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3.1. Il contesto Europeo

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Academic year: 2021

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1. Premessa

Il termine “Contratto”, nell’interpretazione del contesto riguardante i programmi di riqualificazione, esprime l’esigenza di rigenerare un ambito urbano attraverso un processo di coinvolgimento e partecipazione diretta dei residenti, delle associazioni e di tutti gli operatori istituzionali.

I Contratti di quartiere, istituiti nel 1998 per iniziativa del Ministero dei Lavori Pubblici, attraverso la formulazione di un bando per la presentazione di progetti di riqualificazione di quartieri ad edilizia residenziale pubblica; proponevano quindi di integrare contenuti di carattere urbanistico-edilizio e contenuti sociali al fine di consentire alle amministrazioni comunali il recupero di aree urbane particolarmente degradate.

In linea con quanto accade ed è accaduto in altri contesti e con quanto suggerito da diversi programmi dell’Unione Europea, ma anche dalle riflessioni successive alle Conferenze internazionali sugli insediamenti umani – con particolare riferimento alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani denominata “Habitat II” – i Contratti di quartiere recepiscono la necessità di un’analisi e un approccio integrato di tipo sperimentale, per affrontare i problemi delle periferie urbane, spesso teatro di scarsa coesione sociale, con situazioni di marcato disagio abitativo e occupazionale.

Alla base dei contenuti generali dei programmi di riqualificazione urbana sono individuabili:

• una componente urbanistico-edilizia, indirizzata al rinnovamento dei caratteri edilizi e funzionali dei quartieri, volta ad accrescere la dotazione di servizi e verde pubblico, con una forte attenzione ai temi ambientali e al risparmio energetico.

• una componente sociale, rivolta ad affrontare i temi della disoccupazione, dell’evasione scolastica, dell’emarginazione e della microcriminalità.

Gli elementi attuativi di tali contenuti sono a loro volta suddivisi in ulteriori categorie operative :

Qualità morfologica;

Qualità ecosistemica;

Qualità fruitiva;

Sistema qualità;

Tra questi il secondo obiettivo generale di sperimentazione riguardante la qualità ecosistemica, oggetto del presente caso di studio, è inteso come l’insieme delle condizioni atte a

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realizzare e garantire nel tempo situazioni di benessere dell’abitare nella città e in particolare l’interno degli edifici, nel rispetto degli ecosistemi preesistenti e nell’intento di un risparmio nell’uso delle risorse naturali disponibili e di un miglioramento della qualità ambientale.

A tale approccio operativo viene richiesta un’applicazione a diversi livelli di intervento : “1°

Livello - Alloggio”, “2° Livello – Organismo Abitativo”, “3° Livello – Complesso Insediativo”;

ovvero si pone la necessità di operare a partire dalla microscala dell’unità abitativa sino alla macroscala del contesto urbano circostante.

In Tabella 1 si riporta una sintesi schematica di tutti gli elementi attuativi previsti nei programmi di riqualificazione, con i relativi sottotemi di attività.

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Obiettivi Descrizione Temi Esempi di approfondimento

1.1 Modificazione e qualificazione di tessuti consolidati e/o degradati

Es. Rispetto e valorizzazione delle preesistenze storico-architettoniche, delle relazioni, degli spazi urbani e dei modi d’uso

1.2 Conservazione e valorizzazione dei tessuti storici

Es. Salvaguardia del valore etico civile e di identità culturale, valorizzazione della presenza di attività non residenziale e di servizio

1.3 Modificazione con integrazione funzionale

Es. Definizione di livelli di interrelazione e fruizione integrata tra attività residenziali ed extra-residenziali

1. Qualità Morfologica

Insieme delle condizioni tipologiche del complesso insediativo e/o dell’organismo edilizio tali da garantire la salvaguardia e la valorizzazione del contesto e il raggiungimento di soddisfacenti livelli qualitativi dal punto di vista architettonico, relazionale e percettivo, sia nel recupero che nella nuova edificazione.

1.4 Qualificazione dello spazio urbano

Es. Integrazione relazionale dello spazio urbao, relazioni tra spazi urbani, automobili e residenze.

2.1 Bioarchitettura ed ecologia urbana – risparmio delle risorse

Es. Individuazione delle abitudini di consumo degli utenti finali relativamente ad acqua, energia, ecc.

2. Qualità Ecosistemica

Insieme di condizioni atte a realizzare e garantire nel tempo condizioni di benessere dell’abitare nella città e in particolare all’interno degli edifici, nel rispetto degli ecosistemi preesistenti nell’ambiente e assicurando un risparmio nell’uso di risorse naturali disponibili.

2.2 Bioarchitettura ed ecologia urbana –

miglioramento della qualità ambientale

Es. Percezioni degli utenti finali relativamente all’impatto dei fattori inquinanti (acustica, aria, rifiuti)

3.1 Accessibilità, visibilità ed adattabilità D.M. 236/89

Es. Mappatura, ascolto, definizione dei modelli di mobilità dei soggetti svantaggiati

3.2 Flessibilità Es. Modelli fruitivi dell’alloggio in rapporto alla composizione dei nuclei familiari

3.3 Nuovi modi di vita e di uso dell’alloggio

Es. Modalità di socializzazione e nuove forme di lavoro

4 Sistema Quali : Definizione dellastrutturaorganizzativa,delleresponsabilità,delleprocedure, dei procedimenti, delle tecniche e delle attività a carattere operativo, messi in atto per soddisfare i requisiti di qualità, cioè le proprietà e le caratteristiche di un prodotto che conferiscono a esso la capacità di soddisfare esigenze espresso implicite

3. Qualità Fruitiva

Insieme delle condizioni che garantiscono un uso del complesso insediativi e/o dell’organismo edilizio da parte degli utenti, all’atto dell’insediamento e nel tempo con un particolare rimando all’approfondimento delle questioni inerenti l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche, la sicurezza di utilizzazione e il soddisfacimento delle esigenze dei nuovi modi di vita con particolare riferimento alle utenze sociali deboli.

3.4 Utenze sociali deboli Es. Bisogni abitativi relativi ad anziani, famiglie numerose, studenti e altre categorie sociali con gravi problemi di emarginazione ed esclusione sociale TABELLA 1 – ELEMENTI ATTUATIVI PROGRAMMI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA

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2. Introduzione

A seguito dell’approvazione del bando di gara relativo al finanziamento di interventi sperimentali nel settore dell’edilizia sovvenzionata, da realizzare “nell’ambito di programmi di recupero urbano denominati Contratti di quartiere” (come da Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici – Presidente Comitato per l’edilizia residenziale n. 238 del 22.10.1997, registrato alla Corte dei Conti in data 27.11.1997, e pubblicato in G.U. n. 24 del 30.01.1998 e n. 119 del 25.05.1998); il Sindaco del Comune di Pisa, con nota del 25.06.1998 ha presentato alla Regione Toscana domanda di partecipazione al predetto bando.

Tale domanda, selezionata dalla Regione Toscana e trasmessa con nota del 13.08.1998 al Segretario Generale del CER, è stata successivamente approvata dal Comitato Esecutivo dello stesso nella riunione n. 94 del 29.01.1999; nella quale è stato previsto un finanziamento sui fondi destinati ai Contratti di quartiere, da destinarsi alla realizzazione di un intervento di edilizia sperimentale ed edilizia sovvenzionata, per la costruzione di un fabbricato a residenza collettiva con opere sperimentali concernenti la qualificazione ambientale, l’ acustica, l’ aria, e i rifiuti.

