La Baia di Napoli
STRATEGIE INTEGRATE PER LA CONSERVAZIONE E LA FRUIZIONE DEL PAESAGGIO CULTURALE
a cura di
Aldo Aveta, Bianca Gioia Marino, Raffaele Amore
VOLUME PRIMO
Per una connotazione del territorio, tra caratteri fisici e valenze culturali
artstudiopaparo
artstudiopaparo
La Baia di Napoli
STRATEGIE INTEGRATE PER LA CONSERVAZIONE E LA FRUIZIONE DEL PAESAGGIO CULTURALE
a cura di Aldo Aveta, Bianca Gioia Marino, Raffaele Amore
La Baia di Napoli
STRATEGIE INTEGRATE PER LA CONSERVAZIONE E LA FRUIZIONE DEL PAESAGGIO CULTURALE
a cura di Aldo Aveta, Bianca Gioia Marino, Raffaele Amore
VOLUME PRIMO
Per una connotazione del territorio, tra caratteri fisici e valenze culturali
For a connotation of the territory, between physical characters and cultural values
artstudiopaparo
La pubblicazione è stata promossa dalla Scuola di Specializza- zione in Beni architettonici e del Paesaggio e realizzata con il con- tributo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Patrocinio del Dipartimento di Architettura - DiARC dell’Uni- versità degli Studi di Napoli Federico II.
I saggi contenuti nei due volumi sono stati valutati in modalità double blind peer review.
In copertina
Alessandro Busci, Castel dell’Ovo, 2014
GRANDIOPERE collana diretta da Antonella di Luggo Volume 4
Comitato Scientifico Jean Francois Cabestan Massimiliano Campi Alessandro Castagnaro Stefano De Caro
Pierluigi Leone De Castris Riccardo Florio
Christiane Groeben Fulvio Irace Mario Losasso
Virginie Picon Lefebvre Franco Purini
Paola Scala Marcello Sestito
La Baia di Napoli
Strategie integrate per la conservazione e la fruizione del paesaggio culturale a cura di
Aldo Aveta
Bianca Gioia Marino Raffaele Amore Segreteria redazionale Claudia Aveta coordinamento Sabrina Coppola
Giuseppe Feola Maria Chiara Rapalo Coordinamento editoriale Massimo Visone Progetto grafico artstudiopaparo
© Ottobre 2017
artstudiopaparo s.r.l. - Napoli info@artstudiopaparo.com Primo di 2 volumi indivisibili Euro 150,00 (per i due volumi) ISSN 2421 034X
ISBN 978 88 99130 688
Sommario
Presentazioni 9 Gaetano Manfredi 10 Mario Losasso 11 Luigi de Magistris
Prefazione
13 L’approccio pluridisciplinare per una strategia di conservazione dei valori della Baia di Napoli
Aldo Aveta 19 Introduzione
Bianca Gioia Marino
Prima sezione
Il paesaggio storico come natura ed espressione geologica
23 The Bay of Naples and its Volcanoes: a geological monument Elena Cubellis, Giuseppe Luongo
28 Le risorse lapidee della Campania: riscoperta e valorizzazione dei siti estrattivi
Domenico Calcaterra, Marco D’Amore, Diego Di Martire, Maurizio de’ Gennaro, Alessio Langella
35 I geomateriali vulcanici della Baia di Napoli
Claudia Di Benedetto, Sossio Fabio Graziano, Concetta Rispoli, Piergiulio Cappelletti
39 Valenza socio-culturale del patrimonio geologico nelle aree vulcaniche attive della Baia di Napoli
Paola Petrosino, Ines Alberico
44 I geomateriali nel sito archeologico della Necropoli della Porta Mediana a Cuma
Sossio Fabio Graziano, Claudia Di Benedetto, Vincenza Guarino, Concetta Rispoli, Piergiulio Cappelletti
50 Studio delle condizioni di stabilità di cavità storiche finalizzato alla conservazione e fruizione del sito attraverso l’uso integrato di indagini e modellazione numerica 3D
Anna Scotto di Santolo, Maria Danzi, Francesco Pepe 55 Un GEO-DB condiviso e intersettoriale per la Baia di Napoli
Ciro Romano
61 Un tesoro di biodiversità invisibile nella Baia di Napoli Adriana Zingone, Marina Montresor, Diana Sarno 66 A geophysical approach to the fruition and protection of
underwater cultural landscapes. Examples from the Bay of Napoli Crescenzo Violante
71 Paesaggi sottomarini del Golfo di Napoli per la pianificazione dello spazio marittimo
Luca Appolloni, Giovanni Fulvio Russo
75 Il rapporto tra le aree agricole e gli ambienti urbanizzati: il caso della Baia di Napoli
Paolo Cupo
80 Evoluzione del paesaggio agrario e naturale della Penisola Sorrentina negli ultimi 60 anni
Antonello Migliozzi, Stefano Mazzoleni
84 Analisi dei risentimenti dei forti terremoti appenninici che hanno colpito Napoli
Sabina Porfido, Giuliana Alessio, Germana Gaudiosi, Rosa Nappi, Efisio Spiga
89 Vulnerabilità sismica e classi srtutturali: gli edifici in muratura a scala territoriale
Giancarlo Ramaglia, Gian Piero Lignola, Gaetano Manfredi, Andrea Prota
94 Difficile equilibrio tra esigenze di sicurezza e di tutela ambientale nei problemi di stabilità di costoni rocciosi in ambiti di grande rilevanza ambientale: il caso di Capri
Stefano Aversa, Nicola Nocilla
99 Seismic vulnerability reduction for House of mosaics in the Park of Villa Favorita
Luisa Alterio, Gianpiero Russo, Francesco Silvestri 104 Napoli e le aree protette
Antonio Bertini
Seconda sezione
Peculiarità e identità dell’architettura e del paesaggio storico urbano
113 Il nuovo sguardo dalle colline al mare tra Settecento e Ottocento:
un primato napoletano nell’idea di salvaguardia del paesaggio urbano
Alfredo Buccaro
119 Paesaggio e architettura: l’Arcadia nella Baia di Napoli Massimo Visone
124 Le ‘panoramiche’ di Napoli. Le strade del fascismo tra tutela e valorizzazione
Luigi Veronese
129 Il litorale di Chiaia nelle trasformazioni della Napoli eclettica. La nuova linea di costa da Mergellina a Castel dell’Ovo
Daniela De Crescenzo
133 Paesaggio archeologico e urbano nella guidistica campana dell’Ottocento: il contributo di Stanislao d’Aloe
Damiana Treccozzi
139 La Baia di Napoli negli Atti della Commissione Franceschini (1964): elementi di continuità e discontinuità del processo di tutela Alessandro Viva
144 Castellammare di Stabia, Sorrento, Monte Faito: tre piani di Luigi Piccinato, 1936-1940
Gemma Belli
150 Il paesaggio tra urbanistica e tutela: la genesi e il destino del PUT della penisola sorrentino-amalfitana (1973-1987)
Andrea Pane
157 Dal recupero di antiche tracce alla costruzione di nuove tracce per il futuro
Vito Cappiello
160 Significati e tutela dell’architettura del XX secolo nella Baia di Napoli Ugo Carughi
165 Morfologia del sistema urbano della città di Napoli tra architettura e paesaggio
Antonella di Luggo 170 Riguardare le coste
Paolo Cerotto
174 Trasformazioni del paesaggio costiero di Santa Lucia e Castel dell’Ovo nei progetti dei fratelli Du Mesnil, 1869-1872 Consuelo Isabel Astrella
