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LE RELAZIONI COMMERCIALI DI GENOVA COL REGNO NORMANNO-SVEVO

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(1)

COL REGNO NORMANNO-SVEVO I/E T À NORMANNA

Due fatti hanno speciaOmente contribuito se non a crea/re a r a w i- vare almeno e intensificare le redazioni comm erciali t r a Genova e l ’I ta lia meridionale e in particolare la SiaiMa : il passagigiio di q u esta d a lla dominazione aralba aida norm anna, p er cui ed ap riv a aille nazioni m a r it­

time l’adito ad un paese im portante per i suoi p ro d o tti e le sue ricchezze e centro di comunicazioni e punto d ’intersezione di vas'te c o rre n ti, e le crociate che diressero verso O r ie n te l’azione delle c ittà d e ll’Alto T irre n o rivo lite sino allora piuttosto verso l ’occidente.

L attività, navale m ercantile genovese infatti, dacché in to rn o a l m ille se ne trovano le prime tracce, appare indirizzata ap p u n to adì’occident e nelle spedizioni sulle coste africane, nella lo tta contro iMogahid in S a r ­ degna al principio del s e c o l o n e l l a im p resa n avale s u lla fine dello stesso secolo contro il sultano di Mehedia, nella ste ssa r iv a lità con P is a die da 'queste imprese cominciò a delincarsi p er le in terferen ze del c o n ­ temporaneo e analogo Ibilsogno di espansione (1).

Certo le navi genovesi non avevano atteso che la c o n q u ista n o r­

m anna in Sicilia garantisse la com pleta sicurezza della v ia verso il Levante; e lo stretto di Messina le viide passare d irette in S iria e in Egitto p ur avanti la fine del secolo XII (2), allo stesso m odo che ancihe prim a si trovano rapporti tra i Genovesi e gli a b ita n ti delle coste m e ri­

dionali del Tirreno. Un Bonifacio appare nel 1059 aJbitante ad A tra n i sulla riviera di Aimaltì (3), e le violenze del principe GiisuMo di S alern o colpiscono i Genovesi come e p iù dei P isa n i : allorché u n a nave com ­ merciale di Genova è presa d ai suoi, non sodo è rite n u ta b u o n a p re d a m a egli costringe tu tti i prigionieri a cedergli ogni loro possesso come prezzo del riscatto (4). Che poi le navi le quali p assa v a n o d a v a n ti a S a­

lerno ed erano ispesso catturate d a Gisulfo fossero d irette tu tte verso il levante, come l ’Heyd congettura, m i p are eccessivo perchè non p uò escludersi che avessero interessi diretti anche coi p aesi del T irreno. In -

(1) M a n f r o n i , Storia della m a n n a italiana dalle in va sio n i b a rb a rich e al tr a tta to di Ninfeo, Livorno, 1899, pag. 94 sgg.

(2 ) H e y d , Storia del commercio del Letvante n el m edio evo, in Biblioteca. d e ll’Econo- m ista, Serie V, vol. I, Torino, 1915, pag. 138.

(3) Codex diplomaticiis Cavensis, V i l i , 117.

(4 ) S c h a u b e , Storia del Commercio dei popoli la tin i del M ed iterra n eo sino a lla fine delle Crociate in Biblioteca dell‘E conom ista, Serie V, vol. XI, T o rin o , 1915, p ag . 82.

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4 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

fa tti la ta r iff a d a z ia ria del principio del secolo XII, comprendente i p a ­ g a m e n ti d o vu ti da coloro che si recavano a Genova « prò mercato », s ta ­ bilisce u n a ta s s a di 18 d en ari pavesi a testa per gli albitanti di Napoli, d i A m alfi, di .Salerno, e di dodici p er quelli di G aeta, il che fa supporre, con q uesti specialm ente, frequenti e im p o rtan ti rapporti. E si comprende come u n a sim ile ta riffa non abbia a n c o ra alcun accenno a lla Sicilia per­

chè, sebbene re d a tta nel 1128, essa riproduce e consolida u n a situazione an te rio re , d a rip o rta re al secolo XI quando m ancavano i contatti con l’iso la d o m in a ta d a g li A rabi (1).

M a e ra n a tu r a le cihe gli am ichevoli rap po rti stab iliti tra Genova e i N o rm an n i del co n tin en te dolessero poi estendersi ailla Sicilia. La con­

q u ista n o rm a n n a d ell’isola h a avuto, d a l punto di v ista commerciale, u n a duplice considerevole im portanza. Non solo, s o ttra tta al dominio n o rm an n o , essa p oteva fo rn ire p iù solide basi a l commercio delle città m ariittim è del n o rd e m ettere a loro disposizione u n a qu an tità di pro­

d o tti n a tu r a li e fab b rica ti che gli A rabi durante il lungo dominio ave­

vano avu to il tem po di estendervi, come lo zucchero, il cotone, i dat­

teri, le seterie, offrendo così un im portante m ercato (2), m a apriva un più facile e p iù breve pasisaggio a ll’oriente attraverso lo stretto evi­

tan d o il p iù amjpio g iro in to rn o a ll’isola e le crociere dei corsari.

Quelle am ichevoli relazioni sono anche attestate d alla parte che i Genovesi p ren d o n o a lla p rim a c ro ciata e specialm ente dall’aiuto a rre ­ cato a Boem ondo che p uò così im p adro nirsi di Laodicea e di altri luoghi posseduti d a i G reci sulle coste d e ll’Asia, Ê assai probabile, come (sup­

pone il M anfron i, che i B izantini, incapaci di vendicarsi subito, atten ­ dessero le n av i di Genova al rito rn o e così si spiegherebbe la b attaglia n a v a le co m b a ttu ta n ell’Ionio dinanzi all'isola d 'Ita c a nel 1101 tra navi b iza n tin e e genovesi provenienti dalli’oriente, della quale i cromisti non d a n n o la rag io n e (3).

L a c o rd ia lità dei rap p o rti e l’a n a lo g ia degl’interessi politici dove­

vano rip e rcu o te rsi nelle relazioni p riv a te e in concessioni commerciali.

Così nel 1116 R uggero II, a n c o ra conte di Sicilia, in considerazione delle loro benem erenze, donava al console genovese Oglerio Capra e a suo fratello Amico u n terren o in M essina, presso la riva, del' m are e in vici­

n a n z a al castello reale, perchè vi fabbricassero u n a casa; assegnava a ciascuno u n a re n d ita a n n u a p a ri a u n a libbra d’oro e concedeva loro

(1 ) H e y d , 1 3 9 ; S c h a u b e , 8 2 - 8 4 ; B reve recordacionis de decito i n Liber Ju riu m reipu- blicae gen u en sis «(-Historiae jp a tria e m o n u m e n ta , tom o VII), vol. I, Torino, n. pag. M-

(2) S u lle condizioni econom iche e com m erciali d ella S icilia v. il I I I voi. della S to r ia dei M u su lm a n i in S icilia d ell’AMARi, e l ’im p o rtan te studio di P. C i c c a g l i o n e , La v i t a econom ica sicilia n a n e l -periodo norm anno-svevo in « A rchivio storico per la S ic ilia o rie n ta le » , a X, faec. Ι Π , p ag . 7-16 d ell'estratto .

(3> M abboni, p ag . 139 egg., 148 sgg.

(3)

libera esportazione di me/rci sino all’importo di s e s s a n ta t a r i a u re i (1).

Quantunque la concessione abbia carattere di privilegio p erso n ale, è evi­

dente che l’edi'fìjcio da erigersi doveva essere d estinato a se rv ire d a de­

posito di merci e da magazzino d i vendita per tu tti i Genovesi a M essina e sem bra giustificato identificarlo col Fundncum S. lohanrvis, dhe vi si trova in tempi posteriori (2). L ’espressione « consolo di G enova » apposta al nome di Oglerio Cajpra ha^ fatto credere che egli fosse a d d i­

rittu ra console dei Genovesi a Meslsinà, come hanno rite n u to Hieyd, C a­

mpar, Chalandon, Manifróni ed altri (3). Ma in questa e tà n on si tro v a n o altri esempi di consolati tran sm arin i e questo sareb b e (precoce; è p iù probabile, come credono il Gregorio e lo Schaube, che s ia in d ic a to qui soltanto un titolo personale del Capra, il quaile daJlle cro n ach e genovesi appare appunto appartenente al collegio dei consolli c itta d in i negli a n n i tra il 1114 e il 1117.

