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Pragmatica del linguaggio 6

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Academic year: 2022

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Pragmatica del linguaggio 6

La teoria della pertinenza

(Sperber & Wilson, Relevance.

Communication and Cognition, 1986)

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La comunicazione: il modello del codice

• Modello del codice: la comunicazione consiste nella codifica e decodifica di messaggi.

Codice: un sistema (insieme di elementi + regole per usarli) che permette a due entità che trattano informazione di comunicare, instaurando una corrispondenza fra i loro stati interni e segnali esterni (frasi di una lingua).

A) Un codice permette di associare ad ogni pensiero un’espressione e viceversa.

B) Le lingue sono codici.

C) Nella comunicazione il parlante codifica il pensiero che vuole comunicare al destinatario con un’espressione che il destinatario decodifica identificando il pensiero del parlante.

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Il problema del modello

• Nella comunicazione spesso lo stato mentale che vogliamo comunicare non è individuato dall’enunciato che proferiamo:

1) Il significato letterale dell’enunciato non individua le sue condizioni di verità (ciò che è detto dall’enunciato nel contesto del proferimento).

2) Ciò che intendiamo comunicare è diverso da

ciò che l’enunciato dice nel contesto ma è

inferibile da questo e da informazioni sul

contesto.

(4)

L’inferenza

• Inferenza: processo attraverso cui si giunge a ritenere vera una proposizione sulla base di altre proposizioni già ritenute vere.

• Compiere un’inferenza significa riconoscere un nesso fra la verità di una proposizione (la proposizione inferita) e la verità di altre proposizioni (le premesse dell’inferenza).

• Certe proposizioni forniscono ragioni per ritenere vera un’altra proposizione = l’ultima proposizione può essere inferita dalle prime.

• Le inferenze possono essere: a) deduttive; b) induttive.

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Inferenze deduttive e induttive

• Inferenze deduttive Esempio

1) Berlusconi è ricco --- 2) Qualcuno è ricco

E’ impossibile che la conclusione sia falsa quando la premessa è vera

• Inferenze induttive Esempio

1) La catena è spezzata 2) La bicicletta non c’è --- 3) Mi hanno rubato la

bicicletta

E’ poco probabile (ma non

impossibile) che la

conclusione sia falsa se

le premesse sono vere.

(6)

Il modello inferenziale della comunicazione

• Ciò che il parlante vuole comunicare viene individuato da parte dell’interlocutore attraverso un processo inferenziale che prende avvio da ciò che il parlante dice letteralmente.

• Tali inferenze non sono di tipo logico-deduttivo; la conclusione di solito non segue logicamente dalle premesse ma la sua verità è probabile data la verità delle premesse  inferenza alla spiegazione migliore.

• La possibilità da parte dell’ascoltatore di fare tali inferenze comporta la conoscenza di molti aspetti del contesto comunicativo.

• Il significato letterale degli enunciati proferiti da un parlante è solo uno degli indizi che l’ascoltatore utilizza per individuare ciò che il parlante vuole comunicare.

• La riuscita della comunicazione dipende essenzialmente della condivisione, fra parlante e destinatario, delle informazioni contestuali rilevanti.

(7)

Una prova dell’importanza del contesto

• Dato uno stesso enunciato proferito, al mutare della conoscenza ritenuta condivisa dall’interlocutore varieranno le inferenze che esso farà  il considerare mutua una conoscenza che non lo è determinerà incomprensione o fraintendimento.

Esempio Francesca: “Hai fame?”

Paolo: “Ho mangiato da Maria”.

• Contesto 1, conoscenza ritenuta condivisa da Francesca: Se una persona ha già mangiato non ha fame.

• Intenzione comunicativa che F. attribuisce a P.: “Non ho fame”.

• Contesto 2, conoscenza ritenuta condivisa da Francesca: Maria cucina malissimo e Paolo ogni volta che va da lei mangia pochissimo.

• Intenzione comunicativa che F. attribuisce a P.: “Ho fame”.

• Se Francesca crede di essere in un contesto di tipo 1e Paolo in uno di tipo 2 si genera fraintendimento.

(8)

I limiti della teoria di Grice

Nella teoria di Grice:

A) Non vengono esplicitate le regole inferenziali seguite dai parlanti nel calcolare le implicature (le regole in base alle quali da certe premesse concernenti il contesto + le massime conversazionali vengono inferite le implicature).