Successivamente dopo alcuni anni, in data 04.08.2005, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Direzione generale per l’edilizia residenziale e le politiche urbane ed abitative approvava secondo la formula di convenzione con il Comune di Pisa e l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, l’attuazione di un intervento sperimentale di edilizia sovvenzionata da ubicarsi in Pisa via Francesco Da Buti ed articolato secondo una linea progettuale di massima, composta da :

• costruzione di un fabbricato destinato a residenza collettiva con alloggi e servizi per utenza universitaria;

• realizzazione di opere sperimentali concernenti il secondo tema della bioarchitettura / ecologia urbana – miglioramento della qualità ambientale e risparmio energetico, tramite interventi su i tre sottotemi dell’acustica, dell’aria, e della gestione dei rifiuti.

Fine ultimo della sperimentazione, la realizzazione di un organismo edilizio inserito in un contesto urbano dalla qualità abitativa superiore a quella standard.

In considerazione degli standard costruttivi, delle tecnologie e dei materiali presenti all’epoca della realizzazione del progetto e dell’approvazione del finanziamento, l’organismo edilizio prevedeva importanti dotazioni innovative riguardanti il sistema di isolamento dell’involucro esterno: era di fatto stata proposta la realizzazione di una nuova tipologia costruttiva delle partizioni esterne tramite un

“cappotto”, ovvero un sistema in grado di garantire un isolamento termico pari ad almeno un valore di

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U = 0,39 W/mqK; che insieme all’installazione di infissi e serramenti ad adeguata capacità di isolamento termo-acustico, fosse complessivamente in grado di garantire elevate condizioni di benessere abitativo in considerazione dell’isolamento acustico e del risparmio energetico specie per le fasi di riscaldamento e raffrescamento dei locali abitativi.

Oltre al sistema di infissi e partizioni esterne, prerogativa del progetto era anche l’isolamento acustico tra i vari ambienti, realizzato attraverso l’impiego di laterizi e blocchi ad alto potere fonoisolante.

Appositamente per il tema dell’acustica nel progetto approvato è stata predisposta una valutazione previsionale dell’impatto acustico, da valutare in fasi intermedie attraverso la realizzazione di una campagna di monitoraggio in punti nevralgici dell’ area nelle fasi ante e durante la realizzazione dell’opera. Scopo la caratterizzazione del clima acustico locale sia nel periodo precedente all’opera che il contributo generato durante la fase di cantiere; nonché un monitoraggio del post operam, ad edificio realizzato, per il confronto e la valutazione dei dati acquisiti.

L’obiettivo qualità dell’aria all’interno dei locali prevedeva invece la realizzazione di opere sperimentali a favore della ventilazione naturale tramite sistemi di collegamento autonomi con l’impianto di espulsione, in modo da evitare fenomeni di interferenza e garantire la compartimentazione contro gli incendi. Si richiedeva inoltre l’impiego di prodotti eco-sostenibili, naturali, non tossisci, a basso rilascio di sostanze e di polveri in ambiente; nonchè la realizzazione di filtri solari verdi con specie arboree a favorire l’effetto schermante verso il trasporto delle frazioni più grossolane di particolato, proveniente principalmente dal traffico veicolare circostante.

A tal scopo il progetto di sperimentazione prevedeva una campagna di monitoraggio per la valutazione della qualità dell’aria suddividendo (analogamente come già definito per l’acustica) le fasi di campionamento in ante, fase di cantiere e post operam. In questo ambito si richiedeva particolare attenzione alla determinazione dei principali inquinanti aerodispersi, come le componenti denominate

“sottili” (PM10 e PM2,5) del pulviscolo atmosferico, e dei principali sottoprodotti derivanti dalla combustione degli idrocarburi come : gli ossidi di azoto, gli idrocarburi policiclici aromatici (sinteticamente definiti come BTEX : Benzene, Toluene, l’Etilbenzene e Xileni), il Benzo(a)pirene;

nonché della presenza di eventuali metalli pesanti come Nickel, Cadmio, Arsenico, Piombo.

All’interno degli ambienti abitativi era previsto inoltre una campagna di rilevamenti microclimatici al fine di valutare il benessere degli occupanti con l’impianti di riscaldamento e climatizzazione in esercizio.

Per ultimo la gestione dei rifiuti prevedeva l’organizzazione all’interno dell’edificio, dal singolo alloggio ai locali comuni dei servizi, la realizzazione di spazi e attrezzature idonee per la raccolta differenziata, mediante un sistema di collettamento centralizzato e allontanamento dei rifiuti prodotti dagli utenti dell’edificio stesso. Nell’intento proposto, il favorire la corretta separazione, la

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riduzione e l’eliminazione della presenza di rifiuti negli spazi abitati per un miglior comfort ambientale, anche attraverso la riduzione di polveri e odori.

Attualmente, a seguito del susseguirsi delle varianti progettuali in corso d’opera e delle nuove disposizioni tecnico-costruttive via via poste in essere dal momento dell’approvazione del primo progetto ad oggi, la proposta originale ha subito necessariamente modifiche e revisioni, lasciando però altresì immutati i contenuti fondamentali alla base del programma di intervento previsti nel “Contratto di quartiere” e delle quattro sottocategorie operative individuate nello stesso.

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3. La riqualificazione urbana

3.1. Il contesto Europeo

Nel corso dell’ultimo decennio le forme e le esperienze di governo del territorio hanno subito importanti innovazioni: una delle novità più rilevanti degli anni ’90 ha riguardato l’intervento dell’Unione Europea sulle questioni urbane e territoriali apparentemente di competenza dei singoli stati.

Sebbene nessun trattato specifichi che le politiche urbane sono di pertinenza dell’Unione, di fatto il territorio è entrato nell’agenda politica comunitaria dalla fine degli anni ’80 diventando nel decennio successivo un campo strategico d’intervento delle istituzioni comunitarie.

Si sviluppa di fatto proprio in quegli anni la consapevolezza della centralità della questione urbana, sia nella promozione dello sviluppo che nella tenuta della coesione sociale. Questo interesse dell’Unione Europea per il campo delle politiche urbane deriva anche da altri obbiettivi perseguiti, come il sostegno della competitività economica e dell’occupazione, la coesione sociale ed economica, il legame con le reti infrastrutturali, lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita.

In particolare gli anni 1997 e 1998 sono momenti di svolta in cui la Commissione Europea avvia una fase nuova di interesse istituzionale dell’Unione per le politiche sulla Città.

In precedenza si erano avuti documenti di carattere scientifico-culturale e pre-politico, come il Libro Verde sull’Ambiente Urbano del 1990, la Carta di Aalborg del 1994, o il più recente rapporto Città Europee Sostenibili del 1996. Tra i documenti programmatici occorre ricordare anche la Comunicazione del maggio 1997 intitolata Towards an Urban Agenda in the European Union, lo Schema di sviluppo dello Spazio europeo (Ssse) e il Quadro d’Azione per lo sviluppo sostenibile che costituiscono i momenti più rilevanti di interesse europeo per l’azione territoriale e urbana.