D’altra parte il documento è interefssante perchè m o stra q u ale im ­ portanza commerciale Mesisina tendesse subito ad assu m ere e come i Ge­

novesi, comprendendone il valore, si affrettassero a m etterv i piede com e del resto si stanziarono, formandovi colonie, in p iù luoghi dell’isola; e da una colonia genovese, o piuttosto di gente della riv ie ra , tra s s e p ro ­ babilmente origine Cailitagirone (4).

IL’importanza annessa da G-enova ai suoi rap p o rti con M essina p u ò avere anche un’altra raigione, essere determ in ata cioè dal fatto che do­

m ina tu tta la vita e la politica genovese, il dissidio e la r iv a lità con Pisa. Il comune toscano nel 1126 stringe un im p o rtan te tr a tta to di n a ­ vigazione e di commercio con Aanalifì ancora autonom a e fiorente, m e n ­ tre è in ottimi rapporti con Napodi e u n pisano si tro v a t r a gli stitpu- datori di un tra tta to conchiuso nel 1129 da Napoli con G aeta che, come appare anche dalla tariffa sopra accennata, è- il po rto in m ag g io ri r e ­ lazioni con Gienova‘(5). iDeve 'â q u e sta im portare idi o tten ere in S icilia la posizione prevalente che la sua rivale possiede s u lla co sta del c o n ti­

nente. Così continua a m antenere buoni rapiporti con R uggero II ail quale d’altronde l’aaniciizia di Genova può sem brare utile a ll’a sp ira zio n e di far risoli a centro del commercio m editerraneo im p ad ro n en d o si delle due vie che la costeggiano a oriente e ad accidente (6) e forse ne

(1) M o r t i l l a r o , Opere, vol. V., Palerm o, 1848, pag. 7-8; R. G r e g o r i o , C o n sid era zio n i sopra la stoiia di Sicilia, I, 592 sgg., 606; I I , 82; S c h a u b e , 557 e n . 1.

(2) A nnali genovesi, (in Fonti dell’is titu to Storico Ita lia n o ) I I , 48 (1194).

(3) Heyd I, 183; Ca spar, Roger I I u n d die Griindung d e r n o rm a n n is c h -sizilisc h e n Monarchie, Tnnspruck, 1904, pag. 54; Ma n f r o n i, pag. 178; Ch a l a n d o n, H isto ire de la dom ination normande en Italie et en Sicile, P a ris, 1907, I, 364.

(4) Am a r i, Storia, dei Musulmani in Sicilia, I I I , 229-30, 232. Q ueste co lo n ie p r im a clic da m ercanti ebbero origine da bande di av v en tu rieri di v a r ie p a r t i d ’I t a l i a u n i­

tesi ai conquistatori. Ibid. 218 sgg. e Chalandon, 349 e n o te 4 e 5.

(5) S c h a u b e , 552-553; M a n f r o n i , 178, (6) C h a l a n d o n , I, 368.

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6 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

s p e ra a iu ti contro i M usulm ani. In fa tti Genova, interpostasi media- tnice t r a R uggero e Sav on a, u n a nave della quale era sta ta c a ttu ra ta d a l r e p e r «atti di p ira te ria , conclude un pronto accondp con la promessa d a p a rte dà S av o na di fo rn ire a l re in quello stesiso anno (1128) una g a le ra p er 40 g io rn i (1). Quando però l’anno successivo, in occasione di u n a v io le n ta r is s a t r a P isa n i e Genovesi nel porto d;i Messina, nella quale, come n a r r a Caffaro, i cittadini favorirono i P isani, i Genovesi sdeignati si im p ad ro n iro n o del terzo dedlla città, 'Ruggero non vol'le tol- letrare che così sfacciatam en te fosse violata la n e u tra lità del suo porlo e che essi facessero i p repotenti in casa su a e chiese niinacciolsamente soddisfazione dei d a n n i p atiti. Genova dovette cedere, restituire la rotba p re s a e p a g a re i d a n n i (2).

Q uesto conflitto però non la sc ia tracce : orinai le vicende e i ra p ­ p o rti si chiariscon o . P is a , a lle a ta a N apoli, repubblica indipendente, ove ih a u n a base im p o rta n te, si tro v a d i fronte a Ruggero che m ira a im ­ p a d ro n irsi in m odo assoluto del continente e m inaccia di fansi in breve p a d ro n e d i tu tte le forze n a v a li di Napoli, di Salerno, di Amalfi e di G a e ta ed è quindi anche -alleata dei feu d atari che gli si oppongono;

Genova, che -ha in teressi opposti a quelli di P isa e intende escludere i suoi riv a li d a lla Sicilia, non p a rte c ip a a lla g u e rra contro Ruggero, con cui m an tie n e ra p p o rti am ichevoli o alm eno un atteggiam ento neutrale, q u an ­ tu n q u e il p a p a Innocenzo II, per o p era di S. B ernardo, sembri essere riuscito a pacificare le due c ittà su lla questione della Corsica appunto p e r averne l’aiu to (3). In rea ltà , interm ediario il papa, dopo lunghe tra tta tiv e e siccom e P is a non vuol im pegnarsi se anche Genova non p a rte c ip a a lla spedizione, le due repubbliche stabiliscono col principe R oberto di C ap ua un accordo per u n ’azione comune, m a soltanto mille uom ini p isa n i vengono sotto la g u id a di due consoni nel 1134 in aiuto di R oberto; G enova non interviene, e u n a lettera in cui S. Bernardo, il vero d irig en te d e lla politica papale, stimo'la i Genovesi, p a rla di am ­ bascerie di R uggero e fa com prendere che rin terv en to e probabilmente il 'denaro e le prom esse del re sono sta ti la c a u sa di questo loro con­

tegno (4).

I P is a n i, a lle ati d e ll’im peratore L otario e del papa, contro il regno, p a rte cip a n o a lla spedizione d a cui deriva la distruzione di Amalfi, m as­

sim o em porio com m erciale del T irreno e poi, p e r il dispetto di non aver jjotuto fare a ltre tta n to con Salerno, si ritirano, forse compensati da

(1) F i l i p p i G. In « .A rch iv io storico n a p o le ta n o », XIV, 1889, pag. 750 sgg. e Studi d i S to r ia lig u re, R om a, 1897, p ag . 3 sg g .; cfr. C a s p a r , pag. 77 sgg., 136, 499 sgg.;

C h a l a n d o n , I , 378.

(2) A n n a l i I , 24; I m p e r i a l e , Caffaro e i suoi tem pi, Torino, 1894, pag. 177; M a n f r o n i ,

278; S c h a u b e , 558.

(3) I m p e r i a l e , p ag . 184; C h a l a n d o n , I I , 25.

(4 ) C h a l a n d o n , II , 3 2 s g g .

(5)

Ruggero con favorevoli concessioni commerciali (1), Genova invece n on si muove, continuando nella s u a politica tradizionale. Ohe u n a s u a flotta di 80 navi aiutasse Lotario a ll’assedio di P a lerm o nel 1137 è detto soltanto da un cronista tedesco (2); Caffaro non ne p a rla affatto e così neislsun’altra fonte degna di fede; evidentemente si t r a t ta di un e rro re . La cattura di una nave di Gaeta, venuta, secondo il racconto di C affaro, (3), a depredare sulle coste di Provenza le navi genovesi, può essere uno dei consueti episodi di p ira te ria che non im plicavano ra p p o rti ostili tra i governi. D’a ltra parte in questo momento G enova e ra im p e g n a ta in altre imprese. Di quello stesso anno Caffaro n a r r a u n a spedizione contro .i Saraceni di Spagna in cui furono prejs'e m olte n a v i e d a n a ro ; nel 1130 aveva combattuto contro Biugia in A frica e n el 1137 gli acco rd i con le città m arittim e di Provenza segnavano il p rin cipio della s u a supremazia su quel m are ove cominciava a esercitare la polizia (4); nel 1146 ebbe luogo la grande spedizione dhe portò a lla co n q u ista di A lm eria e di Tortos a da cui la repubblica trasse onore m olto e fam a m a v a n ­ taggi non corrispondenti nè adeguati alle ingenti spese (5).

