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Datore di Lavoro: PROF. GERARDO CIPRIANO RSPP: Arch. CAVALLARO CONSOLATO O. SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DISPENSA

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(1)

SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

DISPENSA

IS T I T U T O CO M P R E N S I V O ST A T A L E D I C A P O S E L E C O N S E Z I O N I A S S O C I A T E D I C A L A B R I T T O E S E N E R C H I A

Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria I grado

“F r a n c e s c o D e S a n c t i s via Pianello - 83040 - Caposele (AV)

tel 0827 53012 fax 0827 53012

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Codice Meccanografico AVIC871008 Codice Fiscale 91010310646

Informazione

del personale scolastico

ai sensi degli articoli 36 D.Lgs 81/08

Datore di Lavoro: PROF. GERARDO CIPRIANO RSPP: Arch. CAVALLARO CONSOLATO O.

IL SOCCORSO ALLE PERSONE DISABILI:

INDICAZIONI PER LA GESTIONE DELL'EMERGENZA

(estratto dall'opuscolo informativo del Ministero dell'interno -

Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile)

2

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MINISTERO DELL’INTERNO Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

IL SOCCORSO

ALLE PERSONE DISABILI:

INDICAZIONI

PER LA GESTIONE

DELL’EMERGENZA

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INDICE

Introduzione pag. 5

Misure per la gestione di una emergenza riferite a disabilità anche temporanee pag. 7

Misure riferite alla disabilità motoria pag. 9 Misure riferite alla disabilità sensoriale pag. 21 Misure riferite alla disabilità cognitiva pag. 27 ...

(4)

INTRODUZIONE

Q

uesto opuscolo fornisce indicazioni per il soccorso a persone disabili in situazioni di emergenza.

L’evenienza di trasportare o semplicemente assistere disabili in caso d’incendio o altro tipo di emergenza è ricorrente e richiede metodiche e comportamenti specifici ed appropriati da parte dei soccorritori. Da qui l’idea di redarre una guida semplice ed agile che supporti l’azione di chi porta aiuto, mettendolo in guardia sugli errori da evitare e suggerendogli i mo- di fra i più corretti per intervenire.

L’elaborazione del documento rientra nell’attività di studio e di ricerca svolta dal Corpo nazionale dei Vi- gili del Fuoco per garantire un pari livello di sicu- rezza, in caso di incendio o altra emergenza, a tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fi- siche, sensoriali o cognitive. Il lavoro è stato portato avanti in stretta collaborazione con le Associazioni delle persone disabili e delle loro famiglie.

La normativa in vigore nel nostro Paese da pieno ri- salto alla specificità e all’importanza del soccorso al disabile nell’emergenza. Il decreto legislativo n. 626 del 1994, che ha riordinato ed aggiornato le norme antinfortunistiche, ha messo in luce i problemi spe- cificamente legati alla disabilità. Il decreto ministe- riale 10 marzo 1998, emesso ai sensi del D.Lgs 626/94, ha fornito su questo tema le prime indica- zioni sui criteri da adottare per la valutazione del ri-

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schio di incendio e la gestione dell’emergenza. Un ul- teriore approfondimento si trova nella circolare n. 4 del 2002, nella quale sono forniti i criteri specifici per riferire la valutazione del rischio alle persone disabili. La stessa circolare 4/2002 prevede l’elabo- razione di documenti nei quali i destinatari possano trovare indicazioni tecniche da utilizzare quale esempio di buona prassi.

Questo documento, in linea con le direttive del legis- latore, così come espresse nella suddetta 4/2002, af- fronta, per quanto concerne il soccorso a persone dis- abili, il tema delle azioni e dei comportamenti da at- tuare per abbattere quella parte di rischio non co- perta adeguatamente dalle misure di prevenzione e protezione, denominata comunemente “rischio resi- duo”.

Destinatari di questi suggerimenti sono, in partico- lare, tutte le persone coinvolte nella predisposizione dei piani di emergenza: datori di lavoro, responsabi- li della sicurezza, addetti ai servizi di emergenza, tecnici.