180 La ‘porta’ orientale di Napoli: trasformazioni urbane e rapporti percettivi
Angela Pecorario Martucci
185 Nel quartiere di San Carlo all’Arena: valori e disvalori di un paesaggio culturale degradato
Maria Chiara Rapalo
190 Il collegio dei Cinesi in Napoli: dalla conservazione di antichi significati all’interpretazione di nuovi valori
Amanda Piezzo
195 Nuove architetture e città storiche. Il caso (fallito) del grattacielo sulla Baia di Napoli
Niroscia Pagano
199 Alle pendici del Vesuvio: tra memoria dell’‘antico’ e infrastrutture.
Immagini e storie per la fruizione e il recupero dell’identità dei luoghi Pasquale Rossi
204 L’INA Casa a Bagnoli, Agnano e Canzanella e gli interventi della Filo Speziale: ripartire dalla Storia per la salvaguardia ambientale Carolina De Falco
209 Le ‘architetture minori’ a carattere rurale nell’area vesuviana. Un patrimonio architettonico a rischio
Mariarosaria Villani
214 ‘Architetture dell’acqua’ e identità culturale. La Valle dei mulini di Gragnano
Giovanna Ceniccola
219 La nuova strada di Sorrento e la difesa della ‘sinistra’ del golfo di Napoli. Un controverso progetto agli inizi dell’Ottocento Giuseppe Pignatelli
223 Il paesaggio di Capri: immaginari e tutela tra Ottocento e Novecento Fabio Mangone
228 Ischia: il caso del Torrione di Forio. Tutela, conservazione e trasmissione
Valeria Carreras, Fatima Melis
233 Un Laboratorio per la riqualificazione urbana di Baia
Marina Fumo, Roberto Castelluccio, Luisa Di Nardo, Roberto Vigliotti
238 Matera 2019. Dalla valutazione dell’impatto territoriale agli scenari di trasformazione urbana
Silvia Summa
242 Piani e progetti di Michele Busiri Vici per la costa laziale (1940-1970) Gerardo Doti
Terza sezione
Paesaggi di rovine come criticità e risorsa
251 La riscoperta del paesaggio culturale preromano nei golfi di Napoli e di Salerno: mitografia, realtà archeologica e valorizzazione futura Giuseppe Alberto Centauro, Carmine Pellegrino, Guido Iannone 256 Valori formali e realtà funzionali delle ville costiere in Campania:
l’eredità ellenistica e l’innovazione romana Antonio De Simone
260 Napoli, città cumana: alle origini dell’identità culturale della Baia di Napoli, in antico golfo cumano
Giovanna Greco
266 Le maisons de plaisance di Portici e dei suoi dintorni nei disegni dell’architetto Pierre Adrien Pâris (1745-1819)
Maria Luce Aroldo, Matteo Borriello, Alessio Mazza
272 Geografia e infrastrutture archeologiche. Morfologie e connessioni nel territorio vesuviano tra ‘città nelle città’
Adriana Bernieri
277 Archeologia partecipata nella Baia di Napoli. Lo scavo della Villa di Augusto a Somma Vesuviana tra istanze conservative e prospettive di sviluppo turistico-culturale
Giuseppe Feola
282 Pompei, laboratorio di possibili futuri nel cuore della Baia di Napoli Nicola Flora, Francesca Iarusso
286 Il restauro delle Terme Suburbane come strategia di valorizzazione del suburbio occidentale della città archeologica di Pompei Serena Borea
291 Il sito UNESCO Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata e l’‘Historic Urban Landscape’. Considerazioni e riflessioni Barbara Del Prete
295 An integrated approach for the conservation of Archaeological Heritage:
the case study of the south-west colonnade of the Pompeii Civil Forum Lucrezia Cascini, Francesco Portioli, Raffaele Landolfo, Renata Picone, Serena Amodio
6
300 Tutela e conservazione di un elemento connotante il paesaggio archeologico vesuviano: le fontane pubbliche della città antica di Pompei Umberto Sansone, Arianna Spinosa, Gianluca Vitagliano 304 A GIS concerning the risks of deterioration of the archaeological
area of Pompeii
Ferdinando Di Martino, Salvatore Sessa
309 Il paesaggio archeologico costiero tra Stabiae, Sorrento e Vietri:
villae rusticae e villae d’otium Bianca Ferrara
314 Il repertorio decorativo dei pavimenti delle ville di Stabiae Carmela Ariano
322 La baia di Cartaromana (Ischia), l’antica Aenaria, tra tutela e valorizzazione
Costanza Gialanella, Alessandra Benini 327 Il passato a venire
Francesco Rispoli
331 Memorie del futuro. Per una valorizzazione condivisa del patrimonio culturale tra i Campi Flegrei e Ischia: Cartaromana, Cuma e Baia Chiara Barbieri
335 The great ancient vaulted systems in the area of Campi Flegrei Gigliola Ausiello, Domenico Fornaro
340 Antiche malte nella Baia di Napoli: studio della Piscina Mirabile Concetta Rispoli, Renata Esposito, Sossio Fabio Graziano, Claudia Di Benedetto, Alberto De Bonis, Piergiulio Cappelletti, Pierfrancesco Talamo
345 La Specola Misenate: rilievo e conoscenza Rossella Mazza
349 Aree archeologiche costiere nei Campi Flegrei tra storia e valorizzazione:
il caso del teatro-ninfeo detto Sepolcro di Agrippina a Bacoli Silvia Crialesi
353 Svelare l’invisibile: il patrimonio archeologico sommerso nella Baia di Napoli. Il caso studio dei Campi Flegrei
Caterina De Vivo
358 Paesaggio archeologico e paesaggi urbani tra Bacoli e Miseno Luigi Cicala, Gervasio Illiano
363 ‘Ruine parlanti’. Temi progettuali per il paesaggio flegreo Bruna Di Palma
369 Intersezioni e continuità. Strategie progettuali per i frammenti archeologici e gli spazi urbani ‘in rovina’ nel centro antico di Napoli Francesca Coppolino