Erano anni di grande a ttiv ità anche nel campo d ella p o litica com ­ merciale come m ostrano i patti compresi nei Libri Iwriwm; m a u n ’im ­ portanza spedale ha il fatto che nel 1149 (si stip u lav a con P is a un t r a t ­ tato di alleanza offensiva e difensiva da d u ra re 29 a n n i (6). E vid en tem en te tale convenzione, che appare abbastanza s tra n a d a ti i ra p p o rti t r a le due repubbliche, doveva essere d eterm in ata d a u n pericolo e d a u n n e ­ mico comune contro il quale occorreva prem unirsi. E non si può p e n ­ sare ohe ad elementi tanto vicini d a tessere pericolosi ad e n tra m b i i con­

traenti e quindi minadciamti d al Tirreno, ai S aracen i cioè o ai N o r­

manni. Il Manfroni pensa che l’accordo fosse rivolto contro R u g g ero di Sicilia ohe, dopo le recenti im prese africane, isi a tte g g ia v a a p a d ro n e e dominatore del Mediterraneo, e che, quantunque v in to d a i V eneziani, conservava ancora tan ta forza e ta n ta potenza d a in cu te re tim o re alle città m arittim e dell’Italia settentrionale, l’u n a in d eb o lita d a lla lo tta contro Lucca, l’altra fi n an ai ari amente esausta p e r le recediti im prese.

Forse la loro, più che una unione contro un preciso e im m ed iato p e r i­

colo, era una assicurazione reciproca e u n a precauzione co n tro u n p e r i­

colo temuto o supposto; e di qui andhe Ola fo rm a in d e te rm in a ta del trattato.

In ogni modo, in quegli anni continua la so lita a ttitu d in e delle due

(1) Ma n f r o n i, 192, Ca s pa r, 202 s g g . ; I I , 3 5 ; 3 4 ; Sc h a u b e, 6 5 2 -3 . (2) Annalista Sassone i n M o n . G e r m . H i s t , V I , 7 7 4 . (3) A nnali, I , 30 e A t t i S o c . l i g . I , 2 6 0 .

(4) Annali, p a g . 2 8 ; M a n f r o n i , p a g . 195 s g g . : I m p e r y a l e , p . 1 9 5 ; A m a r i , M u s u lm a n i,

I I I , 379.

(5) R e l a z i o n e d i - C a f f a r o i n Annali, I , 79 s g g . ; M a n f r o n i , 2 0 7 s g g . ; I m p e r i a l e , p a g . 2 2 0 s g g . , 227 s g g . ; S c h a u b e , 382 s g g . e 660 s g g .

(6) O l i v i e r i i n A tti Soc. L'g. I , 2 7 2 ; M a n f r o n i , 21 5 s g g .

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8 GIORNAT E STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

repubbliche, q u a n d o R uggero, senza atten dere il consenso del papa E ugenio III, tfa in co ro n a re come .futuro re il figlio Guglielmo, e il papa rip re n d e l ’a llean za con l ’im p e rato re contro di lui, C orrado III intavola tra tta tiv e con P is a p e r averne aiuto, m a la s u a m orte nel 1152 in te r­

rom pe q uesti p ia n i e sa lv a an co ra R uggero (1). P e r quanto rig u a rd a G enova si può solo no tare che non vi è traccia di analoghe tr a tta ­ tive e che d ’a ltr a p a rte il suo contegno poco amichevole all’impero greco doveva d e te rm in a re alm eno «un atteggiam ento neutrale verso ά n o r­

m an n i.

Con la m o rte di C orrado III e l’elezione al trono im periale di F ederico Barrtbarossa, m en tre ned regno norm an no à ll’abile e ferm a m an o d i R uggero succedeva quella d i Guglielm o I, così variam en te dipinto d a istorici e c ro n isti, e a volta a volta valoroso e infingardo, pigro e accorto, la s to ria così di G enova come del regno e di tu tta Ita lia en trav a in u n a delle -sue falsi più celebri e dram m atiche. Audace e ambizioso, conscio del pro prio valore e della p ro p ria a u to rità , deciso a rip a ra re gli e rro ri e le debolezze dello zio Cor,rado I l i , Federico aveva un preciso p ro g ra m m a : rista b ilire il potere im periale.

Ma Γ afferm azione dei diritt/i im periali non doveva e non poteva li­

m ita rs i ai Com uni soirti sud terren o del Regno feudale italiano consi­

d erato p a rte deUl’Ianjpero s in dal tem po degii Ottoni; non al P ap ato in ­ g ra n d ito d a lla lo tta dell le in v estitu re e m ira n te a soverchiare in nome delle d o ttrine teo cratich e l ’im pero; m a si estendeva al Regno di Sicilia, a quell’I ta lia m erid io n a le su cui tu tti g l’im peratori, da Carlo Magno, avevano steso inviano l’oicdhio cupido e la m ano rapace; e sulla quale a n c h ’egtli, per l’u n ità ste ssa dell dom inio im periale e dell’eredità ideale dei Cesari, v a n ta v a d iritti.

E «si tro v a v a d i ifronte u n a «serie d i sentim enti inJsopprimilbili, di in ­ teressi invincibili, u n a m u ta ta situazione di fatto alla quale non poteva p iù co rrisp o ndere u n a a r r e tr a ta e su p e ra ta situazione giuridica : si tro ­ v a v a di iro n ie , in unione di forze e d ’interessi, i Comuni, il P ap a, e il regn o d i Sicilia. In q u e sta lo tta g ran d io sa la situazione di Genova è p a r­

tic o la rm e n te delicata* e difficile: anche per Genova, sebbene in modo diverso dagli a ltri Comuni, è questo u n m omento di capitale e decisiva im p o rtan za.

Venuto Federico in I ta lia la p rim a vo lta nel 1154, anche Genova gli m an dò am b asciato ri : Caffaro, ap p u n to , e l’arcidiaco Ugo della Volta che egli « (honorifice guscepit, et m u lta secreta consilia de honore regni e t Ianuenisis c iv ita tis leg atis a p eru it; et u ltra omnes civitates Italiae ho­

no rem Ia n u e n sis civ itatis facere p rom isit; et sic legatis licentiam rever­

tendi, p ro u t decuit, sin e m o ra honestissim e dedit. Consules vero secreta consilia, que legati a rege re tu le ru n t, electis consulibus post eos ven­

i i ) C h a l a n d o n , I I , 1 5 0 .

(7)

tu ris omnia per ordinem narrav erunt, et in eorum a rb itrio o m n ia p e ­ ragere dim iserunt » (1).

Peccalo che Caffaro m antenga la discrezione im p osta d a ll’ufficio;

sarebbe assai intieiressante sapere quali fossero quei segreti p ro p o siti.

E se si folsise tra tta to soltanto defila ricihiesta di jn en a obbedienza — ciré pur potè esserci, come fu fatta anche più tard i — m eno si spi etgher ebbe quielil’accenno ai vanteggi e quell lasciar a i consoli successivi la deci­

si oine. Soil diritto dell’autonomia del Coanfune tu tti eran o certo d ’accordo.

Credo si tra tti piuttosto di un prim o accenno a lla questione del regno di Sicilia,, questione gravissim a per l’im p erato re e che m ette v a Genova di fronte a un problema centrale della su a politica. L ’in te r ­ vento dell'impero occident afte viene infatti a recare u n elem ento .nuovo e di capitale importanza. Fino a questo momento Genova si è tro v a ta di fronte a Normanni e Bizantini e i suoi interessi commerciaJli e la r i­

valità pisana ne hanno determinato l’a*teiggiamento verso le due po­

tenze del Mediterraneo. Ora l’azione del B arbarossa a lla rg a il cam po e rende più difficile la situazione.