L’intenzione è di descrivere nel modo più aderente possibile alle esigenze dei destinatari alcune delle misure, relative al soccorso delle persone disabili, per dare soluzione ai problemi che si incontrano nel- la predisposizione dei piani stessi. La mancata cita- zione di procedure diverse da quelle descritte non co- stituisce alcun giudizio sull’adeguatezza di tecniche di intervento diverse da quelle contenute in questo opuscolo.

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MISURE PER LA GESTIONE DI UNA EMERGENZA

RIFERITE A DISABILITÀ ANCHE TEMPORANEE

T

ra le necessità che si presentano nell’elaborazio- ne ed attivazione di un piano di emergenza, quelle connesse con le procedure da attuare per assistere persone disabili sono certamente le più difficili da affrontare.

Ciò deriva non solo dalle difficoltà proprie del rela- zionarsi a questo tipo di situazioni, ma anche dalla mancanza di riferimenti su questo argomento e di specifiche esperienze maturate e messe a disposizio- ne dagli addetti del settore.

Di seguito saranno proposte le modalità ritenute più efficaci per affrontare quelle categorie di disabilità in cui è più comune imbattersi, ovvero:

disabilità motorie disabilità sensoriali disabilità cognitive

Si deve, inoltre, ricordare che una persona non iden- tificabile come disabile in condizioni ambientali nor- mali, se coinvolta in una situazione di crisi potrebbe non essere in grado di rispondere correttamente, adottando, di fatto, comportamenti tali da configu- rarsi come condizioni transitorie di disabilità.

Affinché un soccorritore possa dare un aiuto concre- to è necessario che sia in grado di comprendere i

• •

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bisogni della persona da aiutare, anche in funzione del tipo di disabilità che questa presenta e che sia in grado di comunicare un primo e rassicurante mes- saggio in cui siano specificate le azioni basilari da intraprendere per garantire un allontanamento celere e sicuro dalla fonte di pericolo. Gli elementi che possono determinare le criticità in questa fase dipendono fondamentalmente:

dalle barriere architettoniche presenti nella struttu- ra edilizia (scale, gradini, passaggi stretti, barriere percettive, ecc.) che limitano o annullano la possibi- lità di raggiungere un luogo sicuro in modo autono- mo;

dalla mancanza di conoscenze appropriate da parte dei soccorritori e degli addetti alle operazioni di eva- cuazione, sulle modalità di percezione,orientamento e fruizione degli spazi da parte di questo tipo di per- sone.

Queste condizioni si possono verificare contempora- neamente e, pertanto, vanno affrontate e risolte insieme: alla prima va contrapposta una corretta pianificazione degli interventi da apportare nel tempo all’edificio (condizione che sarà affrontata in un successivo documento), la seconda si affronta predisponendo misure gestionali opportune e for- mando in modo specifico il personale incaricato.

a)

b)

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MISURE RIFERITE

ALLA DISABILITÀ MOTORIA

L

a movimentazione di un disabile motorio dipende fondamentalmente dal grado di collaborazione che questo può fornire, secondo le due seguenti tipologie di azioni:

sollevamenti, ovvero spostamenti di tutto il peso del corpo della persona da soccorrere;

spostamenti, ovvero spostamenti di parti del corpo della persona.

In particolare, le prime riguardano le persone che sono totalmente incapaci di collaborare dal punto di vista motorio (o con patologie di carattere psichico tal- mente gravi da comportare una totale inabilità moto- ria) e che non possono agevolare la movimentazione con le residue capacità di movimento disponibili.

Pertanto, per effettuare un’azione che garantisca il corretto espletamento della prestazione richiesta, e che, nel contempo, salvaguardi l’integrità fisica del soccorritore, è necessario:

individuare in ogni persona tutte le possibilità di collaborazione;

essere in grado di posizionare le mani in punti di presa specifici, per consentire il trasferimento della persona in modo sicuro;

assumere posizioni di lavoro corrette, che salvaguar- dino la schiena dei soccorritori;

1) 2)

3)

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essere in grado di interpretare le necessità della per- sona da affiancare ed offrire la collaborazione neces- saria.