374 La fortificazione antisbarco della seconda guerra mondiale nel Parco Archeologico di Cuma
Marianna Mascolo
378 Gli anfiteatri di Campania e Sicilia, ‘pietre miliari’ nella storia della tutela in età borbonica
Antonella Cangelosi
383 I paesaggi del rudere in Sardegna. Verso una progettazione consa pevole della rovina
Bruno Billeci, Maria Dessì
Quarta sezione
Beni mobili e beni immateriali come fattori di identità
391 Riti, culti e devozioni a Napoli tra V e II secolo a.C.
Giovanna Greco, Marialucia Giacco, Maria Luisa Tardugno 397 Classis Misenensis. L’antica presenza navale romana quale importante
fattore delle robuste tradizioni nautiche fiorite nella Baia di Napoli Domenico Carro
404 ‘Nel più fulgido scenario di colori’: Goethe e la scoperta del paradiso a Napoli
Rosario Scaduto
409 La costa flegrea: mito e memoria Valeria Pagnini
414 Museo e territorio, tra materialità e immaterialità Gioconda Cafiero
420 Masaniello, pescatore napoletano: icona simbolica del paesaggio della Baia di Napoli fra l’Ottocento e il Novecento
Ewa Kawamura
425 Identità sociali e culturali nella canzone napoletana classica Giorgio Ruberti
429 La terminologia della caffetteria napoletana, tra tecnicismi e tradizioni.
Un confronto con la lingua spagnola Sara Longobardi
432 Da Carmniell o’ srngr a Semmentavecchia e Taplass. Tra soprannomi e
‘gentilizi’ dell’area metropolitana e isolana: valori culturali e documentari del territorio partenopeo
Federico Albano Leoni, Francesca M. Dovetto
437 Small islands, global worlds: aspetti linguistici e storico-culturali delle isole flegree
Rosanna Sornicola
442 Iscrizioni, edilizia pubblica e consenso politico a Napoli nel I secolo d.C.
Elena Miranda De Martino
448 L’influenza della terminologia del vulcano sul paesaggio flegreo, analisi contrastiva con le lingue francese, inglese e spagnolo Claudia Mignola, Marina Niceforo, Jacopo Varchetta 452 La moda a Napoli, un bene im/materiale da ri-conoscere
Ornella Cirillo
458 L’archivio storico dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Napoli: un intervento di riordinamento tra tutela e valorizzazione
Concetta Damiani
463 Carta archeologica delle produzioni ceramiche a Neapolis (IV a.C. - VII d.C.): uno strumento per la lettura e la fruizione del paesaggio culturale della città antica
Maria Amodio, Sara Caldarone, Renata Esposito, Illuminata Faga, Stefania Febbraro, Riccardo Laurenza, Raffaella Pappalardo, Raffaella Pierobon Benoit, Lydia Pugliese
469 Autori
7
E il villanello intento / Ai vigneti, che a stento in questi campi / Nutre la morta zolla e incenerita, / Ancor leva lo sguardo / So- spettoso alla vetta / Fatal […] / Del domestico pozzo ode mai l’acqua / Fervendo gorgogliar, desta i figliuoli, / Desta la moglie in fretta, e via, con quanto / Di lor cose rapir posson, fuggendo, / Vede lontano l’usato / Suo nido, e il picciol campo1.
L’immagine della vita agreste alle pendici del Vesuvio riportata dai versi del poemetto lirico di Giacomo Leopardi – composto nel 1836 durante la permanenza a Torre del Greco – restituisce una chiara rappresentazione dell’inscindibile rapporto storico consoli- dato tra lo ‘sterminator Vesevo’ e l’illusione vana dell’uomo, debole e fragile, di piegare alle proprie esigenze una natura ‘ognor verde’
nella sua eterna immutabilità.
Difatti, nonostante il rischio di cui il passato ci dà conto, l’area che sorge alle pendici del Vesuvio ha costituito storicamente, in virtù della fertilità del terreno di natura vulcanica, una delle zone della Campania maggiormente interessate da attività agricole. Conseguentemente, alla luce dello storico legame tra paesaggio naturale e necessità di antro- pizzazione, si sono venute a creare architetture a carattere prettamente rurale nelle quali l’analisi di elementi tipici, tecniche di edificazione e schemi distributivi, testimoniano una tradizione costruttiva in conso- lidato equilibrio con le condizioni dei luoghi.
Seppure non aulica e d’autore, a volte dimessa, l’architettura minore a carattere rurale costituisce nella sua varietà e nella possibilità di riconoscimento di invarianti strutturali, architettoniche e distributive, un patrimonio diffuso a carattere fortemente identitario nei suoi in- trinseci valori storici e formali. Tuttavia, l’abbandono, la frammenta- zione della proprietà, la perdita dell’uso agricolo e l’assenza di una cultura della conservazione dei valori materiali, ma soprattutto imma- teriali di cui tali architetture sono foriere, hanno condotto al perpetrarsi di alterazioni fisiche e formali di questo patrimonio, diffuso su vasta scala, che ha contribuito nel corso dei secoli alla definizione dell’im- magine del paesaggio della baia di Napoli.
Il presente contributo, partendo dalla vasta bibliografia esistente sulla morfologia ed evoluzione dei caratteri peculiari dell’architettura rurale campana, mira a implementare la conoscenza di quelle inva- rianti costruttive che ne caratterizzano i valori formali e identitari, nell’ottica di definire obiettivi di conservazione e valorizzazione, come previsti specificamente per tali architetture dal vigente Codice dei beni culturali e del paesaggio2, che tengano conto non solo delle
singole emergenze, ma della necessità di inserirle in un progetto più vasto di restauro paesaggistico, in cui sia perseguibile la concin- nitas tra forma del costruito e assetto naturale.
Lo studio dell’architettura rurale dell’area napoletana vede un rinnovato interesse all’inizio del Novecento, inquadrandosi all’in- terno del più vasto dibattito nazionale sulla visione ampliata della tutela del paesaggio come inscindibile legame di natura e architet- tura, nelle sue componenti culturali e antropologiche.
In opposizione alla diffusa visione estetizzante e romantica di fine Ottocento, le posizioni di molti intellettuali degli anni trenta e quaranta del Novecento – sulla scorta della querelle pluridecennale relativa al- l’emanazione di una normativa di tutela, concretizzatasi nelle due leggi del 1922 e del 19393– ravvisano nel paesaggio non più solo le vedute rinascimentali dei campi fertili, ma «tutto il paesaggio d’Italia, con i segni del lavoro umano, con le sue reti di strade, con i suoi paesi, le sue opere di bonifica e di sfruttamento agricolo o industriale»4.
