMO (ENTUSIASTICO) BILANCIO

di Ludovico Ferro, Ricerca, Formazione, Comunicazione

Fai Cisl Veneto Lo avevamo annunciato nei precedenti numeri del nostro giornale. Il gruppo dirigente della Fai del Veneto, in sintonia con quanto la Fai Nazionale ha progettato e sta realizzando, ha siglato un patto molto ambizioso:

dedicare un’intera giornata al mese ad attività formative dirette a tutto il gruppo dirigente a tempo pieno della categoria (operatori e segretari). Sulla carta un obiettivo difficile da realizzare soprattutto dal punto di vista della costanza e della partecipazione. Si tratta infatti di una formazione caratterizzata dalla continuità. Le attività sono iniziate e sono già state realizzate da settembre ad oggi tre giornate formative rispettando in pieno il patto. I temi trattati fino ad ora con metodologie e modalità diverse sono stati nell’ordine: welfare aziendale e le normative di incentivazione, le disoccupazioni agricole e gli ammortizzatori sociali. Il bilancio al momento è assolutamente positivo non solo perché si è riusciti ad avere un altissimo tasso di partecipazione (molto vicino al 100% in tutti e tre gli appuntamenti) ma anche e soprattutto per l’entusiasmo e la soddisfazione generale.

Alla base di quello che già appare come un clamoroso successo c’è un mix di approcci formativi e metodologici aperto e una modalità di programmazione e di organizzazione ben precisa. Gli argomenti (le esigenze formative) vengono individuati, discussi e decisi in ambito di coordinamento regionale della formazione. Ricordiamo che i referenti territoriali sono Andrea Meneghel (Belluno- Treviso), Andrea Padoan (Padova-Rovigo), Pierpaolo Piva (Venezia), Matteo Merlin (Verona), Maurizio De Zorzi (Vicenza) e che oltre al responsabile regionale della formazione (lo scrivente Ludovico Ferro) partecipa alle riunioni e alla fase decisionale anche il segretario generale Andrea Zanin. Dal punto di vista organizzativo si privilegia logisticamente la provincia di Vicenza (individuata come più comoda per tutti) e la giornata del venerdì (come giornata meno intensa per l’operatività quotidiana). Infine le metodologie vengono individuate in base agli argomenti e agli obiettivi formativi orientando la scelta dei relatori guardando alle competenze presenti all’interno del mondo Cisl (esperti interni alle varie categorie, esperti di Inas e di altri servizi Cisl, ecc.).

Infine, a chiudere il cerchio metodologico e di approccio generale, particolare attenzione viene posta in ogni occasione allo scambio tra le esperienze dei diversi territori della Fai regionale. La quarta giornata formativa è fissata per il prossimo 23 dicembre e sono già state fissate le date degli appuntamenti della prima metà del 2017.

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OPERAI AGRICOLI E FLOROVIVAISTI, COOPERATIVE AGRICOLE E CONSORZI AGRARI:

NUOVI CONTRATTI PER IL 2017?

di Samuel Scavazzin, Responsabile Coordinamento Agricoltura e Cooperative Agricole Fai Cisl Veneto

Uno dei settori che è stato più al centro dell’attenzione pubblica nel corso del 2016 è stato certamente quello in cui sono vigenti i contratti degli operai agricoli e florovivaisti. Le vicende di cronaca che hanno caratterizzato i mesi estivi in relazione al fenomeno del caporalato non sono state estranee ai nostri territori, con controlli e sanzioni ad esempio nell’area del Polesine e nuovi accertamenti già previsti per i prossimi mesi. Il recente disegno di legge per il contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura, approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati il 18 ottobre 2016, cerca di porre un freno a questo problema che inficia il buon andamento di un settore che in Veneto, anche per le specialità tipiche del territorio fra cui numerosi prodotti DOP e IGP, rimane comunque tra i più rilevanti.