Collaborazione del disabile

È bene tentare di coinvolgere sempre la persona da soccorrere nello spostamento, incoraggiandola ad una collaborazione attiva,seppur nei limiti delle sue abilità.

Ovviamente tale sollecitazione deve essere rivolta alle risorse fisiche disponibili, più che a quelle per- dute; in questo caso l’obiettivo da raggiungere è duplice:

incentivare la persona con disabilità a superare i propri limiti, cercando di infonderle fiducia nel superamento della situazione transitoria e propo- nendo una partecipazione attiva a tutte le operazio- ni che la riguardano;

facilitare il lavoro del soccorritore proprio attraverso il meccanismo della collaborazione, facendo rispar- miare sforzi eccessivi e talvolta infruttuosi.

Punti di presa specifici

Per effettuare un trasporto è necessario evitare di sottoporre a trazione le strutture articolari, che potrebbe determinare conseguenze nocive, e preveni- re puntuali e dolorose compressioni digitali appog- giando tutta la mano per ripartire omogeneamente la sollecitazione ed offrire una migliore presa globale.

4)

a)

b)

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In tali circostanze sono da preferire i seguenti punti di presa:

il cingolo scapolare (complesso articolare della spal- la);

il cingolo pelvico (complesso articolare di bacino ed anche);

il più vicino possibile al tronco.

È inoltre importante richiamare l’attenzione sull’u- so della cosiddetta “presa crociata”, che rispetto alle altre tecniche è da preferire sia per la sicurezza nella presa che per il benessere del soccorritore (ne salvaguarda la schiena). In tale presa (Figura 1), il soccorritore:

posiziona le braccia del paziente davanti al tron- co, flettendogli i gomiti e incrociando gli avam- bracci;

entra con la mano sotto la scapola e prosegue fino ad arrivare all’avam- braccio, che afferra in prossimità del gomito;

tira verso l’alto l’intero complesso braccio-spalla della persona da soccor- rere, sollevando in questo modo tutto il tronco dello stesso.

Figura 1

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Nel caso di un solo soccorrito- re l’operazione viene effet- tuata dopo essersi posiziona- to alle spalle della persona da soccorrere; in questo caso la tecnica di presa permette anche di contenere il movi- mento delle braccia che, uti- lizzando altre tecniche, potrebbero arrecare disturbo al trasporto (Figura 2).

Qualora i soccorritori siano due, gli stessi si posizione- ranno a fianco della persona a cui è diretto l’intervento stesso (Figura 3).

Figura 2

Figura 3

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La tecnica identificata come “trasporto del pompie- re” o “trasporto alla spalla”, in cui il soccorritore di- spone sulle proprie spalle la persona da soccorrere, può determinare una eccessiva pressione sul torace e sul ventre con possibilità di traumi nel trasporta- to; in tal senso risulta sconsigliata anche per il tra- sporto di una persona con disabilità temporanea.

Posizioni di lavoro corrette

Per conservare l’integrità fisica del soccorritore è necessario utilizzare le leve di forza più vantaggio- se, con l’obiettivo di economizzare lo sforzo muscola- re e prevenire particolari patologie a carico della schiena.

Per prevenire tali circostanze è necessario seguire alcune semplici regole generali:

posizionarsi il più vicino possibile alla persona da soccorrere;

flettere le ginocchia,non la schiena;

allargare la base di appoggio al suolo divaricando le gambe;

sfruttare il peso del proprio corpo come contrappeso, riducendo lo sforzo muscolare attivo.

Offerta di collaborazione

In generale è bene non interferire con persone che, pur utilizzando ausili motori quali, ad esempio,una gruccia o un bastone, sono capaci di muoversi in c)

d)

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piena autonomia e palesemente dimostrano di sapersi spostare da sole.