All’interno di questo fervido dibattito, il milieu culturale na- poletano offre dei fondamentali momenti di riflessione sul tema, a partire dal primo Convegno sul Paesaggio tenutosi a Capri nel luglio del 1922 per iniziativa di Edward Cerio, e grazie ai numerosi scritti di Roberto Pane. Proprio lo studioso napoletano, con il vo- lume Architettura rurale Campana5definisce i caratteri tipologici e costruttivi di tale architettura ‘minore’, soffermandosi sulla
«felice intonazione» della casa rurale con il suo contesto paesag- gistico, quale esperienza da cui trarre insegnamento, sottolineando quel legame che annoda inscindibilmente il senso e il valore di questa architettura all’ambiente naturale da cui trae la propria forma e il proprio significato.
209
Le ‘architetture minori’ a carattere rurale nell’area vesuviana.
Un patrimonio architettonico a rischio
Rural architecture in Vesuvian area. A risky architectural heritage
Mariarosaria Villani
1. Masseria De Vivo, Pompei. Fotoraddrizzamento del prospetto principale. Disegno a cura di P. Aiello, C. Bruno, L. Citro, G. De Martino, F. Di Manso, Laboratorio di restauro architettonico, prof. R. Picone, a.a. 2009-2010.
Se, difatti, da un lato, come acclarato negli studi tipologici, esiste una stretta connessione forma-funzione, in virtù della quale queste architetture nascono in maniera spontanea, influenzate nell’assetto architettonico da fattori contingenti quali la tecnica costruttiva lo- cale, la facilità di reperimento di materiale in situ, il tipo e le condi- zioni al contorno – quali metodi agrari di coltivazione, destinazioni funzionali dei vani, fattori climatici – è pur vero che, dall’altro lato, tale visione risulta incompleta ove non supportata dalla consapevo- lezza del ruolo cruciale della mediazione culturale svolta dalla tra- dizione immateriale. In tal senso il contributo di Benedetto Grava- gnuolo nel testo Architettura rurale e casali in Campania fissa l’attenzione sul limite «dell’insoddisfacente interpretazione funzio- nalistica», indicando quale «svolta metodologica nell’analisi degli spazi rurali comprendere che nessun oggetto (anche quello più strettamente legato alle esigenze d’uso) può essere privo di conno- tazioni formali, interpretabili solo in quanto indici di una cultura materiale che storicamente lo determina e che in esso si sedimenta»6. All’interno della vasta aria del Golfo di Napoli, che si estende dal confine con l’antica Terra di lavoro a nord fino alla penisola sorrentina a sud, il saggio focalizza l’attenzione sui manufatti dell’area vesuviana, tralasciando volutamente le masserie dei Campi Flegrei, che presen- tano caratteri costruttivi in parte differenti da quelli trattati, spesso costruite su preesistenze archeologiche romane7.
Partendo dalla bibliografia su citata e dagli studi sull’architettura rurale nel napoletano, portati avanti da ormai un decennio dal Di- partimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Fe- derico II8, seppure tenendo conto della singolarità dei manufatti, lo studio ha preso in esame una porzione di territorio – quello cir- cumvesuviano – nel quale è stato possibile riscontrare forme di ag- gregazione, tecniche e caratteri costruttivi comuni, affinché tali edi- fici possano essere esemplificativi non solo di un ‘tipo’ definito, ma di problematiche condivise di dissesto e degrado nell’ottica di deli- neare strategie d’intervento comuni volte alla conservazione del- l’integrità materiale di tale patrimonio costruito.
In tal senso sono state scelte la masseria De Vivo a Pompei, un volume compatto su due livelli connessi da una scala esterna pog-
giante su archi e coperta da volte estradossate in battuto di lapillo;
la masseria duca di Salza a Somma Vesuviana, rappresentativa del tipo a corte; la masseria Mocerino a Marigliano, esemplificativa del- l’aggregazione ‘a villaggio’ a blocchi separati.
Nati con il comune ruolo di capisaldi di un sistema agrario a sua volte strutturato sull’assetto della centuriazione romana pedemontana del sistema Somma-Vesuvio, che persiste per tutta la fase del medioevo feudale e della costituzione fridericiana9, le masserie circumvesuviane10 subiscono, tra il XVII e XVIII secolo, le influenze della cultura ar- chitettonica dell’epoca, che si traducono in un «barocco paesano»11 che intreccia elementi tipici della cultura costruttiva rurale con mo- danature decorate a stucco sulle nuove facciate rappresentative, giu- stapposte alle preesistenti, e sui portali riccamente scolpiti.
La metodologia di indagine perseguita nello studio illustrato nel presente contributo è quella propria della disciplina del restauro che, a partire dalla fondamentale conoscenza storico-cartografica del manufatto e dell’assetto urbano e paesaggistico, riscontra nella consistenza fisica del palinsesto le tracce materiali del passaggio dell’edificio nel tempo.
Partendo, quindi, dalla conoscenza delle cartografie storiche e delle fonti bibliografiche, delle tecniche costruttive degli elementi portanti della struttura storica napoletana (murature, solai lignei, volte)12, è stato possibile fare un riscontro mensiocronologico delle murature che da un lato rispetto ai dati storici – standardizzazione delle murature in seguito all’editto di Pedro Afán de Ribera del 1564, con impiego di pezzo, spaccata e spaccatella a seconda dell’uso da farne13– restituiscono informazioni sulla datazione delle varie fasi, dall’altro denunciano attraverso il rilievo materico le patologie di dissesto e di degrado presenti nel manufatto.
In tal senso, lo studio della tecniche costruttive e dell’assetto strutturale dell’edificio diventano il primo momento di conoscenza materica dell’organismo edilizio dal quale, attraverso la lettura diretta e il riscontro in situ, si possono dedurre le informazioni re- lative ai dissesti di natura statica e ai fenomeni di degrado, molto spesso direttamente derivanti dai primi.
La masseria De Vivo a Pompei, la cui prima costruzione risale al 1785, è un caso sicuramente significativo ed esplicativo della ti- pologia rurale dell’area circumvesuviana e conserva, ancora oggi, tutti i salienti caratteri architettonici di riconoscibilità di questo tipo di architettura.
L’edificio voluto dalla casata dei De Vivo, già menzionato nel testo di Tamburro14, che la indica tra le diverse proprietà che cir- condavano il santuario mariano di Pompei, faceva parte di un si- stema di architetture rurali che si estendevano tra via Aristotele e il fiume Sarno, quali le masserie dei conti Piscicelli e di Valiante e la grande masseria di San Abbondio, molte delle quali oggi inintelli- gibili nei caratteri tipologici a causa delle massive superfetazioni e alterazioni. Lo sviluppo volumetrico della masseria De Vivo avviene, come per tutte le costruzioni funzionali all’attività lavorativa, per aggregazione di volumi in base alle esigenze, a partire da una cellula modulare. Il nucleo a cellula è proprio quello che conserva intatte le caratteristiche volte estradossate, presenti anche nella casa del 210
2. Masseria Mocerino, Marigliano. Rilievo materico del prospetto dell’ambiente de- stinato a torchio, disegno a cura di C. Arena, C. Bonanno, M. Decataldo, M. De Somma, Laboratorio di restauro architettonico, prof. R. Picone, a.a. 2013-2014.
