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Caserta, acque minerali italiane sotto dazio. Avviene anche con la carne e nessuno si preoccupa

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Academic year: 2022

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CASERTA - Lo scorso 23 gennaio, “il Giornale”, a firma di Enza Cusmai, ha dedicato un’intera pagina di cronaca economica al superdazio doganale, oscillante tra il 100 e il 200

% che gli USA intenderebbero applicare alle nostre acque minerali (molto stranamente non a quelle francesi) come ritorsione al blocco alle importazioni in Europa e in Italia, da oltre un ventennio, delle carni trattate con ormoni; sostanze che negli USA, al contrario nostro, sono utilizzate legalmente.

Una mannaia sulle acque minerali italiane

Una vera mannaia sta per abbattersi sul comparto dell’acqua minerale che ci vede come i maggiori esportatori al mondo (particolarmente la provincia di Caserta, Ndr); dove gli Usa, con ben 400 milioni di litri/anno, rappresentano il 40 % delle nostre esportazioni; una quota di mercato da 120 milioni di € all’anno che rischiamo di perdere; ricorda l’importante quotidiano milanese.

Si annuncia un ricorso della Commissione Europea all’Organizzazione Mondiale del Commercio, il WTO mentre, sul fronte interno, sono all’opera il Ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi e il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, con delega al

Commercio Estero, Adolfo Urso; entrambi di Alleanza Nazionale.

Ma accade anche negli allevamenti

Ed è, innanzi tutto, proprio a loro che vorrei rivolgermi dato che, essendo impegnati nella ricerca di una revoca a questa inaccettabile decisione, dovrebbero sapere ciò che accade in molti allevamenti europei e italiani e quanto è stato fatto nel merito, a suo tempo, proprio nel loro stesso partito.

Pericolo sanzioni

Lo posso affermare in quanto ne sono testimone diretto, essendo stato Componente Centrale

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della Consulta Nazionale Agricola di AN e consulente parlamentare e avendo elaborato, per l’On. Nicolò Cuscunà, tra le tante altre, una decina di Interrogazioni Parlamentari proprio sulle importazioni di carni dagli USA e sull’uso fuori da ogni controllo, in molti nostri

allevamenti zootecnici, di ormoni, farmaci, vaccini e altre sostanze chimiche; dove tutto ciò, oltre che far parte degli Atti Parlamentari, è stato riportato dalla stampa, compreso il nostro timore di ritorsioni proprio sui dazi, guarda un po’, da parte degli USA; insomma, come si dice, “carta canta”, per farla breve.

Una doverosa precisazione: tutte le tesi portate avanti con l’On. Cuscunà, sono sempre partite dal presupposto essenziale della verità anche quella scomoda e di “non nascondere mai la polvere sotto al tappeto o mettere coperchi”.

Ormoni e sindrome Bse

Tra le altre, sostenemmo la possibilità o, per meglio dire, la non esclusione che all’origine della sindrome di Creutzfeld – Jacob, meglio conosciuta come BSE, potesse esserci anche l’uso improprio di sostanze ormonali, Gh in particolare, utilizzate illegalmente e, soprattutto, impropriamente in Europa per ottenere maggiori produzioni di carne e di latte.

Ma procediamo per ordine e facciamo un po’ di storia.

Sin dai primi anni ‘50, è partita negli USA la sperimentazione degli anabolizzanti (estrogeni di sintesi come il Dietilstilbestrolo, DES), degli ormoni naturali (androgeni, estrogeni e

progestinici) e di altri ormoni di sintesi (Trenbolone e Zeranolo) e sono state studiate anche le varie associazioni; al fine di ottenere maggiori quantità di latte e carni più abbondanti, meno grasse e più gustose.

Nel frattempo, però, cominciarono a manifestarsi i primi effetti collaterali nei consumatori, bambini e adulti che presentarono, a seconda dei casi, turbe nei caratteri sessuali secondari, pubertà precoce, tumefazione delle ghiandole mammarie, sterilità, tumori, anomalie del ciclo mestruale, diminuzione del numero di spermatozoi, calo del desiderio sessuale e malformazioni fetali; fenomeni che allarmarono le autorità di molti Stati tanto che l’Italia, già nel 1961,

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Nel resto d’Europa non vennero presi provvedimenti così drastici e questo uso fu tollerato per anni, fin quando il Comitato Scientifico, appositamente istituito, si allineò sulla posizione italiana di netto divieto all’uso di qualsiasi ormone anche se a margine fu espresso il parere che l’impiego di ormoni in condizioni rigorose fosse possibile; tesi poi rifiutata dalle

massime autorità sanitarie dell’UE.

Da qui è partito il contenzioso politico ed economico fra UE e USA anche se, poi, siamo così

arrivati al 1979, pure gli USA vietarono il DES poiché fu scoperto che è cancerogeno, è

mutageno e teratogeno, provoca, cioè, la formazione dei cosiddetti mostri e passa inalterato attraverso i processi digestivi, venendo, quindi, assorbito dalla mucosa dell’apparato digerente.