Facendo un po’ il punto della situazione del settore possiamo iniziare dalle trattative in corso. Una delle principali ad oggi riguarda la chiusura del contratto agricolo provinciale, scaduto lo scorso 31 dicembre ma non ancora rinnovato non solamente nelle sette province venete ma anche in quasi la totalità delle restanti province italiane.

Sempre a livello contrattuale per le cooperative agricole, si sta operando per omogeneizzare e armonizzare la situazione delle diverse realtà delle cooperative agricole del Veneto: il tentativo in corso riguarda la creazione, a livello regionale, di un contratto unico; ad oggi, infatti, esiste un solo contratto integrativo e fa riferimento alla provincia di Padova. La firma, lo scorso agosto, del contratto nazionale delle cooperative agricole ha definito le nuove linee guida necessarie per la definizione del contratto regionale o comunque di secondo livello e sbloccato una situazione che sembrava stagnare, dando nuova energia alle trattative. Un percorso certo ancora lungo e non di semplice realizzazione, che ci impegnerà per tutto il 2017.

Un ultimo elemento a cui rivolgere l’attenzione è rappresentato dai consorzi agrari. E’ in corso una fase di completa riorganizzazione e ristrutturazione dei consorzi agrari (il Veneto ospita il più grande d’Italia, quello del Nordest, che raccoglie sette province e va da Brescia a Mantova e fino a Venezia) e l’attenzione degli operatori è interamente rivolta, in questa fase, a garantire il mantenimento dei posti di lavoro, più che alla creazione di nuovi. Per queste ragioni la trattativa, anche a livello di contratto nazionale, è attualmente in stand-by, ma dovrebbe essere finalmente sbloccata già ad inizio 2017.

LATTIERO CASEARIO: RIPENSARE I PROCESSI, RIORGANIZZARE LA FILIERA

di Daniele Zambon, Responsabile Coordinamento Lattiero-Caseario Fai Cisl Veneto

Il 2016, da un punto di vista sindacale, non ha presentato particolari elementi di novità nel quadro complessivo regionale per il settore lattiero caseario. E’ stato però un anno complicato per quanto riguarda la redditività dei prodotti, in particolare di alcune produzioni specifiche.

Se le aziende più grandi del territorio, come Lattebusche o Latterie Vicentine, riescono a mantenere una certa marginalità su alcuni prodotti caratteristici come ad esempio il formaggio Piave, per le aziende più piccole continua una dinamica di difficoltà che sta caratterizzando alcune frange del settore già da alcuni anni e alla quale stanno rispondendo in tre modi diversi. Con un salto di qualità che le spinga a specializzarsi in maniera preponderante su un tipo specifico di produzione: ciò permette loro di conquistare una determinata nicchia di mercato all’interno della quale portare un alto valore aggiunto che garantisce la sostenibilità economica dell’azienda; una seconda scelta, la più frequente, consiste in una diversificazione delle produzioni che dia una risposta a quelle che sono le sollecitazioni del mercato in ogni determinato momento. Infine, una terza scelta più drastica è ed è stata per diverse aziende quella di chiudere o venire accorpate ad altre realtà, come accaduto recentemente anche ad un caseificio storico del vicentino. Per il 2017 ribadiamo la necessità di due operazioni principali:

in primo luogo un focus sul settore che cerchi di trovare soluzioni per il superamento delle divisioni che ancora lo caratterizzano.

Prevale infatti nel lattiero caseario una gestione prettamente cooperativistica che complica i rapporti e rende difficile fare massa critica, pur avendone i numeri e le capacità. E’ dunque necessario ragionare sui processi distributivi e sulle filiere, che dovrebbero essere ricostruite in maniera più aggregata per superare la marginalizzazione che c’è adesso. Il problema si riscontra ad esempio nella grande distribuzione dove la battaglia sui prodotti freschi (fra gli altri ricotta e caciotta) è spietata e vede le aziende venete dover confrontarsi con prodotti e aziende di altre regioni quali la Granarolo o la Parmalat e non solamente con la competizione interna al territorio.