Parallelamente all’elaborazione di documenti di tipo programmatico, troviamo la messa a punto d’iniziative di intervento come i programmi Urban e i Progetti Pilota Urbani.

Questi strumenti propongono la sperimentazione di approcci e politiche innovative espressamente destinate alle aree urbane di maggior disagio delle città europee, la cui applicazione ha dimostrato la necessità di adottare un nuovo metodo di tipo integrato per affrontare con maggiore efficacia i molteplici aspetti dei problemi delle città; sviluppando in tal modo anche una nuova consapevolezza, per la quale il degrado sociale ed economico dei centri abitati non poteva essere affrontato attraverso distinzioni settoriali e con le tradizionali politiche di Welfare, fino ad allora applicate.

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3.2. La situazione Italiana

Le condizioni socio-economiche ed i caratteri tecnico-costruttivi che hanno presieduto all’edificazione dell’ingente patrimonio residenziale dall’immediato dopoguerra sino ai primi anni ’80, soggetto oggi ad un degrado fisico e ad un’obsolescenza funzionale importante, hanno determinato negli ultimi anni una riflessione approfondita sulle strategie gestionali e sulle metodologie ed opportunità degli interventi di riqualificazione.

È possibile rilevare che ad oggi, in Italia così come in Europa, una rilevante percentuale degli edifici residenziali ha superato il limite di efficienza prestazionale in assenza di interventi, rendendo pertanto necessaria una ricognizione diffusa del deficit qualitativo del comparto abitativo: è di fatto stimabile che circa il 70% degli edifici residenziali ha un’età superiore ai 30 anni, mentre il 35% supera i 50 anni di vita. [P. Melis, 2009]

All’emergenza abitativa del secondo dopoguerra, principalmente connessa ai fenomeni dell’inurbamento e della crescita demografica, è stata data una risposta di tipo prevalentemente quantitativa, con una scarsa attenzione ai livelli di qualità globale delle costruzioni.

Si tratta quindi di un patrimonio importante, il cui recupero costituirà nel medio periodo una percentuale significativa delle attività nel settore edilizio, decisamente superiore agli interventi di nuova costruzione.

La situazione economica in atto nell’ultimo decennio ha inoltre accentuato tale tendenza con forti ripercussioni sugli investimenti nelle costruzioni, ed in particolare sul settore residenziale, facendo registrare un tasso negativo sugli interventi di nuova edificazione e un deciso incremento delle attività di rinnovo. Il recupero del costruito rappresenta dunque una sfida di ampia portata che coinvolge, a diversi livelli, la componente politica, la proprietà e l’utenza, i tecnici, la produzione edilizia e il credito.

In Italia il patrimonio di edilizia sociale pubblica ha dimensioni decisamente modeste rispetto ad altri Paesi europei: l’incidenza sullo stock complessivo degli alloggi occupati al 2001 era pari al 3,8% a livello nazionale. Si tratta tuttavia di un patrimonio non trascurabile e rappresentativo di condizioni diffuse anche nel parco immobiliare privato. Il recupero del patrimonio di edilizia sociale pubblica costituisce peraltro un tema complesso che non si esaurisce nel dare risposta alle condizioni di degrado tecnologico, funzionale e ambientale degli edifici ma che coinvolge le dimensioni dell’architettonica, dell’urbanistica e del sociale. [P. Melis, 2009]

Nascono quindi i programmi urbani complessi, che costituiscono una “generazione”di strumenti per il governo delle trasformazioni urbane che ha rivestito (e tuttora riveste) grande importanza nel panorama nazionale. La loro formazione è di fatto stata spesso occasione per una “rivisitazione” o per

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una nuova elaborazione degli strumenti urbanistici in vigore. Le sperimentazioni da essi introdotte, sia metodologiche che operative hanno favorito e aiutato a sviluppare negli enti locali una attitudine all’integrazione, alla progettualità e alla competizione anche attraverso l’introduzione di nuovi sistemi di valutazione nell’assegnazione di fondi pubblici, rivolti a premiare sia la qualità progettuale, sia l’innovazione che la rispondenza ai bisogni delle comunità insediate.

La modalità “concorsuale” di accesso ai finanziamenti, realizzata mediante la presentazione di appositi “programmi” o “progetti”, da parte degli enti interessati (e per loro tramite anche da parte di soggetti privati), ha inoltre promosso una notevole spinta a maturare comportamenti amministrativi e capacità tecnico-professionali innovative, in grado di rispondere alle esigenze della pubblica amministrazione, assecondando ed eventualmente “governando” tendenze e domande sociali emergenti.

Tra questi “comportamenti amministrativi” è possibile sottolineare anche la ricerca di cooperazione presso altri enti, territoriali e non, e la opportunità/necessità di coinvolgere finanziatori e operatori privati, con una decisiva crescita delle capacità di comunicazione, partecipazione e coinvolgimento dell’Ente locale che intenda promuovere politiche e iniziative di sviluppo.

Un altro dei fattori da sottolineare è l’instaurarsi di forme di partenariato tra pubblico e privato : quindi la cooperazione tra operatori pubblici e privati a sostegno degli obiettivi di qualità urbana, intesa quindi come dotazione “appropriata” di attrezzature e infrastrutture adeguate alla domanda effettiva, qualitativa e quantitativa della popolazione che vi risiede e che vive sul territorio.

Di qui anche la sperimentazione sui cosiddetti “standard aggiuntivi” o qualitativi, nei quali il privato aderente al programma si impegna, oltre alla corresponsione degli oneri dovuti per legge, ad incrementare la dotazione di servizi in modi diversi attraverso contributi monetari, cessione di aree, realizzazione di infrastrutture e gestione di servizi.

Il ruolo del soggetto pubblico diviene pertanto quello di “promotore” e di “coordinatore”di un’insieme di azioni che vanno governate ed integrate, nelle quali assume fondamentale importanza la comunicazione oltre che degli esiti dei programmi a supporto all’attuazione, anche della trasparenza verso gli attori, i cittadini e le loro associazioni.

In questo contesto generale si inserisce, con caratteri originali, la situazione italiana dove i programmi innovativi di provenienza comunitaria, producono il superamento del tradizionale indirizzo settoriale e gerarchico delle politiche pubbliche. Si va quindi sempre più affermando l’orientamento verso interventi di riqualificazione urbana che utilizzano metodi integrati ed intersettoriali, impiego di competenze più ampie ed articolate, capacità di dialogo fra i vari operatori e attori sociali.

La cultura e la prassi della partecipazione ottiene sempre più ruolo fondamentale nei processi di pianificazione; ormai sancita anche da dispositivi normativi, nei quali sono coinvolti anche comitati di quartiere, laboratori, associazioni di volontariato, enti no-profit, cooperative e semplici abitanti. Le riforme della Pubblica Amministrazione e la nascita di nuovi programmi urbani complessi costituiscono

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quindi elementi di innovazione che introducono nuove modalità operative a livello locale, che si adoperano per migliorare condizioni di vita in aree il più delle volte trascurate dall’urbanistica tradizionale.

Tra questi nuovi programmi di riqualificazione urbana che contribuiscono alla diffusione di best practices troviamo i Contratti di quartiere.