Contro Guglielmo I, figlio di quel Ruggero II dhe fu il vero c re a to re e organizzatore del Regno di Sicilia, sem brano a lle arsi le p iù cospicue forze d Europa: il papa cihe non vuol riconoscergli il titolo reg io a s su n to senza suo consenso e rivendica i d iritti feudali d ella C hiesa; l ’im ­ pero bizantino naturale e fatale nemico dei N orm anni che lo h a n n o c a c ­ ciato d all’Italia e lo minacciano in oriente; l ’im pero occiden tale nelle aspirazioni di Federico. Ma queste forze, se hanno u n in ten to n eg ativ o comune, non possono intendersi; le aspirazioni del p a p a e de 1Γim p e ra ­ tore fondate sul principio di universalità si u rte ran n o n e c essa ria m e n te appena il rogo di Arnaldo da Brescia av rà liberato il pontefice d al p e ­ ricolo più minaccioso e vicino; le ambizioni degli im p e ra to ri su l m ede­

simo paese sono anch’esse naturalm ente in conflitto, m en tre l ’etern o insanabile dissidio tra ile due chiese impedisce u n ’efficace a lle a n z a tra il p ap a ed Emanuele Gomneno. Così il regno di Sicilia, che a p p a re m inare iato a morte, è destinato a salvarlsi.

Ma la situazione di Genova in questa com plessità di in teressi è ve­

ramente difficile tanto più che essa deve tener conto deill’a tte g g ia m en to di Pisa poiché il più vicino contrasto im pronta di u n c a ra tte re di Dre- mtinemte necessità tutta la sua politica: e Pisa, che h a g ià a iu ta to Lo­

tario II contro Ruggero li, continua nella tradizionale a llean za a ll’im ­ pero e iha dato promesse di aiuto e ha avuto prom esse di a d e g u a ti com ­ pensi dal Barbaro ssa.

Alle prime richieste imperiali del 1154, Genova risp o n d e v a con u n a prudiente attitudine di attesa e Caffaro appare iq quel suo cauto accenno ili consigliere di questo atteggiamento. E dovè esserne ben lieto quand o ,

(1) Annali, pag. 39.

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10 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

T anno su ccessivo, la prioria ideata spedizione im periale ned mezzogiorno fa lliv a p rim a d ’avere un principio d'attuazione. Posizione dunque di n eu tra lità, m a n egoziata e fatta pesare per trarre il m aggior van taggio p ossib ile dalle in sisten ti rich ieste di aiuto ohe le erano da p iù parti rivolte.

A ppunto nel 1155 e in segu ito a lu n gh e precedenti trattative, un ac­

cordo p olitico e coiìm ierei al e legava Genova atti’im pero d’oriente. Caf­

faro r ile m sp eci adirne nte, tra le concessioni ottenute, quella di una strad a, di un fondaco, di una chiesa a Costantinopoli : m a nom accenna al valore politico del trattato col quale Genova si im pegnava form al­

m ente a non intraprendere o stilità contro l’imipera/tore, purché egli non toccasse i su o i dom ini di S iria, assum endo l ’obbligo, per i concittadini

dim oranti OéU’ìrnjpero, di difenderlo quando fosse assalito (1).

Ma qui sotto c’era anche Venezia (2). Appunto allora Venezia aveva stretto u n ’ailleanza coi N orm anni, V enezia perpetua mirti accia per Co­

stan tin op oli. E ra n atu rale che il Comneno cercasse l’alleanza dell’altra repubblica forte nel Levante. Così si m anifestava la prim a opposizione di parti e d’interessi tra Genova e Venezia.

Ma di fronte a Venezia alleata coi Norm anni c a P isa unita alViim- pe rat ore d’occidente, l ’a llean za con l ’imperatore d’oriente, lontano e d i­

stratto da tadite altre cure ed interessi, non dà a Genova sufficienti garanzie. D'altra parte G uglielm o e il suo m inistro Madone non rim an­

gono inoperosi. Sottom essi i ribelli di P u glia, sconfìtti i Bizantini a B rindisi, costretto il papa A driano IV a riconoscere l ’assumto titolo regio, occorre isolare l’im pero d’oriente; e poiché Venezia è nemica di CoMan- tinopoli e P isa troppo stretta aM’im peratore d’occidente (3), occorre a ssi­

cu rarsi G enova. Di qui, n ell’interesse com une e ad accrescere quella p osizion e di equilibrio e di attesa, un accorrlo Che ha un valore quasi di con troassicurazione. M ediante il trattato con Costantinopoli, Genova non si è com prom essa per alcun intervento, così può ora accogliere le proposte c h e , utili per lei, rappresentano anche un trionfo dell'abile politica s ic ilia n a (*i).

Nel settem bre 1156 due inviati genovesi a Palermo, Guglielmo Vento e A nsaldo D ’Oria, ottengono dal re un duplice p rivilegio: il primo () m ette sotto la protezione regia i Genovesi e le loro mercanzie, eccettuati i pirati e i nem ici del re, e d iscip lin a la procedura per il caso di v io la ­

c i ) Annali, I . 42; Lib. lur., I, 213; B e u t h l o t t o . RclaÿUmi d i Ornava ran V impero bisantino, Atti Sor. li*. *t. patr. XXYIIÏ, fa*c. Π , pa*. 344; M a n f r o n i . ibid, faéC. I l i ,

p a * . 597 e Storca drìla m arina, pag. 219; IMPERIALI, Caffaro eoe., pag. 255 e 411;

H e t d . I, 202 « re.; S c b a u e b 279, *gsr.

(2) C h a l a n d o n . II, 210 e cfr. 193, η. 1.

<3) Schaubi, pag. 277.

( 4 ) S i r a c u s a . Il ragno di Guglielmo I in Sicilia, Palermo. 1885, τ ο ί . T, pag, 33 f»gg.

( 5 ) Liber /u riu m , J, 190. 202; v . a n r h e S iR A rreA . τ ο ί . II. η . XXIV. p . 71 « p i . ; I m p e ­ r i a l e . p a g . 256 e 414 s g g . ; M a n f r o n i , Storia... 220; C h a l a n d o n . 246-7 ; Η γη α γ ρ ε, 658.

(9)

zione dello stato di diritto esistente tra i due p a esi, m entre i le g a li si obbligano a -far giurare ai propri concittadini « qnod non d eb en t m o r­

tem regiis vel captionem consiliari et quod si in tota terra re g is in p er­

sonis vel in pecunia depredationem fecerint con su les in d e ei fa cien t r a ­ tionem ».

E in realtà nei 1157 trecento cittadini prestano questo g iu r a m en to davanti agli amìlbasciatoli siciliani tra i quali sono il vescovo di S ir a ­ cusa e un genovese, Ansaldo de Nigrone, evidentem ente v a s s a llo del re.

Il giuramento è che nessun genovese entrerà al serv izio d e ll’im p e­

ratore greco contro di lui o dei suoi eredi, cla u so la q u esta che Caffaro tace come attenua tu'tta la portata del giuram ento, m en tre in siste con grande compiacenza sudi’importanza delle concessioni com m erciali; e s s a infatti dimostra una certa «fiducia da parte del re di S ic ilia o a lm en o il desiderio di premunirsi (1). A sua volta l ’im peratore E m an u ele a v ev a ragione di essere ipoco soddisfatto di questo n u o vo accordo che g li toglieva una speranza se non un alleato; e l'am b asceria ch e, secon d o krli Armali, gli fu mandata nel 1157 per esigere i p agam en ti p rom essi col Ir aitato del 1155 può essere stata provocata dal m a la n im o deLl’im p era-

tore nel mantenere le promesse (2).

Il secondo privilegio (3) comprende la raccolta e la con ferm a, fa tte per desiderio degli ambasciatoci, di tutte le con cession i e le c o n su e tu ­ dini che si erano venute formando dal tempo di R u ggero nel co m m er­

cio coi Genovesi, aggiunte le nuove franchigie accordate dal re. La p iù importante di «jueste concessioni fu l ’esclusione v o lu ta da loro di lutti i Francesi dal diretto commercio col regno di S ic ilia . C om in cia qui ad affermarsi 11 carattere di monopolio' che essi vogliono dare al loro traffico obbligando i paesi della coista provenzale a far caipo a G enova.