L’altro filone di lavori per il 2017 potrà riguardare, invece, un ragionamento più a monte: non più l’analisi dei processi che vanno dalla latteria al prodotto finito, ma di quelli che partono dalla produzione del latte fino alla sua trasformazione e che quindi coinvolgono anche tutta la parte agricola. Uno dei grossi problemi che ha caratterizzato il settore già dalla metà del 2015 e fino a tutto il 2016 è stato infatti quello della rimuneratività del latte. I costi alti delle aziende agricole per la sua produzione non sono compensati dai costi del latte sul mercato, crollati in maniera drastica un po’ per l’immissione sul mercato di latte straniero, un po’ per altri fattori, fino a sfociare nelle numerose proteste degli allevatori che hanno caratterizzato buona parte del 2016 fra cui quella, portata direttamente in territorio francese, contro il gruppo Lactalis che in Italia controlla Parmalat, Galbani e Invernizzi. Spostare dunque il ragionamento sulle aziende agricole e sugli allevatori potrebbe essere un buon modo per trovare soluzioni alla difficile situazione che sta caratterizzando il settore lattiero caseario e che, nonostante i piccoli segnali di miglioramento che sembrano essere alle porte per il 2017, richiede ancora un impegno costante e un’attenzione particolare.

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ALLEVAMENTO: UN SETTORE IN CRISI MA VOLENDO LE SOLUZIONI PER UN CAMBIO DI ROTTA NEL 2017 CI SONO TUTTE!

di Gilberto Baratto

Coordinamento Allevatori Fai Cisl Veneto Negli ultimi anni il settore dell'Allevamento in Veneto, come nel resto del paese, sta attraversando una forte crisi.

Nell'ambito dell'allevamento bovino per latte e carne, i numerosi controlli in tutte le fasi di preparazione, pagati in parte dai fondi regionali e nazionali e in parte delle quote versate dagli allevatori, insieme agli alti costi di produzione, non consentono al prodotto locale di essere competitivo rispetto a quello d'importazione.

Una situazione aggravata anche dal sostanziale mutamento delle esigenze e delle abitudini alimentari nel paese e dallo scarso potere d'acquisto degli italiani.

Per far fronte al rischio concreto della perdita di molti posti di lavoro, oltre che a una situazione contrattuale che non vede rinnovi da dieci anni per una carenza di risorse dell'Associazione Nazionale Allevatori, il sistema allevatoriale italiano sta cambiando prospettive.

Fondamentale passo per il rilancio dell'economia del settore è l'approvazione di un nuovo sistema di allevamento volto a garantire la salvaguardia della biodiversità territoriale. L'erogazione di nuovi fondi statali e regionali a tal fine consentirebbe agli allevatori di salvaguardare e valorizzare le specie autoctone, favorendo così la ricerca di una produzione di maggiore qualità e la conquista di nuovi spazi commerciali. Si garantirebbero inoltre il mantenimento dei livelli occupazionali attuali sul territorio, sventando il rischio, ad oggi concreto, di una diminuzione delle risorse e conseguente necessità di taglio del personale.

Il Ministero non ha tuttavia ad oggi ancora reso disponibili tali fondi, causando in molte regioni la perdita di un alto numero di posti di lavoro. Il Veneto è riuscito fino ad ora a mantenere stabile la forza lavoro impiegata negli ultimi anni, ma è una situazione destinata inevitabilmente a cambiare qualora nei prossimi mesi non vi siano variazioni in merito alle risorse economiche messe a disposizione.