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4. La sperimentazione

4.1. La Qualità Ecosistemica

Come già precedentemente indicato, il secondo obiettivo generale di sperimentazione riguardante la qualità ecosistemica, è stato oggetto del caso di studio in analisi nel presente elaborato, relativamente all’intervento di edilizia sperimentale realizzata dal Comune di Pisa in via Francesco Da Buti.

In particolare per Qualità Ecosistemica, secondo quanto riportato nella Guida ai Programmi di Sperimentazione (Interventi con finalità sperimentali Legge 457/78 art. 2 lettera f) viene inteso

“l’insieme di condizioni atte a realizzare e garantire nel tempo condizioni di benessere dell’abitare nella città e in particolare all’interno degli edifici, nel rispetto degli ecosistemi preesistenti nell’ambiente e assicurando un risparmio nell’uso delle risorse naturali disponibili”.

Gli obiettivi di qualità ecosistemica, volti quindi a realizzare condizioni di benessere dell’abitare, sono tesi ad ottimizzare requisiti, prestazioni, procedimenti e costi di costruzione; elementi che troppo spesso sono venuti a mancare nel patrimonio edilizio del nostro Paese, portando così alla realizzazione di edifici esposti al rumore, mal ventilati, inadatti al clima, malsicuri, facilmente degradabili e con basse condizioni di fruibilità.

Caratteristica fondamentale dell’approccio bioclimatico-ecologico è il perseguimento di obiettivi di miglioramento della qualità ambientale e di risparmio energetico nel rispetto delle risorse naturali disponibili e degli ecosistemi preesistenti. L’obiettivo di benessere dell’abitare deve quindi essere perseguito in primo luogo attraverso un’attenzione da parte del progettista - sia che si tratti di nuova edificazione che di recupero - per l’impiego di materiali e prodotti di cui siano note le caratteristiche positive in merito a: basso dispendio energetico in fase di produzione; non nocività per gli operatori dei processi produttivi ed applicativi; assenza di emissione di sostanze tossiche durante il ciclo di vita;

impiego di materie prime rinnovabili o il più possibile di derivazione "naturale"; ridotta e semplice manutenibilità; rimpiegabilità o riciclabilità del prodotto una volta terminato il proprio ciclo di vita.

In quest’ottica operativa i principali criteri di progettazione da tenere in considerazione per il rispetto della qualità ecosistemica dovranno porre in essere azioni a favorire:

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1) Risparmio energetico. Il comportamento termico del sistema edificio deve essere organizzato e controllato in fase di progettazione, attraverso un’organica integrazione con il contesto climatico ed ambientale, per quel che riguarda:

a) Orientamento dell’edificio;

b) Controllo del flusso termico;

c) Uso di materiali isolanti ed accumulo termico;

d) Sistema di oscuramento all’esterno;

e) Conservazione del calore;

f) Irraggiamento solare.

2) Qualità dell’aria e fluidodinamica: a favorire la corretta circolazione all’interno del sistema edificio e di scambio con l’ambiente esterno, attraverso una specifica organizzazione e progettazione mediante :

a) Modelli di distribuzione dell’aria;

b) Ventilazione nei grandi spazi;

c) Ventilazione negli edifici con atri;

d) Ventilazione a rimozione;

e) Tecniche speciali per la distribuzione dell’aria;

f) Benessere termo-igrometrico e qualità dell’aria;

g) Ventilazione naturale.

3) Potere fonoisolante:

a) Protezione contro il rumore;

b) Fenomeno del riverbero.

4) Proprietà tossicologiche:

a) Identificazione della pericolosità intrinseca degli inquinanti;

b) Analisi del destino ambientale degli inquinanti;

c) Definizione degli scenari di esposizione ai fattori di rischio;

d) Stima, in termini quantitativi, degli effetti tossici collaterali agli scenari di esposizione;

e) Integrazione dei punti precedenti in una valutazione globale, che consenta l’abbassamento, in percentuale, della condizione di tossicità dell’ambiente interno (edificio) o esterno (urbano).

5) Valutazione post-abitativa dell’edificio:

a) aspetti insediativi; funzionalità degli spazi interni;

b) benessere socio-psicologico;

c) aspetti fisico-ambientali.

Dal punto di vista bioclimatico si considera che in ambito nazionale almeno 18 milioni di edifici hanno consumi energetici per l’illuminazione, il riscaldamento e l’acqua calda così elevati da presentare la necessità urgente d’intervenire sia sulle strutture murarie che sugli impianti. A tal fine,

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l’adeguamento degli edifici esistenti alle tematiche tipologico-ambientali e tecnologico-energetiche proprie della bioarchitettura, dovrebbe attenersi al rispetto dei seguenti obiettivi di riferimento:

1) un miglioramento dell’efficienza energetica dell’involucro edilizio; 2) un miglioramento dell’efficienza degli impianti; 3) un’integrazione delle nuove componenti tecnologiche solari, eoliche, o altre; 4) modelli di previsione di soleggiamento ed ombreggiamento ed integrazione di sistemi di verde protettivo; 5) il ridimensionamento energetico degli impianti termici; 6) la limitazione del condizionamento estivo con la ventilazione ed un appropriato raffreddamento passivo; 7) il migliore utilizzo del daylighting (illuminazione naturale); 8) la riduzione dei consumi elettrici e termici per aree e periodi parziali di uso; 9) il potenziale risparmio energetico per interventi di solarizzazione passiva.

Come riportato dalle Linee Guida di attuazione dei Programmi Sperimentali, l’attenzione alle problematiche ambientali, anche dal punto di vista dell’alloggio e del sistema urbano, hanno sempre più caratterizzato la legislazione europea imponendo un adeguamento del sistema italiano al nuovo sistema di regole tratteggiato a scala europea: le soluzioni innovative dovranno, pertanto, proporre criteri di progettazione tali da costituire originale contributo tecnico-normativo di indirizzo da utilizzare da parte del Segretariato generale del CER per la definizione della normativa tecnica nazionale.

Per rendere più agevole l’impostazione sperimentale, sono state individuate due tematiche principali nella Guida di attuazione : "Risparmio delle risorse" e "Miglioramento della qualità ambientale", a loro volta suddivise in sottotematiche.

Primo tema sperimentale - "Bioarchitettura ed Ecologia Urbana - a) Risparmio delle Risorse": con i sottotemi:

• a1) Acqua,

• a2) Energia.

Secondo tema sperimentale - "Bioarchitettura ed Ecologia Urbana - b) Miglioramento della Qualità Ambientale"; con i sottotemi:

• b1) Acustica;

• b2) Aria;

• b3) Rifiuti.