La quale fper altro dovette tanche adattarsi a una certa lim ita zio n e del libero movimento ideilo sue D ia v i m ercantili in quanto tìl re r>i r ise r v a v a la facoltà idi (limitarlo iteniporaneomente durante li p rep a rativi di sp e ­ dizioni marittimo d ’interesse imi Ili tare, inoltre non potevano essi a c q u i­

stane nè affittare mavì senza perm esso del governo.

il) Annali I, 46*47 «quam nemine promissionem non solum refri ta n te p o ten tie tantoque magnitudini'. verum etiam ceteris hominibus pacem tenenti-bue la n u e n e e s u*qtic modo alwqne sacramento firmiter tenuerunt et tenen. unde quidem m u lto maiora et. pulchriora lanueneoe accepisse quam fecisse, longe lateq u e a sap ien tib u s l»cr Orbem dicitur et tenetur *. È anche notevole che deçli am basciatori dice : « eum inulta diu et diu de honore rejriv et Ianuensis civitatis insim ul traetaviseent, tandem pacnm et concordiam ex utroque latere taliter firmaverunt »» Il giuram ento è in Ol i v i e r i,

Serie dei consoli ecc. Atti 8. L., I. 292.

(2) Annali, pag. 48; Chalandon, II, 247.

f3) Lib. lur., I, 230 con la data errata del 1157, come jrià era sta to avv ertito da Olivieri, Atti ecc. I, 290. Questi aveva però ritenuto trattarsi di due docum enti d i­

stinti mentre *ono due parti di un medesimo atto come m ostra an ch e an alogo docu­

mento concesso a Venetia nel 1175. Sc h a u b e, 558 n. 5.

(10)

η GIORNATE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

D a q u esto d ocu m en to tsi vede an ch e q uali tf cassero i generi che offri­

v an o (pili (larga m a teria aJ com m ercio di esportazione e di im portazione e q u ali le tasse cfhe.si esigevan o. A M essina i Genovesi pagavano due sold i iper o g n i b ottega e uno (per diritto d'entrata purché provenissero direttam en te d a G enova; «neH’usciTme ακη tari per og n i due colli di merce e altrettan to per 4 salm e di gran o del quale l'esportazione era permessa so lo per G enova (1); nessu n pagam ento dovevano p er la pesatura od erano autorizzati a v a lersi d elle proprie bilancie me 1.1 e rontrattazioni 4ra loro. Q uando ven ivan o da A lessandria, dall'E gitto e da qualunque altra *terra cr istia n a o sa racen a erano len uti a dare il 3 % sul valore delle m erci vendute. Anche s i .ricava che a P alerm o acquistavano di pre­

ferenza m a ia li, facendoli venire dall'interno, cotone, pelli di agnello, la n a (greggia e frum ento e vi im portavano panni di la n a pagando 120 del valore cioè il 5%, per tutto il resto 1/10. Analogam ente a G irgenti e Mazara.

N u lla era inn ovato per Qe con su etu d in i d i Salerno e delle altre terre di -Calatoria e d i P u g lia «che rim anevano alle condizioni del tempo di R uggero.

Q uesto atto attesta una grande v iv a cità di commerci risalente, eom'è natu rale, anche al tempo di R uggero (2), poiché grandi correnti di <raf- fiso non s'im provvisano, e conferm ata an ch e da altri atti. ITn documento del 1142 che sta b ilisce le funzioni ed i proventi del tcintraco, gli a sseg n a u n a m in a di gran o p er ciascu n legn o carico d i frum ento proveniente d alla S icilia e la cu ria arcivescovile esige una m ina per ogni uomo se ei tratta di g r a n o e 11 sold i s e d ’altra nmerce, un quartino di grano invece a p erso n a (per le navi ch e vengono di Calabria, m isure queste indicate d a lla tariffa arcivescovile d elle decime redatta nel 1143 e in vigore ancora nel 1258 (3).

Le intense relazioni ch e queMi accordi presuppongono sono confer­

m ate dal trovare num erosi Genovesi, a M essina specialm ente e a Palermo dove, sin dal 1150, appaiono, com e altre popolazioni straniere, costituiti in una vera u n iv er sità (4); m a anche più dalle preziose indicazioni, re­

lative agli anni im m ediatam ente succeduti al trattato del 1156, forni­

teci dal c< n otu lario » di G iovanni Scriba, ri notissim o e più antico dei notai genovesi di cui si con servin o gli atti (5).

fi) In valor nom inale, il soldo i:erorc-e a qneeto tempo corri-ìT*>nde a circa L. 1.25 di m oneta aurea; il tari a 2.50: la salm a h, rii litri 163.

(2) Nel 1141 Alberto V ento lam enta la perdita fatta dal fìllio Parano in flicilia di un'* Arca - con quanto vi era contenuto e vorrebbe e**ere invlcn ni zzato dal co­

m une m a non ottiene «oddtefazione, L ib. lu r . I. n. 73.

(3) L ib . Iu r iu m I, n. 75 e 909: R e g itlr u m Curie Archicp. Jan., Atti Hoc. Lie., Vol. II, fase. 2, pa^. 10, e B elcìano, M u tu a z io n e del regittro arcivctc ovile, ibid. parte Π , pag. 465.

(4) A m a i i , S to r ia d e i M u s u lm a n i, II I. 297.

(5) M o n u m e n ta H itto r ia e P a tr ia e, C h a r ta r u m, t. II, Torino 1853.

(11)

Nello iscbematiisano arido delle contrattazioni econom iche, d elle coni- pere, delle v-endite, dedite •società e delle accom endazioni p er com m er­

ciare su tutte le coste mediterranee, d alle isole ita lia n e al M arocco e a ll’Egitto, dalla Spagna alla Siria e a C ostantinopoli, ci s i offre un q u a ­ dro if rammentano «e anorganico, m a m irabile d i esp ression e e d i p e r su a ­ sione, a rappresentare una vertiginosa attività m erca n tile, u n a v ita intensa, una larga partecipazione al movim ento d ei com m erci e d ella navigazione da 'parte di tutta la cittadinanza, a m ostrare ile corren ti e gli sibocclii di quei traffici. Salerno e sopra tutto la S ic ilia , in d ic a ta genericamente o nei suoi porti principali, sono a p pu n to i lu o g h i p iù frequentemente nominati negli atti del notaio G iovanni g ià stu d ia ti d a llo Sci i aube e sui quali avrò occasione di tornare p iù avan ti.

La idiilìcile posizione in oui Genova ven iva a tro v a rsi in se g u ito ai due recenti accordi col regno normanno e con l ’im pero d ’orien te fu certo migliorata dalla tregua trentennale stip ulata nel 1158 tra N o rm a n n i e Bizantini, ni in a m a ti entrambi d alle aspirazioni di F ed erico B arb a- russa (1). Ma questi non era uomo d a rinunciare a lle p rop rie p retese e al proposito di compiere ila sovran ità universale d e ll’im pero. N ella prima discesa aveva dovuto abbandonare d’idea d ella sp ed izio n e nel mezzogiorno anche per l ’insurrezione romana deJ 1155. Ora, dopo la dieta di Roncaglia, costretto il papa Alessandro a u scire da R om a, fia c­

cata la resistenza comunale con la distruzione di M ilano, l ’im p era to re poteva accingersi a compiere la parte del 6uo p rogram m a relativa a l regno normanno.

Però Γesempio del passato e la certezza òhe il R egn o non sarebb e stato abbattuto [finché non si foi se occupata la .Sicilia che n e era la b a se, rendevano indispensabile l’impiego di forze navali e l ’im pero n on ne possedeva e non poteva procurarsene se non dai com un i m arittim i. Che Pisa aderisse ad un accordo in questo isenso era .naturale e con form e alla sua politica tradizionalmente poco favorevole a i N orm ann i, a m ica invece dell'impero. Più diffìcile ap pariva l ’intesa con G en ova ch e v o ­ leva mantenere la propria indipendenza e aveva sap u to con serva re la neutralità nella precedente discesa quando il su o a tteg g ia m en to era stato, anche ee indiretta, non ultima causa d ella salvezza di G uglielm o I.

