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INTRODUZIONE - LENTI A CONTATTO NEL CHERATOCONO: QUANDO, QUALI E COME

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INDICE

• Introduzione

• Lenti a contatto nel cheratocono: Quando

• Lenti a contatto nel cheratocono: Quali

• Lenti a contatto nel cheratocono: Come

Bibliografia

INTRODUZIONE - LENTI A CONTATTO NEL CHERATOCONO: QUANDO, QUALI E COME

Il cheratocono introduce astigmatismo, spesso miopia ed aberrazioni di alto ordine che rendono frequentemente inefficaci le possibili correzioni con lenti da occhiali

[1-7]

.

La refrazione oculare per la prescrizione di occhiali nel cheratocono presenta maggiori difficoltà rispetto ad occhi normali, e non è consigliabile utilizzare dati da autorefrattometro.

I dati da autorefrattometria sono scarsamenti correlati con quelli della refrazione soggettiva per la migliore visione

[6]

.

L’uso di lenti a contatto in Italia nel cheratocono evidenzia eccessiva mancanza di tutela della salute nella gestione, nelle istruzioni e nei controlli prima e dopo la fornitura

[8]

, rispetto a simili indagini in altri paesi europei

[9]

.

LENTI A CONTATTO NEL CHERATOCONO: QUANDO

Si usano lenti a contatto nel cheratocono quando la visione con occhiali non è soddisfacente

[1]

, e le condizioni oculari e sistemiche ne consentono la prova.

L’utilizzo di lenti a contatto migliora le prestazioni visive nell’acuità visiva e nella stereopsi, la visione binoculare migliora

[10]

, non è stata dimostrata alcuna efficacia nel rallentamento della progressione

[1]

.

Rispetto alla frequente diffusione dei trattamenti di rallentamento della progressione del cheratocono tramite procedure di cross-linking corneale, alcune procedure di applicazione delle lenti a contatto sono in continua revisione, in base alle evidenze di riduzione della sensibilità corneale e all’appiattimento variabile della cornea anteriore

[11]

.

L’uso di lenti a contatto migliora gli indici di qualità di vita correlati alla visione

[5, 12-14]

. Quando il cheratocono è di grado più avanzato (generalmente con potere corneale medio superiore alle 52 diottrie) le lenti a contatto RGP corneali potrebbero non garantire un miglioramento della qualità della vita correlata alla visione

[1, 14]

. In questi ultimi casi è richiesta un’ulteriore maggiore qualità nella tipologia di applicazione, dove la qualità è in funzione dell’esperienza

[5, 15]

L’uso di lenti a contatto comporta dei rischi, in caso di cheratocono i rischi aumentano e la

sicurezza nell’uso è maggiormente correlata con la tipologia e la qualità dell’applicazione. I

(2)

rischi di erosione corneale nel cheratocono con lenti RGP corneali nel lungo periodo, oltre i cinque anni, sono stati evidenziati dal 2% al 13%, a seconda di diversi fattori tra cui il grado di severità

[15, 16]

.

LENTI A CONTATTO NEL CHERATOCONO: QUALI

La scelta della tipologia di lenti a contatto è in funzione del comfort soggettivo,

dell’efficacia e della sicurezza, partendo dalla scelta più semplice e sicura fino ad arrivare alle lenti più complesse, sofisticate e costose

[1, 9]

.

Le lenti più diffuse, efficaci e sicure, sono le Rigide Gas Permeabili (RGP) corneali (di dimensione inferiore al diametro della cornea, che hanno relazione solo con la superficie corneale)

[3, 4, 10, 14, 17-27]

. L’uso di lenti a contatto RGP corneali, anche per lunghi periodi, non ha evidenziato variazioni nella forma e nella densità delle cellule dell’endotelio corneale

[18]

. Inoltre, non si sono osservate differenze significative nei parametri di qualità e quantità delle lacrime tra utilizzatori di lenti a contatto RGP con cheratocono e non utilizzatori

[17]

. Quando il grado di cheratocono consente una buona prestazione visiva anche con lenti a contatto morbide, è possibile utilizzare lenti non specifiche per cheratocono (lenti sferiche e toriche, anche monouso)

[27, 28]

. All’aumentare dell’astigmatismo irregolare e delle

aberrazioni di alto ordine introdotte dal grado di severità del cheratocono, nei casi in cui la prova con la migliore applicazione di lenti a contatto RGP corneali non abbia consentito un comfort soggettivo sufficiente per un utilizzo migliorativo della qualità di vita delle persone, si possono utilizzare delle lenti a contatto morbide specifiche per cheratocono

[29]

. Questa tipologia di lenti a contatto morbide hanno spessore maggiore rispetto alle tradizionali lenti a contatto morbide che riduce il flusso di ossigeno e aumenta significativamente il rischio di complicanze oculari

[30-32]

. E’ attesa una minore prestazione visiva con lenti a contatto morbide, anche specificatamente disegnate per cheratocono, rispetto a quella con lenti a contatto RGP

[32, 33]

.