Ciascuna di tali azioni, come già precedentemente esposto è da rapportare a diversi livelli di intervento:

1° Livello Alloggio 2° Livello Organismo Abitativo 3° Livello Complesso Insediativo

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4.1.1 Primo tema sperimentale : Risparmio delle Risorse

L’importanza di questo tema sperimentale è motivata dal ruolo rilevante che ricoprono i consumi energetici del settore edilizio rispetto ai consumi energetici globali, tenendo presente che questi vanno considerati non solo sugli effetti che producono sull’esaurimento di risorse e in termini di dipendenza energetica, ma anche sugli effetti ambientali. I consumi energetici civili (riscaldamento invernale, raffrescamento estivo, illuminazione artificiale, servizi igienico-sanitari, elettrodomestici, ecc.) rappresentano quindi a livello comunitario la parte più consistente del totale dei consumi energetici finali. Sia in Italia che negli altri Paesi comunitari, il 70-80% dei consumi energetici civili sono attribuibili alla climatizzazione degli ambienti [Novelli, 2012]

L’organizzazione fisica e funzionale delle città, le caratteristiche tipologiche e tecnologiche dell’edilizia, la densità insediativa, l’organizzazione degli spazi aperti e collettivi, la localizzazione delle attività, le tecnologie e i modi di trasporto, sono i fattori che condizionano i consumi energetici urbani, incidendo considerevolmente sul bilancio energetico globale, anche in termini di spesa.

Considerando, poi, che negli ultimi anni la nuova domanda si è andata via via spostando dalla quantità alla qualità, sia per quel che riguarda la residenza che per il settore terziario e attività produttive; la riqualificazione energetica degli edifici va considerata in termini operativi come integrata ad interventi di recupero complessivo (adeguamento funzionale, strutturale, normativo).

Compatibilmente con le caratteristiche dell’intervento, questo tema sperimentale può essere sviluppato considerando anche un singolo dei seguenti sottotemi, purché lo studio sia coerentemente affrontato nel rispetto delle problematiche dei diversi livelli d’intervento (dall’alloggio al complesso insediativo). Nelle Tabelle seguenti sono riportate alcune delle possibili soluzioni da considerare per i tre livelli abitativi di ogni sottotema analizzato.

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Alloggio dispositivi per la limitazione del volume d’acqua ad usi domestici; dispositivi per il recupero di acque grigie.

Organismo edilizio

dispositivo per il recupero delle acque grigie; dispositivi per il recupero delle acque meteoriche; ottimizzazione della

distribuzione idrica Acqua

Complesso insediativo recupero e gestione delle acque meteoriche

TABELLA 2 – POSSIBILI SOLUZIONI DI INTERVENTO PER SOTTOTEMA “ACQUA”

Alloggio

riduzione delle perdite di calore; controllo della ventilazione naturale; controllo dell’ombreggiamento; controllo dell’illuminazione naturale; dispositivi di limitazione dei consumi elettrici e di riscaldamento; sistemi di captazione attivi e passivi dell’energia solare; sistemi di riscaldamento non convenzionali

Organismo edilizio

riduzione delle perdite di calore; controllo della ventilazione naturale; controllo dell’ombreggiamento; controllo dell’illuminazione naturale; dispositivi di limitazione dei consumi elettrici e di riscaldamento; sistemi di captazione attivi e passivi dell’energia solare; sistemi di riscaldamento non convenzionali; morfologia, orientamento e distribuzione degli spazi.

Energia

Complesso insediativo

morfologia, orientamento e distribuzione degli organismi edilizi, delle aree verdi, degli specchi d’acqua; sistemi di riscaldamento non convenzionali.

TABELLA 3 – POSSIBILI SOLUZIONI DI INTERVENTO PER SOTTOTEMA “ENERGIA”

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4.1.2 Secondo tema sperimentale : Miglioramento della Qualità Ambientale

Vi è una stretta relazione tra processi di degrado urbano e degrado ambientale descritto nelle diverse forme d’inquinamento (dell’aria, dell’acqua, del terreno e da rumore). Il superamento di tale degrado vuol dire soprattutto l’eliminazione o almeno la riduzione dei fattori inquinanti, anche attraverso l’approfondimento delle metodiche progettuali e delle soluzioni costruttive, sia per gli aspetti insediativi che per quelli tecnologici.

Molti problemi di disagio abitativo sono di fatto dovuti, da una parte, allo scadimento della qualità abitativa in quanto tale, dall’altra alla incompatibilità ambientale dei centri urbani, ovvero alla non salubrità del sito e dell’immobile. Il miglioramento della qualità ambientale può quindi essere perseguito già in fase di progetto, sia esso di recupero edilizio che di nuova costruzione, sulla base della valutazione delle condizioni esistenti o di quelle prevedibili, in relazione: alla quantità dei rifiuti; alla contaminazione delle acque; alla contaminazione dell’atmosfera; ai rumori; al consumo di energia; al consumo di risorse naturali; agli effetti sugli ecosistemi.

In fase di realizzazione e gestione dell’intervento dovranno, altresì essere attentamente valutati gli eventuali effetti indesiderati o le nocività indotte dai prodotti di costruzione utilizzati, anche in rapporto alle fasi di ciclo di vita degli stessi. Compatibilmente con le caratteristiche dell’intervento di sperimentazione, questo tema sperimentale può essere sviluppato considerando anche uno solo dei seguenti sottotemi, purché lo studio sia coerentemente affrontato nel rispetto delle problematiche nei diversi livelli d’intervento (dall’alloggio al complesso insediativo): anche in questo caso, per ogni sottotema sono riportate alcune delle possibili soluzioni da prendere in considerazione per i tre livelli abitativi.

Alloggio orientamento e distribuzione dell’alloggio; isolamento acustico verso l’esterno e tra gli alloggi.

Organismo edilizio isolamento acustico e/o schermatura verso l’esterno; morfologia Acustica

Complesso insediativo sistemi di schermatura e/o separazione delle fonti di rumore

TABELLA 4 - POSSIBILI SOLUZIONI DI INTERVENTO PER SOTTOTEMA “ACUSTICA”

Alloggio sistemi di ventilazione e ricambio naturale; controllo delle emissioni di sostanze nocive dai materiali.

Organismo edilizio orientamento; morfologia e assetto delle singole parti (alloggi, scale, atri).

Complesso insediativo schermatura delle fonti inquinanti (uso del verde come filtro) Aria

Sistema Urbano strategia di separazione delle funzioni; sistemi di schermatura delle fonti inquinanti

TABELLA 5 - POSSIBILI SOLUZIONI DI INTERVENTO PER SOTTOTEMA “ARIA”

Alloggio sistemi di pretrattamento dei rifiuti organici; predisposizioni per la raccolta differenziata e riduzione del volume dei rifiuti

Organismo edilizio predisposizioni per la raccolta differenziata Rifiuti

Complesso insediativo predisposizioni per la raccolta differenziata

TABELLA 6 - POSSIBILI SOLUZIONI DI INTERVENTO PER SOTTOTEMA “RIFIUTI”

(17)

5. Analisi Normativa

5.1. Acustica

5.1.1 Infrastrutture e sistema urbano

Ai fini del presente elaborato sarà considerato il quadro normativo vigente, di cui si fornisce una sintetica panoramica.

Normativa Nazionale:

D.P.C.M. 1 marzo 1991 – Limiti massimi d’esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno – G.U. n. 57 del 08/03/91.

Legge 26 ottobre 1995 n. 447 – Legge quadro sull’inquinamento acustico – G.U. n. 254 del 30/10/1995.

In particolare tale Legge disciplina i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno o abitativo dall’inquinamento acustico, ai sensi e per gli effetti dell’art. 117 della Costituzione, delineando le direttive per monitorare e garantire il rispetto dell’ambiente dal punto di vista del rumore.

