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L I NUOVI SCENARIDELLA SORVEGLIANZA

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Academic year: 2022

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L

a “crisi BSE” ha rappresentato un evento catastrofico per la zootecnia e un problema di sanità pubblica veterinaria senza precedenti nell’Unione Europea (UE).

Prescindendo dalla sovraesposizione mediatica, le ragioni profonde della crisi sono da attribuire alle scarse conoscenze sulla nuova malattia - ma più in generale sull’intero gruppo delle encefalopatie spongiformi trasmissibili (EST) - ed ai limiti delle strategie di profilassi e controllo disponibili.

Purtroppo, molti interrogativi restano ancora aperti e l’atteggiamento di cautela delle Autorità sanitarie dell’UE comprende oggi anche le EST dei piccoli ruminanti. La valutazione del rischio posto all’uomo dalle EST animali rimane un obiettivo non compiutamente raggiunto. Le informazioni scientifiche che si vanno acquisendo sono talvolta contraddittorie e spesso difficilmente trasferibili in strategie sanitarie.

Se da una parte gli studi indicano che le curve epidemiche della BSE e della variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob (vMCJ) sono in netto calo in Europa, recenti ricerche suggeriscono che il numero di casi di vMCJ (140 circa) potrebbe non rappresentare pienamente la realtà. Uno studio condotto nel Regno Unito per identificare i segni precoci dell’infezione su campioni ottenuti da tonsillectomie ed appendicectomie, suggerisce infatti che il numero di soggetti clinicamente sani ma infetti potrebbe essere più elevato. Questo dato risulta ancor più significativo in considerazione del recente riscontro, nel Regno Unito, del secondo caso di vMCJ imputabile a trasfusione ematica. L’affinamento delle tecniche diagnostiche ha portato al recente riscontro della proteina prionica patologica o infettività nel tessuto muscolare e nel sangue di ovini, mentre le indagini di caratterizzazione dei ceppi di EST circolanti nel patrimonio ovino europeo hanno rimarcato la variabilità di questi agenti e identificato ceppi con caratteristiche vicine a quelle della BSE.

Proprio il rischio della circolazione della BSE tra i piccoli ruminanti è tra le maggiori preoccupazioni delle autorità sanitarie dell’UE. Infatti gli ovi-caprini sono suscettibili alla BSE dopo infezione sperimentale e, contrariamente a quanto accade nel bovino, hanno una ampia distribuzione

dell’infettività nell’organismo, paragonabile a quella riscontrata in ovi-caprini con la scrapie. Questo dato risulta particolarmente preoccupante in quanto implica la possibilità che la BSE dei piccoli ruminanti possa trasmettersi per via orizzontale, rendendo impraticabili le strategie di eradicazione e di gestione del rischio sanitario implementate con successo per la BSE bovina.

L’analisi dei rischi connessi all’eventuale presenza della BSE nei piccoli ruminanti ha determinato profondi cambiamenti nella strategia della sorveglianza sulle EST ovi-caprine. In particolare sono stati validati ed introdotti metodi diagnostici rapidi in grado di individuare casi sospetti di BSE negli ovi- caprini. Dal 2005 tutti i casi di EST ovi-caprina europei saranno sottoposti ai test per la discriminazione scrapie/BSE e tutti i casi sospetti dovranno essere tipizzati mediante prova biologica in topo per poter eventualmente confermare la diagnosi di BSE.

Nel corso del 2005 è stata confermata per la prima volta la diagnosi di BSE in una capra regolarmente macellata in Francia nel 2002. Per quanto un singolo caso non debba indurre ingiustificati allarmismi, va ricordato come gli ovi-caprini sottoposti a test discriminatori siano ancora pochi (poco più di 3500 ovini e meno di 100 caprini in tutta Europa relativi ai casi del periodo 1998-2004) e che bisognerà attendere qualche anno prima di poter stimare la prevalenza della BSE nei piccoli ruminanti. Le analisi sui casi di EST ovi-caprina italiani, condotte presso il Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno escluso la presenza della BSE in tutti i campioni analizzati finora (analisi condotte su 92 focolai su 166 registrati nel periodo 1995-2004 e su tutti i focolai del 2005). L’ambiziosissimo piano di selezione del patrimonio ovino europeo, volto ad incrementare il livello di resistenza genetica alle EST è paradigmatico della attenzione rivolta a queste malattie, ma anche dell’ina- deguatezza delle misure tradizionalmente impiegate. La nuova strategia rappresenta una sfida, anche culturale, nel controllo di una malattia trasmissibile e le incognite non sono poche.

Un attento governo sanitario dei piani di selezione e la loro aderenza alle nuove evidenze scientifiche, saranno cruciali per il loro successo.

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I NUOVI SCENARI

DELLA SORVEGLIANZA

Romolo Nonno

Istituto Superiore di Sanità - Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale

BSE NEI PICCOLI RUMINANTI

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