Genova vedeva come un’alleanza troppo sp in ta con Γ im peratore cor- n S'f il pericolo, date Je idee e le aspirazioni di lui, di tra sfo rm a rsi in vincolo rii dipendenza; perciò a R oncaglia aveva g iu stifica to il rifiuto di obbedienza e di fornire ostaggi e aiuti con gli a n tich i p riv ile g i e col diritto di mantener libero il amane, mentre aveva ricu sato non p ro m e ssa generica di fedeltà m a pagamento di qualunque .reddito perché non p o s­

sedeva terre dell’impero e i suoi cittadini, dovunque a n d a ssero per i

•loro commerci, pagavano già forti imposte.

(2 ) Cha la n d o n, I I , 263

(12)

14 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

D ella libertà d* azione lasciatale dall'im peratore costretto a rinun­

ciare aille su e pretese, Genova s i era v a lsa continuando a trattare con l'im p ero greco, p arteggian d o per il p ap a A lessandro, scortandolo anzi sin o in F ran cia q uan d o appunto a Genova egld si era rifugiato su galee sicilia n e (1). iL'alleanza norm anno-genovese sem brava dunque raffor­

zata d a ll’ap p oggio del papa, dalla com une avversione ai P isan i e ai due im peri.

Ma la v itto ria im periale aveva m utato le cose con siglian d o prudenza, m entre l'accordo concluso d al B arbarossa con P isa (G aprile 11&?) tra s­

form ava la situ a zio n e m inacciando di tag lia r fuori Genova assoluta-

<mente d a lla S ic ilia con d ann o grande e sicu ro così dei rapporti im m e­

d ia ti con l ’iso la com e per la m an can za di quella base im portantissnana verso gli scali d ’oriente.

Le con cession i dell'im peratore ai P isa n i, in cam bio dell'aiuto della flotta che doveva trovarsi pronta nel settem bre, erano infatti di una lar­

gh ezza eccezionale. Oltre i p iù am pi p rivilegi n e ll’ Ita lia settentrionale e su lle coste di F ra n cia , oltre a l diritto di circolare liberam ente in Si- o iiia e in tu tto il con tin en te m eridionale sen za alcu n ostacolo ai suoi com m erci, P is a aveva in feudo la m età di Palerm o, di M essina, di Sa­

lerno, di N apoli e dei risp ettivi parti e territori e per intero Gaeta, Ma- zara e T rapani oltre u n ’intera strad a in ogni a ltra città del regno, e infine un terzo del tesoro di G uglielm o (2).

Sem brava che 1 im peratore cedesse ai suoi alleati gran parte dello sperato acquisto territoriale del regno e tutto il predom inio e lo sfrut­

tam ento econom ico. lì' difficile credere che un tali uomo e un tale po­

litico avesse realm ente l'in tenzion e di fare con cession i di questa por­

tata; e, benché il docum ento s ia m olto significativo come prova delle pretese sm odate d elle città com m erciali, non è neppur credibile che P isa si illu d esse di veder com piute tutte quelle prom esse: forse m olto era ch iesto e m olto prom esso con la prosp ettiva che, a lla resa dei conti, si

sarebbe venuti a qualche accordo intermedio.

In og n i m odo, il p ericolo era per Genova grave e imminente; in caso di vittoria im periale, e ssa avrebbe veduto saldam ente costituito in S i­

c ilia il p redom inio com m erciale ed econom ico di P isa e lo stabilirsi dei P isan i a M essina Je avretube Chiuso lo stretto; nè la vittoria imperiale doveva apparire troppo difficile dopo il terribile eseanpio di Crema e di M ilano. Di più la c la u so la deM'aocordo per cui P isa si obbligava a far gu erra a G enova se ^im peratore Jo volesse, le faceva balenare il p ericolo d ’eeser com battuta insiem e per m are e per terra. Accostami a ll’im peratore doveva allora apparire com e u n mezzo di salvezza e di controbilanciare la futura espansione d ella rivale. Ed appare che le

(1) A nnali, I , 50-1 ; M a u f i o n i , 225; Im p k b ia lh , 259 sfcg.

(lì S i i a g c s a , I I , À p p e D d . p . IV *&ζ.; M a n p io n i, 229; Α γ η ι γ μ , 554; C h a la n d o n , I I , 29C * * ·

(13)

straordinarie (promesse a Pisa fossero uno specchietto p e r a ttir a r e G e­

nova e (mostrarle qual vantaggio si lasciasse sfu g g ire n on a lle a n d o s i all1 impero. Si comprende perciò «come, iniziate subito, n ello stesso m ese di aprile, trattative con Genova, Federico lusingandone le v e lle ità a m ­ biziose di predominio nel Mediterraneo, venisse ad un accord o (9 g iu ­ gno 1162) su basi analoghe, sebbene un po’ meno larg h e, a q u elle poco prima stipuliate con Pilsa.

1 consoli, andati dall' imperatore a Pavia, gli g iu r a v a n o fe d e ltà e a;uto contro la Sicilia, e poi anche contro i Saraceni, m e d ia n te u n a spedizione da (farsi nel settembre dello stesso «anno o n el m a g g io s u c ­ cessivo. Se l ’impresa doveva (per qualche ragione rim a n d a rsi, il tr a t­

tato conservava pieno valore ma la spedizione non doveva fartsi se n on dopo un anno di preavviso e sempre nel periodo tra m a g g io e settem b re.

Genova ls'impegnava ancora a difendere la futura co n q u ista del B a r- ifarus'a contro Guglielmo e i suoi successori e a non fa T p a ce sen za il consenso imperiale (1). Il giuramento fatto dai consola in n om e d ei c it­

tadini impegnava anche quei Genovesi che si trovavano ad essere v a s ­ salli i dal re di Sicilia (2).

In compenso, Federico non desinava le con cession i: l ’in tera c ittà di Siracusa in feudo con tutto il suo territorio oltre a 250 fe u d i n o b ilia ri nel Val di Noto o nel territorio del conte Sim eone figlio n a tu ra le del re Ruggero; in ogni città dell'isola esenzione com pleta d alle im p o ste, u n a stnida con dhiesa, fondaco, bagno e forno e con p ien o d iritto di a m m i­

nistrazione e di giurisdizione sui concittadini; neJJe co n tr a tta zio n i fra genovesi riconosciuto il diritto di valersi di propri p esi e m isu re. Q uando poi il re di Sicilia avesse operato a loro carico con fisch e di mearci in seguito a questa loro alleanza, Π -niperaiore avrebbe risa rcito i d a n n i fcino a un ventesimo del bottino di guerra e concesso un quarto dei te ­ soro reale, fatta eccezione per le pietre preziose; a s u a v o lta avrebbe avuto la metà del bottino fatto dai Genovesi in otro, argen to e seterie.

S'intende che in tutte le terre conquistate i Genovesi non dovevano p a ­ gare alcun dazio, pedaggio o gabella di qualunque gen ere, a n ch e se per Γ addietro dovuta «I era loro riconosciuto il d iritto di espeiLlere i Provenzali e Francesi non solo d alla Sicilia ina da tu tto il re^no con proibizione di commerciarvi. Eguale trattamento per i V eneziani se non

si fossero riconciliati con Timperaitore (1).

11) Lib. lur., n. 238. Ib„ n. 237, la promossa di far guerra a sua rich iesta, e quando mantenga tutti i patti, contro i Saraceni.

12) Dati I frequenti e interni rapporti, non pochi genovesi ei eran o eta b iliti nel- l ifola, eo*ì un Guglielmo 8cai*aria vi aveva viçme e terre <C lia rt. II, n. 1054, 16 g iu g n o 1161) e un Oiovanni de Cicala era burocnti* del re nel 1153, G a r u f i , I d o c u m e n ti in e ­ diti dell'epoca normanna in Sicilia, I (Doc. per la storia di 8 ic ilia , Ser. I, vol. X V III), Palermo, 1899, n. 35.