La Legge quadro stabilisce altresì le competenze delle Regioni, delle Province e dei Comuni in materia di tutela dall’inquinamento acustico. A questi ultimi, in particolare, spetta la classificazione acustica del territorio comunale, stabilita attraverso piani regolatori specifici (PCCA), la rilevazione e il controllo delle emissioni dovute alle infrastrutture, nonché l’attuazione di misure di mitigazione e risanamento relativamente alle criticità riscontrate.

In particolare per quanto riguarda le infrastrutture e il sistema urbano, stabilisce in particolare:

la definizione delle infrastrutture come sorgenti fisse (Art. 2, comma c);

la non applicabilità per le stesse del criterio differenziale;

la necessità di riferirsi a specifici regolamenti e decreti per tali infrastrutture.

D.P.C.M. 14 novembre 1997 – Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore – G.U. n.

280 del 1/12/97.

che determina i valori limite di emissione, immissione e differenziale, in riferimento alle classi di destinazione d’uso del territorio riportate nella Tabella A allegata al decreto. Per le infrastrutture di trasporto (Art. 5) i valori limite di immissione ed emissione vengono fissati all’interno delle proprie fasce di pertinenza da successivi decreti specifici, intendendo per fascia una porzione di terreno di opportuna estensione entro la quale, in generale, si prescinde per la sola infrastruttura dai limiti previsti

(18)

dal piano di classificazione acustica. Il valore di emissione è riferito al livello di rumorosità prodotto dalla specifica sorgente disturbante, misurato in corrispondenza degli spazi utilizzati da persone e comunità. Il valore di immissione è riferito al rumore immesso nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno dall'insieme di tutte le sorgenti presenti in un determinato luogo. Anche in questo caso il valore deve essere misurato in prossimità dei ricettori. L'insieme delle sorgenti sonore deve rispettare i limiti previsti dalla classificazione acustica del territorio, indicati nella Tabella 7:

Emissione Immissione Destinazione d’uso territoriale Diurno

[dB(A)]

Notturno

[dB(A)]

Diurno

[dB(A)]

Notturno

[dB(A)]

I – Aree protette 45 35 50 40

II – Aree residenziali 50 40 55 45

III – Aree miste 55 45 60 50

IV – Aree di intensa attività umana 60 50 65 55 V – Aree prevalentemente industriali 65 55 70 60 VI –Aree esclusivamente industriali 65 55 70 70

TABELLA 7 – LIMITI DI EMISSIONE ED IMMISSIONE

Il valore di attenzione è stato introdotto dal presente decreto al fine di segnalare la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l'ambiente. Il superamento di detto valore obbliga l'amministrazione comunale a adottare i piani di risanamento acustico. Infine il valore di qualità rappresenta un obiettivo da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo attraverso l'impiego delle nuove tecnologie o delle metodiche di risanamento disponibili al fine di realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla Legge quadro.

D.M.A. 16 marzo 1998 – Tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico – G.U. n. 76 del 1/04/98.

Tale decreto individua le specifiche che devono essere soddisfatte dalla strumentazione, nonché i criteri e le modalità di esecuzione delle misure. In particolare, per la misura del rumore stradale e ferroviario si fa riferimento all’allegato “C” del presente Decreto, mentre le modalità di presentazione dei risultati sono riportate nell’allegato “D”.

D.M.A. 01 aprile 2004 – Linee guida per l’utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale - G.U. n. 84 del 9/04/04.

Tale Decreto individua le linee guida per l’utilizzo di sistemi innovativi volti all’abbattimento e la mitigazione dell’inquinamento ambientale; nell’Allegato 1 sono contenute quattro schede dedicate al rumore dedicate rispettivamente all’inquinamento acustico di infrastrutture di trasporto, ai dispositivi attivi o passivi di mitigazione, alle proprietà di elementi edilizi per la protezione acustica, all’introduzione di generatori fotovoltaici in abbinamento alle barriere acustiche.

(19)

D.P.R. 30 marzo 2004 n. 142 – Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare – G.U. n.127 del 1/06/04.

Tale Decreto definisce le distanze delle fasce di pertinenza acustica relative alle diverse tipologie di strade, stabilendo gli ambiti di applicabilità e i valori limite di immissione. In particolare viene stabilito che entro le fasce delle infrastrutture stradali, così come definite dall’Art. 2 del D. Lgs. n.

285 del 1992 e successive modificazioni, non si applicano per le stesse i limiti di immissione stabiliti dal Piano di Classificazione Acustica, ma i limiti previsti per le fasce dedicate. Il rispetto dei valori stabiliti dal PCCA deve essere verificato solo all’esterno di tali fasce di pertinenza. Si riporta di seguito la Tabella presente nell’Allegato 1 del D.P.R. in oggetto, che fissa le fasce territoriali di pertinenza acustica per le strade esistenti nonché definisce i limiti di immissione dovuti all’esercizio delle infrastrutture viarie.

Tipo di strada

(Codice della Strada)

Sottotipo

(DM 05/11/01)

Ampiezza di fascia di pertinenza

acustica

Scuole, ospedali, case di riposo

N.B: solo diurno per le scuole

Altri ricettori

[m] Diurno

[dB(A)]

Notturno [dB(A)]

Diurno [dB(A)]

Notturno [dB(A)]

Fascia A: 100 70 60

A – autostrada

Fascia B: 150 50 40

65 55

Fascia A: 100 70 60

B – extraurbana

principale Fascia B: 150 50 40

65 55

Fascia A: 100 70 60

Ca (strade a carreggiate separate tipo IV CNR 1980)

Fascia B: 150 50 40

65 55

Fascia A: 100 70 60

C – extraurbana secondaria

Cb (tutte le altre strade extraurbane secondarie)

Fascia B: 50 50 40

65 55

Da (strade a carreggiate separate e interquartiere)

100 50 40 70 60

D – urbana di scorrimento

Db (Tutte le altre strade urbane di scorrimento)

100 50 40 65 55

E – urbana di quartiere

F– locale 30

Definiti dai Comuni nel rispetto dei valori tabella C del DPCM 14/11/97 e conforme ai Piani di Classificazione Acustica

TABELLA 8 - LIMITI PREVISTI PER INFRASTRUTTURE STRADALI ESISTENTI

Qualora i valori di cui al comma 1 e, al di fuori della fascia di pertinenza, i valori stabiliti ai sensi della tabella C del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 novembre 1997 non siano tecnicamente conseguibili, ovvero qualora in base a valutazioni tecniche, economiche o di carattere ambientale si evidenzi l’opportunità di procedere ad interventi diretti sui ricettori, deve essere assicurato

(20)

il rispetto dei seguenti limiti, misurati al centro della stanza, a finestre chiuse, con il microfono posto all’altezza di 1,5 m dal pavimento:

35 dB(A), Leq notturno per ospedali, case di cura e case di riposo;

40 dB(A), Leq notturno per tutti gli altri ricettori;

45 dB(A) Leq diurno per le scuole.

Gli interventi di cui al comma 3, verranno attuati secondo le direttive emanate con il decreto di cui all’articolo 10, comma 5, della legge 26 ottobre 1995, n. 447.

D.P.R. 18/11/98 n. 459 - Regolamento attuativo rumore ferroviario

Il presente decreto stabilisce le norme per la prevenzione ed il contenimento dell’inquinamento da rumore avente origine dall’esercizio delle infrastrutture ferroviarie e delle linee metropolitane.