Dal 92 al 96

Dal 1992 al 1996, la questione è finita sul tavolo del dibattito degli accordi, GATT prima e WTO poi, del commercio internazionale e successivamente alla FAO e all’OMS,

l’Organizzazione Mondiale della Sanità, uniti sotto il CODEX e poi, ancora, al JECFA, un super comitato scientifico indipendente che espresse parere favorevole all’impiego degli ormoni naturali (il Trenbolone e lo Zeranolo) mentre il CODEX rimase prima contrario per poi cambiare opinione, nel 1996, sotto la pressione degli USA.

Un ricordo dai miei appunti dell’epoca. Il 27 ottobre 1999, la stampa nazionale, nel dare notizia dell’incontro tra il Presidente Usa, Bill Clinton e il Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, si soffermò, tra gli argomenti trattati anche sull’esportazione in Italia di carne bovine fresche e derivate, trattate con sostanze da noi vietate.

Il contenzioso è, quindi, aperto e l’UE anche per evitare pesanti sanzioni, quelle che presto potrebbero arrivare, si è impegnata a riesaminare la questione e a effettuare nuovi studi che facciano definitiva chiarezza; per capire, cioè, se ci siano o meno molecole a rischio zero. Fino a questo momento, in tutta l’UE, si è andati avanti all’italiana, con la filosofia del

“campa cavallo” ma pare proprio che il tempo della ricreazione sia finito. E ora proviamo a ripetere per i due parlamentari di AN qualcuna di quelle scomode verità che, al tempo, non abbiamo nascosto.

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Se è vero, infatti, che le carni provenienti dagli USA sono scrupolosamente controllate già alla fonte oltre che ai nostri confini, non altrettanto dicasi per ciò che produciamo e esportiamo e va detto che c’è chi in Italia utilizza gli stessi ormoni permessi negli USA come anche i

mangimi con antibiotici auxinici; quelli, cioè, favorenti la crescita.

Lo confermano le ricerche del Prof. Giuseppe Chiumello, dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ricerche che dimostrano come in Italia si analizzino i problemi saltando dei passaggi essenziali; con un approccio, quindi, del tutto sbagliato nella ricerca delle possibili e reali soluzioni.

Negli USA, come abbiamo detto, è consentito l’uso di alcune di queste sostanze ma gli allevatori sono anche tenuti, e costretti, al rispetto dei dosaggi, dei tempi di sospensione e delle modalità di somministrazione, per evitare accumulo nelle carni e che vengano utilizzati gli ormoni proibiti.

E’ risaputo che negli USA i controlli avvengono realmente e sono estremamente severi e, nel caso occorra, punitivi mentre in Italia si parte dall’assunto, del tutto errato, dato il

fiorente contrabbando, il commercio clandestino e la distribuzione senza regole che poiché vi è un divieto nessuno lo viola e sui controlli, poi, è davvero meglio non aggiungere altro e stendere un velo di pietà.

Stando così le cose, dove tutto possiamo fare tranne che “scagliare la prima pietra”, domando alla nostra politica, vale veramente la pena scatenare questa guerra commerciale che potrebbe rivelarsi per noi perdente, non solo perché subiremo ritorsioni commerciali ma

perché abbiamo torto e non sarebbe, quindi, saggio metterci in discussione?

Ormoni si o no

Concludo, infine, con la mia opinione personale per affermare che l’approccio alla risoluzione di una simile problematica, quella di utilizzare o non gli ormoni sulle specie

zootecniche, non può e non deve essere manicheo, pro – contro, come si sta erroneamente facendo anche per gli OGM ma deve essere tecnico – scientifico, prima ed economico -

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Da un diverso atteggiamento di partenza e da una sperimentazione aggiornata potrebbe

conseguire, ed io propendo per questa ipotesi, che siamo in errore e, cioè, che ci sono ormoni che non lasciano residui e ormoni che non vanno utilizzati; così come, al contrario, potrebbe saltar fuori che, a parte le questioni sfiorate, abbiamo almeno dalla nostra la ragione scientifica, solo che non lo si sapeva.

Ritengo che l’ottenimento di un incremento di produzioni, sia in termini di quantità che di qualità non possa che aiutare la nostra economia agricola in grande difficoltà anche perché

essa è incapace di contrastare la concorrenza estera, particolarmente accanita nei nostri confronti.

Non dobbiamo arroccarci su posizioni rivelatesi perdenti; c’è, ormai, veramente poco da scherzare; di questo passo gli italiani potrebbero diventare un popolo di consumatori o, ancor più mortificante, di trasformatori di materie prime alimentari prodotte da altri.

Stando nell’ambiente, dichiaro infine che non avrei nessuna difficoltà a mettermi davanti una bella T- Bone Steack statunitense, trattata con ormoni, se questa carne fosse un giorno importata mentre, sempre per via delle stesse esperienze lavorative, ho già fondate resistenze a indirizzarmi verso certi nostri cibi “genuini”; sia pur forniti di certificati. Il resto è poesia.

Riferimenti

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