(1) Lib. lur., n. 236; I m p e r ia le , 272 *gg., *21 * £ ¥ · ; S i r a g ü s a . I l , Append. pag. X V III;

M a n p i o n i, 229; Rnurm. 566; O b a u n d o n , l i , 237.

(14)

I t i GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

Il M anfroni si è posto il quesito se i Genovesi fossero in (buona fede qu an d o so tto scrissero questo p a tto e ritiene che, dopo il tra tta to tan to vantag g io so ai P isa n i, 11011 potessero accontentarlsi di u n a parte se co n d a ria e che perciò esso fosse un ripiego m om entaneo per sto rnare la tem pesta, u n ’abile m a n o v ra p e r rom pere nellle m a n i dei P isan i u n ’a r ­ m a con la q u a le sp erav an o di ab b attere i rivalli; e ne tro v a conferm a nel fatto che, m en tre Guglielmo s ’im p a d ro n ì con la forza degli averi e delle persone dei P isan i resid enti nel regno e ne sequestrò le navi, non ris u lta che ab b ia torto un capello :ai Genovesi. Da çiô è indotto a credere che Genova ab b ia sap u to giustificare presso il re la convenzione s tip u la ta con Federico e che alila nuo va g u e rra scoppiata subito dopo tr a P is a n i e Genovesi a C ostantinopoli non s ia s ta ta e stran ea l ’opera del re (1). Certo è Ohe n e ssu n a n o tizia abbiam o di persecuzioni ai Ge­

novesi d a p a rte idi Guglielm o; m a n o n s a r à un caso che nei documenti del notaio G iovanni che, sebbene non num erosi, rig u a rd an o gli anni 1163 e 1164·, non s i trovi, dopo il g e n n aio 1162, al'cun atto comm erciale relativo al regno no rm an no . Il solo nom e che si ris c o n tra è di un Soli­

m ano d a S alern o che g ià negli a n n i antecedenti a p p a re domiciliato a G enova dove possedeva te rre e case (2); e i q u attro a tti che lo nom i­

nano non rig u a rd a n o r a p p o rti comm erciaci coil regno (3). Se questo non è asso lu tam en te u n caso, d im o stra a li’evidenza che i rap p o rti, i viaggi, de accom endazioni p e r l a S icilia e il continente m eridionale erano allora in te rro tti. Nè fa difficoltà il tro v are nel 1165 c a ttu ra ta dai P isan i u n a nave ap p arten en te insiem e a genovesi e p a le rm ita n i perch'è questo ra p ­ porto poteva essersi stabilito n e ll’ E gitto donde la nave proveniva e forse avevano p o tu to te n ta re i genovesi d i f a r p e n e tra re in Sicilia merci a loro a p p a rte n e n ti so tto il fittizio possesso di (Siciliani, come pare cer­

cassero farle p e n e tra re sotto da b a n d ie ra dei (Lucchesi coi quali erano in b uoni ra p p o rti di am icizia (4). Si s a d’a ltro n d e che d u ran te questo tem ­ po le nav i d i Genova p er ev itare i m a ri siciliani navigavano lungo la c o sta occidentale d ella C orsica e d e lla S a rd eg n a e quindi, oltrepassate P a n te lle ria e M alta, costeggiavano l ’A frica setten trio n ale verso Ales­

s a n d ria (5).

(1) Ma n f r o n i, R ela zio n i, p ag . 607 sgg. ; S to r ia della m a rin a , 230-231.

(2) Ch a r t., I I , n. 639, 645, 646, 701, 1072 e c fr. Sc h a u b e, p. 193 e n. 4. H 18 settem bre 1162 egli f a u n p re s tito di 45 lire genovesi a t r e messi d i u n caid egiziano che si p ro p o n ev a d’a n d a r e in S icilia e in questo a tto è c h ia m a to ianuensis e fidelis del re G uglielm o; m a q u esto e r a u n tito lo d ’o n o re co n ferito g li a n te rio rm e n te e d ’a ltr a p a r t e q u e st’a tto non rig u a r d a rapsporti con su d d iti del re n o rm an n o .

(3 ) C h a r t . , n . 1 3 2 2 -1 3 2 4 , 1 3 9 1 . L ’esser d e tto che t r a i c a p ita li d ella società d a lui s t r e tt a con D onato di S. D onato e ra n o « in S icilia ta r e n i ducentum » (n. 1 3 2 3 ), non in firm a perchè p o te v a q u e lla som m a ra p p r e s e n ta r e un credito o com unque un re si­

d u o d i c o n tr a tta z io n i a n te rio ri.

(4 ) Sc h a u b e, p a g . 56 7 e n . 3 . ( 5 ) Sc h a u b e, p a g . 1 8 9 .

(15)

La m ancanza di atti notarili dall 1164 -al 1179 im pedisce di co n tro l­

lare con d a ti degli anni imm editam ente successivi q u esta in te rru z io n e di rapporti che appare pronta conseguenza del tra tta to . Cosicché se fu un colpo di abilità o se, più prob albi Irniente, Genova volle con esso m et­

tersi al riparo d a ogni pericolo nel caso di u n a v itto ria im p eriale, p e r­

dette, nella .speranza o nel timoire di u n evento possibile, u n a u tilità .certa. (Piuttosto p a r di vedere qui u n a necessità a cui non p o tev a so t­

tra rsi e che accoglieva di m ala voglia di fronte alila m in accio sa po tenza imperiale, e confermano in questo giudizio la non eccessiva so d d isfa­

zione di Caffaro, dhe sorvola sul patto e insiste invece s u ll’in n eg ab ile e grande vantaggio che ne derivò, il riconoscimento d ell1 a u to n o m ia del Comune, e le parole del continuatore di lui, Olberto C ancelliere, q u an d o n a rra cihe due dei consoli d eiran n o 1164 si recarono presso Federico « vo­

lentes scire utrum im perator vellet a u t ad quem term in u m facere exer­

citum quem civitas nostra super iGu i lle/lmum regem Sicilie in v ita et coacta facere prom iserat » (1). E ra sta ta u n a necessità p er ev itare il peggio : m a ci perdettero, o almeno ebbero u n a d a n n o sa sosta, i f r u t­

tuosi commerci con la Sicilia dove lasciarono p er alc u n i a n n i libero il campo ai concorrenti veneziani che, per effetto del tr a tta to con Federico, avevano invece cercato di allontanare dall’isola; ed essi seppero t r a r r e tutto il profitto dell’ accordo comm erciale stipulato nel 1155 con G u­

glielmo (2).

Alcune clausole del trattato m ostrano però che l’im p erato re n o n r i ­ teneva molto sicura la spedizione per l’anno stesso; la g u e rra con P isa , la questione per la (Sardegna e specialm ente per B arisone di A rborea mettevano nuovamente idi fronte Federico e i Genovesi dopo un breve momento in cui la fazione oligarchica dom inante in c ittà e ra a p p a rs a cercare un appoggio alle sue m ire nel sostegno della corte im periale (3).

Lo i$tato penoso e dannoso in cui Genova si trovava è a tte sta to d al ra c ­ conto di Olberto Cancelliere che cioè p iù volte si p rese n taro n o gli a m ­ basciatori a Federico per icihiedere se e quando la p ro g e tta ta spedizione dovesse farsi e sempre ne ebbero risposte dilatorie (4). L’im p erato re era ciiiconué&o da troppe difficoltà e (doveva far calcolo di tro p p i ele­

menti per decidere la lontana e difficile im presa, m en tre i ra p p o rti di Genova con P isa e con lui stesso per le questioni della S a rd e g n a non erano tali da dargli grande affidamento.

Ne derivava u n a condizione che non era g u e rra g u e rre g g ia ta e p u r guerra si considerava, come dim ostra il trattato· di pace t r a G enova e Roma stipulato sulla fine del 1165, quando il senato rom ano aveva a b ­ bandonato la causa dell’antip apa *e Alessandro e ra to rn a to in città. Il

(1) A nnali, I, 157.