In queste circostanze un valido contributo può esse- re fornito semplicemente dando la propria disponi- bilità ad accompagnare la persona fino ad un luogo sicuro.

Se nella fase di evacuazione dovesse determinarsi un notevole flusso di persone che possa travolgere quella che si sta muovendo con la gruccia o il basto- ne o creare difficoltà di movimento, è possibile difen- dere quest’ultima utilizzando il proprio corpo come uno scudo per impedire che sia messa in difficoltà.

Le persone che utilizzano sedie a ruote, molte volte possono muoversi autonomamente fino ai punti dov’è necessario affrontare dislivelli, quando sarà necessario fornire l’assistenza necessaria per il loro superamento.

In tale circostanza il ruolo del soccorritore può con- sistere in un affiancamento,dichiarando la disponi- bilità a collaborare, senza peraltro imporre la pro- pria presenza; in ogni caso il soccorritore dovrà assi- curare che la persona giunga in un luogo sicuro, ovvero che abbia completato l’esodo.

Da quanto appena esposto risulta evidente la neces- sità che il soccorritore concordi preventivamente con la persona da aiutare le modalità di trasporto ed evacuazione della stessa.

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TECNICHE DI TRASPORTO

Trasporto da parte di una persona

Il sollevamento in braccio (Figure 4 e 5) è il metodo preferito da impiegare per il trasporto di una perso- na quando non ha forza nelle gambe, ma è pur sem- pre collaborante.

È questo un trasporto sicuro se il trasportato pesa molto meno di chi la trasporta.

In quest’ultima circostanza è necessario far collabo- rare il trasportato, invitandolo a porre il braccio attorno al collo del soccorritore,in modo da allegge- rire il peso scaricato sulle braccia.

1.

Figura 4 Figura 5

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Trasporto con due persone

È questa una tecnica che può ritenersi valida nel caso sia necessario movimentare una persona che non può utilizzare gli arti inferiori (Figure 6-8), ma che in ogni caso è collaborante:

due operatori si pongono a fianco della persona da trasportare;

ne afferrano le braccia e le avvolgono attorno alle loro spalle;

afferrano l’avambraccio del partner;

uniscono le braccia sotto le ginocchia della persona da soccorrere ed uno afferra il polso del partner;

entrambe le persone devono piegarsi verso l’interno vicino al trasportato e sollevarlo coordinando tra 2.

Figura 6 Figura 7

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loro le azioni di sollevamento in modo da non far gravare in modo asimmetrico il carico su uno dei soccorritori;

dopo aver sollevato la persona da soccorrere e comin- ciato il movimento di trasporto è necessario effettua- re una leggera pressione sulla parte superiore del corpo del trasportato in modo che lo stesso si man- tenga il più verticale possibile sgravando, in tal modo, parte del peso dalle braccia dei soccorritori.

Il vantaggio di questa tec- nica di trasporto è che i due partner soccorritori posso- no supportare con pratica e coordinamento una perso- na, il cui peso è lo stesso od anche superiore a quello del singolo trasportatore.

Lo svantaggio si può mani- festare affrontando un per- corso, in salita o discesa, sulle scale; in tal caso la larghezza delle tre persone così disposte potrebbe su- perare la larghezza minima delle scale stesse, imponen- do disposizioni reciproche tali da indurre difficoltà nel movimento.

Un’altra controindicazione di questa tecnica si ma- nifesta nel caso di persone che non hanno un buon controllo del capo e/o non sono collaboranti; in tale

Figura 8

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caso la tecnica da utilizzare, che peraltro permette di sostenere bene il capo, è quella descritta come

“presa crociata”.

Trasporto a due in percorsi stretti

Talvolta il passaggio da attraversare è talmente stretto che due persone affiancate non possono pas- sare, in tal caso si raccomanda la tecnica di traspor- to illustrata nella Figura 9.

Il soccorritore posteriore avrà attuato una presa cro- ciata, mentre quello anterio- re sosterrà la persona tra il ginocchio ed i glutei.