B) Non viene individuato un criterio in base al quale vengono selezionate le premesse delle inferenze fra un numero potenzialmente infinito (un criterio per la selezione della conoscenza condivisa rilevante).

C) Non viene individuato un criterio di arresto per il processo inferenziale (un criterio che determini quando il processo inferenziale si può considerare concluso e si può attivare la fase di risposta).

La teoria della pertinenza di Sperber e Wilson (1986) è attualmente la più conosciuta e discussa fra le teorie volte a risolvere i problemi (A), (B), (C).

(9)

II problema del contesto condiviso

• Nel modello del codice, dato che l’interpretazione è vista come una duplicazione degli stati mentali del parlante, un’inferenza riguardo ad un’intenzione comunicativa può realizzarsi solo se parlante e ascoltatore condividono il contesto, cioè tutte le conoscenze sul mondo (enciclopediche) che possono fungere da premesse dell’inferenza.

• Ma di fatto questa completa condivisione 1) Non c’è di fatto

2) E’ irrealizzabile dal punto di vista cognitivo se la condivisione del contesto implica delle metarappresentazioni (credenze sulle credenze altrui)

Se A e B credono entrambi che Q allora:

1) A deve credere che B crede che Q (e viceversa)

2) A deve credere che B crede che A crede che Q (e viceversa).

3) ….  proliferazione infinita di credenze.

• Conclusione di Sperber/Wilson: la nozione di contesto condiviso propria del modello del codice deve essere rigettata.

(10)

Comunicazione e metarappresentazioni

• Secondo la teoria della pertinenza la comunicazione è un caso specifico della capacità metarappresentazionale degli esseri umani:

la capacità di di attribuirsi reciprocamente stati mentali.

• Ciascun soggetto coinvolto in un processo comunicativo cerca di modificare l’ambiente cognitivo proprio e dell’interlocutore al fine di raggiungere uno stato di coordinazione cognitiva reciproca, sia al livello di credenze manifeste (ritenute vere da entrambi) sia al livello di piani d’azione.

• Perché si realizzi questo processo non è necessaria la condivisione, già in partenza, di tutte le credenze che possono fungere da premesse nelle inferenze.

• I contesti cognitivi di due parlanti sono sempre diversi e la comunicazione serve appunto a raggiungere uno stato di parziale condivisione fra tali contesti

La condivisione (parziale) del contesto cognitivo è il punto di arrivo del processo di coordinazione che si realizza nella comunicazione non il punto di partenza.

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La comunicazione come produzione e interpretazione di indizi

1) A produce degli indizi (verbali o non verbali) di ciò che intende comunicare.

2) B inferisce ciò che A intende comunicare a partire dagli indizi prodotti da A e dal contesto.

3) Un enunciato è un indizio di ciò che A vuole comunicare.

• L’informazione veicolata dal solo significato letterale

dell’enunciato può essere molto scarna e sottodeterminare ciò che A vuole comunicare.

A (a B dopo un esame di B): “È andata?”

B (sorridendo): “Oggi era di buon umore!”

B capisce che A intende chiedere come è andato l’esame e A capisce che l’esame è andato bene.

(12)

Le due fasi dell’interpretazione delle intenzioni comunicative: (I) L’interpretazione semantica

L’interpretazione delle intenzioni comunicative avviene in due fasi:

(1) Interpretazione semantica dell’enunciato.

(1) prende come input dei dati percettivi (il proferimento) è produce come output la rappresentazione sintattico-semantica delle condizioni di verità dell’enunciato.

Già la produzione di tale rappresentazione comporta (alcune volte o sempre, per i contestualisti radicali) il ricorso ad informazioni contestuali.

La rappresentazione sintattico semantica è data da:

1) La forma logica (la struttura sintattica dell’enunciato + la rappresentazione astratta delle sue condizioni di verità in base alle categorie semantiche cui appartengono le espressioni subenunciative);

2) una serie di concetti (corrispondenti alle entrate lessicali) che

“riempiono” la forma logica.

I concetti coinvolti innescano le conoscenze enciclopediche coinvolte nella fase successiva.

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Le due fasi dell’interpretazione delle intenzioni comunicative: (II) l’interpretazione pragmatica

• (2) L’interpretazione pragmatica in cui si ricostruisce il significato inteso dal parlante tramite inferenze che fanno uso di informazioni contestuali.