(2) Sc h a u b e, 548-9.

<3) Im p e r ia l e, 288 s g g . : Ma n f r o n i, 235 s g g .

(4) A nnali, I, 158.

(16)

18 GIORNALE STORICO E LETTERARIO DELLA LIGURIA

tra tta lo , ratificato e g iu ra to d al popolo di Genova nel 1166, dava piena framtehiigia ai Genovesi nel p o rto di Corneto, centro im portante di com­

m ercio g ra n a rio rico rd ato spesso anche nei docum enti notarili, m entre concedeva liibeiro accesso in Genova agli a b ita n ti del territo rio rom ano p er vendere (senza im posizioni le loro m erci; concessioni queste d a va­

lere finché d u rasse la g u e rra con P is a e quella col re di Sicilia e pver u n trie n n io dopo la pace (1). M a questo era in fondo un tra tta to contro ti’im p erato re, q u a n tu n q u e n on fosse politico dirlo apertam ente, e infatti i ra p p o rti con Imi si facevano sem pre m eno cordiali.

A llorché F ederico tornò in I ta lia nel 1166 trovò le cose molto m u­

ta te e p e g g io ra te le p ro p rie condizioni. E ’ vero che e ra m orto appunto a llo ra Guglielm o I e gli e ra succeduto il (figlio quattordicenne Gu­

glielm o II 'sotto l a reg g en za della vedova M arg herita di N a v a rra e che così questo fatto come le agitazioni, conseguenza del fiero governo del m orto re forn iro n o urna b u o n a occasione per colorire il vecchio disegno di co nq u ista del regno, m a è ancihe vero ohe la reggenza riprese su ­ b ito la p o litic a o rm ai trad izio n ale e n ecessaria di alleanza col p a p a e di opposizione al B a rb a ro ssa , rinnovando insiem e la pace con Costan­

tinopoli (2), m en tre Genova aveva prom esse di largihi favori commer­

ciali d a p a rte del re di N a v a rra , Sancio IV fratello di M argherita, p u r­

ché volesse strin g ere u n a le g a col regno di Sicilia contro Federico (3).

L ’im p erato re se n tì a llo ra il bisogno d i rig u a d a g n a re Genova, stac­

c a n d o la d a lla lega se vi e ra g ià e n tra ta , im pedendole di a d e rirv i se era a n c o ra in tem po; e a d a r p ro v a delle sue buone disposizioni la favoriva n e lla questione coi m arch esi d i Gavi e con Guglielmo del M onferrato, m entre, sicu ro di n o n p o te r com piere l ’ag o g n a ta spedizione se non con l'a iu to di en tra m b e le repubbliche, cercava di pacificarle (4). I Pisani, però non volevano sa p e rn e d i u n a spedizione in comune coi loio livali, disposti a ra d d o p p ia re p iu tto sto il proprio contributo e Genova si di­

c h ia ra v a p r o n ta p u rc h é fossero lib e rati i prigionieri che essi tenevano (5).

M a m en tre d u ra v a n o le tra tta tiv e , la terribile pestilenza scoppiata a .Roma dopo la v itto ria o tte n u ta v i d all1 im peratore e dopo la nuova in ­ c o r o n a z io n e , d istru g g ev a l’esercito, rovinava ogni piano e arrestava

il propotsito d e lla spedizione sicilian a, non senza soddisfazione di P isa che, isebbene lasciasse inoperosa nell porto la potente flotta p reparata, e ra lie ta d i non m ette rsi a u n ’im p resa d u ran te la quale Genova avrebbe

(1) I Gi o r g i, I l tr a tta to di pace e di alleanza del 1165-66. fr a Roma e Genova, A r­

c h iv io d e lla S o cietà ro m a n a di s to r ia p a tr ia , XXV, 1903, pag. 397 sgg. I n C h a r ta n m . I l n 1517 p a g . 997 sgg. è solo l’u ltim a delle q u a ttro p a rti del tr a tta to ; v. Sc h a u b e,

759. A d a n n o di P is a , G enova strin g e v a nello stesso tem po un im p o rtan te tr a tt a to c o m m e rc ia le co n L u c c a ; ìMa n f r o n i, 236; Sc h a u b e, 800.

(2) Ch a l a n d o n, I I , 354 sgg.

(3) L ib . lu r ., I, 234.

( 4 ) Ma n f r o n i, 2 4 0 -1 .

(5) A n n a li, I, 204.

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potuto danneggiarla. L a costituzione della Lega (Lombarda, rivolgendo al settentrione della penisola Γ attenzione dell1 irnperatore, g l’im pediva di pensare più oltre al Mezzogiorno e IH regno n orm ann o vedeva la sua

«linea nettam ente tra c cia ta neflla necessità di sostenere la lega e di m et­

tersi al rip aro di ogni invasione ted esca: quanto magìgiore e ra la b a r ­ rie ra dhe le arm i im periali trovavano a! nord, ta n to m eno potevano pensare a scendere al sud (1). D’a ltr a p a rte il fallim ento della spedi­

zione del 1167 m u tava .anche l’atteggiam ento di P is a che tentò subito, deduisa certo e sfiduciata orm ai delle prom esse im periali, di ria lla c cia re i rap po rti coO regno di Sicilia. U-na p rim a a m b asciata no n ebbe fo rtu n a;

u n a seconda, quando P isa si fu ria c co sta ta al p a p a , riu scì a conchiu­

dere nel 1169 u na pace perpetua che ridiede alla rep u b b lica i fondachi perduti; e si ripresero icosì gli amicheyoli rap p o rti d a sette a n n i so­

spesi (2).

Di questa pace Genova doveva fare le .spese perchè le navi siciliane isi unirono a quelle ài P is a per comihaitteria. In fa tti l ’a n n o dopo u n a flotta siciliana ritoglieva nelle acque del Gigüio u n a gaflera p isa n a ai genovesi che l’.avevano c a ttu ra ta (3) e /già nel .1168 il francese P ietro di Blois, che aveva tenuto a corte i più alti uffici, scam pato a stento a lla strage d eterm in ata dallie rivallità e dagli odi cortigiani, si e ra im b ar- caito con q u a ra n ta compagini, per to rn are in p a tria , so p ra urna g a le ra tolta ai genovesi (4), ciò che m ostra come i ra p p o rti fossero sem pre ostili.

Eppure da u n a parte e d a ll’a ltra si doveva desid erare la p a c e: se stiamo a Oberto Cancelliere, l’in iziativa dcH’avvicinam ento p a r tì d al re che nel 1168 m andò a chiedere accordi di pace, aiferm azione che non si può controllare m a che appare conferm ata dal fatto che i tre a m b a ­ sciatori .recatisi in Sicilia, Ruggero de Castro, Amico G r i lo e il console Bellomuistò, ne ritornarono senza aver nulla concluso. (5). Se realm ente l'offerta di pace era p a rtita d al re, si può supporre che le pretese ge­

novesi, eccitate amdhe dalle recenti esorbitanti prom esse im p eriali, fos­

sero eccessive; fo rs’ lanche ta difficoltà veniva d alia com plicata s itu a ­ zione politica di Genova 'e dai suoi rap porti con P is a che è probabile essa volesse, secondo la sua vecchia pretesa, esclusa d ai p orti siciliani.

Certo è che il regno s ’intese invece con P isa e che l«a tensione dei r a p ­ porti con Genova durò ancora alcuni anni.

In realtà riesce un po’ difficile a spiegare q u esta p ersisten te o sti­

lità, quando anche Pisa, già p u r tanto avversa iai Normianni, si e ra loro riaccostata. Un p o ’ di -luce può forse venire dall co n sid erare i r a p ­

ii) La Lu m i a, S tu d i di S toria Siciliana {La Sicilia sotto G uglielm o il Buono), vol. I, pag. 117 sgg.; Ch a l a n d o n, II , 364 sgg.

i(2) Sc h a u b e, 555; Ma n f r o n i, 245

<3) A nnali, I, 236 s g g . ; Ma n f r o n i, 247.

(4) Ch a l a n d o n, I I , 346 (5) A nnali, 1, 213.

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