È comunque una tecnica da attuare con molta prudenza, in quanto il capo reclino può creare difficoltà respiratorie, infatti la parziale occlusione delle vie aeree determina una posizione critica del tra- sportato.

È bene, quindi, utilizzare questo trasporto solo limita- tamente ai passaggi critici.

Trasporto a strisciamento

Nel caso in cui il soccorritore disponga di poche for- ze residue (Figura 10), la tecnica del trasporto per strisciamento gli permette di scaricare sul pavimen- 3.

4.

Figura 9

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to gran parte del peso del trasportato. A questa con- dizione va aggiunto l’indubbio vantaggio di poter at- traversare anche passaggi assai stretti e bassi.

Assistenza di una persona in sedia a ruote nello scendere le scale

Nel caso in cui il soccorso preveda la discesa di sca- le (Figura 11), il soccorritore deve porsi dietro alla 5.

Figura 10

Figura 11

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carrozzella ed afferrare le due impugnature di spin- ta, dovrà quindi piegare la sedia a ruote stessa al- l’indietro di circa 45° (in modo tale che l’intero peso cada sulla ruota della sedia a ruote) fino a bilan- ciarla e cominciare a scendere guardando in avanti.

Il soccorritore si porrà un gradino più in alto della sedia, tenendo basso il proprio centro di gravità e la- sciando scendere le ruote posteriori gradualmente da un gradino all’altro, tenendo sempre la seggiola leggermente piegata all’indietro.

Se possibile il trasporto potrà essere prestato da due soccorritori dei quali uno opererà dal davanti.

Il soccorritore che opera anteriormente non dovrà sollevare la sedia perché questa azione scarichereb- be troppo peso sul soccorritore che opera da dietro.

Altre difficoltà

La gravidanza, soprattutto se in fase avanzata, è as- similabile ad un handicap temporaneo. In questi ca- si il soccorritore dovrà offrirsi di accompagnare la donna sino all’uscita per aiutarla da un punto di vi- sta fisico ed emotivo, rimanendo con lei finché non avrà raggiunto un’area sicura di raccolta e non sarà stata sistemata in un posto sicuro.

Qualora la persona da aiutare presenti problemi di respirazione, che possono derivare anche da stato di stress, affaticamento o esposizione a piccole quanti- tà di fumo o altri prodotti di combustione, il soccor- ritore dovrà rimanerle vicino ed aiutarla ad utiliz- zare eventuali prodotti inalanti,quindi accompa- 6.

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gnarla fino ad un luogo sicuro ove altri soccorritori se ne prendano cura.

Nel caso di persone con affezioni cardiache l’assi- stenza può limitarsi ad una offerta di aiuto o affian- camento mentre queste persone camminano, poiché possono avere una ridotta energia disponibile e ri- chiedere frequenti momenti di riposo.

MISURE RIFERITE

ALLA DISABILITÀ SENSORIALE

T

ra le molte sfide che quotidianamente le persone con disabilità agli organi di senso si trovano ad affrontare, sia negli ambienti di vita quotidiana che di lavoro, quelle che considerano i rischi potenziali per la propria salute e sicurezza sono tra le più gra- vose da affrontare e risolvere.

Le premesse da considerare per far fronte a tali si- tuazioni possono essere le seguenti:

Durante un’emergenza le capacità sensoriali dispo- nibili, da cui peraltro dipende la capacità di soprav- vivenza di un individuo, non devono essere sopraf- fatte.

I dispositivi per segnalare un allarme incendio devo- no essere completamente comprensibili in ragione delle “abilità” delle persone; è quindi necessario che questi dispositivi siano accoppiati a controparti otti- che, acustiche e/o meccaniche (vibrazione), in azione

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sinergica tra loro, senza peraltro compromettere la comprensione di altri segnali e/o istruzioni altri- menti fornite.