• I processi pragmatici di inferenza non sono specifici della comunicazione linguistica ma sono:

a) Generali: sono attivati nell’interpretazione del comportamento altrui in generale (anche extralinguistico) e nei più diversi compiti cognitivi (dalla vita quotidiana alla ricerca scientifica).

b) Universali: sono invarianti attraverso tutte le culture (e secondo alcuni propri anche dei mammiferi superiori).

(14)

Tre tipi di informazioni contestuali

A (a B dopo un esame di B): “È andata?”; B (sorridendo): “Oggi era di buon umore!”

Significato inteso da B: l’esame è andato bene.

Le informazioni contestuali che possono essere usate da A nel ricostruire il significato inteso sono:

1) Gli enunciati proferiti precedentemente.

Es.: B ha appena detto ad A: “ho appena fatto l’esame”.

2) Le conoscenze percettive.

Es: B proferendo “oggi era di buon umore” ammicca al professore.

3) Le conoscenze enciclopediche.

Es: se uno è di buon umore allora sarà più cordiale e disponibile; oppure:

quel professore è particolarmente umorale e quando è di buon umore promuove tutti.

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Il criterio de selezione delle premesse: Il principio di pertinenza

• Tutto il processo di interpretazione pragmatica è governato dal principio di pertinenza.

• I soggetti umani sono sistemi per il trattamento dell’informazione  il loro scopo nel comunicare è costruire e modificare la loro rappresentazione del mondo per migliorare la propria capacità di azione.

• Il processo è tanto più efficace quanto più l’informazione fornita è pertinente.

• L’aspettativa riguardo alla pertinenza dell’informazione trasmessa guida l’interpretazione dei proferimenti.

• Le massime conversazionali d Grice sono derivabili dalla massima: massimizza la pertinenza dell’informazione fornita!

• Il principio di pertinenza fornisce un criterio per la selezione delle premesse all’interno del vasto insieme delle credenze condivise fra parlante e ascoltatore.

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Il criterio di arresto del processo:

l’equilibrio fra effetti cognitivi e sforzo interpretativo

• L’interpretazione dei proferimenti richiede uno sforzo cognitivo e produce come effetti una serie di modificazioni della rappresentazione del mondo dell’interlocutore.

• L’atto comunicativo è tanto più pertinente quanti maggiori sono gli effetti cognitivi e tanto meno pertinente quanto maggiore è lo sforzo interpretativo che richiede.

• Il processo interpretativo si arresta quando l’interprete pensa di avere raggiunto uno stato di equilibrio fra sforzo interpretativo ed effetti cognitivi, ha cioè massimizzato la pertinenza dell’atto comunicativo del parlante.

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Perché comunichiamo indirettamente

• L’equilibrio fra sforzo ed effetti cognitivi spiega anche perché ricorriamo alla comunicazione indiretta (cosa non spiegata da Grice)

Il maggiore sforzo cognitivo richiesto dalla

comunicazione indiretta è compensato dai

maggiori effetti cognitivi  grazie alla

comunicazione indiretta viene fornito un

numero maggiore di informazioni ed è

realizzata maggiore coesione cooperativa fra i

partecipanti all’interazione.

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Esempi - 1

A: “Che ne pensi di Berlusconi?”

B: “Detesto chi usa il potere per fare i propri interessi”.

Significato inteso da B: “detesto Berlusconi”.

• Perché B non ha espresso direttamente questo pensiero dicendo

“detesto Berlusconi” costringendo così A ad un maggiore sforzo cognitivo e perché A accetta lo sforzo?

• Risposta: dall’enunciato “Detesto chi usa il potere per fare i propri interessi” A può inferire non solo “B detesta Berlusconi” ma anche che B detesta altre persone che usano il potere per fare i propri interessi.

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Esempi - 2

• A: “Scusa hai per caso una sigaretta?”

Significato inteso: “Mi dai una sigaretta?”

B: “Mi dispiace ho l’ultima”

Significato inteso: “No, non te la do”.

• Perché B non dice semplicemente “No, non te la do”?

• Risposta: dicendo “Mi dispiace ho l’ultima”, B oltre a comunicare indirettamente che non darà una sigaretta, esprime il suo dispiacere e fornisce una spiegazione del perché non dà la sigaretta che implica “Se non fosse l’ultima te la darei.

• La domanda indiretta e la risposta indiretta sono forme di cortesia che, pur comportando un maggiore sforzo cognitivo da parte dell’interprete, sono funzionali a mantenere una buona relazione fra A e B e ad aumentare la possibilità di cooperazione.

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