D.M.A. 29 Novembre 2000 (GU n. 285 del 6/12/2000) – Criteri per la predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore.

Attraverso questo Decreto viene fissato il termine entro cui l’ente proprietario o gestore della infrastruttura stradale deve predisporre il piano di risanamento acustico in cui siano specificati costi, priorità e modalità di intervento (barriere, pavimentazioni, eventuali interventi effettuati sui singoli ricettori ecc.), nonché tempistiche di attuazione, fissando i criteri in base ai quali calcolare la priorità degli interventi. Infine sono riportati anche i criteri per valutare la concorsualità di più sorgenti, in modo da garantire ai ricettori esposti il raggiungimento dei valori considerati come ammissibili, anche in presenza di più fonti di rumore (Allegato 4, “Criterio di valutazione dell’attività di risanamento da ascrivere a più sorgenti sonore che immettono rumore in un punto”).

Decreto Legislativo 194/2005 - Attuazione della European Noise Directive "END" 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale

in cui sono indicate le competenze e le procedure per l'elaborazione della mappatura acustica, delle mappe acustiche strategiche e l'elaborazione e l'adozione dei piani di azione per evitare o ridurre il rumore ambientale. Il decreto prevede l'informazione e la partecipazione della popolazione sul rumore ambientale e i suoi effetti.

Normativa Regionale:

Legge Regionale Toscana 03 marzo 1998 n. 79 – Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale – B.U.R.T. n. 37 del 12/11/1998.

Legge Regionale Toscana 01 dicembre 98 n. 89 – Norme in materia di inquinamento acustico – B.U.R.T. n. 42 del 10/12/1998.

(21)

.G.R. 13 luglio 1999 – Definizione dei criteri per la redazione della documentazione di impatto acustico e della relazione previsionale di clima acustico ai sensi dell’Art. 12 comma 2 e 3 della L.R. n. 89/98 - B.U.R.T. n. 32 del 11/08/1999, parte 2^, sezione I.

Delib. 22 febbraio 2000, n. 77- Definizione dei criteri e degli indirizzi della pianificazione degli enti locali ai sensi dell’Art. 2 L.R. n. 89/98 “Norme in materia di inquinamento acustico” - B.U.R.T. n. 12 del 22/03/2000, parte 2^.

Legge Regionale Toscana 29 novembre 2004 n. 67 – Modifiche alla legge regionale 01 dicembre 1998, n. 89.

Normativa tecnica di riferimento:

UNI 9884-1997 – Caratterizzazione acustica del territorio mediante la descrizione del rumore ambientale.

EN 60651-1994 – Class 1 Sound Level Meters (CEI 29-1).

EN 60804-1994 – Class 1 Integrating-averaging sound level meters (CEI 29-10).

EN 61094/1-1994 – Measurement microphones – Part 1: Specifications for laboratory standard microphones.

EN 61094/2-1994 – Measurement microphones – Part 2: Primary method for pressure calibration of laboratory standard microphones by the reciprocity technique.

EN 61094/3-1994 – Measurement microphones – Part 3: Primary method for free-field calibration of laboratory standard microphones by the reciprocity technique.

EN 61094/4-1994 – Measurement microphones – Part 4: Specifications for working standard microphones.

EN 61260-1995 – Octave-band and fractional-octave-bands filters (CEI 29-4).

IEC 942-1988 – Electroacoustics – Sound calibrators (CEI 29-14).

ISO 226-1987 – Acoustics – Normal equal – loudness level contours.

ISO 9613/2 – Acoustics – Propagation of sound outdoors.

(22)

5.1.2 Alloggio e organismo abitativo

Relativamente ai requisiti acustici passivi ricordiamo invece:

D.P.C.M. 5 dicembre 1997 – Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici – G.U.

n. 297 del 22.12.1997

Circolare M.A. 9 marzo 99 – avente in oggetto richiesta di parere in merito all’applicabilità del D.P.C.M. 05 dicembre 1997

In generale per la valutazione dell’isolamento acustico dell’involucro e delle partizioni interne sono considerati tre indici che caratterizzano i requisiti acustici passivi degli edifici, di seguito elencati:

1) Indice di potere fonoisolante apparente R’w di elementi di separazione tra ambienti: ricavabile in sede di collaudo a partire dalla differenza dei livelli misurati tra ambiente emettitore ed ambiente ricevente in bande di terzi di ottava, normalizzando rispetto alla superficie di assorbimento equivalente e ad un’opportuna curva di riferimento indicata nella UNI EN ISO 717-1:

) log ( 10 ) ( )

'(

f A f S

D f

R = +

,

' 1 717

'(f) ISO Rw

R → , in cui:

D è l’isolamento acustico;

S è l’area dell’elemento divisorio;

A è l’area equivalente di assorbimento acustico nel locale ricevente.

Per l’edificio in oggetto, che costituisce un’unica unità immobiliare intesa come avente potenzialità di autonomia funzionale e reddituale”, non devono in generale essere considerati limiti riferiti a diverse categorie.

2) Indice di livello di pressione sonora di calpestio normalizzato L’nw: ricavabile in sede di collaudo misurando il livello nell’ambiente ricevente in bande di terzi di ottava prodotto nell’ambiente emettitore da un generatore di calpestio standardizzato, normalizzando rispetto alla superficie di assorbimento equivalente e ad un’opportuna curva di riferimento indicata nella UNI EN ISO 717-2:

(23)

0

' ( )

log 10 ) ( )

( A

f f A

L f

Ln = +

,

' 2 717

'n(f) ISO Lnw

L  → , in cui:

L è il livello di pressione sonora di calpestio;

A è l’area di assorbimento equivalente;

A0 è pari a 10 m2.

Nella normativa non è però esplicitamente prevista la verifica dell’indice di livello di pressione sonora da calpestio per gli edifici “aventi autonomia funzionale e reddituale”; per l’intervento in oggetto è stato comunque valutata la prestazione che verrà raggiunta attraverso le indicazioni per il raggiungimento di un buon livello di isolamento, volte ad ottimizzare il comfort acustico necessario, garantito da un abbattimento adeguato del rumore da calpestio.

3) Indice di isolamento acustico standardizzato di facciata D2m,nT,w: ricavabile in sede di collaudo dai valori dell’isolamento acustico in bande di terzi di ottava normalizzando rispetto al tempo di riverberazione e alla curva di riferimento come introdotta al punto (1):

0 2

2 , 1 ,

2

) log ( 10 ) ( ) ( )

( T

f f T

L f L

f

D mnT = d= m − +

, mnTw

ISO nT

m f D

D2 , ( )71712 , , , in cui:

L1 è il livello medio di pressione sonora a 2 m di distanza dal fronte della facciata;

L2 è il livello medio di pressione sonora nell’ambiente ricevente;

T è il tempo di riverberazione dell’ambiente ricevente, in secondi;

T0 è il tempo di riverberazione di riferimento, pari a 0.5 secondi.