Vescovo a Terzigno, realizzate in lapillo battuto, un elemento co- struttivo di forte connotazione paesaggistica che gli studi di Roberto Pane fanno risalire storicamente al periodo successivo al terremoto del 1636, come stratagemma costruttivo per ovviare ai problemi di carico derivante dalla lava e dalle ceneri delle eruzioni. Una delle principali alterazioni in tal senso, si è ravvisata proprio nella coper- tura di queste volte con tetti a falda, di più facile manutenzione – come nel caso di villa Massa a Sorrento – anche rispetto alla scom- parsa di manodopera specializzata in grado di riparare e restaurare le coperture in battuto di lapillo.
Il caso della masseria del duca di Salza a Somma Vesuviana15ar- chitettura a corte, tipo presente in numerosi altri esempi quali la masseria Rossi a Volla, risulta significativo poiché si ravvisano, oltre che quasi tutti gli elementi tipici della casa rurale, anche molte di quelle modifiche di necessità e di gusto intervenute nel corso del tempo che ci hanno consegnato manufatti originariamente rurali spesso diventati ville nobiliari o ‘case palaziate’. Il complesso, appar- tenuto alla famiglia Strambone, duchi di Salza e principi di Volturara, fu costruito nel XVI secolo e oggi, in seguito alle stratificazioni inter- venute, si sviluppa su tre livelli, di cui uno interrato. Tipico delle strutture rurali sono gli elementi della torre piccionaia, delle stalle, dei depositi per attrezzature e derrate agricole e, in particolar modo, i cellai per la lavorazione e conservazione del vino. Oltre agli ambienti dedicati alla vita dei proprietari, in relazione con la coltura della vite o con l’economia pascolativa e cerealitica dell’area, le masserie erano composte dal cellaio – sulle falde del Vesuvio parzialmente o total- mente interrato; in seguito alla sostituzione della coltura a vite con quella del frutteto specializzato – le stalle, i depositi per il foraggio e per gli attrezzi, il granaio, il forno esterno.
Proprio l’ambiente del cellaio – in cui si collocavano i tini desti- nati ad accogliere il frutto della premitura dell’uva – spesso affiancato dal palmento, la vasca per la pigiatura del mosto, costituisce una componente di forte connotazione formale e architettonica delle masserie. Vista la grande quantità di anidride carbonica che si svi- luppava durante la fermentazione, il cellaio doveva essere spazioso
e molto areato e, inoltre, rivolto a mezzogiorno, perché il calore fa- vorisse il processo di trasformazione degli zuccheri in alcool. In co- municazione o compreso nel cellaio, era lo strettoio, locale così de- finito per il fatto di contenere il torchio impiegato per la premitura delle vinacce. Al piano terra vi erano gli umili alloggi dei contadini e della servitù, mentre l’intero primo piano era riservato ai nobili fattori. Centro di tutto l’impianto architettonico è, nel caso della masseria del duca di Salza, la corte interna attrezzata con pozzo, ci- sterna, forno, lavatoio e cappella, tutto quanto occorrente a una comunità che in quello spazio viveva e lavorava in piena autonomia.
Come in tutte le altre masserie analizzate, elementi fortemente ca- ratterizzanti i prospetti sono gli infissi in graticcio di legno senza vetro, per gli ambienti di lavoro, adatti a garantire naturalmente il necessario ricambio d’aria.
Edifici che si configurano a oggi come complesse stratificazioni evolutive, quali masseria Rossi a Volla e masseria Rutiglia a Cercola, ben rappresentano lo stato di alterazione delle strutture, con su- perfetazioni recenti che molto spesso hanno indotto sovraccarichi alle murature antiche, velocizzando il processo di schiacciamento, polverizzazione delle malte con conseguenti rigonfiamenti d’into- naco, e distacco e perdita delle superfici architettoniche storiche.
Caso tipologicamente differente è costituito dalla masseria Mo- cerino a Marigliano, insediamento con la forma di un piccolo vil- laggio che si sviluppa intorno allo spazio centrale – pavimentato in blocchi di pietra vesuviana – con i corpi indipendenti destinati a residenza, stalle, cantine, frantoi, torchio. Altri locali laterali, ospi- tano un forno, pozzi e un grande lavatoio a servizio delle stalle, funzione testimoniata dalle mangiatoie in pietra e dagli anelli in rame per fermare il bestiame. La masseria, è stata fortemente alterata nel blocco destinato a residenza, recentemente sopraelevato e into- nacato, mentre conserva ancora intatte negli altri spazi, tutte le ca- ratteristiche costruttive storiche, dai solai e coperture in legno agli attrezzi stessi, quali il torchio per la premitura.
La stretta relazione tra forma aggregativa e destinazioni funzio- nali agricole è facilmente riscontrabile se si raffrontano le masserie 211 3. Masseria del duca di Salza, Somma Vesuviana. Prospetto principale.
dell’area vesuviana, votate principalmente alla coltura della vite, dalle vicine geograficamente masserie della piana del Sele. Difatti, la architetture rurali ricomprese nella vasta area pianeggiante che si estende da Battipaglia a Paestum sono caratterizzate da corpi bassi e lunghi, destinati all’allevamento delle bufale, o dalla presenza di strutture circolari dette ‘bufalare’, su due livelli, che accoglievano le lavoratrici stagionali provenienti dall’interno del Cilento, coperte da coperture a falde in capriate lignee. Molto diffusi, soprattutto nell’area a nord del Sele, i manufatti rurali con alti granai circolari, ad esempio le masserie Farina di Battipaglia e Pontecagnano, o con torri colombaie a oltre tre livelli, quali la torre di Ray nello stesso ambito territoriale.
Alle linee morbide dell’area all’ombra del Vesuvio e del monte Somma, che definiscono un paesaggio sinuoso, che sembra mirare a stemperare i colori cinerei dei prospetti – scialbati con sabbie ve- suviane – attraverso la plasticità delle volte estradossate, si contrap- pone la linea orizzontale delle architetture della piana del Sele, che si adagiano silenziosamente seguendo le linee della natura.
Questa profonda diversità di tipi e forme, che si ravvisa in una così breve distanza geografica, testimonia come il paesaggio si con- figuri come «un’entità viva e mutevole nel tempo, una sommatoria infinita di azioni individuali che interpretano e modificano un luogo assecondando o contrastando abitudini, norme, leggi. […] Nasce, evolve e muore attraverso periodi di felice rigoglio, lunghi periodi di stasi, improvvise crisi, estasi e catastrofi. È mosso da tradizioni, riforme, rivoluzioni e la comunità che lo vive vi si riconosce come in un testo in evoluzione perenne»16.