Per compensare l’incapacità di percepire ed elabora- re gli indicatori visivi (segnaletica di sicurezza) pre- senti e garantire la possibilità di allontanarsi auto- nomamente dal luogo in sicurezza, anche mediante l’utilizzo del bastone bianco per non vedenti o del ca- ne guida, negli ambienti devono essere presenti indi- cazioni realizzate anche con segnali tattili, in Brail- le e a caratteri ingranditi per gli ipovedenti. Le vie di fuga dovranno essere identificabili a prescindere dalle capacità di percezione del soggetto ed essere at- trezzate con guide tattili a terra, individuabili anche con opportune differenziazioni cromatiche o da cor- rimano, salvo nei tratti in cui il percorso sia agevo- lato da guide naturali (es. corridoi lineari di lar- ghezza non superiore a due-tre metri).

L’acquisizione di alcune semplici tecniche di auto- protezione integrate con altre tecnologie di sicurezza antincendio, è il modo più efficace per aumentare le probabilità di sopravvivenza in tale condizione.

Le modalità di segnalazione di una richiesta di aiu- to variano in funzione del tipo di disabilità e, per- tanto, è necessario considerare l’acquisizione di stru- menti capaci di supplire i deficit del richiedente.

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Tecniche di assistenza a persone con disabilità dell’udito

Nell’assistenza a persone con questo tipo di disabili- tà il soccorritore dovrà porre attenzione nell’attuare i seguenti accorgimenti:

Per consentire al sordo una buona lettura labiale, la distanza ottimale nella conversazione non deve mai superare il metro e mezzo.

Il viso di chi parla deve essere illuminato in modo da permetterne la lettura labiale.

Nel parlare è necessario tenere ferma la testa e, pos- sibilmente, il viso di chi parla deve essere al livello degli occhi della persona sorda.

Parlare distintamente, ma senza esagerare, avendo cura di non storpiare la pronuncia: la lettura labia- le, infatti, si basa sulla pronuncia corretta.

La velocità del discorso inoltre deve essere moderata:

né troppo in fretta, né troppo adagio.

Usare possibilmente frasi corte, semplici ma comple- te, esposte con un tono normale di voce (non occorre gridare). Non serve parlare in modo infantile, men- tre è necessario mettere in risalto la parola principa- le della frase usando espressioni del viso in relazio- ne al tema del discorso.

Non tutti i suoni della lingua sono visibili sulle lab- bra: fare in modo che la persona sorda possa vedere tutto ciò che è visibile sulle labbra.

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Quando si usano nomi di persona,località o termini in- consueti, la lettura labiale è molto difficile. Se il sordo non riesce, nonostante gli sforzi, a recepire il messag- gio, anziché spazientirsi, si può scrivere la parola in stampatello.

Anche se la persona sorda porta le protesi acustiche, non sempre riesce a percepire perfettamente il parlato, occorre dunque comportarsi seguendo le regole di co- municazione appena esposte.

Per la persona sorda è difficile seguire una conversazio- ne di gruppo o una conferenza senza interprete. Occorre quindi aiutarlo a capire almeno gli argomenti principa- li attraverso la lettura labiale, trasmettendo parole e frasi semplici e accompagnandole con gesti naturali.

Figura 12

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In ogni caso, si ricorda l’opportunità che il persona- le addetto alla sicurezza aziendale, nonché gli stessi soccorritori, possiedano una conoscenza di base del- la Lingua Italiana dei Segni (L.I.S.) (Figura 12).

Tecniche di assistenza a persone con disabilità della vista

Nell’assistenza a persone con questo tipo di disabili- tà il soccorritore dovrà porre attenzione nell’attuare i seguenti accorgimenti:

Annunciare la propria presenza e parlare con voce ben distinta e comprensibile fin da quando si entra nell’ambiente in cui è presente la persona da aiutare.

Parlare naturalmente,senza gridare, e direttamente verso l’interlocutore, senza interporre una terza per- sona, descrivendo l’evento e la reale situazione di pe- ricolo.

Non temere di usare parole come “vedere”, “guarda- re” o “cieco”.