In aggiunta agli indici suddetti deve essere in generale valutata la rumorosità prodotta dagli impianti tecnologici funzionali all’edificio in oggetto, che misurata nell’ambiente ricevente più esposto a tale disturbo non dovrà superare i limiti seguenti:

a) Per servizi a funzionamento discontinuo (distribuzione sanitaria e scarichi, ascensori, unità condensanti esterne, gruppi frigo ecc.): 35 dB(A) per il livello massimo misurato, con costante di tempo “slow”;

b) Per servizi a funzionamento continuo (unità trattamento aria, rumorosità indotta da effetti di turbolenza nelle canalizzazioni d’aria, in corrispondenza di bocchette, torrini di estrazione): 25 dB(A) relativamente al livello equivalente ponderato “A” (LAeq).

(24)

Si precisa che anche in questo caso trattandosi di residenza collettiva l’attuale normativa non specifica se suddetti limiti debbano essere applicati anche all’interno della medesima unità immobiliare. Nella Tabella 9 è riportata la classificazione degli ambienti abitativi; nella Tabella 10 sono invece riassunte le prestazioni di isolamento acustico degli edifici previste dalla normativa per le varie categorie di immobile.

Categorie di cui alla Tab. A D.P.C.M. 05/12/97

CATEGORIA

A Edifici adibiti a residenza o assimilabili B Edifici adibiti ad uffici e assimilabili

C Edifici adibiti ad alberghi, pensioni ed attività assimilabili D Edifici adibiti ad ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili E Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili F Edifici adibiti ad attività ricreative o di culto o assimilabili G Edifici adibiti ad attività commerciali o assimilabili

TABELLA 9 - CLASSIFICAZIONI DEGLI AMBIENTI ABITATIVI

PARAMETRI Categorie di cui

alla Tab. A

D.P.C.M. 05/12/97 R’w D2m,nT,w Ln,w LASmax * LAeq *

D 55 45 58 35 25

A,C 50 40 63 35 35

E 50 48 58 35 25

B,F,G 50 42 55 35 35

( * impianti a funzionamento

discontinuo)

( * impianti a funzionamento

continuo) TABELLA 10. REQUISITI ACUSTICI DEGLI EDIFICI, DEI LORO COMPONENTI E DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI

(25)

Normativa tecnica di riferimento:

UNI EN 12354-1:2002. Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Isolamento dal rumore per via aerea tra ambienti

UNI EN 12354-2:2002. Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Isolamento acustico al calpestio tra ambienti

UNI EN 12354-3:2002. Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Isolamento acustico contro il rumore proveniente dall'esterno per via aerea

UNI EN 12354-4:2003. Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Trasmissione del rumore interno all'esterno

UNI EN 12354-5:2009. Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Parte 5: Livelli sonori dovuti agli impianti tecnici

UNI EN 12354-6:2006 Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni di prodotti - Parte 6: Assorbimento acustico in ambienti chiusi

(26)

5.2. Qualità dell’aria

Per quanto riguarda il sottotema della qualità dell’aria, si riporta di seguito una breve sintesi normativa (in ordine cronologico inverso) in materia di qualità dell’aria in riferimento agli ultimi 10 anni di legislazione nazionale.

Decreto Legislativo del 30 dicembre 2010 n. 257 - Attuazione della direttiva 2008/101/CE che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di includere le attivita' di trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra.

Decreto Legislativo n.155 del 13 agosto 2010 - Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa.

Decreto del 24 luglio 2009 - Approvazione del formulario per la comunicazione relativa all'applicazione del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, recante attuazione integrale della direttiva 96/61/CE in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento (IPCC).

Deliberazione n. 14/2009 del Ministero dell'Ambiente - Disposizioni di attuazione nazionale della Decisione della Commissione europea 2007/589/CE del 18 luglio 2007 inerenti il monitoraggio delle emissioni di CO2 per il periodo 2008-2012.

Decreto Legislativo n.120 del 26 giugno 2008 - Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 agosto 2007, n. 152, di attuazione della direttiva 2004/107/CE relativa all'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria ambiente.

Decreto Legislativo n.51 del 7 marzo 2008 - Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216, recante attuazione delle direttive 2003/87/Ce e 2004/101/Ce in materia di scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra nella Comunità, con riferimento ai meccanismi di progetto del protocollo di Kyoto.

Decreto Legislativo n.33 del 14 febbraio 2008 - Modifiche al decreto legislativo 27 marzo 2006, n. 161, recante attuazione della direttiva 2004/42/CE per la limitazione delle emissioni di composti organici volatili conseguenti all'uso di solventi in talune pitture e vernici, nonche' in prodotti per la carrozzeria.

Piano Nazionale d'Assegnazione 11-12-2007 - Schema di decisione di assegnazione delle quote di CO2 per il periodo 2008-2012 elaborato ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 8, comma 2 del Dlgs. 4 aprile 2006, n. 216 in attuazione della direttiva 2003/87/Ce.

Decreto del 25 ottobre 2007 - Recepimento delle direttive 2005/78/CE e 2006/51/CE, relative alle emissioni di inquinanti gassosi prodotti da motori.

(27)

Decreto Legislativo 152 del 3 agosto 2007 (abrogato da D. Lgs. 155 del 13-08-2010) - Attuazione della direttiva 2004/107/CE concernente l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria ambiente.

Decreto del 15 febbraio 2007 - Istituzione della commissione di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59.

Decreto del 29 gennaio 2007 - Recepimento della direttiva 2005/55/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 28-7-2005 relativa agli inquinanti gassosi e al particolato emessi dai motori dei veicoli

Decreto del 18 dicembre 2006 e Piano Nazionale d'Assegnazione - Piano nazionale di assegnazione delle quote di CO2 per il periodo 2008-2012 in attuazione della direttiva 2003/87/Ce.

Decreto del 16 ottobre 2006 - Programma di finanziamenti per le esigenze di tutela ambientale connesse al miglioramento della qualita' dell'aria e alla riduzione delle emissioni di materiale particolato in atmosfera nei centri urbani.

Decreto Legislativo del 4 aprile 2006, n.216 - Attuazione delle direttive 2003/87 e 2004/101/CE in materia di scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità.

Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 - Norme in materia ambientale, parte V e allegati relativi - Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera.

Decreto Legislativo 161 del 27 marzo 2006 e allegato II - Attuazione della direttiva 2004/42/CE, per la limitazione delle emissioni di composti organici volatili conseguenti all'uso di solventi in talune pitture e vernici, nonché in prodotti per la carrozzeria.

Legge 125 del 6 Marzo 2006 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo alla Convenzione del 1979 sull'inquinamento atmosferico attraverso le frontiere a lunga distanza, relativo agli inquinanti organici persistenti, con annessi, fatto ad Aarhus il 24 giugno 1998.

Decreto del 2 marzo 2006 - Recepimento della direttiva n. 2004/26/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004, che modifica la direttiva n. 97/68/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente i provvedimenti da adottare contro l'emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante, prodotti dai motori a combustione interna, destinati all'installazione su macchine mobili non stradali.

Decreto del 23 febbraio 2006 - Assegnazione e rilascio delle quote di CO2 per il periodo 2005- 2007 ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 11, paragrafo 1 della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.

Decreto del 16 febbraio 2006 -Ricognizione delle autorizzazioni ad emettere gas a effetto serra rilasciate con decreti DEC/RAS/2179/2004, DEC/RAS/2215/2004 e DEC/RAS/013/2005.

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