Il vasto patrimonio rurale dell’area vesuviana si configura oggi, per le comuni cause di abbandono, frammentazione della proprietà e usi non compatibili con la naturale vocazione del manufatto, come un insieme eterogeneo di singoli edifici, soggetti ad alterazioni e superfetazioni arbitrarie. L’incuria e l’abbandono, ma ancora più gravemente l’assenza di vincoli preposti alla tutela di manufatti di rilevante valore storico architettonico e di una cultura legata alla storia della produzione locale, ancora oggi ritenuti di secondaria
importanza, sta rapidamente portando alla perdita di un patrimonio fortemente identitario per la cultura dell’area vesuviana.
Il riconoscimento dell’area circumvesuviana in quanto valevole di interesse storico agrario, è stato sancito dall’inserimento del si- stema di arboreti sui ciglionamenti storici del monte Somma tra le sette aree della Campania facenti parte dell’elenco dei 123 siti del Catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici redatto nel 201017. Il catalogo rileva che «la significatività dell’area è legata alle caratteri- stiche dei sistemi di coltivazione, contraddistinti da sistemi storici di ciglionamenti, di elevato valore agronomico, ambientale e pae- saggistico, posti sulle pendici del Monte Summa». Tuttavia, non è concepibile pensare alla tutela di un sistema storico agrario che prescinda dall’architettura che ne è stata al servizio e che proprio da esso ha tratto le proprie peculiarità. Un inscindibile rapporto quello tra architettura rurale e paesaggio agrario che riporta alla necessità di obiettivi di conservazione integrata che, all’interno di una visione olistica, mettano a sistema la rete naturale con il sistema del costruito storico.
In linea con i principi generali dettati dalla Convenzione europea del paesaggio del 2000, il caso delle masserie circumvesuviane si in- quadra nella necessità di un iter di sensibilizzazione alle politiche di tutela, perseguite principalmente attraverso la formazione, l’edu- cazione e la documentazione del patrimonio foriero di valori mate- riali e immateriali, nei quali la popolazione ritrova le tracce della propria identità storica. A questa fase preliminare di conoscenza dovrà poi fare seguito l’identificazione di obiettivi strategici di qualità paesaggistica volti a una salvaguardia e una pianificazione che non si «gioca nel chiuso dei musei o di professionalità autore- ferenziali, rifiuta ogni rituale di esclusione, ripudia il linguaggio criptico», ma «si gioca nel vivo della città, nella strenua difesa del paesaggio e dell’ambiente, nella consapevolezza dei valori etici, civili e sociali che vi sono associati»18.
Abstract
The area placed under the Vesuvius has historically constituted, thanks to the fertility of the volcanic soil, the main Campania’s areas tipify by agricultural activities.
As a result, was created architectures purely rural, characterized by strong identity features in which the analysis of typical elements, construction techniques and distribution schemes testifies a building tradition in consolidated balance with the natural conditions of the places. Although not courtly and copyright, sometimes resigned, this rural architecture represents for his variety character and into the possibility of recognition of structural invariants, architectural and distribution assets spread, a great built heritage, both for ar- chitectural and landscape features, at today greatly at risk.
The consideration of ‘minor’ architecture as well as the loss of original production character of use has in fact often led to aban- donment, formal alteration and misuse of buildings in which often were not recognized architectural, formal and landscape values.
212
4. Casa del Vescovo, Terzigno. Il cellaio.
Through some case studies included into the Vesuvian area, the issue wise to investigate both the common construction and recur- ring characters that connote this kind of architectures and its state of conservation. The paper will therefore focus on the possible
prospects of research and operational relapse so that the knowledge and enhancement of rural architecture can become shared goals for a planned conservation of the historical heritage to be transmitted to the future generations.
213 Note
1G. Leopardi, La Ginestra, in Opere, Le Monnier, Fi- renze 1865.
2D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei Beni cul- turali e del Paesaggio, in attuazione dell’art. 10 della legge 6 aprile 2002, n. 137, all’art. 10 c. 4 lettera l sono riportati tra i beni culturali quando sia inter- venuta la dichiarazione di interesse culturale, «le architetture rurali aventi interesse storico ed etno- antropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale».
3Legge n. 778 del 1922 e legge n. 1497 del 1939.
4M. LAZZARI, Il nostro paesaggio, sul «Corriere della Sera», 27 gennaio 1940. Le riflessioni di Lazzari sul paesaggio vengono riprese anche in M. LAZZARI, Interpretazione e difesa del paesaggio, in La nuova legge e il regolamento per la protezione delle bellezze naturali, a cura di M. DETOMASSO, Le Monnier, Fi- renze 1940, p. 5.
5R. PANE, Architettura rurale in Campania, Rinasci- mento del libro, Firenze 1939.
6B. GRAVAGNUOLO, Architettura rurale e casali in Cam- pania, Clean, Napoli 1994, p. 8.
7Cft. R. PICONE, Farmhouses in the Phlegrean Fields between archeology and architectural palimsest. A multi-disciplinary approach, in Atti del convegno Built Heritage. Monitoring, conservation manage-
ment, Milano 2015, pp. 3-19.
8Cft. M. FALCONE, L’architettura rurale nell’entroterra flegreo: dalle villae rusticae alle masserie. Problemi di tutela e conservazione, tesi dottorato XXIII ciclo, Università degli Studi di Napoli Federico II, tutor prof. R. Picone.
9«I vari autori che trattano del Regno di Napoli prima della fine del feudalesimo, hanno sottolineato la presenza di casali intorno alla città ed ai castelli e borghi del circondario e, fin dai tempi della Costi- tuzione Federiciana, era chiara la distinzione am- ministrativa e giuridica tra ‘casali del regio demanio’, gravitanti nel territorio napoletano, e ‘casali feudali’»
(C. DESETA, I casali di Napoli, Laterza, Roma-Bari 1989).
10M. CENNAMO, Le masserie circumvesuviane. Tradi- zione e innovazione nell’Architettura Rurale, Fio- rentino Art & Book, Benevento 2006.
11R. PANE, cit.
12All’interno della vasta bibliografia sulle tecniche co- struttive storiche in Campania si vedano: Le cupole in Campania. Indagini conoscitive e problemi di con- servazione, a cura di S. Casiello, Arte Tipografica, Napoli 2005; Atlante delle tecniche costruttive tra- dizionali. Napoli, Terra di Lavoro, a cura di G.
Fiengo, L. Guerriero, Arte Tipografica, Napoli
2008; A. AVETA, Consolidamento e restauro delle strutture in legno. Tipologie, dissesti, diagnostica, in- terventi, Flaccovio, Palermo 2013.