Nei casi in cui la superficie corneale anteriore presenti erosioni epiteliali, in cheratoconi di grado medio e severo, si può utilizzare la tecnica piggy-back, dove una lente a contatto RGP corneale è appoggiata sopra una lente a contatto morbida

[22, 34]

. E’ generalmente tecnica utilizzata e consigliabile fino alla risoluzione della problematica epiteliale che non rende sicuro e confortevole l’uso di lenti a contatto RGP corneale.

Nei casi in cui le precedenti tipologie di applicazioni hanno fallito, o quando è necessario proteggere la superficie oculare per altre condizioni associate al cheratocono (occhio secco ad esempio) si possono utilizzare lenti a contatto RGP sclerali, che si sollevano dalla superficie corneale ed appoggiano sulla congiuntiva

[35]

. L’uso è molto confortevole e sono attese buone prestazione visive

[36]

, tuttavia il rischio di più frequenti e diverse

complicanze rispetto alle lenti a contatto RGP corneali

[37-42]

consigliano una maggiore

attenzione, inoltre è consigliato un tempo di uso ridotto rispetto ad altre tipologie di lenti a

contatto

[43]

. Le potenziali complicanze associate all’uso di lenti a contatto sclerali sono più

(3)

spesso condizionate da più rigide e complicate procedure di manutenzione

[44]

, e l’applicazione necessita di competenze ed esperienze consolidate

[42]

.

In alternativa, in casi di cheratocono non di grado severo e con intolleranza alle lenti a contatto RGP corneali, o con insoddisfacente visione con lenti a contatto morbide specifiche, possono essere utilizzate lenti definite come ibride (caratterizzate da una porzione centrale di materiale rigido gas permeabile e da un’anello periferico di materiale morbido). Il grande limite della lenti a contatto ibride è la difficoltà nella verifica

dell’adeguatezza dell’applicazione e dalle relative potenziali complicanze

[45, 46]

.

Sono riportate diverse esperienze di successo in diverse tipologie di cheratocono con lenti a contatto definite corneo-sclerali (lenti che appoggiano sulla cornea, non si sollevano, ma hanno dimensione superiore al diametro corneale e hanno quindi relazione anche con porzioni della congiuntiva sclerale). Sono applicazioni che richiedono molta esperienza e un adattamento ulteriormente personalizzato per l’adeguata risoluzione del singolo caso

[47-

49]

.

LENTI A CONTATTO NEL CHERATOCONO: COME

L’applicazione delle lenti a contatto nel cheratocono richiede specifiche conoscenze, competenze ed esperienza oltre ad un’adeguata organizzazione di assistenza, per

materiali e spazi necessari alle prove di inserimento, rimozione e manutenzione delle lenti a contatto

[9]

.

Deve essere richiesto aggiornamento professionale continuo ed una pratica basata sulle evidenze scientifiche.

Sono necessari dei protocolli che programmino la minima frequenza dei controlli (differenti per le diverse tipologie di lenti a contatto) e le attività necessarie minime per ogni controllo per la verifica dell’efficacia e la sicurezza dell’uso delle lenti a contatto e del suo

mantenimento nel tempo. Inoltre è necessario che sia mantenuta l’indicazione alle soluzioni di conservazione e mantenimento verificate efficaci e sicure durante le prove applicative. Modificare la tipologia di soluzioni per la detersione e la conservazione e il risciacquo delle lenti a contatto espone a diversi rischi di complicanze

[50]

.

Tra le prospettive per la gestione più sicura ed efficace dell’applicazione di lenti a contatto

nel cheratocono si prevede che sarà necessaria la tomografia corneale, con particolare

attenzione alla caratteristiche di densità e spessore dei vari substrati della cornea, in

particolare dell’epitelio

[51, 52]

.

(4)

BIBLIOGRAFIA

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