Offrire assistenza lasciando che la persona vi spie- ghi di cosa ha bisogno.

Descrivere in anticipo le azioni da intraprendere.

Lasciare che la persona afferri leggermente il braccio o la spalla per farsi guidare (può scegliere di cam- minare leggermente dietro per valutare la reazione del corpo agli ostacoli).

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Lungo il percorso è necessario annunciare, ad alta voce, la presenza di scale, porte ed altre eventuali si- tuazioni e/o ostacoli.

Nell’invitare un non vedente a sedersi, guidare pri- ma la mano di quest’ultima affinché tocchi lo schie- nale del sedile.

Qualora si ponesse la necessità di guidare più perso- ne con le stesse difficoltà, invitatele a tenersi per ma- no.

Una volta raggiunto l’esterno, o lo spazio calmo, è necessario accertare che la persona aiutata non sia abbandonata a se stessa ma rimanga in compagnia di altri fino alla fine dell’emergenza.

In caso di assistenza di un cieco con cane guida:

Non accarezzare od offrire cibo al cane senza il per- messo del padrone.

Quando il cane porta la “guida” (imbracatura) vuol dire che sta svolgendo le sue mansioni; se non volete che il cane guidi il suo padrone, fate rimuovere la

“guida”.

Accertarsi che il cane sia portato in salvo con il pa- drone.

Nel caso la persona da soccorrere chieda di badare al cane, questo va sempre tenuto al guinzaglio e non per la “guida”.

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MISURE RIFERITE

ALLA DISABILITÀ COGNITIVA

L

e persone con disabilità di apprendimento posso- no avere difficoltà nel riconoscere o nell’essere moti- vate ad agire, in caso di emergenza, da parte di per- sonale di soccorso non addestrato.

Esse possono avere difficoltà nell’eseguire istruzioni piuttosto complesse e che coinvolgono più di una breve sequenza di semplici azioni.

In situazione di pericolo (incendio, fumo, pericolo di scoppio, etc.) un disabile cognitivo può esibire un at- teggiamento di completa o parziale o nulla collabo- razione con coloro che portano soccorso.

Può accadere che in una situazione nuova e scono- sciuta, manifesti una reazione di totale rifiuto e dis- conoscimento della realtà pericolosa, che può sfocia- re in comportamenti aggressivi auto o etero diretti nei confronti di coloro che intendono prestare soc- corso.

In tali evenienze il soccorritore deve mantenere la calma, parlare con voce rassicurante con il disabile, farsi aiutare da persone eventualmente presenti sul luogo e decidere rapidamente sul da farsi. La priori- tà assoluta è l’integrità fisica della persona, ed il ri- corso ad un eventuale intervento coercitivo di conte- nimento per

salvaguardarne l’incolumità può rappresentare l’u- nica soluzione.

In questo ambito diventa necessaria e fondamenta-

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le l’esercitazione ad agire in situazioni di emergen- za simulata.

Ecco qualche utile suggerimento:

può non aver raggiunto la capacità di percepire il pe- ricolo;

molti di loro non posseggono l’abilità della letto- scrittura;

la loro percezione visiva di istruzioni scritte o di pan- nelli può essere confusa;

il loro senso di direzione può essere limitato e po- trebbero avere bisogno di qualcuno che li accompa- gna;

le istruzioni e le informazioni devono essere suddivi- se in semplici fasi successive:siate molto pazienti;

bisogna usare segnali semplici o simboli immediata- mente comprensibili, ad esempio segnali grafici uni- versali;

spesso nel disabile cognitivo la capacità a compren- dere il linguaggio parlato è abbastanza sviluppata ed articolata, anche se sono presenti difficoltà di espressione. Si raccomanda pertanto di verbalizzare sempre e direttamente con lui le operazioni che si ef- fettueranno in situazione d’emergenza.

ogni individuo deve essere trattato come un adulto che ha un problema di apprendimento;

non parlate loro con sufficienza e non trattateli come bambini.

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