13Nel 1564, il vicerè don Pedro Afán (anche Perefan) de Ribera emana un editto in seguito al quale, in tutte le cave, il taglio delle pietre deve rispondere a norme codificate facenti riferimento appunto al
‘pezzo’ (un palmo e un mezzo, un palmo e un terzo e un mezzo palmo di altezza pari a circa 34x31x12cm); la ‘spaccata’ (due palmi per un palmo e un terzo per mezzo palmo di altezza pari a circa 46,7x31x12 cm) e la ‘spaccatella’ pari a circa mezza spaccata.
14N. TAMBURRO, Pompei fondata da Bartolo Longo, storia e guida (1875-1990), Edizioni Pontificio San- tuario di Pompei, Pompei 1987.
15La Masseria del Duca di Salza, in «Summana. Studi e ricerche sul patrimonio etnico, storico e civile di Somma Vesuviana», n. 23, pp. 2-8.
16F. ZAGARI, Questo è paesaggio. 48 lezioni, Mancosu, Roma 2006.
17Paesaggi rurali storici. Per un catalogo nazionale, a cura di M. Agnoletti, Laterza, Roma-Bari 2011.
18S. SETTIS, Paesaggio, Costituzione, cemento. La bat- taglia per l’ambiente contro il degrado civile, Einaudi, Torino 2010, p. 135.
Prefazione
Aldo AVETA, Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Introduzione
Bianca Gioia MARINO, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
I - Il paesaggio storico come natura ed espressione geologica
Ines ALBERICO, Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, Consiglio Nazio- nale delle Ricerche
Giuliana ALESSIO, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Napoli Osservatorio Vesuviano
Luisa ALTERIO, Università degli Studi di Napoli Federico II
Luca APPOLLONI, Laboratorio di Ecologia Marina, Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Stefano AVERSA, Dipartimento di Ingegneria, Università degli Studi di Na- poli Parthenope
Antonio BERTINI, Istituto di Studi sulle Società Mediterranee - Consiglio Na- zionale delle Ricerche
Domenico CALCATERRA, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Piergiulio CAPPELLETTI, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Elena CUBELLIS, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Napoli, Osservatorio Vesuviano
Paolo CUPO, Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Napoli Fe- derico II
Marco D’AMORE, Università degli Studi di Napoli Federico II Maria DANZI, Geofotogrammetrica srl
Claudia DIBENEDETTO, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Diego DIMARTIRE, Università degli Studi di Napoli Federico II MaurizioDE’ GENNARO, Università degli Studi di Napoli Federico II Germana GAUDIOSI, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione
di Napoli Osservatorio Vesuviano
Sossio Fabio GRAZIANO, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Vincenza GUARINO, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Alessio LANGELLA, Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università del San- nio di Benevento
Gian Piero LIGNOLA, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Archi- tettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giuseppe LUONGO, Università degli Studi di Napoli Federico II
Gaetano MANFREDI, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architet- tura , Università degli Studi di Napoli Federico II
Stefano MAZZOLENI, Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Na- poli Federico II
Antonello MIGLIOZZI, Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Napoli Federico II
Marina MONTRESOR, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli
Rosa NAPPI, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Na- poli, Osservatorio Vesuviano
Nicola NOCILLA, Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospa- ziale, dei Materiali, Università degli Studi di Palermo
Francesco PEPE, Geofotogrammetrica srl
Paola PETROSINO, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Sabina PORFIDO, Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, Consiglio Nazio- nale delle Ricerche
Andrea PROTA, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giancarlo RAMAGLIA, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Archi- tettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Concetta RISPOLI, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Ciro ROMANO, Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Gianpiero RUSSO, Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Ambientale, Uni- versità degli Studi di Napoli Federico II
Giovanni Fulvio RUSSO, Laboratorio di Ecologia Marina, Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi di Napoli Parthenope Diana SARNO, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli
Anna SCOTTO DISANTOLO, Università Telematica Pegaso Francesco SILVESTRI, Università degli Studi di Napoli Federico II Efisio SPIGA, ricercatore
Crescenzo VIOLANTE, Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Adriana ZINGONE, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli
II - Peculiarità e identità dell’architettura e del paesaggio storico urbano Consuelo Isabel ASTRELLA, Phd Student, Dipartimento di Architettura, Uni-
versità degli Studi di Napoli Federico II
Gemma BELLI, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Na- poli Federico II
Alfredo BUCCARO, Dipartimento di Architettura, Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Iconografia della Città Europea, Università degli Studi di Napoli Federico II
469
Autori
Authors
Vito CAPPIELLO, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Na- poli Federico II
Valeria CARRERAS, PhD Student, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Ugo CARUGHI, Docomomo Italia Onlus
Roberto CASTELLUCCIO, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambien- tale, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giovanna CENICCOLA, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Paolo CEROTTO, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale,
Università degli Studi di Napoli Federico II
Daniela DECRESCENZO, Università degli Studi di Napoli Federico II Carolina DEFALCO, Dipartimento di Ingegneria Civile Design Edilizia Am-
biente, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
Antonella DILUGGO, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Luisa DINARDO, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Università degli Studi di Napoli Federico II
Gerardo DOTI, Scuola di Architettura e Design ‘Eduardo Vittoria’, Univer- sità degli Studi di Camerino
Marina FUMO, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Uni- versità degli Studi di Napoli Federico II
Fabio MANGONE, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Fatima MELIS, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Niroscia PAGANO, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli Andrea PANE, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli
Federico II
Angela PECORARIOMARTUCCI, Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia e Ambiente, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvi- telli
Amanda PIEZZO, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Giuseppe PIGNATELLI, PhD, Dipartimento di Lettere e Beni Culturali, Uni-
versità degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
Maria Chiara RAPALO, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II - Université de Liège
Pasquale ROSSI, Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa Silvia SUMMA, Politecnico di Torino
Damiana TRECCOZZI, Specialista SBAP, Università degli Studi di Napoli Fe- derico II
Luigi VERONESE, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Roberto VIGLIOTTI, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale,
Università degli Studi di Napoli Federico II
Mariarosaria VILLANI, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Massimo VISONE, Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Iconografia della
Città Europea, Università degli Studi di Napoli Federico II Alessandro VIVA, Politecnico di Torino
III - Paesaggi di rovine come criticità e risorsa
Serena AMODIO, Università degli Studi di Napoli Federico II
Carmela ARIANO, Soprintendenza Archivistica della Campania e della Cala- bria
Maria Luce AROLDO, Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa Gigliola AUSIELLO, Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale,
Università di Napoli Federico II
Chiara BARBIERI, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Alessandra BENINI, Archeologa subacquea
Adriana BERNIERI, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Bruno BILLECI, Dipartimento di Architettura design e urbanistica di Alghero, Università degli Studi di Sassari