RINNOVO CONTRATTI DEL SETTORE PESCA ENTRO IL 2017

di Pierpaolo Piva

Responsabile Coordinamento Pesca Fai Veneto

La pesca è un settore che in Veneto registra numeri importanti, con 650 imbarcazioni suddivise tra Pila, Caorle, Scardovari, Venezia e soprattutto Chioggia, che con le sue 320 imbarcazioni si contende il titolo di prima marineria d'Italia con Mazara del Vallo. In Veneto si trova il 40% dell'intera flotta marittima del Nord Adriatico. La filiera ittica regionale conta 7.447 addetti: 2.234 imbarcati, 1.916 occupati in attività di acquacoltura, 834 nell’ambito della lavorazione e della conservazione, 1.430 nel commercio al dettaglio e ambulante, 983 nel commercio all’ingrosso.

Se guardiamo all’andamento e alle tendenze nel 2016 si è registrato un aumento dell'occupazione nel settore dell'acquacoltura dell'1,3%, mentre nel settore pesca si registra una lieve flessione la cui entità non permette assolutamente di ipotizzare una crisi del settore.

La difficoltà rilevata è infatti più di carattere strutturale e deriva principalmente dalle restrizioni imposte dalle nuove normative europee sulla taglia del pesce e sull'allargamento delle maglie delle reti da pesca. Queste rendono più difficoltosa e meno proficua l'attività della piccola pesca che si realizza non nei grandi mari (Mediterraneo e del Nord) o nell’oceano Atlantico, ma nel “piccolo” mare Adriatico.

Sul piano contrattuale nel settore sono applicati due tipi di contratti, quello della piccola pesca per i soci di cooperative, denominato Contratto Piccola Pesca Cooperazione, e il Contratto della Pesca Industria, applicato generalmente alle imprese del comparto. Entrambi i contratti sono in fase di rinnovo e dovrebbero essere chiusi entro il 2017.

Guardando ancora allo scenario del prossimo futuro, dal 2017, in sostituzione alla Cassa Integrazione in Deroga che ha tutelato il pescatore nei periodi di fermo pesca fino ad oggi, sarà attivo il Fondo Speciale per la Pesca (Fospe) che permetterà ai lavoratori di percepire 30 euro per ogni giorno di fermo. Il Fospe nella pesca sarà allargato anche a quelle barche che hanno meno di cinque dipendenti e alle quali non si poteva applicare il FIS (fondo di integrazione salariale).

Tutti gli aspetti contrattuali e tutte le tematiche riguardanti il settore vengono affrontate e governate dalla Fai in ambito di coordinamento nazionale della pesca, uno strumento quindi fondamentale e di eccellenza in cui è possibile discutere sia le questioni generali ed europee sia far emergere le esigenze locali.

2017: AL VIA LA FASE OPERATIVA SU RICERCA E COORDINAMENTI

di Ludovico Ferro

Ricerca, Formazione, Comunicazione

Se il 2016 è stato per la Fai del Veneto un anno di riorganizzazione, il 2017, oltre all’anno del congresso, sarà anche quello del pieno avvio delle fasi operative.

Sotto il profilo della ricerca verranno licenziati due nuovi lavori, il primo sull’evoluzione generazionale della figura del delegato e un altro sulla disamina del settore industriale veneto. L’attività di analisi si accompagnerà anche all’avvio, per la Fai regionale, della pubblicazione del proprio bilancio sociale.

Ma le novità più importanti riguarderanno le attività dei diversi coordinamenti. Dopo il processo di costruzione dei gruppi di lavoro, dal 2017 inizieranno per tutti i coordinamenti una serie di iniziative che potranno essere finalizzate all’organizzazione di eventi o di momenti di discussione, di approfondimento tematico o formativo.

I prossimi numeri del Nuovo Fai Conquiste Veneto saranno dedicati principalmente al resoconto dei progetti e delle attività che di volta in volta verranno gestite dai diversi coordinatori con l’ausilio organizzativo e tecnico della struttura regionale.

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COORDINAMENTO INDUSTRIA ALIMENTARE: IL WELFARE AZIENDALE

di Giampaolo Veghini, Responsabile Coordinamento Industria

Nell'ambito dell'industria alimentare, all'ordine del giorno vi è certamente il tema del Welfare aziendale.