Serena BOREA, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II
Matteo BORRIELLO, Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa Antonella CANGELOSI, Dipartimento d’Architettura, Università degli Studi
di Palermo
Piergiulio CAPPELLETTI, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Lucrezia CASCINI, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architet- tura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giuseppe Alberto CENTAURO, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze
Luigi CICALA, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Francesca COPPOLINO, Università degli Studi di Napoli Federico II Silvia CRIALESI, Università di Roma Sapienza
Alberto DEBONIS, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Barbara DELPRETE, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Antonio DESIMONE, Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa Maria DESSÌ, Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica di Alghero,
Università degli Studi di Sassari Caterina DEVIVO, Made in Culture
Claudia DIBENEDETTO, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Ferdinando DIMARTINO, Università degli Studi di Napoli Federico II Bruna DIPALMA, Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali, Con-
siglio Nazionale delle Ricerche
Renata ESPOSITO, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giuseppe FEOLA, PhD, Università degli Studi di Napoli Federico II Bianca FERRARA, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi
di Napoli Federico II
Nicola FLORA, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Domenico FORNARO, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turi- smo, Segretariato Regionale per il Molise
Costanza GIALANELLA, Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della città metropolitana di Napoli
Sossio Fabio GRAZIANO, Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Am- buiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II Giovanna GRECO, Università degli Studi di Napoli Federico II Gervasio ILLIANO, Vrije Universiteit Amsterdam
Francesca IARUSSO, Università degli Studi di Napoli Federico II
Guido IANNONE, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Fi- renze
Raffaele LANDOLFO, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architet- tura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Marianna MASCOLO, Specializzanda SBAP, Università degli Studi di Napoli Federico II
Alessio MAZZA, Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa 470
Rossella MAZZA, Specializzanda SBAP Università degli Studi di Napoli Fe- derico II
Carmine PELLEGRINO, Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale, Università degli Studi di Salerno
Renata PICONE, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Na- poli Federico II
Francesco PORTIOLI, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Archi- tettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Concetta RISPOLI, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse, Università degli Studi di Napoli Federico II
Francesco RISPOLI, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Umberto SANSONE, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Direzione Generale Grande Progetto Pompei
Salvatore SESSA, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Na- poli Federico II
Arianna SPINOSA, Parco Archeologico di Pompei
Pierfrancesco TALAMO, Museo Archeologico dei Campi Flegrei, Castello di Baia
Gianluca VITAGLIANO, Ministero dei beni e delle attività culturali e del tu- rismo, Direzione Generale Grande Progetto Pompei
IV - Beni mobili e beni immateriali come fattori di identità
Federico ALBANOLEONI, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Maria AMODIO, Università degli Studi di Napoli Federico II
Gioconda CAFIERO, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Sara CALDARONE, Università degli Studi di Napoli Federico II Domenico CARRO, Ammiraglio
Ornella CIRILLO, Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia e Am- biente, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
Concetta DAMIANI, Università degli Studi di Salerno
Francesca M. DOVETTO, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Renata ESPOSITO, Università degli Studi di Napoli Federico II Illuminata FAGA, Università degli Studi di Napoli Federico II Stefania FEBBRARO, Università degli Studi di Napoli Federico II
Marialucia GIACCO, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giovanna GRECO, Università degli Studi di Napoli Federico II Ewa KAWAMURA, Università di Tokyo
Riccardo LAURENZA, Università degli Studi di Napoli Federico II Sara LONGOBARDI, Università degli Studi di Napoli Parthenope Claudia MIGNOLA, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Elena MIRANDADEMARTINO, Università degli Studi di Napoli Federico II Marina NICEFORO, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Valeria PAGNINI, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Na- poli Federico II
Raffaella PAPPALARDO, Università degli Studi di Napoli Federico II Raffaella PIEROBONBENOIT, Università degli Studi di Napoli Federico II Lydia PUGLIESE, Università degli Studi di Napoli Federico II
Giorgio RUBERTI, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Rosario SCADUTO, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Palermo
Rosanna SORNICOLA, Dipartimento di Filologia Moderna, Università degli Studi di Napoli Federico II
Maria Luisa TARDUGNO, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Napoli Federico II
Jacopo VARCHETTA, Università degli Studi di Napoli Parthenope
471
Finito di stampare nel mese di ottobre 2017
Primo di due volumi indivisibili Euro 150,00 (per i due volumi)
ISSN 2421 034X ISBN 978 88 99130 688
Bay of Naples. Integrated strategies for the conservation and fruition of the cultural landscape
The volumes contain the results of the multidisciplinary confrontation about The Bay of Naples. Integrated Strategies for the Conservation and the use of Cultural Landscape.
The Bay of Naples, whose image is celebrated all over the world through numerous old pictures, photographs and paintings, is a real paradigm of natural and cultural landscape in the collective historical imagery. Its resources and criticalities, physical connotations and immaterial expressions – related to the most ancient roots of a world that had its development and extraordinary history in the Mediterranean – have been here analysed.
The multidisciplinary collection is composed of two volumes: the first one concerns different disciplinary fields, such as nature, geography and history, urbanism, architecture, archaeology, and different forms of cultural production.
The second books treats interpretative topics related to the cultural landscape, investigating their nature and dec- linations from the viewpoint of the bay enhancement.
In the two volumes, heterogeneity and richness meld blend together and it is hoped to have reached a knowledge and interpretative state hopefully harbinger of methodological approaches, aware of the resources and the complexity of their management.
I volumi contengono i risultati di un confronto tra studiosi ed esperti di discipline umanistiche e scientifiche sul tema della Baia di Napoli. Strategie Integrate per la Conservazione e la Fruizione del Paesaggio Culturale.
Della Baia di Napoli, la cui immagine è celebrata in tutto il mondo attraverso innumerevoli vedute, fotografie, dipinti, fino a farne diventare un paradigma di paesaggio culturale nell’immaginario storico collettivo, sono state indagate risorse e criticità, connotazioni fisiche ed espressioni immateriali, afferenti alle radici culturali più antiche del mondo che ha avuto nel Mediterraneo il suo straordinario svolgimento.
La raccolta pluridisciplinare trova posto nei due volumi: il primo riguarda diversi ambiti tematici, dalla natura alla geostoria, dall’urbanistica e l’architettura all’archeologia, fino alle diverse forme di espressione culturale.
Il secondo volume accoglie le questioni interpretative del paesaggio culturale, indagandone natura e declinazioni in un’ottica di valorizzazione.
Eterogeneità e ricchezza trovano una fusione dei due tomi oggetto di questa corposa pubblicazione con cui si spera di avere raggiunto uno stato conoscitivo ed interpretativo foriero di approcci metodologici consapevoli delle risorse e della complessità della loro gestione.