Il Welfare State o Stato Sociale racchiude tutto quell'insieme di prestazioni che lo Stato rivolge ai cittadini per agevolarli e assicurarne il benessere.

In una realtà sociale in cui la crisi ha però costretto, inevitabilmente, ad un sempre maggior ridimensionamento di questi ammortizzatori sociali, la creazione di un welfare in grado di tutelare il cittadino lavoratore all'interno delle aziende è diventata una necessità a cui non si può più rinunciare.

Il Welfare aziendale rappresenta un mezzo fondamentale per garantire al lavoratore e alla sua famiglia dei servizi che consentano un miglioramento delle qualità della vita, dalla sua esperienza all'ambiente lavorativo.

Un servizio destinato a coprire, inserendosi già all'interno della contrattazione di secondo livello, alcune tra la spese più onerose, che comprendono l'istruzione, l'assistenza sociale e sanitaria.

Le intese raggiunte sul livello territoriale grazie all'accordo stabilito nel luglio 2016 tra Confindustria, Cisl, Cgil e Uil, consentono di attivare agevolmente per le aziende, anche se prive di un sistema industriale consolidato, i premi previsti dal contratto.

In aggiunta a questo, grazie alla legge di stabilità del 2016, è inoltre previsto che il lavoratore possa scegliere di usufruire di benefit in sostituzione del premio di produttività, mantenendo la stesse agevolazioni fiscali.

È importante ricordare che un Welfare utilizzato al fine di risparmiare sul bilancio, privando il lavoratore di un supporto economico monetario, perde la sua concezione originaria ed è destinato a fallire.

Le intenzioni sono quelle in diffondere e incoraggiare una concezione di welfare aziendale in quanto mezzo per migliorare e rafforzare il rapporto dell'azienda con i lavoratori, offrendo un supporto concreto alle loro necessità e bisogni. Il 2017 sarà l’anno in cui si potrà sperimentare un notevole allargamento dell’applicazione di tale strumento.

RISORSE E RIORGANIZZAZIONE DEL SETTORE FORESTALE

di Riccardo Bernard

Responsabile Coordinamento Forestali Fai Veneto

Come già nell’anno precedente, anche nel 2016 il settore forestale ha richiesto un impegno costante ed esigente da parte degli operatori sindacali che lo seguono.

Sono in particolare due le situazioni che hanno segnato i mesi appena trascorsi: da una parte, la gestione delle risorse, che devono ogni anno essere confermate e risultare sufficienti a garantire l’attività delle squadre di lavoratori in Veneto. Dei più di 600 addetti che operano nel territorio, infatti, circa due terzi sono occupati in attività stagionali; per questi vanno garantite le giornate di lavoro stabilite dal contratto regionale e la regolarità nell’erogazione degli stipendi, che è uno dei problemi forti vissuti dal settore negli ultimi anni, assieme all’incertezza sulla continuità delle attività e sull’inizio della stagione lavorativa. Alla data attuale, però, una positiva apertura della politica, con la garanzia da parte della Regione di approvare il bilancio entro il mese di dicembre, sembra poter garantire risorse sufficienti per la gestione delle attività per il 2017.

Accanto a questo primo aspetto, è in corso una riorganizzazione dei soggetti che operano nel territorio e che troverà definitiva concretizzazione da gennaio;

la prospettiva, già deliberata, è quella di creare due servizi forestali a partire dai cinque attuali: la Forestale Est con annesse le province di Belluno, Treviso, Venezia, e la Forestale Ovest al cui interno rientrano le restante province venete, ovvero Vicenza, Padova, Verona e Rovigo. Tale riorganizzazione però, non tiene conto di aree importanti dell’attività forestale (quelle dei Parchi e quelle di Veneto Agricoltura) che dovrebbero, secondo la nostra visione, ritornare all’interno di una gestione armonica e dunque complessiva della materia.

Continuerà poi l’attività dell’EBASIF forestali Veneto, il fondo dedicato a tutti i lavoratori del settore forestale, sia fissi che stagionali, costituito su iniziativa sindacale già dal 2008 e che eroga contributi per la malattia, l’infortunio, la maternità, la paternità, le spese scolastiche, le spese specialistiche e le spese per decesso.

Da punto di vista della contrattazione, la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo per gli addetti alle attività forestali è ormai in fase avanzata; si sta chiedendo una valutazione dalla Regione per poter chiudere firmando con

soggetto titolato alla rappresentanza datoriale, necessario poi il recepimento da parte della Regione Veneto.

Rimane necessaria una grande attenzione nei confronti di questo settore e di possibili ulteriori cambiamenti che lo riguardino e soprattutto la costanza nel garantire quanto già si sta seguendo: la continuità alle attività dei lavoratori stagionali, il mantenimento dell’azione diretta, le garanzie per le persone e una risposta adeguata alle esigenze del territorio in cui operano.

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2016, L’ANNO DELL’IMPORTANTE RINNOVO CONTRATTUALE DEL SETTORE BONIFICA

di Stefano Stocco, Responsabile Coordinamento Bonifica Fai Veneto

Un settore del quale spesso non si riconosce l’importanza, in Italia come anche in Veneto, è quello della bonifica. Le attività che svolgono i Consorzi di Bonifica infatti determinano in maniera decisiva e pregnante i risultati in ambito di salvaguardia idrica, di prevenzione al rischio idrologico e di inondazioni. In Veneto in seguito alla riforma del 2009 si è realizzata una consistente riduzione dei consorzi di bonifica che sono passati da 20 a 10. La loro principale attività è volta alla tutela idrica di un territorio di circa 1 milione e 200 mila ettari, corrispondenti a 18 mila km di canali con 8.500 km di rete irrigua da controllare e gestire.

In tutta Italia sono oltre 9 mila gli addetti del settore di cui circa 1.300 sono occupati nei Consorzi di Bonifica del Veneto. Nello specifico in Veneto sono occupati a tempo indeterminato circa 700 operai, 200 sono invece stagionali, mentre il personale di ufficio è di circa 400 lavoratori.

Il 2016 è stato un anno molto importante per le attività di contrattazione nel settore bonifica. Dopo 20 mesi di trattative tra la delegazione dei sindacati dei lavoratori e lo SNEBI (il sindacato della controparte datoriale) si è arrivati all’ottimo risultato della sigla, il 28 settembre scorso, del nuovo contratto di settore. Tale accordo, approvato preventivamente quasi all’unanimità dalle assemblee dei lavoratori, ha portato ad una modifica consistente del Contratto Nazionale precedente. Solo per dare l’idea dell’ampiezza del lavoro svolto, si pensi che ad essere modificati e rettificati sono stati ben 27 articoli. Segnaliamo tra le tante novità la possibilità per i dipendenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, non soggetti all’assicurazione ENPAIA, di versare il 2% annuo della retribuzione, precedentemente accantonata dal Consorzio, al Fondo di previdenza Complementare AGRIFONDO (art. 152 del nuovo CCLN).

Durante il lungo periodo della trattativa è stato più volte necessario attivare alcune azioni volte ad uscire dall’interruzione del confronto, con il risultato finale che l’intesa raggiunta si rivela vantaggiosa per i lavoratori su molti aspetti e non ultimo anche su quello economico. Il nuovo contratto prevede infatti un aumento del 3,9%, distribuito in quattro tranche, dove la parte più consistente sarà erogata nella fase iniziale. È stato garantito inoltre il 100% di recupero salariale per i venti mesi trascorsi prima della stipula.

Per i lavoratori del settore della Bonifica si apre quindi un 2017 ricco di numerose e positive novità. E questa non è solo una buona notizia per i lavoratori ma anche per tutti i cittadini (in Veneto l’84% del totale) che vivono nei territori gestiti dal punto di vista idrico dai diversi Consorzi di Bonifica.

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